IN QUESTO NUMERO COME CI VEDONO DALL'ALTRO LATO DELL'ATLANTICO? Focus Paese: La TURCHIA

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1 IN QUESTO NUMERO FORMARSI IN ITALIA Dal peace-keeping all'europrogettazione LE UNIVERSITA' AMERICANE IN ITALIA LA FORMAZIONE ALTERNATIVA Quando la teoria incontra la pratica COME CI VEDONO DALL'ALTRO LATO DELL'ATLANTICO? Focus Paese: La TURCHIA

2 In questa pubblicazione abbiamo voluto mettere in evidenza quella che si può definire l'esigenza primaria degli studenti e neolaureati italiani: la necessità di fare esperienze formative pratiche e concrete, troppo spesso rimandate a momenti successivi alla laurea sulla base dell'erronea convinzione, largamente diffusa nel nostro paese, che vi sia un tempo per studiare e un tempo per lavorare. Lo abbiamo fatto inserendo i racconti e le testimonianze dei protagonisti del mondo della "formazione alternativa": giovani talenti, o "semplicemente" giovani lungimiranti e intraprendenti alla costante ricerca di attività a carattere pratico ed internazionale: convegni internazionali, simulazioni e giochi di ruolo in cui confrontarsi con le dinamiche del team building e del public speaking, network ed associazioni giovanili e/o studentesche con cui collaborare per comprendere il significato del lavoro per obiettivi e della pianificazione delle attività ancor prima di immettersi sul mercato del lavoro. Sappiamo benissimo che l'impostazione del sistema di istruzione italiano non è propriamente "practed-oriented", e questo, lungi dall'essere l'unica causa, influisce negativamente sulla percentuale di giovani che nel nostro paese studiano e lavorano (i cosiddetti antineet) alimentando in tal modo il gap che ci divide dagli altri paesi europei e dal continente nord americano. Con l'obiettivo di sottolineare l'importanza, oramai quasi vitale per i nostri giovani, di giungere alla laurea consapevoli delle dinamiche proprie di un mondo del lavoro sempre più competitivo e selettivo, in questa pubblicazione si presentano, inoltre, alcuni dei migliori corsi di formazione universitaria e post universitaria in 4 settori diversi riguardanti l'ambito internazionale, oltre alle principali università americane presenti nel nostro paese. Il punto di forza di queste ultime, infatti, è proprio la spinta alla partecipazione attiva degli studenti durante le lezioni, il loro maggior coinvolgimento in attività extracurriculari e la marcata propensione ad un metodo di insegnamento più pratico e proattivo. REDAZIONE Direttore Responsabile Manuela Sessa Vicedirettore Daniela Conte, Capo Redattore Federica Calderoni, Enika Bushi, Anna Caputo, Beatrice Conci, Veronica Core, Roberto De Girolamo, Chiara Lanucara, Marco Mannocchi, Alessio Mirra, Gabriella Tesoro, Carmina Tramite, Fabiana Urbani Proprietario Associazione Giovani nel Mondo Raccolta Pubblicitaria marketing@romemun.org 2

3 FORMARSI IN ITALIA Dalla più rinomata Scuola di Alta formazione al corso magistrale in International Relations. Dall'Europrogettazione alla formazione nel settore della solidarietà internazionale. Go International spazia tra i diversi campi dell'offerta formativa del nostro Paese, con interviste ad eminenti professori e testimonianze di giovani studenti desiderosi di affacciarsi al mondo del lavoro nel migliore dei modi e con una preparazione accademica di stampo internazionale! HUMAN RIGHTS -PEACE KEEPING/CONFLICT MANAGEMENT INTERVISTA AL PROF. DE GUTTRY - SSSUP Professore ordinario di Diritto internazionale presso la Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento S. Anna di Pisa e, per la stessa scuola, Vice- Direttore dell Istituto DIRPOLIS, Direttore dell International Training Programme for Conflict Management e Direttore del Laboratorio internazionale di ricerca su Conflict, Development and Global Politics. E' membro del Comitato Interministeriale dei diritti dell uomo del Governo italiano. Direttore Scientifico e Coordinatore di una serie di attività di formazione in Italia e all estero a favore di vari enti: Ministero Affari esteri, Regione Toscana, WFP, OMS, UN, EU, OSCE, ECOWAS, Dipartimento per la protezione civile; Carabinieri. Direttore di vari progetti di assistenza tecnica e formazione in numerosi PVS; Direttore di molteplici programmi di ricerca nazionali ed internazionali. E' autore di numerose pubblicazioni sulle tematiche della sicurezza, delle relazioni internazionali e dei rapporti transatlantici. Prof. De Guttry qual è il percorso di formazione migliore per i ragazzi che intendono intraprendere una carriera internazionale? Ritengo che in primo luogo sia fondamentale che si chiariscano le proprie idee e le proprie aspirazioni sul tipo di carriera internazionale che si vuole intraprendere. I settori nei quali è possibile operare sono molteplici. Bisogna considerare se si aspira lavorare nel settore pubblico, ovvero a favore dello stato di provenienza è il caso della carriera diplomatica; nel settore non governativo principalmente ONG, o delle organizzazioni/ agenzie internazionali ONU, UE, World Bank, IMF - in questo caso le possibilità sono molteplici. Esiste anche la possibilità di lavorare nel settore privato legato all internazionalizzazione dell economia sia per le agenzie pubbliche, che più, nello specifico, per le imprese che operano a livello internazionale. In secondo luogo, sarebbe opportuno scegliere un area geografica di proprio interesse e di conseguenza acquisire una preparazione specifica per quell area studiandone i diversi aspetti, compresa la lingua. Solo una volta chiarite le proprie idee, si può scegliere un percorso di studi adeguato ai propri desiderata. Tale percorso inizia con i corsi di laurea di primo livello e specialistica - per terminare con un master inerente al settore e all area geografica in cui si intende operare. Ritengo molto importante integrare la formazione universitaria con tirocini finalizzati ai desiderata professionali e degli studenti. Infine bisogna avere il coraggio di mettersi in discussione. Personalmente non mi convincono né le persone che hanno le idee troppo chiare, all inizio del percorso di studi, né quelle che non ne hanno affatto. Bisogna prendersi la responsabilità di lasciarsi contaminare dalle esperienze. Quali sono i corsi di laurea più indicati? Quanto conta la specializzazione post-laurea? Oggi lo studente ha la possibilità di scegliere corsi di laurea di primo livello e specialistica che approfondiscono alcuni aspetti specifici utili all orientamento professionale. La possibilità di scelta è molto diversificata; una volta che lo studente ha chiarito i propri interessi e attitudini si possono scegliere corsi di laurea sia in Italia che all estero. Anche la scelta sulla durata dei percorsi di studi presenta varie possibilità condizionate sempre dal percorso professionale che si intende intraprendere. Nello specifico, ritengo che i master annuali, biennali o i corsi di specializzazione siano determinanti per la formazione, purchè abbiano obiettivi formativi 3

