OGGETTO LIMITAZIONI AL LAVORO NEL PRIMO ANNO DI VITA DEL BAMBINO

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1 1 OGGETTO LIMITAZIONI AL LAVORO NEL PRIMO ANNO DI VITA DEL BAMBINO QUESITO (posto in data 2 luglio 2013) Si può adibire ai turni di guardia diurni (sabato e domenica) una lavoratrice madre nel primo anno di vita del bambino (perciò con impegno orario ridotto). I turni di guardia prevederebbero sia la gestione dei malati in pronto soccorso che l'accesso alla sala radiologica? RISPOSTA (inviata in data 8 luglio 2013) La norma che può trovare applicazione nella situazione prospettata nel quesito è il comma 3 dell articolo 8 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, secondo il quale è vietato adibire le donne che allattano ad attività comportanti un rischio di contaminazione. Secondo l orientamento della normativa vigente dovrebbe essere cura dell azienda organizzare il lavoro in modo da tutelare la lavoratrice madre evitando di esporla a qualsiasi rischio. Se ciò non dovesse avvenire la richiesta di non accedere ad ambienti che possano comportare un rischio di esposizione a radiazioni ionizzanti deve essere effettuata tramite il medico competente. Non sussistono invece impedimenti ad effettuare turni di guardia diurni in quanto durante il primo anno di vita del bambino è vietato il lavoro notturno, in applicazione del comma 2 dell articolo 11 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66.

2 2 RIFERIMENTI NORMATIVI Il quadro normativo di riferimento in materia di tutela delle lavoratrici durante la gestazione e nel periodo successivo al parto è contenuto nel decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità). Il principio generale che ispira le norme contenute nel citato decreto è quello di adottare misure idonee a esporre la mamma ed il bambino ai rischi connessi con il lavoro svolto, e fa esplicito divieto di adibire la lavoratrice a lavori pericolosi, faticosi o insalubri, (articolo 7) così come questi sono puntualmente indicati negli allegati richiamati nell articolo 7 medesimo. La perentorietà delle norme in questione è sancita dalla severità della pena prevista in caso di inosservanza delle stesse, che è fissata nell arresto fino a sei mesi. Lo stesso decreto legislativo 151 pone a carico del datore di lavoro: l obbligo di valutare i rischi per la sicurezza e la salute delle lavoratrici, in particolare i rischi di esposizione ad agenti fisici, chimici o biologici, processi o condizioni di lavoro di cui all'allegato C, nel rispetto delle linee direttrici elaborate dalla Commissione dell'unione europea, individuando le misure di prevenzione e protezione da adottare. (articolo 11,comma 1) l obbligo di informare le lavoratrici ed i loro rappresentati per la sicurezza sui risultati della valutazione e sulle conseguenti misure di protezione e di prevenzione adottate. (articolo 11,comma 2) l obbligo di adottare le misure necessarie affinché l'esposizione al rischio delle lavoratrici sia evitata, modificandone temporaneamente le condizioni o l'orario di lavoro (articolo 12, comma 1) il divieto di adibire la lavoratrice madre al lavoro notturno, dalle ore 24 alle ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino. (articolo 53, comma 1).

3 3 Tutto ciò ferma restando la facoltà che i servizi ispettivi del Ministero del lavoro, d ufficio o su istanza della lavoratrice dispongano l interdizione dal lavoro per tutto il periodo della gravidanza e fino a sette mesi di età del figlio. Nelle linee guida che in materia di tutela delle lavoratrici madri sono state messe a punto dall Azienda Sanitaria Locale di Modena si legge: La recente normativa di tutela delle lavoratrici madri ha rovesciato l impostazione giuridica precedente, che faceva carico alla lavoratrice madre di richiedere lo spostamento di mansione o l astensione anticipata, rivolgendosi direttamente ai Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro che, valutata la mansione, richiedevano e richiedono tuttora, al datore di lavoro lo spostamento della lavoratrice dalla mansione a rischio. Oggi è affidato al datore di lavoro il compito di valutare tutti i rischi per la gravidanza e l allattamento, tenendo conto sia della salute della donna che di quella del bambino, e di prevedere le conseguenti misure di protezione e prevenzione, ivi comprese eventuali modifiche di orario e condizioni di lavoro e lo spostamento ad una mansione non a rischio (articoli 11 e12 decreto legislativo 151/2001).

