Collegamenti. Febbraio-Marzo 2009

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1 Collegamenti Febbraio-Marzo 2009 Il senso di questi fogli di collegamenti è la consapevolezza della esistenza di una soggettività politica frammentata non rappresentata né da un certo radicalismo istituzionalista, né da formali organizzazioni comuniste o rivoluzionarie né da un movimentismo fine a se stesso. Una soggettività che guarda al concreto delle lotte presenti, con la necessità di collegarsi ad un processo più ampio di un vero antagonismo sociale anticapitalista. Un primo e necessario passo che vogliamo fare è contribuire a collegare questa forza senza cadere nel formale organizzativismo, e senza avere la pretesa di porre il solito cappello teorico-politico con furbeschi reclutamenti di militanti. Siamo in una fase in cui si tratta di comporre una ampia soggettività collegata per contribuire a portare in avanti le future lotte nella direzione anticapitalista, antistituzionale, antiparlamentare, internazionalista e classista. Aver posto dei paletti di definizione di un area politica và già oltre la logica dell intergruppo perché parte da una base comune e auspica la partecipazione di tutti i compagni alle iniziative,alle decisioni,all attività, utilizzando tutte quelle energie comuniste oggi confinate e isolate in mille situazioni locali. E un impegno difficile, ma necessario. Più che l unità organizzativa-formale dei comunisti, in questa fase è da puntare all unità d azione dei comunisti, cioè agire per unire, più che unire per agire. E nell azione, nelle lotte e nel collegamento col movimento della realtà che dobbiamo confrontarci e misurarci, solo in questo agire concreto possono essere risolte le differenze che oggi ci separano, ovviamente è in questa matrice operandi che può svilupparsi altresì un elaborazione teorica e strategica comune. Pensare di risolvere tutti i problemi teorici prima di agire è sicuramente il modo più sbagliato di operare, la realtà degli ultimi decenni ha dimostrato che tale procedere ha sempre diviso e atomizzato il movimento comunista. Sarà il procedere reale a porre i tempi e i modi di risoluzione dei problemi politici. E il dialettico procedere dal particolare al generale come dal tattico allo strategico o dal pratico al teorico e viceversa, che forse potrà risolvere i problemi del nostro agire. L attività di collegamenti è a raccogliere le volontà e le energie di chi vuol operare in questa direzione. In questa direzione và la proposta di questo foglio di collegamento: raccogliere contributi da varie realtà e soggettività per promuovere una interazione politica partendo da: -esperienze di intervento politico -esperienze di lotte locali -lavori di elaborazione teorica collettiva -elaborazione di critica ad avvenimenti sociali -coordinamento di lotte dai territori La forza del comunismo non si misura in numero di militanti (che è importante), bensì nella capacità di collegarsi al movimento reale e alle avanguardie di lotta che esso esprime. Dal messaggio di benvenuto nella Mailing List di Collegamenti Internazionalisti: Alcune realtà politiche e singoli compagni hanno avviato da qualche tempo un percorso di confronto e di collaborazione politica a partire dalle tematiche di opposizione alla guerra e dell'internazionalismo. Gli argomenti su cui fino ad ora ci si è trovati d accordo vertono su punti molto importanti, quali per esempio: la constatazione teorica dell imperialismo (contro la teoria dell impero e della globalizzazione), la necessità di lottare innanzitutto contro il proprio imperialismo, di lottare in una prospettiva internazionalista (sia contro l illusione del socialismo in un solo paese che contro l illusione di una lotta antimperialista per fronti e per tappe nazionali), di respingere ogni suggestione di riforma dell Onu che (ancora più della Società delle Nazioni) è strumento delle maggiori potenze imperialiste, la necessità dell opposizione a qualsiasi governo anche di sinistra e sulla scelta di rifiutare la battaglia per una nostra presenza nelle istituzioni rappresentative, il nostro comune posizionamento a sostegno della lotta degli immigrati e contro ogni razzismo, come parte della complessiva battaglia per l unità di classe.

2 Per contatti scrivere a: Se desideri essere iscritto alla mailing list di Collegamenti Internazionalisti invia un messaggio al seguente indirizzo mail: Argomenti trattati : Pag 2-14 LOTTE DEL LAVORO Pag LOTTA ANTIRAZZISTA Pag LOTTA ANTICLERICALE/MOVIMENTO NO VAT Pag LOTTE INTERNAZIONALI Pag LOTTE TERRITORIALI IN ITALIA LOTTE DEL LAVORO Dalla crisi la lotta? Ciò che è avvenuto all'inizio di quest'anno nelle principali città della Grecia, dove si è svolto il primo sciopero generale europeo contro la crisi, seguito due giorni dopo da quello italiano, e che sta avvenendo in molte importanti città europee (sciopero generale in Francia, sommosse nell'europa dell'est) è sintomatico del clima di tensione sociale che sta montando dopo l ottobre nero della finanza mondiale. Pur avendo come epicentro il quartiere universitario di Exarchia, la sommossa greca, innescata dall uccisione del 15enne Alexis da parte della polizia, ha visto ergersi a protagonisti, oltre gli studenti, gruppi di disoccupati e di precari. Pertendo dall'esperienza greca, si sta inaugurando una nuova stagione di rivolta sociale? Tutti gli indicatori starebbero lì a rispondere affermativamente alla domanda: drastici ridimensionamenti occupazionali in tutte le grandi industrie e nella P.A. chiusure a raffica di P.M.I. sprovviste di ammortizzatori sociali. Liquidazione di quei precari a cui era stato spacciato un futuro lavorativo ricco e vario in cambio della loro flessibilità.. Una crisi profonda e duratura che, pur con tempi e modalità tutte da vedere, porterà certamente ad un drastico peggioramento delle condizioni del proletariato come classe. E ancora: lo scollamento tra le masse lavoratrici ed i partiti opportunisti (o, per meglio dire, di ciò che rimane di essi); il venir meno del tradizionale controllo sociale dei sindacati collaborazionisti; l indifferenza degli sfruttati verso le istituzioni della democrazia borghese ed i relativi derivati politico-ideologici. Il quadro sommario ora delineato potrebbe costituire il bicchiere mezzo pieno, cioè quelle condizioni oggettive e soggettive in grado di spingere verso una ripresa delle lotte sociali. 2

3 Ma la disamina del bicchiere mezzo vuoto fa emergere tutte le scorie racchiuse dall ultimo quarto di secolo trascorso all insegna del liberismo imperialista: lo sfaldamento delle cittadelle operaie nelle metropoli di vecchio insediamento del movimento rivoluzionario; lo scollamento interno alla nostra classe, legato anche a fenomeni di proprietà diffusa e di scorrimento sociale; l ideologia e la pratica del consumismo; il qualunquismo politico prodotto dalla deriva di stalinismo e socialdemocrazia; l attestarsi di piaghe razziste e xenofobe anche in settori del proletariato, con conseguenze devastanti verso ogni ipotetica unità di classe; il venir meno di ogni pratica di impegno e di studio, dal di dentro, verso l a condizione operaia; la disabitudine ad agire politicamente in modo organizzato. Aggiungiamoci pure perché non è certamente secondario l esperienza storica che gli stati borghesi posso mettere a frutto per fronteggiare le crisi sociali. Vuoi sul versante dell utilizzo del welfare (ora che in Europa sono state accantonate, ad esempio, le rigidità verso i parametri di Maastricht), vuoi su quello di concentrare l attacco verso alcuni strati del proletariato, alternando e dosando gli affondi, e non su tutto il fronte in contemporanea. Non sottovalutiamo neppure la presa ideologica di certe misure una tantum (tipo quella recente del governo Berlusconi) che, pur distribuendo briciole, ha l effetto temporaneo di smorzare l impatto della crisi sulle masse lavoratrici. E come non citare, infine, la prontezza con cui i vari esecutivi - dagli U.S.A. all Europa, all Asia stanno intervenendo, con massicce iniezioni di denaro pubblico, per impedire l effetto domino di chiusure a catena di banche e industrie. È certo che la crisi lavorerà per rimettere in moto le lotte del proletariato mondiale. al di là dei livelli di coscienza, concentrazione e capacità di resistenza che esso saprà produrre. Bisognerà vedere come i rivoluzionari sapranno intervenire nella crisi. Se questa sarà un occasione per rimettere in piedi, nelle nuove condizioni internazionali, un sia pur minimo collegamento di lotta. Oppure se rimarremo ancora una volta isolati; con tante belle analisi, ma con un ennesimo nulla di fatto sul campo della solidarietà di classe. Sappiamo, come marxisti, che il capitalismo non crolla per crisi economica. Esso dev essere in primo luogo sconfitto da rivoluzione politica. Ma per far questo occorre uscire dalle angustie del presente e smetterla con gli atteggiamenti da occidentali colonizzatori, seppur sul versante del comunismo. Solo così potremo anche aprire le menti ed i cuori alle esperienze di lotta che gli operai dei PNI ci proporranno: i tratti, le dinamiche, le tappe di esse saranno diverse dalle nostre, e sarà terreno di maturazione il sapercisi confrontare. Cominciamo con l imparare a parlare un linguaggio che entri nella quotidianità di chi lavora, impariamo a darci degli obbiettivi e delle strategie e perseguirli. Le strategie si elaborano dentro il movimento, non a tavolino. Di fronte alla disoccupazione, alla precarietà, al peggioramento delle condizioni di vita di milioni di proletari, ci facciamo intendere se riusciamo a condurre mobilitazioni che abbiano al centro il salario, il fisco, il salario garantito per i disoccupati, gli ammortizzatori sociali sufficienti per tutti, l abolizione delle leggi sul lavoro precario e di quelle anti-immigrati. Sono solo degli esempi per dire che questo è il linguaggio degli sfruttati che dobbiamo parlare, e su ciò costruire centri di mobilitazione territoriali, collegati tra loro, privilegiando il protagonismo dei diretti interessati: i proletari, appunto. COLLETTIVO COLLEGAMENTI INTERNAZIONALISTI BERGAMO

