Bisogni educativi speciali
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- Adolfo Matteo Locatelli
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1 ISTITUTO COMPRENSIVO SCARPERIA SAN PIERO A SIEVE Bisogni educativi speciali Ovvero Personalizzazione degli apprendimenti
2 Istituzionalizzati Handicap Stranieri DSA Non istituzionalizzati Tipologie BES Disturbi del comportamento Apprendimenti precoci Svantaggio socio-economico Disturbi del linguaggio
3 Bisogni Educativi Speciali Gli alunni con Bisogni Educativi Speciali vivono una situazione particolare, che li ostacola nell apprendimento e nello sviluppo: questa situazione negativa può essere a livello organico, biologico, oppure familiare, sociale, ambientale, contestuale o in combinazioni di queste. Queste situazioni causano direttamente o indirettamente grazie all opera mediatrice di altri fattori (personali e/o contestuali), difficoltà, ostacoli o rallentamenti nei processi di apprendimento che dovrebbero svolgersi nei vari contesti. Queste difficoltà possono essere globali e pervasive (autismo) oppure più specifiche (ad esempio nella dislessia), settoriali (disturbi del linguaggio, disturbi psicologici d ansia); gravi o leggere, permanenti o transitorie.
4 Trento insegna- in autonomia Con l introduzione nel 2006 del concetto di alunni con Bisogni Educativi Speciali (e non più solo con disabilità ) è stato fatto un grande passo avanti nella direzione di un sistema formativo più equo. Con la Legge Provinciale n. 5 del 7 agosto 2006 e successivo Regolamento del 2008 si disciplinano gli interventi per promuovere il pieno esercizio del diritto all'istruzione e alla formazione degli studenti con BES e per assicurare l'integrazione e l'inclusione di tali studenti nella scuola. 4
5 Inclusione "Inclusione": sistema di interventi rivolto agli studenti disabili, con DSA o BES,che comporta l'attivazione di specifiche scelte metodologiche e organizzative nonché l'utilizzo di una didattica volta a favorire l'effettiva partecipazione degli studenti stessi, a prescindere dalle condizioni personali e sociali; "bisogni educativi speciali (BES)": bisogni derivanti da disabilità, da disturbi e difficoltà di apprendimento ovvero da situazioni di svantaggio determinate da particolari condizioni sociali o ambientali
6 La Direttiva Ministeriale 27 dicembre Fornisce le indicazioni alle scuole per la presa in carico di alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) 2. Definisce le modalità di organizzazione, le funzioni e la composizione del personale dei Centri Territoriali di Supporto (CTS) 3. La Direttiva estende pertanto a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell apprendimento, richiamandosi espressamente ai principi enunciati dalla Legge 53/2003. La Direttiva richiama anche la L. 170/2010 sui DSA
7 La Circolare Ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013 Fornisce le indicazioni operative per l attuazione della Direttiva Fermo restando l'obbligo di presentazione delle certificazioni per l'esercizio dei diritti conseguenti alle situazioni di disabilità e di DSA, è compito doveroso dei Consigli di classe o dei teams dei docenti nelle scuole indicare in quali altri casi sia opportuna e necessaria l'adozione di una personalizzazione della didattica ed eventualmente di misure compensative o dispensative, nella prospettiva di una presa in carico globale ed inclusiva di tutti gli alunni. La Direttiva ben chiarisce come la presa in carico dei BES debba essere al centro dell attenzione e dello sforzo congiunto della scuola e della famiglia.
8 Art.5 del DM n del 12 luglio 2011 Linee Guida DSA 1. La scuola garantisce ed esplicita, nei confronti di alunni e studenti con DSA, interventi didattici individualizzati e personalizzati, anche attraverso la redazione di un Piano didattico personalizzato, con l indicazione degli strumenti compensativi e delle misure dispensative adottate.
