Cronache dai Tolentini

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1 Iuav : 110 Cronache dai Tolentini studenti, docenti, luoghi giornale edito in occasione della presentazione del volume Officina Iuav, Saggi sulla scuola di architettura di Venezia a cura di Guido Zucconi e Martina Carraro Iuav Marsilio, Venezia 2011 giornale a cura di Martina Carraro Michela Maguolo Martina e Michela dedicano il giornale a Maria (Pupa) Zaghini a lato: Il gioco del voto [1968] (Archivio progetti, Fondo Egle Renata Trincanato, 2.Attività scientifica/2/033) Università Iuav di Venezia Santa Croce 191 Tolentini Venezia tel Iuav 2012 Cronache dai Tolentini studenti, docenti, luoghi Iuav giornale dell università iscritto al n del registro stampa tribunale di Venezia a cura del servizio comunicazione comesta@iuav.it ISSN direttore Amerigo Restucci stampa Grafiche Veneziane, Venezia (VE) «Chi ha vissuto in questi anni nell Iuav ha potuto assistere a radicali mutamenti nella sua struttura, tanto che se confronta la situazione attuale a quella immediatamente successiva alle lotte del 67, trae conclusioni di diversità quasi completa», Bollettino del Gruppo di Base del movimento studentesco «Venezia architettura», 1974 «Gli studenti, un po per simpatia un po per contestazione, li chiamano i baroni rossi. Sono i figli, spesso karamazoviani, di Samonà: i cattedratici di architettura che, da anni, stanno anticipando nella prassi, all Iuav veneziano, una riforma universitaria che tarda a venire», Architettura: nasce l idea del dipartimento, «Il Gazzettino», Non è la proiezione nazionale degli eventi Iuav che qui interessa, né le riflessioni teoriche sui nuovi statuti disciplinari, di cui peraltro questi anni sono ricchi. La prospettiva, in questo caso, è tutta interna. Il racconto è ancorato alla materialità delle strutture fisiche e alla concretezza del vivere quotidiano allo Iuav: teatro delle cronache è l ex convento dei Tolentini e protagonisti dell intreccio sono gli operatori culturali dell università, studenti e docenti. Certo, non si tratta di uno spaccato di vita ordinaria. Gli anni caldi qui affrontati non ammettono aggettivi quali normale e consueto, proprio perché a caratterizzarli è la ricerca di un nuovo modello di università.

2 Iuav : Iuav anno zero Calle Amai, 197 «noi ci auguriamo di potere trasferire la nostra Sede ai Tolentini entro la metà del venturo Anno Accademico», afferma Giuseppe Samonà nella sua prolusione del La ricerca di una nuova sede, necessaria data l esiguità di spazi a San Trovaso (palazzo Giustinian), è stata finora infruttuosa: sono sfumate le opzioni Fondaco dei Turchi, Papadopoli, Rio Novo. L ex convento ed ex caserma dei Tolentini, ora asilo per profughi, pare la soluzione più consona alle esigenze dello Iuav. Ancor più dal momento in cui la polizia, prima intenzionata a condividere il complesso, decide di insediarsi a Santa Chiara. Non sarà però questione di mesi o di qualche anno. La formale consegna in uso gratuito e perpetuo dell intero compendio demaniale dei Tolentini avverrà infatti il 14 ottobre Fino al 1959 non v è neppure assoluta certezza che i Tolentini saranno sede dell Istituto. È già pronto da anni, è vero, il laboratorio prove materiali, costretto però all inattività per mancanza dell autorizzazione ministeriale (che Laboratorio di Scienza delle costruzioni; prova di «Betonrapid», 1965 e prova di carico, 1964 (Iuav, Servizi comunicazione - Comesta); laboratorio prove materiali, primi anni sessanta (Archivio storico Iuav, Ufficio Tecnico Edilizia) «Venezia architettura», prima pagina del n.4, 1960 arriverà nel 1961 con la legge 553) ma parti del complesso sono occupate dall Intendenza di Finanza e dalle famiglie dalmate e istriane. E nel 1959, di fronte al lentissimo procedere dei lavori da parte del Genio Civile, competente per le proprietà dello Stato, alla mancata erogazione di fondi da parte del Ministero dei Lavori Pubblici e alle generiche promesse del Ministero della Pubblica Istruzione, è persino prospettata la possibilità di insediarsi a Sant Elena, alla Marina Militare. Idea presto abbandonata per la cifra richiesta dalla Gioventù Italiana, proprietaria dell area e per il concretizzarsi delle promesse ministeriali. In vista del piano decennale per la scuola (poi mai varato nonostante i due disegni di legge in discussione al Parlamento) arrivano, nel 1960, 30 milioni che rimettono in moto il cantiere e convincono che si può procedere a un progetto definitivo da parte di una commissione formata da Giuseppe Samonà, Franco Albini, Lodovico Barbiano di Belgiojoso e dagli