- Velletri: Nuovo incontro all interno degli Itinerari di educazione al bene comune, Giovanni Zicarelli p. 22

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1 Registrazione al Tribunale di Velletri n. 9/2004 del Redazione: C.so della Repubblica VELLETRI RM fax curia@diocesi.velletri-segni.it Mensile a carattere divulgativo e ufficiale per gli atti della Curia e pastorale per la vita della Diocesi di Velletri -Segni Anno 12, n. 4 (118) - Aprile

2 2 - In Gesù Cristo, il Nuovo Umanesimo, + Vincenzo Apicella p. 3 - I figli non sono un peso ma un dono. Parola di Papa Francesco, Stanislao Fioramonti p. 4 - Anno Santo della Misericordia, a cura di S. Fioramonti p. 5 - Tempi di spettacolo, ma di poche verità Sara Gilotta p. 6 - Le nuove paradossali forme di altruismo e solidarietà, Marta Pietroni p. 7 - Il Wahhabismo e il nuovo califfato, Wasim Salman p. 8 - La preghiera eucaristica. Le Intercessioni, la Dossologia e il grande amen, don Alessandro Tordeschi p. 9 - Il Matrimonio sacramentale è indissolubile / 2, Chiara Molinari p.10 - Servizio civile nazionale: 4 posti per la Caritas diocesana di Velletri-Segni, Elisa Simonetti p Le piccole cose fanno la differenza, Stefano Acchioni p.12 - La Pasqua: occasione per ritornare a testimoniare la fede, mons. Franco Risi p Sabato Santo, un silenzio pieno di speranza, don Andrea Pacchiarotti p Obbedienza: di fronte a Dio, nella Chiesa, Laura Dalfollo p Anno dei religiosi / 6 : Il servizio dell autorità alla vita religiosa, don Antonio Galati p Per chi ha voglia di credere. L amore che muore, don Gaetano Zaralli p Come in uno specchio, Monica Casini p Colleferro, 2 marzo: il vescovo incontra i Consigli parrocchiali per una sintesi sulla visita pastorale (...), Giovanni Zicarelli p Velletri: Nuovo incontro all interno degli Itinerari di educazione al bene comune, Giovanni Zicarelli p Educazione finanziaria e uso del denaro: una prospettiva di fede / 2, G. Cellitti e R. Caramanica p Celebrazione in ricordo a 50 anni dalla morte del Card. Clemente Micara, da Romasette p P. Ginepro Cocchi e P. Nicola Cerasa, Sara Calì p Velletri: avviata la procedura di progettazione per il nuovo complesso parrocchiale di Regina Pacis p Il Sacro intorno a noi / 12: Eremi di Castrocielo, Roccasecca e Colle San Magno (FR), Stanislao Fioramonti p Don Antonio Galati pubblica un saggio su Teilhard de Chardin a sessant anni dalla morte, p anniversario dell ordinazione sacerdotale del p. Michele Marinotti dell ordine dei frati minori, Frati Comunità di Bellegra p Mozart. Vesperae Solennes de Confessore, Mara Della Vecchia p Agostino De Romanis, mons. Ennio Francia, Italo Mussa, Roberto Luciani p L Amore più grande. Sindone, Giovanni Zicarelli p È Pasqua, Vincenza Calenne p. 39 p. 36 Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo e ufficiale per gli atti della Curia e pastorale per la vita della Diocesi di Velletri-Segni Direttore Responsabile Mons. Angelo Mancini Collaboratori Stanislao Fioramonti Tonino Parmeggiani Mihaela Lupu Proprietà Diocesi di Velletri-Segni Registrazione del Tribunale di Velletri n. 9/2004 del Stampa: Tipolitografia Graphicplate Sr.l. Redazione Corso della Repubblica VELLETRI RM fax curia@diocesi.velletri-segni.it A questo numero hanno collaborato inoltre: S.E. mons. Vincenzo Apicella, mons. Franco Risi, don Alessandro Tordeschi, don Gaetano Zaralli, don Andrea Pacchiarotti, don Antonio Galati, Frati minori della Comunità di Bellegra, mons. Ennio Francia, Marta Pietroni, Sara Gilotta, Wasim Salman, Chiara Molinari, Giovanni Zicarelli, Elisa Simonetti, Stefano Acchioni, Laura Dalfollo, Monica Casini, Sara Calì, Giuseppe Cellitti, Roberto Caramanica, Mara Della Vecchia, Italo Mussa, Roberto Luciani, Vincenza Calenne. Consultabile online in formato pdf sul sito: DISTRIBUZIONE GRATUITA Il contenuto di articoli, servizi foto e loghi nonché quello voluto da chi vi compare rispecchia esclusivamente il pensiero degli artefici e non vincola mai in nessun modo Ecclesìa in Cammino, la direzione e la redazione. Queste, insieme alla proprietà, si riservano inoltre il pieno ed esclusivo diritto di pubblicazione, modifica e stampa a propria insindacabile discrezione senza alcun preavviso o autorizzazioni. Articoli, fotografie ed altro materiale, anche se non pubblicati, non si restituiscono. E vietata ogni tipo di riproduzione di testi, fotografie, disegni, marchi, ecc. senza esplicita autorizzazione del direttore. In copertina: Cristo coronato di spine, Beato Angelico, Livorno, 1420 circa.

3 3 Vincenzo Apicella, vescovo Durante la Quaresima, in ogni centro della diocesi, si è tenuto un incontro per gli operatori pastorali e chiunque fosse interessato, al fine di prepararci ad un evento importante per tutte le Chiese che sono in Italia: il quinto Convegno Ecclesiale Nazionale, dal titolo In Gesù Cristo, il Nuovo Umanesimo. Si sono ricordate le tappe dei precedenti Convegni, che scandiscono ogni decennio dalla chiusura del Concilio in poi : Roma, Loreto, Palermo, Verona; altrettante tappe che hanno lasciato il segno nel cammino della Chiesa italiana per attuare gli insegnamenti conciliari del Vaticano II. Anche questa volta, nonostante il titolo un po specialistico, non si tratterà di una esercitazione accademica per intellettuali o di una semplice ricerca teorica, quanto dello sforzo di mettere al centro della nostra attenzione la persona umana con quattro atteggiamenti e disposizioni fondamentali: la capacità di ascoltare, la concretezza, la pluralità e la valorizzazione delle diversità, l apertura alla interiorità e alla trascendenza. Nel necessario tentativo di interpretare i segni dei tempi, appare evidente che, accanto a un generalizzato individualismo, a una crisi etica prima e più che economica, a una difficoltà che riguarda la stessa autocomprensione dell essere umano, si possono registrare un bisogno sempre più acuto di relazioni autentiche, a cominciare dalla relazione con l ambiente stesso in cui viviamo, un desiderio vivo di partecipazione e di comunione, un esigenza di autenticità, di coerenza, di giustizia e di pace. Per trovare la risposta a tutto questo siamo invitati, ancora una volta, a fissare lo sguardo su Gesù Cristo, che, rivelando in una dimensione umana il Volto inconoscibile di Dio, ci rivela allo stesso tempo il vero volto dell uomo, secondo quanto inconsapevolmente annunciò Pilato: Ecce homo! (Gv.19,5). E il Volto coronato di spine, segnato dal dolore e dalla fatica, privo di ogni bellezza, che dimostra quanto onnipotente possa essere l amore di un Dio che sa uscire da Se stesso per raggiungerci nelle nostre più infime periferie, ma è anche il Volto trasfigurato del Tabor, splendente di luce abbagliante, che ci fa intuire a quale destino siamo chiamati e quale tesoro si nasconde nell intimo di ogni essere umano. Con i suoi gesti e le sue parole Gesù ci insegna a stabilire tra noi relazioni autentiche e profonde, che si concretizzano nel farsi prossimo e nella cura spirituale e materiale dell altro, nella preghiera, che traduce in invocazione ogni grido di aiuto, ogni fatica, persino ogni apparente bestemmia. Tutto questo continua nella Chiesa, aggregazione visibile, con le sue debolezze e infermità, ma anche comunità vivificata dallo Spirito del Risorto, Popolo di Dio e Corpo di Cristo; torniamo, ancora una volta, all enunciato del Concilio: la Chiesa della terra e la Chiesa ormai in possesso dei beni celesti, non si devono considerare come due realtà, esse costituiscono al contrario un unica realtà complessa, fatta di un duplice elemento, umano e divino. Per una non debole analogia essa è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti come la natura umana assunta serve al Verbo divino come vivo organo di salvezza indissolubilmente unito a lui; in modo non dissimile l organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito vivificante di Cristo come mezzo per far crescere il corpo (LG 8). La Chiesa, quindi, attraverso il discernimento comunitario, che è l umile e comune ricerca della volontà di Dio nascosta nel paradosso dell Incarnazione e del Crocefisso Risorto, è chiamata a ripercorrere le stesse vie di Cristo, che sono state sintetizzate in cinque verbi su cui dovrà articolarsi la riflessione nel Convegno di Firenze, ma su cui, fin da ora, siamo invitati a interrogarci e confrontarci, portando avanti l opera iniziata durante la Visita pastorale. Nella Lettera da inviare alla diocesi in questa Settimana Santa, ho provato a descriverli brevemente, servendomi anche della Traccia di lavoro che ci è stata offerta dal Comitato preparatorio e a tradurli in domande concrete che possano servire per il necessario approfondimento, chiedendoci cosa significhi concretamente per noi e per la nostra Chiesa: Uscire, Annunciare, Abitare, Educare e Trasfigurare. Le comunità parrocchiali e le varie realtà diocesane sono invitate a prendere in considerazione queste tematiche, esposte nella Lettera pastorale, anche in vista del consueto appuntamento assembleare del mese di settembre, tappa utile, anzi necessaria, nel cammino verso il Convegno Nazionale, cui la nostra diocesi sarà presente con il sottoscritto e altri sei delegati. Il Signore crocefisso e risorto ci sostenga e ci accompagni sempre nel rispondere con gioia al dono della vocazione cristiana che tutti da Lui abbiamo ricevuto. Nell immagine del titolo: Gesù davanti al sommo sacerdote Caifa, Gerrit von Honthorst, 1617, Londra - National Gallery.

