Prof. Fabio Chersi. Arte egizia 1. Appunti di Storia dell Arte

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1 Prof. Fabio Chersi Arte egizia 1 Appunti di Storia dell Arte

2 TINIS TEBE Abu Simbel MENFI La civiltà egizia si sviluppò in un ampio periodo storico, dal a. C al 639 d. C. con la definitiva conquista araba. Verso il 2850 a.c. il territorio dell'egitto, inizialmente diviso in due grandi Regni, venne unificato da re Menes, che stabilì la capitale a Tinis, nel Medio Egitto. A partire da questo momento, la storia della civiltà egizia si suole dividere in: - Regno Antico ( a.c.): la capitale, da Tinis, viene spostata a Menfi, nel Basso Egitto; - Regno Medio ( a.c.): capitale è Tebe, nell'alto Egitto; - Regno Nuovo ( a.c.): capitale è ancora Tebe. Durante questo periodo, la civiltà egizia raggiunse il massimo del suo splendore ed entrò in contatto con i popoli dell'oriente. Seguono poi, altri periodi intermedi fino al 30 a. C. quando l Egitto già indebolito da continue lotte interne, e dalle dominazioni tolemaica e macedone, diviene una delle tante province dello sconfinato impero romano. Infine la dominazione bizantina e araba.

3 Gli egiziani si dipingevano il contorno degli occhi con il neretto arricchito di galena (minerale proveniente dal Sinai e dalle coste del mar Rosso) per salvarsi dalla OFTALMIA, provocata dall infezione portata dalle migliaia di mosche provenienti dal limo del Nilo.

4 Arte egiziana L arte in ogni sua espressione era principalmente al servizio del Faraone, considerato un dio in terra, o destinata alla decorazione di edifici pubblici e religiosi. Fin dalle epoche più remote, la fede in una vita dopo la morte portò a seppellire i defunti con un corredo di beni materiali che assicurasse loro ogni agio anche nell aldilà. I cicli naturali le piene annuali del Nilo, il susseguirsi delle stagioni, l alternarsi del giorno e della notte venivano considerati espressione del volere degli dei; nel pensiero, nella morale e nella cultura era profondamente radicato un profondo rispetto per l ordine e l equilibrio. I cambiamenti e le innovazioni non erano incoraggiati; perciò anche lo stile e le convenzioni figurative dell arte egizia, stabiliti agli albori di questa civiltà, rimasero pressoché inalterati per oltre tre millenni. L'artista è un artigiano anonimo, spesso uno schiavo che obbedisce a precise disposizioni imposte dall'alto. Se il popolo può vedere le grandi costruzioni, è perchè sono simbolo di potere sul territorio, quindi d ammirare e rispettare. Viceversa pittura e scultura si trovano soprattutto in ambienti destinati alle classi che detengono questo potere. Le figure frontali e composte sono atteggiate rispettosamente nei confronti dell'osservatore che non può che essere un principe, un sacerdote, una divinità. Non mancano esempi dell'abilità dell'artista di ritrarre con naturalismo scene di vita quotidiana, piante e animali.

5 L arte al servizio del Faraone doveva rendergli onore in vita e tramandarne la memoria. Molto forte era il legame tra arte e religione e i laboratori erano spesso situati nei palazzi dei Faraoni. Le più importanti opere a noi pervenute erano nelle piramidi e nelle tombe regali. La produzione dell arte egiziana seguiva un codice basato su precisi rapporti di proporzione e su simbologie tramandate di generazione in generazione per più di anni. Le figure erano stilizzate e bidimensionali, disposte lungo una linea di base. Colpisce l uso del colore vivace e linee molto marcate. Le dimensioni delle figure non erano reali ma dipendevano dalle singole funzioni. Ad es. il Faraone era rappresentato con maggiori dimensioni. Il viso di profilo, gli occhi frontali, il torace di fronte, i fianchi, le gambe e i piedi erano disegnati lateralmente ma non sovrapposti. Le immagini non erano raffigurate come le vediamo ma come erano state fissate nella memoria. Il canone definiva rigorosamente le proporzioni tra le parti del corpo; l artista non doveva fare altro che seguirle, disegnando la figura su una griglia quadrettata per poi riportarla sulla parete.

6 Il faraone Micerino è in posizione stante, in piedi con la gamba sinistra avanzata, il capo eretto con il nemès, il caratteristico copricapo. Le braccia rigidamente stese lungo i fianchi. La moglie viene rappresentata più bassa e minuta con i piedi uniti. La regina indossa il Kalasìris (un lungo e leggerissimo velo a tubino) e abbraccia il marito con il braccio destro mentre la mano sinistra si appoggia sul braccio del sovrano simboleggiando un'unione felice. Il Faraone Micerino e la moglie 2530 a. C: basalto 142 cm Le statue erano a tutto tondo o bassorilievi. Avevano carattere celebrativo e pertanto, erano nelle camere dei defunti o nei templi. La statua rappresentava il defunto, ma fino, circa al 1500 a.c., lo scultore non intendeva ritrarre il personaggio raffigurato ma piuttosto evidenziare la casta di appartenenza. Le braccia tese verso il basso, i pugni chiusi. E a seconda se in piedi o seduto, ne sottolineava la dignità morale. Le forme erano volumetriche. Poi nel Nuovo Regno (1530 a. C.), iniziò la ritrattistica. In Egitto la scultura ebbe ampio sviluppo per l abbondanza di calcare, arenaria, granito, basalto, alabastro. Le opere venivano dipinte interamente dopo essere state ricoperte di gesso. I colori venivano ricavati dalla macinazione delle pietre, diluiti con acqua, mescolati con resine, albume o cera d api. La regina Nefertiti 1370 a. C. moglie del faraone Amenhotep IV calcare dipinto 63 cm.

