DAI SOFFIONI BORACIFERI ALL ELETTRICITÀ. NASCITA E SVILUPPO DELLA GEOTERMIA IN TOSCANA 1
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- Ferdinando Ceccarelli
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1 DAI SOFFIONI BORACIFERI ALL ELETTRICITÀ. NASCITA E SVILUPPO DELLA GEOTERMIA IN TOSCANA 1 DANIELA MANETTI * 1. La questione energetica e l industria elettrica in Italia Il problema della disponibilità energetica ha costituito uno degli aspetti nodali dello sviluppo economico nazionale. «Senza carbone nell età del vapore», per usare l espressione di un recente lavoro sui vincoli posti dalla carenza di questa risorsa al nostro processo di industrializzazione 2, l Italia intravide nella «conquista della forza», e in particolare nel cosiddetto «carbone bianco», la possibilità di spezzare la dipendenza dall estero e ridurre il pesante deficit della bilancia commerciale 3. La nascita e l espansione della produzione elettrica avvennero così privilegiando lo sfruttamento delle risorse idriche, non senza l illusione che ciò fosse sufficiente ad assicurare il decollo dell «Italietta giolittiana» e ad evitare i rischi connessi all andamento del mercato internazionale, dove una congiuntura sfavorevole si traduceva in un danno per l intera economia nazionale. Anche se il carbone conservò la sua posizione predominante 4 e registrò anzi un aumento delle importazioni da 5 milioni di tonnellate * Università degli Studi di Pisa, Facoltà di Economia. Un sentito ringraziamento al dottor Carlo Nebbiai e alla dottoressa Cristina Mostosi per la loro preziosa «consulenza chimica». ¹ Relazione tenuta il 23 settembre 1999 alla Scuola Normale di Pisa, in occasione della giornata di studio su Esperienze dell industria elettrica in Toscana. Larderello e Santa Barbara, organizzata dall Enel nell ambito del progetto «Cultura e Industria». ² C. Bardini, Senza carbone nell età del vapore. Gli inizi dell industrializzazione italiana, Milano, ³ F. S. Nitti, La conquista della forza. L elettricità a buon mercato. La nazionalizzazione delle forze idrauliche, Roma- Torino, In particolare, v. G. Are, Il pensiero economico di Francesco Saverio Nitti fino al dibattito sulla «conquista della forza», in Critica Storica, 1972, n. 2, pagg e G. Barone, Nitti e il dibattito sull energia, in Storia dell industria elettrica in Italia, Roma-Bari, , vol. II: Il potenziamento tecnico e finanziario , a cura di L. De Rosa, pagg ⁴ Su tale problema, cfr. A. Sapori, L industria e il problema del carbone nel primo cinquantenario di unità nazionale, in L industrializzazione in Italia ( ), a cura di G. Mori, Bologna, 1981, 2ª ed., pagg ; V. Mezzatesta, Carbone ed elettricità in Italia, Città di Castello,
2 nel 1900 e 11 milioni nel 1913, a conferma di un Paese in fase di crescita e differenziazione economica, il precoce orientamento verso la produzione idroelettrica, che già nel 1908 copriva quasi il 70 per cento della potenza installata e l 85 per cento della produzione 5, e la limitazione della generazione termica a funzioni integrative e di riserva ebbero profondi riflessi sulle vicende del comparto e sull intero apparato produttivo 6. A questa opzione sono infatti connessi la marcata localizzazione nelle zone montane o rurali, tutte comunque piuttosto lontane dai principali luoghi d impiego, e il cosiddetto «gigantismo», dovuto all altissima incidenza del costo degli impianti sul costo totale della produzione, incidenza già minore nella generazione termoelettrica dove i costi fissi sono ridotti a 1/3, e che solo con un elevata domanda si rivela profittevole 7. Inoltre, proprio il fatto che l energia fosse idroelettrica implicando necessariamente criteri unitari e quindi un coordinamento tecnico degli impianti nell ambito della distribuzione nazionale per superare i vincoli dovuti agli opposti andamenti stagionali dei bacini alpini e delle acque appenniniche, compensare le deficienze della produzione rispetto al consumo e per convenienza economica stimolò quella tendenza alla concentrazione industriale e finanziaria che costituisce una peculiarità dell industria elettrica italiana 8. L accentramento della produzione e della distribuzione dette così luogo ad un assetto oligopolistico dominato da un ristretto numero di imprese elettrocommerciali che prevalevano decisamente su pochi impianti di autoproduzione Larderello: nascita e sviluppo della produzione geotermica È in questo quadro generale, già ben delineato alla vigilia del primo conflitto mondiale e destinato ad accentuarsi nel corso di questo e nel decennio successivo, che risulta possibile comprendere tutta la pecu- ⁵ F. Conti, Alle origini del sistema elettrico toscano: strategie d impresa e concentrazioni industriali ( ), in Studi Storici, 1991, n. 1, pag ⁶ G. Mortara, Lo sviluppo dell industria elettrica in Italia, in Nel Cinquantenario della Società Edison , a cura della Società Edison, Milano, 1934, vol. II: Caratteri e sviluppo dell industria elettrica nell economia italiana, pagg ⁷ D. Manetti, Alcune questioni storiografiche in tema di industria elettrica, in Note economiche, 1979, n. 6, pag ⁸ Ibidem, pagg ⁹ Per una trattazione sistematica di tutti questi aspetti, si rinvia a R. Giannetti, La conquista della forza. Risorse, tecnologia ed economia nell industria elettrica italiana ( ), Milano, L analisi dei conflitti connessi a tale assetto, interni al capitale elettrico, alle finanziarie e ai relativi gruppi di potere, che segnano nel nostro Paese l avvio e lo sviluppo del settore elettrico, e il loro inquadramento nel più vasto conflitto imperialistico mondiale è stata operata da G. Mori, Le guerre parallele. L industria elettrica in Italia nel periodo della grande guerra, apparso su Studi Storici nel 1973, poi in Id., Il capitalismo industriale in Italia. Processo di industrializzazione e storia d Italia, Roma, 1977, pagg