4 4 Stanislao Fioramonti Nell udienza generale di mercoledì 11 febbraio papa Francesco, proseguendo nelle sue catechesi sulla Famiglia in vista del Sinodo sullo stesso tema, ha parlato dei figli. E singolare la coincidenza che l intervento del papa sia giunto proprio il giorno prima che l ISTAT annunciasse che in Italia è stato raggiunto il punto più basso di natalità dall Unità del Paese (1861): solo 500 mila nuovi nati in un anno. Ecco dunque che le considerazioni di Bergoglio acquistano anche un valore di grande attualità, una valenza sociale da tener presente continuamente. Dopo aver riflettuto sulle figure della madre e del padre, in questa catechesi sulla famiglia vorrei parlare del figlio o, meglio, dei figli. Prendo spunto da una bella immagine di Isaia. Scrive il profeta: «I tuoi figli si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore» (60,4-5a). E una splendida immagine, un immagine della felicità che si realizza nel ricongiungimento tra i genitori e i figli, che camminano insieme verso un futuro di libertà e di pace, dopo un lungo tempo di privazioni e di separazione, quando il popolo ebraico si trovava lontano dalla patria. In effetti, c è uno stretto legame fra la speranza di un popolo e l armonia fra le generazioni. Questo dobbiamo pensarlo bene. La gioia dei figli fa palpitare i cuori dei genitori e riapre il futuro. I figli sono la gioia della famiglia e della società. Non sono un problema di biologia riproduttiva, né uno dei tanti modi di realizzarsi. E tanto meno sono un possesso dei genitori No. I figli sono un dono, sono un regalo: capito? I figli sono un dono. Ciascuno è unico e irripetibile; e al tempo stesso inconfondibilmente legato alle sue radici. Essere figlio e figlia, infatti, secondo il disegno di Dio, significa portare in sé la memoria e la speranza di un amore che ha realizzato se stesso proprio accendendo la vita di un altro essere umano, originale e nuovo. E per i genitori ogni figlio è se stesso, è differente, è diverso. Permettetemi un ricordo di famiglia. Io ricordo mia mamma, diceva di noi eravamo cinque -: Ma io ho cinque figli. Quando le chiedevano: Qual è il tuo preferito, lei rispondeva: Io ho cinque figli, come cinque dita. Se mi picchiano questo, mi fa male; se mi picchiano quest altro, mi fa male. Mi fanno male tutti e cinque. Tutti sono figli miei, ma tutti differenti come le dita di una mano. E così è la famiglia! I figli sono differenti, ma tutti figli. Un figlio lo si ama perché è figlio: non perché bello, o perché è così o cosà; no, perché è figlio! Non perché la pensa come me, o incarna i miei desideri. Un figlio è un figlio: una vita generata da noi ma destinata a lui, al suo bene, al bene della famiglia, della società, dell umanità intera. Di qui viene anche la profondità dell esperienza umana dell essere figlio e figlia, che ci permette di scoprire la dimensione più gratuita dell amore, che non finisce mai di stupirci. E la bellezza di essere amati prima: i figli sono amati prima che arrivino. Quante volte trovo le mamme in piazza che mi fanno vedere la pancia e mi chiedono la benedizione questi bimbi sono amati prima di venire al mondo. E questa è gratuità, questo è amore; sono amati prima della nascita, come l amore di Dio che ci ama sempre prima. Sono amati prima di aver fatto qualsiasi cosa per meritarlo, prima di saper parlare o pensare, addirittura prima di venire al mondo! Essere figli è la condizione fondamentale per conoscere l amore di Dio, che è la fonte ultima di questo autentico miracolo. Nell anima di ogni figlio, per quanto vulnerabile, Dio pone il sigillo di questo amore, che è alla base della sua dignità personale, una dignità che niente e nessuno potrà distruggere. Oggi sembra più difficile per i figli immaginare il loro futuro. I padri - lo accennavo nelle precedenti catechesi - hanno forse fatto un passo indietro e i figli sono diventati più incerti nel fare i loro passi avanti. Possiamo imparare il buon rapporto fra le generazioni dal nostro Padre celeste, che lascia libero ciascuno di noi ma non ci lascia mai soli. E se sbagliamo, Lui continua a seguirci con pazienza senza diminuire il suo amore per noi. Il Padre celeste non fa passi indietro nel suo amore per noi, mai! Va sempre avanti e se non può andare avanti ci aspetta, ma non va mai indietro; vuole che i suoi figli siano coraggiosi e facciano i loro passi avanti. I figli, da parte loro, non devono aver paura dell impegno di costruire un mondo nuovo: è giusto per loro desiderare che sia migliore di quello che hanno ricevuto! Ma questo va fatto senza arroganza, senza presunzione. Dei figli bisogna saper riconoscere il valore, e ai genitori si deve sempre rendere onore. Il quarto comandamento chiede ai figli - e tutti lo siamo! - di onorare il padre e la madre. Questo comandamento viene subito dopo quelli che riguardano Dio stesso. Infatti contiene qualcosa di sacro, qualcosa di divino, qualcosa che sta alla radice di ogni altro genere di rispetto fra gli uomini. E nella formulazione biblica del quarto comandamento si aggiunge: «perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore tuo Dio ti dà». Il legame virtuoso tra le generazioni è garanzia di futuro, ed è garanzia di una storia davvero umana. Una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore; quando non si onorano i genitori si perde il proprio onore! È una società destinata a riempirsi di giovani aridi e avidi. Però, anche una società avara di generazione, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa. Pensiamo a tante società che conosciamo qui in Europa: sono società depresse, perché non vogliono i figli, non hanno i figli, il livello di nascita non arriva all uno percento. Perché? Ognuno di noi pensi e risponda. Se una famiglia generosa di figli viene guardata come se fosse un peso, c è qualcosa che non va! La generazione dei figli dev essere responsabile, come insegna anche l Enciclica Humanae vitae del beato Papa Paolo VI, ma avere più figli non può diventare automaticamente una scelta irresponsabile. Non avere figli è una scelta egoistica. La vita ringiovanisce e acquista energie moltiplicandosi: si arricchisce, non si impoverisce! I figli imparano a farsi carico della loro famiglia, maturano nella condivisione dei suoi sacrifici, crescono nell apprezzamento dei suoi doni. L esperienza lieta della fraternità anima il rispetto e la cura dei genitori, ai quali è dovuta la nostra riconoscenza. Tanti di voi qui presenti hanno figli e tutti siamo figli. Facciamo una cosa, un minuto di silenzio. Ognuno di noi pensi nel suo cuore ai propri figli - se ne ha -; pensi in silenzio. E tutti noi pensiamo ai nostri genitori e ringraziamo Dio per il dono della vita Il Signore benedica i nostri genitori e benedica i vostri figli. Gesù, il Figlio eterno, reso figlio nel tempo, ci aiuti a trovare la strada di una nuova irradiazione di questa esperienza umana così semplice e così grande che è l essere figli. Nel moltiplicarsi della generazione c è un mistero di arricchimento della vita di tutti, che viene da Dio stesso. Dobbiamo riscoprirlo, sfidando il pregiudizio; e viverlo, nella fede, in perfetta letizia. E vi dico: quanto è bello quando io passo in mezzo a voi e vedo i papà e le mamme che alzano i loro figli per essere benedetti; questo è un gesto quasi divino. Grazie perché lo fate!. Nell immagine del titolo: Celebrazione della nascita, Jan Steen, 1664, Londra.

5 5 a cura di Stanislao Fioramonti Il 13 marzo papa Francesco ha annunciato nella basilica di San Pietro la celebrazione di un Anno Santo straordinario, un Giubileo della Misericordia che avrà inizio l 8 dicembre, solennità dell Immacolata Concezione, con l apertura della Porta Santa in San Pietro e si concluderà il 20 novembre 2016, solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell Universo. Lo stesso giorno dell annuncio la Sala Stampa Vaticana ha pubblicato sul tema una informazione per i mass media che qui adattiamo e sintetizziamo. me (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). Nel primo Angelus dopo la sua elezione, il Santo Padre diceva: Sentire misericordia, questa parola cambia tutto. È il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza (Angelus 17 marzo 2013). All inizio dell anno il Santo Padre aveva detto: Questo è il tempo della misericordia. È importante che i fedeli laici la vivano e la portino nei diversi ambienti sociali. Avanti! Nell Angelus dell 11 gennaio : C è tanto bisogno oggi di misericordia, ed è importante che i fedeli laici la vivano e la portino nei diversi ambienti sociali. Avanti! Noi stiamo vivendo il tempo della misericordia, questo è il tempo della misericordia. Nel suo messaggio per la Quaresima : Quanto desidero che i luoghi in cui si manifesta la Chiesa, le nostre parrocchie e le nostre comunità in particolare, diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell indifferenza! Nella esortazione apostolica Evangelii gaudium il termine misericordia appare ben 31 volte. Nel Giubileo le letture per le domeniche del tempo ordinario saranno prese dal Vangelo di Luca, chiamato l evangelista della misericordia. Dante Alighieri lo definisce scriba mansuetudinis Christi, narratore della mitezza del Cristo. Sono molto conosciute le parabole della misericordia presenti nel Vangelo di Luca: la pecora smarrita, la dramma perduta, il padre misericordioso. Anticamente presso gli Ebrei, il giubileo era un anno dichiarato santo che cadeva ogni 50 anni, nel quale si doveva restituire l uguaglianza a tutti i figli d Israele, offrendo nuove possibilità alle famiglie che avevano perso le loro proprietà e perfino la libertà personale. Ai ricchi invece l anno giubilare ricordava che sarebbe venuto il tempo in cui gli schiavi israeliti, divenuti nuovamente uguali a loro, avrebbero potuto rivendicare i loro diritti. La giustizia, secondo la legge di Israele, consisteva soprattutto nella protezione dei deboli (S. Giovanni Paolo II, Tertio Millennio L annuncio è stato fatto nel secondo anniversario dell elezione di Papa Francesco, durante l omelia della celebrazione penitenziale con la quale il Santo Padre ha aperto l iniziativa 24 ore per il Signore. Questa iniziativa, proposta dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, promuove in tutto il mondo l apertura straordinaria delle chiese per invitare a celebrare il sacramento della riconciliazione. Il tema di quest anno è preso dalla lettera di San Paolo agli Efesini Dio ricco di misericordia (Ef 2,4). L annuncio ufficiale e solenne dell Anno Santo avverrà con la lettura e pubblicazione presso la Porta Santa della Bolla nella Domenica della Divina Misericordia, festa istituita da San Giovanni Paolo II che viene celebrata la domenica dopo Pasqua.L apertura del prossimo Giubileo avverrà nel cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, nel 1965, e acquista per questo un significato particolare spingendo la Chiesa a continuare l opera iniziata con il Vaticano II. Con il Giubileo della Misericordia Papa Francesco pone al centro dell attenzione il Dio misericordioso che invita tutti a tornare da Lui. L incontro con Lui ispira la virtù della misericordia. La misericordia è un tema molto caro a Papa Francesco che già da vescovo aveva scelto come suo motto miserando atque eligendo. Si tratta di una citazione presa dalle Omelie di San Beda il Venerabile, il quale, commentando l episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: Vidit ergo Iesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere Adveniente 13). La Chiesa cattolica ha iniziato la tradizione dell Anno Santo nel 1300 con Papa Bonifacio VIII, che aveva previsto un giubileo ogni secolo. Dal per permettere a ogni generazione di vivere almeno un Anno Santo - il giubileo ordinario fu cadenzato con il ritmo dei 25 anni. Gli Anni Santi ordinari celebrati fino ad oggi sono 26. L ultimo è stato il Giubileo del Un giubileo straordinario invece viene indetto in occasione di un avvenimento di particolare importanza. La consuetudine di indire giubilei straordinari risale al XVI secolo. Gli ultimi Anni Santi straordinari, del secolo scorso, sono stati quelli del 1933 indetto da Pio XI per il XIX centenario della Redenzione, e quello del 1983 indetto da Giovanni Paolo II per i 1950 anni della Redenzione. Il rito iniziale del giubileo è l apertura della Porta continua nella pag. 6

6 6 Tempi di spettacolo, ma di poche verità : Sara Gilotta Sono parole di David Maria Turoldo, un poeta che amo molto e che mi piace rileggere di tanto in tanto, per guardare al mondo sostenuta dalla profondità delle parole di un uomo che ha vissuto nella sofferenza di una fede continuamente ricercata e continuamente rinnovata in un desiderio inesausto ed inesauribile di verità. Verità espressa innanzitutto in una ricerca linguistica capace di interrogare davvero la realtà e andando oltre l azione livellatrice degli eventi della storia ed ancor prima della cronaca. Turoldo, infatti, dice che il nostro è il tempo dello spettacolo, non delle verità, perché lo spettacolo, dietro il quale, comunque,possono nascondersi anche messaggi positivi, deve suscitare diletto e il diletto, cioè il piacere o se si vuole il divertimento, è alieno da messaggi immediatamente profondi e perciò comprensibili a tutti anche per la logica dell effimero che affligge il nostro tempo assetato di novità e non di verità. Ecco, Turoldo nei suoi versi mette il lettore nella condizione ineluttabile di meditare su se stesso, oltre che sulla realtà e sul tempo in cui si trova a vivere e ad agire, facendo in modo che continuamente il qui ed ora si legga alla luce di una fede che non è mai semplicemente rasserenatrice, ma al contrario, coltiva, nel dubbio che si fa preghiera, quelle verità di cui il suo spirito, la sua anima e la nostra hanno bisogno per nutrirsi dell Assoluto. Un Assoluto che si manifesta in versi dolenti, che però permettono di avvertire in tutta la sua concretezza il bisogno mai sopito di un approdo sicuro, che sia capace di alleviare forse solo per un attimo, il tormento creativo del suo essere e del suo esistere. E così, infatti, dice Turoldo: Padre, abbà, se possibile. E Gesù che parla e lo fa invocando dal Padre Suo che voglia allontanare da Lui l ultimo calice di sofferenza e morte, ma ( come dice in altri versi ) Egli sa che il Padre non può rispondere al Figlio, il divino suo figlio, perché la Sua è condizionata onnipotenza. Parole terribili, che ci mettono di fronte ad una Dio che, nonostante l amore per i suoi figli, non può sottrarli al loro destino, non può rispondere ai loro perché. E il perché del continuo soffrire della vita non può non interrogare tutti, giorno dopo giorno, in una inesausta ricerca di significato e di verità che supera le possibilità umane circoscritte nell immanente, anzi nel quotidiano bisogno di sopravvivenza sulla terra. E mi piace citare i versi un cui il poeta dice: No, credere a Pasqua non è giusta fede:troppo bello sei a Pasqua! Fede vera è al venerdì santo, quando Tu non c eri lassù! Quando non una eco risponde al suo alto grido e a stento il Nulla dà forma alla tua essenza. Sono versi questi apparentemente terribili, che sembrano togliere valore a quella che è certamente la celebrazione che più di ogni altra racchiude l essenza della nostra fede, ma, a parer mio, è proprio in versi come quelli citati che si può scorgere qualcosa che superi il nostro sempiterno rincorrere la felicità, per sapere accettare il venerdì santo che solo dà senso al nostro vivere quaggiù in attesa del Nulla, il Divino Nulla che nella poesia di Turoldo è l immensità di Dio, una infinità tanto superiore al nostro umano capire che rischia di precipitarci n un vuoto assoluto, che è concesso di superare solo con il canto che colmerà l abisso, dice Turoldo, o più semplicemente con la preghiera, che concederà forse a tutti di fare luce nella coscienza e nel mondo. Nell immagine del titolo: La croce sulla roccia, foto di Gerard Laurenceau. segue da pag. 5 Santa, che viene aperta solo durante l Anno Santo, mentre negli altri anni rimane murata. Il rito di aprire la Porta Santa esprime simbolicamente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un percorso straordinario verso la salvezza. Hanno una Porta Santa le quattro basiliche maggiori di Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Le Porte Sante di queste ultime verranno aperte dopo l apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro. La Chiesa cattolica ha dato al giubileo ebraico un significato più spirituale. Consiste in un perdono generale, un indulgenza aperta a tutti, e nella possibilità di rinnovare il rapporto con Dio e il prossimo. Così, l Anno Santo è sempre un opportunità per approfondire la fede e vivere con rinnovato impegno la testimonianza cristiana. Papa Francesco ha affidato l organizzazione del Giubileo della Misericordia al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