4 molto chiari e un target definiti, privilegiando master che non trasferiscano solo conoscenze ma anche competenze. Il master rappresenta un momento di transizione tra lo studio e l ingresso nel mondo del lavoro, quindi è della massima importanza. Un buon master deve prevedere tirocini prettamente collegati, della durata non inferiore a 3 mesi, e preferibilmente all estero che presentano il vantaggio di contaminare la persona a contesti e culture diverse. Quali sono gli aspetti della formazione caratterizzanti per lavorare nei diversi ambiti? Cosa distingue la formazione per le Organizzazione e le Agenzie internazionali dalla formazione per le ONG? Ribadisco l importanza delle attitudini personali. I valori necessari si differenziamo a secondo della professione scelta. La conoscenza delle lingue è fondamentale per delineare gli interessi specifici. Nel caso della carriera diplomatica, è obbligatoria la formazione specialistica, mentre nel caso della carriera nell ambito della cooperazione allo sviluppo, la laurea di primo livello può essere sufficiente, sebbene sia bene prediligere una formazione teorica mirata ad acquisire competenze specifiche. In questo caso lo studente potrebbe decidere di intervallare la laurea di primo livello e magistrale con tirocini prolungati per maturare la consapevolezza delle proprie propensioni. Questo è un percorso molto frequente all estero. Personalmente, sono molto favorevole ad una formazione teorico-pratica, ma è bene tenere presente che ognuno dei percorsi ha pro e contro. Quale la formazione migliore per il settore della protezione dei diritti umani e del peace-keeping/building, conflict management? Per lavorare nel campo del peacebuilding e dei diritti umani è importante che la persona abbia un attitudine all apertura e sia consapevole della necessità di acquisire competenze e skills molto elevati per operare in questo ambito. La formazione del settore è caratterizzata principalmente dall analisi delle questioni internazionali a tutto campo, fondamentale per costruire non solo le competenza ma la persona dal punto di vista professionale. È imprescindibile una buona attività formativa che prepari in modo specifico nei diversi settori. A mio avviso sono fondamentali competenze tecniche molto specifiche (acquisite anche attraverso lunghi tirocini), la buona conoscenza delle lingue straniere e degli strumenti informatici. Inoltre, bisogna possedere una buona esposizione verso i paesi difficili, ovvero aver passato del tempo anche come volontari in contesti di crisi o emergenza come i campi di rifugiati, ad esempio. Tali esperienze riportate nel cv confermano l attenzione verso le tematiche prescelte e sono valutate in modo molto positivo dal selezionatore delle risorse umane dell ente per cui si intende candidarsi. Un ultima menzione merita la scelta di un Ph.D, molto importante nel percorso di formazione per accedere alle organizzazioni internazionali, dove è richiesta una formazione accademico-teorico di alto profilo. Come giudica la formazione in Italia nel settore delle relazioni internazionali? Bisogna compiere una distinzione. La formazione universitaria in Italia è molto competitiva rispetto a qualsiasi altro Paese. Dove si nota la differenza è nella formazione post laurea soprattutto nei master, molti dei quali non sono professionalizzanti. La scelta deve essere molto oculata, in Italia le attività di eccellenza post-laurea, coerenti con le carriere internazionali, non sono molte mentre l estero offre molte più possibilità. Rispetto alla sua esperienza, quanto giudica importante la formazione e quanto, invece, l esperienza diretta sul campo attraverso stage/internship? L esperienza sul campo è determinante, sia su base volontaria sia più istituzionale e testimonia concretamente la curiosità e la disponibilità all impegno. Un tirocinio in Paese lontano è un punto di forza notevole per accedere al mercato del lavoro. Quali reputa siano gli strumenti necessari per scegliere un buon corso post laurea? Lo studente deve aver chiaro la sua richiesta formativa rispetto alle proprie esigenze. Io suggerisco di tenere in considerazione: il numero di edizioni e la tradizione nell organizzazione del master; uno stesso corso dovrebbe essere proposto da tempo, ma essere aggiornato; la chiarezza nella descrizione del corso: se l università identifica lo sbocco professionale e quello a cui la formazione mira, la coerenza del programma formativo rispetto al target; il taglio metodologico - se sono previste solo lezioni frontali, ad esempio; la faculty e il pacco docenti se i docenti hanno CV coerenti, se sono previsti solo professori universitari o anche professionisti del settore. Un buon indicatore è la contaminazione tra accademia e professionisti sul campo; inoltre, ritengo importante l esposizione internazionale dei docenti. Infine, fondamentali sono i tirocini e le esperienze sul campo offerti dal corso. Cosa offre la SSSUP e quali sono i punti di forza della formazione undergraduate e graduate? Cosa crede possa contraddistinguere un laureato/specializzato alla 4

5 SSSUP dagli altri studenti, sia italiani che stranieri? La SSSUP offre una formazione di I e II livello del tutto gratuita, con borse di studio a copertura totale delle rette e la residenzialità del collegio. La SSSUP mira a strutturare un percorso di eccellenza per l intero corso di studi, per questo si avvale del coinvolgimento dei docenti, predilige la partecipazione degli studenti a conferenze, workshop e la maturazione esperienze accademiche interdisciplinari anche all estero. Oltre alla formazione accademica tradizionale, allo studente è data la possibilità di frequentare corsi su aspetti specifici (ad esempio sul public speaking). Per quanto riguarda la formazione post laurea la SSSUP è stata tra i primi enti universitari a istituzionalizzare master formativi job oriented, ovvero accanto alla tradizionale formazione d aula la previsione di tirocini di 4-6 mesi correlati alle tematiche del master presso enti e istituzioni prestigiose. È giusto anche chiarire che la formazione post-laurea presso la SSSUP ha un costo più elevato rispetto alla media nazionale. Il Master of Arts in Human Rights and Conflict Management è tenuto interamente in lingua inglese. Oltre ai corsi di lungo termine, la SSSUP offre corsi brevi finalizzati a fornire strumenti specifici a professionisti che già operano nel relativo settore. In questa categoria rientrano le summer schools, ad esempio il corso sul peacekeeping e peace building rivolto agli operatori del settore umanitario. Infine la SSUP, offre programmi di Ph.D con borse di studio triennali con un attenzione particolare agli studenti non europei. Per maggiori informazioni consultare il sito alla pagina ID_LINK=614&area=46 La Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant Anna La SSSUP è una scuola di alta formazione che opera nel settore delle scienze applicate: economiche, giuridiche, politiche, agrarie e biotecnologiche, mediche e ingegneria industriale e dell informazione. La SSSUP diventa un istituto universitario autonomo nel 1987, ultimo atto di una storia plurisecolare di fusioni tra enti prestigiosi che vede le proprie origini nel XVII sec. Il punto di forza della SSSUP, in tutti i settori di scienze applicate, e della sua offerta formativa è la scelta di perseguire in maniera parallela sia l aspetto accademico formativo che di ricerca empirica e attività sul campo. La Scuola è strutturata in un sistema interconnesso collegio-università. Gli studenti ammessi risiedono nel collegio della Scuola e usufruiscono della copertura delle spese di vitto e alloggio. L accesso ai corsi ordinari di I livello avviene mediante concorso pubblico per esami; il concorso per i corsi ordinari di II livello è basato su esami e titoli. Gli studenti ordinari sono iscritti regolarmente all Università La Sapienza di Pisa, ma oltre alla frequenza dei corsi previsti dal piano di studi di facoltà, hanno l obbligo di frequentare corsi integrativi al proprio piano di studio che contribuiscono a specificare il proprio curriculum. Per quanto riguarda la formazione universitaria propedeutica alla formazione internazionale, la SSSUP offre corsi di laurea di I livello in discipline sociali: scienze giuridiche, politiche ed economiche. Per quanto riguarda la Laurea Magistrale, la Scuola offre un corso di Integrated Graduate Program in International Studies and Transnational Govern a n c e (ISTG), organizzato dall I s t i t u t o Dirpolis della SSSUP, che fornisce agli studenti una visione comprensiva e interdisciplinare della dimensione politica dei fenomeni transnazionali, delle relazioni internazionali e delle sfide per la governance globale. A livello di formazione post- laurea, la SSSUP offre un master di I livello in Human Rights End Conflict Management, corso di formazione per operatori nel settore umanitario su larga scala. Il master è sviluppato in connessione con il International Training Programme for Conflict Management (ITPCM), un programma che promuove la formazione continua e ricerca nel campo delle scienze sociali e sperimentali e con International Research Laboratory on Conflict, Development and Global Politics (CDG Laboratory), che si occupa nello specifico di ricerche nel campo dello sviluppo sostenibile, prevenzione e gestione dei conflitti, diritti umani, gestione scenari post-bellici, secondo un approccio multidisciplinare. Per maggiori info:

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7 INTERNATIONAL RELATIONS MASTER DEGREE ALLA LUISS GUIDO CARLI: DUE PUNTI DI VISTA PER UNA VISIONE D INSIEME Il corso magistrale in International Relations della Luiss Guido Carli è stato attivato dal Dipartimento di Scienze Politiche dell ateneo nell anno accademico ed è, quindi, giunto alla sua terza edizione. Il progetto è nato dalla volontà dell università di internazionalizzare ulteriormente la didattica grazie al prezioso contributo di illustri docenti, italiani e stranieri, e al conseguente aumento del numero di studenti internazionali. La redazione di Go International ha voluto raccogliere la testimonianza che due diversi punti di vista possono offrire su questo corso di studi: Marcello Di Paola condivide la cattedra di Sustainable Development per l anno accademico con il Prof. Golini e ci offrirà il suo punto di vista di giovane professore rispetto ad un progetto che sin dall inizio lo ha entusiasmato e lo ha visto protagonista; Fabiana De Luca neo laureata del Master Degree in International Relations MARCELLO DI PAOLA Professore di Sustainable Developements Marcello Di Paola ha solo 32 anni ma condivide già una cattedra nel corso magistrale di International Relations della Luiss Guido Carli ed è Assistant Academic Dean presso il CEA Global Campus Rome. Il suo percorso di studi è ricco di esperienze internazionali: dopo essersi laureato in filosofia all Università di Utrecht ha conseguito il Master Degree alla London School of Economics (LSE) in Philosophy of Social Science e attualmente sta conseguendo il PhD in Political Theory presso la Luiss Guido Carli, in collaborazione con l Università di New York. Il suo settore di ricerca spazia dall etica alla filosofia ambientale e prima della Luiss ha già avuto esperienze di insegnamento ad Utrecht. Tra i suoi progetti più recenti, merita di essere menzionato il volume Giardini globali. Una filosofia dell ambientalismo urbano, appena pubblicato ed edito da Luiss University Press. Prof. Di Paola, così giovane e già una cadettra Luiss Guido Carli? Si, il preside Maffettone, che lavorava alla LSE mentre io studiavo lì, mi ha chiesto di fare il PhD con lui e, dopo l esperienza di ricerca a New York per la tesi di dottorato, mi ha proposto di collaborare al progetto del corso in International Relations. All inizio ho i n s e g n a t o Distributive Justice e poi ho collaborato anche alla cattedra di Theories of Globalizaiton con il prof. David Held, anche lui della LSE e a quella di Global Justice. Da questo anno accademico condivido la cattedra di Sustainable Development col Prof. Golini. 7 Avendo insegnato anche all estero, quali sono i vantaggi e gli svantaggi di insegnare in un corso interamente in lingua inglese, in Italia? Non vedo particolari svantaggi. Questo è un progetto ancora in progress, nel senso che neanche i docenti, soprattutto quelli italiani, erano abituati alla docenza completamente in lingua straniera. Il primo anno ci sono stati dei problemi di natura logistica, e direi che l aspetto più problematico fu quello di mettere d accordo i punti di vista dei diversi docenti su quale direzione il corso dovesse assumere. Ad esempio impostare un corso dandogli dall inizio un taglio internazionale significa distaccarsi notevolmente dall uso della letteratura italiana, che è quella prettamente utilizzata nei corsi tradizionali, per aprirsi a tutto un mondo che in Italia era rimasto finora inesplorato, non tanto nell ambito della ricerca, quanto in quello della docenza. L aspetto più eccitante è che questo progetto migliora di anno in anno e rispetto alla prima edizione, quest anno sono stati già fatti enormi passi da gigante. Sicuramente la meta da raggiungere è quella di fornire agli studenti un framework generale in modo che non debbano da soli mettere assieme i pezzi fornitegli nei diversi corsi di studio; questa è sicuramente l operazione più difficile e la Luiss è una delle poche università in Italia, se non la prima, in cui questo processo non solo è