3 D. MANETTI, DAI SOFFIONI BORACIFERI ALL ELETTRICITÀ... liarità, la portata innovativa e l originalità dell esperimento di Larderello 10, in un contesto, quello toscano, che evidenziava una diversa tendenza rispetto al modello nazionale 11. Qui, infatti, in una zona periferica della Toscana al confine fra le province di Pisa, Siena e Grosseto, tra la fine dell Ottocento e degli anni Trenta si verifica uno dei più interessanti esempi di diversificazione produttiva avvenuti nel nostro Paese, nonché il primo tentativo a livello mondiale di utilizzazione di forza geotermica per produrre energia elettrica 12. Furono sfruttate a tal fine le forze endogene presenti, a seguito di manifestazioni di natura vulcanica, nel sottosuolo di un area di circa 225 Kmq a sud di Volterra, fra le alte vallate dei fiumi Cecina e Cornia. Il fenomeno avveniva sia sotto forma di «soffioni» (emissioni da fenditure naturali del suolo o da perforazioni artificiali di getti di vapore ad alta temperatura e pressione), che di «lagoni» (piccoli crateri o pozze contenenti acqua fangosa in stato di ebollizione per sorgenti di vapore misto a gas poste in fondo ai crateri stessi). Conosciuti sin dall antichità, ma con certezza sfruttati nei secoli d oro della Toscana che ne ricavava zolfo, allume e solfato ferroso (vetriolo verde) impiegati in diverse attività manifatturiere della regione, vennero progressivamente abbandonati con il generale declino economico della nostra penisola a partire dal XVII secolo. ¹⁰ Per un quadro generale, cfr. i diversi contributi in Larderello: alle origini dell energia geotermica, a cura di G. Marinelli, Firenze, ¹¹ Sull anomalia dell industria elettrica toscana e i fattori che l hanno determinata, v. F. Conti, Alle origini del sistema elettrico toscano, cit., pagg Essa consiste principalmente nell opzione termoelettrica, dovuta soprattutto a: 1) le sfavorevoli caratteristiche delle risorse idriche disponibili, in quanto la portata dei torrenti appenninici variava sensibilmente durante le stagioni, rendendo necessaria la costruzione di grandi invasi artificiali. Inoltre la notevole distanza dai principali centri urbani e soprattutto dai due maggiori poli industriali Livorno e Firenze avrebbe imposto lunghe reti di distribuzione con una pesante incidenza sul prezzo finale della corrente; 2) la relativa disponibilità in Toscana di risorse energetiche a buon mercato utilizzabili nella produzione termica (ad esempio, la cosiddetta «pula di lignite» - il materiale di scarto ricavato dalle locali miniere lignifere - impiegata nella centrale di Castelnuovo dei Sabbioni); 3) la possibilità di insediare centrali vicino a Livorno, allora il principale scalo carbonifero dell Italia centrale, che consentiva di avere carbone a prezzi competitivi rispetto ad altre piazze. In questo contesto, la creazione, alcuni anni dopo, degli impianti di Larderello non fece che rafforzare l incidenza della componente termica sulla produzione elettrica complessiva della regione. Sul secondo aspetto, cfr. A. Biagioni - E. Polverini, Storia dell attività estrattiva e memoria fotografica delle miniere di Castelnuovo dei Sabbioni , in Il bacino lignitifero del Valdarno Superiore. Storia di una terra toscana, San Giovanni Valdarno, 1999, pagg ¹² Cfr. M. Lungonelli, Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, in Storia dell industria elettrica in Italia, cit., vol. II, pagg a cui abbiamo fatto frequente riferimento. 163
4 Il rilancio alla fine del Settecento, in piena età leopoldina, fu dovuto all opera di due scienziati: Uberto Francesco Hoefer 13, direttore delle spezierie granducali, e Paolo Mascagni, anatomista e fisiologo, docente all Università di Siena 14. Il primo scoprì la possibilità di produrre il borace dall acido borico, mentre il secondo dimostrò che quest ultimo, noto allora come «sale sedativo naturale» o «sale sedativo di Homberg», era presente non solo nelle acque dei lagoni, ma anche nel vapore dei soffioni. Egli mise a punto un procedimento per il loro sfruttamento industriale, per il quale nel 1810 chiese al governo ed ottenne un brevetto 15. Fino ad allora il borace, usato oltre che per la preparazione dell acido borico, nelle saldature e nella fabbricazione di saponi, smalti e ceramiche, non era mai stato trovato in Europa e veniva estratto dal «tincal» importato dall Oriente, con un procedimento di cui gli olandesi mantennero il segreto, assicurandosi pertanto il monopolio. Fu comunque un mercante francese, un gentilhomme armurier, Francesco de Larderel, trasferitosi da Vienne 16 a Livorno con la fine del periodo napoleonico, a valorizzare appieno queste risorse, ottenendo, grazie all aiuto