7 7 Marta Pietroni Marzo è stato per l Europarlamento un mese particolarmente intenso per ciò che riguarda la trattazione di temi caldi dal punto di vista del biodiritto. Il Parlamento Europeo di Strasburgo ha approvato il Rapporto sull eguaglianza tra donne e uomini nell Ue presentato dall eurodeputato socialista belga Marc Tarabella. Da sottolineare la presenza nel rapporto di un paragrafo in cui si chiede di garantire alla donna un accesso agevole all aborto, lungo la linea di un informazione più piena circa i diritti delle donne e i servizi disponibili. L approvazione del rapporto rappresenta purtroppo una sorta di campanello d allarme di fronte ad una proposta che vorrebbe il riconoscimento di un presunto diritto all aborto, da promuovere a livello europeo e che ha fatto esultare Taraballa, nonostante venga sottolineato, nel rapporto stesso, il principio di sussidiarietà, secondo il quale tematiche come l aborto restano di competenza esclusiva dei singoli stati. Benché il rapporto in questione sia una risoluzione non legislativa e quindi non vincolante dal punto di vista giuridico, non si può sottovalutare il peso socio-politico e culturale di tale approvazione. Essa infatti rappresenta una sorta di rivincita dopo lo smacco che nel dicembre 2013 aveva subito la relazione della socialista portoghese Estrela sulla salute riproduttiva. E chiara e manifesta infatti l intenzione dei socialisti e democratici europei che nel 2014 hanno sottolineato la necessità di iscrivere l aborto nella Carta dei Diritti fondamentali. Un accentuata mobilitazione a favore dell aborto che all interno della sinistra e dei liberali è rinnovata e ha trovato una breccia aperta nella nuova formazione del Parlamento europeo (rinnovatosi dopo le elezioni di maggio 2014). Il dialogo su tematiche tanto complesse è sicuramente doveroso, soprattutto nelle sedi istituzionali e le nuove richieste sulla famiglia, sulle unioni omosessuali con diritto di adozione, sulla maternità surrogata e sull aborto come diritto, rappresentano una sfida culturale e antropologica determinante. In questo clima, inevitabili i rimbalzi tra normative dei singoli stati e Unione Europea. Un recente esempio di questa interazione non sempre idilliaca è stato il parere del Consiglio Superiore della Sanità italiano che lo scorso 10 marzo ha ribadito i suoi dubbi sul diktat dell Agenzia del farmaco europea (Ema) che il 12 gennaio aveva autorizzato l accesso diretto al banco delle farmacie per EllaOne, la tanto discussa pillola dei 5 giorni dopo. A differenza di altri paesi europei, l Italia ha rinviato al mittente la direttiva, dopo una corale opposizione dei ginecologi che hanno messo in guardia sui rischi legati ad un uso sconsiderato del farmaco, soprattutto tra le minorenni. Tanti dubbi e preoccupazione che hanno portato il Consiglio Superiore di Sanità a stabilire che Ella One debba essere venduto solo in regime di prescrizione medica. Un no all Unione Europea che ha trovato fondamento e giustificazione sulla necessità di una corretta informazione scientifica e sulla tutela della salute delle donne. Non si può infatti escludere né un effetto abortivo di tale farmaco né il potenziale effetto dannoso sull eventuale nascituro. E mentre in Europa si affrontano delicate questioni sulla vita e sulla riproduzione, in Italia nascono i primi due bambini da fecondazione eterologa, come annunciato dal direttore della clinica romana Alma Res Fertility Pasquale Bigotta. Una studentessa ventiduenne di Roma ha raccontato di essersi sottoposta, come da protocollo, a stimolazione ovarica, monitoraggi e prelievo al fine di donare i propri ovuli. Si dovrà indagare se tale donazione è avvenuta sotto compenso dal momento che in Italia, essendo vietato il commercio di ovociti, è vietata una retribuzione. Queste donatrici resteranno anonime, selezionate in base al colore degli occhi, dei capelli, del loro aspetto e della loro salute, trasmetteranno magari lineamenti estetici e caratteriali a bambini che non hanno il diritto di conoscere la loro fonte genetica, la loro madre genetica, le loro origini. La straordinaria capacità di abituarsi, ha rappresentato da sempre per l uomo un ancora di salvezza, ma a volte ci si abitua anche alle brutture e alle ingiustizie e all abitudine si accompagna l assuefazione e si annulla la capacità critica e di reazione. La nostra società si sta sempre più abituando a pratiche e novità tecniche che richiederebbero invece una costante analisi critica. Il fatto che oramai sia diffusa una certa pratica piuttosto che un idea di liceità, non significa che non esistano più le differenze etiche di un azione e le tante questioni da essa sollevate. La realtà della riproduzione non può annullare le controverse implicazioni ad esempio connaturate alla fecondazione eterologa, resa possibile in Italia dopo il via libera della Corte Costituzionale il 9 aprile Se a dominare è la logica del mercato con le sue regole e l assoluto dominio del desiderio come diritto, le risposte sarebbero sbrigative ed estremamente superficiali, inconsistenti. Ma purtroppo le questioni in gioco sono ben più complesse e gravose, profonde e difficili. Nell ottica della generale assuefazione alle pratiche, il paradosso è che la donazione o compravendita di gameti si presenta come un atto di altruismo, di solidarietà; la selezione dei donatori, un atto di amore verso quel figlio tanto desiderato. Un caso su tutti mostra quanto problematiche siano queste nuove prospettive di giudizio. Il caso, in Inghilterra, dove una donna di 46 anni ha prestato il suo utero per far crescere e nascere un bimbo procreato artificialmente con il seme del figlio omosessuale e l ovulo di una donatrice; un bambino partorito da sua nonna, figlio e fratello di un uomo diventato giuridicamente padre dopo il via libera all adozione concesso dall Alta Corte inglese. A vent anni dalla firma dell Evangelium Vitae sono più vive che mai le parole di Giovanni Paolo II che affermava quanto ogni essere umano sia un capolavoro, il culmine dell universo e la suprema bellezza di ogni essere creato. Di fronte a questa suprema bellezza assistiamo anche oggi alla guerra dei potenti contro i deboli. Il diritto alla vita deve tramutarsi in un sì incondizionato a difesa dell essere umano e della sua integrità, al massimo rispetto dovuto al nascituro e al rispetto pieno di una procreazione che non sia mero artificio e mercato nelle mani dell uomo, diventando prodotto. Una nuova vita umana si inaugura fin dal concepimento e quel nuovo essere non sarà mai reso umano se non lo è stato fino da allora. Nell immagine del titolo: opera di Enrique Campuzano.

8 8 Wasim Salman Il califfo era il successore di Muhammad, capo dello Stato islamico, che diventò con la dinastia omayyade ( ) il vicario di Dio sulla terra. L esperienza della prima comunità islamica a Medina dà vita e continua ad alimentare la genesi di ciò che si impone oggi come modello dell islam politico. Tuttavia, il regime teocratico all epoca moderna coincide con l emergenza in Arabia del movimento wahhabita che rappresenta una forma di Islam invariabile, il cui fondatore, Muhammad Ibn Abd al-wahhab ( ), sostiene una forte cooperazione fra autorità politica e autorità legale per stabilire lo Stato islamico. Questa riforma consiste nel ritorno alle fonti dell Islam e nel ricevere la tradizione in modo acritico. Fondando lo Stato wahhabita nel 1744, egli giurò ai suoi alleati di usare la forza se necessario affinché il regno della parola di Dio domini il mondo. Va osservato che i principi fondamentalisti del wahhabismo non si ispirarono al corano, ma al pensiero di due pensatori estremisti della tradizione islamica, e cioè Ibn Hanbal e Ibn Taymiyya. La sconfitta dell Impero ottomano portò, però, all abolizione del califfato nel 1924, che venne considerata come un complotto occidentale sostenuto dai fautori dello Stato laico contro i musulmani. Ispirato dal discorso salafita, la risposta politica ebbe luogo con la fondazione dell organizzazione dei Fratelli musulmani in Egitto nel 1928, mirando anzitutto a riabilitare il califfato mediante il jihad, come realizzazione del regno della Parola di Dio e della Sharia. I Fratelli musulmani credono che l islam sia un regime unico perché rivelato da Dio stesso per organizzare tutti gli aspetti della vita; il suo dogma è la patria e la cittadinanza, la religione e lo Stato, la spiritualità e l azione, il Corano e la spada. In questo contesto, i musulmani dovrebbero ritornare alla fede degli antenati salaf e della comunità umma, abbandonare i codici legali basati sui codici europei e creare una legislazione basata sulla Sharia. Se il califfo rappresenta il simbolo dell unità musulmana e del legame tra le nazioni islamiche, allora occorre continuare a pensare a questa funzione divina in quanto il califfo è l imam che risolve i problemi e unisce i musulmani che lo amano e lo venerano come ombra di Dio sulla terra. Certamente, è difficile separare l Islam politico dal ruolo politico che gioca il petrolio nella regione dal 1920 fino ad oggi, così come l appello al califfato nel discorso islamico radicale dalla pretesa saudita a presiedere il mondo islamico; tanto è vero che il re saudita si fa chiamare: Servitore delle due terre sante. Oltre al boom del petrolio, il trionfo di Khomeini (1979) favorì la crescita del radicalismo islamico, in modo tale che tutti i movimenti islamisti cercassero di generalizzare la rivoluzione iraniana, radicalizzano le contraddizioni, le opposizioni e le attese messianiche affermate dall abolizione del califfato (1924). Le stesse posizioni dell Università al-azhar (Cairo) cambiarono nel corso degli anni ottanta, diventando più tollerante verso gli integralisti che uccidono in nome di Dio, e cominciando a scomunicare i pensatori progressisti. Ecco perché al- Azhar mantenne il silenzio dopo l uccisione dell autore progressista Farag Foda nel Va osservato che la violenza in Medio- Oriente negli ultimi decenni non muove dal nazionalismo arabo, ma si fonda su motivi religiosi, così che la violenza viene legittimata in nome dell Islam. Gli attentati suicidi che si moltiplicano rilevano indubbiamente dal fanatismo e l irrazionalità; perché nessuno potrebbe sacrificare la propria vita per far saltare in aria un autobus di civili senza essere fanatico. Ma la cosa sicura è che i responsabili degli attentati suicidi appartengono quasi tutti a gruppi islamisti come Hamas, al-jihad islamico, al-qaida e l ISIS. Ne consegue che per giustificare l attentato, la violenza politica richiede delle buone ragioni, essa ricorre ad una interpretazione ideologica dei testi religiosi, del loro significato, struttura e potenzialità. Per capire la storia dell ISIS serve anzitutto introdurre tre personaggi: Osama bin Laden, Ayman al-zawahiri e Abu Musab al-zarqawi. Quest ultimo è stato uno dei rivali di bin Laden all interno di al-qaida, fondando un suo proprio gruppo con obiettivi diversi da quelli di al-qaida tradizionale, per creare un califfato islamico esclusivamente sunnita. Nel 2003, il gruppo di Zarqawi fece esplodere un autobomba in una moschea nella città irachena di Najaf durante la preghiera del venerdì: rimasero uccisi 125 musulmani sciiti. Nel 2006 Zarqawi era stato ucciso da una bomba americana, e dal 2010 prese il suo posto in Irak Abu Bakr al-baghdadi, che cambiò il nome del suo movimento (AQI) in Stato Islamico dell Iraq e del Levante (ISIS). La brutalità dell ISIS è già stata notata da al-qaida nella guerra in Siria. Ecco perché al-zawahiri espulse l ISIS da al-qaida nel La sera del 29 giugno 2014 l ISIS ha proclamato la restaurazione del Califfato islamico, con Abu Bakr al-baghdadi come califfo. Questo califfato, come afferma il suo portavoce, è un sogno che vive nelle profondità di ogni credente musulmano, e che i musulmani di tutto il mondo dovrebbero giurare la loro fedeltà al nuovo califfo. Infine, dobbiamo prendere in considerazione l aspetto politico dell islamismo contemporaneo, il quale è alla base del terrorismo. La violenza basata sulla religione deve essere analizzata con senso critico e serietà, per rilevare il rapporto fra le ideologie religiose e la violenza, riconoscendo il ruolo del wahhabismo nell aumentare il terrorismo nel mondo. Ma la maggior parte dei musulmani si dissocia da questo estremismo e desidera di vivere la propria fede in sintonia con gli altri popoli della terra, senza rinunciare ai vantaggi che portò la civilità moderna all umanità. È il nostro compito oggi di dialogare e collaborare con questa maggioranza dei musulmani, per riuscire ad isolare i terroristi e diminuire il loro impatto sulle nuove generazioni.