4 Dall'incontro tra i compagni presenti ad Origgio è uscito questo comunicato per un coordinamento delle lotte sul territorio lombardo Se non ora quando? Una crisi magnifica... ma solo se la faremo pagare ai padroni! Per un coordinamento delle lotte e dell'autorganizzazione Una crisi strutturale (e non congiunturale) scuote le fondamenta del sistema capitalista mondiale. Anche l'italia ne è pienamente coinvolta e i proletari non potranno evitare di farci i conti. Alcuni dati: nel mese di dicembre 2008 la Cassa Integrazione Ordinaria è aumentata del 525% rispetto al dicembre 2007 coinvolgendo lavoratori, con un monte ore complessivo di 223 milioni. Contemporaneamente aumentano i licenziamenti, gli straordinari e i ritmi di lavoro. Ma mentre diminuiscono lavoratori occupati e ore lavorate, continuano ad aumentare i morti sul lavoro e di lavoro (1500 l'anno; un operaio morto ogni 6 ore) con oltre un milione di infortuni, molti dei quali producono invalidità permanenti, senza contare i lavoratori in nero (italiani e stranieri), sui cui "incidenti" non esistono statistiche ufficiali. Tutti ormai ne parlano, ma dietro le lacrime di coccodrillo versate da governi e mass-media per le famiglie povere che non arrivano a fine mese, e per i morti sul lavoro, si nasconde l'intento reale della classe padronale di cercare soluzioni utili a tamponare gli effetti della crisi e salvaguardare i loro margini di profitto che hanno comunque come base l'aumento dello sfruttamento e perdita di diritti conquistati dai lavoratori con le lotte. Tutto è lecito in quella che si presenta, sempre più apertamente, come una guerra di classe: con l'utilizzo del nazionalismo, quindi del razzismo e della guerra, quale collante ideologico per far passare i propri interessi di classe come generali, scaricando gli evidenti costi sociali della crisi sui proletari. Misure devastanti per i proletari (in primo luogo per gli emigrati), ma assolutamente insufficienti a fermare il dispiegarsi della crisi e l'emergere inesorabile del vero problema: licenziamenti, salari e pensioni da fame, morti di lavoro e sul lavoro, aumento della precarietà, miseria e guerra, non sono altro che espressione della brutalità e della violenza del sistema capitalista. Una violenza sistematica che, alla faccia dei teorici della fine delle classi e del loro conflitto storico, continua a produrre lotte e mobilitazioni in tutti gli angoli del pianeta e che, negli ultimi mesi in particolare, sta dando segnali importanti, anche se ancora parziali, di ripresa anche in Occidente, Italia compresa. L'esempio della lotta vittoriosa degli operai delle cooperative della Bennet di Origgio, invece, dimostra che con forme organizzative adeguate, basate sull'unità internazionalista dei proletari, sulla convergenza di settori sociali diversi, su una chiara prospettiva politica di classe in contrapposizione all'ordine sociale esistente, è effettivamente possibile ribaltare i rapporti di forza e anche vincere delle battaglie. Nell'attuale scontro di classe è sempre più evidente il ruolo opportunista della attuali organizzazioni politiche di "sinistra", quelle sindacali confederali, e l'inadeguatezza delle organizzazioni politiche anti sistema borghese e dei sindacati di base, nell'organizzare delle lotte efficaci per i lavoratori. Diventano inderogabili momenti di confronto politico reale tra settori diversi, organizzazioni politiche e sindacali, accomunati dalla scelta di intraprendere lotte che incidano nei rapporti tra le classi (dalla scuola all'alitalia, dai trasporti alle fabbriche, dai call-center, alle cooperative della logistica) per favorire una ricomposizione di classe e dal basso effettiva, uscendo dalla marginalità e dalla frammentazione di ogni singola lotta. Su questi presupposti comuni viene indetta l'assemblea pubblica autoconvocata per domenica 1 febbraio a partire dalle 14.30, c/o il dopolavoro ferroviario di via Tonale, con l'obiettivo di individuare obiettivi praticabili, e, con essi un piano di lotta concreti, e forme di organizzazione adeguate a supportarle adeguatamente e ad estendere l'unità e la solidarietà tra lavoratori. Per un coordinamento stabile delle lotte e dell'autorganizzazione info e adesioni: vittoria@ecn.org; lavoro@antirazzistimilano.org; slaimilano@slaicobasmilano.org Milano, viale Liguria 49, MI,

5 Dopo il positivo esito dell'assemblea autoconvocata del 1 febbraio al Dopolavoro Ferroviario di Milano nella quale, crediamo, si sia iniziato a ragionare in maniera costruttiva sulla necessità di delineare e adottare forme organizzative adeguate e capaci di affrontare la radicalità dello scontro attualmente in atto sul terreno del conflitto capitale / lavoro, invitiamo tutte le realtà politiche e sindacali, i/le singoli/e lavoratori e lavoratrici, i precari e le precarie a un ulteriore momento assembleare. Questo momento di confronto e di generalizzazione delle esperienze, come la lotta delle cooperative di Origgio ha insegnato sul terreno concreto del conflitto, deve però servire a tracciare nuovi percorsi di conflitto reale sui quali costruire dal basso momenti di ricomposizione sociale in una prospettiva di rilancio in termini più complessivi. Per dare continuità al confronto politico collettivo intrapreso e per iniziare a individuare un piano di vertenzialità concreto con obiettivi praticabili, si prospetta un nuovo importante banco di prova che è il sostegno all'agitazione proclamata dai lavoratori delle cooperative appaltate presso la DHL di Corteolona (PV) e che in settimana chiameranno ad un picchetto sotto i cancelli del magazzino. Appuntamento per tutti e tutte giovedì 12 febbraio 2009 ore assemblea presso il Centro Sociale autogestito Vittoria di via Friuli ang. Via Muratori. per un coordinamento stabile delle lotte e dell'autorganizzazzione Milano 11 febbraio A proposito di Lindsey Gli operai inglesi NON sono xenofobi! Dopo gli «scioperi» contro i lavoratori italiani della raffineria Total di Lindsey (GB). Dall'Inghilterra:: I LAVORATORI INGLESI NON SONO XENOFOBI! Comitato di sciopero improvviso LOR APPELLO AI LAVORATORI ITALIANI partecipate al nostro sciopero per salari e lavoro a condizioni sindacali Volantino scritto da Keith Gibson (G.M.B comitato di sciopero improvviso LOR), John McEwan (Rsu foro nazionale) entrambe a titolo personale L Islanda, la Grecia, la Francia, la Lettonia In tutta l Europa i lavoratori scendono in piazza per protestare contro governi che hanno fatto arricchire i padroni e i banchieri mentre attaccano i nostri posti di lavoro, salari e pensioni. Finalmente i lavoratori britannici dicono basta. La settimana scorsa il nostro sciopero si è esteso rapidamente, con azioni di solidarietà in tutto il Paese, in 20 stabilimenti. Migliaia di lavoratori stanno scioperando malgrado le leggi antisindacali. Il governo è 5