assistenti Giorgia Scattolin e Lavinio Bellemo. Nonostante un così prestigioso gruppo di progettisti, il piano inviato al Ministero per accedere a un finanziamento più sostanzioso, che avrebbe permesso di portare a compimento i lavori, è redatto dal Genio. «Venezia architettura», la rivista studentesca che nel 1960 affronta la questione, elenca comitati e commissioni nominati per occuparsi del progetto: il comitato per la nuova sede (Albini, Samonà, Belgiojoso, Gardella, Piccinato), il sotto-comitato per il progetto (Albini e Belgiojoso), la commissione di assistenza al sotto-comitato (Scattolin, Bellemo, Pastor, Semerani). Nel frattempo, per la mancanza di spazi a San Trovaso (il numero degli iscritti continua a salire) gli studenti frequentano i seminari estivi di materie artistiche in alcune delle stanze concesse dal Genio, ancorché prive di infissi e pavimenti (CdA, e ). In vista di un utilizzo d emergenza anche nei mesi invernali, l Istituto decide di fare installare il riscaldamento. Nel 1961 la situazione si presenta così: «gli allievi sono accampati in sale non complete di finiture, senza pavimenti e senza infissi di finestre, con scarsa illuminazione elettrica e con un certo pericolo che deriva dal fatto che i lavori di fabbrica si svolgono in locali adiacenti a quelli da essi occupati» (CdA, ). Sulla scorta di rassicurazioni e promesse del Ministro della Pubblica Istruzione per un finanziamento consistente, si procede alla stesura del progetto esecutivo, affidato all ingegnere Mario Bacci, tecnico di fiducia dell amministrazione, al professor Daniele Calabi e all assistente Leonberto della Toffola. Finalmente (grazie alla legge 158 del 1961 erogatrice di miliardi per l edilizia scolastica e universitaria in attesa di una riforma strutturale dell istruzione) arrivano 307 milioni con cui si potrà completare il restauro, arredare aule e uffici, acquistare attrezzature scientifiche e didattiche (CdA, ). I lavori in carico all Istituto hanno così inizio e i primi due lotti, relativi all ex convento, sono terminati alla fine del Il terzo lotto, riguardante la palazzina dell Intendenza di Finanza verso il campazzo dei Tolentini iniziato alla fine del 1963 sarà completato nei primi mesi del Non previsto nei primi progetti, l edificio è preso in considerazione come parte della sede nel 1961, forse con una più precisa messa a fuoco delle necessità dell Istituto e la sicurezza di disporre di fondi. L accordo con l Intendenza per la cessione della palazzina, anch essa demaniale, è raggiunto l anno successivo con uno scambio: appena liberato palazzo Giustinian il Comune, proprietario dell immobile, cederà i locali necessari e gli uffici tributari potranno trasferirvisi. I 100 milioni necessari alla ristrutturazione della palazzina arriveranno con la legge 17 del L immobile è radicalmente ristrutturato, con spostamento dei solai e delle aperture, per allinearlo all ex convento e con la realizzazione della scala in calcestruzzo armato, incuneata nel raccordo fra i due corpi di fabbrica. Più lunga è la trattativa, avviata nel 1962, con la Curia per la cessione di un piccolo ambiente, un vano scala di nessuna utilità per la Parrocchia dei Tolentini, ma cruciale per il distributivo della scuola, permettendo l accesso dal piano terreno alla scala sud-ovest. Nel 1965 si procede finalmente all acquisto, comprensivo del diritto a edificare sulla terrazza dell ala sud confinante con la chiesa. Qualche anno dopo, nel 1968, un altro pezzo si aggiungerà al mosaico, casa Palma, accanto al laboratorio prove materiali e con strategico accesso diretto al canale da fondamenta Minotto. Accesso indispensabile per il trasporto dei materiali al «migliore dei laboratori delle facoltà di architettura in Italia», come lo descrive Franco Levi (CdA, ). Il piccolo edificio non costituisce certo la soluzione al problema che da subito si manifesta: la carenza di spazi. Lo Iuav cerca, nel 1962, di acquistare un immobile, approfittando dei nuovi fondi messi a disposizione per l edilizia scolastica dalla legge 1073 del 1962, che proroga fino al 1965 i provvedimenti per lo sviluppo della scuola, sempre in attesa della Grande Riforma. La distribuzione di denari, finché questi abbondano, è il sistema politicamente meno impegnativo per procrastinare i cambiamenti. Ricerche infruttuose e richieste esose inducono l Istituto a desistere, rinunciando così al contributo. Ai Tolentini, fra il passaggio sulla terrazza, il restauro di casa Palma, sistemazioni e finiture interne, i lavori proseguiranno per anni e lo spazio antistante l ingresso principale fungerà da