LA RESPONSABILITÀ DEGLI AMMINISTRATORI E DEGLI ENTI DI VOLONTARIATO. Materiali a cura dell avv. Cristina Vaccario 5-12 febbraio 2011
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1 LA RESPONSABILITÀ DEGLI AMMINISTRATORI E DEGLI ENTI DI VOLONTARIATO Materiali a cura dell avv. Cristina Vaccario 5-12 febbraio 2011
2 1. INTRODUZIONE
3 a) Persone Giuridiche Riconosciute D.P.R. 361/2000 Iscrizione nel Registro Persone Giuridiche presso la Prefettura (se ambito nazionale o multi-regionale) o presso la Regione (se l ente opera a livello regionale e in una delle materie di competenze regionale) RICONOSCIMENTO DELLA PERSONALITA GUIRIDICA
4 RICONOSCIMENTO DELLA PERSONALITA GUIRIDICA AUTONOMIA PATRIMONIALE PERFETTA I creditori personali di amministratori e associati non possono esercitare diritti sul patrimonio dell ente I creditori dell ente non possono pretendere che amministratori e associati paghino i debiti dell ente con il proprio patrimonio
5 b) Enti Non Riconosciuti Non si iscrivono nel Registro di cui al D.P.R. 361/2000 Sono enti validamente costituiti ed esistenti che non richiedono il c.d. riconoscimento di personalità giuridica AUTONOMIA PATRIMONIALE IMPERFETTA (Art. 38 c.c.) Per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l OdV i terzi possono rivalersi sul fondo comune (quindi non sul patrimonio degli associati) Delle obbligazioni assunte rispondono anche personalmente e solidalmente le persone che hanno agito in nome e per conto dell ente
6 b) Enti Non Riconosciuti Si precisa che l art. 38 c.c. non fa riferimento solo agli amministratori, ma anche, ad esempio, ai soggetti che hanno ricevuto un incarico a trattare un determinato affare. Infatti, delle obbligazioni assunte in nome e per conto dell ente risponderanno non solo gli amministratori ma anche i diversi soggetti che abbiano in qualche modo impegnato l ente.
7 2) LA RESPONSABILITA DEGLI AMMINISTRATORI
8 Responsabilità degli amministratori a) Responsabilità verso l ente b) Responsabilità verso i creditori dell ente c) Responsabilità verso i terzi
9 a) Responsabilità verso l ente Art. 18 codice civile (Norma stabilita per gli enti riconosciuti ma ritenuta applicabile anche agli enti non riconosciuti tra cui sono ricomprese la maggior parte delle OdV) Gli amministratori rispondono verso l ente secondo le norme sul mandato MA è esente da responsabilità l amministratore che non abbia partecipato all atto
10 a) Responsabilità verso l ente Gli amministratori rispondono verso l ente solo nel caso in cui essi non abbiano agito con la diligenza richiesta dalla legge. La legge impone agli amministratori la diligenza del mandatario, il quale è tenuto ad osservare la diligenza del buon padre di famiglia (nel caso di specie si potrebbe meglio dire del buon amministratore )
11 a) Responsabilità verso l ente Ciò significa che l amministratore deve comportarsi come normalmente si può pretendere che un soggetto nella sua posizione agisca. Tuttavia, se il mandato è gratuito, come è il caso delle OdV per espressa disposizione di legge, la responsabilità è valutata meno severamente
12 a) Responsabilità verso l ente Quindi il principio generale è che gli amministratori che hanno partecipato al compimento dell atto sono solidalmente responsabili verso l OdV per i danni causati. Del pari sono responsabili gli amministratori che, pur non condividendo il compimento dell atto, ne erano a conoscenza e non hanno preso alcuna iniziativa al riguardo.
13 a) Responsabilità verso l ente Infatti, l amministratore dissenziente deve formalizzare il proprio dissenso nel verbale della riunione del Consiglio Direttivo in cui si delibera sul compimento dell atto o, se ciò non è possibile, in altro atto scritto. In caso contrario, egli sarà solidalmente responsabile con gli altri amministratori nei confronti dell ente.
14 AZIONE DI RESPONSABILITÀ Art. 22 codice civile Le azioni di responsabilità contro gli amministratori delle associazioni per fatti da loro compiuti sono deliberate dall assemblea e sono esercitate dai nuovi amministratori o dai liquidatori Per esercitare validamente l azione, l ente deve provare in giudizio l inadempimento degli amministratori ad un obbligo previsto dalla legge o dallo statuto ed il danno che ne è conseguenza immediata e diretta. Prescrizione: 5 anni.
15 b) Responsabilità verso i creditori dell ente Gli amministratori sono responsabili per il pregiudizio arrecato ai creditori a seguito della violazione del dovere di preservare l integrità del patrimonio dell ente. (Tale principio è stabilito in materia di società dall art codice civile, ma si ritiene applicabile anche a tutti gli enti collettivi) I creditori possono esercitare l azione SE il patrimonio dell ente risulta insufficiente alla soddisfazione dei loro crediti.
16 c) Responsabilità verso i terzi Il singolo associato o il terzo hanno diritto al risarcimento del danno diretto causato da atti colposi o dolosi degli amministratori. Prescrizione: 5 anni dal compimento dell atto che ha pregiudicato il socio o il terzo.
17 3) LA RESPONSABILITA DEGLI ENTI
18 RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA (D.lgs. n. 231/2001) La responsabilità amministrativa è la responsabilità che deriva all ente (sia riconosciuto che non riconosciuto) come conseguenza dell agire delle persone che appartengono all ente e che commettono alcune tipologie di reati nell interesse o a vantaggio dell ente stesso. E sostanzialmente una responsabilità di natura penale.
