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1 Abstract Il presente CD-ROM è un manuale d'uso utile per affrontare in modo sistematico l'argomento relativo alla formazione continua, con particolare riferimento alla situazione umbra. Il prodotto ruota intorno a dieci domande a cui è collegato un glossario.

2 Agenzia Umbria Ricerche Via Mario Angeloni, Perugia - Tel Fax info@aur-umbria.it L AUR è l agenzia di ricerca della Regione Umbria, disciplinata dalla legge regionale 30/2000 e si configura quale organo con personalità giuridica di diritto pubblico, dotato di autonomia scientifica, organizzativa e finanziaria. L AUR in riferimento alla realtà regionale: - cura la raccolta, osservazione ed analisi dei dati riferiti alle principali grandezze economiche, sociali e territoriali; - svolge studi e ricerche sulle trasformazioni e gli andamenti congiunturali della struttura economica; - predispone i dati conoscitivi a supporto della elaborazione delle politiche territoriali ed economico-finanziarie della Regione, nonché i dati utili alla valutazione e verifica degli effetti e dell efficacia delle stesse politiche; - redige un rapporto annuale sull andamento economico e sociale della Regione; - promuove rapporti di collaborazione e connessione operativa al fine di incrementare la base conoscitiva e comparativa dei dati territoriali di supporto alle scelte di programmazione locale e all elaborazione degli strumenti di programmazione negoziata. Presidente: Cecilia Cristofori Direttore: Stefano Patriarca Agenzia Umbria Ricerche, Tutti i diritti riservati. L utilizzo, anche parziale, è consentito a condizione che venga citata la fonte.

3 INDICE Premessa... Pag. 3 DIECI DOMANDE SULLA FORMAZIONE CONTINUA Educazione e/o Formazione?... Pag. 6 Cosa si intende per Formazione continua? La domanda e l offerta di formazione continua... Pag. 8 Bilateralità : qual è stato, ed è, il ruolo degli Enti ed Organismi paritetici nella formazione continua?... Pag. 10 Cosa sono dei Fondi interprofessionali per la formazione continua? A che punto è la loro costruzione?... Pag. 12 Cosa sono i Piani Operativi? A che punto è la loro costituzione?... Pag. 15 Quale è stato, ed è, il ruolo dell Unione Europea, e soprattutto, del Fondo Sociale Europeo nelle politiche della formazione continua?... Pag. 16 Cosa sono le azioni di sistema e quale ruolo hanno nelle politiche nazionali e nella programmazione locale, per la formazione continua?... Pag. 20 Cosa comporta, nell analisi dei fabbisogni formativi, l utilizzo dei concetti di competenze distintive, professionali, e di competenze trasversali, relazionali? Pag. 22 Buone pratiche, cosa sono e che ruolo hanno assunto, in particolare, nelle politiche comunitarie sulla formazione continua?... Pag. 27 Quali opportunità, regionali, nazionali, comunitarie, sono disponibili per aziende e lavoratori che vogliono fare formazione? E quali gli strumenti formativi (aula, Fad, Vaucer )?... Pag. 35 Glossario... Pag. 39

4 Premessa È sempre più attuale il tema della formazione, sia come strumento che, per quanto possibile, garantisce ai lavoratori una maggiore impiegabilità, sia perché fornisce alle imprese maggiore flessibilità ed efficienza. In particolare la formazione continua, nel quadro più generale dell educazione per tutta la vita, è uno degli strumenti essenziale che consente il diritto individuale e collettivo di accesso alle competenze dei lavoratori, e quindi è uno strumento insostituibile per il mantenimento delle condizioni di occupabilità rispetto ai cambiamenti strutturali del mercato del lavoro e della società. Mai come in questi ultimi anni, le politiche e le norme (comunitarie, nazionali e regionali) sono state investite da mutamenti così radicali che richiedono la ridefinizione delle occasioni, dei ritmi e dei luoghi di confronto fra le istituzioni pubbliche (ministeri, regioni, province), le parti sociali e gli operatori del nuovo e articolato sistema di servizi dedicati al lavoro e alla formazione. Ma come districarsi in questo mare magnum di leggi, norme, direttive? Come facilitare l incontro tra domanda e offerta di formazione? Raccordo reso sempre più difficile, anche perché la domanda è sempre più complessa, sia per gli utenti individuali (lavoratori, disoccupati, inoccupati, immigrati, studenti, ecc.), diversi per condizione economica e sociale, per sesso, per età; sia per le aziende che hanno esigenze diverse a secondo della loro dimensione. Le imprese di minore dimensione, infatti, caratterizzano gran parte del tessuto produttivo europeo e nazionale. In particolare le microimprese non artigiane (imprese con meno di dieci addetti) sono, in Umbria, una realtà consistente, anche se non si conosce la loro reale consistenza, anche per l elevata presenza delle imprese familiari. D altra parte, il livello di conoscenze possedute e il modo di attivarle e trattarle rappresenta, soprattutto per le imprese di minore dimensione, l elemento sul quale si gioca la competizione, sempre di più e a livello globale. Il dominio e il trattamento delle informazioni e delle conoscenze, sia individuali che organizzative, sono gli elementi centrali nell organizzazione del lavoro, nell accezione post-fordista della società europea della conoscenza, elementi in grado di produrre competenze distintive per l impresa stessa. 3