8 già iniziato ma è a buon punto. Le differenze al livello accademico con un normale corso in italiano non sono quindi solo relative alla lingua adottata nell insegnamento e nell apprendimento, ma riguardano anche l impostazione e l organizzazione generale del corso. Per quella che è stata la mia esperienza lavorativa finora, le migliori università sono quelle che riescono a fornire la visione d insieme senza tralasciare la cura del dettaglio. Non avendo mai frequentato corsi in italiano, ne da studente ne da docente, non posso giudicare la bontà del loro metodo di insegnamento; quello che posso dire con certezza è che la ricchezza che le visioni dei diversi professori portano nel corso di International Relations si tocca con mano, nel senso che la provenienza internazionale dei vari docenti (americani, inglesi, francesi, tedeschi, italiani) arricchisce notevolmente la prospettiva offerta agli studenti e le varie sensibilità, dovute anche alla differenza d età tra i membri del corpo docente, sono un ulteriore punto di forza di questo corso di studi. Insegnando in più corsi contemporaneamente mi sforzo in prima persona nel fornire il quadro di insieme agli studenti, in modo che possano applicare quello che studiano nella vita concreta, soprattutto dopo aver terminato gli studi. Bisogna comunque sottolineare che le migliori università necessitano di anni prima di completare questo processo e la Luiss ha fatto bene ad iniziarlo perché rimane un caso quasi isolato in Italia. Perché ha scelto di restare a Roma e non di proseguire la sua carriere all estero? La scelta è stata in parte casuale e in parte personale; una volta tornato a Roma, dopo l esperienza a New York, ho preferito iniziare il percorso accademico qui, dove le strutture accademiche, per non parlare del sistema di competizione nell ambito della docenza, sono completamente diverse rispetto agli Stati Uniti. Sicuramente ho intenzione di tornare in America e intraprendere anche lì un esperienza lavorativa avendo già maturato dell esperienza, ma fra qualche anno, non subito. Consiglierebbe ai giovani laureati triennali, italiani e stranieri, l iscrizione a questo corso e perché? Sicuramente sì, perché la qualità dell insegnamento è molto alta; quello che potrebbe essere migliorato, come già detto, è la messa a sistema di questo bagaglio di risorse in modo da valorizzare ancora di più quanto si apprende. Un altro aspetto per cui la consiglierei è il tipo di organizzazione molto sistematica che la Luiss offre e a cui la maggior parte dei ragazzi che provengono da altre università non sono affatto abituati. Grazie per l intervista e buon lavoro! FABIANA DE LUCA Neolaureata - Master Degree in International Relations Fabiana De Luca ha 24 anni, dopo una triennale in Scienze Politiche alla Luiss conseguita con il massimo dei voti si è iscritta al corso magistrale in International Relations. Terminata un esperienza all estero nel prestigioso istituto parigino di Sciences Po è tornata a Roma per discutere la tesi di laurea in Distributive Justice con il Prof. Maffettone, direttore del Dipartimento. Ora sta frequentando il corso di preparazione alla carriera diplomatica presso la School of Government della Luiss. Fabiana, perché hai scelto la Luiss per la laurea triennale e perché hai deciso di restarci anche per il Master Degree? Sicuramente nella scelta della triennale è stato decisivo l orientamento fatto al liceo, anche se la scelta finale è stata prettamente 8 d istinto; ho sempre voluto studiare Scienze Politiche e se non avessi potuto farlo alla Luiss forse avrei optato per un altra facoltà La scelta della LUISS anche per il Master Degree è stata più combattuta, poiché il corso in italiano mi sembrava troppo simile a quello triennale appena terminato, sia per quanto riguarda le materie studiate sia per i docenti. Ho deciso di continuare in LUISS proprio alla luce dell attivazione del corso di International Relation in inglese, che è completamente diverso per molti motivi. Fabiana, prima di scendere nei particolari del Master, ci racconti brevemente della tua esperienza Erasmus, svolta al anno della magistrale? Dopo aver fatto due MUN Model United Nations nel 2009 e 2010 a New York e Taipei, avevo voglia di vivere un esperienza internazionale più completa e l Erasmus me ne ha dato la possibilità. Sarò banale ma è un esperienza che consiglio a tutti, non solo dal punto di vista accademico ma da quello personale; sono sempre tutti d accordo sul fatto che sia un occasione ottima per crescere e maturare, oltre che per divertirsi, ma non tutti ne ricordano l aspetto accademico, che è fondamentale; almeno a Sciences Po di Parigi è stato così e credo che anche gli altri ragazzi che erano con me possano testimo-

9 niarlo. Quello che manca, e che soprattutto un università come la Luiss dovrebbe fornire, è un maggior supporto economico ai ragazzi in partenza, perché le sole borse UE sono del tutto insufficienti, soprattutto per città come Parigi, dove i prezzi degli affitti e il costo della vita in generale sono assolutamente fuori misura! Quali sono i vantaggi che hai riscontrato in questi due anni di International Relations? Sicuramente studiare per due anni esclusivamente in inglese è diverso da frequentare qualsiasi corso di lingua, soprattutto perché impari a scrivere, aspetto che normalmente viene tralasciato dagli studenti, e per di più utilizzando un linguaggio accademico, dato che si devono consegnare periodicamente paper, presentazioni e ricerche. I professori, anche se non sono tutti stranieri, per la grande maggioranza parlano perfettamente inglese e lo studio su testi in lingua originale è sicuramente un valore aggiunto. Un altro aspetto caratterizzante del corso consiste nel fornire allo studente una visione d insieme più ampia e strutturata rispetto al classico insegnamento in italiano, dove molti corsi tendono a focalizzarsi troppo sul particolare; questo l ho notato soprattutto nella preparazione per il concorso diplomatico; i temi trattati durante la specialistica sono fondamentali per affrontare questo corso in modo proficuo e l approccio anglosassone alle varie tematiche a volte fa la differenza. Inoltre ho notato che, dopo tre anni, anche il corso di Relazioni Internazionali in italiano è stato modificato sul modello di quello inglese, rendendolo più interattivo e dinamico, quindi l impatto di International Relations è stato sicuramente positivo. Posso anche dire che il corso in inglese mi ha dato un maggior senso delle scadenze, perché il timing di studio è più serrato, gli esami anticipati, e vi è la necessità di lavorare Step-by-Step durante tutto il semestre. In pratica, non è possibile fare la classica chiusa prima dell esame di gennaio perché per quasi tutti i corsi il voto finale è dato dall insieme di più valutazioni di paper, tesine, presentazioni in classe, mid-terms etc E vero che il corso in International Relations ha un contenuto più filosofico rispetto al suo omologo italiano? Non direi, in realtà l aspetto economico è ampiamente trattato, non solo in esami prettamente economici, come quello tenuto dai prof. Fitoussi e Messori di International Economics, ma anche in altri come quello di History of Globalization del Prof. Toniolo, ad esempio. Il vero settore da potenziare è quello del diritto, perché un solo esame di Comparative Constitutional Law non copre tutti gli ambiti richiesti, soprattutto nella preparazione di un concorso pubblico come quello diplomatico; a mio avviso bisognerebbe approfondire il diritto internazionale in senso stretto con un esame di International Law progredito o un esame di Organizzazioni Internazionali. E per quanto riguarda lo studio delle lingue? Sicuramente lo studio di tre lingue è molto utile a anche ben fatto. L inglese è obbligatorio per tutti nel primo semestre del primo anno ed è utile per imparare a scrivere paper accademici e potenziare le writing skills in generale, un aspetto in genere poco curato nell apprendimento dell inglese; per chi viene dalla Luiss la seconda lingua è automaticamente quella già studiata alla triennale, e si deve scegliere una terza lingua tra francese, tedesco, spagnolo, arabo e russo. Quali prospettive ti si sono aperte dopo o durante i tuoi studi e cosa fai oggi? Grazie alla convenzione tre la Luiss e il MAE-CRUI ho potuto svolgere un tirocinio presso il Ministero degli Affari Esteri, dove ho lavorato presso l ufficio primo del Cerimoniale, collaborando agli accreditamenti degli ambasciatori stranieri in Italia; è stata un esperienza stimolante ed è un peccato che da quest anno non sia più possibile accedere a questi stage, a causa di una scelta del Governo; è stata anche utile perché ha riaperto la prospettiva del concorso diplomatico, che avevo del tutto abbandonato. Ora sono impegnata con la preparazione al concorso, su cui mi sto concentrando interamente, anche se posso confermare che questa laurea offre buone prospettive sin da subito; sicuramente, il fatto di aver studiato direttamente in lingua inglese apporta al CV un valore aggiunto indiscutibile e rappresenta un ottimo biglietto da visita per l estero. Ad ogni modo, non bisogna dimenticare che la decisione di stabilirsi all estero non dipende solo ed esclusivamente dalle opportunità di lavoro, ma anche dal tipo di carattere e di esigenze personali di ognuno! Come procede la preparazione al concorso diplomatico? Attualmente sto frequentando il corso per la preparazione al concorso diplomatico presso la School of Government della Luiss, che è nata nel 2009 con lo scopo di emulare la francese ENA Ecole d Administration Nationale, che storicamente forma le classi dirigenti, politica, amministrativa e diplomatica, del paese. Sicuramente c è molto da fare anche perché si tratta di un progetto nuovo, ma siamo sulla buona strada. Per quanto riguarda questo corso devo dire che è fatto molto bene, le classi sono piccole, in media di 25 persone, il focus sullo studente è maggiore e i tutors svolgono un ruolo fondamentale. A cura di Marco Mannocchi 9