9 9 don Alessandro Tordeschi Abbiamo visto, la volta scorsa, cosa succede durante la preghiera di epiclesi e durante l anamnesi. Ora preghiamo perché tutto questo possa essere esteso anche al di là di coloro che sono presenti a questa assemblea. Per usare una espressione di Sant Agostino, essi potrebbero essere chiamati l icona visibile di tutta la città redenta, che come tale è invisibile a noi, ma non di meno presente. Le parole che seguono riconoscono questo, pregano perché sia così, ci rendono consapevoli di una presenza non visibile ai nostri occhi. Ognuna delle quattro preghiere eucaristiche esprime queste richieste in modi diversi, ma sono modi diversi di pregare la stessa cosa. Ci sono prima di tutto i nomi dei santi in paradiso. In primo luogo tra essi c è quello di Maria, la Madre di Dio, poi San Giuseppe suo sposo, i santi Pietro e Paolo e gli altri apostoli, poi i martiri e i santi. Tutti sono presenti e nominarli solo alcuni ha lo scopo di renderci consapevoli della presenza di tutti. Nominiamo anche il papa e il nostro vescovo. Nella persona del vescovo è nominata tutta la Chiesa locale e nella persona del Vescovo di Roma, il papa, è nominata la comunione della Chiesa locale con tutte le altre Chiese del mondo. Così, pur non potendo nominare ogni membro della Chiesa nel mondo, tutti sono misteriosamente presenti, e nominare il papa e il vescovo ha lo scopo di renderci consapevoli di questa presenza. Preghiamo perché questo sacrifico di riconciliazione doni, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo, nominiamo davanti al Padre i defunti. È un conforto per il nostro amore e il nostro senso di mancanza nominare persone a noi care che sono morte. In alcune messe si può citare qualcuna a voce alta, altre nel nostro cuore; ma alla fine intendiamo nominare davanti a Dio tutti i defunti. È importante pronunciare questi nomi. Nella rivelazione biblica Dio ci ha insegnato quale mistero meraviglioso sia il nome di una persona. Il mistero dei nostri nomi ha le radici nel mistero del nome di Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. Avere un nome significa che qualcuno può chiamarmi. Dio mi dà un nome chiamandomi all esistenza e i nostri nomi ci ricordano questo dono. In effetti non so nemmeno di essere un Io, finché un altra persona non mi dice il mio nome e io rispondo con il Tu contenuto in maniera unica nel nome di chi mi chiama. Per cui il nome è un piccolo canto in cui è incarnato tutto l essere di una persona. Usare il nome è una caratteristica fondamentale di queste intercessioni. Cosa chiediamo quando diciamo il nome? Chiediamo che gli altri non scompaiano da noi nei recessi del tempo, della distanza e della morte. Solo Dio può renderci uniti come una cosa sola al di là di quello che, altrimenti, sarebbe un enorme sparti acque. Chiediamo allo Spirito Santo di trasformare questo pane e questo vino e di unire in un solo corpo tutti coloro che si sono nutriti dello stesso pane e dello stesso vino. Ora stiamo semplicemente estendendo quella richiesta e quindi esprimendo il nostro desiderio di essere un solo corpo in Cristo con tutti coloro che abbiamo nominato; i Santi, la Chiesa nel mondo, i defunti, la gente del mondo. Entriamo già nel nostro futuro, dove saremo perfettamente uniti come unico corpo di Cristo. Concedi a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria. Questo eterno godimento potrebbe essere descritto come comunione con il Padre. La comunione con il Padre è qualcosa che si può godere solo in comunione con gli altri. Sant Agostino la esprime così: Essa è veramente pace in modo che unica pace della creatura ragionevole dev essere ritenuta e considerata l unione sommamente ordinata e concorde di avere Dio come fine e l un l altro in lui. GLORIFICARE DIO (DOSSOLOGIA) E IL GRANDE AMEN Dossologia significa Glorificazione di Dio. La dossologia è la parte/battuta finale della grande preghiera eucaristica, che forma un cerchio completo dalla dossologia al prefazio. Il celebrante porta in alto il pane e il vino, trasformati nel corpo e nel sangue di Gesù, ed elevandoli li presenta a Dio Padre come il sacrificio perfetto offerto a gloria del suo nome: Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre onnipotente, nell unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. In quel momento la Chiesa sta facendo ciò che Cristo ha fatto e sempre farà: offre l unico corpo di Gesù, a cui si è unita, al Padre a gloria del suo nome e per la salvezza del mondo. È questa la nostra comunione al sacrificio di Cristo. È questa la nostra lode perfetta. La forma di questa dossologia finale è trinitaria. Con esultanza si dice: per Cristo, con Cristo, in Cristo questa è la sola strada per cui possiamo arrivare a Dio Padre. Ci arriviamo nello Spirito Santo, o meglio nell unità dello Spirito Santo. Vediamo qui come la lode (dossologia) sia il perfetto riassunto di ciò che abbiamo ricordato (anamnesi) e di ciò che abbiamo chiesto (epiclesi). Questa è sempre la forma completa della preghiera cristiana. Ricordare quello che Dio ha fatto, chiedere ciò che desideriamo e finire con la lode. Il sacerdote tiene il corpo e il sangue di Gesù, a cui tutti siamo uniti, e li offre al Padre per dare a Lui onore e gloria. Stiamo andando verso il Padre per mezzo di Cristo e questa è parimenti l opera della Chiesa. Il Padre, in questo momento vede arrivare il Figlio con tutto il mondo, con tutti noi, riconciliati nel corpo e nel sangue di suo Figlio. Nel suo sacrificio sulla croce il Figlio distrugge nel suo corpo i peccati di tutti noi. Ora quello stesso corpo, risorto dai morti, ci porta davanti a suo Padre e dice: Tutto questo è per il tuo onore e per la tua gloria. Il Padre vede il Figlio nell unico modo in cui può vederlo; cioè vestito della nostra carne, nel suo corpo crocifisso e ora risorto. Nel vedere il Figlio, vede anche noi. Il Padre esclama: Questo è il figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Tutto il mondo è riconciliato a Dio. Questo è ciò che accade nella messa. Siamo nel nostro futuro definitivo. A tutto quello che Cristo ha fatto, a quello che sta accadendo l assemblea grida un fortissimo AMEN. È l Amen più grande della messa e quindi è l amen più grande del mondo. Questo Amen contiene tutti gli altri. Ora abbiamo tutti gli articoli del Credo - Padre, Figlio e Spirito Santo creduti nella Chiesa - come evento. Questo è l Amen che riecheggia nel mondo, nei secoli e in paradiso. Questo Amen non finisce mai. Nella messa, dal nostro luogo e dal nostro tempo, siamo uniti a questo Amen eterno e canteremo per sempre quello che stiamo cantando ora. AMEN!

10 10 Chiara Molinari Il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia. La famiglia dei nostri tempi, più di altre istituzioni subisce le rapide trasformazioni della società e della cultura. Molte famiglie vivono tale realtà nella fedeltà ai valori costitutivi dell istituto familiare, altre sono divenute instabili e disperse dinanzi ai loro incarichi, altre invece sono impedite da situazioni di ingiustizia nel realizzare i loro diritti. Illuminata dalla fede, la Chiesa, conosce la verità sul bene prezioso del matrimonio e della famiglia ed è profondamente convinta che solo con l accoglimento del Vangelo trova piena realizzazione ogni speranza dell uomo, ma soprattutto, Essa è indispensabile per la trasmissione dei valori umani e cristiani del matrimonio e della famiglia. Oggi il giovane è molto più fragile nei suoi sentimenti, più esposto allo spirito d egoismo, meno roccioso nelle sue convinzioni religiose. Ecco così la spiegazione di tanti fallimenti di matrimoni, del desiderio di riappropriarsi della libertà perduta e della voglia di vivere senza assumersi responsabilità. Ormai appaiono ovvi i rapporti prematrimoniali e pressoché normali i divorzi, i cosiddetti focolari distrutti, molto spesso come conseguenza della rottura della fedeltà coniugale, ma rimane forte e diffuso, il desiderio di avere una famiglia stabile: desiderio che si traduce nella realtà di tante famiglie normali e anche di numerose famiglie cristiane. Tra le molteplici ragioni c è sicuramente la crisi economica, la precarietà del lavoro che rende difficile fare programmi in lungo periodo e fa sentire precari anche sentimentalmente, a seguire si concepiscono meno figli, per non parlare poi della crisi dei valori, che vede protagonista la società odierna, è una crisi generazionale, il passaggio da un eccesso ad un altro, dall avere niente o dover faticare per avere qualcosa, fino all avere tutto e subito con facilità. Si stanno abbandonando gli antichi valori, non esistono quasi più ideali stabili, non si provano stimoli nei confronti della realtà che li circonda, perdendo pure la capacità di lottare, prendere iniziative, reinventarsi in un certo qual modo, con entusiasmo e decisione. E così il matrimonio perde di valore, di esempio, si preferisce la convivenza e sono in aumento i matrimoni civili, ed anche se nelle menti esplode un finalmente, era ora, l importante è che i giovani che si sposano in municipio abbiano chiara la differenza che esiste tra un matrimonio davanti al Signore e uno davanti al sindaco! Forse solo perché costa meno? O forse meno macchinoso nelle pratiche? Beh, la Chiesa non è solo un apparato scenico, lì c è un incontro importante! E le risposte sono sempre le stesse: l importante è volersi bene, non voglio impegnarmi, intanto proviamo, così ci abituiamo a vivere insieme, insomma, è una specie di test. E se ci si permette di dare un consiglio disinteressato, si finisce per esser considerati di mentalità bigotta e ristretta. Anni fa la convivenza non era proprio contemplata, ci si sposava molto giovani perché era l unica occasione per uscire di casa. La generazione dei nostri genitori non riesce ad accettare tale esigenza di convivere poiché vorrebbe vedere i propri figli sposati piuttosto. Certo, tutti possono amare, ma pochi si preoccupano di verificare se è vero amore, un amore che travolge la persona tutta, che si volge a Dio, ma questo amore risulta pesante, monotono, invece la cultura d oggi presenta un amore fatto di bellezza fisica, senza impegni o responsabilità, frivolo, e non di comprensione, di dedizione, di cura, di fiducia e di complicità. La visione che emerge, è invece quella di una convenienza nel convivere, perché ci sono tanti problemi in meno e, se un rapporto non va, si scioglie senza troppi rimpianti! E il matrimonio spaventa, fa proprio paura, abbondano i divorzi e l alternativa al fatidico si sembra esser diventata la convivenza. Sicuramente perché ci si devono assumere obblighi, si richiede un impegno per tutta la vita e qualche rinuncia, soprattutto in una società che al contrario, più insegue l attimo, il cambiamento, il nuovo, ma purtroppo non c è stata sufficiente educazione sul matrimonio, per far comprendere che può esser l occasione per stare meglio in due! Certo, ci sono situazioni, ogni pastore lo sa, in cui la convivenza matrimoniale diventa praticamente impossibile a causa di gravi motivi, (violenza fisica, psichica, abbandono del tetto coniugale, maltrattamenti di ogni genere, infedeltà), ed in queste situazioni dolorose la Chiesa ha sempre permesso che i coniugi si potessero separare non vivendo più assieme. I pastori e le comunità cristiane si devono perciò adoperare nel promuovere in ogni modo la riconciliazione anche in questi casi oppure, quando ciò non è possibile, nell aiutare le persone coinvolte ad affrontare nella fede la propria situazione difficile. L esortazione apostolica Familiaris consortio,introduce che anche nel campo della morale coniugale la Chiesa è ed agisce come Maestra e Madre : Maestra perché non si stanca di proclamare la norma morale che deve guidare la trasmissione responsabile della vita, Madre, perché si fa vicina alle molte coppie di sposi che si trovano in difficoltà e conoscendo la loro situazione tormentata necessitano dell aiuto della comunità ecclesiale e dei suoi pastori. La Chiesa Cattolica ha difeso l assoluta indissolubilità del matrimonio anche a costo di grandi sacrifici e sofferenze, confermando che corrisponde all insegnamento del Vangelo, diventando immagine dell amore di Dio per il suo popolo e fedeltà irrevocabile di Cristo alla sua Chiesa e se lo si secolarizza o ancora lo si considera come realtà puramente naturale rimane impedito l accesso alla sua sacramentalità. La mentalità contemporanea si pone piuttosto in contrasto con la comprensione cristiana del matrimonio, specialmente rispetto alla sua indissolubilità e all apertura alla vita. Poiché molti cristiani sono influenzati da tale contesto culturale, i matrimoni sono probabilmente più spesso invalidi ai nostri giorni di quanto non lo fossero in passato, perché è mancante la volontà di sposarsi secondo il senso della dottrina matricontinua nella pag. accanto