di alcuni facoltosi commercianti francesi (Chemin, Prat e Lamotte), anch essi operanti sulla piazza labronica e in questa fase iniziale soci nell impresa, la prima concessione per lo sfruttamento del lagone di Montecerboli 17. Fra il 1818, data di avvio dell attività, e il 1827 furono inaugurate altre cinque aree di perforazione con relative fabbriche: Serrazzano, Lustignano, Monterotondo, Lago S. Edoardo e Castelnuovo, a cui si aggiunse poi quella di Sasso 18. Il vero decollo dell attività e il conseguente incremento della produzione fu reso possibile dalla sostituzione, per riscaldare le caldaie dove si otteneva la concentrazione delle soluzioni boriche, del calore naturale dello stesso vapore dei soffioni ¹³ U. F. Hoefer, Memoria sopra il sale sedativo naturale della Toscana e del borace che con quello si compone, Firenze, ¹⁴ Sull attività scientifica di Paolo Mascagni, v. P. Capparoni, Profili bio-bibliografici di medici e naturalisti celebri italiani dal sec. XV al sec. XVIII, Roma, 1928, vol. II, pagg ¹⁵ L. Dal Pane, Industria e commercio nel Granducato di Toscana nell età del Risorgimento, Bologna, 1973, vol. II: L Ottocento, pag ¹⁶ Cittadina nel Delfinato, presso St. Etienne, famosa appunto per le sue fabbriche di armi. ¹⁷ Sui De Larderel, cfr. L. Pescetti, La famiglia De Larderel, conti di Montecerboli, Livorno, V., inoltre, per l attività imprenditoriale, G. Mori, Per la storia dell iniziativa industriale in Italia nel secolo XIX. Francesco De Larderel e gli avvii dell industria dell acido borico in Toscana, in Studi di storia dell industria, Roma, 1966, pagg ; Id., L industria toscana fra gli inizi del secolo e la guerra di Libia, ivi, pagg ¹⁸ Queste località, per le «copiose miniere» di acido borico, sono ricordate da E. Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze, , vol. III, voce «Miniere della Toscana», pagg , nelle specifiche voci relative alle diverse frazioni e soprattutto in quella «Lagoni del Volterrano», vol. II, pagg
5 D. MANETTI, DAI SOFFIONI BORACIFERI ALL ELETTRICITÀ... al fuoco di legna, assai oneroso anche perché i boschi circostanti gli impianti si andavano esaurendo 19. Tale espansione è attestata dall aumento della produzione, quadruplicata fra il 1833 e il 1836, e dai dati relativi all esportazione di acido borico dal porto di Livorno, passata, secondo il Bowring, da libbre nel 1827 a circa 2 milioni nel 1838, per un valore di circa 1,200,000 lire toscane 20. Nel 1846 il villaggio di Montecerboli, culla delle iniziative del dinamico imprenditore transalpino, prese il nome di Larderello. Il capostipite Francesco e poi il figlio Federigo si trovarono così alla guida di un impresa che operava in regime di monopolio, dato che per più di mezzo secolo la Toscana rimase l unica produttrice di borace. Il successo dell iniziativa assicurò, oltre all accumulo di uno dei patrimoni familiari più cospicui della Toscana ottocentesca, margini tali da consentire l assunzione di una serie di provvedimenti di carattere assistenziale nelle zone di produzione. Toccò, invece, alla terza generazione, nello specifico a Florestano, ultimo de Larderel perché senza figli maschi, gestire la crisi derivante dal mutamento del mercato internazionale in seguito alla scoperta, attorno agli anni Ottanta, dei grandi giacimenti di borace in California e al conseguente crollo dei prezzi 21. All inizio del secolo si verificò però il salto di qualità decisivo, segnato dalla figura di Piero Ginori Conti 22 che, sposando Adriana, figlia di Florestano, venne presto associato alla direzione dell azienda, dove, «portando (...) un soffio di modernità, ne rialzò le sorti» 23. A Piero Ginori Conti si deve infatti l intuizione che i soffioni, sfruttati industrialmente per il recupero delle sostanze utili, potevano esserlo anche come fonti di energia geotermica da convertire in energia elettrica 24. Guidato dal «principio che Scienza ed Industria debbono collaborare, strettamente collegate, nell azienda moderna» 25, egli fu «uno dei pochi imprenditori-innovatori di stampo schumpeteriano che la Toscana possa vantare nella prima metà del Nove- ¹⁹ P. Ginori Conti, L industria boracifera, in X Congresso Internazionale di Chimica, Roma maggio 1938, La chimica in Italia, a cura di N. Parravano, Roma, 1938, pag ²⁰ G. Bowring, Statistica della Toscana, di Lucca, degli Stati Pontifici e Lombardo- Veneti, Londra, 1838, pagg. 24, ²¹ M. Lungonelli, Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, cit., pag ²² V., in proposito, M. Migliorini, Aristocrazia, industria e politica: prime note per una biografia di Piero Ginori Conti, in Rassegna Storica Toscana, 1998, n. 2, pagg ²³ P. Ginori Conti, L industria boracifera, cit., pag ²⁴ Fra gli scritti di P. Ginori Conti al riguardo, cfr.: La forza motrice dei soffioni boraciferi della Toscana: sua utilizzazione ed applicazione, Firenze, 1906; Utilizzazione dei soffioni boraciferi di Larderello ad energia industriale, Firenze, 1917; La utilizzazione industriale delle manifestazioni termiche terrestri, Città di Castello, 1923; L attività endogena quale fonte di energia, Relazione alla R. Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, 1938; Il laboratorio di ricerche di Larderello, Firenze, ²⁵ P. Ginori Conti, L industria boracifera, cit., pag
