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1 UNIVERSITA DELLA CALABRIA FACOLTA DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI Corso di laurea in Scienze Naturali Dott. Alessandro Franzè Anno Accademico

2 Classificazione tratta da: Atlante Natura Giunti Insetti

3 Corso di Laurea SN Principi di Entom. Gen. ed Appl. Introduzione La classe degli insetti costituisce uno dei taxon più numerosi avendo circa un milione di specie già ben determinate determinate.. Per fortuna solo un numero molto esiguo di questo immenso esercito vive nei centri urbani e tale primato spetta all ordine dei Ditteri, più comunemente mosche e zanzare zanzare.. Sono noti come insetti fastidiosi che arrecano molestie e danno all uomo all uomo..

4 Storia e diffusione La maggior parte dei resti fossili risale all Eocene superiore. I Ditteri hanno accompagnato l uomo nella colonizzazione dei centri urbani e lo seguono con ostinazione, soprattutto nelle regioni calde e temperate. Non esiste nessuna regione al mondo dove non siano presenti, e questo è dovuto al fatto che mosche e zanzare hanno sempre dimostrato una straordinaria capacità di adattamento agli ambienti più svariati. Molti Ditteri frequentano escrementi, acque luride, espettorati, ferite purulente, tavole imbandite etc. L ordine Diptera ha interesse sanitario in quanto capace di provocare alterazioni patologiche a causa della diffusione di molti microrganismi.

5 Corso di Laurea SN Principi di Entom. Gen. ed Appl. Sistematica: il capo Il capo è mobile e globoso ed interamente occupato da occhi composti che nei possono toccarsi nella parte superiore. Gli occhi composti di un Dittero costituiti da tanti ommatidi

6 Sistematica: il capo Le antenne nei Nematoceri sono lunghe e filiformi e composte da diversi articoli, di solito 7; nei Brachiceri sono molto corte con 3 articoli principali, di cui l ultimo porta una setola o stilo. Antenne di Ditteri

7 L apparato boccale è pungitore e succhiatore, incisore e succhiatore, o semplicemente succhiatore, con una proboscide lambitrice. Tale apparato consta di: un labbro superiore. un paio di mandibole. Sistematica : il capo un paio di mascelle (appuntite o seghettate). un labbro inferiore (conformato a proboscide tubolare terminante con 2 lobi noti come labelli). una Prefaringe (percorsa dal condotto salivare). un Ipofaringe, contenente una secrezione che impedisce al sangue succhiato di coagularsi.

8 Sistematica : il capo

9 Sistematica: il torace Il torace è suddiviso in 3 sottoregioni (non segmenti): 1. Protorace 2. Mesotorace 3. Metatorace Il torace presenta: le appendici motorie (zampe) e le espansioni laminari (ali).

10 Sistematica: il torace Le zampe sono di varia lunghezza e terminano normalmente con un tarso costituito da 5 articoli, recanti un paio di artigli che assicurano la presa nel camminare. Tali strutture sono infatti bagnate da una secrezione collosa che permette agli insetti di aderire ai muri con tutte e 6 le zampe. Zampe di vari Ditteri

11 Sistematica: il torace Tutti i Ditteri (Diptera dal greco di=due) presentano ali anteriori funzionali, trasparenti, strette oblunghe e con poche nervature. Le ali dei Ditteri non sono espanse come nell ordine dei Coleotteri. Quelle posteriori si sono evolute in halteres (bilancieri), cioè organi che danno equilibrio. 1:ala di un Brachicero; 2:ala di un Nematocero

12 Sistematica: il torace I bilancieri che si presentano come peduncoli filiformi sono costituiti da una parte basale e squamosa detta scabello ricca di sensilli, di un pedicello e di un capitolo globoso posto nella parte terminale esterna. Questi organi vengono impiegati durante il volo e vibrano costantemente, in contrasto di fase con le ali (concorrono al volo, ma non lo esplicano. Sono organi di senso statico). Bilanciere

13 Sistematica: l addome L addome dei Ditteri, può essere sia lungo e cilindrico, sia tozzo e bombato, ma formato al massimo da 11 segmenti. Le aperture riproduttive si trovano all altezza del IX segmento.