7 Il tempio egizio Nell'antico Egitto il tempio era considerato la "casa del dio", il luogo in cui erano celebrate le feste e da cui partivano le celebrazioni in suo onore. La struttura architettonica del tempio riflette la cosmogonia egizia (mito delle origini è la leggenda, il racconto, lo studio di come si sia generato l'universo), ed il tempio stesso, indipendentemente dalla divinità ospitata, rappresenta la metafora dell'origine del mondo. Il percorso templare si sviluppa così "a cannocchiale" (o ad imbuto), cioè il soffitto si abbassa gradualmente mano a mano che ci si addentra verso il fondo del tempio mentre, contemporaneamente, il pavimento si innalza (mediante gradini o percorsi in salita) tanto che, dall'imponenza del "Pilone" d ingresso,(pilone è il grosso portale d ingresso) si giunge alla cella della divinità spesso poco più alta di un uomo. Si assiste, inoltre al passaggio progressivo dalla luce piena del sole del colonnato esterno, alla penombra della Sala Ipostila (vasta sala colonnata coperta con una navata centrale più ampia e alta del resto del complesso) e al buio totale del Naos, la cella, che ospita la statua del dio. Tempio di Amon a Luxor 1380 a. C. circa CELLA PILONE

8 Tempio di Amon a Luxor circa 1380 a.c. Il tempio era adornato da numerose statue, alcune con dimensioni gigantesche. In questo tempio vi è un complesso sistema di riferimenti geometrici che s intreccia con profondi significati simbolici e cosmologici. L architettura del tempio di Luxor quindi deriva da un complesso sistema di rapporti tra misure geografiche ed astronomiche. La pianta del tempio è formata da una serie di ambienti che si susseguono con dimensioni decrescenti e sempre più bui, oscurati da lastre sostenute da colonne che filtrano la luce.

9 Tempio di Amon a Luxor, i due muri d ingresso, chiamati piloni (circa 1380 a.c.)

10 La màstaba è un particolare tipo di tomba utilizzata durante le prime fasi della civiltà egizia. Le tombe a màstaba più semplici sono costituite da un "gradone" di forma tronco-piramidale. La struttura conteneva alcune cappelle rituali, una "falsa porta" ove venivano deposte le offerte ed un pozzo, chiuso con pietre e detriti, che dava accesso alla tomba vera e propria. Usata da sovrani delle dinastie thinite (Regno antico) questa struttura resterà caratteristica dei membri della corte anche sotto le dinastie posteriori. Si ritiene che da questo tipo di struttura si sia sviluppata poi la "piramide" vera e propria. Ad esempio la famosa "piramide a gradoni" di Djoser può essere vista come una serie di màstabe sovrapposte. Màstaba Si dice màstaba, anche se noi la chiamiamo più comodamente mastàba.

11 Necropoli di El-Giza, periferia de Il Cairo CHEFREN 2550 a.c. figlio di Cheope 210x210x136 m. CHEOPE 2585 a.c. 230x23x137m. MICERINO 2520 a.c. figlio di Cherfren 106x106x62m.

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13 Giza-periferia del Cairo. La località ospita le tre piramidi più famose, situabili intorno alla metà del III millennio. La più grande è quella di Cheope, seguono nell'ordine quelle di Chefren e di Micerino. Del complesso fanno parte piramidi minori per le regine, templi funerari, mastabe e la Sfinge. La piramide di Cheope copre un'area di 230,30x230,30= mq. Era alta m. (ora è 137 m., la cima è andata distrutta). Nella costruzione si impiegarono fra 2,3 e 2,6 milioni di blocchi di granito rosso ed il più pregiato calcare bianco. Alla camera funeraria interna, rivestita di granito rosso e coperta da nove lastre del peso di 44 tonellate. ciascuna, si accede percorrendo una galleria lunga quasi 47 m. e alta 8,54.

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16 Micerino Chefren Cheope

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18 La Sfinge di Giza è la più grande statua monolitica del mondo e fu costruita circa anni fa. (2.500 a. C.). Raffigura una sfinge, (androsfinge) essere mitologico con volto umano e corpo di leone accovacciato. Il monumento venne ricavato da un affioramento di roccia proprio nella zona delle cave di pietra usate per la costruzione della piramide stessa. La statua è lunga 73 metri, larga 6 metri e raggiunge un'altezza di 20 metri. Il volto raffigurato è stato attribuito a Chefren, sovrano della IV dinastia (2630 a.c a.c.). Secondo recenti studi la statua rappresenterebbe invece Cheope. La statua è parte integrante di un ampio complesso funerario. Dopo che la necropoli fu abbandonata, la Sfinge fu ricoperta dalla sabbia fino alle spalle. Il primo tentativo di disseppellirla fu fatto verso il 1400 a.c. dal giovane Thutmose IV, al quale sarebbe apparso in sogno il dio-sole Ra- Harakhte, che gli avrebbe promesso il regno, se avesse liberato dalla sabbia la statua. Diventato re, Thutmose commemorò l'impresa con una stele di granito posta tra le zampe. Fu solamente nel 1817 che Giovanni Battista Caviglia intraprese i lavori di scavo per liberarla dalla sabbia. I lavori poi ripresero nel 1853 e ancora nel La Sfinge fu completamente visibile a partire dal 1925

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