6 cento» 26. I suoi esperimenti ed i suoi studi costituirono i primordi della produzione di elettricità per via geotermica e il connubio fra ricerca scientifica, progresso tecnico, innovazione e imprenditorialità si rivelò alquanto fecondo e decisivo per la rinascita dell azienda. Significativo al riguardo il sodalizio, ad esempio, con il grande chimico dell Università di Pisa Raffaello Nasini 27, nominato nel 1904 consulente scientifico della società 28. L opera di Ginori Conti si svolse in una duplice direzione: da una parte, nel radicale rinnovamento delle tradizionali lavorazioni chimiche e, dall altra, nello sfruttamento termodinamico del vapore naturale dei soffioni per generare energia elettrica 29. È assai interessante notare che furono gli sviluppi e i miglioramenti nella tecnica di perforazione del suolo a rendere disponibili ingenti masse di vapore e a permettere tanto una produzione sempre maggiore di acido borico, quanto la produzione industriale di energia elettrica 30. Il concetto guida fu dunque quello di aumentare e perfezionare la donazione di vapore per accrescere, da un lato, la materia prima per il comparto chimico e ottenere, dall altro, una nuova forma di energia. Nel primo caso, la produzione di acido borico venne poi rivitalizzata grazie ad un nuovo processo di lavorazione basato su un particolare trattamento delle acque in appositi impianti che permettevano di ottenere l acido borico con un grado di purezza del 99,5 per cento. Una volta raffinato e trattato, era possibile metterlo in commercio nelle diverse forme richieste dal mercato: dal greggio al chimicamente puro, in cristalli, pagliette, granulato o in polvere 31. Novità intervennero anche nella fabbricazione del borace (tetraborato di sodio) avviata a Larderello sin dal 1884 per rispondere alla concorrenza anglo-americana ed ora realizzata in modo nuovo mediante ²⁶ M. Lungonelli, Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, cit., pag ²⁷ Numerose le sue pubblicazioni su Larderello, fra le quali ricordiamo: I soffioni boraciferi e la industria dell acido borico in Toscana, relazione pubblicata in occasione del VI Congresso internazionale di Chimica Applicata tenutosi a Roma nell aprile 1906, Roma, 1906; Id., Sull origine dell acido borico nei soffioni della Toscana, Roma, 1908; Id., I soffioni e i lagoni della Toscana e la industria boracifera. Storia e studi. Ricerche chimiche e chimico fisiche eseguite principalmente nell ultimo venticinquennio, Roma, Sulla vita e l opera di Nasini, cfr. A. Coppadoro, I chimici italiani e le loro associazioni, Milano, 1961, pagg e passim. ²⁸ G. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, in L Elettrotecnica, 5 ottobre 1932, n. 28, pag ²⁹ V., in generale, A. Mazzoni, I soffioni boraciferi toscani e gli impianti della «Larderello», Bologna, 2ª ed., ³⁰ P. Ginori Conti, L industria boracifera, cit., pagg. 233, 235 segg.; G. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, cit., pag Sulle innovazioni introdotte nei sistemi di perforazione e, più in generale, sugli esperimenti condotti a Larderello, cfr. P. Ginori Conti, L impianto di Larderello, in L Elettrotecnica, 15 settembre 1917, n. 26, pagg ; 25 settembre, n. 27, pagg ³¹ P. Ginori Conti, L industria boracifera, cit., pag
7 D. MANETTI, DAI SOFFIONI BORACIFERI ALL ELETTRICITÀ... una reazione fra acido borico e carbonato di sodio. Tra le sostanze rintracciate grazie all opera di Nasini e dei suoi collaboratori, vi furono anche l ammoniaca ed alcuni gas rari, quali elio, argo, neon, cripton e xenon. Risalgono poi sempre a quegli anni altre iniziative, come la fabbricazione di ossigeno e idrogeno per via elettrolitica 32. Nonostante i palesi successi, Ginori Conti si convinse ben presto che, dati i mutamenti intervenuti sul mercato internazionale, la società De Larderel non poteva rimanere legata unicamente ai prodotti chimici se voleva garantirsi il futuro. Mentre infatti diminuiva l acido borico contenuto nei soffioni, che in media era circa lo 0,5 per mille, ed aumentavano le spese generali, il prezzo dei principali prodotti (acido borico e borace) manifestava una continua tendenza al ribasso per l agguerrita concorrenza straniera. Si rendeva pertanto indispensabile una svolta centrata su un nuovo e diverso sfruttamento delle forze del sottosuolo presenti nella zona e così ricordata dallo stesso Ginori Conti. Sin dal 1902 «mi detti con passione a studiare questo seducentissimo problema, di cui volli subito affrontare la soluzione completa e cioè l utilizzazione del vapore naturale senza l intermediario della caldaia. E qui si trattava di risolvere una questione assai grave: se una macchina a vapore potesse, senza rapido deterioramento, essere sottoposta all azione dei nostri vapori» 33. I primi esperimenti per l utilizzazione termodinamica dei soffioni furono effettuati nel 1904, impiegando una piccola macchina a stantuffo con un apposita disposizione per ottenere vapore senza l acqua allo stato liquido ed evitare l azione corrosiva di questa, poi brevettata, accoppiata a una dinamo che funzionò regolarmente, alimentando cinque lampadine elettriche. Sulla scia del buon risultato ottenuto, Ginori Conti decise l anno seguente di installare un motore a vapore (modello