5 Il diritto alla formazione continua dei lavoratori trova spazio, oltre alle politiche e nella programmazione della contrattazione collettiva nazionale e di categoria, a livello territoriale e di impresa, ha avuto una sponda anche negli Enti bilaterali per la formazione, che si devono confrontare oggi con le nuove espressioni della bilateralità: i Fondi Interprofessionali. Il problema che è sempre più attuale è: come rispondere ad una domanda sempre più diversificata, ma anche più critica, a bisogni diversi ed articolati? La capacità di progettare la formazione, oggi, fa la differenza soprattutto per le Regioni che hanno il ruolo forse più importante di intercettare e coordinare le risorse e i diversi strumenti a disposizione, ma anche per tutti i soggetti, istituzionali o privati, che sono impegnati a progettare, organizzare, coordinare l offerta di formazione. Molto spesso, se non sempre, si inizia dalle risorse e strumenti (bandi, avvisi, comunitari, nazionali, ecc.), nel programmare l offerta di formazione. Mentre bisognerebbe partire piuttosto dai bisogni espressi dai soggetti (individui e aziende), ma anche di quelli non espressi (sono, spesso, proprio i lavoratori e le aziende che non incontrano mai la formazione quelli che ne avrebbero più bisogno), dalla domanda quindi, per costruire l offerta, progetti specifici, su misura, utilizzando le risorse e gli strumenti più adatti. Per fare questo è necessario avere chiaro, prima di tutto, quale è il fine e gli obiettivi che si intendono raggiungere. Avere il quadro, la mappa della situazione. Per affrontare questi temi e problemi abbiamo pensato, non all ennesima ricerca sulla Formazione continua, ma ad una Guida che partendo da dieci domande, costituisca il filo conduttore per un discorso sistematico sulla Formazione continua e dintorni: l Educazione e la Formazione nel loro complesso, e le politiche attive del lavoro in cui sono inserite. Le parole chiavi (in rosso nel testo), evidenziate nella Guida sono collegate al Glossario, in cui ogni termine è pensato come una scheda complessa che contiene altre parole chiavi, le definizioni, la normativa e i documenti (comunitaria, nazionale, regionale) (in blu nel testo), la bibliografia, i riferimenti sul Web (in verde nel testo), e soprattutto i riferimenti alla situazione umbra (in blu elettrico nel testo). Per costruire i collegamenti tra i vari termini, siamo partiti dalle associazioni tra questi, dalle mappe mentali, un percorso mentale che ha portato ad un testo aperto. 4

6 Un Ipertesto quindi che, non solo ci consente di navigare tra i vari termini e quindi tra i vari temi affrontati, ma che soprattutto sia facilmente aggiornabile. Il manuale che segue è infatti pensato come uno strumento, del sito dell Aur, in costruzione. E non solo perché avrà bisogno di essere continuamente aggiornato dall interno, ma perché ci aspettiamo suggerimenti, integrazioni, notizie sul tema trattato (un indirizzo e.mail specifico sarà fornito a tale scopo. E aperto anche nel senso di collegato con l esterno, non solo con i testi disponibili sul web, ma con i siti di interesse sugli argomenti trattati. 5