11 11 Elisa Simonetti Dal 16 marzo è attivo il bando per candidarsi come volontari del Servizio Civile Nazionale, l opportunità, per i giovani dai 18 ai 28 anni, di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico inteso come impegno per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore di coesione sociale. Il servizio civile volontario garantisce ai giovani una forte valenza educativa e formativa, una importante e spesso unica occasione di crescita personale, un opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese. Chi sceglie di impegnarsi per dodici mesi nel Servizio civile volontario, sceglie di aggiungere un esperienza qualificante al proprio bagaglio di conoscenze, spendibile nel corso della vita lavorativa e, nel contempo si assicura una pur minima autonomia economica. Anche Caritas Italiana promuove e valorizza questa esperienza con 60 posti all estero e 1200 in Italia. La nostra Caritas diocesana rientra nella rete del servizio civile con il progetto A MANI APERTE, strettamente connesso a Casa Nazareth, la casa famiglia che accoglie donne vittime di violenza, dando la possibilità di vivere questa esperienza a 4 giovani del nostro territorio. Sono tanti gli enti che propongono i propri progetti, quindi perché fare il Servizio Civile in Caritas? Perché ti mette in contatto con il povero, con il bisognoso, con gli ultimi della fila, perché si impara ad aprire la mente, a scardinare i pregiudizi. L esperienza che si fa in Caritas con il Servizio Civile è, anzitutto, un esperienza di condivisione: c è l incontro reale, il toccare con mano le diverse situazioni, c è prendere coscienza di una realtà altra che, sebbene diversa dalla mia, non è così distante. Il servizio civile è un esperienza comunitaria perché tocca a diversi livelli, non solo la persona seguita dalla Caritas, ma i volontari e gli operatori della struttura. E un opportunità che, se vissuta appieno, può cambiare la vita, la tua e quella degli altri come recitava un vecchio slogan. Le domande devono essere consegnate entro e non oltre il 16 aprile alle ore Possono partecipare al bando giovani che abbiano compiuto 18 anni e che non abbiano ancora compiuto 29 anni alla data di presentazione della domanda. Maggiori informazioni sui progetti e la modulistica per partecipare al bando sono disponibili sul sito La domanda può essere presentata esclusivamente secondo le seguenti modalità: - a mezzo raccomandata A/R intestata a Caritas Diocesana Velletri-Segni; - consegnata a mano presso la sede Caritas nei seguenti giorni e orari: Venerdì 3 aprile h Martedì 7 aprile h Giovedì 9 aprile h Martedì 14 aprile h Giovedì 16 aprile h segue da pag. 10 moniale cattolica e anche l appartenenza ad un contesto vitale di fede è molto ridotta. Risulterebbe importante un orientamento pastorale della Chiesa, con dei corsi di preparazione al matrimonio, offrendo una serie di strumenti e materiali utili per disporsi spiritualmente a tale cammino. Come in ogni azione pastorale, l operatore nello svolgere i suoi compiti dovrà comunicare la fede ed essere attento alle condizioni concrete in cui vivono gli uomini e le donne di oggi, inserendo organicamente la sua opera nella permanente azione educativa svolta dalla Chiesa per lo sviluppo della vocazione battesimale nelle sue diverse specificazioni. Tutte le famiglie sono oggetto della pastorale della Chiesa, ovviamente chi fa più fatica, chi incontra più problemi, ha bisogno di un attenzione particolare: una parola di verità, di bontà, di comprensione, di speranza così definisce il Santo Padre, per realizzare un azione pastorale a misura del cuore di Cristo. La solitudine e altre problematiche sono spesso retaggio del coniuge separato, specialmente se innocente. In tal caso la comunità deve più che mai sostenerlo; prodigargli stima, solidarietà, comprensione ed aiuto concreto, anche a coltivare l esigenza del perdono e di una volontà riconciliativa propria dell amore cristiano con la disponibilità all eventuale ripresa della vita coniugale anteriore. Analogo il caso del coniuge che ha subito divorzio, che se ben conosce l indissolubilità del vincolo matrimoniale valido, non si lascia coinvolgere in una nuova unione impegnandosi esclusivamente nell adempimento dei suoi doveri di famiglia e delle responsabilità della vita cristiana facendosi testimone di fronte alla società e alla Chiesa. Oggi si sceglie ancora il matrimonio, certo, ma con l atteggiamento di chi fa un esperienza da sottoporre a verifica. Questo approccio è ormai prevalente rispetto all atteggiamento di chi fa una scelta ponderata e consapevole, è un concetto di libertà che svaluta totalmente il senso dell impegno e della responsabilità che caratterizza l istituto del matrimonio. Il matrimonio è indissolubile per natura, il divorzio è soltanto una violazione della promessa solenne con cui i coniugi si impegnano per tutta la vita, poiché nell amore coniugale, due persone si dicono l un l altra, in modo cosciente e volontario: sei così importante per me, che voglio stare solamente con te e per sempre! Papa Francesco, affrontando questo tema, ha invitato i giovani a non lasciarsi vincere dalla cultura del provvisorio perché l amore che costituisce una famiglia deve essere eterno e non stiamo insieme finchè dura l amore, poiché, l amore cresce, così come una casa, e la casa si costruisce assieme, non da soli. E la si fonda non sulla sabbia, ma sulla roccia dell amore vero, che viene da Dio. Il matrimonio, aggiunge il Papa, è anche un lavoro di tutti i giorni, un lavoro artigianale, un lavoro di oreficeria, dove il marito fa donna la moglie e la moglie più uomo il marito, crescendo insieme e non terminando mai una giornata senza chiedersi: permesso, perdono, scusa e grazie!.

12 12 Stefano Acchioni Le piccole cose sono di gran lunga le più importanti scriveva sir Arthur Conan Doyle nelle sue celebri Le avventure di Sherlock Holmes. Sono proprio i piccoli gesti quotidiani che facciamo nella nostra vita che dimostrano chi siamo realmente. I piccoli gesti, quelle piccole sciocchezze, inezie potremmo dire, che hanno un potere immenso nei confronti di chi li fa, ma soprattutto nei confronti di chi li riceve. Nella società attuale capita però che, presi dalle nostre occupazioni, agiamo senza pensare, in maniera meccanica, credendo quasi che gli individui accanto a noi siano parte dell ambiente circostante, siano inanimati e non abbiano una loro esistenza. Quelli che soffrono di più questa distratta indifferenza, sono ovviamente le persone considerate dalla società come un peso, i più deboli che vengono messi agli angoli del vivere civile, anche se civile in questo caso è un eufemismo: essi sono le persone bisognose, gli anziani, i disabili. È proprio nel momento in cui ci si accorge di loro che tutto cambia. Basta una scintilla per accendere un fuoco, un fuoco fatto di valori, rapporti interpersonali, rispetto e solidarietà. In questo contesto si colloca il volontariato, e per una volta possiamo essere fieri del nostro Paese e di chi lo abita, poiché l Italia si colloca al primo posto mondiale per l impegno profuso nel settore. Il volontariato, inteso come attività di aiuto per coloro che sono in difficoltà, eseguito da privati, gruppi e associazioni senza scopo di lucro, è fondamentale in quanto colma le lacune delle amministrazioni pubbliche grazie alla semplice spontaneità della gente che pensa che si possa vivere in un mondo migliore facendo qualcosa nel proprio piccolo: è appunto attraverso dei primi piccolissimi gesti che nascono poi delle iniziative collettive votate a tale scopo. È quello che è capitato ad alcuni ragazzi della parrocchia di San Giovanni Battista di Velletri i quali, nel novembre 2013, attraversando la stazione Termini di Roma, in quello che è un itinerario praticamente obbligato per gli studenti pendolari, si sono accorti dei senzatetto che dimorano tra i binari e nelle zone limitrofe del più importante snodo ferroviario della Capitale. Notando la loro sofferenza, i ragazzi hanno cominciato a portare parte del loro pranzo della mensa universitaria a questi clochard, intenzionati ad alleviare per un momento la loro fame, poi si sono resi conto che il bisogno primario che avevano queste persone non era quello di cibo, bensì di ascolto e comprensione, di essere considerati degli esseri umani dotati di vite, storie personali e sentimenti come chiunque altro. Fu così che questi primi due-tre ragazzi cominciarono a coinvolgere sempre più persone, interne ed esterne al loro gruppo di amici, in quello che poi è diventato un incontro a cadenza bisettimanale con i senzatetto della stazione Termini, portando loro dei viveri e delle bevande, ma soprattutto prestando attenzione alle loro parole, condividendo esperienze, ascoltando quelle incredibili storie di vita che venivano raccontate, spesso con le lacrime agli occhi, dagli abitanti della stazione. Questo gruppo di ragazzi, battezzato poi Charity for Friends e attivo ormai da oltre un anno, porta avanti dunque quest esperienza di condivisione della propria vita con quelle dei loro nuovi amici, ed è felice di accogliere sempre più persone che facciano parte del progetto, che credano nella realizzazione materiale di quella stucontinua nella pag. accanto

13 13 segue da pag. 12 penda virtù descritta da S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi grazie ai piccoli gesti, come lo è stato quello della prima, semplicissima, fetta di pane donata in quei giorni di novembre È felice constatare come poi, prendendo esempio dall iniziativa di Charity for Friends e contagiati dalla loro verve, si stiano attivando parallelamente altri progetti di aiuto sociale nel territorio, come quello di un piccolo gruppo di ragazzi della medesima parrocchia che portano conforto e gioia un paio di volte alla settimana agli anziani ospiti della casa di riposo Berardi in Velletri, con gesti semplici ma al contempo pieni di calore umano, come attività di svago e l animazione della S. Messa domenicale. Il gruppo di Charity for Friends continua i suoi appuntamenti con i clochard della stazione Termini due volte al mese, la sera del secondo e del quarto sabato del mese, in più invita tutti coloro che ne vogliano sapere di più e, magari, condividere con loro questa esperienza, all incontro mensile della terza domenica del mese dalle ore 18,30 alle 19,30 nei locali della Parrocchia di S. Giovanni Battista in Velletri, con la speranza di allargare la loro nuova, bellissima famiglia. Per maggiori informazioni in merito, gli interessati possono rivolgersi ai responsabili dei due progetti attraverso i contatti sottostanti: Per il progetto a Roma Termini: Matteo: matteo.demarchis@tiscali.it Gian Marco: mastrella93@gmail.com Noemi: noemi2.viselli@gmail.com Per il progetto di assistenza anziani: Luca: lucadigiovanni1993@gmail.com Beatrice: beatrice.marini@me.com Vanessa: sambuccivanessa@gmail.com Giorgia: giorgya96@hotmail.it