14 Sistematica: l addome Nei troviamo 2 paia di gonopofisi, fra le quali si trova l edeago. L apparato riproduttore è costituito da: un paio di testicoli; un paio di eiaculatore; deferenti che confluiscono nel dotto 1, 2 o 3 vescicole seminali collegate ai deferenti o al dotto eiaculatore; spermatozoi aflagellati.

15 Sistematica: l addome Nelle,, generalmente, i segmenti VII e X costituiscono un ovopositore. L apparato riproduttore è costituito da: un paio di ovari (composti da molti ovarioli politrofici); ovidotti che confluiscono in un canale che continua con la vagina; spermateca.

16 Classificazione Ordine Diptera Sottordine Nematocera (zanzare, simulidi, tipule etc) Brachycera (mosche,tafani, drosofile, etc)

17 Sistematica: sottordine Nematocera Ai Nematoceri vi appartengono piccoli e delicati insetti ben noti per le punture inflitte che possono trasmettere gravi malattie. I Nematoceri presentano: 1. corpi allungati; 2. lunghe antenne composte a stelo esile; 3. apparato boccale succhiatore perforante (più forte e sviluppato negli individui di sesso femminile). Palpi mascellari ai lati della proboscide; 4. zampe gracili e lunghissime; 5. ali strette o oblunghe; 6. capo di forma sferica con occhi composti; 7. antenne molto piumate solitamente nel.

18 Sistematica: sottordine Nematocera Schema del corpo di un Nematocero

19 Sistematica: sottordine Nematocera Sottordine Famiglia Sottofamiglia Genere Specie N E M A T O C E R A Culicidae Culicinae Anophelinae Aedinae Culex Anopheles Aedes Esempio di classificazione sistematica dei Nematoceri più noti per importanza sanitaria Cx. pipiens A. maculipennis spp Ae. albopictus

20 Nel nostro paese sono diffuse 3 zanzare differenti, ma tutte potenziali vettori di malattie: La zanzara comune: (Culex pipiens) La zanzara anofelina: (Anopheles maculipennis spp) La zanzara tigre: (Aedes albopictus) In arrivo dall Africa: la zanzara febbre gialla (Aedes aegypti) Sistematica: sottordine Nematocera della

21 Sistematica: la famiglia dei Culicidi Il regime alimentare dei Culidici adulti è diverso a seconda del sesso. I si nutrono di sostanze zuccherine che prelevano dalle piante. Le, invece, hanno bisogno anche di sangue per maturare le uova. di Nematocero

22 Sistematica: sottordine Nematocera I Culicidi sono tra gli insetti di maggiore importanza sanitaria perché vettori di protozoi (plasmodi malarigeni), di virus, nematodi, batteri, micoplasmi, etc. la trasmissione può realizzarsi secondo 2 modalità: 1. Meccanica (la comune puntura). Avviene quando il patogeno dall insetto, viene trasmesso mediante le appendici boccali infette. veicolato 2. Biologica. Il microrganismo risale nelle ghiandole salivari dell insetto; spesso si moltiplica nel vettore, o addirittura si trasferisce nelle gonadi per poi trasmettersi alla discendenza (è il caso dei patogeni transovarici). Una volta adattato, il patogeno si lega all insetto con un rapporto di specificità, come per esempio accade nella trasmissione della malaria (Protozoo Plasmodium Zanzara Anopheles).

23 La famiglia dei Culicidi Quando una di zanzara si nutre di un ospite vertebrato, incide e penetra la sua cute con un fascio rigido di strutture (stiletti boccali) che sondano i tessuti dell ospite; così entrano in un capillare sanguigno per la suzione. La saliva dell insetto viene pompata nella ferita (prevenendo la coagulazione del sangue con un getto di saliva antiemostatico, che poi è la causa della ben nota irritazione pruriginosa cutanea), ed il sangue è succhiato lungo il canale alimentare della zanzara. Se osserviamo una zanzara mentre sugge il sangue, vediamo che il suo addome aumenta rapidamente di volume e si colora di rosso.