10 LA FORMAZIONE NEL CAMPO DELL'EUROPROGETTAZIONE Go international incontra responsabili e studenti del centro di formazione in europrogettazione dell isola di San Servolo - Venice international university L Europrogettazione rappresenta oggi l oggetto dichiarato di un numero sempre maggiore di iniziative di formazione. Dalle più valide alle più dubbie, dai corsi fai da te a quelli inseriti in un vero contesto operativo ed europeo, il panorama italiano rischia di confondere il giovane interessato alla nuova disciplina. Ma di cosa parliamo, quando citiamo la parola Europrogettazione? Per wikipedia si tratta di un neologismo con cui si vogliono indicare tutte le complesse attività necessarie e strumentali alla produzione, alla stesura e alla presentazione dei progetti europei, intendendosi come tali le domande di finanziamento indirizzate alla Commissione europea (o ad altri enti che comunque utilizzano fondi europei), in risposta ad uno specifico bando. Ecco dunque anche che cos è l Europrogettazione: si parla di quella galassia di fondi erogati dalla Commissione europea, dalle sue direzioni generali, agenzie esecutive, autorità di gestione, per lo più collocate a Bruxelles, ma che da qualche tempo la Commissione ha preso a disseminare un po ovunque in Europa. Quando sentite parlare di scrivere la pratica per ottenere un finanziamento, ecco, state sicuri che in quel caso non state parlando di europrogettazione. Mentre i finanziamenti agevolati sono spesso affrontati da studi di commercialisti, avvocati, ingegneri, la figura dell europrogettista è assai più trasversale. Di solito laureato nelle discipline più varie, conoscitore di un paio di lingue europee oltre alla propria, è chiamato ad apprendere una serie di metodologie del tutto specifiche. Ivan Sgandurra, europrogettista e docente di europrogettazione con quasi trenta corsi di formazione alle spalle, ci conferma questo dato: Durante i corsi si nota una provenienza e un età dei corsisti assolutamente eterogenei. Dai commercialisti agli insegnanti, dai professori ai liberi professionisti, dagli studenti neolaureati ai funzionari pubblici provenienti da comuni, regioni o ancora dalla sanità o dal CNR. Mentre qualche anno fa il settore pubblico la faceva da padrone, ormai si notano anche molti imprenditori, e soprattutto tantissimi giovani. Cosa cercano? Il corsista esprime un esigenza che parte dal basso continua Sgandurra, è spesso direttamente interessato al finanziamento di un idea, di un progetto, e per questo è consapevole della necessità di imparare, di ottenere gli strumenti per entrare dentro i programmi e trovare una corrispondenza con quanto cercato. Siamo agli inizi di quella che nell europrogettazione si chiama relevance, di quella connessione fra idea progettuale e priorità comunitarie all interno di un programma. Ma è anche molto facile perdersi, senza una buona metodologia e allo stesso tempo un contatto diretto con l aspetto pratico. Qui entra in gioco il Centro di Venezia. Il primo sorto in Europa, e tuttora un punto di riferimento per tutti. Il Centro di Formazione in Europrogettazione dell isola di San Servolo, a Venezia ci dice il direttore, il prof. Giampaolo Peccolo, gestito dalla Venice International University, viene incontro all esigenza di una solida offerta didattica che si basi sull esperienza di un Centro che coniughi eccellenza nella formazione ed eccellenza nella progettazione europea. Non si può insegnare ciò che non si pratica quotidianamente. Erika Capasso, giovane laureanda in Scienze Politiche, dopo aver seguito il Gate to Europe, la ver- 10

11 sione leggera del Master appositamente pensata per i giovani, sembra avere le idee chiare: Dopo aver frequentato il Gate to Europe ho deciso immediatamente che avrei continuato questo percorso frequentando anche il Master e la Scuola di rendicontazione. La scelta non è stata difficile in quanto a mio parere lo studio dell Europrogettazione offre grandi opportunità non solo di lavoro, ma anche e soprattutto la possibilità di mettersi in gioco e di partecipare attivamente e concretamente al raggiungimento degli obiettivi europei attraverso lo sviluppo condiviso di idee, progetti e risorse. L europrogettista continua Peccolo deve godere di una notevole autonomia dal punto di vista tecnico, nell ambito della gestione di attività complesse e del loro coordinamento. Ma la pratica non si acquisisce in pochi giorni, ed è per questo che il nostro Master prevede obbligatoriamente sei mesi di lavoro progettuale, nei quali il corsista scrive un progetto vero, usufruendo di un help desk e di una valutazione finale. Persino dopo la valutazione i nostri contatti non si esauriscono, e siamo sempre i primi a comunicare ai nostri ex allievi le molteplici possibilità sia di partnership che di lavoro. É proprio grazie ad una delle numerose segnalazioni del Centro di Formazione in Europrogettazione afferma Elide Rizzi, con al suo attivo quasi due anni passati in Commissione europea come stagista e Project Manager Assistant alla DG Regio, allieva del Master, che ho partecipato ad una procedura di selezione pubblicata dalla Provincia autonoma di Trento per la gestione di due progetti europei, ottenendone poi l incarico di collaborazione. Il Master non è stato quindi solo un momento di formazione ma si è anche dimostrato utile nella ricerca di una concreta esperienza professionale. THINK GLOBALLY, ACT LOCALLY L'ESPERIENZA DI FRANCESCO ZARALLI È con lo spirito Think Globally, Act Locally che Francesco si è approcciato alla professione di europrogettista, scoperta grazie all esperienza come coordinatore del servizio Eurodesk del Comune di Cori, piccolo centro pontino di circa anime, iniziata nel Go International ha chiesto a Francesco di raccontare la sua esperienza di giovane europrogettista impegnato a coniugare formazione teorica e pratica per acquisire la professionalità indispensabile in questo campo. Questa esperienza è stata segnata prima da un periodo di formazione per la stesura di progetti Youth in action e, in un secondo momento, dalla partecipazione al corso in Europrogettazione per le Pubbliche Amministrazioni 2012, organizzato dall Assessorato ai Fondi UE della Provincia di Latina, cui ho preso parte in qualità di coordinatore Eurodesk e delegato comunale. Progettare significa per me implementare quelle idee che nascono dalle menti di un territorio e che consentono il suo sviluppo economico, culturale e, di conseguenza, la crescita intellettuale delle persone che vi risiedono. Tutto ciò, in questo momento storico, significa dare un altra chance alla propria terra, senza essere costretti altrimenti ad abbandonarla, convogliando sul territorio di riferimento i fondi necessari al suo sviluppo tout court. Entrando in contatto con realtà associative e culturali di indubbio spessore, ho avuto modo 11 di tradurre in pratica gli insegnamenti teorici, ovvero di incanalare in linee guida prestabilite necessità e, laddove ve ne fossero, buone idee. Spesso, infatti, la vera sfida, nonché la discriminante in sede di valutazione di un progetto, è la qualità e l originalità dell idea che sta alla base della compilazione del formulario. Due sono i progetti principali ai quali sto lavorando e al momento sottoposti all iter di valutazione, Yes we radio! e Terre di mezzo Il primo, incentrato interamente sull inclusione sociale con l ausilio di mezzi non convenzionali, è stato scritto con il supporto di un rappresentante del Consiglio Giovani del Comune di Cori e Giulianello e di uno dei Servizi sociali e presentato per conto dell Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Cori, in risposta ad un bando di Generazioni Moderne. Il secondo progetto, incentrato sulla salvaguardia ambientale e sulla prevenzione del dissesto idrogeologico, e per il quale siamo in attesa di approvazione, è stato redatto in risposta alla call 2013