Cail) di 40 HP 34, anch esso azionato direttamente dal vapore, e riuscì a produrre l energia necessaria ad illuminare l intero stabilimento di Larderello, a caricare gli accumulatori e ad azionare gli argani delle macchine perforatrici. Anche in questo caso la collaborazione di Nasini e del suo staff si confermò fondamentale per ottenere dati certi riguardo alla pressione e alla portata dei fori e, a partire dal 1908, fu principalmente l ing. Plinio Brighenti, talvolta coadiuvato dal fratello Aldo, a condurre gli studi e le ricerche in merito 35. Le innovazioni nel segmento della perforazione, che già richiedeva personale altamente qualificato e con una lunga pratica, avvennero classificando innanzitutto i fori esistenti in «asciutti» (eroganti solo vapore) e «umidi» (con acqua allo stato liquido), in modo da stabilire ³² P. Ginori Conti, L impianto di Larderello, cit., pag ³³ Ibidem, pag ³⁴ G. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, cit., pag ³⁵ P. Ginori Conti, L impianto di Larderello, cit., pag
8 prima se le nuove trapanazioni dovessero essere finalizzate alla ricerca di acqua o di vapore 36. La trivellazione a braccia, effettuata con sonde ed aste rigide, fu sostituita da quella meccanica, mediante argani mossi prima dal vapore e poi dalla stessa energia elettrica prodotta 37, mentre aumentarono progressivamente il diametro e la profondità dei fori, che all inizio non andavano al di là rispettivamente di poche decine di metri e di pochi centimetri, e fu modificato il rivestimento dei fori, fatto non più con tubi chiodati, ma di lamiera saldata 38. In quegli stessi anni si ebbero parallelamente alcune trasformazioni a livello aziendale. Il 25 gennaio 1912 nacque la Società Boracifera di Larderello 39, segnando il ritiro di Florestano dalle responsabilità gestionali ormai completamente demandate al genero, nominato direttore e amministratore delegato, ma confermando il saldo controllo familiare sul capitale azionario (circa l 82 per cento su di lire) 40. La Boracifera assorbì anche due ditte minori la Fossi e la Durval impegnate anch esse nello sfruttamento della zona e, con l acquisto nel 1916 degli impianti di Travale dagli eredi Coppi, raggiunse il controllo dell intera area dei soffioni 41. Ultimata la fase sperimentale e definito il nuovo assetto societario, Ginori Conti decise di realizzare una vera e propria centrale elettrica per la produzione dell energia necessaria a Larderello e al suo circondario. Come motrice fu scelta la turbina per ragioni di economia e di spazio rispetto alla macchina a stantuffo, ma se il funzionamento di quest ultima col vapore naturale era conosciuto, mancavano dati sul modo in cui si sarebbe comportata la turbina, macchina assai più complessa e con organi delicati 42. Così, all utilizzazione diretta ed affascinante del vapore dei soffioni per azionare la turbina, perseguita da Ginori Conti sin dall inizio, dovette essere preferito, a causa delle eccessive perdite, della rapida corrosione dei metalli delle motrici e della bassa pressione ancora ottenuta dalle perforazioni, l impiego indiretto 43. Questo implicava l installazione di caldaie o evaporatori, dove il vapore naturale si condensava per effetto dello scambio termico, separandosi dai gas e diventando così puro. La centrale, con una batteria di 4 evaporatori del sistema Proche e Bouillon, una turbina ³⁶ Ibidem, pag ³⁷ G. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, cit., pag ³⁸ P. Ginori Conti, L industria boracifera, cit., pagg ; Id., L impianto di Larderello, cit., pag. 467 e G. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, cit., pag ³⁹ Le vicende dell azienda sono ripercorse in Società Boracifera di Larderello, I primi cento anni ( ) di una grande conquista industriale, Firenze, ⁴⁰ F. Conti, Alle origini del sistema elettrico toscano, cit., pag ⁴¹ M. Lungonelli, Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, cit., pag ⁴² P. Ginori Conti, L impianto di Larderello, cit., pag ⁴³ P. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, in L Elettrotecnica, 15 novembre 1924, n. 32, pag
9 D. MANETTI, DAI SOFFIONI BORACIFERI ALL ELETTRICITÀ... Tosi da 250 Kw a 3000 giri accoppiata ad un alternatore Ganz a 4000 volt, entrò in funzione nel e fu destinata alla distribuzione di energia elettrica non solo per lo stabilimento di Larderello, ma per una serie di utenze nelle aree limitrofe di Pomarance, Saline e Volterra, con una rete di trasmissione di 40 km. L anno successivo la Boracifera decise, grazie all accresciuta dotazione di vapore in sempre migliori condizioni di temperatura e pressione, la costruzione di una nuova grande centrale al fine di espandere la produzione in campo energetico, affidando il progetto all ingegnere Plinio Brighenti. Vennero installati tre turboalternatori sempre della Franco Tosi da 2500 Kw a 3000 giri al minuto, mentre le caldaie furono sostituite da appositi evaporatori studiati dalla casa Kestner di Lille e portati poi negli anni del conflitto da 12 a 22; l impianto elettrico propriamente detto non presentava invece elementi speciali, eccetto il largo uso dell alluminio per limitare gli effetti dannosi dei gas, poiché rientrava negli ordinari impianti delle centrali termoelettriche 45. La corrente prodotta dai tre