24 La famiglia dei Culicidi

25 La famiglia dei Culicidi Se la zanzara si è precedentemente alimentata da una persona infetta, il sangue conterrà i gametofiti del parassita. Questi producono all interno dell intestino della zanzara gameti maschili e femminili e gli zigoti che si formeranno saranno così mobili da originare sporozoiti, che migreranno fino a giungere nelle ghiandole salivari della zanzara, rappresentando così gli stadi infettivi che vengono iniettati in un nuovo ospite insieme alla saliva del Nematocero quando questo si alimenta di nuovo.

26 Corso di Laurea SN Principi di Entom. Gen. ed Appl. La famiglia dei Culicidi

27 Biologia della famiglia dei Culicidi I di molte specie di zanzare, verso il tramonto, formano sciami che compiono danze aeree; le, attratte dalle danze, vi si imbracano e vengono afferrate dai ed inseminate. La dopo aver effettuato 1 o più pasti di di sangue, completa la maturazione delle uova. Il sangue che occupa l addome scompare mentre si fa evidente la massa delle uova di colore bianco giallastra. L insetto va poi alla ricerca dell acqua. Appoggia le zampe sull acqua sfruttando la tensione superficiale, e compie la prima ovodeposizione. ovodeposizione

28 Nel gen. Anopheles ed Aedes le uova vengono deposte isolatamente e sono dotate di alette piene d aria. Nel caso del gen. Culex, la ne depone un gruppetto di circa 300, disposte verticalmente in modo da formare una zattera capace di galleggiare. L incubazione varia in funzione dell umidità e della temperatura.

29 La famiglia dei Culicidi Le larve dei Culicidi presentano una capsula cefalica globosa sulla quale troviamo spazzole boccali che convogliano l acqua verso l apertura orale e le particelle di cibo sospese nell acqua.

30 La famiglia dei Culicidi Nella sottofamiglia Culicinae l estremità posteriore del corpo è dotata di un sifone respiratorio, organo tubolare la cui apertura è spalmata di una sostanza idrofuga. Per captare l aria la larva sale verso il pelo dell acqua disponendosi a testa in giù e lasciando affiorare il sifone. La sottofamiglia Anophelinae, è priva di sifone, dato che gli orifizi respiratori si trovano sul penultimo segmento, la larva deve pertanto disporsi parallelamente alla superficie dell acqua quando deve respirare.

31 Biologia della famiglia dei Culicidi Dopo aver compiuto 3 mute (stadi larvali 4), la larva matura cessa di nutrirsi e si dispone al di sotto del pelo libero dell acqua; si spoglia dell abito larvale assumendo quello di pupa. La pupa, apode, è caratterizzata dal cefalotorace sul quale sono poste le trombette respiratorie.

32 Biologia della famiglia dei Culicidi Dopo circa 2 giorni la pupa diviene scura e con spinte esercitare da dentro, si fende sul dorso ed emerge l immagine.

33 Il caso della Zanzara tigre: storia e diffusione Specie alloctona per la fauna italiana, è di origine asiatica, con un area di distribuzione che va dal Giappone a gran parte della Cina, al Madagascar. E un Dittero Culicide che occupa la stessa nicchia ecologica della specie Culex pipiens. In questi ultimi 20 anni, la zanzara tigre si è diffusa negli Stati Uniti, in Messico, in America Centrale e nelle isole caraibiche, in Brasile, in Argentina e in alcuni paesi africani. In Europa è presente da circa 15 anni in Italia, in Albania, in una parte della Francia etc.