12 del programma comunitario Life, per conto della Provincia di Latina e dei Comuni di Cori e di Itri. Mi sto, inoltre, occupando di alcuni progetti per il mio comune di residenza, di scambi giovanili (nell orbita del programma Youth in Action ) e di progettazione integrata per due associazioni culturali. Importantissima è anche la mia prima esperienza di consulenza commissionatami dall associazione Giovani nel mondo, con la quale sto progressivamente affinando le strategie di monitoraggio bandi e call in scadenza. Trovo questa attività stimolante e dinamica, perché necessita di continuo aggiornamento ed attenzione costante per le call in uscita e per quelle lampo (bandi la cui scadenza è breve in rapporto alla data di pubblicazione). Da qui ai prossimi anni il mio obiettivo è quello di specializzarmi ulteriormente ed aggiornare le mie conoscenze, grazie alle quali espandere il raggio d azione della mia professione fuori dai confini nazionali, tenendo sempre presente la realtà da cui sono partito ed avendo per essa una particolare considerazione. Confido in una realizzazione personale che derivi dall attenzione alle realtà ed alle necessità territoriali, verso le quali incanalare idee ed energie, con l obiettivo, da sempre dichiarato, di valorizzare quelle risorse spesso presenti, ma celate il più delle volte dietro un disastroso e lesivo immobilismo. Credo che, mai come oggi, l attività di Europrogettazione sia di fondamentale sostegno laddove non addirittura vitale- per tutti quegli enti che vogliano, in tempi di crisi, soddisfare necessità che sono esse stesse alla base delle linee guida dell Unione Europea. Ottenere un finanziamento è sicuramente motivo di gioia per l ente che ne fa richiesta e un vantaggio per tutta la comunità, ma è soprattutto la realizzazione del progetto e il conseguimento dei suoi obiettivi a rappresentare la vera vittoria per l europrogettista!. FORMARSI NEL CAMPO DELLA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE IL CENTRO PER LA FORMAZIONE ALLA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE DI TRENTO La formazione deve incoraggiare lo sviluppo in ciascun cittadino di tre cose: una mente curiosa, la capacità di apprendere dagli altri e di adattare ciò che si impara ai propri bisogni, la sicura fiducia della propria posizione come membro libero della società che rispetta gli altri e ne è rispettato per quello che fa e non per quello che ottiene Solo cittadini liberi, consci del proprio valore e uguaglianza possono costruire una società libera Julius Nyerere STORIA DEL CENTRO E STRUTTURA Il Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale è un organizzazione dedicata al miglioramento delle conoscenze e delle capacità di chi è impegnato nella solidarietà internazionale. Il Centro offre diversi servizi alle organizzazioni e agli individui, cercando di favorire il collegamento tra attori, istituzioni e risorse attualmente o potenzialmente impiegate nella solidarietà internazionale a livello locale. La solidarietà internazionale cui il Centro guarda più in particolare è quella promossa dagli attori non statali e dagli enti locali, ovvero alla c.d. cooperazione decentrata, con un attenzione alla sua declinazione volta a promuovere partenariati territoriali e sviluppo di comunità. Il Centro per la formazione alla solidarietà internazionale è un associazione costituita nel 2008, da organizzazioni e istituzioni che hanno ruoli chiave in diversi settori della comunità locale. I Soci fondatori sono: Provincia Autonoma di Trento, Federazione Trentina della Cooperazione, Fondazione Opera Campana dei Caduti e l Università degli Studi di Trento. Il Centro, inoltre, è partner di: il Centro OCSE-LEED per lo sviluppo locale ed il Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani. Trovano, quindi, spazio nel Consiglio Direttivo del Centro: l amministrazione locale, la ricerca, le forze economiche e produttive, nonché diverse declinazioni della società civile. Garante per il supporto e consulenza scientifica al Consiglio Direttivo, presieduto dal Dott. Carlo Basani, è il Comitato Scientifico che, concluso il primo mandato è ora in fase di rinnovo. Ad oggi hanno confermato la propria adesione, l attuale Presidente Marco Tubino (Responsabile del Dipartimento di In- 12

13 gegneria Civile e Ambientale dell Università degli Studi di Trento), Anna Maria Gentili (Professore dell Alma Mater, Università degli Studi di Bologna) e Carla Locatelli, (Prorettrice alle relazioni internazionali dell Università degli Studi di Trento). ATTIVITA DEL CENTRO Formazione È l attività principale del Centro, che organizza corsi, seminari, laboratori, convegni, eventi, esperienze di campo e visite studio rivolti a giovani, studenti, insegnanti, operatori, responsabili, decisori, esperti, cittadini; offrendo l opportunità di avvicinare, approfondire, praticare, condividere saperi e pratiche di solidarietà internazionale. Le metodologie sono diversificate, gli argomenti sono molteplici ma l attenzione è incentrata sui partecipanti incoraggiando la costruzione di conoscenza condivisa. La formazione avviene così dalla condivisione di approcci, situazioni e soluzioni esperiti da partecipanti e formatori in una logica di scambio e di co-costruzione continua di senso collettivo. Ricerca La ricerca promossa dal Centro sostanzia l attività di formazione, nutrendola ed arricchendola grazie alla valorizzazione e capitalizzazione delle esperienze di solidarietà internazionale di cui il Trentino è ricco. L ipotesi di fondo muove dalla semplice constatazione che la solidarietà internazionale sta vivendo, a livello mondiale, una fase di profondi cambiamenti e necessita di nuove strategie politiche ed economiche fondate sullo studio e sulla comprensione dei fenomeni. La ricerca del Centro ha carattere empirico ed un taglio valutativo, dove la valutazione è intesa come processo di apprendimento a partire dai punti di forza, dai successi nonché dai nodi, dalle criticità delle iniziative oggetto di indagine. I risultati della ricerca sono dunque ricompresi nella formazione che il Centro propone conferendole così uno slancio proattivo nel costruire nessi continui tra l aula e i contesti di applicazione. Formazione di formatori Le attività ricomprese all interno di questa voce rispondono a due finalità principali: la prima è la formazione di soggetti terzi con l attesa - esplicita e negoziata che questi, all interno delle organizzazioni di appartenenza, attivino a loro volta azioni formative o valutative che abbiano ad oggetto la solidarietà internazionale ai vari livelli; la seconda è il rafforzamento del Centro, per cui la formazione di testimoni, formatori, animatori, valutatori risulta funzionale all azione formativa diretta che il Centro promuove e realizza, poiché consente di ampliare il bacino di risorse umane disponibili, preparate e consapevoli a cui attingere per la realizzazione degli interventi formativi più diversi. FORMAZIONE, QUALE FORMAZIONE? Formare, per il Centro di Formazione alla Solidarietà Internazionale, significa produrre conoscenza a partire dalle esperienze, ovvero valorizzare e sistematizzare pratiche e saperi per favorire l apprendimento degli individui e delle organizzazioni; nonché elaborare e mettere a disposizione strumenti concettuali e operativi che aiutino le persone a leggere i contesti in cui vivono e ad affrontare i cambiamenti che si propongono quotidianamente. La formazione alla solidarietà internazionale, in più, lavora sulla capacità di cogliere la complessità e l interdipendenza che caratterizzano il nostro tempo: aiuta a costruire una visione a tutto tondo del mondo, supporta nel tessere reti, arricchisce suggerendo che la dimensione internazionale può essere uno specchio del quotidiano, un luogo in cui riconoscersi e di cui riappropriarsi. La Formazione proposta dal Centro si articola in cinque diverse modalità, definite come i Cinque Verbi del Centro. LEGGERE Testi e ConTesti: sia nel suo significato più classico, sia nella sua accezione figurata di interpretare, decifrare le narrazioni proprie ed altrui. Per coltivare la capacità di pensarsi nei panni degli altri, di essere lettori intelligenti della storia di chi incontriamo, è necessario conoscere la concezione della vita e le esperienze entro le quali si ascrive la storia delle persone e dei popoli. Leggere i contesti e ri-leggerli alla luce delle proprie esperienze, per poter formulare osservazioni critiche sullo sviluppo delle istituzioni politiche e sociali nelle varie regioni del mondo e soprattutto per riconoscere, rispettare e valorizzare le forme di solidarietà che caratterizzano ciascun ambito culturale e comunitario nel momento in cui si va a intervenire. INCONTRARE l Altro e l Altrove: imbattersi, camminando, con chicchessia. Verbo che presuppone cammino, viaggio, spostamento tra luoghi diversi. L esperienza formativa alimenta il viaggio: si sostanzia in viatico semplice ma essenziale per la bisaccia 13

