TURCHIA TURCHIA. SUPERFICIE kmq POPOLAZIONE RIFUGIATI SFOLLATI APPARTENENZA RELIGIOSA. Cattolici 37.
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- Albana Leoni
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1 Il 15 agosto 2009, il Primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, accompagnato da altri quattro ministri, ha riunito nell isola di Büyükada (arcipelago dei Principi, nel Mar di Marmara), i responsabili di numerose comunità cristiane presenti nel paese (il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, il vescovo armeno apostolico Aram Atesiyan, il vicario patriarcale siro Filüksinos Yusuf Cetin, così come il Grande Rabbino di Turchia Ishak Haleva). Nel corso di questo incontro, le autorità religiose hanno consegnato al Primo Ministro Erdogan un rapporto che segnala 88 casi problematici nelle loro relazioni con lo Stato. Il capo del governo ha promesso ai suoi ospiti delle «riforme democratiche» per assicurare i diritti delle minoranze religiose. «Ci ha dato molta speranza e siamo ottimisti», ha dichiarato Bartolomeo I al termine della riunione. SUPERFICIE kmq POPOLAZIONE RIFUGIATI SFOLLATI Tuttavia, la situazione dei cristiani rimane immutata dall ultimo Rapporto 2008 ACS, mentre l anno dedicato a San Paolo (giugno giugno 2009), poteva lasciar prevedere un miglioramento. Non è tuttora possibile ai turchi convertirsi apertamente al cristianesimo, a causa delle discriminazioni nei confronti dei convertiti. In occasione di una riunione tenutasi a Venezia nel marzo 2010, la Commissione per la Libertà Religiosa del Consiglio d Europa ha adottato una risoluzione che chiede alla Turchia di accordare un riconoscimento legale alle minoranze religiose che non lo hanno, in particolare alla Chiesa latina; e di lottare fermamente contro le discriminazioni di cui esse sono oggetto. La Chiesa greco-ortodossa Vittime per tutto il XX secolo dell ostilità della Repubblica turca nei confronti dei non musulmani, i greco-ortodossi in Turchia non sono più di Il potere di Ankara continua a negare il carattere ecumenico del Patriarcato di Costantinopoli, riconoscendogli solamente un autorità locale. Questa posizione è stata confermata da un tribunale locale, che ha deciso che la Turchia non poteva concedere uno statuto speciale ad alcun gruppo minoritario. Malgrado alcuni segnali di apertura, nessun progresso è stato realizzato per ciò che riguarda la riapertura del seminario APPARTENENZA RELIGIOSA Musulmani 97,4% Agnostici 2% Cristiani 0,3% Altri 0,3% Cattolici
2 di Halki, nell isola di Heybeli (Mar di Marmara). Proprietà del Patriarcato ecumenico, questo istituto è stato chiuso nel 1971 (cf. Rapporto 2008), il che pone la Chiesa greca-ortodossa nell impossibilità di rinnovare i suoi quadri. Infatti, la Costituzione turca esige che il patriarca e i metropoliti greco-ortodossi siano cittadini turchi, nati e formati in Turchia. I futuri sacerdoti sono obbligati ad andare a formarsi in Grecia o in Bulgaria, dove le Chiese ortodosse sono fortemente imbevute di nazionalismo. Il Patriarcato di Costantinopoli vuole evitarlo, per conservare la sua vocazione ecumenica. In occasione della sua visita in Turchia, nell aprile 2009, il Presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, in un discorso pronunziato davanti al Parlamento, ha chiesto la riapertura del seminario di Halki. Poco tempo dopo, il Ministro turco della cultura, Erturul Gunay, ha dichiarato: «Non c è un problema politico» per questa riapertura. Inoltre, in una dichiarazione al quotidiano turco Taraf, il Presidente del Dipartimento degli Affari Religiosi (Dyanet), Ali Bardakoglu, ha affermato, a proposito di Halki, che è «inaccettabile che una minoranza religiosa incontra anche una minima difficoltà per formare i suoi chierici ed educare i propri figli». Malgrado queste prese di posizione, il seminario, a metà del 2010, rimane ancora chiuso. Sull isola di Büyükada, il Patriarcato ecumenico è anche proprietario di un orfanotrofio, che è stato confiscato dallo Stato nel Con la sentenza dell 11 giugno 2010, la Corte Europea