7 1) Educazione e/o Formazione? Un primo scoglio che si incontra, quando si affrontano questi temi, è terminologico : i termini educazione e formazione si alternano, a volte si sovrappongono e spesso il confine è labile ( Educazione e/o Formazione : Educazione per tutta la vita ; Educazione degli Adulti ; Formazione permanente, ecc.). Un modo per affrontare questa prima difficoltà è quello di partire dalle definizioni dei termini del vocabolo, e i loro sinonimi e contrari. Allora se la definizione di formazione è atto, effetto del formare e del formarsi, prodursi, sviluppare, e i suoi sinonimi: creazione, costituzione, genesi, origine, Istruzione; e Formare vuol dire: dare forma, modellare, plasmare, forgiare. Educare, istruire, allevare, creare, comporre; quella di Educazione è: trarre fuori (exducere), allevare; ed Educare vuol dire: allevare, insegnare, erudire, disciplinare, e ancora: esercitare, abituare, indirizzare, allenare, addestrare. Storicamente educazione è stato utilizzato nel mondo della scuola nel suo complesso, il secondo a quello della formazione soprattutto professionale. Educazione e formazione si rapportano specularmente ad altri due termini fondamentali: Educatore e Formatore. Ma anche in questo caso, i confini sono tutt altro che definiti. In particolare il termine Formatore ha visto cambiare radicalmente la sua funzione: da istruttore, addestratore, a tutor, un accompagnatore, un facilitatore nell apprendimento. Il formatore deve sempre più abbandonare la sua posizione di esperto della materia, e diventare un mediatore tra i saperi formalizzati e i saperi emergenti, intervenendo nelle situazioni problematiche. Inoltre, con l utilizzo delle nuove tecnologie informatiche, la relazione pedagogica può essere faccia a faccia (professorale), e a distanza (FAD). La Formazione rappresenta un concetto in costante evoluzione, sottoposto a riformulazioni continue. Designa in genere tutti quei processi di apprendimento cognitivo, esperenziale e relazionale finalizzati a preparare l individuo allo svolgimento di un ruolo sociale o di una mansione operativa nell ambito di un organizzazione. Racchiude in sé sia la dimensione educativa che quella conoscitiva. La ripartizione tra Sapere Sapere fare Sapere essere è un riferimento classico per quanto riguarda l apprendimento in ambito formativo: sapere 6

8 rappresenta il livello teorico culturale, tendenzialmente disciplinare; sapere fare è riferito sia a livello tecnico metodologico delle competenze, delle abilità, sia a quello pratico esperenziale; sapere essere in riferimento alle capacità relazionali e ai fattori emozionali. Con il Patto del Lavoro del 1996 e quello del 1998 si è dato avvio alla costruzione di un Sistema integrato di formazione che potesse far fronte all esigenza del rinnovamento nell ambito delle politiche educative e formative e trovare un collegamento tra le politiche del lavoro e della formazione con il mondo del lavoro, al fine di rispondere in maniera più adeguata e rapida alla nuova domanda di formazione, sempre più complessa ed in continua trasformazione. Sulla base di questi orientamenti è stato impostato un impianto normativo che, in attuazione delle linee e delle strategie indicate con gli accordi citati, ha posto le basi ad un complesso ed articolato processo di riforma all intero sistema formativo che si fonda proprio sul principio dell integrazione. Questo sistema è stato completamente rivisto a partire dalla Legge 196 del 1997, cui sono seguiti il Decreto legislativo 112 del 1998, che ha ridisegnato le competenze dello Stato e delle Regioni per quanto riguarda sia l istruzione e la formazione professionale; l attribuzione dell autonomia alle unità scolastiche; l elevamento dell obbligo scolastico; l introduzione dell obbligo di formazione fino a diciotto anni; l istituzione dell Istruzione e formazione tecnico superiore (IFTS); la riforma universitaria; la riforma dei cicli scolastici; il potenziamento della formazione continua; l Accordo Stato/Regioni in materia di accreditamento delle strutture formative, di certificazione e di Educazione degli Adulti. L integrazione non è quindi solo un obiettivo strategico, ma costituisce lo strumento che consente di trasformare il sistema in una rete di opportunità formative. Ne è conseguita la necessità di riorientare le strategie e le prassi dei sistemi formativi, tenendo conto dei mutamenti della domanda sociale di istruzione e dei fabbisogni formativi del mondo del lavoro. 7