14 di chi si appresta a compiere l esperienza di uscire dal qui e dal sé per andare incontro all Altrove e all Altro. PROGETTARE. Strumenti e significati: è l azione di gettare in avanti; si progetta ciò che si ha intenzione di realizzare nel futuro. Richiede una capacità di immaginazione e al contempo l abilità di usare intelligentemente gli strumenti, ancorandoli al senso e agli obiettivi ultimi delle azioni che si muoveranno. Nel settore della solidarietà internazionale, trattandosi di iniziative a carattere collettivo e di utilità sociale, progettare presuppone la capacità di lavorare insieme, in stretta collaborazione con tutti i portatori di interesse. GESTIRE la complessità: amministrare con cura la complessità di dimensioni che interagiscono nella solidarietà internazionale. Si amministra denaro spesso pubblico si gestiscono persone e progetti, si assumono decisioni proiettando l agire verso il futuro. E anche governare, nella sua etimologia di dirigere una nave, volendola condurre al sicuro attraverso scogli, secche, tempeste e venti contrari. Riuscendo dunque ad avere visione più ampia, pur nella complessità che caratterizza il nostro tempo. PARTECIPARE prendere parte, aderire alle iniziative che hanno al centro il tema della solidarietà internazionale. Spesso significa assumere che il viaggio comincia qui ed ora perché oggi nessuno può dirsi estraneo all interdipendenza globale. Significa ad esempio - guardare al proprio stile di vita ed essere disposti a rimettersi in discussione. Per essere cittadini del mondo servono molte conoscenze, in ambiti disciplinari diversi, accrescendo la capacità di costruire connessioni e saperle valutare criticamente. info@tcic.eu del Tavolo Trentino con il Mozambico ed ha collaborato con il Consorzio Associazioni con il Mozambico (CAM) dal 2001 al 2007 come coordinatrice del programma di cooperazione decentrata tra la Provincia Autonoma di Trento e la Provincia di Sofala (Mozambico) nel distretto di Caia seguendo in modo particolare l area educativa, socio-sanitaria ed il supporto alle istituzioni locali nelle attività di pianificazione nel quadro del decentramento amministrativo promosso dal paese. Come è nata l idea di un Centro che avesse come fine ultimo quello di formare i giovani e gli operatori alla solidarietà internazionale? Il Trentino vanta una lunga tradizione ed un serio impegno nella solidarietà internazionale. La legge che istituisce l impegno della provincia autonoma in questo settore è del 1988, un anno dopo, la legge nazionale e dal 2005 ha fissato per legge una quota minima del proprio bilancio per le attività di solidarietà internazionale. Unitamente all impegno diretto in azioni di solidarietà internazionale, c è stata la lungimiranza di investire in attività di formazione, fondamentali per far crescere un azione consapevole, mai disgiunta dal pensiero e dalla capacità di riflessione sull agire stesso. Tra la fine degli anni 90 e l inizio del 2000, fu l UNIP (Università dei Popoli e delle Istituzioni per la Pace) di Rovereto ad integrare la tradizionale offerta formativa sui temi della pace con i temi della solidarietà internazionale. Centinaia di persone appartenenti al variegato mondo delle associazioni, ONG trentine si sono formate all UNIP sui temi della progettazione, del dialogo interculturale, delle diverse modalità di intendere la solidarietà internazionale (dal sostegno a distanza al microcredito). Anche GO INTERNATIONAL INTERVISTA JENNY CAPUANO, DIRETTRICE DEL CENTRO Direttrice del Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale dalla sua fondazione nel Laureata in lingue e letterature straniere presso l Università degli studi di Trento, si occupa di cooperazione internazionale da quattordici anni ed ha al suo attivo diverse esperienze di cooperazione. In particolare, ha facilitato la nascita 14

15 per me, giovane laureata, da poco entrata nel mondo della solidarietà internazionale ha rappresentato un importantissimo luogo di apprendimento e di condivisione dell esperienza. Il Centro rappresenta l evoluzione di UNIP, in termini di scala - da progetto della Fondazione Campana dei Caduti ad associazione composta dalla stessa fondazione, dalla Provincia autonoma di Trento, dall Università degli Studi di Trento e dalla Federazione trentina della cooperazione che rappresentano le realtà maggiormente impegnate nel settore della solidarietà internazionale e quindi in termini di sistema perseguendo la finalità di integrare alla formazione e ricerca il sostegno alle policy di questo settore in dialogo con altri settori vocati all internazionale. I target di riferimento sono molteplici, ma è sicuramente vero che la scommessa più grande riguarda la crescita delle associazioni di solidarietà internazionale e dei giovani. Le associazioni hanno esperienza, relazioni intessute nel tempo con i partner internazionali e possono mettere a patrimonio comune le valutazioni e dunque l apprendimento possibile dall esperienza. Tutto ciò rappresenta per i giovani, un opportunità formativa di alto valore, per non basare la propria conoscenza solo sui libri ma potersi misurare con la realtà, fatta di accadimenti positivi e di criticità. Se poi questi giovani trovano lo spazio favorevole per crescere umanamente e qualche volta professionalmente all interno delle associazioni, sostengono dall interno la crescita e l apertura delle associazioni al cambiamento, al nuovo. Il Centro scommette in questo circolo virtuoso, non come semplicistico slogan sui giovani, ma nella convinzione che il mondo e conseguentemente i paradigmi della solidarietà internazionale siano sostanzialmente cambiati e richiedano un dialogo fattivo tra esperienza passata e sguardo contemporaneo sul mondo e sulle relazioni possibili a livello internazionale. Il Centro incarna l idea di una formazione dinamica e condivisa, che va al di là sia del concetto di formazione formale che informale, crede che questa tipologia di formazione possa essere adatta anche a contesti diversi da quello della solidarietà internazionale? La formazione del Centro è rivolta agli adulti e quindi il modello teorico di riferimento è quello andragogico, dove l apprendimento avviene grazie ad un processo di ricerca attiva basandosi sui bisogni continui di conoscenza, sull indipendenza e la consapevolezza del sé, sull esperienza, sulle motivazioni, sulla disponibilità e dunque sull orientamento favorevole all apprendimento da parte dell adulto. Progettare la formazione al Centro è prima di tutto un operazione dialogica, di apertura e di incontro, ricognizione di istanze, narrazioni e visioni del mondo di persone, gruppi, contesti sociali. Solo dal dialogo possono nascere elaborazione e valutazione di idee e ipotesi sui contesti sociali e organizzativi, sui destinatari dei percorsi, sui processi di apprendimento, sui metodi e gli strumenti più adatti da mettere in campo, sui temi specifici, i contenuti, i formatori da coinvolgere. Questo approccio alla formazione è sicuramente valido al di là del contesto specifico della solidarietà internazionale e guarda a 360 gradi al mondo della formazione permanente, del life long learning (così si chiama il principale programma comunitario sulla formazione permanente) che supera il concetto stesso di educazione formale, non formale ed informale che si integrano per promuovere coesione sociale, cittadinanza attiva oltre alla realizzazione personale e professionale. Vi è poi un aspetto importante da sottolineare, non esiste una disciplina denominata Solidarietà Internazionale ma al contrario essa si alimenta di numerose e diverse discipline che devono potersi integrare le une alle altre per fornire un quadro sufficientemente nitido della complessità dell agire nel mondo della solidarietà internazionale. Per questo i corsi del Centro hanno la caratteristica della modularità, intesa come opportunità di integrare nel tempo, occasioni formative diverse che si integrano le une con le altre. Ad esempio, conoscere i contesti, la storia, le istituzioni, le culture dei paesi con cui la solidarietà internazionale intesse relazioni è secondo il Centro - condizione sine qua non per sostenere durevolmente dialogo ed azioni realmente cooperativi e solidali. A questi saperi (mai archiviati una volta per sempre, vista la mutevolezza costante dei contesti mondiali) se ne aggiungono numerosi altri, alcuni più centrati sul metodo, sugli approcci alla solidarietà internazionale altri sui temi e specifici contenuti. A cura di Beatrice Conci 15