6 scosso. È l ora di estendere lo sciopero per costringere il padronato e il governo ad accettare le nostre rivendicazioni. LOTTIAMO PER DIFENDERE IL LAVORO - FERMARE LA GARA AL RIBASSO Il padronato, i banchieri e il governo ci hanno messo nei guai dal punto di vista economico. Adesso vogliono che paghiamo noi la crisi, attaccando il nostro lavoro, i salari e le condizioni lavorative. Non se ne parla neanche! Con questo sciopero vogliamo fermare la gara al ribasso. Scioperiamo contro i padroni, come quelli di Alstom e IREM, che rifiutano di assumere i lavoratori locali. Facciamo sciopero contro le leggi europee, che favoriscono il padronato e contro le decisioni giudiziarie che rendono legale lo sfruttamento della manodopera a basso costo per massimizzare i profitti dei padroni. Questo sciopero punta a fermare i datori di lavoro che violano il nostro accordo nazionale (NAECI) e stanno cercando di dividere la nostra forza sindacale. Lo sciopero non è contro i lavoratori stranieri La stampa ed i media dicono che il nostro sciopero è contro I lavoratori stranieri. NON E VERO. Dobbiamo tutti spostarci per trovare lavoro. Molti fra di noi hanno lavorato all estero. Siamo anche noi lavoratori migranti! Accettiamo i lavoratori stranieri ma non accettiamo che questi siano sfruttati con condizioni lavorative peggiori delle nostre (né che siano spinti in branco in pullman come gli animali o alloggiati in chiatte) e che siano strumentalizzati dai datori di lavoro per scalzare i nostri accordi nazionali e la nostra forza sindacale. L obiettivo non è lavoro inglese ai lavoratori inglesi ma: LAVORO A CONDIZIONI SINDACALI PER TUTTI I LAVORATORI COSA VOGLIAMO? - Dire no alle azioni disciplinari contro i lavoratori che hanno scioperato per solidarieta. - Estendere a tutti i lavoratori nel Regno Unito la tutela dell accordo nazionale (NAECI). - Registrare i disoccupati e gli iscritti alle sezioni locali del sindacato, sotto il controllo dei sindacati, con graduatorie di avviamento al lavoro. - Investimenti da parte del governo e dei datori di lavoro nella formazione e nell apprendistato per la nuova generazione di lavoratori dell edilizia: un futuro per i giovani. - La sindacalizazzione di tutti i lavoratori immigrati. - Sostegno sindacale agli immigrati, incluso gli interpreti, e accesso alla consulenza per promuovere l integrazione attiva nel sindacato. 6

7 MASS-MEDIA E INFORMAZIONE : FALSI E BUGIARDI! Sono falsi e bugiardi (mezzi di informazione) coloro che sostengono che gli operai inglesi protestano contro gli operai Italiani sulla vicenda dell appalto vinto da una società siciliana alla Total. Nelle numerose interviste,da parte dei giornali locali Inglesi, agli operai inglesi essi dicono chiaramente che protestano per mancanza di lavoro contro il loro governo e la confindustria e che non hanno nessuna pregiudiziale di tipo razzista, ne contro gli italiani ne contro gli stranieri in generale. Gli stessi operai italiani hanno capito benissimo questo sciopero dei colleghi inglesi. Ma allora chi ci tiene tanto a trasformare questo problema come razzista e perché? I governi inglese, italiano ed europeo ben spalleggiati dalla stampa locale e dalla televisione vogliono far apparire lo sciopero degli operai inglesi sbagliato e contro il libero mercato solo per dividere i lavoratori europei e compattare il resto della popolazione a sostegno dello stato e del governo su base nazionalistica. I proclami del presidente francese,sarkozy, che invita i francesi a comprare prodotti francesi per uscire dalla crisi indica eloquentemente la strada verso cui si sta dirigendo ogni singolo governo: il nazionalismo. Questi sono i prodromi della futura guerra mondiale quando i lavoratori saranno chiamati,dalla propria borghesia, a sparare altri lavoratori e i disperati degli altri paesi per far arricchire ancora una volta i padroni e i parassiti sociali. Il liberismo va bene solo quando è applicato contro gli operai per essere licenziati,per diminuire il salario o subire la privatizzazione dei servizi pubblici. Come mai il premier Inglese G. Braun è intervenuto per salvare le banche dal fallimento con soldi pubblici degli operai inglesi che hanno prodotto la ricchezza della nazione. Se avesse applicato la legge del libero mercato doveva farle fallire. Ma governo,banche e speculatori di ogni risma sono una cosa unica. Controllati e controllori sono le stesse persone. La lezione che i Lavoratori inglesi ci danno è quella di trovare l unità fra tutti gli sfruttati per non pagare noi la crisi del sistema che vede sborsare una montagna di soldi per banche e imprese e una miseria per noi lavoratori. *CONTRO LE FALSITA DELLA STAMPA E DEI GOVERNI:informazione militante. *UNITA FRA TUTTI I LAVORATORI PER NON PAGARE LA CRISI CAPITALISTA *SCIOPERO, CONTRO IL GOVERNO EUROPEO, DI TUTTI I LAVORATORI. SLAI COBAS di RHO RSU SLAI COBAS NEW HOLLAND MODENA 04/02/09 SLAI COBAS MODENA 7

8 C'È SEMPRE QUALCUNO PIÙ A NORD! Questa è la fine che fanno gli operai quando non si riconoscono in un'unica classe. Le frasi rivolte ai lavoratori stranieri sono più o meno queste: Sporchi immigrati. Tornate a casa vostra. Togliete lavoro a gente di qui che ne ha bisogno. Quante volte si sentono ripetere espressioni simili, in Italia, da chi non sopporta la vista degli immigrati di un colore o di un altro. Bè, in questi giorni le stesse frasi sono state pronunciate in Inghilterra all indirizzo di lavoratori italiani. Alla raffineria Lindsey Oil di Grimsby, gestita dall?azienda petrolifera francese Total, è stato assunto un gruppo di manovali italiani e portoghesi, scrive il quotidiano Daily Express di Londra, apparentemente perchè costano meno. Una legge europea lo permette. Sono ospitati da una speciale nave-albergo (ex prigione), con un contratto di lavoro a tempo. Ma agli operai inglesi la cosa, in piena recessione, non è andata giù: ieri hanno dichiarato sciopero e protestato piuttosto vigorosamente per la presenza degli italiani. Alcuni dei quali, o almeno presunti tali, sono ripresi in una fotografia del Daily Express mentre agitano il dito medio e fanno il gesto dell?ombrello davanti al naso degli operai inglesi. Gli italiani lavorano male e non rispettano le norme di sicurezza, (potrebbe non essere una bugia, visto l alto numero dei morti che ha l?italia ndr) dice un operaio inglese al quotidiano di Londra. La nostra non è una protesta razzista, ma quei posti di lavoro spettavano a noi. È un ingiustizia. Chiunque abbia ragione, è la prova di come i ruoli possono cambiare in fretta: in Inghilterra possiamo essere visti come i vu cumprà che tanti di noi non sopportano in patria. Che è stato poi, quello dei poveri immigrati guardati male dai nativi, il nostro ruolo per secoli. Sarebbe bene non dimenticarcelo. Il protezionismo alza la bandiera dell'odio contro gli stranieri e prepara gli animi alla guerra dei padroni. La guerra è l?unico modo che i padroni hanno per uscire dalla crisi economica, solo così possono ricominciare a rimettere in moto il sistema produttivo, per poter continuare a sopravvivere come classe dominante con il loro sistema capitalista. RSU SLAI COBAS NEW HOLLAND MODENA 04/02/09 SLAI COBAS MODENA Ai cancelli della Innse Presse.Roberto Maggioni.[10 Febbraio 2009] Da Indymedia: La polizia carica gli operai che cercano di continuare a far funzionare, in autogestione, una fabbricata sacrificata agli interessi della speculazione. Botte della polizia per togliere il lavoro agli operai. Succede anche questo nella Milano dell Expo 2015, nel pieno della crisi economica, dove le aziende che funzionano sembrano essere una specie sempre più in via d estinzione. Succede alla Innse Presse di via Rubattino, zona Lambrate, periferia est della città, qualche chilometro più a nord dell aeroporto di Linate e del Politecnico. La più classica dell ex grandi aree industriali milanesi, in questo caso la ex-innocenti. Terreni su cui speculare per nuove costruzioni. Lo sa bene il Comune, lo sa bene l immobiliare Aedes proprietaria dei terreni, lo sa bene l ex imprenditore, ora riciclatosi a speculatore, Silvano Genta. Tutti vogliono vendere e incassare. Tutti tranne i 49 operai che da nove mesi lottano per continuare a lavorare in un azienda con tutte le carte in regola per stare sul mercato. Tanto che da giugno a settembre dello scorso anno la produzione era proseguita sotto l autogestione degli operai. Che nel frattempo trovano anche una società interessata a portare avanti la produzione, la Ormis di Brescia. Ma nulla da fare. In quella fabbrica ci sono macchinari molto costosi, grandi presse che oggi, quasi, non se ne fanno più così. Genta aveva acquistato la Innse Presse a prezzo stracciato tre anni fa, quando era in amministrazione controllata, impegnandosi a rilanciarla. Cosa in realtà mai avvenuta, nonostante la mediazione della Provincia di Milano.?Si arriva ad oggi. Sono le 5.30 di questa mattina quando in 8