9 C. M. n. 8 del 6 marzo 2013 È necessario che l attivazione di un percorso individualizzato e personalizzato per un alunno con Bisogni Educativi Speciali sia deliberata in Consiglio di classe - ovvero, nelle scuole, da tutti i componenti del team docenti - dando luogo al PDP, firmato dal Dirigente scolastico (o da un docente da questi specificamente delegato), dai docenti e dalla famiglia. Nel caso in cui sia necessario trattare dati sensibili per finalità istituzionali, si avrà cura di includere nel PDP apposita autorizzazione da parte della famiglia. Ove non sia presente certificazione clinica o diagnosi, il Consiglio di classe o il team dei docenti motiveranno opportunamente, verbalizzandole, le decisioni assunte sulla base di considerazioni pedagogiche e didattiche; ciò al fine di evitare contenzioso.
10 Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali BES A - Piano educativo individualizzato P.E.I. (corredato di Verbale e di profilo Dinamico Funzionale all inizio di ogni nuovo ciclo di istruzione) Per alunni con certificazione di disabilità BES B - Piano educativo personalizzato ovvero PDP (piano didattico personalizzato) per alunni con certificazione di Disturbi specifici dell apprendimento (dislessia, discalculia ) e per alunni ADHD con disturbi evolutivi non esplicitati nella legge 170/10, ma richiamati dalla circolare 8/13 ( deficit da disturbo dell attenzione, iperattività, funzionamento cognitivo limite anche non certificati)
11 Per quanto riguarda i primi due interventi, possiamo contare su una certa esperienza e sull ausilio di una ricca produzione di testi specifici e sul supporto di medici ed operatori sanitari Per quanto riguarda il terzo intervento dobbiamo costruire un nuovo modello di approccio alla problematica varia e variegata degli alunni con BES.
12 Non sempre si tratta di alunni certificati Si tratta di alunni con difficoltà per i quali dobbiamo realizzare un piano didattico personalizzato al fine di garantire anche a loro il successo formativo. il modello ICF (international classification of functioning, disability and health) dà indicazioni in tal senso. tali alunni possono avere difficoltà specifiche in ambiti diversi da quello relativo alla salute o alla fisicità
13 Attività personali Scarsa capacità di motivazione/apprendimento di applicazione delle conoscenze di comunicazione e di linguaggio di pianificazione delle azioni di autoregolazione metacognitiva di interazione sociale di autonomia personale..ecc
14 Fattori ambientali Famiglia problematica Cultura diversa Scarsità di mezzi Situazione sociale difficile,,,,,,ecc
15 Fattori personali Scarsa motivazione Scarsa autostima Emotività eccessiva ecc
16 Compito della scuola tutti i docenti hanno il dovere della presa in carico collegiale dei BES anche ove non sia presente certificazione clinica o diagnosi (circ. 8/13) Tralasciando i commenti in merito..! Proviamo a vedere come organizzare quello che è diventato un dovere professionale più esplicitato!
17 Passaggio n 1 Istituzione del GLI (gruppo di lavoro per l inclusione) Gruppo allargato che non comprenderà solo i docenti di sostegno, ma anche funzioni strumentali, docenti disciplinari, assistenti educativi culturali (tutor), psicologo dell Istituto (se presente)..
18 Compito del GLI Trattare le questioni relative a tutti gli alunni con BES certificati e non In particolare programmare un utilizzo funzionale delle risorse presenti nella scuola (laboratori, strumenti, risorse umane..) per la realizzazione di un progetto di inclusione condiviso con i docenti e le famiglie, servizi socio sanitari
19 Nello specifico il GLI dovrà Predisporre un piano di intervento per gli alunni con disabilità Predisporre un piano di intervento per gli alunni con DSA Predisporre un piano di intervento per gli alunni con DDAI (disturbi di attenzione e iperattività inglese ADHD) Coordinarsi con i vari consigli di classe/team per stendere un piano di intervento per gli alunni con BES non certificati o certificabili.