34 Il caso della Zanzara tigre: storia e diffusione Come molti altri insetti che circolano da noi, è stato importato da zone tropicali e subtropicali, a causa dell enorme aumento delle comunicazioni tra i paesi, soprattutto le comunicazioni aeree. E stata introdotta probabilmente attraverso il commercio di pneumatici, usati e accatastati all aperto in attesa di essere spediti altrove per il riciclaggio.

35 Il caso della Zanzara tigre: biologia ed ecologia Il fastidioso insetto di origine asiatica è infatti giunto in Italia nascosto in piccole raccolte d acqua all interno dei vecchi copertoni imbarcati sui mercantili dagli USA, dove era comparsa già nella seconda metà degli anni Ottanta. I copertoni sarebbero arrivati per permettere all industria di riprodurre, con processi di sintesi, il limonene, una sostanza presente naturalmente nella scorza degli agrumi in modo da ottiene un idrocarburo terpenico, il limonene, che aggiunto a un comune detersivo lo fa diventare al limone.

36 Il caso della Zanzara tigre: biologia ed ecologia Ae. Albopictus è facilmente distinguibile dalla zanzara comune per la colorazione nera, con una caratteristica banda bianca che attraversa longitudinalmente la faccia dorsale del torace e del capo; le zampe presentano evidenti bande trasversali bianche.

37 Il caso della Zanzara tigre: biologia ed ecologia E più piccola della comune (4-10 mm). Vive e si sviluppa in piccole raccolte d acqua dolce, soprattutto di origine piovana o di ristagno di annaffiatura.

38 Il caso della Zanzara tigre: biologia ed ecologia Depone le proprie uova dentro ogni tipo di raccolta d acqua (inferiori a 0,5 l). poco sopra la superficie, in attesa che vengano sommerse da una variazione di livello dell acqua dovuto alla pioggia o ad altre attività umane come l annaffiatura; a questo punto schiuderanno nell arco di 24 ore.

39 Il caso della Zanzara tigre: riproduzione Una volta deposte singolarmente, le uova diverranno scure in breve tempo. La zanzara tigre è presente, con variazioni dovute alla stagione, tra la seconda metà di marzo e la fine di ottobre. A fine stagione la depone delle particolari uova, dette di resistenza, grazie alle quali riesce a sopravvivere anche ad inverni particolarmente rigidi; esse non schiudono fino alla primavera successiva.

40 Il caso della Zanzara tigre: riproduzione Le larve di circa 1 mm attraversano 4 fasi di crescita, separate da altrettante mute, fino allo stadio di pupa. Le larve di III e IV età e le pupe sono in grado di sopravvivere per un giorno senza acqua, purché l umidità relativa rimanga ad almeno il 90%. Le larve si nutrono di particelle di materiale organico e plancton.

41 Il caso della Zanzara tigre: riproduzione La durata del ciclo gonotrofico, ovvero l intervallo tra il pasto di sangue e la deposizione delle uova, varia tra 3 e 5 giorni. Ogni può arrivare a deporre oltre 100 uova dopo un singolo pasto di sangue, ma in genere ne depone solo alcune decine (in media tra 40 e 80).

42 Il caso della Zanzara tigre: biologia ed ecologia L attività dell insetto è prevalentemente diurna, dalla mattina al pomeriggio, ma in generale si concentra verso la tarda mattinata o al tramonto (nelle ore più fresche), mentre di notte riposa in mezzo alla vegetazione più bassa (siepi, erba alta, cespugli), dove le digeriscono i pasti di sangue. Il, più piccolo della femmina, è riconoscibile per la presenza delle antenne piumate e il paio di palpi lunghi quanto la proboscide.

43 Il caso della Zanzara tigre: biologia ed ecologia Ae. albopictus non si sposta in genere più di poche centinaia di metri dal focolaio larvale ma, in favore del vento, è in grado di effettuare spostamenti più ampi. Può peraltro spostarsi con rapidità a distanze considerevoli, grazie a fenomeni di trasporto passivo, ad esempio entrando accidentalmente nelle automobili. Punge soprattutto all aperto ma, quando l infestazione è molto elevata, non è raro rinvenire adulti anche all interno delle abitazioni. La tigre, detta così per la sua aggressività, predilige anche e caviglie poiché di norma vola bassa (1-2 m. dal suolo) e punge prevalentemente all esterno risultando attratta dai colori scuri (i bluejeans sono molto attrattivi). La sua puntura provoca bolle e gonfiori pruriginosi, spesso dolorosi, e talvolta edematosi ed emorragici.

