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1 Regole certe per qualità e sicurezza dei sistemi MICHELE MESSINA VICE PRESIDENTE VICARIO A.I.PRO.S.; CONSULENTE DI SICUREZZA; COMPONENTE DEL COMITATO IMQ DI INDIRIZZO STRATEGICO PER LA CERTIFICAZIONE DEI PRODOTTI DI SICUREZZA LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI CI HA PORTATI AD UN PUNTO IN CUI TUTTI I SETTORI DELLA SOCIETÀ CIVILE SENTONO IL BISOGNO DI REGOLE CERTE CHE CI CONSENTANO DI STABILIRE SE UN PRODOTTO È REALMENTE SICURO E SOPRATTUTTO DI QUALITÀ. Negli ultimi anni si è verificato un proliferare di standard nazionali ed internazionali che, grazie al consenso dei settori produttivi coinvolti e all interesse degli utilizzatori, oggi costituiscono per i mercati una vera e propria linea di confine, oltre la quale, in poco tempo, si rischierebbe di andare incontro al caos produttivo e ad un crollo verticale della qualità. Tuttavia, sono ancora numerose le aziende del comparto della sicurezza che sottovalutano i vantaggi che si possono ottenere conformandosi alle norme ed alle regole tecniche e non certificano i loro prodotti. La tendenza è quella di pubblicizzare il prodotto evidenziando più gli effetti particolari ed il basso costo piuttosto che le caratteristiche di qualità e, sempre più raramente, sui fogli illustrativi vengono indicati i requisiti di conformità alle norme tecniche di riferimento e le relative certificazioni. La mia analisi si riferisce, in particolare, al settore dei sistemi di sicurezza antintrusione. Si tratta di un mondo estremamente affollato che, malgrado il periodo di crisi che stiamo vivendo attualmente e che ha investito l Europa intera, mantiene un trend stazionario. Rispetto ad altri paesi, nel nostro, il numero degli installatori di impianti di sicurezza è sei o sette volte più alto, se si fa riferimento al 26

2 08 Messina 08/05/12 11:11 Pagina 27 LA NORMA TECNICA Ma andiamo con ordine. E opportuno ricordare prima di tutto cos è una norma tecnica e come nasce. Secondo la Direttiva Europea 98/37/CE, del 22/06/98, norma è la specifica tecnica approvata da un «Organismo riconosciuto» a svolgere attività normativa per applicazione ripetuta o continua, la cui osservanza non sia obbligatoria e che appartenga ad una delle seguenti categorie: norma internazionale (ISO, IEC) norma europea CEN/CENELEC (EN) norma nazionale (es. UNI, CEI, AFNOR, DIN, BSI ecc.). Si tratta di un documento tecnico che definisce le caratteristiche (dimensionali, prestazionali, ambientali, di sicurezza, di organizzazione ecc.) di un prodotto, processo o servizio, secondo lo stato dell arte. L attività di normazione consiste nell elaborare, attraverso la partecipazione volontaria di esperti qualificati, la consensualità e l applicazione di procedure di trasparenza documenti tecnici che, pur essendo di uso volontario, forniscono riferimenti certi agli operatori e possono pertanto avere una chiara valenza contrattuale. La Norma Tecnica in ultima analisi deve stabilire i requisiti fondamentali che devono MOVING TO IP, HEADING TO FUTURE numero di abitanti. Ciò sta a significare che si tratta di un mercato molto ampio dove, tuttavia, non tutte le aziende che vi operano possiedono i necessari requisiti professionali per garantire un buon livello di qualità. La globalizzazione e la deregulation che ne è seguita hanno interessato pesantemente anche il mercato della sicurezza e, di fatto, vanificato molti degli sforzi fatti in precedenza per elevare il know-how della categoria ed il rispetto della legalità tecnica, con conseguenze che si possono ben immaginare, soprattutto sul piano del contenzioso giudiziario dovuto all elevato incremento delle cause di responsabilità civile, ma anche in termini di costo dei sinistri. FULL IP SOLUTION INTERFACCIA IP DI RACCOLTA E GESTIONE SENSORI IB-SYSTEM IP IP Network OTHER (SDK) HIGH D SPEE SE ON P S E R nzia Gara ni 6 an CARATTERISTICHE C ARA ATTERISTICHE SPECIALI: TEMPO DI RISPOSTA VELOCE FINO A 1280 SENSORI TA DEL SEGNALE ANALISI QUALIT BACK-UP CALDO AUTO ACQUISIZIONE E CONFIGURAZIONE DEI SENSORI DI CAMPO PROTOCOLLI IMPLEMENTATI = MILESTONE, VIDEOTEC, GEUTEBRUECK, CIAS C-ONE-BUS, OTHERS PROSSIMI PROSSIMI SHOW SHOW SDK e 14-17/05/2012 NEC BIRMINGHAM, UK abl avail 25-27/09/2012 ESSEN, DE PER L ELENCO ELENCO COMPLETO DI FIERE ED EVENTI VISIT TA IL NOSTRO SITO E EXTREME XTREME S SECURITY ECURITY CIAS ELETTRONICA SRL VIA DURANDO, MILANO IT TAL LY T F INFO@CIAS.IT