deposito dei materiali. Così, per lungo tempo, fino all apertura del varco nel fortino, l accesso è su calle Amai, indirizzo ufficiale anche nei documenti. (m.m.) La grande illusione. Cogestire la facoltà È il segretario dell assemblea generale degli studenti Raffaele Panella ad usare l efficace formula «Venezia anno zero» per annunciare sulle pagine di «Casabella Continuità» (n. 284, 1964) l accordo raggiunto fra docenti, assistenti e studenti il 22 gennaio 1964, per una gestione congiunta della facoltà. Il risultato è ottenuto dopo i pionieristici scioperi attivi ( ), seminari introduttivi e commissioni paritetiche ( ), preceduti, nel , dall altrettanto avanguardistica riforma dei piani di studio avviata da Samonà e seguiti, nel 1963, dagli scioperi nelle altre facoltà di architettura per ottenere analoghe azioni di riforma e democratizzazione. Il giudizio degli studenti veneziani su queste esperienze è dubbioso. Valutano positivamente i seminari introduttivi, fondamentali momenti di trasmissione e comunicazione fra studenti di anni diversi e di sistematizzazione delle esperienze dei corsi, ma bocciano, per la scarsa incisività avuta, le commissioni paritetiche, caratterizzate dal «riformismo spicciolo» dei docenti e dall assenza di contenuti nelle rivendicazioni degli studenti. E si dichiarano scettici nei confronti delle altre proteste, ritenendo localistiche e disarticolate le richieste dei colleghi delle altre facoltà, laddove l urgenza è per azioni coerenti e coordinate: il movimento studentesco, l unico a svolgere una «funzione rivoluzionaria all interno dell università» deve chiarire «in termini di alternativa le proprie rivendicazioni». Alle proteste del 1963 comunque seguono, in un clima di notevole aspettativa politica per il primo governo di centro-sinistra, dibattiti e inchieste: nelle università (il convegno al teatro Roxy di Roma) e sulla stampa («Casabella Continuità» dedica il n. 287 del 1964 al Dibattito sulle scuole di architettura in Italia, con le voci degli studenti), con chiare prese di posizione da parte di molti docenti. Ma proprio alla fine del 1963 e in diretta conseguenza di quei movimenti, lo Iuav si trova scompaginato: tre docenti fra i più attivi sostenitori delle riforme si trasferiscono a Roma e Milano. La crisi che ne segue (tale era per gli studenti, allora e anche a distanza di anni: crisi d identità, venir meno di un assetto che differenziava lo Iuav dalle altre scuole, compensandone la perifericità) viene assunta come occasione per provare a rifondare l Istituto, rilanciare su basi più avanzate il rinnovamento e sperimentare una nuova struttura basata su ricerca e didattica. Convinti che la ricerca implichi ruoli e non gerarchie, che assistenti e studenti possano intellettualmente e culturalmente contribuire ad essa e non essere semplice manodopera al suo servizio, che debba esservi relazione fra ricerca e didattica, gli studenti ritengono che sia raggiungibile «l obiettivo di trasformare la stessa struttura delle discipline, degli istituti interni e quindi della Facoltà nel suo complesso». Spingono quindi per un accordo in cui anche assistenti e studenti abbiano un peso nelle decisioni sul futuro assetto dello Iuav. L accordo, motivato dalla necessità di una «profonda e meditata sperimentazione della riforma di strutture nelle Facoltà di Architettura», prevede la formazione di tre organi: Consiglio d istituto, Consiglio didattico, Giunta esecutiva, per la definizione, nell ordine, dei programmi di ricerca, delle modalità della didattica, delle proposte e richieste da presentare a Consiglio di facoltà e Consiglio d amministrazione. In quanto non istituzionali e non sottoponibili al controllo ministeriale, tali organi sono composti pariteticamente da docenti, assistenti e studenti e hanno una relativa libertà d azione. La loro efficacia tuttavia dipende dalla capacità propositiva degli studenti e dalla volontà di collaborare dei docenti. Entrambe non così scontate. Mentre gli studenti, infatti, si cimentano in riflessioni sul ruolo degli istituti, sull autonomia della ricerca e la libertà dei corsi, i docenti nel Consiglio di facoltà stabiliscono, senza consultare studenti o Giunta esecutiva, il sostituto di Daniele Calabi, improvvisamente scomparso. Gli studenti chiedono, allora, la firma di una convenzione ufficiale che, oltre a confermare i tre nuovi organi, ne stabilisca finalità e funzioni, regolamentando le modalità di scelta dei membri (eleggibili ed elettori sono i soli firmatari della convenzione) e la frequenza di riunione. Il tutto a partire dal 1 dicembre (m.m.)