4 4 RIFERIMENTI NORMATIVI Decreto legislativo 26 marzo 2001, n.151 ARTICOLO 7 Lavori vietati articolo 7. Lavori vietati 1. È vietato adibire le lavoratrici al trasporto e al sollevamento di pesi, nonché ai lavori pericolosi, faticosi ed insalubri. I lavori pericolosi, faticosi ed insalubri sono indicati nell'allegato A del presente testo unico. 2. Tra i lavori pericolosi, faticosi ed insalubri sono inclusi quelli che comportano il rischio di esposizione agli agenti ed alle condizioni di lavoro, indicati nell'elenco di cui all'allegato B. 3. La lavoratrice è addetta ad altre mansioni per il periodo per il quale è previsto il divieto. 4. La lavoratrice è, altresì, spostata ad altre mansioni nei casi in cui i servizi ispettivi del Ministero del lavoro, d'ufficio o su istanza della lavoratrice, accertino che le condizioni di lavoro o ambientali sono pregiudizievoli alla salute della donna. 5. La lavoratrice adibita a mansioni inferiori a quelle abituali conserva la retribuzione corrispondente alle mansioni precedentemente svolte, nonché la qualifica originale 6. Quando la lavoratrice non possa essere spostata ad altre mansioni, il servizio ispettivo del Ministero del lavoro, competente per territorio, può disporre l'interdizione dal lavoro per tutto il periodo di cui al presente Capo. 7. L'inosservanza delle disposizioni contenute nei commi 1, 2, 3 e 4 è punita con l'arresto fino a sei mesi

5 5 Decreto legislativo 26 marzo 2001, n.151 ARTICOLO 8 Esposizione a radiazioni ionizzanti 1. Le donne, durante la gravidanza, non possono svolgere attività in zone classificate o, comunque, essere adibite ad attività che potrebbero esporre il nascituro ad una dose che ecceda un millisievert durante il periodo della gravidanza. 2. É fatto obbligo alle lavoratrici di comunicare al datore di lavoro il proprio stato di gravidanza, non appena accertato. 3. È altresì vietato adibire le donne che allattano ad attività comportanti un rischio di contaminazione. ARTICOLO 11 Valutazione dei rischi 1. Fermo restando quanto stabilito dall'articolo 7, commi 1 e 2, il datore di lavoro valuta i rischi per la sicurezza e la salute delle lavoratrici, in particolare i rischi di esposizione ad agenti fisici, chimici o biologici, processi o condizioni di lavoro di cui all'allegato C, nel rispetto delle linee direttrici elaborate dalla Commissione dell'unione europea, individuando le misure di prevenzione e protezione da adottare. 2. L'obbligo di informazione stabilito dalla normativa vigente in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro comprende quello di informare le lavoratrici ed i loro rappresentati per la sicurezza sui risultati della valutazione e sulle conseguenti misure di protezione e di prevenzione adottate.

6 6 Decreto legislativo 26 marzo 2001, n.151 Articolo 12. Conseguenze della valutazione 1. Qualora i risultati della valutazione di cui all'articolo 11, comma 1, rivelino un rischio per la sicurezza e la salute delle lavoratrici, il datore di lavoro adotta le misure necessarie affinché l'esposizione al rischio delle lavoratrici sia evitata, modificandone temporaneamente le condizioni o l'orario di lavoro. 2. Ove la modifica delle condizioni o dell'orario di lavoro non sia possibile per motivi organizzativi o produttivi, il datore di lavoro applica quanto stabilito dall'articolo 7, commi 3, 4 e 5, dandone contestuale informazione scritta al servizio ispettivo del Ministero del lavoro competente per territorio, che può disporre l'interdizione dal lavoro per tutto il periodo della gravidanza e fino a sette mesi di età del figlio. 3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 trovano applicazione al di fuori dei casi di divieto sanciti dall'articolo 7, commi 1 e L'inosservanza della disposizione di cui al comma 1 è punita con l arresto fino a sei mesi. ARTICOLO 53 Lavoro notturno 1. È vietato adibire le donne al lavoro, dalle ore 24 alle ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino. 2. Non sono obbligati a prestare lavoro notturno: a) la lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o, in alternativa, il lavoratore padre convivente con la stessa; b) la lavoratrice o il lavoratore che sia l'unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni c) la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104

7 7 DECRETO LEGISLATIVO 8 aprile 2003, n. 66 articolo 11 Limitazioni al lavoro notturno 1. L'inidoneità al lavoro notturno può essere accertata attraverso le competenti strutture sanitarie pubbliche. 2. I contratti collettivi stabiliscono i requisiti dei lavoratori che possono essere esclusi dall'obbligo di effettuare lavoro notturno. È in ogni caso vietato adibire le donne al lavoro, dalle ore 24 alle ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino. Non sono inoltre obbligati a prestare lavoro notturno: a) la lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o, in alternativa, il lavoratore padre convivente con la stessa; b) la lavoratrice o il lavoratore che sia l'unico genitore affidatario d i un figlio convivente di età inferiore a dodici anni; c) la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104.

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