3 possedere gli apparati e gli impianti; deve altresì definire le caratteristiche, le condizioni di sicurezza, di affidabilità, di qualità nonché i metodi di prova che garantiscano la rispondenza dei componenti oggetto della specifica norma alla regola dell arte. Alle norme di buona tecnica si dovrebbero sempre attenere progettisti, produttori ed installatori. A LIVELLO EUROPEO In ambito Europeo esistono due Enti normatori il CEN ed il CENELEC. Il primo normalizza tutti i settori produttivi non elettrici, inclusi quelli edili e quelli inerenti l antincendio; il secondo normalizza tutti i settori elettrici ed elettronici, inclusi il controllo degli accessi e la videosorveglianza. All interno di ciascuno dei suddetti organismi di normazione vengono costituiti di volta in volta appositi comitati e gruppi di lavoro incaricati di normare determinati prodotti e impianti. In particolare, in seno al CENELEC, gli standard che stabiliscono i requisiti di qualità e funzionali dei sistemi di sicurezza antipericolo ed antintrusione vengono elaborati dall apposito Comitato Tecnico 79. Questa attività è stata avviata nei primi anni ottanta e ha già prodotto numerose norme che coprono ormai quasi tutti i prodotti che compongono un impianto di sicurezza. Esistono due tipologie, principali, di documenti pubblicati dai suddetti organismi europei di normalizzazione: quelli siglati EN (European Norms), che sono norme e devono essere recepite obbligatoriamente da parte degli Stati membri e sostituiscono, ove esistenti, le analoghe norme nazionali contrastanti e quelli siglati TS (Technical specification), per le quali vi è libertà di recepirle o meno da parte degli stessi Stati membri e non necessariamente sostituiscono le norme nazionali. Queste ultime, di regola, rimangono in vita per due o tre anni, dopodiché vengono trasformate in norme (EN) e, in caso contrario, decadono. A LIVELLO NAZIONALE Per il settore degli impianti in questione, in ciascun paese dell Unione europea vi è un corrispondente organismo di normazione che si relaziona strettamente con il CENELEC; in Italia è il Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), all interno del quale è stato costituito un Comitato di riferimento, siglato con lo stesso codice 79. I Comitati nazionali possono mettere allo studio e pubblicare norme tecniche, nel proprio paese, soltanto se il corrispondente TC europeo non ha già avviato, in una determinata specifica materia, analoghi lavori di normazione; in quest ultimo caso, si attiva la cosiddetta procedura di stand-still che blocca, in pratica, l attività normativa a livello nazionale. In ogni caso, i Comitato nazionali si impegnano a seguire i lavori svolti in sede CENE- LEC, fornendo il proprio contributo e, allo steso tempo, tutelando nel miglior modo possibile gli interessi dei propri produttori. Qualora in un determinato settore gli Enti europei più sopra citati dovessero essere emanare specifiche norme tecniche che si sovrappongono a quelle eventualmente esistenti a livello nazionale, queste ultime devono essere ritirate in tempi prestabiliti e secondo determinate procedure. Riguardo ai prodotti di sicurezza utilizzati negli impianti di allarme antintrusione, il Comitato Elettrotecnico Italiano, fin dal 1981, ha prodotto un certo numero di norme della serie CEI 79-2; mentre per quanto attiene alla progettazione degli stessi impianti, sono tuttora in vigore le norme CEI 79-3 che, negli anni, hanno subito varianti e aggiornamenti. Queste ultime, uniche nel loro genere in Europa, consentono di progettare correttamente gli impianti in questione secondo criteri di sicurezza che si basano prima di tutto su un accurata analisi dei rischi e quindi tengono conto, nella scelta, delle caratteristiche e livello di protezione dei singoli apparati (centrali, rivelatori, avvisatori, dispositivi speciali, interconnessioni ecc.) allo scopo di prevenire e segnalare tempestivamente i tentativi di furto e rapina. L avvenuta pubblicazione da parte del TC 79 del CENELEC della serie di norme EN 50131, ha costretto tutti i Paesi dell Unione a recemaggio