3 Iuav : Effetti migratòrî 18 novembre 1963, «Paese sera» lancia l allarme: L esodo dei docenti mette in crisi l Istituto di Architettura di Venezia. Stando all articolo, il passaggio ad altra sede di alcuni docenti di ruolo avrebbe messo a rischio ben otto cattedre. In realtà saranno solo quattro. Ciò non toglie però che si tratti di esodo in piena regola, vista anche la coincidenza dei trasferimenti. A fare le valigie, dal 1 novembre 1963, sono Bruno Zevi, Luigi Piccinato, Lodovico Barbiano di Belgiojoso. Il Consiglio di facoltà, formato allora di soli ordinari, è dimezzato: passa da otto membri a cinque e poi a quattro per la partenza anche di Franco Albini (1 novembre 1964). Tuttavia definire, questa, una situazione di crisi appare forse eccessivo. È innegabile che tali distacchi segnino, per la scuola veneziana, la fine di una stagione; una stagione che probabilmente vale la pena chiudere se lo scopo è assecondare i fermenti di rinnovamento culturale in atto (finalmente) anche altrove. Confronto di idee, sperimentazione didattica e pluralismo di metodi erano i principi su cui Samonà aveva costruito lo Iuav del dopoguerra, convocandovi un gruppo di intellettuali e professionisti di primo piano. Gli stessi principi invece non facevano parte, non ancora, dell orizzonte culturale delle altre facoltà italiane, per lo più costrette entro le maglie di un conservatorismo di retroguardia, duro da scalfire. Che però qualcosa stesse cambiando era ormai più che una sensazione. All origine dei quattro trasferimenti, verso Roma e verso Milano, c è innanzitutto l ondata di agitazioni che all inizio del 1963 investe il mondo universitario. Dunque quella democrazia della cultura caratteristica della scuola di Samonà diviene nelle altre facoltà una conquista di lotta alla quale i quattro veneziani adottivi non rifiutano il loro appoggio. Date le premesse, nessuno allo Iuav pone veti alle chiamate, semmai le incoraggia come nel caso di Zevi (CdF, ). A Roma l azione di studenti e assistenti aveva già prodotto qualche novità durante il biennio accademico Mancava però la garanzia della continuità. L occupazione del 1963 permette di correggere la rotta con l ingresso di tre esterni, i cosiddetti (e non a caso) professori democratici : Zevi e Piccinato da Venezia, titolari di Storia dell architettura e di Urbanistica, e Ludovico Quaroni da Firenze per Composizione architettonica. A Milano, nel settembre del 1963, il Consiglio di facoltà approva il programma per il futuro triennio di attività. Il primo punto del documento stilato da Gio Ponti dichiara imprescindibile arricchire «la Facoltà di persone di prestigio culturale riconosciuto in Italia e fuori, di provato impegno e carattere, affinché il corpo accademico rappresenti una élite, che attragga presso la Facoltà le forze migliori» (Rivoluzione, 2009). È così che Belgiojoso lascia la cattedra di Caratteri distributivi degli edifici, per ricoprire a Milano quella di Composizione architettonica e assumere la direzione dell omonimo istituto scientifico. Anche Albini, titolare di Architettura degli interni, arredamento e decorazione, prende servizio a Milano fin da quello stesso anno accademico ( ). Con il benestare del Consiglio di facoltà veneziano (CdF, ), Albini accetta l incarico di Composizione architettonica, insegnamento che dall anno successivo terrà in via permanente come professore di ruolo. Ai Tolentini nulla di tutto questo giunge inaspettato, anzi, è giusto in previsione di eventuali trasferimenti che si elabora lo schema dei nuovi incarichi. Scontata è la sostituzione di Piccinato con Giovanni Astengo che, allo Iuav dal 1949, assume ora il doppio incarico di Urbanistica 1 e 2. Altrettanto naturale è l avvicendamento tra Albini e Carlo Scarpa, entrato in ruolo nel 1962 dopo il concorso per la cattedra di Architettura degli interni. Al momento, la presunta crisi va piuttosto derubricata come accorta politica di gestione delle forze residuali (che non sono comunque poche) con l introduzione di qualche importante novità alla Samonà : tra queste la chiamata brevi manu di Carlo Aymonino (libero docente di Architettura e Composizione architettonica e già impegnato sul fronte del rinnovamento alla facoltà romana) come incaricato di Caratteri distributivi degli edifici e, quanto meno, il consenso all ingresso di Leonardo Benevolo, libero docente di Storia e stili dell architettura (prima a Roma, poi a Firenze) e incaricato della stessa materia al posto di Zevi. Consolidata la didattica, non resta che avviare le pratiche per ricostituire l organico ufficiale e assicurare stabilità agli istituti scientifici: tre dei quattro erano infatti diretti dai professori usciti di scena. Le nuove nomine sono obbligate, dato che questa funzione spettava solo ai professori di ruolo rimasti in quattro. L istituto-laboratorio di Scienza delle costruzioni, guidato da Franco Levi, straordinario di Scienza, non ha motivo di subire modifiche. L istituto di Urbanistica, creato nel 1962, passa formalmente a Samonà, ma il vero deus ex machina appare fin da subito Astengo. L istituto di Tecnologia della progettazione (non Tecnologia dell edilizia come talvolta si legge) è una creatura di Albini che con lui nasce (1962) e muore: il passaggio della carica a Gardella provocherà un totale cambiamento di rotta. Infine a dirigere l istituto di Storia dell architettura è designato Scarpa, l unico altro ordinario disponibile. Si trattava evidentemente di una soluzione tampone. Dal 1964 sarà infatti Egle Renata Trincanato a prendere le redini della struttura, dopo il suo ingresso in ruolo come titolare di Elementi di architettura e rilievo dei monumenti. Sebbene frutto di una scelta più coerente, la sua nomina nasconde alcune insidie che non tarderanno a trasformarsi in un vero e proprio problema. (m.c.) Ex Intendenza di Finanza, planimetria di piano terra e ammezzato, prospetti e sezioni, novembre 1963 (ASIuav, UTE); ex convento dei Tolentini, opere completate (aree in rosso): piano ammezzato,, agosto 1961 e piano primo, maggio 1962 (ASIuav, UTE); cantiere nell'ala sud, 1963 (ASIuav, UTE).