9 pochi secondi la ruspa scortata da polizia e carabinieri spazza via le barricate improvvisata con bancali di legno, lamiere e masserizie varie. Dietro di lei i due camion mandati da Silvano Genta per portarsi via il possibile. Dentro alla fabbrica i camion, fuori gli operai, con la polizia, che carica. Un operaio ferito alla testa, altri contusi. Qualche manganellata arriva anche al consigliere regionale di Rifondazione Comunista Luciano Muhlbauer che denuncia: «La carica è stata assolutamente indiscriminata e sono stati presi a manganellate sulla testa gli operai, un sindacalista della Fiom e il sottoscritto». Poi un ora dopo un altra carica. A presidiare, insieme ai lavoratori, un centinaio di persone.una prova di forza che i lavoratori vedono più come una provocazione per capire quanto forte fosse stata la loro resistenza.?tanto più che il 28 febbraio prossimo cambieranno gli assetti societari dell immobiliare Aedes, proprietaria dell area, in una pesante crisi finanziaria e stretta dai debiti con le banche. Data che era vista dagli operai come spartiacque per riprendere la trattativa con i nuovi amministratori di Aedes. Ma l ex imprenditore Genta ha voluto provare a chiudere prima la partita, complici i silenzi di Regione Lombardia e Comune di Milano.?Alla fine, a metà mattinata, Roberto Giudici della Fiom Cgil e Dario Comotti della Rsu entrano dentro per verificare cosa si sta effettivamente prendendo l ex padrone Genta. La tenacia degli operai vince e alla fine vengono caricati sui camion alcuni pezzi della vecchia produzione. I macchinari, bene prezioso per gli operai, rimangono lì. Come il presidio. Che da nove mesi non si è mai mosso dalla portineria della loro fabbrica COSA ACCADE NELLE COOPERATIVE CHE LAVORANO ALLA DHL DI CORTEOLONA E PERCHE SCIOPERIAMO Non solo gli operai non hanno ricevuto fino ad ora il TFR relativo alla Team Logistica Resources, ROL, ferie, una tantum e a volte nemmeno le ore lavorate, quantificabili approssimativamente dai a euro a testa a seconda dell anzianità di lavoro (per questi problemi, invitiamo i lavoratori a prendere contatto con il delegato SLAI Cobas per poter procedere al recupero legale delle somme dovute). In questi giorni è avvenuto, inoltre, l ennesimo passaggio di padrone, condotto in modo a dir poco truffaldino, con la complicità di DHL, del delegato CISL e del segretario CISL di Pavia Magnani Marco, i quali promettevano durante una riunione: vi tuteliamo noi, non preoccupatevi, i contratti resteranno immutati e lavorerete tutti, ripetiamo, tutti saranno assorbiti alle medesime condizioni. Risultato? Al momento della stipula dei contratti, la CISL non si è presentata, e agli operai è stato fatto firmare un contratto peggiorativo, con considerevole diminuzione del salario e declassazione dal 5 al 6 livello, senza nemmeno che gli fosse consentito leggerlo a fondo e senza rilasciare copia a nessuno. Ma v è di più, mentre tutti i lavoratori firmavano le dimissioni volontarie dalla Team Logistica Resources, la nuova cooperativa subentrante nel contempo iniziava a perdere i contratti firmati. Una vera e propria messa in scena macchinata ad arte dalla cooperativa, con tanto di consegna delle divise ai lavoratori, per poi minacciarli il giorno seguente dicendo: attenzione, i vostri contratti sono in archivio e si possono perdere facilmente. Così hanno fatto con il compagno di lavoro Adrian: il giorno successivo alla stipula del contratto, recatosi al lavoro come da precedenti accordi, è stato intimato di riconsegnare immediatamente la divisa di lavoro, poiché il suo contratto era stato buttato, per poi essere allontanato, con toni minacciosi dal gorilla del padrone. 9

10 Come già previsto dallo SLAI Cobas e dai suoi rappresentanti, dopo essere stati maltrattati, mal pagati, umiliati e spremuti come limoni, gli operai si trovano senza il lavoro grazie all ennesima truffa ai loro danni, realizzata con la complicità di DHL e della CISL. Ora le adesioni al SLAI Cobas si moltiplicano perché i lavoratori sono stufi di false promesse e dichiarano: Vogliamo denunciare, tutti uniti, questo sistema di sfruttamento del lavoro che assomiglia ad una vera e propria moderna schiavitù e lottare perché i lavoratori, nessuno escluso, siano assunti, anche coloro che si trovano attualmente in malattia, infortunio, permesso, ferie o quant altro previsto dal C.C.N.L. Vogliamo il TFR dalla Team Logistica Resources. Vogliamo, come promesso, l immediata assunzione di tutti alle stesse condizioni di prima. Vogliamo il rispetto del nostro contratto (cosa fin ora non avvenuta). Vogliamo avere un posto di primo soccorso e dei bagni degni di essere chiamati tali. Vogliamo l accesso alla mensa dove trascorrere la pausa pranzo. Vogliamo le ferie pagate, la 13 e la 14 mensilità, i ROL, l una tantum, e tutto quello previsto dal C.C.N.L.. Vogliamo esistere come persone e lavorare in sicurezza. Vogliamo tutto ciò di cui ci avete privato e derubato per tutto questo tempo. Ora basta!!! Ora Cobas!!! Origgio!!! RSA Slai cobas che lavorano nelle cooperative DHL di Corteolona la Provincia PAVESE 13 febbraio 2009 pagina 17 sezione: CRONACA Dhl, è battaglia per i contratti Corteolona, bloccati ieri i cancelli dello stabilimento CORTEOLONA. Hanno bloccato per quattro ore gli ingressi dello stabilimento, dall alba fino alle 9.30 di ieri mattina. I Tir hanno aspettato sulla strada, la provinciale per Villanterio, che la protesta di un centinaio di lavoratori della Dhl di Corteolona rientrasse. A scatenare lo sciopero è stata la staffetta, nello stabilimento, tra due cooperative: alla Team Logistica è subentrata la cooperativa Elaia. Ma secondo lo Slai-Cobas, non sarebbero stati mantenuti gli stessi livelli di occupazione. Non è la prima volta che lo stabilimento diventa teatro di proteste e rivendicazioni dei lavoratori. Due anni fa la scintilla era stata la morte di un operaio albanese di 27 anni, caduto da un muletto che lo aveva sollevato a diversi metri di altezza. Dopo quella vicenda il fermento nel capannone di logistica, uno dei più importanti della provincia non si è mai fermato. Alcuni operai, rappresentati del sindacato di base, hanno presentato anche un esposto in Procura per denunciare irregolarità in materia di sicurezza. Ieri questa battaglia si è intrecciata con le rivendicazioni di carattere contrattuale. La Team Logistica, una delle cooperative dello stabilimento, che impegnava circa un centinaio di lavoratori, ha ceduto il passo a un altra cooperativa, la Elaia. Ma secondo i Cobas, non 10