44 Il caso della Zanzara tigre Nei Paesi d origine l insetto è vettore di virus, come: la Meningoencefalite, l Elefantiasi e la temibile Febbre emorragica, che in Asia provoca molte vittime.

45 Il caso della Zanzara tigre Attualmente in Italia non trasmette microrganismi che possono essere causa di malattie nell uomo, ma è comunque vettrice di patologie infettive e può contribuire alla diffusione della Filariosi canina (ne è vettrice anche la comune zanzara Culex pipiens).

46 Il caso della Zanzara tigre La valutazione dell importanza sanitaria di un vettore come la zanzara tigre comporta l esame di una serie di fattori come: ciclo gonotrofico, specificità parassitaria, habitat larvale, preferenze alimentari, distribuzione geografica, densità e longevità dell alata, i ritmi di attività e quelli stagionali di sviluppo etc. Per tale motivo bisogna adottare provvedimenti mirati per contrastare ed eliminare la diffusione di Ae. albopictus, per non darle la capacità di insediarsi stabilmente con forti popolazioni determinando così notevoli disagi nelle aree urbane infestate.

47 Il caso della Zanzara tigre: norme di prevenzione 1. Evitare la formazione di piccole raccolte d acqua stagnante in orti e giardini. 2. Svuotare nel terreno- e non nei tombini- ogni settimana sottovasi, piccoli abbeveratoi, annaffiatoi, secchi ecc, mantenendoli al riparo dalle piogge, oppure immettendo fili di rame elettrico (almeno 20g/l) poiché il rame ha un effetto tossico nei confronti delle larve ed impedisce il loro sviluppo. 3. Introdurre nelle vasche e fontane ornamentali dei giardini pesci larvivori (pesci rossi o gambusie) che si nutrono delle larve di zanzara (lotta biologica). 4. Effettuare la pulizia delle grondaie per evitare che siano ostruite dalle foglie e non scarichino regolarmente l acqua.

48 Il caso della Zanzara tigre: norme di prevenzione 5. Non abbandonare all aperto contenitori accumulare acqua (bidoni, barattoli etc). che possono 6. Usare zanzariere davanti alle finestre o sopra il letto, ricordandosi di controllarne l assenza di buchi e di non lasciare nessun insetto all interno. 7. Ricordarsi che possono essere validi alleati specie insettivore quali libellule e pesci (durante lo stadio larvale) ragni, pipistrelli, rondini e gechi (quando sono adulte) (lotta biologica). 8. Diffondere a vicini e conoscenti queste semplici norme.

49 Il caso della Zanzara tigre: la profilassi 1. Protocolli più idonei nelle operazioni di disinfestazione operate dalle A.S.L. competenti: razionalizzazione degli interventi di disinfestazione. 2. Formazione e competenze professionali (naturalisti, biologi, tecnici ambientali, medici, etc). 3. Interventi mirati. 4. Individuazione dei focolai larvali e mappatura dei siti (ovitrappole). 5. Lotta biologica o integrata (antiormoni della crescita, formulati microbiologici Bti o prodotti biodegradabili, reintroduzione delle popolazioni antagoniste). 6. Ricerca (ingegneria genetica).

50 Sistematica: sottordine Brachycera I Brachiceri hanno un corpo più o meno tozzo e antenne e zampe non molto lunghe e non molto esili, il loro addome è più o meno allungato di colore grigio e presenta nei di mosca 4 macchie longitudinali più scure. I Brachiceri comprendono: Musca domestica, la mosca del carbonchio, la mosca della stalla, il moscone delle carni etc.