14 14 mons. Franco Risi Se volgiamo uno sguardo al nostro passato potremmo facilmente avvertire che la nostra celebrazione pasquale per noi non sempre ha portato i suoi risultati. Questa nuova Pasqua può essere per ciascuno di noi l occasione favorevole per trasformare la nostra vita. Il Signore aspetta per la nostra conversione aspetta i nostri tempi. Noi dobbiamo almeno provare a metterci nella predisposizione per poter veramente cambiare: per ciascuno di noi e per tutta la comunità cristiana questa Pasqua di Resurrezione sia un percorso di ritorno al Padre con un amore e un atteggiamento di figli, consapevoli delle difficoltà e delle sfide, che incontriamo nel cammino quotidiano della vita e con la consapevolezza che troveremo la forza di uscire dal tunnel dell indifferenza religiosa, e così riacquistare la certezza che Gesù ha già percorso questo cammino, fino in fondo, e che attraverso la sua sofferenza, la sua morte e la sua resurrezione ha comunicato la vita, la vita nuova, e la comunione con il Padre. In questo tempo, credo che la Chiesa rivolga ai cristiani l importante invito a vivere da testimoni del Risorto per riscoprire il sacramento della Cresima che, con il dono dello Spirito Santo, ci dà la forza di gridare al mondo le meraviglie del Signore. È opportuno che ognuno cerchi di rispondere con sincerità a questa domanda: che cos è per me il dono dello Spirito Santo? L evangelista Luca negli Atti degli Apostoli, ci aiuta a capire ciò che noi oggi intendiamo per sacramento della Cresima con queste parole: «Allora gli apostoli, che erano a Gerusalemme, saputo che la Samaria aveva accolto la Parola di Dio, mandarono da loro Pietro e Giovanni. Essi andarono e pregarono per loro affinché ricevessero lo Spirito Santo; infatti non era ancora disceso su alcuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Quindi imposero loro le mani, ed essi ricevettero lo Spirito Santo» (At 8,14-17). Da questo testo comprendiamo che il Battesimo è la porta della vita cristiana, la sorgente da cui ha inizio la vita dell uomo nuovo. Ma ciò non basta. Infatti il cristiano, giunto in un età matura, deve confermare gli impegni presi il giorno del proprio Battesimo e in modo solenne, attraverso le mani del Vescovo, riceve nuovamente lo Spirito Santo, questa volta, però, in modo definitivo. Con la Cresima ogni battezzato diventa adulto nella fede, testimone del Signore Risorto, pronto per andare in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo. Questo insegnamento è maggiormente messo in risalto da un altro breve testo degli Atti degli Apostoli: «Si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e non appena Paolo ebbe imposto le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano» (At 19, 5-6). Ricevere lo Spirito Santo vuol dire parlare le lingue e profetare. Ma cosa significa ciò? Significa che possiamo testimoniare Gesù Risorto a tutti con fiducia, forza ed entusiasmo; essere capaci «di portare al mondo la testimonianza dello spirito fino alla piena maturità del corpo di Cristo» (Ad gentes, 36) ed essere in grado di parlare con il linguaggio di oggi di Gesù Risorto in una società che spesso tende a vivere come se Dio non esistesse. Lo Spirito Santo, pertanto, ci dà la forza di scoprire ogni giorno i doni che Dio stesso ci ha donato: certamente non sono tutti uguali, ma la benevolenza di Dio distribuisce a ciascuno secondo le sue capacità. Possiamo dire che la Terza Persona della Santissima Trinità ci permette non solo di avere coraggio a testimoniare la nostra fede, ma ci conduce contro corrente e ci invita quotidianamente a vivere nella corresponsabilità ovunque ci troviamo. Scrive l apostolo Paolo alla comunità di Corinto: «a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune. Infatti, a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigione, per mezzo del medesimo Spirito; [ ] ma tutte queste cose le opera quell unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole» (1Cor 12, ). Mi piace pensare allo Spirito Santo come a colui che insegna, ricorda e fa parlare. Prendo questa bella definizione dalle parole di papa Francesco: «Lo Spirito Santo ci insegna: è il Maestro interiore. Ci guida per il giusto cammino, attraverso le situazioni della vita [ ]. Lo Spirito Santo ci ricorda, ci ricorda tutto quello che Gesù ha detto. E la memoria vivente della Chiesa [ ]. Lo Spirito Santo ci fa parlare, con Dio e con gli uomini. Non ci sono cristiani muti». Durante la celebrazione del Sacramento della Confermazione in san Pietro, papa Francesco così si è rivolto ai cresimandi: «E un invito che rivolgo a voi cresimandi e cresimande e a tutti: rimanete saldi nel cammino della fede con la ferma speranza nel Signore. Qui sta il segreto del nostro cammino! Lui ci dà il coraggio di andare controcorrente. Sentite bene, giovani: andare controcorrente; questo fa bene al cuore, ma ci vuole il coraggio per andare controcorrente e Lui ci dà questo coraggio! Non ci sono difficoltà, tribolazioni, incomprensioni che ci devono far paura se rimaniamo uniti a Dio come i tralci sono uniti alla vite, se non perdiamo l amicizia con Lui, se gli facciamo sempre più spazio nella nostra vita». Per essere testimoni di Gesù Risorto e riscoprire il Sacramento della Cresima è indispensabile aprirsi continuamente alle novità di Dio che sono sempre belle e improvvise, nonostante possa capitarci di affrontare degli ostacoli che potrebbero rallentare il cammino della vita. Solo così possiamo sperimentare quanto il Signore ripete a ciascuno di noi: «sei degno di stima e io ti amo» (Is 43, 4). Maesta, part., Incredulità di Tommaso, Duccio da Boninsegna, , Siena.

15 15 don Andrea Pacchiarotti Può sembrare assurdo parlare del Sabato Santo perché per tutti noi è un giorno caratterizzato, in mezzo alla frenesia e al frastuono delle nostre giornate, dal silenzio, un giorno che potrebbe apparire come svuotato di senso. A proposito, scrive Enzo Bianchi, che anche i vangeli tacciono su questo grande sabato : il racconto della passione di Gesù si arresta alla sera del venerdì, all apparire delle prime luci del sabato e riprende solo con l alba del primo giorno della settimana, il terzo giorno, appunto. Giorno vuoto, dunque? Nella tradizione cristiana occidentale, il Sabato Santo è l unico giorno senza celebrazione eucaristica, l unico giorno restato aliturgico, senza celebrazioni particolari: tacciono le campane, non ci sono fiammelle accese nelle chiese spoglie, né canti Tuttavia siamo chiamati a vivere questo giorno cogliendone il messaggio proprio. Il Sabato Santo, inserito tra il dolore della Croce e la gioia della Pasqua, si pone al centro della nostra meditazione. È un giorno denso di sofferenza, di attesa e di speranza, segnato da un profondo silenzio. I discepoli hanno ancora nel cuore le immagini dolorose della morte di Gesù che segna la fine dei loro sogni. In quel giorno sperimentano il silenzio di Dio, la pesantezza della sua apparente sconfitta, la disperazione dovuta all assenza del Maestro prigioniero della morte. Eppure, i discepoli, proprio attraverso la porta del Sabato Santo, ci aiutano a riflettere sul senso del nostro tempo e a leggere il passaggio dei nostri giorni, riconoscendo nel loro disorientamento, le paure che caratterizzano la nostra vita di credenti nello scenario odierno. Dov è Dio? È questa la muta domanda del Sabato Santo. Dov è quel Dio che era intervenuto al battesimo di Gesù, aprendo i cieli per dirgli: Tu sei mio figlio, di te provo molta gioia (Mc 1,11)? Dov è quel Dio che era intervenuto sull alto monte, nell ora della trasfigurazione con Mosè ed Elia e aveva esclamato: Ecco mio figlio, l amato! (Mc 9,7)? Nell ora della croce Dio non è intervenuto, a tal punto che Gesù si è sentito abbandonato da lui e glielo ha gridato: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mc 15,34). Ecco, un giorno intero passa e non c è intervento di Dio Eppure Dio non ha abbandonato Gesù: se l abbandono appare l amara verità per i discepoli, Dio in realtà ha già chiamato a sé Gesù, anzi, lo ha già risuscitato nel suo Spirito santo e Gesù vivente è agli inferi ad annunciare anche là la liberazione. Discese agli inferi confessiamo nel Credo. Ecco ciò che nel nascondimento avviene al Sabato Santo: giorno vuoto, silenzioso per i discepoli e per gli uomini, ma giorno in cui il Padre - che opera sempre, come ha detto Gesù - attraverso di lui porta negli inferi la salvezza. Come Giona nel ventre del pesce per tre giorni e tre notti (cf. Mt 12,40), così anche Gesù dalla croce fu deposto nella tomba e, da lì, discese ancora, agli inferi, allo sheol dove dimorano i morti. Così la discesa agli inferi diventa estensione della salvezza a tutto il cosmo, salvezza dell essere umano nella sua interezza: Cristo scende nel cuore della terra, nel cuore della creazione, nelle zone infernali che abitano ogni uomo. (Enzo Bianchi, Dare senso al tempo). Il Sabato Santo è anche giorno di Maria che lo vive nelle lacrime unite alla forza della fede. Così Maria con la sua forza d animo sorregge la fragile speranza dei discepoli amareggiati e delusi. Sostenuti da Maria, anche noi possiamo leggere le nostre attese, le nostre speranze, le nostre fatiche. Anche nel sabato di questo nostro tempo è necessario riscoprire l importanza della presenza del Signore nell assenza di direzione, nella frenesia e nella sofferenza di questo nostro tempo. Maria ci apre alla speranza che verrà per tutti il giorno ottavo, il giorno del ritorno del Signore Gesù, non fuori, ma dentro le contraddizioni di questa nostra storia. Per questo, lasciamoci ispirare dalla riflessione sul Sabato Santo per così condividere la sua e nostra Pasqua e accogliere la stessa gioia degli apostoli quando incontrano Gesù vivente e risorto. All indifferenza, alla frustrazione e alla delusione senza attese di futuro, deve opporsi la speranza, non quella fondata su calcoli, ma sull unico fondamento della promessa di Dio. Si tratta di rischiarare attorno a noi, con gli atti semplici della vita quotidiana, e senza forzature, la gioia interiore e la pace, frutti della consolazione dello Spirito. Perché credere in Cristo, morto e risorto, per noi significa essere testimoni, con la parola e con la vita, della speranza che non muore. Nell immagine del titolo: Lamentazioni sul Cristo morto, Anthony van Dyck, ante 1630, collezione privata.