alternatori alla tensione di volt, abbassata a 220 volt dentro lo stabilimento, veniva poi elevata in una cabina di trasformazione e portata sia al livello della distribuzione locale ( volt), che a quella ormai affermatasi nel network regionale ( volt). Con l entrata in funzione del nuovo impianto di Larderello nel , che vantava una potenza installata per quei tempi non trascurabile di Kw (con riserva fino a ), il piccolo gruppo da 250 Kw fu spostato nello stabilimento di Lago Boracifero, dove proseguivano studi ed esperimenti, poiché Ginori Conti volle riprendere la primitiva idea di impiegare direttamente il vapore naturale nella turbina. La centrale di Larderello forniva l energia prodotta alle due grandi società distributrici della regione Società Ligure-Toscana di Elettricità e Società Mineraria ed Elettrica del Valdarno nonché alla zona di Massa Marittima e alla rete di distribuzione della Boracifera medesima 47. ⁴⁴ P. Ginori Conti, L impianto di Larderello, cit., pag ⁴⁵ P. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, cit., pag ⁴⁶ Sull impianto e la sua evoluzione, cfr. L. Luiggi, La centrale termo-elettrica di Larderello, in Giornale del Genio Civile, 30 settembre 1917 (a. LV), pagg ⁴⁷ A Larderello facevano capo le seguenti linee: - 1ª linea a volt della Società Elettrica Mineraria del Valdarno proveniente da Siena; - 2ª linea a volt della Società Ligure Toscana proveniente da Livorno; - 3ª linea a volt della Società Elettrica Maremmana da Larderello a Massa Marittima per mezzo della quale la Larderello forniva l elettricità al distretto minerario del Massetano e in direzione di Grosseto; - 4ª linea a volt, in costruzione nel 1917, della Società ILVA da Larderello a Piombino per i suoi impianti siderurgici; - 5ª linea a volt di proprietà della società da Larderello a Volterra, con distribuzione di energia a Pomarance, Saline di Volterra e Volterra; - 6ª linea a volt, sempre della società, da Larderello agli stabilimenti boraciferi di Castelnuovo, Sasso, Monterotondo e Lago (P. Ginori Conti, L impianto di Larderello, cit., pagg ). 169
10 Gli ulteriori progetti di ampliamento, accantonati negli anni della guerra e della crisi postbellica, furono ripresi nel , in seguito alle perforazioni effettuate nei pressi di Serrazzano che aprirono un soffione con una potenza nettamente superiore a tutti gli altri. Gli evaporatori furono sostituiti dalla cosiddetta caldaia Brighenti in realtà un separatore per via fisica dei gas 49, venne sperimentata una nuova turbina e l anno dopo fu installato a Serrazzano un gruppo turbo-alternatore che dimostrò la possibilità di utilizzo diretto del vapore dei soffioni 50 e dunque la piena validità delle intuizioni di Ginori Conti. La diretta alimentazione del vapore dei soffioni consentì notevoli economie nelle spese di impianto e di manutenzione, una minor dispersione delle sostanze chimiche contenute nel vapore, un rendimento più elevato e, come scrisse Giovanni Ginori Conti nel 1932, l inizio del funzionamento «veramente sicuro e regolare della centrale di Larderello» 51. Alla fine degli anni Venti la Boracifera disponeva di quattro centrali: Larderello (per una potenza complessiva di Kw), Castelnuovo Val di Cecina (1600 Kw), Serrazzano (600 Kw), Lago Boracifero (250 Kw) 52. Il successo raggiunto era destinato a protrarsi e consolidarsi nel decennio successivo: grazie agli studi geologici del terreno (con particolare riferimento alla struttura tettonica), a ulteriori perfezionamenti nel macchinario delle sonde, con trivellazioni che ormai si avvicinavano a 300 metri di profondità e ai criteri razionali nella scelta dei punti in cui effettuarle, fu infatti possibile individuare soffioni di eccezionale pressione 53. Da fori che inizialmente erogavano poche migliaia di Kg/ora di vapore a pressione e temperatura ridotte, si giunse ai «soffionissimi», così chiamati dalle maestranze, con portata superiore a Kg/orari di vapore e temperature superiori talvolta a 200º 54. La scoperta del primo, esploso con un vero boato il 26 marzo 1931, fu dovuta al figlio di Piero Ginori Conti, Giovanni, il quale ricordava come «il rumore che il vapore faceva nell uscire era ⁴⁸ Negli anni Venti in Italia cominciarono ad essere studiati fenomeni analoghi ai soffioni, in vista della produzione geotermica di elettricità: le solfatare di Pozzuoli, le zone circostanti l Etna, come pure le isole di Stromboli e Vulcano. Largo campo di ricerche è l America (specie l Alaska, con fenomeni assai simili a quelli della Toscana, ma la regione è molto più estesa, e la California); l America meridionale (Cile, dove fu inviato un ingegnere della Boracifera per studiare un possibile impianto geotermico, e Bolivia); Giappone, anch esso rivoltosi a Larderello, e Nuova Zelanda. Cfr. P. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, cit., pagg ed anche A. Mazzoni, I soffioni boraciferi toscani e gli impianti della «Larderello», cit., pag. 11. ⁴⁹ G. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, cit., pag ⁵⁰ P. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, cit., pag ⁵¹ G. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, cit., pag ⁵² M. Lungonelli, Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, cit., pag ⁵³ G. Ginori Conti, La centrale geotermica di Larderello, cit., pag ⁵⁴ Ibidem; P. Ginori Conti, L industria boracifera, cit., pagg. 236,