dei Diritti Umani, con sede a Strasburgo, ha ordinato allo Stato turco la restituzione di quell istituto. Un ricorso per occupazione illegale dell edificio era stato depositato dal Patriarcato presso la Corte nel In una prima sentenza, emessa nel luglio 2008, questa giurisdizione aveva concluso che «le autorità turche non potevano procedere ad una privazione di proprietà senza prevedere un indennizzo adeguato». Nella sua nuova sentenza, la Corte constata che, non essendo stato versato alcun indennizzo al Patriarcato ecumenico, «quest ultimo ha sopportato un onere speciale ed esorbitante»; e ciò in violazione dell articolo 1 del Protocollo n 1 (protezione della proprietà). Chiede quindi alla Turchia di procedere «alla reiscrizione del bene oggetto del contenzioso sul nome del Patriarcato ecumenico nel registro fondiario»; e condanna il governo di Ankara a pagare al Patriarcato i danni e le spese procedurali. Il Patriarca Bartolomeo I, con l approvazione del suo Sinodo, ha annunciato la sua intenzione di fare appello alla Corte Europea dei Diritti Umani contro il Direttorato Generale per le Fondazioni, un organismo statale con sede ad Ankara, a proposito della spoliazione della parrocchia di San Giorgio, ad Istanbul, di cui la sua comunità è vittima. Questo Direttorato, che è incaricato di tutte le attività religiose non musulmane, ha deciso di ritirare il diritto di gestione delle proprietà della Chiesa ortodossa. Una delle sue scuole è stata trasformata in sala giochi, e la gestione è stata affidata dalle autorità a un privato.
3 In un intervista alla catena televisiva nordamericana CBS, che è stata trasmessa il 20 dicembre 2009, Bartolomeo I ha dichiarato che i membri della sua Chiesa sono «trattati come cittadini di seconda classe» e che non hanno «la sensazione di godere di tutti i loro diritti in quanto cittadini turchi». Ha poi aggiunto: «Preferiamo restare qui, anche se talvolta veniamo crocifissi»; situazione che, ha anche precisato, lo riguarda personalmente. Le sue affermazioni hanno scatenato un ondata di proteste da parte del governo. La Chiesa armena Il governo turco vieta alla Chiesa armena di celebrare le liturgie nella chiesa consacrata alla Santa Croce, sull isola di Aghtamar, all estremità del Paese. Abbandonata nel 1915 dagli armeni, costretti all esilio, questa chiesa è stata restaurata per ordine delle autorità turche che l hanno trasformata in un museo. Nella primavera del 2007, il patriarca armeno apostolico di Istanbul, Mesrob II Mutafyan, aveva chiesto di celebrarvi una Messa ogni anno. Nel gennaio 2010, il Ministro turco della cultura ha dichiarato che «la chiesa non figura nell elenco dei luoghi aperti ai servizi religiosi cristiani». La Chiesa siro-ortodossa Dal 2008, un conflitto oppone la Chiesa siro-ortodossa allo Stato turco a proposito di alcune terre che appartengono al Monastero Mar Gabriel, situato nel Tour Abdin (sud-est della Turchia, vicino alla frontiera siriana), dove vivono un metropolita, tre monaci e tredici religiose. Costruito nel IV secolo, questo monastero era una volta il centro spirituale siro-ortodosso in questa regione, interamente cristiana; regione in cui la diminuzione del numero dei cristiani non è più cessata: dai nel 1923, sono passati a negli anni 70, e oggi sono soltanto Nel 2008, dunque, con il pretesto di un aggiornamento del catasto, lo Stato turco ha tentato di recuperare 250 ettari che appartengono al monastero, situati all interno della recinzione di Mar Gabriel. Per questo motivo, le terre sono state riqualificate come foreste e iscritte nel demanio pubblico. Da parte loro, gli abitanti dei dintorni, allevatori musulmani, hanno richiesto delle parcelle per far pascolare il loro bestiame. La Fondazione Mar Gabriel, creata per difendere i diritti di questa chiesa, ha intentato un processo in contestazione di questo provvedimento. Con la sentenza del 24 giugno 2009, il tribunale di Midyat, che ha la competenza sulla questione, ha emesso un giudizio secondo cui l espropriazione di 27 ettari di terra per mano del Servizio delle Foreste è legale.