16 LE UNIVERSITA' AMERICANE IN ITALIA LA JOHNS HOPKINS UNIVERSITY INTERVISTA AL PROF. MARCO CESA Marco Cesa, è professore di Relazioni Internazionali presso l Università di Bologna e la Johns Hopkins University, Paul H. Nitze School of Advanced International Studies, Bologna Center. Pubblicazioni: L equilibrio di potenza. Analisi storica e teorica del concetto (1987); Defining Security. The Case of Southern Europe and the Superpowers in the Mediterranean (1989); Le ragioni della forza. Tucidide e la teoria delle relazioni internazionali (1994); Politica e economia internazionale. Introduzione alle teorie di International Political Economy (1996); Le relazioni internazionali (a cura di, 2004), Alleati ma rivali. Teoria delle alleanze e politica estera settecentesca (2007), e numerosi articoli sulla teoria delle relazioni internazionali e su tematiche attinenti alla politica internazionale contemporanea. Essendo stato, durante gli anni della formazione, uno studente presso Università sia italiane che americane ed insegnando oggi sia presso l Alma Mater Studiorum- Università degli Studi di Bologna, che presso la Johns Hopkins University- Bologna Center, potrebbe indicarci quali sono le principali differenze tra la formazione universitaria italiana e quella statunitense? Premetto che la mia esperienza, di studente e di docente, presso università americane è limitata ai corsi di studio post-graduate, vale a dire ai programmi successivi alla laurea. Master e PhD-Dottorati, quindi. I primi possono essere utilmente messi a confronto con le nostre Lauree Magistrali. La differenza più grande credo che stia nel modo di insegnamento e nel metodo di studio. Nei Master (e nei PhD) americani, i corsi prevedono poche lezioni in aula e molto studio in biblioteca o a casa; in Italia, è vero il contrario: molte lezioni frontali e, di conseguenza, minor tempo per una assimilazione graduale del materiale. Se uno degli scopi della riforma 3+2 era quello di distinguere nettamente la laurea dalla laurea magistrale, si può ben dire che la riforma sia fallita. In Italia, di norma, continuano a imperversare corsi di circa 60 ore, con quattro-sei ore di lezione alla settimana. Moltiplicando questo carico per tre o quattro i corsi che in media uno studente frequenta ogni semestre viene fuori un numero assurdo di ore trascorse in aula. Legato a questo problema strutturale è poi l atteggiamento passivo degli studenti italiani, i quali, di norma, si limitano a verbalizzare, nei loro appunti, quanto viene detto dalla cattedra. In parte si tratta di un riflesso culturale, per dir così: in Italia come del resto in Francia e in Germania gli studenti non sono abituati a partecipare. In parte, però, per partecipare con un minino di cognizione di causa occorre avere il tempo per prepararsi, vale a dire presentarsi a lezione avendo già letto qualcosa di attinente all argomento del giorno. Ma se uno trascorre sei o otto ore in aula, quando ha il tempo (e la testa) di leggere qualcosa in pace, durante il ciclo del semestre? Nel sistema americano, per contro, le ore di lezione frontale sono di norma due alla settimana, per corso. Si calcola, poi, che ogni settimana lo studente debba leggere, contestualmente, il materiale relativo alle lezioni in svolgimento per circa dieci ore per corso. Per conto proprio. Riflettendo su quello che legge. Rielaborando le informazioni. Così facendo, lo studente si presenta in classe preparato, e la lezione non è più un semplice insegnamento impartito dalla cattedra, ma diventa un occasione per scambiare idee, sollevare dubbi, fare domande. Il processo di apprendimento, quindi, è molto più solido, strutturato, critico. In Italia, prima si va a lezione, e poi si fa la sgobbata per l esame. Nel sistema americano, invece, si va a lezione e si studia contemporaneamente; per questo, tra l altro, si sostengono gli esami immediatamente alla fine del corso, e non anche mesi, o anni dopo avere frequentato il corso, come accade da noi. Ma per studiare ci vuole tempo. E se il tempo se ne va con 16

17 ore e ore di lezione frontale, non è possibile conciliare le due fasi. In che modo si è evoluta (se si è evoluta) ed eventualmente ridotta o ampliata questa differenziazione nel corso degli anni? Concorda con coloro che sostengono che la formazione italiana si stia avvicinando a quella di stampo anglosassone, ovvero più orientata alla pratica? Di evoluzione non parlerei proprio. Le cose stavano in questi termini quando ero studente, trenta anni fa, e sono rimaste tali, ora che insegno. Né vedo proprio come si possano trasformare abitudini così radicate. La riforma o meglio, le riforme degli ultimi dodici anni avrebbero potuto essere una splendida opportunità per incidere in modo significativo su questa prassi, ma l inerzia organizzativa è stata più forte. Quanto all orientamento alla pratica, molto dipende, credo, dalle materie di cui stiamo parlando e dalla sede cioè dallo specifico corso di laurea che vogliamo prendere in considerazione. Ed in modo particolare, per quanto concerne lo studio delle relazioni internazionali, quali sono, secondo Lei le differenze metodologiche più significative? Se ci muoviamo in base ai quattro tradizionali pilastri su cui dovrebbe poggiare ogni corso di studio in affari internazionali economia internazionale, diritto internazionale, scienza politica (ristretta qui alla disciplina chiamata Relazioni internazionali e i suoi pochi derivati) e storia delle relazioni internazionali (coniugata anche al livello di specifiche aree del mondo), rispetto ai programmi di Master americani, le nostre Lauree Magistrali offrono molti meno corsi di economia il che è un grosso problema, a mio modo di vedere. Questo è vero in tutti i corsi di laurea italiani. Poi, a seconda della sede, si trovano corsi di laurea con troppe (o troppo poche) materie giuridiche e politologiche. Le materie storiche, infine, sono ben rappresentate quasi ovunque. Ma qui abbiamo un altro problema: se la pratica di cui si parlava sopra si riferisce a una certa attenzione ai problemi contemporanei, sono pochi gli storici che si avventurano sul terreno minato della attualità. Negli Stati Uniti, invece, vengono impartiti molti insegnamenti centrati proprio su tematiche odierne. Quindi, caso mai, il difetto è l opposto: eccessiva enfasi sui temi dei giorni nostri a scapito di un retroterra storico del quale non si può fare a meno. Tra le Sue numerose esperienze di studio e di ricerca, annovera anche due Fulbright Fellowship programmes: quale è la Sua opinione in merito? Le Borse Fulbright sono, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, lo strumento per eccellenza che ha permesso a migliaia di stranieri italiani compresi di specializzarsi negli Stati Uniti. Non c è bisogno di aggiungere altro, credo. Tenendo a mente le tasse universitarie americane, che sono semplicemente astronomiche per gli standard a cui siamo abituati, e l importanza di un soggiorno di studio negli Stati Uniti, se ci si occupa di certe materie, l importanza del programma Fulbright diventa immediatamente evidente. Se dovesse consigliare il percorso formativo migliore ad uno studente italiano che auspica ad una carriera internazionale nell ambito delle relazioni internazionali, quale sarebbe? Una buona laurea triennale, presso qualsiasi sede (i programmi di studio sono molto 17 standardizzati, a questo punto, e di livello medio, se non mediobasso, praticamente ovunque, anche all estero), e poi un Master all estero, preferibilmente in Francia (SciencesPo, a Parigi, ha recentemente aperto una scuola di Master in vari aspetti degli affari internazionali, in cui l insegnamento è impartito in inglese), nel Regno Unito, o negli Stati Uniti. A meno che lo studente non voglia acquisire competenze regionali e linguistiche specifiche nel qual caso, avrebbe senso conseguire un Master nel paese del quale si vuole diventare specialisti. Occhio, comunque, al rientro in Italia. Per certi concorsi pubblici l esempio più importante è quello della Farnesina è richiesta, come requisito di ammissione, una Laurea Magistrale in particolari settori, con quelle particolari sigle. Certo, si può sempre chiedere l equipollenza tra il titolo di studio conseguito all estero e la laurea magistrale italiana che ci interessa. Ma si tratta, di norma, di processi lunghi e soprattutto incerti. Un Master inglese, per esempio, non può essere riconosciuto come laurea magistrale, perché dura solo un anno, mentre la nostra laurea magistrale è di due anni. E poi bisogna vedere se il contenuto degli studi fatti soddisfa i requisiti del corso di laurea presso il quale ci si rivolge. Insomma, se si ha l intenzione di tentare la strada della carriera diplomatica, è più prudente conseguire anche la laurea magistrale in Italia, e poi prepararsi al concorso. Ma se si ha in mente una carriera svincolata dalla burocrazia italiana, qualsiasi Master conseguito presso una istituzione straniera di buon livello è sicuramente più utile, tanto per la lingua straniera, che a quel punto verrà assimilata completamente, quando per la formazione nel suo complesso. A cura di Beatrice Conci