16 16 Laura Dalfollo Nell ultima riflessione proposta, il tema dell obbedienza è stato trattato in termini ampi, con uno sguardo alla vita cristiana nel suo carattere generale di universale offerta di relazione a Dio, senza fermarsi al proprio e particolare carattere che assume nella consacrazione mediante la professione dei consigli evangelici, come viene definita nello specifico la vita consacrata nel decreto conciliare Perfectae Caritatis. I voti religiosi devono essere riconosciuti e vissuti come mezzo per vivere appieno l unione a Cristo, la fedeltà a Lui, alla sua speciale chiamata. L obbedienza è non subita, bensì assunta come perfezione di quell amore che ha come modello il Figlio «obbediente fino alla morte, e alla morte di croce». Possiamo notare che, nella comunione vissuta con il Padre, in un esistenza orante, dialogica, il Cristo ha vissuto un obbedienza creativa, ovvero un unione che nell amore supera l immagine della sottomissione soffocante per una liberazione vitale, unificante la persona in un cammino di assimilazione sempre maggiore al Cristo totalmente casto, povero e obbediente, al Cristo amante. La vita consacrata è tale, non come cocciuta volontà personale, non come ideale da realizzare personalmente nella propria solitaria coscienza, bensì come nuovo titolo di partecipazione alla consacrazione in Cristo in forza della risposta di una vocazione personale, particolare offerta dello Spirito Santo. È inoltre, come già accennato, chiamata creativa, perché la radicalità della sequela è legata al carisma, alla particolarità dell incarnarsi nella storia di tale chiamata in ordini o istituti religiosi, oppure in altre forme di consacrazioni riconosciute dalla Chiesa, collettive o individuali. È dato in queste ultime righe di riconoscere la dimensione personale chiamata all impegno ecclesiale. La consacrazione infatti - come il battesimo di cui è perfezione - deve essere atto pubblico, che possa essere nella sua realtà, percepito dalla Chiesa e dal popolo di Dio attraverso una manifestazione di professione, del proprio impegno nell accogliere il dono che Dio rende manifesto nel suo amore. In questa azione personale di riconoscimento e accoglienza della chiamata di Dio davanti alla Chiesa di Cristo in cui si vive un processo di assimilazione continua, l obbedienza diviene come frutto dell armonia dei consigli evangelici e allo stesso tempo tensione unificante all accoglienza incondizionata della volontà di Dio percepita in coscienza e mediata dalle indicazioni dei legittimi superiori. In modo chiaro viene illustrato questo ruolo specifico dei superiori, in un legame dato dalla comprensione dell obbedienza come espressione della carità, nell esortazione apostolica del santo Giovanni Paolo II, Vita consecrata, del 1993 in cui si può leggere: «Nella fraternità, animata dallo Spirito, ciascuno trattiene con l altro un prezioso dialogo per scoprire la volontà del Padre, e tutti riconoscono in chi presiede l espressione della paternità di Dio e l esercizio dell autorità ricevuta da Dio, a servizio del discernimento e della comunione» 1. Santa Teresa l obbedienza si ritrova in sintonia con tale comprensione, aggiungendo, nella sua saggezza, un vincolo capace di farci trovare l equilibrio. Una peculiarità infatti, filo rosso dell espressione della santa al riguardo, è la visione dell obbedienza strettamente connessa all umiltà, virtù data a chi nel timore di Dio riconosciuto nella sua grandezza, vive la sua condizione come dono inestimabile, da custodire e realizzare nella semplicità di un esistenza ordinaria, avendo nell obbedienza alla regola dell istituto, quale esso sia, e le indicazioni del superiore la via per la propria crescita nella comunione con Dio e il rispetto amante nei riguardi della propria chiamata. Dice infatti la Santa nel prologo alle Fondazioni, che la stessa scrive per obbedienza al proprio confessore, offrendosi in prima persona attraverso la sua esperienza: «Conosco il gran bene che deriva all anima dal non mai allontanarsi dall obbedienza. Pur prescindendo dal molto che ne ho letto in vari libri, so che da ciò dipende l avanzamento nella virtù, l acquisto dell umiltà, la sicurezza contro il timore di smarrire la strada del cielo - timore che in questa vita è sempre bene coltivare - e quella pace tanto grata a chi desidera piacere a Dio» 2. La dinamica interiore si concentra in una unificazione interiore, equilibrata e di umile affidamento a Dio, nell attenta presenza e direzione del superiore. Si tratta, infatti, di una concordia da figurare come cuori che camminano assieme, cum-cordis, in armonia di volere. In questo l obbedienza non è la sottomissione cieca e silente. Si presenta come cammino comune sotto un unico volere nella sempre più profonda comunione con Dio ogni consacrazione secondo il proprio carisma, via maestra per l esistenza del soggetto in cammino verso la perfezione. Ognuno secondo la propria particolarità da cui l esprimersi concreto della consacrazione. Lungimirante in questo senso Santa Teresa quando richiama all attenzione al proprio essere, nella propria personale vita, secondo la regola che si è eletto, senza presunzioni di propria bravura, bensì con lo sguardo a Dio e al suo amore liberante. Possiamo leggere infatti «Non è ragionevole pretendere che camminino tutti per la nostra strada: tanto meno poi insegnare il cammino della perfezione quando non si sa neppure cosa sia. Anche se questi desideri del bene altrui ci siano ispirati da Dio, vi si possono commettere molti sbagli. Per cui è meglio attenerci a quanto prescrive la nostra Regola, vale a dire: Vivere sempre nel silenzio e nella speranza. Delle anime altrui avrà cura Iddio; e noi saremo ad esse più utili se cercheremo di raccomandarle al Signore» 3. Impressionante la chiarezza e l abbandono alla provvidenza divina, obbedienza a cui vengono chiamate tutte le sue figlie. Una obbedienza che è appunto espressione di fiducia, di relazione viva di amore. Da Dio veniamo e a Dio ci abbandoniamo, nel rispetto di ogni suo figlio per il quale è desiderata una storia precisa, conosciuta, che solo Lui sa comunicare e che non sarebbe reale se forzata, obbligata. In questo anno dedicato alla vita consacrata il riflettere sulla particolarità di ognuno dei consigli evangelici e approfondire l impegno non che nasce da un voto pubblico, bensì l impegno che a tale voto porta, continuando a sostenere e animare la risposta alla personale chiamata che Dio nel suo amore ha voluto pronunciare. È da Lui che tutto nasce e in Lui tutto deve essere compreso e vissuto. Bene lo spiega Santa Teresa in riferimento proprio all obbedienza: «È chiaro che non si può dare quelcontinua nella pag. accanto

17 17 don Antonio Galati Il numero 44 della Lumen gentium, nel capitolo riguardante i religiosi, termina affermando che lo stato di vita religioso «pur non concernendo la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia inseparabilmente alla sua vita e alla sua santità» (LG 44). In altre parole, come conclusione del discorso riguardante la natura e l importanza della vita religiosa all interno della Chiesa, il concilio si propone, nel proprio insegnamento, di affermare e descrivere il tipo di rapporto che intercorre tra i religiosi e la struttura gerarchica della Chiesa; tema che poi svilupperà nel successivo numero 45 della stessa costituzione sulla Chiesa. L affermazione fatta dai padri conciliari si compone di una parte negativa, in cui si distingue lo stato di vita religioso dalla gerarchia ecclesiale, e di una parte positiva, attraverso la quale si evidenzia un rapporto tra i due termini in questione. Negativamente parlando, già in precedenza, al numero 43, il concilio aveva introdotto il tema dello stato di vita religioso confrontandolo con quello clericale e laicale, distinguendolo nettamente da questi: infatti si afferma che i religiosi non si pongono in mezzo come intermediari tra i chierici e i laici (cfr. LG 43). Di contro, quindi, è possibile affermare che lo stato di vita religioso è a sé stante, con una natura propria e distinta. Questa, quindi, non è assimilabile o circoscrivibile alla gerarchia ecclesiale, che ha la propria natura e il proprio fine, stabiliti dalla Tradizione e, sinteticamente, da quanto affermato nel capitolo III della Lumen gentium, secondo cui la gerarchia è costituita dai soli tre ordini sacramentalmente istituiti dell episcopato, del presbiterato e del diaconato (cfr. LG 18-29). Stabilito e definito questo, il concilio, però, non si limita ad affermare la distinzione dei religiosi dai laici e dai chierici, ma si preoccupa anche di confermarne la piena appartenenza alla Chiesa, oltre che i comuni intenti. È questo il senso della seconda parte dell affermazione conclusiva del numero 44 della Lumen gentium che, sviluppando il tema al numero 45, per poter descrivere la natura dei rapporti tra gerarchia e religiosi all interno della vita e dell organizzazione ecclesiale, ha il consiglio evangelico dell obbedienza come orizzonte e come termine principale di riferimento. Infatti, in quest ottica, il numero 45 della Lumen gentium si preoccupa di specificare, per prima cosa, il modo con cui l autorità ecclesiale si rapporta con i religiosi e, successivamente, come questi si rapportano con la gerarchia, per concludere sulla dimensione liturgica della consacrazione religiosa, che si rende necessaria per non schiacciare tutto il discorso solo su un aspetto giuridico che, in realtà, deve essere considerato solo funzionale per il giusto esercizio dei consigli evangelici all interno della Chiesa. Avendo come premessa generale il fatto che l autorità ecclesiale è il servizio stabilito da Cristo per condurre il suo Popolo alla salvezza (cfr. LG 18), si conclude, quasi necessariamente, che «spetta ad essa regolare sapientemente con le sue leggi la pratica dei consigli evangelici» (LG 45). Questo tipo di servizio e di autorità, però, deve essere considerato nella giusta ottica del discernimento, per cui la regolamentazione della vita religiosa non è a semplice discrezione della gerarchia, ma, nell ottica delle indicazioni paoline (cfr. 1Ts 5, 19-21), è accoglienza dello Spirito e del modo con cui si esprime la concretizzazione della carità nel contesto storico e sociale (cfr. LG 45). Se questa dimensione pneumatico-divina è uno dei criteri che la gerarchia deve tenere da conto per il suo esercizio di servizio e di regolamentazione della vita religiosa, essa non è sufficiente e deve andare di pari passo con un altra caratteristica, questa volta vertente la dimensione umana, che è la nobiltà degli uomini e delle donne che propongo alla gerarchia la propria regola di vita per l approvazione, dove per nobiltà si può intendere la santità che questi uomini e donne raggiungono ed esprimono con il loro modo di vivere i consigli evangelici e in quella forma specifica che sottopongono alla decisione ecclesiastica. In sintesi, il ruolo dell autorità della Chiesa, è quello del duplice discernimento: delle mozioni dello Spirito e della concretizzazione, da parte degli uomini, della santità dei consigli evangelici. Il ruolo della gerarchia, però, non si limita all atto dell approvazione della regola di vita religiosa, ma, successivamente, diventa esercizio di custodia e di aiuto «agli istituti, dovunque eretti per l edificazione del corpo di Cristo, perché abbiano a crescere e fiorire secondo lo spirito dei fondatori» (LG 45). Si esprime, cioè, quell altra funzione della gerarchia che, oltre a pascere il Popolo di Dio verso la manifestazione del compimento della storia, è il vigilare sulla fedeltà della Chiesa alle sue origini (cfr. LG 25). Se questo vale in generale per tutta la cattolicità, si concretizza anche per le varie espressioni della vita ecclesiale, e quindi, in questo caso, per la vita religiosa. In altre parole, il servizio dell autorità nei confronti dei religiosi è quello di aiutare quest ultimi a restare fedeli alla volontà del fondatore, non tanto nella fissità di quanto stabilito una volta per sempre, ma, di più, nel fare in modo che gli intenti, che si volevano raggiungere con la regola di vita religiosa originale, continuino a conseguirsi nella mutabilità delle condizioni storiche e sociali. Nell immagine del titolo: Storie della vita di Sant Agostino - Alcune leggende riguardanti Agostino (scena 12), Benozzo Gozzoli, , San Gimignano. segue da pag. 16 lo che non si ha, e che prima di dare occorre avere. Perciò credetemi: per acquistare questo tesoro non v è mezzo migliore che di scavare nella miniera dell obbedienza ed estrarlo a viva forza. Più scaveremo e più troveremo; più ci assoggetteremo agli uomini col non volere altra volontà che quella dei superiori, e più ci faremo padroni della nostra per conformarla a quella di Dio 4. Oggi ancora queste parole siano aiuto a comprendere più profondamente e poter così sostenere con la preghiera al Signore obbediente chi a Lui si consacra in un amore esclusivo, povero casto e obbediente. 1 VC, Fondazioni, Prologo, Mansioni, 3,13. 4 Fondazioni, 5,12. Nell immagine del titolo a pag. 16: Santi e sante religiosi, Altare di san Giovanni, part., Hans Memling,

18 18 don Gaetano Zaralli Che il confronto tra fidanzati possa portare a crisi anche profonde alla vigilia del matrimonio non mi è cosa nuova, forse per questo saluto sempre con piacere la crudezza del parlare sincero tra i due, prima di avventurarsi nella storia di un legame che la Chiesa vuole indissolubile. I Corsi Prematrimoniali, se non sono pura formalità, se non si affrontano solo per avere un attestato, scavano nell intimo dei nubendi, costringendoli a riflettere in modo serio, finalmente, sulla qualità del rapporto che insieme hanno costruito fin lì. La celebrazione di un matrimonio è una data, è un giorno, è un momento in cui si bruciano i risparmi che con fatica qualcuno ha messo da parte per la festa che, a sua volta, resterà segnata in quelle riprese e in quelle foto, dove l abito della sposa è stato l oggetto delle maggiori attenzioni e i baci hanno costituito la finzione, la più dolce e la più romantica, che le usanze consumate sugli scenari più astrusi delle mode desiderano ardentemente. Mi facevo pena talvolta quando mi scoprivo presso l altare quale personaggio insignificante che si confonde tra i fiorai avidi di guadagno, i fotografi padroni della situazione e i suonatori che col soprano di turno inneggiano agli sposi Quanto è difficile fare emergere in quel contesto l autenticità dei sentimenti più che lo sfarzo degli addobbi, la semplicità del sacramento più che la complessità del rito esteriore! - Buona sera, figliolo! Cosa ci fai qui, a quest ora? - Non mi riconosce, Padre? Sono D. l ex ragazzo di A D... è un giovane assennato, ma sofferente; gentile, ma teso all inverosimile: ha dovuto interrompere il corso prematrimoniale per volontà della sua ragazza: si sono lasciati. Quella sera lo trovai giù in fondo alla chiesa, solo, raccolto nella penombra, attento a non farsi riconoscere dai fidanzati che nel frattempo uscivano dalla sala delle riunioni. Alla sera successiva lo sorpresi fuori dalla chiesa, poggiato allo stipite della porta esterna, e nella piazza c era un gran freddo. Mi consegnò una lettera, pregandomi di farla conoscere ai ragazzi che in quell anno si sarebbero sposati. La trascrivo per intero: Ciao a tutti, sono D, il ragazzo della coppia che è venuta due volte al corso. Con questa lettera vorrei farvi i complimenti per essere arrivati al termine del lavoro e i migliori auguri perché possiate trascorrere una vita insieme piena di gioia e felicità, anche se i problemi e le difficoltà non mancheranno. Vorrei che queste mie parole vi aiutassero a riflettere e a tenere a mente che la persona che amate e che sposerete dovrete trattarla con rispetto, più di quanto fate per voi stessi, imparando ad ascoltarla, anche quando i suoi problemi sembrano essere meno importanti dei vostri. Io in sette anni ho commesso più volte questo errore. E vero che ero più piccolo e immaturo e che ognuno ha i suoi difetti, ma avevo avuto la fortuna di avere accanto un angelo che ogni volta tornava da me e con tanta umiltà teneva compatto il rapporto. Questo non sta a significare che io mi potevo comportare come volevo, perché tanto lei era sempre lì Quando accadevano delle bisticciate, era il mio orgoglio a prevalere e a bloccarmi, nonostante avessi desiderio di chiederle scusa. Ciò non vuol dire che io non l amassi, anzi, io l amo tutt ora più di ogni altra cosa, come se fosse la prima volta, anche se l ho persa. Il problema è che in quei momenti ritenevo opportuno far riflettere l altra persona sull accaduto, ma mai ci riflettevo a fondo io per primo. Molte volte per amore alcuni problemi non si affrontano e si lasciano correre, arrivando poi a delle incomprensioni gigantesche che, purtroppo, come è successo a me, si capiscono soltanto dopo, quando è troppo tardi. Non abbiate vergogna di mostrare i vostri sentimenti o le vostre paure, è umano e non è indice di debolezza, ma di forza. Io ho ritrovato ora la fede e con essa i valori e i sani principi. L unico dolore che mi porto dietro ogni giorno è quello di volerlo dimostrare alla persona cui, ancora oggi, donerei la vita, ma, purtroppo, lei non vuole più saperne di me. Il rischio che corrono i fidanzamenti che si protraggono per anni, prima di addivenire ad una scelta formale e definitiva di convivenza, si chiama assuefazione al facile. Tutto è provvisorio e le soluzioni ai problemi, pur seri, che si incontrano si rimandano ad altra data, come se, una volta sistemato l appartamento in cui si andrà a vivere, tutto si risolverà nell automatismo degli avvenimenti. Il rischio più frequente che le giovani coppie corrono, costrette come sono a rimandare di anno in anno il loro matrimonio, sta anche nella poca voglia che hanno di conoscersi meglio: vanno a letto insieme, sicuri di trovare nell amplesso l intesa necessaria per un futuro più tranquillo, ma spesso, proprio in quell atto, emergono i limiti del già vissuto. Nell immagine del titolo: opera pittorica di Eduardo Naranjio.