9 2) Cosa si intende per Formazione continua? La domanda e l offerta di formazione continua. In Italia, manca un sistema di formazione continua, e questo non ha consentito neppure lo sviluppo di un sistema di rilevazione di tutte le attività di formazione per gli adulti, occupati o non. Gli attori dell offerta sono diversi: le imprese private, altri organismi, come i Ministeri e le Pubblica amministrazioni in generale, che offrono attività formative per i loro dipendenti, le Camere di Commercio. Ma sono le Regioni, in quanto titolari in materia di formazione professionali, i protagonisti dell offerta pubblica di formazione continua. La formazione professionale continua è disciplinata a livello nazionale dalla Legge quadro n. 845 del 1978, nell ambito della più ampia potestà legislativa nel campo della programmazione, attuazione e finanziamento di tutte le attività di formazione professionale. L affiancamento legislativo e amministrativo della formazione iniziale e della formazione continua è una peculiarità del sistema italiano rispetto ad altri Paesi europei. La formazione professionale continua è stata a lungo considerata quale politica per l occupazione, ossia come strumento per la lotta alla disoccupazione. Negli anni Ottanta, con la diffusione dei processi di innovazione tecnologica, l attenzione si sposta dalla lotta alla disoccupazione al problema dell analfabetismo tecnologico. Ma anche se ci sono stati molti interventi formativi, soprattutto da parte delle imprese, siamo in presenza di singole esperienze, non strutturate in un sistema organico. Sul fronte invece dei diritti individuali, a partire dal 1974, in tutti i contratti nazionali, viene riconosciuto il diritto del lavoratore ad usufruire di un monte ore retributivo per motivi di studio legati al recupero dell obbligo scolastico o per la frequenza di corsi di scuola superiore o universitari. Il numero di ore di congedo varia dalle 140 alle 250 ore all anno. Recentemente, alcuni contratti hanno inserito la possibilità di utilizzare un determinato monte ore ( ore) per la frequenza di corsi di formazione professionale. Negli ultimi anni, soprattutto per impulso delle Parti sociali, è stata rivolta una maggiore attenzione, anche a livello normativo, alla formazione degli adulti e si 8

10 stanno utilizzando nuovi strumenti per la costruzione di un vero e proprio sistema di formazione continua. In Italia, le tappe più significative di questo percorso di avvicinamento ad una sistematizzazione della formazione continua sono rappresentate dalla Legge 236 del 1993, dal Patto e dall Accordo per il lavoro nel 1993 e nel 1996, dalla Legge 196 del 1997, più nota come Pacchetto Treu, e dal Patto per lo sviluppo e l occupazione del 1998, noto come Patto di Natale. Con queste leggi e questi accordi è stato ridisegnato il ruolo delle attività formative rivolte ai lavoratori, all interno della Formazione professionale, aprendo la strada allo sviluppo di un vero e proprio generale sistema della Formazione Continua (FC). Oltre a questi strumenti nazionali, l attuazione dell Obiettivo 4 del Fondo sociale europeo, nell ambito della programmazione , rivolto al rafforzamento delle competenze dei lavoratori, ha contribuito alla costruzione di un sistema di formazione continua in Italia, la formazione cioè degli occupati e degli adulti in cerca di occupazione. Il Sistema nazionale di formazione continua è regolato dalla Legge 236/93, cheprevede che il Ministero del Lavoro, le Regioni e le Province autonome possano finanziare attività destinate a: operatori/formatori dipendenti degli Enti di formazione (ex legge 40/78) lavoratori dipendenti da aziende beneficiarie dell intervento straordinario di integrazione salariale; lavoratori dipendenti da aziende che contribuiscono in misura non inferiore al 20% del costo delle attività; soggetti privi di occupazione e iscritti alle liste di disoccupazione che hanno partecipato ad attività socialmente utili. È anche possibile, da parte delle imprese, finanziare percorsi di formazione individuale per singoli dipendenti (Circolari 37/98, 139/98 e 51/99). Presso il Ministero del lavoro è istituito, con decreto ministeriale, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, l Osservatorio per la formazione continua" con il compito di elaborare proposte di indirizzo attraverso la predisposizione di linee-guida e di esprimere pareri e valutazioni in ordine alle attività svolte dai fondi, anche in relazione all applicazione delle suddette linee-guida. Tale 9