4 pire tali norme e, a seguito di ciò, anche in Italia, appositi gruppi di lavoro, costituiti in seno al CT 79 CEI, hanno già provveduto a sostituire/integrare le esistenti norme con quelle europee relative ai prodotti e agli impianti. Le aziende produttrici italiane, dal canto loro, stanno conformando via via la loro produzione ai nuovi standard europei. AUTOCERTIFICAZIONE, APPROVAZIONE DI TIPO E CERTIFICAZIONE CON SORVEGLIANZA SULLA PRODUZIONE Rappresenta un elemento indispensabile del processo produttivo, se attuato secondo criteri di qualità e nel rispetto delle succitate norme tecniche, ma che purtroppo troppo spesso sottovalutato. Esistono normalmente tre percorsi per giungere alla certificazione che però hanno una valenza differente nella scala della qualità. La prima formula è quella della Autocertificazione per la quale è lo stesso produttore che, sotto la sua totale responsabilità, dichiara la conformità del prodotto alla norma di riferimento, in funzione di un capitolato tecnico redatto dallo stesso produttore. La seconda formula è la Approvazione di tipo prevede che il produttore sottoponga a test di un laboratorio esterno il proprio prodotto (prototipo) e le previste prove devono essere condotte secondo quanto stabilito dalla norma di riferimento. Occorre, in questo caso, sottolineare che le prove effettuate sono soltanto quelle indicate nella specifica norma di riferimento del prodotto, pertanto, qualora esistano direttive europee che, in qualche modo, abbiano attinenza con quel determinato prodotto e devono essere obbligatoriamente rispettate (es. Direttive sulla bassa tensione, sulla compatibilità elettromagnetica, ecc.), con tale forma di verifica, queste prove non sempre vengono effettuate dal laboratorio. Sarà il produttore che dovrà dichiarare, per iscritto, al laboratorio incaricato di effettuare i test che il suo prodotto è già conforme anche alle direttive europee di riferimento ed anche 29

5 in questo caso, ci si dovrà fidare del produttore, senza tuttavia avere la certezza dell asserita conformità. Laddove il prototipo superi tutte le previste prove, viene infine rilasciata dallo stesso laboratorio l Approvazione di tipo che tuttavia, va ricordato, non prevede il controllo in fase di produzione, fase questa delicata ed importante, e pertanto è il produttore che, ancora una volta, dovrà dichiarare il rispetto della norma tecnica di riferimento anche in fase di produzione, senza che vi sia alcun controllo di parte terza che ciò avvenga realmente. I limiti di questa forma di verifica di conformità del prodotto alla specifica norma sono piuttosto evidenti in quanto si tratta di test eseguiti su un singolo campione (prototipo) fornito dal produttore e/o importatore e/o distributore e che non tiene in alcuna considerazione la qualità della produzione, anche se i test sono stati eseguiti da una terza parte, della quale peraltro non sempre si conosce il livello di professionalità. La terza formula è la Certificazione di prodotto, tale verifica di conformità viene eseguita presso un laboratorio, di terza parte, accreditato dall ente unico nazionale di accreditamento che, per l Italia, è ACCREDIA, in conformità alle norme europee EN 45000, EN e EN In questo caso il prodotto deve superare tutti i test previsti dalla specifica norma di riferimento e tutti gli ulteriori test indicati dalle direttive europee nel cui campo di applicazione ricade lo stesso prodotto; inoltre, deve esistere uno specifico schema di certificazione di prodotto che preveda anche il controllo periodico, da parte dello stesso laboratorio, durante la fase di produzione. In pratica, le prove eseguite sui prodotti in fase iniziale di certificazione vengono ripetute periodicamente anche su campioni di prodotti di serie prelevati dalla linea di produzione dell azienda ovvero reperiti direttamente sul mercato e questa rappresenta la vera attività di sorveglianza. Alla fine, se il prodotto ha superato tutto il ciclo di prove previste sia dalla norma sia dalle direttive UE di pertinenza, il laboratorio fornisce la Certificazione di prodotto e appone la marcatura CE, nonché lo specifico marchio ove previsto. Riguardo alla certificazione dei prodotti facenti parte degli impianti allarme antintrusione ed antirapina, di controllo accessi, di rivelazione incendio, ecc.), in Italia, è stata fatta una scelta che deve garantire l assoluta qualità e sicurezza dei prodotti, si è infatti optato per la certificazione di terza parte, presso un primario laboratorio nazionale, accreditato secondo le procedure esposte in precedenza, in grado di effettuare la sorveglianza sulla produzione. La scelta è caduta, nel lontano 1980, sul laboratorio nazionale Istituto Italiano del Marchio di Qualità, con sede a Milano e filiali in diversi paesi del mondo e nel cui ambito è stato creato il Sistema di certificazione per la sicurezza che prevede anche l apposizione del marchio IMQ/Allarme su tutti i prodotti certificati che possono fare parte di un sistema di allarme. Questo organismo di prove è accreditato da ACCREDIA ed ha personalità giuridica; inoltre è notificato a livello europeo dal Ministero dello Sviluppo Economico, pertanto abilitato a rilasciare la marcatura CE per tutti i prodotti elettrici ed elettronici che ricadono nel campo di applicazione delle direttive in materia e quindi in grado di 30