4 Iuav : Nuovi protagonisti Tolentini, spazi e servizi Pezzo a pezzo, fra il 1962 e il 1965, lo Iuav trasloca ai Tolentini: prima i corsi del triennio, poi l istituto di Storia dell architettura, i corsi del biennio, gli altri due istituti, gli studi dei docenti, la biblioteca. Per ultima l amministrazione, nell ex Intendenza, con la riconsegna ufficiale al Comune di palazzo Giustinian (CdA, ). Si sistemano negli spazi assegnati dai piani elaborati da Bacci e Calabi, con l assistenza di Fernanda Valle: i laboratori (scienza, riproduzione, plastica) al piano terra, gli studi dei professori e gli istituti al primo piano, dov è anche l aula miracolo, con modelli e prototipi del corso di Albini, le aule al secondo, la biblioteca nell ammezzato, a est. L alloggio del custode (si rinuncia ad averne due, per problemi di spazio) è nel cortile su calle Amai. Per l Aula Magna si prevede un nuovo volume sulla terrazza dell ala sud, ma qui sarà in realtà realizzato nel un semplice collegamento fra le ali ovest e est (rinunciando all idea scarpiana di una copertura trasparente sospesa), nel rispetto dell accordo raggiunto con la Curia nel Al terzo piano, sotto le falde rialzate del tetto, sono lo studio di scenografia a nord e di composizione a ovest. Quest ultimo è subito ribattezzato Vajont, dal progetto di piano per la valle di Longarone, elaborato dall Istituto dopo la tragedia. Ma il distributivo non è dato una volta per tutte, molti locali (ad eccezione degli studi dei docenti) cambieranno più volte destinazione, per far fronte ad esigenze in costante mutazione. Così, il piano degli arredi, affidato ad Albini e Calabi nel maggio 64 non vedrà la luce e tavoli, sedie, poltroncine sono acquistate mano a mano che se ne manifesta la necessità. Oltre a tavoli da disegno con relativi sgabelli, si acquistano a più riprese centinaia di sedie con leggio disegnate da Albini per la ditta Poggi. Sempre di Albini sono le lampade a specchio obliquo. Poco o nulla degli arredi della vecchia sede verrà recuperato e l immagine dei Tolentini, nella sua fluidità, per non dire provvisorietà, sarà decisamente opposta a quella statica di San Trovaso. Già nel gennaio 65 si procede a una prima riorganizzazione. Ne è incaricata, probabilmente a seguito della scomparsa di Calabi, Egle Trincanato che stabilisce alcuni cambi di destinazione per le esigenze dei laboratori e per la biblioteca e il ricavo di nuovi ambienti nel sottotetto per altri studi. La biblioteca, in particolare, ha bisogno di maggior spazio, relegata com era nel locale accanto all ex refettorio. Quest ultimo, destinato a sala da disegno, è quindi adattato a sala di lettura e mostre. La riorganizzazione della biblioteca è affidata al neolaureato Franco Mancuso, alla fine del La piccola rivoluzione introdotta da Mancuso riguarda: la disposizione di libri e riviste in scaffali aperti (vista con preoccupazione dall amministrazione, per il rischio di sparizione dei volumi, rischio che lo Iuav decide di correre pur di avere una biblioteca funzionante e frequentata), l introduzione di una macchina per xerocopie (che, gettonatissima, por- terà anche un aumento delle entrate per lo Iuav), l avvio di un Centro di documentazione la cui apertura, sempre richiesta e auspicata, non avverrà prima del Ma i problemi di spazio si ripropongono quando la sala di lettura-mostre diventa, nel 1966, Aula Magna e la biblioteca è ricostretta nei due angusti locali adiacenti. Nel 1974 la biblioteca approderà finalmente al secondo piano dell ala nord. Questa collocazione era stata suggerita nel lontano 1961 dagli studenti in un loro progetto per fare dello Iuav un luogo per la «produzione di cultura». Biblioteca, Centro di documentazione, laboratorio tipografico, fotografico, libreria erano state pensate come strutture agenti in stretta comunicazione e in un blocco autonomo e isolabile, per permettere l accesso anche in orari di chiusura della scuola. L organizzazione della nuova sede avrebbe dovuto rispecchiare, per gli studenti, il nuovo assetto dell università: «Il trasferimento, ormai prossimo, alla nuova sede dei Tolentini, pensiamo costituisca una ottima occasione per dare ai corsi un carattere nuovo; per costituire gli istituti; i gruppi interni, gli internati, la cooperativa libraria; per realizzare, in altri termini, una facoltà capace di produrre cultura» (Editoriale, 1962). Le cose non andranno esattamente così: otterrano grandi aule per seguire le lezioni, ma non spazi e attrezzature per fare ricerca e gli istituti rimarranno a loro interdetti. Durante l occupazione del 1967, prepareranno uno studio sulla distribuzione degli spazi ai Tolentini, evidenziando come i locali da loro utilizzabili sono relativamente pochi: mentre i docenti dispongono di 40 metri quadrati ciascuno (fra studi e istituti) il rapporto studente/spazi accessibili è di 1 metro