51 Sistematica: sottordine Brachycera Il sottordine comprende 2 sezioni: CYCLORRHAPHA BRACHYCERA ORTHORHAPHA

52 Sistematica: sottordine Brachycera Questa suddivisione è data dalla fessura che il pupario (astuccio) presenta e che consente all immagine di sfarfallare. Nei Cyclorrhapha la rottura avviene al polo cefalico. Negli Ortorhapha il pupario si fende nella zona ventrale a forma di T. All interno della sezione Ciclorrafi troviamo la famiglia Muscidae alla quale appartiene la mosca domestica (Musca domestica). Fenditure del pupario

53 Il caso di Musca domestica La mosca è un insetto cosmopolita che vive ovunque soprattutto nei posti caldi e umidi dove queste condizioni favoriscono l accoppiamento e l ovodeposizione. La mosca domestica presenta un elevato dimorfismo sessuale. Nel gli occhi composti sono molto sviluppati e la fronte è più ridotta, mentre nella si hanno occhi piccoli e fronte più grande. Le antenne nel sono un poco più tozze e meno pelose. Anche le zampe sono differenti nel sono ricoperte di peli più radi e più lunghi mentre nella i peli sono più densi e più corti. I peli sono noti come frange. In entomologia urbana è importante sapere se si tratta di un esemplare o per creare una profilassi. Solitamente i p.a. degli insetticidi possono debellare molto più facilmente i, poiché le sono più resistenti.

54 Corso di Laurea SN Principi di Entom. Gen. ed Appl. Il caso di Musca domestica Esemplari di Musca domestica

55 Il caso di Musca domestica Osservando il dorso della mosca i bilancieri non si possono notare ci si deve soffermare sulla parte posteriore dell ala anteriore e quindi notare 3 punti di rilievo, il primo più grande detto alula e verso l interno trovano 2 lobi detti calittre (calyptra) o squame. Nascosti dalle calittre si inseriscono i bilancieri. M.domestica adulta è lunga 6-7 mm, con apertura alare di mm. L addome della mosca è grigio-giallastrogiallastro e prima della deposizione delle uova è turgido e giallognolo.

56 Il caso di Musca domestica L apparato boccale è ti tipo succhiatore costituito da Proboscide (formata da un insieme di pezzi boccali). Essa appare come un tronco di piramide in cui si distingue: una parte basale (rostro) una media- intermedia (austello) ed una parte distale (labelli). Il rostro talvolta è considerato una parte del capo ad esso protrattile. L austello è la parte in cui scorre il canale attraverso il quale l insetto aspira il liquido per nutrirsi. I labelli sono la parte dura dell apparato boccale che servono alla mosca per perforare e graffiare il substrato.

57 Il caso di Musca domestica Posandosi su di una zolletta di zucchero Musca domestica fa fuoriuscire una gocciolina di liquido (ricca di patogeni) che deposita sull alimento per ammorbidirlo, contemporaneamente con i labelli raschia ed impasta il rigurgito e lo aspira nel canale posto all interno dell austello, nel rostro, nella faringe, nel proventricolo, nel ventricolo e nell intestino medio (improp. noto come stomaco). Durante un pasto la mosca rigurgita 2-3 volte e riprende a suggere. Gli escrementi della mosca liberano patogeni. La mosca può trasmettere fino a 26 milioni di batteri. Anche attraverso i pulvilli (costituiti da tessuto ghiandolare) l insetto è capace di trasferire virulenti patogeni.