6 effettuare tutti i test di riferimento. Oltre all effettuazione dei test eseguiti nei propri laboratori attrezzati con moderne e sofisticate strumentazioni, IMQ mette in atto la sorveglianza periodica sull intera produzione delle aziende certificate ed appone sui prodotti anche il suindicato marchio. Questo processo di certificazione è l unico in grado di garantire realmente al mercato la certezza che un determinato prodotto è conforme alla norma tecnica di riferimento e possiede un elevato grado di qualità e sicurezza. Consente, oltre ai predetti vantaggi, di poter ottenere dalle principali Compagnie di assicurazione sconti sui premi di polizza e, aspetto non meno importante, la Dichiarazione di conformità dell impianto alla regola d arte (rif. alla norma CEI 79-3 già integrata con le norme europee EN parti 1 e 7), ai sensi del D.M. n. 37 del 22/01/2008 e successive modifiche, che ogni installatore è obbligato a rilasciare, a fine installazione, al cliente. I DISPOSITIVI NEBBIOGENI Di recente, l apposito Comitato di Indirizzo strategico per la certificazione di sicurezza di IMQ, che coordina e controlla tutte le attività del settore all interno del laboratorio in questione, ha deciso di includere nella certificazione di prodotto anche i dispositivi nebbiogeni, per i quali, il TC 79 CENELEC ha emanato, di recente, la norma EN Questa norma è stata recepita da quasi tutti i paesi europei, tra i quali anche l Italia. Tenuto conto dei vantaggi che i suddetti dispositivi hanno dimostrato di offrire, ai fini anticrimine, e che hanno sventato numerosi furti, d ora in avanti, sono a tutti gli effetti componenti di un impianto di allarme antintrusione e antifurto e quindi godono anch essi della possibilità di essere certificati dal laboratorio di terza parte IMQ, con apposizione del marchio IMQ/A e con sorveglianza in fase di produzione. In questo caso, la predetta certificazione include anche l effettuazione di tutti i test previsti dalle direttive di riferimento, superati i quali, il prodotto in questione potrà ottenere anche la marcatura CE. Dei suddetti impianti (certificati IMQ) pertanto non possono far parte i dispositivi nebbiogeni provvisti soltanto di una attestazione e/o approvazione di tipo e, per tale ragione, le ditte installatrici registrate e qualificate, inserite nell apposito elenco IMQ non possono rilasciare il previsto Certificato di installazione e verifica funzionale sull apposito modello IMQ, pena l applicazione delle sanzioni previste dall apposito regolamento di settore. Occorre ora dare al mercato la giusta informazione poiché spesso il cliente, non a conoscenza delle disposizioni di legge e delle norme tecniche che regolamentano il settore, sceglie di acquistare in funzione del prezzo più basso, non rendendosi conto che il risparmio, su prodotti di sicurezza che non garantiscono la giusta qualità, vanificherebbe gli obiettivi per cui gli stessi prodotti vengono installati. Peraltro, in caso di sinistro, in presenza di una polizza di assicurazione, non potendo esibire le certificazioni richieste sempre più spesso dal contratto e anche previste dalle norme di legge, difficilmente si riuscirebbe a dimostrare la conformità alla regola d arte dei dispositivi e degli impianti installati a fini anticrimine e conseguentemente si rischierebbe di perdere l indennizzo o quanto meno subire una sua sensibile decurtazione. In conclusione, in presenza di mercati contingenti e recessivi, la sopravvivenza dei singoli produttori nazionali dipenderà dalla loro capacità di incrementare gli investimenti nella ricerca ed effettuare scelte innovative e di qualità. A tale scopo, occorre che l intera filiera della sicurezza: committenti, professionisti, progettisti, produttori e installatori attuino ogni sforzo affinché tutti operino nel pieno rispetto della legalità tecnica e nell ottica di migliorare sempre più la qualità della produzione italiana. Soltanto così sarà possibile garantire al settore uno sviluppo ordinato basato su una concorrenza più trasparente ed in grado di arginare con successo l immissione nel nostro mercato di prodotti per la sicurezza di dubbia provenienza e, sempre più spesso, di scarsa qualità. 31

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