quadrato soltanto. La condizione, comune ad altre facoltà, è illustrata nell editoriale di «Casabella» del dicembre 66, in cui si esprime comprensione per le proteste degli studenti, costretti ad accalcarsi in cinema dismessi per una lezione, e si auspica il rapido varo del piano per l edilizia universitaria, ancorché staccata dalla riforma. Ma, allo Iuav, la situazione anziché migliorare, peggiorerà negli anni a venire, come si vedrà in seguito. (m.m.) Produrre cultura. La Cluva L 11 settembre 1962, si costituisce la società cooperativa a responsabilità limitata denominata Libreria Universitaria Veneziana di Architettura (Cluva), con sede presso lo Iuav. Soci fondatori sono 9 studenti e scopi principali la pubblicazione e la vendita di libri, dispense, ricerche nonché la rivendita di libri editi da terzi. L idea di una tipografia interna è nell aria da anni, almeno dal 1954, quando Astengo e Samonà lanciano l idea di pubblicare in proprio gli scritti dei docenti. Nel 1959, la proposta riemerge, ma è necessario costituire una società esterna allo Iuav, il quale non può esercitare attività commerciali; nessun docente però prende l iniziativa. Ci pensano gli studenti alla fine del 1961, sulla scorta di un documento (Per una produzione di cultura, allegato a «Venezia architettura», n. 9, 1961) dov è prefigurata un università organizzata per istituti di ricerca e con un centro di programmazione e coordinamento della ricerca e della pubblicazione guidato da docenti, assistenti, studenti. La libreria sarebbe stata l organo tecnico di questa nuova struttura con sede nell ala nord dei Tolentini. Ovviamente, di tutto ciò sarà realizzata la sola cooperativa libraria cui saranno assegnati, nel 1965, tre locali al piano terra dell ex Intendenza di Finanza, dove ancora oggi la libreria si trova. Non senza strascichi economici, che confluiranno nei motivi delle proteste del Dopo due anni di attività precaria, date anche la scarsa collaboratività dei docenti e la concorrenza sleale dei bidelli, l iniziativa comincia a prendere piede e si consolida nel 1965 con l ingresso, in qualità di socio, dell Opera Universitaria (CdA, , CdA Opera, ). Fra 1964 e 1965 sono venduti libri per 15 milioni di lire e realizzate 14 pubblicazioni. Fra queste, le Lezioni di Scienza delle Costruzioni di Levi, la Relazione Generale dello Schema di Piano del Vajont di Samonà, Aspetti e problemi della tipologia edilizia di Aymonino, le Ricerche di metodo per il disegno urbano di De Carlo. Fra l aprile 1966 e il luglio 1968, la Cluva riesce anche a pubblicare 7 numeri del bollettino bibliografico «Architettura libri». Redatto da Stelio Caravella, Clemente di Thiene e, per l ultimo numero, Giuseppe Susani, il bollettino è inizialmente affidato per la parte distributiva e amministrativa alla Marsilio Editore. Sarà poi curato anche sotto questi aspetti dalla cooperativa. Alle informazioni su libri italiani e stranieri si accompagnano segnalazioni di articoli su riviste specializzate, recensioni, bibliografie ragionate e schede bibliografiche, non senza riferimenti polemici alle carenze della biblioteca Iuav. L ultimo numero, dedicato interamente alla metodologia della progettazione (nei primi 6 prevale invece la pianificazione urbana), indirizzava il bollettino verso una maggiore dimensione critica ed epistemologica, con scelte bibliografiche non strettamente disciplinari. Assunta a emblema del diritto allo studio, la Cluva si troverà coinvolta nelle contestazioni del 1973, incentrate sulla richiesta d incremento dell assistenza universitaria. Una serie di circostanze è letta dagli studenti come un attacco proprio a quel diritto e un mezzo indiretto di selezione. Tali circostanze sono: la sospensione di contributi e prestiti alle cooperative universitarie (giustificata dal Ministero in termini di equa concorrenza); la conseguente richiesta da parte del commissario prefettizio dell Opera della restituzione di un prestito accordato nel 1969; l esazione da parte dell Intendenza di Finanza del canone d affitto per i locali occupati; la richiesta da parte dello Iuav degli stessi locali, per poter ampliare gli uffici amministrativi (con l offerta di spazi alternativi). Si giungerà, più tardi, a un accordo per il quale lo Iuav si sarebbe accollato parte dei debiti in cambio della gestione delle dispense. (m.m.) In questa pagina: ex convento dei Tolentini: sezioni verso nord e verso sud, dicembre 1968 (ASIuav, UTE); piano terra, progetto distributivo, novembre 1965 (ASIuav, UTE); piano terzo, progetto distributivo, novembre 1965 (ASIuav, UTE). Pagina a fronte: lavori per la realizzazione della terrazza sul lato sud, (ASIuav, UTE); schema per la collocazione del centro ricerca e pubblicazione elaborato dagli studenti (Per una produzione di cultura, 1961); «Architettura libri», copertine dei numeri 1, 2-3 del 1966 e 2 del 1968.