20 Passaggio n 2 Tale impegno programmatico andrà inserito nel POF
21 Compiti dei Consigli di classe/team Individuare gli alunni con BES nell area dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale Nella circ.8/13 si legge tali tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi (ad es. segnalazioni da parte dei servizi sociali, ma anche su ben fondate considerazioni pedagogiche e didattiche
22 E importante focalizzare il problema Non siamo né psicologi, né neuropsichiatri, né assistenti sociali! Interverremo dunque solo su quei problemi di cui possiamo riconoscere cause che possono essere affrontate sul piano educativo e didattico E solo (almeno in parte) sugli effetti di cause esterne alla scuola e che è compito di altri di cercare di risolvere, ma che dobbiamo sollecitare.
23 Compiti dei consigli di classe/team Predisporre un piano didattico personalizzato
24 Come predisporre un PDP Il consiglio di classe/team, individuati gli alunni con BES, si porrà di fronte alla domanda: Il/i problemi rilevati possono essere affrontati e almeno in parte risolti dalla scuola?
25 PDP fase 1 Il consiglio di classe/team collegialmente individua le carenze/problemi/bisogni educativi dell alunno X
26 fase 2 Il Consiglio di Classe/Team programma gli interventi/attività/laboratori per migliorare/recuperare le carenze e i problemi individuati come bisogni educativi speciali facendo leva il più possibile all interno del contesto classe e/o delle classe parallele. Ogni docente si impegna per quanto riguarda la sua area disciplinare e per quanto riguarda gli obiettivi trasversali a attivare quanto programmato e nei tempi previsti.
27 Fase 3 Il Consiglio di classe/team verifica e valuta l efficacia degli interventi programmati e di conseguenza prosegue o modifica e/o amplia la tipologia di interventi. La verifica andrà effettuata almeno ogni 2 mesi.
28 DIDATTICA INCLUSIVA La classe comunità che apprende (dalle Indicazioni al paragrafo Ambiente di apprendimento ) Una comunità è un contesto ricco di risorse multiple e dislocate che vengono messe a disposizione di tutti. Prevista anche la comunità professionale di docenti 28
29 DIDATTICA LABORATORIALE Realizzare attività didattiche in forma di laboratorio per favorire l operatività e allo stesso tempo il dialogo e la riflessione su quello che si fa (fare meno, fare meglio). Il laboratorio, se ben organizzato, è la modalità di lavoro che meglio incoraggia la ricerca e la progettualità, coinvolge gli alunni nel pensare, realizzare, valutare attività vissute in modo condiviso e partecipato con altri, e può essere attivata sia nei diversi spazi e occasioni interni alla scuola sia valorizzando il territorio come risorsa per l apprendimento. (Da Le indicazioni )
30 Morin :teste ben fatte La società della conoscenza (Cresson) e il paradigma culturale della complessità chiedono non teste piene ma teste ben fatte (E.Morin) attraverso l educazione alla scoperta, all argomentazione, alla verifica delle ipotesi, al recupero dell errore Ricerca in funzione di un problema, di una dissonanza cognitiva, di un dubbio, di una domanda autentica.
31 DIDATTICA DEL FARE Bruner e l integrazione della conoscenza: 1) Rappresentazione ATTIVA: manipolare, curiosare, esplorare, confrontare, fare esperienza; 2)Rappresentazione ICONICA: tradurre le esperienze in tracce :disegni, grafici, schemi, appunti, ecc) 3)Rappresentazione SIMBOLICA: narrare, descrivere, rievocare azioni ed esperienze con linguaggio scritto o orale, astrarre il SENSO, definire.
32 LA RELAZIONE EDUCATIVA La particolare relazione educativa nella scuola dell inclusione prevede un clima sociale positivo, improntato alla cooperazione, non alla competizione, una forte attenzione al fatto che le diversità non diventino disuguaglianze.
33 IN ITALIA, LA SCUOLA DI BARBIANA DI DON MILANI ERA UN PROTOTIPO DI PEDAGOGIA DELL INCLUSIONE, MA TUTTI IN ITALIA SANNO CHE QUESTA SCUOLA NON ERA NEMMENO UNA SCUOLA PARITARIA, ERA UN ECCEZIONE CHE..NON HA FATTO SCUOLA Norberto Bottai «Requiem perla scuola»
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