11 tutti i lavoratori sarebbero stati riassunti. << Al momento della stipula dei contratti agli operai è stato fatto firmare un contratto peggiorativo è la denuncia di Fulvio Di Giorgio, coordinatore provinciale Slai-Cobas con diminuzione del salario e declassazione dal quinto al sesto livello, senza nemmeno che fosse consentito leggerlo a fondo e senza rilasciare copia a nessuno. Noi chiediamo che siano mantenuti i livelli di occupazione precedente all entrata della cooperativa Elaia che deve assumere, come ha promesso, tutti i lavoratori e le lavoratrici che lavoravano alla Team Logistic Resources, nessuno escluso. Chiediamo che sia rispettato il contratto nazionale e pretendiamo il pagamento del Tfr della cooperativa precedente. Chiediamo inoltre, il rispetto di tutte le misure a tutela della salute e dell integrità fisica dei lavoratori >>. I camion hanno aspettato sulla strada, davanti ai cancelli, prima di poter entrare nello stabilimento, e questo ha creato non pochi problemi alla circolazione sulla provinciale. La situazione è tornata alla normalità solo dopo la promessa dei vertici dell azienda Dhl di convocare un incontro con le cooperative e con i lavoratori per tentare una soluzione. (m. fio.) 04/02/2009: Automezzi della DHL e della DB incendiati a Berlino Nelle notti fra il 19 e 21 gennaio 2009 a Berlino sono stati incendiati 2 mezzi di trasporto della DHL (Deutschen Heeres Logistik, Gruppo logistico tedesco) e 5 altri mezzi di DB (Deutschen Bahn, ferrovie tedesche). Dalla rivendicazione diramata via Internet: DHL in Germania è la maggiore impresa nel settore dei trasporti; essa persegue il progetto di privatizzare e ristrutturare i trasporti della Bundeswehr (Bw, forze armate della Germania). Le forze armate, è previsto, cederanno gran parte della propria logistica, nel quadro di una collaborazione stretta fra pubblico e privato, ad un impresa civile. Concretamente in gioco c è lo stoccaggio e la gestione del materiale della Bw (sanità, munizioni, combustibile) e il trasporto in tutto il mondo delle armi e dei soldati. [...] Le poste, dal canto loro, che sono la madre di DHL, sin dal 2002 hanno concluso con la Bw un accordo quadro in base al quale esse si fanno carico della spedizione dei documenti militari urgenti, di pacchi di armi e beni di consumo del peso massimo di 50 kg. DHL è al primo posto nel mondo nel settore spedizione espresso e nel trasporto transcontinentale, come pure nella spedizione via aerea e marittima; nel maggio 2003, dopo la soppressione delle sanzioni Onu contro l Irak, DHL si offrì immediatamente per risolvere i problemi della logistica (in Irak). In questo modo le forze armate USA in Irak sono diventate il cliente principale di DHL, trasformatasi nel frattempo da pura profittatrice della guerra in Irak a complice immediata della guerra e dell occupazione. Le poste, dal cui seno é nata la stessa DHL, si muovono con discrezione, cercando di raccogliere il favore dell opinione pubblica nell assumere la spedizione della corrispondenza dei soldati USA. [...] A causa delle difficili condizioni della sicurezza in Irak, DHL ha fatto ricorso a camion fortificati e anonimi. Solo nei pochi luoghi sicuri adopera i mezzi colorati di giallo con la propria scritta in blu. Le attività logistiche DHL in Irak sono coordinate da Paul Gillett, un ex militare. La squadra DHL in Irak è composta in gran parte da esperti stranieri con un retroterra militare, i quali, come Gillette sono passati da mercenari a trasportatori di guerra. Ex soldati inglesi sono stati ingaggiati per dare sicurezza al trasporto. [...] Attaccare la crescente militarizzazione della vita civile sembra un comprehensive approach per una controstrategia antimilitare". 23 gennaio 2009 da de.indymedia.org/2009/01/ shtml, directactionde.blogspot.com/ 11

12 dalla Francia Un compagno francese ci scrive: Non so se la notizia di questi avvenimenti è giunta fino in Italia, ma i "dipartimenti d Oltremare" dello stato francese (ultime vestigie delle colonie) conoscono in questo momento una vera rivolta. Lo sciopero generale dura in Guadalupa dal 20 gennaio e in Martinica dal 5 febbraio. Appelli allo sciopero sono stati lanciati anche nell isola di Riunione e in Guaiana. La popolazione si è mobilitata a fianco degli scioperanti. Immense manifestazioni hanno avuto luogo molte volte e per settimane (Ci sarà un articolo nel prossimo numero di Convergences Révolutionnaires). Noi non siamo ancora a quel punto, ma, secondo un sondaggio recente il 63% delle persone interrogate pensa che questo movimento potrebbe estendersi nella Francia metropolitana, dove pure c è un profondo malcontento, come ha dimostrato lo sciopero del 29 gennaio... Le direzioni sindacali hanno finito per chiamare a una nuova giornata di sciopero generale, ma solo per il 19 marzo. (mentre saranno ricevute dopodomani da Sarkozy) Convergences Revolutionnaires Viva il contagio e lo sciopero generale venuto dai tropici! Alla fine della quarta settimana di sciopero generale in Guadalupa, Sarkozy non è più il solo a «temere una propagazione degli avvenimenti che agitano le Antille» nella metropoli. Queste parole sono della socialista Martine Aubry ne Le Parisien del 13 febbraio. Decisamente, i lavoratori non hanno da aspettarsi molti incoraggiamenti da parte di questo Partito Socialista, che ha altrettanta paura del contagio sociale quanta ne hanno i padroni e il governo! Non se ne dispiacciano Sarkozy e madame Aubry, ma la determinazione dei lavoratori della Guadalupa è intatta. Molte migliaia di loro hanno manifestato martedì e sabato scorsi. Quando si sa che l isola conta circa abitanti, ciò dà un idea della profondità del movimento. Qui, sarebbero circa 6 milioni di persone in piazza. Alle finestre delle case, sui retrovisori delle auto, drappi rossi sono spuntati in segno di sostegno. E in Martinica si prevede che si ritroveranno numerosi in piazza questo lunedì. La rivendicazione di un aumento di 200 euro netti dei salari, delle pensioni e dei minimi sociali costituisce il nodo del braccio di ferro cominciato dai lavoratori e dalla popolazione delle Antille contro il governo e il padronato. Il ministro dell Oltremare Yves Jégo, aveva lasciato intendere che il governo avrebbe pagato per mezzo di un esonero dai contributi sociali del padronato. Ma Fillon e Sarkozy hanno rapidamente fatto voltafaccia. Troppo grande è il rischio che questa decisione appaia come una vittoria che apre la via a scioperi salariali ovunque nel paese. «Bisogna fare tutto il possibile perché questo non succeda» afferma Martine Aubry. Guarda un po! Perché? Chi oggi in Francia non ha bisogno di 200 euro supplementari per sbarcare il lunario? Tra l 85% della popolazione che guadagna 12

13 meno del salario medio, cioè 1700 euro, non molti. Chi oggi in Francia non ha bisogno di vedere il suo lavoro precario o interinale trasformato in contratto a tempo indeterminato, come rivendicano gli Antillani? E, oltre a ciò, di veder proibiti i licenziamenti? Certamente, non molti di più. Ricordiamo che è in corso l eliminazione di posti di lavoro nella funzione pubblica, il primo datore di lavoro dei precari. Quanto ai privati, l esempio della vendita per corrispondenza è interessante. Qualche mese fa, la Camif è andata a fondo, trascinando nella disoccupazione centinaia di salariati. Oggi la Redoute pretende che la crisi l obblighi a licenziare, mentre i profitti del 2007 raggiungevano i 900 milioni di euro e il principale azionista François Pinault ha la settima fortuna di Francia. E che dire dei 14 miliardi di profitti delle Total e degli 85 miliardi delle imprese del CAC 40 (Compagni nazionale degli agenti di cambio) annunciati per il 2008! La disoccupazione parziale ha già colpito duro. Gli interinali sono dovunque licenziati. E ci promettono che le file dei disoccupati cresceranno ancora più rapidamente i prossimi mesi. A questi due problemi fondamentali, che sono il posto di lavoro e i salari, si è aggiunta una caterva di motivi di malcontento più specifici, sulle condizioni di lavoro o di vita. Questo cocktail sociale esplosivo ha assicurato il successo del 29 gennaio. Ma nessuno può seriamente pensare che questo primo passo basterà a piegare i nostri avversari. E Sarkozy nel suo discorso televisivo s è incaricato di aprire gli occhi dei più ingenui. Eppure le direzioni sindacali confederali hanno scelto di aspettare il 19 marzo, per parlare con lui un mese intero. Certo, la situazione è lungi dall essere incandescente ovunque, e bisogna preparare minuziosamente questa giornata. Ma abbiamo tutto da guadagnare a basarci sui settori già mobilitati, e perciò non bisogna attendere troppo a lungo. Lo sciopero dei lavoratori della Guadalupa rafforza quelli della Martinica e di Riunione. A questi ultimi, il padronato e la prefettura hanno già proposto negoziati, per paura dello sciopero generale. Qui, il governo finge di cedere di fronte ai liceali, procrastinando la riforma Darcos dei licei di un anno. Ormai invia mediatori ovunque, dalle Università ai "Dipartimenti d Oltremare", sperando di spegnere il fuoco. Allora, confermiamo i suoi timori. Si tratta di propagare fra di noi la febbre dello sciopero della Guadalupa. Battendoci tutti insieme possiamo vincere. Nota : La Camif e La Redoute sono grandi imprese di vendita per corrispondenza. Editoriale del bollettino di fabbrica "L Etincelle" - 16 febbraio traduzione di Michele Basso 13