5 Iuav : Un piano per gli istituti e il pasticcio dei posti di ruolo Dopo un biennio accademico condizionato dalla preoccupazione di dare continuità alla gestione della scuola, quello successivo è caratterizzato dalla volontà di introdurre decisi cambiamenti. Alcuni resteranno mere intenzioni, altri invece sono destinati ad incidere non poco sulla formazione degli studenti e in generale sul futuro della scuola (tra questi l ampliamento del settore urbanistico). Altri ancora riusciranno a malapena ad essere avviati prima di finire travolti dalla contestazione studentesca che ne farà bersaglio della protesta; ragione per cui opportunamente Samonà li accantona. Il riferimento è al piano di riassetto complessivo degli istituti scientifici che, pur attivato, non sarà mai registrato ufficialmente nello statuto dello Iuav e decadrà con la fine dell a.a Tra i mesi di febbraio e novembre del 1966 matura l idea di istituire prima uno, poi due nuovi istituti scientifici. L iniziativa è ritenuta indispensabile «visto che gli interessi didattici e di ricerca, specifici di alcune discipline sono spesso divergenti per cattedre che appartengono al medesimo istituto, e visto che un numero eccessivo di materie gravano con risultati contrari rispetto ad un agile processo di lavoro e di scambi di esperienze nell ambito dell istituto stesso» (CdF, ). La prima necessità riguarda l ambito della progettazione: sotto esame è l istituto di Tecnologia della progettazione. Da direttore, Albini aveva impresso alla struttura un preciso indirizzo operativo strettamente aderente ai suoi specifici interessi, realizzando quanto egli stesso si era proposto fin dal A prescindere dai giudizi di merito, l attività che vi si svolgeva era comunque redditizia. Al pari dell istituto-laboratorio di Scienza delle costruzioni (che però fatturava 5-6 volte tanto), la struttura eseguiva prestazioni per conto terzi con ricavi rilevanti. Il consuntivo dell ultimo anno della sua gestione ( ) certifica introiti per poco meno di 900 mila lire, derivanti dalla realizzazione di disegni, modelli e prototipi di mobili, secondo il contratto stipulato nel 1962 con la Camera di Commercio della provincia di Udine. Con la direzione di Gardella, l istituto rivede le proprie attribuzioni e Samonà valuta l opportunità di creare un istituto attorno alla sua cattedra (Composizione architettonica) rimasta finora indipendente e gestita da lui stesso in totale autonomia. Si passa dunque da una a due strutture. Scopo del rinnovato istituto di Tecnologia è approfondire le relazioni tra progettazione architettonica e tecnica delle strutture, riunendovi materie quali Caratteri distributivi degli edifici, Elementi costruttivi, Elementi di composizione, e Impianti tecnici, oltre a Decorazione. Significativamente l insegnamento di Architettura degli interni (Scarpa), fulcro della precedente esperienza albiniana, confluisce invece nel nuovo istituto di Progettazione, diretto da Samonà e indirizzato allo studio di argomenti teorico-compositivi. All apertura dell a.a questo quinto istituto è già in funzione benché il Ministero della Pubblica Istruzione non ne abbia ancora dichiarato la legittimità. Lo farà più tardi (13 maggio 1967), giudicando positiva l istituzione della nuova struttura ma superflua la presenza anche dell istituto di Tecnologia, le cui funzioni possono essere assolte congiuntamente dagli istituti di Progettazione e di Scienza delle costruzioni. Sul giudizio ministeriale incide non poco il nuovo assetto dato da Franco Levi proprio a quest ultimo istituto. Subito dopo la sua nomina a ordinario (1965), Levi richiede l istituzione dell insegnamento di Tipologia strutturale (in calendario dal ma attivato nel e assegnato a Giorgio Macchi), ritenendolo un indispensabile anello di congiunzione fra gli insegnamenti scientifici di teoria delle strutture e quelli compositivi. L orientamento conferito da Levi all istituto appare dunque marcatamente applicativo. Non a caso fanno capo alla struttura gli insegnamenti di Meccanica razionale e statica grafica, Tecnologia dei materiali e tecnica delle costruzioni, Tipologia strutturale (che a differenza degli altri è un insegnamento complementare) e Scienza delle costruzioni. Ne sono escluse invece le altre materie scientifiche che formano due distinti raggruppamenti, fisico e matematico. Il Ministero invece non ha nulla da eccepire circa il secondo nuovo istituto, quello di Elementi di architettura e rilievo dei monumenti, gestito da Egle Trincanato. Creato per dare unità e riconoscimento alle discipline della rappresentazione, vi confluiscono gli insegnamenti di Geometria descrittiva, Disegno, Plastica e Scenografia oltre all omonima cattedra di Elementi. In questo caso però l attivazione non è immediata; avviene solo ad anno accademico inoltrato. La ragione del ritardo è da imputare in buona parte alla condizione ancora precaria in cui si trova l istituto di Storia dell architettura. È chiaro infatti che, con la creazione della sua nuova struttura, Trincanato avrebbe smesso i panni di direttore supplente dell istituto di Storia, lasciando scoperta una carica che al momento nessuno poteva ricoprire. Al vaglio c era l ipotesi della candidatura di Giuseppe Mazzariol, ma si sarebbe trattato solo di un ennesimo rimedio tampone dato che l area storica era ancora priva di professori di ruolo. In effetti il piano di riassetto degli istituti doveva fare i conti con un problema ancora aperto: quello dei posti di ruolo vacanti dopo i trasferimenti del La situazione del settore urbanistico si era risolta in via definitiva proprio nel 1966 con l ingresso in ruolo di Astengo ( ), primo ternato al concorso bandito allo