11 D. MANETTI, DAI SOFFIONI BORACIFERI ALL ELETTRICITÀ... assordante e per un raggio di oltre cento metri, la parola non veniva più udita» ed arrivava distintamente fino a Volterra e Massa Marittima, distanti in linea d aria circa 25 Km 55. I crescenti successi e l espansione degli impianti della Società Boracifera di Larderello attrassero ben presto l interesse delle Ferrovie dello Stato: in una prima fase, iniziata nel 1932, stipulando con essa una serie di contratti di fornitura ed avviando un intensa collaborazione 56. Varie considerazioni spinsero entrambe a compiere questa scelta e a superare le precedenti incertezze. Per quanto attiene agli aspetti strettamente tecnici relativi alla Boracifera, va detto che per la trazione il diagramma di carico annuo e giornaliero è molto più regolare, e perciò vantaggioso, di quello per fornitura di energia elettrica ad uso elettrocommerciale che presenta grosse oscillazioni tra l erogazione minima nelle ore notturne e quella massima nelle ore serali, quando i bisogni di luce e forza si sovrappongono. Le centrali geotermiche, infatti, a differenza di quelle idroelettriche a bacino (ad acque fluenti, invece, no) non possono modulare la produzione sull andamento della domanda. Inoltre, poiché la rete ferroviaria adottava una frequenza differente da quella industriale, era ovviamente conveniente per le Ferrovie avere impianti di generazione autonomi, al di là dell obiettivo strategico di svincolare l esercizio ferroviario dalla disponibilità e dai prezzi di importazione del carbone 57. Ma a tali ragioni ne vanno sicuramente aggiunte altre. Nell attirare l attenzione dell amministrazione ferroviaria sugli impianti della Larderello pesarono sicuramente la sostanziale autonomia mostrata da Piero Ginori Conti nel perseguire il proprio programma e l emancipazione dai due gruppi egemoni del sistema elettrico toscano che facevano rispettivamente capo alla Società Ligure- Toscana di Elettricità e alla Società Elettrica del Valdarno, poi fuse nel 1933 nella Selt-Valdarno. Ma pesarono anche le relazioni del marchese Ginori Conti con il mondo politico: il contratto di fornitura alle Ferrovie, al pari di notevoli sovvenzioni pubbliche ottenute, fu concluso grazie all intervento del ministro Ciano, suo amico personale. I termini dell accordo furono assai convenienti per entrambe le parti: il prezzo medio per Kwh, fissato in solo 6 centesimi, era molto inferiore alla media (attorno a 19 centesimi), ma assai remunerativo per l azienda toscana alla quale costava solamente 2.8 centesimi 58. La collaborazione con l ente statale sfociò nel febbraio 1939 nella ⁵⁵ G. Ginori Conti, La perforazione a Larderello e il «soffionissimo», Firenze, 1931, pag. 43. Cfr., inoltre, Id., Utilizzazione dei soffioni boraciferi. Storia, sviluppi, possibilità future, Firenze, ⁵⁶ M. Lungonelli, Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, cit., pag ⁵⁷ R. Giannetti, La conquista della forza. Risorse, tecnologia ed economia nell industria elettrica italiana, cit., pagg ⁵⁸ Ibidem, pagg
12 costituzione di una nuova società, la Larderello, Società anonima per lo sfruttamento delle forze endogene che rilevò tutti gli impianti della vecchia Boracifera e della quale le Ferrovie si assicurarono poco meno del 90 per cento, mentre ai Ginori Conti, protagonisti per due generazioni dell avventura geotermica, rimase soltanto una quota di minoranza 59. A quella data già era in funzione la nuova centrale di Larderello di Kw, da portare a con la scoperta e lo sfruttamento di nuovi e ancor più potenti soffioni, mentre un altra di Kw era in costruzione a Castelnuovo 60. Due punti, infine, per rendere più completo il quadro: qualche dato relativo alla produzione geotermica 61 per valutare il suo peso nel quadro della produzione elettrica toscana e nazionale ed alcuni ragguagli per studiare ed approfondire la storia della Larderello e l opera di Ginori Conti. Nel 1918, a fronte di una potenza idroelettrica nazionale di Kw, quella termoelettrica ammontava a Kw, pari a quasi il 30 per cento del totale; di questo risultavano installati in Toscana rispettivamente e Kw, a conferma dell opzione termoelettrica compiuta dalla regione. Quest ultima cifra comprende i Kw degli impianti geotermici di Larderello che costituiscono circa 1/4 della potenza installata nelle centrali termoelettriche toscane 62. Dieci anni dopo, la potenza idroelettrica installata su tutto il territorio italiano era passata a Kw, mentre gli impianti termoelettrici il cui contributo sul totale era sceso a poco più del 18 per ⁵⁹ M. Lungonelli, Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, cit., pag ⁶⁰ L. B., Il macchinario della nuova centrale elettrica di Larderello, in L Elettrotecnica, 25 settembre 1939, n. 18, pagg ⁶¹ Riguardo alle fonti quantitative, la prima statistica in materia fu realizzata nel 1895 dal Ministero Agricoltura Industria e Commercio, Notizie statistiche sugli impianti elettrici esistenti in Italia alla fine del 1898 e cenni sulle industrie elettriche in Italia a tutto il 1900, Roma, A questa seguì, sempre a cura del Maic, la Statistica degli impianti elettrici attivati od ampliati