19 REATI CHE DANNO LUOGO A RESPONSABILITÀ: truffa e frode ai danni della pubblica amministrazione, indebita percezione di erogazioni e frode informatica ai danni di una pubblica amministrazione (art. 24); delitti informatici e trattamento illecito di dati (art. 24 bis); delitti di criminalità organizzata (art. 24 ter); concussione e corruzione (art. 25); falsità in monete, in carte di pubblico credito e in valori bollati e in strumenti o segni di riconoscimento (art. 25-bis); delitti contro l industria e il commercio (art. 25 bis 1); reati societari (art. 25-ter);
20 delitti con finalità di terrorismo o di eversione dell ordine democratico (art. 25-quater); pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (art. 25 quater 1); contro la personalità individuale (25-quinquies); abusi di mercato (25 sexies); omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro (25 septies); ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (25 octies); delitti in materia di violazione del diritto d'autore (25 novies); induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria (25 decies).
21 SOGGETTI L ente può incorrere in responsabilità se i reati sono commessi sia da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione, sia da persone che di fatto gestiscono o controllano l ente. L ente è, altresì, responsabile se il reato è commesso da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza dei precedenti soggetti in esecuzione di una loro decisione.
22 INTERESSE PERSEGUITO Il reato deve essere commesso nell interesse dell ente e l autore non deve aver agito nell interesse esclusivo proprio o di terzi.
23 SANZIONI Sanzione pecuniaria; Sanzioni interdittive; Confisca; Pubblicazione della sentenza. Le sanzioni interdittive si applicano in aggiunta alla pena pecuniaria nei casi più gravi, ovvero quando l ente ha ricavato dal reato un profitto di rilevante entità oppure in caso di reiterazione.
24 LIMITAZIONE ED ESENZIONE DA RESPONSABILITÀ Si possono adottare dei MODELLI DI GESTIONE, tramite i quali l ente può prevenire la commissione dei reati o, comunque, ottenere un esenzione o una limitazione della propria responsabilità nel caso in cui i reati vengano commessi.
25 CARATTERISTICHE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO Individuazione delle aree sensibili; Introduzione di un responsabile esterno (compliance officer) Adozione di procedure che rendano sicure e trasparenti le operazioni.
26 IL COMPLIANCE OFFICER Caratteristiche Autonomia Indipendenza Professionalità Continuità di azione
27 PROCEDURE DELL ENTE Principio di separazione delle responsabilità Esistenza di regolamenti scritti e noti a tutti Particolare attenzione alle procedure finanziarie (pagamenti e incassi) Formazione a dipendenti e collaboratori
28 4) IL FALLIMENTO (R.D. n. 267/1942)
29 Presupposti del fallimento Requisito Soggettivo Requisito Oggettivo a) Qualifica di Imprenditore Commerciale b) Stato di Insolvenza
30 a) Qualifica di Imprenditore Commerciale Imprenditore (art c.c.): chi esercita professionalmente un attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi. Commerciale l imprenditore che esercita (art c.c.): a) attività industriale diretta alla produzione di beni o servizi; b) attività intermediaria nella circolazione dei beni; c) attività di trasporto per terra, per acqua o aria; d) attività bancaria; e) altre attività ausiliarie alle precedenti.
31 b) Stato di Insolvenza E la condizione in cui si trova l imprenditore che non è più in grado di adempiere regolarmente le proprie obbligazioni, non riuscedo più a pagare i propri debiti e a rispettare gli impegni assunti.
32 b) Stato di Insolvenza Gli enti non commerciali che, per definizione perseguono finalità senza scopo di lucro, non rientrano tra i destinatari della disciplina fallimentare MA ci sono enti che pur presentandosi nella forma di enti non commerciali, perseguono, di fatto, finalità prevalentemente o esclusivamente di tipo lucrativo, ai quali, per opinione dominante, si può applicare la procedura fallimentare.
33 b) Stato di Insolvenza Tuttavia, risulta problematico individuare il regime applicabile al caso di un ente senza scopo di lucro che svolge attività di tipo commerciale per reperire risorse economiche da destinare alla realizzazione degli scopi istituzionali, quindi non lucrativi. Principalmente, i dubbi sorgono a causa del fatto che non esiste una definizione generale di ente commerciale, ma ne esiste solo una di tipo fiscale.
34 ENTI NON COMMERCIALI Gli enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello stato, che non hanno per oggetto esclusivo o principale l esercizio di attività commerciali.
35 SI PRECISA CHE, FISCALMENTE, PER ATTIVITÀ COMMERCIALE DEVE INTENDERSI: l esercizio per professione abituale, anche se in via non esclusiva, delle attività di cui all art c.c., anche se non esercitate in forma di impresa; l esercizio per professione abituale, anche se in via non esclusiva, delle attività di allevamento di animali e di manipolazione, trasformazione e alienazione di prodotti agricoli e zootecnici oltre certi limiti; l esercizio di attività dirette alla prestazione di servizi che non rientrano nell art c.c., se organizzate in forma di impresa.
36 PERDITA DELLA QUALIFICA L individuazione delle c.d. attività commerciali è fondamentale, in quanto, l ente non commerciale perde tale qualifica se per un intero periodo d imposta abbia svolto prevalentemente attività commerciali. Si precisa che non contano la rilevanza sociale delle finalità perseguite dall ente, né l assenza del fine di lucro, né la destinazione dei proventi.
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