14 IYANNAJ KONT PWOFITASYON Appello al movimento operaio e democratico internazionale Cari compagni, cari amici Come dicevamo nel nostro ultimo appello del 6 febbraio 2009 : «Il padronato e i rappresentanti dello stato francese giocano al deterioramento del movimento per poterlo poi reprimere» Quello che era prevedibile è accaduto. Di fronte alla testardaggine e al disprezzo di questi ultimi, il collettivo Liyannaj Kont Pwofitasyon,LKP, ha chiamato al ventottesimo giorno di sciopero, al rafforzamento dei picchetti sul territorio e lo stato francese ha usato la repressione, ferendo gravemente un dirigente sindacale, e altri in modo meno grave, e ha proceduto all arresto di 70 manifestanti tra i quali alcuni responsabili del LKP. La popolazione, i lavoratori, i giovani non accettano tutto questo. Alcuni deputati hanno protestato contro questa violenza denunciata dal LKP. I lavoratori, i giovani, il popolo di Guadalupa rafforzano la mobilitazione sul territorio. Così tutte le persone arrestate sono state liberate. Così, oggi, al ventinovesimo giorno di sciopero generale, la Guadalupa è paralizzata da sbarramenti, in quasi tutti i comuni. Alcuni giovani sono stati arrestati nella notte tra il 16 e il 17 febbraio. Questa repressione sta proseguendo, perché a questo scopo lo stato francese ha fatto venire in rinforzo più di mille guardie mobili, e la mobilitazione si rafforza con l appello del LKP. Cari compagni, cari amici, In nome della solidarietà operaia internazionale, in nome della democrazia, facciamo nuovamente appello al vostro sostegno. I lavoratori della Guadalupa hanno il diritto di battersi per le loro legittime rivendicazioni ADIM - AFOC AGPIHM - AKIYO AN BOUT AY - ANG - ANKA ASSE - ASS.AGRICULTEURS DU NORD BASSE-TERRE ASS.LIBERTE EGALITE JUSTICE - CFTC - CGTG CNL - COMBAT OUVRIER COMITE DE L EAU - CONVENTION POUR UNE GUADELOUPE NOUVELLE COPAGUA CSFG - CTU ESPERANCE ENVIRONNEMENT FAEN SNCL - FO FSU GIE SBT - KAMODJAKA - KAP Gwadloup - LES VERTS - MADICE MAS KA KLE - MOUVMAN NONM - PCG SGEP/SNEC/CFTC - SOS B/Terre ENVIRONNEMENT - SPEG - SUD PTT GWA SUNICAG - SYMPA CFDT - TRAVAYE é PEYIZAN - UDCLCV - UIR CFDT UNSA - UGTG - UPG - UPLG - UMPG VOukoum-SNUIPP-ADEIC Guadalupa 17 febbraio

15 LOTTA ANTIRAZZISTA Sabato 31, alle h 15 un nuovo presidio di protesta e solidarietà con le lotte dei migranti di queste ultime settimane, e contro il "pacchetto sicurezza", si darà di nuovo appuntamento in piazza Castello, sotto quella stessa prefettura teatro di violenza poliziesca e resistenza migrante. 27 genn 09 Torino: la polizia carica, i migranti rispondono Da INFOAUT Nessuna risposta del Comune alle richieste dei migranti, "Casa Lavoro Residenza". Il presidio sotto il Comune diventa corteo per le vie della città. Il prefetto latita, la polizia carica selvaggiamente sotto la prefettura e in piazza Castello. Migranti e solidali rispondono con determinazione e armamentario di fortuna; la polizia disperde il presidio a suon di lacrimogeni. Quest'oggi, in concomitanza con l'incontro tra gli assessori del Comune di Torino (Giuseppe Borgogno e Marco Borgione) e i migranti occupanti di via Bologna e corso Peschiera, si è tenuto un partecipato presidio sotto la sede comunale, indetto dal Comitato di solidarietà con profughi e migranti oltre che dagli immigrati stessi, i quali hanno riempito lo spazio antistante il palazzo con il loro slogan "Casa Lavoro Residenza" per tutto il pomeriggio. L'incontro non ha ottenuto nessun riscontro, continuando la scia di immobilismo intrapresa da tempo dal Comune di Torino sulla questione migrante, posta da anni. L'assessore Borgione ha addirittura avuto la spocchia di alzarsi dal tavolo di confronto, sordo alle richieste dei migranti e incurante dell'urgenza del problema posto. Il presidio ha per questo deciso di occupare la strada di fronte al palazzo comunale, dopo oltre 2 ore di attesa di un qualche risultato e risposta. Casa, lavoro e residenza: queste le richieste dei profughi occupanti degli stabili, con l'ultima caratterizzata da una centralità prioritaria per la valenza che questa va ad assumere nelle dinamiche burocratiche e di agibilità del nostro paese. Rivendicazioni accompagnate dalla richiesta dell'assunzione delle proprie responsabilità istituzionali di fronte alla minaccia di sgombero che incombe sullo stabile di corso Peschiera. Il blocco del traffico, all'uscita della delegazione dal Comune, è diventato quindi corteo spontaneo per le vie del centro, nella rabbia per l'ennesima non risposta degli assessori e nella determinazione di chieder conto sulla questione all'autorità del governo in città (la prefettura). Il corteo, arrivato sotto la prefettura in via Po, ha chiesto di essere ricevuto in delegazione dal prefetto, che in un primo momento ha accettato, chiedendo però di aspettare 5 minuti. Passata oltre mezz'ora, nel continuo ripetere dello slogan "Casa Lavoro Residenza" da parte dei migranti e nella chiarezza della volontà del prefetto di non incontrare i profughi, la polizia posta a difesa della prefettura ha caricato i manifestanti, i quali si sono quindi mossi nella piazza antistante gli uffici, luogo nel quale la polizia è tornata a caricare selvaggiamente i migranti e i solidali, scena ripetutasi per ben 4 volte! Un ragazzo del comitato di solidarietà è stato accerchiato e picchiato da 10 agenti della polizia, la quale ha sparato diversi lacrimogeni e rincorso i manifestanti per le vie del centro. Migranti e solidali del comitato di solidarietà hanno però risposto con determinazione alla violenza poliziesca, difendendosi e contrattaccando con quanto offriva la piazza: bottiglie, bastoni e cubetti di porfido. La polizia spara decine di lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Migranti e comitato sono quindi tornati nello stabile di corso Peschiera, dove è stata tenuta una conferenza stampa per denunciare le modalità con le quali le autorità cittadine hanno trattato la 15

16 questione impellente dei migranti, con il silenzio e la polizia. comunicato stampa del network antagonista torinese Quotidiani: "Prefettura attaccata"; Chiamparino: "rifugiati manipolati dai centri sociali", Mortola: "piano premeditato di ricerca dello scontro". Ogni volta che in questa città un problema reale si palesa in tutta la sua concretezza, andando aldilà delle dichiarazioni salottiere cui si riduce oggi "la politica", scatta la panoplia di politici e giornalisti, dalla mistificazione al giudizio preconfezionato, fino alla pura e semplice menzogna. Come compagni e compagne del network antagonista non abbiamo nessun problema nel rivendicare politicamente le forme di resistenza messe in campo ieri sera come risposta a una presa in giro che sta durando da troppo tempo. Quello che non accettiamo è di essere accusati di manipolazione di soggetti terzi ingenui. Ce n'è uno buono per ogni stagione: gli studenti medi, gli universitari.. oggi i migranti! Dietro tutto, a Torino ci sono sempre gli autonomi ( o i centri sociali). Scorciatoia comoda che, a ben vedere, mostra tutto il disprezzo e la sufficienza che si ha verso i governati. Una retorica che si perde nei decenni. La soggettività politica dei soggetti sociali non esiste per chi comanda; dietro ci deve sempre essere un cattivo consigliere che manipola e specula: l'eterno racconto del complotto. Nelle parole del sindaco Chiamparino sono sedimentati secoli di sapere coloniale. Dietro le sue dichiarazioni ci sta questa convinzione: che "i poveri negretti profughi non possono essere in grado di decidere e praticare la resistenza e lo scontro". Ben altro abbiamo visto ieri sera! Abbiamo apprezzato e sostenuto l'esplosione di una rabbia giusta e spontanea di decine di uomini e donne stanchi di essere presi in giro. Una consapevolezza - correggeteci se sbagliamo - che a quanto pare si sta ripetendo a diverse latitudini del nostro paese... Quello che è successo in piazza Castello è tutto da leggere nella linea che va da Lampedusa a Massa, da Castelvolturno alla spontaneità che invase Milano dopo l'omicidio di Abba. La giornata di ieri è inoltre esemplificativa delle due facce del potere istituzionale: carota e bastone. La differenza qualitativa è che ieri sera la ricetta non ha più funzionato perché i dirett* interessat* (i rifugiatioccupanti di corso Peschiera) non hanno più digerito la carota che gli assessori Borgione e Borgogno continuano a somministrargli da mesi (un anno e mezzo per quelli di via Bologna), rimpallando verso l'alto o verso il basso le responsabilità, giocando con troppa disinvoltura con la vita di uomini e donne che, per giungere nel nostro paese, hanno attraversato mari e deserti per fuggire da guerre, persecuzioni e carestie. Uomini e donne che però hanno dimostrato di non accettare la presa in giro, ed è qui che è scattato il bastone del vice-questore Spartaco Mortola, decorato sul campo a Genova per la mattanza alla scuola Diaz. Ha poco da cianciare il signor vice-questore di "piani preordinati" e "aggressioni premeditate". Il dato reale con cui lui e i suoi colleghi devono fare i conti è la determinazione di quei rifugiati e degli italiani e italiane che li hanno accompagnati. Uomini e donne (molte donne) che non hanno avuto paura di difendersi e contrattaccare le cariche vigliacche e pesanti delle forze dell'ordine anche perché, con buona pace di Mortola, per arrivare nel nostro paese hanno affrontato prove e difficoltà ben più dure che le sue manganellate intimidatorie, per quanto infami queste possano essere. Ribadiamo: come compagni e compagne del network antagonista torinese non abbiamo nessun problema nel rivendicarci la serata di ieri, che fosse opera nostra o di altri. Chiamparino e i suoi colleghi invece dovrebbero piuttosto preoccuparsi dell'emergere di una questione migrante dentro le nostre metropoli e, al suo interno, di una più specifica questione rifugiati e richiedenti-asilo. Non lo dicono gli/le autonomi/e, lo dicono i fatti che si stanno ripetendo e che continueranno a succedere nei nostri territori. Loro il compito di affrontare una questione politica centrale dei nostri tempi, a viso aperto, in tutta la sua portata. Sarebbe il loro lavoro... Ci crediamo poco: la politica oggi è mera gestione dell'esistente e non abbozza altro che governance di basso profilo, per portare a casa la poltrona, uno stipendio, quattro precarissimi equilibri. Altro abbiamo nei nostri programmi, per questo sabato saremo di nuovo in piazza, di fronte a quella stessa prefettura che ci ha respinto. Contro il pacchetto sicurezza! In solidarietà con la popolazione di Lampedusa! Con i migranti che lottano! Contro la violenza della polizia e lo sgombero di corso Peschiera! Network Antagonista torinese csoa Askatasuna - csa Murazzi collettivo universitario autonomo - Kollettivo studenti autorganizzato 16