19 19 Monica Casini La barbarie ha mostrato ancora una volta il suo volto, riflettendo nello specchio delle brame del potere tutta la sua ferocia, sputando il suo veleno, emettendo sentenze di morte da reality show realizzando atroci spot di un militante eccesso. Fratelli, carne della nostra carne, facili prede ed inermi vittime di un esaltazione sanguinaria che gridano al cielo. Il Leone ruggisce e divora, divulgando la terribile rivendicazione documentata di questo macabro scempio, mentre l oscurità dilaga nella storia degli uomini, trascinandosene le tormentose conseguenze. In questo tempo duro di oppressioni, macerie di guerra, silenziose violenze e persecuzioni che generano nuovi martiri, la speranza della pace è ciò che ci sostiene edificando nuovi ponti, elevati sullo scorrere del sangue effuso. Elemosiniamo la pace, senza vergognarci di farlo, cercando di ottenerla nei cuori di chi Dio ci fa prossimo. Nel mondo scorre il sangue di tanti nostri fratelli accerchiati dalle tenebre della morte, vittime del terrore, davanti al fiume dell odio che incide e dilania la forza della vita. Il curriculum di una fine annunciata riempie l oggi di una realtà spenta, profondamente contaminata che ci svilisce in quanto creature, uniformandoci a semplici corpi senza anima, che limita le nostre energie all unico fine terreno infondendo un senso di inutilità a termine e generando il non rispetto per la stessa vita. Pace: concordia sociale, buon accordo tra singoli individui, tranquillità di uno stato sensoriale che percepisce l animo di chi non è turbato da passioni o ansie, situazione ipotetica che cavalca il dolore, che incrocia le strade del disinteresse grondando del sacrificio dei testimoni della fede, figlia di un umanità senza anima, speculare immagine dei suoi modelli, canoni di uno stereotipo legati a convenzioni; invalicabili dettami d ottusi limiti in un immaginario collettivo e di una realtà distorta conseguenza della presunzione. Perché la vera pace diviene condizione identitaria nella presenza del Dio della vita che realizza l incontro con la salvezza! L esperienza viva dell amore profuso che spande il suo profumo sul mondo in attesa. Siano rese grazie a Dio, il quale sempre ci fa partecipi al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! (2Cor.2,14). Quello che ci circonda in questo tempo di prova impone di guardare più in là e più in alto per andare oltre le forme costrette che impediscono allo Spirito di respirare. I costi che stiamo pagando per scelte che sviliscono la necessaria condivisione alla base di ogni libertà sono quelle che affrescano il nostro quotidiano. L assolutismo di un terrorismo cieco, mobilitato dalla chiusura di ogni possibilità di dialogo, i macellai della vita nel delirio dell onnipotenza dettano le loro condizioni, assetati e lordi delle loro turpi atrocità, davanti al silenzio degli innocenti immersi nella falsa panacea di convinzioni blindate, risultato di una ribellione solitaria, polvere di un umanità eviscerata da ogni sentimento, intrecciata con l odio e l oppressione che atterrano la speranza. Facciamoci missione viva e operante per chi oppresso dal superfluo della materia, sta morendo di fame dell anima; per quelli che dell orgoglio si fanno una collana e la violenza è il loro vestito, perché è dalla pace dei cuori, figlia del perdono, che comincia la nostra ascesa a Dio. Viviamo in un mondo zavorrato da errori che sono schegge impazzite che accecano l anima, nel carnevale della ragione che uccide ogni proposito, le buone intenzioni si limitano ad esserlo propugnando un decisivo lassismo che dimostra tiepidezza, non convinzione, vigliaccheria. Lo sforzo di esorcizzare la paura della morte e dell orrore che ci circonda nell egoismo del trattenere, la anticipa e la diffonde in tutto l arco della vita proibendola, contraendola nella materia fino a renderla definitivamente corruttibile. Ogni irrequietezza che toglie pace è segno di lontananza da Dio. L uomo senza Dio, è un uomo senza vita che si contrappone ad ogni gioia, che vive nell assenza di speranza dove risuona l eco e il tintinnio di quelle 30 monete prezzo del tradimento di ogni Giuda di sempre. Sulla terra ci sono molti uomini che silenziosamente donano, offrono, condividono, lottano, compatiscono; pensano e operano con fede, ed è a questo esercito che dobbiamo unirci, a questa schiera dobbiamo seguito, verso quell arcobaleno di pace e prosperità che ogni cuore sincero augura a questo pianeta. Questo mare in tempesta agita i cuori e le anime sommergendoli con le onde della superficialità rendendoli preda dei flutti dell insensibilità, perimetro limitato impedimento a nuovi orizzonti, a nuova vita, fossilizzandoci in una posizione di stallo che è l emblema di una realtà che propone chiusura totale, rifiuto, incredulità, derisione di un armonia celeste, provvidenziale salda zattera per i lidi della salvezza: la professione della fede in Cristo. La forza attuata dell amore plasma il mondo di assoluto, portandoci alla comunione dei santi, la condivisione dei beni, del tempo, dei sentimenti, motore di ogni comunità di intenti, presupposto che sgretola l intonaco dei ruderi dell anima, permettendo al cuore di cavalcare l onda del Suo rinnovamento! La Sua Risurrezione è la nostra salvezza, Gesù è la stella polare di ogni duratura speranza, la certezza dell incontro con Lui, vivo oggi e sempre che infiamma ancora adesso i cuori e li converte. Limiti evidenti circoscrivono l oggi vissuto come tempo determinato e sfuggente, seguito da un domani incerto e nebuloso, preceduto da ieri, passato datato ed incontrovertibile. Solo Gesù è Ieri, Oggi e Domani, l imprescindibile legame di ogni tempo, vivo del Suo amore eterno nella verità della salvezza che con potenza si manifesta al mondo nella gloria di Cristo Salvatore e la Sua Risurrezione. In quest epoca dello spreco di tutta una vita, di un avarizia che possiede e accumula in una logica avida e terminale, del troppo proposto dal mercato nel tempio, la prodigalità vicendevole può essere il balsamo che lenisce l indifferenza, il dono gratuito la scintilla per poterci amare di più, lo sprone a esplorare il cuore lasciando che la sua terra assorba lo Spirito di Dio e possa germogliare quella pace profonda che Gesù donerà al mondo. Quando il traditore esce, dallo stesso Cenacolo dove poi sarebbe scesa la Pentecoste, Gesù per rischiarare la notte che vede arrivare sul mondo, lascia agli apostoli di ogni tempo, il Suo testamento. Rendiamoci seminatori e testimoni, l obbedienza è porta di unione perfetta e forma suprema di libertà. La lotta è fatica, dolore e rende perseverante l impegno per il bene comune, nella luce abbagliante della resurrezione che dona la sicurezza di un eterno vissuto. Una spiga conta più di tutta la zizzania del campo. Un solo gesto d amore, anche muto e senza eco, è più utile al mondo dell azione più clamorosa, dell opera più grandiosa. E la rivoluzione totale di Gesù, possibile a tutti, possibile ogni giorno (Ermes Ronchi). Quando non c è possibilità di confronto, l orda barbarica di un odio incontrollato scende sul mondo con la sua antica violenza e le nostre risposte si adeguano agli orrori subiti, il desiderio di giustizia si fonde con la vendetta cercandone giustificazione, perché l essenza del male porta con se il suo veleno di morte. Reagiamo con inni alla vita, preserviamola facendoci pace, offrendo di noi tutto quanto è possibile condividere; quella pace che è immenso dono elargito da Cristo Gesù che ne è il principe, restiamo saldi alla Sua sequela e nella follia della Croce, perché come in uno specchio possiamo riflettere la Beatitudine promessa, spalancandoci a Lui abiteremo nelle sofferenze orientando la vela della vita verso la fraternità, il dono, la collettività, registrando l altimetro dell amore sull osmosi dei cuori e la levitazione dell anima. La gioia del nostro Dio che apre le braccia per riceverla santificherà ogni gesto, parteciperà ogni dono, accrediterà ogni cuore.

20 20 Giovanni Zicarelli Doppia motivazione, quella dell incontro del 2 marzo fra il vescovo della nostra diocesi, S. E. mons. Vincenzo Apicella, e le parrocchie di Colleferro presso l Auditorium della parrocchia dell Immacolata: resoconto della Visita pastorale interparrocchiale compiuta dal vescovo in Colleferro nel mese di ottobre 2013, con conclusioni e conseguenti propositi da concretizzare, e l annuncio del Convegno ecclesiale nazionale che si terrà a Firenze dal 9 al 13 novembre che ha per titolo In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo. Riguardo alla Visita pastorale, mons. Apicella ha così, in sintesi, riferito: È stata notata una grande ricchezza di energia umana da sfruttare in modo ancora più pieno e razionale al fine di massimizzare l efficacia delle azioni. È vista positivamente la nascita, con varie finalità, di gruppi parrocchiali nonché interparrocchiali. Alla base della loro aggregazione, però, si ricorda che deve esservi la parola di Dio a cui dovranno sempre far riferimento. La catechesi deve essere un azione anche esterna alle mura della parrocchia, volta ad ottenere un evangelizzazione che nasca già in ambito familiare. Il perdurare della crisi delle vocazioni rende necessaria una corresponsabilità dei laici a cominciare da una maggiore valorizzazione della figura del diacono. Valorizzare quindi anche il Consiglio pastorale ed il Consiglio di amministrazione degli affari economici. Per la Caritas, rimane basilare il coordinamento fra le parrocchie, al fine di affrontare con sempre maggiore efficacia le varie emergenze che i tempi odierni sempre più vedono aumentare le preesistenti e nascerne di nuove. Il vescovo ha poi lasciato la parola a Claudio Gessi, presidente dell associazione Città dell Uomo, promotrice di varie iniziative socio-storicoculturali, il quale, con l aiuto di alcune slide, ha argomentato sul prossimo Convegno ecclesiale nazionale di Firenze ovvero del quinto incontro dei vescovi della C.E.I.. Dopo un breve ma esauriente excursus storico dei precedenti quattro convegni, tenutisi sempre, grosso modo, a cadenza decennale (Roma 1976, Loreto 1985, Palermo 1995, Verona 2006), Gessi ha elencato i punti che il prossimo evento si propone di affrontare per il raggiungimento dell obiettivo primario: mettere al centro l Uomo. Nelle foto in questa pagina: alcuni momenti dell'intervento del vescovo a Colleferro e un'inquadratura del pubblico presente presso l Auditorium della parrocchia dell Immacolata.

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