in Italia nel decennio Notizie sulle varie applicazioni elettriche al 1911, Roma, Per gli anni , assai significativi per la geotermia, va invece ricordata la mancanza di dati d insieme omogenei sullo sviluppo del comparto elettrico che, per giunta, fu consistente. È comunque possibile ricostruire alcune serie grazie alle pubblicazioni della Banca Commerciale Italiana e a vari studi, fra cui quelli di Domenico Civita, direttore della rivista L Elettrotecnica, organo dell Associazione Elettrotecnica Italiana. A partire dal 1921 iniziano poi le rilevazioni del Ministero dei Lavori Pubblici - Servizio Idrografico in fascicoli annuali e per il periodo sono disponibili le statistiche piuttosto complete di G. Mortara. Scarsamente utili, invece, i censimenti industriali, i quali presentano peraltro non pochi problemi, come ha messo in luce R. Chiaventi, I censimenti industriali italiani : i procedimenti di standardizzazione, in Rivista di Storia Economica, febbraio 1987, fasc. 1, pagg ⁶² M. Lungonelli, Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, cit., pag. 515, il quale utilizza come fonte G. Mortara, Lo sviluppo dell industria elettrica in Italia, cit. 172
13 D. MANETTI, DAI SOFFIONI BORACIFERI ALL ELETTRICITÀ... cento facevano registrare Kw. Di questi, Kw erano in Toscana, inclusi i Kw di Larderello che rappresentavano in termini assoluti una quota pressoché immutata e, in termini relativi, il 13,4 per cento della potenza azionata da impianti termici 63. Invariata ancora la potenza di origine geotermica installata nel 1932, mentre quella idraulica e termica erano nella regione passate a e a Kw e, a livello nazionale, rispettivamente a e Kw 64. Circa poi il materiale documentario concernente Larderello, presso l Archivio Storico Enel di Firenze, inaugurato nel settembre 1997 ed intitolato proprio a Piero Ginori Conti, sono consultabili, fra le filze che coprono il periodo , tutte le carte relative Qualche considerazione conclusiva Dobbiamo adesso chiederci quali osservazioni è possibile trarre dall esperienza di Larderello 66. Da un punto di vista specifico, quello del progresso tecnico, ben evidenzia come questo non sia lineare e continuo, basti pensare all iniziale utilizzazione diretta del vapore, poi abbandonata per tornare nuovamente ad essa, quando una serie di miglioramenti la resero tecnicamente ed economicamente possibile. Ciò sottolinea l importanza dei piccoli perfezionamenti indispensabili affinché l invenzione possa essere industrialmente adottata, e dei processi cumulativi. A livello più generale, cioè di storia dell industria e dello sviluppo economico, il caso di Larderello, a nostro parere, richiama con forza la necessità di non limitarsi ai grandi quadri macroeconomici. Se i primi sono imprescindibili per individuare le linee di fondo, per cogliere invece la complessità e la molteplicità dei fenomeni occorre procedere in maniera più disaggregata. Infatti, se il nostro Paese seguì il sentiero dell idroelettricità, non così fece la nostra regione; non solo, ma nell ambito della produzione termoelettrica essa riuscì ad effettuare, prima al mondo, la generazione geotermica. All interno, quindi, di scelte compiute su scala nazionale, rimangono margini per opzioni diverse che non possono essere ignorate. ⁶³ M. Lungonelli, Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, cit., pag ⁶⁴ G. Mortara, Lo sviluppo dell industria elettrica in Italia, cit., pag. 205, tab. XXXII. ⁶⁵ Cfr., in proposito, D. Manetti,... et fuit Lux. L inaugurazione dell Archivio storico ENEL di Firenze, in Le Carte e la Storia, 1998, n. 1, pagg ⁶⁶ Gli stabilimenti di Larderello producono ancora oggi, oltre ad energia elettrica, sostanze chimiche. Dette produzioni non sono però effettuate dall ENEL, bensì da una società americana. Con la nazionalizzazione dell energia elettrica, gli impianti passarono all ENEL che nel 1967 cedette quelli chimici all ENI, per essere poi nuovamente ceduti. I procedimenti attuali di lavorazione non si basano più sul borace o sull acido borico, ma sulla colemanite, un borato di calcio, importata dalla Turchia e dall Argentina. Viene invece ancora utilizzato il vapore come calore di processo per innescare una serie di reazioni chimiche. 173
14 Larderello suggerisce anche un altra considerazione. Poiché la potenza installata in impianti geotermici rappresentava nel 1928 soltanto lo 0,4 per cento del totale nazionale, una quota decisamente marginale, l importanza di un determinato fenomeno non va valutata solo in base agli aspetti meramente quantitativi. Nello studio dei settori industriali, peraltro, è massima la rilevanza delle caratteristiche tecnico-fisiche dei processi produttivi e quindi degli aspetti qualitativi, tanto più dove la sostituibilità dei fattori è praticamente nulla, come nei settori ad alta intensità di capitale, qual è appunto quello elettrico, dove i problemi posti dagli impianti sono determinanti. Infine in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui il problema delle fonti alternative di energia e delle compatibilità ambientali è di estremo rilievo, la vicenda di Larderello costituisce un caso di evidente significatività su cui è opportuno fermarsi a riflettere. 174
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