18 "CONOSCENZA PER IL MONDO" JOHN HOPKINS UNIVERSITY- SAIS- BOLOGNA CAMPUS La Johns Hopkins University ha aperto nel 1876, con l'inaugurazione del suo primo Presidente, Daniel Coit Gilman. Nel discorso di apertura, egli proclamò la missione dell Università: "Promuovere la ricerca e l'avanzamento di singoli studiosi, che con la loro eccellenza faranno avanzare le scienze che si prefiggono e la società in cui vivono". Gilman riteneva che l'insegnamento e la ricerca fossero interdipendenti e che il successo in uno dipendesse dal successo nell'altra. Dopo più di 130 anni, la Johns Hopkins University rimane un leader mondiale in ambito didattico e di ricerca e la sua mission resta quella di educare i suoi studenti a coltivare la loro capacità di apprendimento permanente, per promuovere la ricerca indipendente e originale, e per portare i benefici delle loro scoperta al mondo intero. L'università ha nove divisioni accademiche: la Scuola Krieger of Arts and Sciences, la Scuola di Ingegneria Whiting, la Scuola di Formazione, la Business School Carey, la Facoltà di Medicina, Sanità Pubblica e Nursing, Istituto Peabody (una delle principali scuole di musica professionale) e la Paul H. Nitze Scuola di studi internazionali avanzati (SAIS). La SAIS è considerata una delle migliori scuole di specializzazione a livello mondiale per lo studio delle relazioni internazionali, dell'economia internazionale, della diplomazia e della scienza politica. La scuola è, inoltre, considerata un importante centro di dibattito politico in quanto è servita da base per una serie di importanti politologi ed economisti, trai quali Francis Fukuyama, Zbigniew Brzezinski e Eliot Cohen. Ha tre sedi: la principale a Washington D.C., a Bologna e in Cina: Hopkins Nanjing Center fondato nel Il campus europeo della Paul H. Nitze School of Advanced International Studies, è stato fondato nel 1955 da C. Grove Haines e, nel 1961, si è trasferito nella sede attuale di via Belmeloro- Bologna, che è stata rinnovata completamente nel La SAIS di Bologna accoglie ogni anno circa 200 studenti provenienti da 35 paesi diversi, con uno rapporto studente-docenti di circa 6 a 1. Le caratteristiche distintive del Centro sono: la presenza di corpo docente formato da una 40ina di professori, provenienti da Università, Istituti di Ricerca, Think-Tank, ONG internazionali, società di consulenza ed Istituzioni Finanziarie, europee e non solo; e, che ogni anno, gli studenti possono scegliere fra più di 60 corsi diversi. Il Direttore del Centro di Bologna è Kenneth H. Keller, professore di Politica Internazionale presso il Centro e Professor emerito dell Università del Minnesota. I Corsi di studio offerti presso la Johns Hopkins University-SAIS Bologna Campus sono: Master of Arts in Relazioni Internazionali - è un programma di due anni, il primo a Bologna ed il secondo a Washington; Master of Arts in International Affairs MAIA- corso di due anni a Bologna; Master in International Public Policy - MIPP: è un corso di laurea rivolto a professionisti di carriera che lavorano nel campo degli affari internazionali e si svolge esclusivamente a Bologna; ed il Diploma in Studi Internazionali: che è un corso annuale e può fungere da primo anno di Master. Infine, la SAIS-Bologna Campus offre programmi di doppia-laurea in collaborazione con il Diplomatische Akademie di Vienna e con l Alma Mater Studiorum-Università degli Studi di Bologna. Maggiori informazioni si trovano su: 18

19 AMERICAN UNIVERSITY DI ROMA INTERVISTA AL PROF. WALSTON DEL DIPARTIMENTO RELAZIONI INTERNAZIONALI James Walston è Associate Professor of International Relations presso la American University of Rome; Coordinator del modulo di International Relations al Master Euro Sapienza in European and International Policies and Crisis Management. Nel suo curriculum accademico: un PhD alla Cambridge University in Political Science; un diploma di Perfezionamento in Scienze sociali e morali presso l Università La Sapienza di Roma; un B.A. in Law alla Cambridge University. Oltre ad essere uno scienziato politico, James Walston è anche un political analyst specializzato in relazioni internazionali. Ha insegnato per 30 anni scienza politica e storia contemporanea in diverse università italiane e americane approfondendo in particolar modo lo studio dei sistemi politici italiani, pubblicando molti saggi al riguardo. Dal 1991 insegna presso la American University of Rome ed è a capo del dipartimento di relazioni internazionali dal Assieme alla professoressa Isabella Clough Marinaro, ha costituito il Center for Research on Racism in Italy. Molti dei suoi lavori riguardano l Africa Occidentale, il crimine organizzato e l identità nazionale nei Paesi Balcanici. Tra le sue recenti pubblicazioni: Italian foreign policy since the end of the Cold War in Carbone M. (ed) Italian Foreign Policy Lexington. Italy s second generations : the sons and daughters of migrants in Bulletin of Italian Politics 2 (1) Summer 2010 (with Isabella Clough Marinaro). Blog: Prof. Walston, qual è la lezione tipo svolta presso la vostra università? Per cominciare, va detto che all American University di Roma le lezioni sono di solito di tipo seminariale, non formale. Pochi sono i colleghi che salgono in cattedra ed espongono semplicemente la lezione del giorno. La nostra politica è piuttosto quella di avere un contatto diretto con lo studente che deve sentirsi libero di poter fare delle domande se non ha capito un concetto o partecipare ad un dibattito in classe con i suoi colleghi. Questo sistema, a dir la verità, è incentivato dal fatto che le nostre classi arrivano ad un massimo di 30 persone, perciò è molto più semplice rispetto alle università italiane poter coltivare maggiormente il rapporto tra docente e studente. Professore, quali sono i tratti caratteristici che distinguono l American University of Rome dalle altre Università, anche di natura internazionale, presenti sul nostro territorio? A mio parere, tre sono i punti di forza che differenziano l American University of Rome dagli altri istituti. In primo luogo, nella nostra università vengono organizzati ogni anno dei viaggi studio che permettono agli studenti di acquisire crediti formativi. Di solito, in autunno ci si reca nelle città simbolo delle organizzazioni internazionali dunque Bruxelles, Ginevra e Vienna e si visitano i siti più significativi quali la Commissione Europea, la sede della Nato, l UNHCR e cosi via. Solitamente, la nostra permanenza non si estende oltre le due/tre giornate. In primavera, invece, si organizzano dei viaggi in Paesi che vertono in situazioni di post conflitto. Ci rechiamo solitamente in Kosovo, nei Paesi Baschi, in Montenegro e in Irlanda del Nord. In gennaio andiamo in Ghana per due settimane. Durante questo secondo tipo di esperienza organizziamo corsi gestiti in collaborazione con professori, diplomatici e politici locali e cerchiamo il più possibile di avere un confronto diretto anche con vari esponenti della società civile del Paese in cui ci troviamo. A questa seconda tipologia di viaggio possono partecipare anche studenti provenienti da altre Università. Al termine di tale esperienza, i ragazzi devono scrivere una relazione finale che gli permette di conseguire da 1 a 3 crediti. Un secondo elemento peculiare della nostra università è la valorizzazione concessa dai nostri corsi alla città nella quale si svolgono, Roma. Con ciò voglio dire che in determinati corsi la metà delle lezioni si conduce in situ. Ad esempio, se si segue il corso di diplomazia verranno organizzate 19

20 delle uscite alla Farnesina, al Vaticano, alle sedi di agenzie ONU, ai Cavalieri di Malta. Spesso visitiamo anche sedi di importanti ONG quali Emergency, la Comunità di Sant Egidio e molte altre. La terza punta di diamante dell American University sono gli stage. Ci dica qualcosa di più a tal proposito professore. Ci sono due tipi di stage all American University. Uno lo si fa prettamente per ottenere crediti. In questo caso lo studente trova un agenzia, un ente o quant altro e, in seguito alla nostra approvazione, consegue presso questo 135 ore di tirocinio a cui verranno attribuiti 3 crediti come per un corso semestrale. La seconda tipologia è inerente ai rapporti che la nostra università coltiva con le agenzie ONU a Roma, in particolare FAO e WFP. Molto spesso sono proprio queste organizzazioni a richiederci di selezionare alcuni dei nostri studenti più meritevoli per uno stage e noi forniamo loro questo servizio. Proprio a Ginevra qualche giorno fa ci hanno spiegato come per accedere ad una carriera internazionale nelle Nazioni Unite sia assolutamente necessario avere un esperienza di stage e noi all American University sappiamo quanto è importante cercare di conciliare la teoria accademica con la pratica sul campo. Professore, che tipo di corsi di laurea offre l American University? Per il momento nel nostro programma formativo abbiamo solo il BA che consiste in un programma quadriennale di 120 crediti distribuiti in 40 corsi di tre crediti ciascuno. Se si mantiene una media molto alta o si è particolarmente attivi, è possibile ottenere il titolo di laurea in un tempo minore, ad esempio frequentando dei corsi estivi o partecipando ai viaggi studio sopra descritti. Professore, quale livello di riconoscimento possiede in Italia il titolo di laurea conseguito all American University? Purtroppo per poter accedere a concorsi pubblici italiani ove è richiesto un titolo di laurea, il BA dell American University non è considerato valido. L unica eccezione è costituita dal BA in comunications che può essere conseguito all università di Macerata aggiungendo solo due o tre esami al percorso sostenuto nella nostra Università. Per quanto riguarda il settore privato, invece, il titolo di laurea conseguito all American University non incontra alcun tipo di problema, molti dei nostri laureati in business attualmente hanno trovato lavoro in alcune delle più importanti aziende del settore privato italiano. Ultimamente, abbiamo iniziato ad indire dei corsi che contano come master, ma la strada è ancora lunga. Professore, qual è la provenienza dei vostri studenti? La maggioranza di loro è costituita da Americani che scelgono di trascorrere qui un semestre o un anno di study abroad, riportando poi i crediti conseguiti all università di provenienza. La restante parte è costituita dai nostri laureandi, di diversa provenienza e nazionalità. Un po meno della metà è americana, un quinto italiano e gli altri vengono da tutte le parti del mondo per un totale di una quarantina di nazionalità. Professore, qual è il vostro rapporto con le Università americane? Abbiamo molti contatti con svariate università statunitensi, l Università del Maryland, l American University di Washington, alcune università cattoliche, l università della Florida. Tutti questi atenei mandano i loro studenti qui per un periodo di tempo che va dai sei mesi ai due anni e, viceversa, i nostri studenti hanno la possibilità di recarsi negli Stati Uniti. 20

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