58 Il caso di Musca domestica L accoppiamento di M. domestica non avviene in volo, ma il fa atterrare la. Durante l accoppiamento il passa nella vagina della non solo lo sperma, ma anche un ormone (matrone), che non consenta ad altri di inseminare quella. Il congiungimento può protrarsi anche per un ora ed oltre. La si difende da un attacco di corteggiamento scacciando il con la mesozampa dov è posta una spina con la quale lacera le ali del compagno. Accoppiamento di Ditteri

59 Il caso di Musca domestica Al momento della riproduzione le mosche sono attratte da cumuli di rifiuti con materia in decomposizione (es i letamai: letame di cavallo in fermentazione, di suino, materia fecale umana purchè sia sufficientemente calda ed umida). Il letamaio va pensato come una struttura con diverse condizioni termoigrometriche. La mosca si poggia al substrato, introflette l ovopositore per circa ½ cm e depone le uova. Da queste sgusceranno larve che vivranno benissimo nel II strato del letamaio con temperature di C. Il I strato è troppo asciutto e non ci sono larve. Nel III strato troviamo le larve mature. Nel IV strato non troviamo nulla perché è troppo freddo ed umido. Divenute mature le larve abbandonano il letamaio trasferendosi nel terreno circostante e, cessata la nutrizione, si trasformano in pupe. Se le condizioni ambientali sono favorevoli l insetto sfarfallerà in 3-4 giorni. L immagine è capace di accoppiarsi entro 30 h dallo sfarfallamento. La mosca è un insetto olometabolico (presenta una metamorfosi completa).

60 Corso di Laurea SN Principi di Entom. Gen. ed Appl. Il caso di Musca domestica Ogni può deporre gruppetti di uova in più giorni fino a raggiungere un totale di oltre 2000 uova.

61 Il caso di Musca domestica Lo sviluppo larvale comprende 3 stadi e le larve si presentano allungate, cilindriche, con l estremità anteriore appuntita e quella posteriore arrotondata.

62 Il caso di Musca domestica: la profilassi 1. I centri urbani producono quotidianamente grandi quantità di rifiuti che si presentano alle mosche come nursery dove allevare le loro larve. La lotta anti-mosche inizia con lo smaltimento delle immondizie che deve essere attuato secondo rigorose norme igieniche. I rifiuti devono essere inceneriti per eliminare la parte umida che favorisce l attività larvale soprattutto nei mesi estivi. 2. I letamai divengono pericolosi centri di produzione di mosche. Il letame dovrebbe essere custodito in masse regolari a forma di parallelepipedo su di una base di cemento, circondata da un canaletto. Quando le larve di mosca tenderanno a muoversi verso il terreno circostante le stesse cadranno nel canale e morranno nel liquido defluito dal letame stesso.

63 Il caso di Musca domestica: la profilassi 3. Gli insetticidi spesso impiegati indiscriminatamente colpiscono, insieme alle larve e alle uova di mosca, un numero rilevante di utilissimi loro nemici naturali (acari, Coleotteri, Imenotteri, altri Ditteri etc.) che riescono a distruggere almeno l 80% di larve e uova di M. domestica. Ed inoltre l impiego dello stesso p.a. comporta l insorgenza di fenomeni di resistenza. 4. Impiegare esche avvelenate. 5. Sterilizzazione dei in laboratorio. 6. Strisce attiramosche con colla. 7. Strisce attiramosche con colla e imbevute di insetticida. 8. Trappole elettrificate a luce ultravioletta.

64 Le altre Mosche Musca sorbens, affine a M.domestica, arreca molestie all uomo ed è attratta dalle secrezioni degli occhi, del naso, delle piaghe, etc. Trasmette il virus del Tracoma. Stomoxys calcitrans o mosca del carbonchio, dalla livrea grigiastra, é tipica delle aree periferiche urbane es. le stalle. Le sono ematofaghe e depongono le loro uova nello sterco.

65 Le altre Mosche Ai Brachiceri fanno anche parte le famiglie dei: Calliphoridae, tra cui i comuni mosconi della carne dai colori metallici, che si sviluppano su materie organiche in decomposizione e sulla carne fresca. I generi più comuni sono: Calliphora, Sarcophaga, Lucilia. Tabanidae, i tafani, con ematofaghe e che possono veicolare vari patogeni. Le larve dei tafani possono trovarsi sia in ambiente secco, sia in acque dolci, salmastre o salate.

66 Conclusioni Thank you

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