17 Solidarietà dei lavoratori contro il razzismo di stato Il "Pacchetto sicurezza" è l'ultimo attacco contro la classe lavoratrice immigrata, per renderla più ricattabile e più facile da sfruttare. E l ultimo dei provvedimenti messi in atto dai governi di ogni colore: dalla legge Turco-Napolitano che istituisce i CPT, alla Bossi-Fini fino alle ultime misure che innalzano a 6 mesi la permanenza nei campi di concentramento (dove le rivolte per disperazione sono sempre più frequenti), rendono più difficili i ricongiungimenti familiari, incoraggiano la delazione da parte delle strutture sanitarie contro gli immigrati irregolari (infortunati nei cantieri o nelle fabbriche o malati, inducendoli a rinunciare a curarsi con rischio tra l altro di diffondere malattie), aumentano il costo dei permessi di soggiorno (punendo la regolarizzazione). Nelle ultime campagne elettorali, politici di destra e di sinistra hanno gareggiato nel cavalcare la xenofobia alimentata dai mass-media, che sbattono in prima pagina i fatti di cronaca nera quando sono commessi da immigrati e relegando in trafiletti i tanti delitti commessi dagli italiani. Stanno facendo credere alla massa che le donne italiane siano minacciate da orde di stupratori stranieri, quando in gran parte dei casi queste violenze avvengono tra le mura domestiche o da parte di conoscenti. Su questa ondata di falsificazione e demonizzazione, che semina paura e velleità di linciaggio le amministrazioni comunali di ogni maggioranza hanno preso e richiesto provvedimenti sempre più restrittivi verso immigrati, musulmani e rom con la cacciata dei nomadi, proibizioni di moschee e la caccia al clandestino (anche se attivo come operaio o muratore). Ora viene istituzionalizzato lo squadrismo contro la criminalità con le ronde di cittadini, ex-poliziotti ed ex-militari. Anche l Italia avrà i suoi KuKluxKlan? Questo non combatte la criminalità, ma serve solo a rendere la vita degli immigrati sempre più difficile, spingendoli nella clandestinità a disposizione di padroncini, scafisti, caporali, boss criminali e sfruttatori di ogni genere, e a fornire nuova manodopera alla malavita. I padroni si sono arricchiti sfruttando la manodopera a buon mercato degli immigrati a cui venivano negati i diritti fondamentali. Con l arrivo della crisi li vogliono cacciare, e alimentano campagne d odio! Il razzismo non si combatte con le ipocrisie dei partiti di sinistra (che dove sono al governo si fanno promotori della xenofobia) ma la lotta unita di tutti i lavoratori, italiani e stranieri, contro chi li sfrutta e li mette gli uni contro gli altri. Simili lotte le abbiamo viste nella nostra zona alla Bennet di Origgio e più recentemente alla DHL di Corteolona, dove i picchetti dei lavoratori immigrati hanno fronteggiato (e a Origgio, vinto) l arroganza padronale, conquistando migliori condizioni per tutti. E' quindi interesse anche dei lavoratori italiani difendere i loro compagni immigrati contro il razzismo di stato. NO ai campi di concentramento CPT e CIE! NO a discriminazioni fra autoctoni e immigrati! NO al razzismo di stato, di destra o di sinistra! SI al diritto all'immigrazione! SALARIO GARANTITO per tutti i lavoratori, precari e non, italiani e immigrati, che perdono il lavoro nella crisi! Proletari italiani e immigrati uniti contro padroni e razzisti! FTCP in proprio Milano 21/2/2009, p.zza Nigra 1 pagine marxiste 17

18 Cariche ai rifugiati. La verità sui fatti di Torino di Silvio Magnozzi - Nessuna risposta del Comune alle richieste dei migranti, «Casa, lavoro e residenza». Un corteo per le vie della città. Il prefetto latita, la polizia carica avanti alla prefettura e in piazza Castello. Migranti e antirazzisti, la polizia disperde il presidio a suon di lacrimogeni. «Assalto alla prefettura»: c è voluta la fantasia dei giornali per nascondere l aggressione della polizia al corteo di ieri, a Torino, con il quale i rifiugiati politici hanno chiesto dignità e diritti. Proviamo a ricostruire i fatti, con l aiuto dei report di e del racconto di chi c era. In concomitanza con l incontro tra gli assessori del Comune di Torino [Giuseppe Borgogno e Marco Borgione] e i migranti che occupano damesi gli stabili di via Bologna e corso Peschiera, si è tenuto ieriu pomeriggio un partecipato presidio davanti al municipio, indetto dal Comitato di solidarietà con profughi e migranti oltre che dagli immigrati stessi, i quali hanno riempito lo spazio antistante il palazzo con il loro slogan «Casa Lavoro Residenza» per tutto il pomeriggio. «L incontro è servito a confermale la linea dell immobilismo intrapresa da tempo dal Comune di Torino sulla questione migrante, posta da anni raccontano i migranti L assessore Borgione ha addirittura avuto la spocchia di alzarsi dal tavolo di confronto, sordo alle richieste dei migranti e incurante dell urgenza del problema posto». Così, i presidio ha deciso di occupare la strada di fronte al palazzo comunale, dopo oltre 2 ore di attesa di un qualche risultato e risposta. Casa, lavoro e residenza: queste le richieste dei profughi occupanti degli stabili, con l ultima caratterizzata da una centralità prioritaria per la valenza che questa va ad assumere nelle dinamiche burocratiche e di agibilità del nostro paese. Rivendicazioni accompagnate dalla richiesta dell assunzione delle proprie responsabilità istituzionali di fronte alla minaccia di sgombero che incombe sullo stabile di corso Peschiera. Il blocco del traffico, all uscita della delegazione dal Comune, è diventato quindi corteo spontaneo per le vie del centro, nella rabbia per l ennesima non risposta degli assessori e nella determinazione di chieder conto sulla questione all autorità del governo in città [la prefettura]. Il corteo, arrivato sotto la prefettura in via Po, ha chiesto di essere ricevuto dal prefetto. In un primo momento il prefetto ha accettato l incontro, chiedendo però alla delegazione di aspettare 5 minuti. Passata oltre mezz ora, nel continuo ripetere dello slogan «Casa Lavoro Residenza» da parte dei migranti e nella chiarezza della volontà del prefetto di non incontrare i profughi, la polizia ha caricato i manifestanti, i quali si sono quindi mossi nella piazza antistante gli uffici, luogo nel quale la polizia è tornata a caricare selvaggiamente i migranti e i cittadini solidali sper quattroi volte. Un ragazzo del comitato di solidarietà è stato accerchiato e picchiato da 10 agenti della polizia, la quale ha sparato diversi lacrimogeni e rincorso i manifestanti per le vie del centro. Migranti e antirazzisti hanno cercato di difendersi. La polizia ha sparato decine di lacrimogeni per disperderli. Alla fine, i manifestanti sono riusciti a tornare nello stabile di corso Peschiera, dove è stata tenuta una conferenza stampa per denunciare le modalità con le quali le autorità cittadine hanno trattato la questione impellente dei migranti, con il silenzio e la polizia. «La giornata di ieri è esemplificativa delle due facce del potere istituzionale: carota e bastone si legge in un comunicato del Network antagonista torinese La differenza qualitativa è che ieri sera la ricetta non ha più funzionato perché i diretti interessati [irifugiati, occupanti di corso Peschiera] non hanno più digerito la carota che gli assessori Borgione e Borgogno continuano a somministrargli da mesi rimpallando verso l alto o verso il basso le responsabilità, giocando con troppa disinvoltura con la vita di uomini e donne che, per giungere nel nostro paese, hanno attraversato mari e deserti per fuggire da guerre, persecuzioni e carestie». 18