Iuav. Purtroppo una soluzione altrettanto immediata non era pensabile per l ambito storico e la responsabilità di questo stato di cose era da ascrivere interamente al Consiglio di facoltà che, dopo Zevi, anziché chiedere l apertura di un concorso per Storia e stili dell architettura, aveva preferito ( ) trasferire questo posto di ruolo alla cattedra di Elementi di architettura per poter chiamare subito uno dei vincitori del concorso di Torino: per l appunto, Egle Trincanato. La possibilità di ampliare l organico ufficiale istituendo nuovi posti di ruolo si presenta solo nel marzo del Ancora una volta, l attenzione non si concentra sulla cattedra di Storia e stili dell architettura, ma su quella di Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti, un insegnamento che, almeno secondo gli orientamenti ministeriali, pareva destinato a svolgere una funzione cardine nel quadro della riforma degli studi di architettura, in quanto materia mediatrice tra la storia dell architettura e la composizione architettonica. Per questa cattedra lo Iuav «intende attingere alla terna del concorso di Storia dell architettura, testé effettuato per la Facoltà di Milano, chiamando il prof. Manfredo Tafuri, unico ternato ancora disponibile» (CdF, ). Inoltre, per velocizzare la pratica, viene decisa un ulteriore mossa che sfrutta il passaggio di Giulio Pizzetti ad un altra sede universitaria. Arrivato allo Iuav nel 1959, Pizzetti entra in ruolo nel novembre del 1966 come secondo ternato al concorso bandito dallo Iuav per la cattedra di Tecnologia dei materiali e tecnica delle costruzioni. Dal 1 novembre 1967 passa al Politecnico di Torino, liberando così un posto di ruolo che viene trasferito alla cattedra di Caratteri stilistici (CdF, ). In tal modo i tempi per la chiamata di Tafuri si sarebbero ridotti ai soli 20 giorni stabiliti per legge. In effetti la chiamata ufficiale è deliberata il 30 novembre Purtroppo però l intera procedura soffriva di un vizio d origine. Fin dall inizio il Consiglio di facoltà aveva commesso un errore di valutazione confidando sul fatto che, come già dichiarato in passato, «la Storia dell Architettura [ fosse] comprensiva dei Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti» (CdF, ). In realtà il Ministero della Pubblica Istruzione non è della stessa opinione e, nelle more tra l ordinamento didattico esistente e quello nuovo allo studio, sceglie di non riconoscere l affinità tra le due materie (dicembre 1967). Poco male, la decisione ministeriale può ormai essere aggirata in scioltezza con l ennesimo e ultimo trasferimento del posto di ruolo da Caratteri stilistici alla cattedra di Storia e stili dell architettura che Manfredo Tafuri ricoprirà solo a partire dal 10 gennaio del Il fatto che l insegnamento di Caratteri distributivi degli edifici non fosse al centro di uno specifico istituto scientifico e che quindi avesse scarso peso nel quadro del riassetto complessivo delle strutture, non rende meno urgente la nomina di un suo titolare. Trattandosi di una cattedra convenzionata di ruolo, istituita come tale da un apposito decreto presidenziale (dpr n.1192 del ), non era possibile e nemmeno legale coprirla stabilmente per incarico. Dunque riconsegnare la materia ad un titolare avrebbe dovuto essere una priorità e invece. Su proposta di Gardella, il Consiglio di facoltà sceglie (CdF, ) di ignorare gli esiti di un primo concorso e attendere che la terna dei vincitori trovi sistemazione presso altre sedi universitarie, per chiedere l apertura di un nuovo bando. Esaminata l ulteriore terna di vincitori del concorso richiesto dallo Iuav (1965), si delibera di rinviare di un anno ogni decisione, confermando per il terzo anno consecutivo ( ) l incarico ad Aymonino. Nel frattempo «si avviano delle intese con le altre Facoltà per sondare a fondo se sia possibile sistemare la terna dei vincitori secondo i criteri che il Consiglio ritiene più confacenti alla struttura e all indirizzo culturale dello Iuav per quel che riguarda il professore designato a diventare di ruolo nell Istituto stesso» (CdF, ). Quale fosse il senso dall operazione è presto detto e quale il ruolo assegnato ad Aymonino è altrettanto intuitivo. Il primo della terna è Giovanni Klaus Koenig; il secondo è chiamato a Torino; il terzo è Carlo Aymonino. Nel luglio del 1966 nessuna scelta è ancora presa. L attribuzione del corso resta sospesa e intanto Samonà cede ad Aymonino l incarico di Composizione 1 (a.a ). La situazione si sblocca quando lo Iuav chiama Koenig sulla base di un esplicito accordo con la facoltà di Firenze, presso la quale Koenig teneva per incarico il corso di Storia e stili dell architettura. L intesa prevede il suo trasferimento definitivo alla cattedra di Storia a Firenze entro il luglio del In tal modo lo Iuav può dar corso alla chiamata ufficiale di Aymonino alla cattedra di Caratteri. Alla fine la manovra riesce malgrado gli alti margini di rischio dovuti ai ritardi burocratici (per cui Koenig si trasferirà solo dal 1 febbraio 1968) e ai tempi di validità legale dei risultati del concorso (un triennio) che costringono Aymonino ad un anno di straordinariato a Palermo ( ), pena la perdita del diritto alla chiamata. In tutto questo non sfugge che dal trasferimento di Koenig all effettivo rientro di Aymonino ( ), il corso di Caratteri distributivi resterebbe per più di un semestre senza timoniere se non fosse richiamato a Venezia Aldo Rossi che in realtà, anche dopo l abortito corso su L architettura della città (corso di Elementi di architettura 2 coordinato a quello di Trincanato per il ), non se ne era mai del tutto andato a Milano. (m.c.)

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