4 Per l Alleanza Universale Siro-ortodossa, un Ong della diaspora con sede nei Paesi Bassi, queste dispute si vanno ad aggiungere ad un lungo elenco «di persecuzioni contro i cristiani che vanno avanti da decenni». La Chiesa latina Durante l anno di San Paolo, che ha veicolato numerosi pellegrinaggi a Tarso, la chiesa della città in cui nacque l apostolo, confiscata dallo Stato nel 1943 e trasformata in museo, è stata parzialmente aperta al culto cattolico. Per Mons. Luigi Padovese, all epoca vicario apostolico dell Anatolia, da cui dipende Tarso, c era dunque ragione di sperare che questa chiesa avrebbe ritrovato la sua piena vocazione di luogo di pellegrinaggio. Tuttavia, i poteri pubblici hanno dichiarato che i cristiani potevano continuare a venire a pregare in questa chiesa, addirittura a celebrare i loro uffici; ma al patto di prenotare in anticipo, di pagare un canone all entrata e di non disturbare l attività del museo. Peraltro, alcuni episodi di violenza anti-cristiana hanno avuto come bersaglio alcuni rappresentanti della Chiesa latina. Il 17 dicembre 2008, un sacerdote cappuccino italiano, P. Adriano Franchini, superiore della Custodia della Turchia, è stato pugnalato all uscita da una Messa celebrata a Bayrakli (diocesi di Smirne). Ha potuto essere salvato. Il suo assalitore, Ramazan Bay, un ragazzo di 16 anni, è stato dichiarato malato di mente dalle autorità. Quando è stato interrogato dalla polizia, ha spiegato di aver agito in quel modo per protestare contro l attività missionaria cristiana in Turchia. Il 3 giugno 2010, Mons. Luigi Padovese, Presidente della Conferenza episcopale della Turchia, è stato assassinato nella sua residenza di Iskanderun (Alexandrette) dal suo autista, Murasse Altun. Era sul punto di partire per Cipro, dove avrebbe dovuto partecipare al viaggio che Papa Benedetto XVI ha effettuato in quell isola dal 4 al 6 giugno di quest anno. Il governatore della provincia, Mehmet Celalettin, si è affrettato a dichiarare che l autore dell omicidio era sotto trattamento per disturbi psicologici. I primi elementi raccolti dagli inquirenti hanno permesso di stabilire i seguenti fatti: l omicida lo ha dapprima colpito con una ventina di pugnalate. Poi il prelato è stato decapitato, probabilmente da un altra persona, perché sembra che Altun, che portava un giubbotto antiproiettile, fosse accompagnato da alcuni complici. Una volta commesso l omicidio, Altun avrebbe dichiarato: «Ho ucciso il grande Satana. Allah è grande». In un intervista al quotidiano italiano Il Foglio del 12 giugno, Mons. Ruggero Franceschini, Arcivescovo di Smirne, ha affermato che questo omicidio «ha motivazioni unicamente religiose. Sono presenti, infatti, alcuni elementi esplicitamente islamici in questo assassinio. Non ci sono motivazioni personali. Solo l Islam è in causa».
5 I protestanti Il 12 febbraio 2009, nella città di Adana, nel sud del Paese, alcuni giovani musulmani hanno devastato un negozio della Casa della Bibbia. I proprietari cristiani avevano ricevuto, poco tempo prima, delle minacce anonime in cui li si accusava di «collaborare con i servizi segreti americani». Gli aleviti Membri di un minoranza sincretista che si ispira a credenze pre-islamiche pur essendo vicina all Islam sciita, gli aleviti costituiscono il secondo gruppo religioso della Turchia, dopo l islam sunnita. Rappresentano circa il 20% della popolazione, ma non sono riconosciuti come religione dallo Stato. Le autorità li trattano come una semplice variante dal sunnismo o come un fenomeno puramente culturale o folcloristico. I loro luoghi di culto, i «cemevi», non sono neanche riconosciuti come tali, con l eccezione di alcuni quartieri nelle città in cui gli aleviti sono numerosi. La loro assimilazione al sunnismo li obbliga a contribuire al finanziamento del Diyanet, la Direzione degli Affari religiosi che dipende direttamente dal Primo Ministro, e anche a quella delle moschee e del clero sunnita, senza beneficiare di alcun vantaggio per la loro comunità. Inoltre, i loro figli sono obbligati a frequentare i corsi di religione in cui si insegna il sunnismo. Alcuni aleviti hanno fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani al fine di ottenere che la loro confessione figuri sulle loro carte d identità al posto della voce musulmano, a loro attribuita automaticamente. Fonti: AsiaNews Christian Solidarity International Correspondance européenne La Croix L Eglise dans le monde Le Figaro Présent Service orthodoxe de presse The Tablet Zenit
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