19 11 denunce per gli scontri di martedì. I rifugiati: "nessuno parla per noi!". Tra le righe dei numerosi articoli apparsi in questi giorni, inframmezzate alle mille dichiarazioni dei politici di turno - dal solito Ghiglia (An): "chiudiamo i centri sociali",al sindaco Chiamparino "I profughi hanno dei diritti ai quali il governo deve dare delle risposte. Loro però debbono sottrarsi alla logica di chi li sta strumentalizzando» - fa ogni tanto capolino la presa parola degli stessi rifugiati... Parole difficilmente equivocabili: «Siamo responsabili delle nostre vite, di quello che facciamo e diciamo, non c è nessuno che parla per conto nostro. Noi chiediamo solo diritti, non abbiamo i fucili, ma i nostri slogan. Siamo dei rifugiati politici scappati dai nostri Paesi dove c è la guerra civile per salvare i nostri bambini e le nostre famiglie ma ieri sera abbiamo capito che l Italia non è il nostro secondo Paese». Solo un uso infame e molto ideologico del montaggio video ha permesso al Tg3 (nazionale) di mettere in bocca ad un occupante di corso peschiera delle parole di"presa di distanza" dalla resistenza di martedì sera, estrapolando una frase da un discorso molto più lungo e di tutt'altro tenore. Intanto la digos cittadina fa sapere che sono già pronte 11 denunce per gli scontri di fronte alla Prefettura. Da parte sua, il prefetto ha dichiarato che effettivamente sì, lui era presente la sera nel suo ufficio ma, non ha voluto incontrare "quella delegazione". «Non ci hanno dato garanzie di non sgomberare l edificio almeno per il tempo necessario a inserire tutti i profughi, non hanno risolto la questione del cibo e nemmeno dei ticket gratuiti per le docce pubbliche», ha sintetizzato un portavoce dei centri sociali. Le associazioni chiedono di tornare ai tavoli. Il comitato di solidarietà si dice disponibile ma precisa: «bisogna trovare una soluzione per tutti i rifugiati di corso Peschiera e non solo per 85 di essi». Fino a qui, non è certo stata questa la condotta della giunta comunale: «Non ci hanno dato garanzie di non sgomberare l edificio almeno per il tempo necessario a inserire tutti i profughi, non hanno risolto la questione del cibo e nemmeno dei ticket gratuiti per le docce pubbliche», chiosa Pier Paolo del comitato di solidarietà. Da Indymedia Piemonte IMMIGRATI, SCONTRI IN PIAZZA A TORINO FERITI 6 AGENTI E UN GIOVANE DEI CENTRI SOCIALI Cariche della Polizia, ieri sera in piazza Castello, il cuore di Torino, contro un centinaio di dimostranti, italiani e profughi africani, che spingevano, scandendo slogan minacciosi, tentando di entrare in Prefettura. Sei agenti e un giovane dei centri sociali sono rimasti feriti, i manifestanti sono poi stati dispersi con l'uso di lacrimogeni. Gli incidenti sono scoppiati dopo un corteo partito dal Municipio di Torino, al quale ha partecipato un centinaio di persone, immigrati africani e giovani dell'area antagonista che chiedono «aiuti concreti ai rifugiati politici» che da mesi occupano due edifici di Torino, uno comunale e un altro di proprietà privata. Nel pomeriggio di ieri due assessori comunali avevano ricevuto una delegazione dei dimostranti, senza, tuttavia, riuscire a soddisfare le loro richieste. Negli scontri sei agenti di polizia, cinque del reparto mobile e uno delle volanti, sono stati colpiti con pietre e bastoni e medicati al pronto soccorso per ferite lacero contuse alle gambe e contusioni. Ferito anche un dimostrante. Contro gli uffici della Prefettura sono stati scagliati un cassonetto dei rifiuti, lanciati cubetti di porfido e blocchi di neve ghiacciata. I manifestanti accusano la polizia: «Il nostro corteo - dice un esponente del Comitato di solidarietà profughi e migranti - è stato aggredito selvaggiamente. C'è un unico filo che unisce quello che è successo a Massa e a Lampedusa con l'aggressione a Torino. E nessuno vuole sentire le ragioni dei rifugiati politici, stufi di vivere nell'isolamento totale». Stando al racconto degli agenti in servizio alla Prefettura, si è trattato invece di un vero assalto respinto dalle forze dell'ordine intervenute in gran numero. La Digos ha sequestrato cubetti di porfido, pezzi di legno e metallo, un tombino, una 19

20 pala e altri oggetti che i manifestanti hanno scagliato contro le forze dell'ordine, dopo avere distrutto alcune panchine e rovesciato cassonetti e cartelli stradali. La situazione è tornata alla piena normalità nella tarda serata: i manifestanti sono tornati negli edifici occupati, in via Bologna e corso Peschiera, dove vivono, complessivamente, circa 300 immigrati da Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan. FONTE: leggo.it Assalto alla Prefettura, sei agenti feriti a Torino Giovani dei centri sociali e immigrati protestavano contro l ipotesi di sgombero di una ex clinica privata. E a Lampedusa terzo sciopero in una settimana Secondo la questura, i manifestanti hanno lanciato cubetti di porfido. Ma i leader: caricati a freddo FEDERICA CRAVERO TORINO Nel giorno in cui Lampedusa si è di nuovo fermata per dire no all apertura del centro di identificazione ed espulsione voluto dal Viminale, nel centro di Torino scoppia la protesta di un centinaio di immigrati africani, affiancati da giovani dei centri sociali, che da diversi mesi occupano un ex clinica. Poco prima delle 21 la polizia ha caricato un centinaio di manifestanti che, dopo essere stati per tutto il pomeriggio sotto il Comune, si era spostato davanti alla Prefettura nella centralissima piazza Castello. Contrastanti le versioni. Secondo la polizia, i manifestanti avrebbero lanciato cubetti di porfido e pezzi di ghiaccio contro il portone della prefettura. Secondo i leader degli africani, la polizia avrebbe caricato a freddo, picchiando brutalmente un rappresentante del Comitato Migranti. Pesante il bilancio, con il lancio di diversi lacrimogeni, il centro paralizzato e una decina di contusi tra cui sei agenti ricoverati in due ospedali. Nel corso degli scontri sono state danneggiate alcune auto parcheggiate davanti alla Prefettura, contro l ingresso è stato lanciato un cassonetto dei rifiuti. Secondo fonti della stessa questura non risulta che ci siano stati dei fermi. La situazione è tornata tranquilla e nella piazza, verso le 23, erano rimasti solo carabinieri e poliziotti. All origine dell ultima esplosione di rabbia l incontro a vuoto, secondo il coordinamento dei profughi, con gli assessori comunali Marco Borgione e Beppe Borgogno dopo che la proprietà della clinica San Paolo aveva chiesto lo sgombero della struttura. Al tavolo anche le associazioni, dal Gruppo Abele alla San Vincenzo, che si erano rese disponibili a trovare una soluzione per una parte dei più di 250 ospiti, prendendoli in carico. Per alcuni si aprirebbero le porte del centro della Croce Rossa di Settimo, che assicurerebbe soltanto il pernottamento e la colazione al mattino. I rifugiati, che in questi mesi hanno raccolto la solidarietà non solo dei centri sociali ma anche di diversi gruppi di volontariato, chiedono invece assistenza e cibo, oltre a riscaldamento e ticket per le docce pubbliche, denunciando le condizioni di estremo disagio in cui vivono anche una cinquantina di donne, molte con figli piccoli. Quello di ieri è stato il terzo sciopero generale in meno di una settimana a Lampedusa. In silenzio, i residenti hanno ascoltato le parole del sindaco Dino De Rubeis diventato ormai il simbolo di una protesta politica e civile. Il primo cittadino dell Mpa ha guidato il corteo verso il porto vecchio per una sorta di cerimonia della memoria con il lancio di una corona di fiori per ricordare le vittime del mare. 20

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