11 Osservatorio si avvale dell assistenza tecnica dell Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (ISFOL). 3) Bilateralità : qual è stato, ed è, il ruolo degli Enti ed Organismi paritetici nella formazione continua? Il modello di bilateralità, accompagnato sempre ad una contrattazione territoriale (provinciale o regionale) ha assunto, storicamente, rilievo maggiore nei settori: edilizia, artigianato, agricoltura, commercio, turismo e servizi. Questo perché, in questi settori si ponevano con maggiore urgenza problemi di tutela, organizzazione e rappresentanza per i lavoratori dipendenti di piccole e piccolissime imprese o di quelli con elevata stagionalità o precarietà d impiego. Per questi lavoratori era difficile la tutela contrattuale all interno dei luoghi di lavoro, e si rendeva necessario, quindi, un intervento di tutela indiretto, nell assistenza, in forme specifiche di welfare, di mercato del lavoro, anche se nel terziario e turismo la formalizzazione dell esperienza degli Enti Bilaterali è relativamente recente, erano già presenti strumenti come i Comitati Paritetici territoriali, che nascevano da esigenze analoghe. In agricoltura, pur con una struttura produttiva simile e con problematiche analoghe le forme specifiche di tutela del lavoro hanno assunto aspetti diversi. Nell artigianato, anch esso caratterizzato dalla prevalenza di imprese piccole, e dove pure si registrano prime esperienze abbastanza antiche, gli EB hanno avuto una crescita più recente, ma molto ampia, che si basa su un retroterra formale di contrattazione interconfederale nazionale. In Italia, nel secondo dopoguerra, il sindacato si era organizzato ponendo come centro la grande fabbrica fordista, il pubblico impiego e i grandi centri di fornitura di servizi pubblici (banche, elettricità, ecc.). Negli ultimi anni, la crisi del modello fordista e della grande impresa, ha portato all aumento del ruolo dei sistemi locali delle piccole imprese, allo sviluppo dei sistemi a rete; alla flessibilizzazione del mercato del lavoro, all espansione dei lavori temporanei. E quindi alla necessità di costruire nuovi strumenti di tutela alla grande area dei nuovi lavori atipici; allo sviluppo di nuovi strumenti e modelli di relazioni industriali e 10

12 partecipativi: gli Osservatori nazionali e territoriali previsti dalla grande maggioranza dei contratti nazionali, gli Organismi Paritetici e le esperienze di codeterminazione cresciute nella gran parte delle maggiori imprese italiane e diffusi anche nelle imprese di media dimensione. Tutto questo ha affidato alla contrattazione territoriale e alle Strutture bilaterali nuovi compiti ed aspettative. In questa prospettiva, ha assunto per l industria particolare importanza l Organismo Bilaterale Nazionale per la Formazione (OBNF), costituito il 12 febbraio 1996 da Confindustria e Cgil, Cisl, Uil, con l obiettivo di fornire ai Soggetti che operano nella scuola, nell università e nella formazione professionale, informazioni gestibili su cui fondare percorsi formativi adeguati alle esigenze delle persone e delle imprese. La sede è a Roma, ma l OBNF è presente sul territorio nazionale attraverso diciotto Organismi Bilaterali Regionali dislocati in tutte le regioni. L OBNF svolge un ruolo di ponte di comunicazione tra imprese, individui e sistema dell education, in modo da ridurre il gap che oggi ostacola sia la competitività delle imprese che l occupabilità delle persone. La presenza su tutto il territorio nazionale garantita dagli OBR, infatti, monitorando costantemente la domanda formativa, è in grado di costruire delle mappe delle necessità attuali e future delle imprese e quindi di intervenire in modo anticipatorio rispetto ad esse. Il sistema di anticipazione dei fabbisogni formativi promosso dall OBNF si inscrive in una cornice di iniziative analoghe che si stanno realizzando in tutti i paesi dell Unione, e l Organismo Bilaterale è promotore a livello europeo di una rete formativa che colleghi queste diverse esperienze. Dal punto di vista operativo, l OBNF ha promosso varie iniziative, che vanno dall assistenza tecnica per il consolidamento dell istituto dell Apprendistato, a progetti per fornire ai partners europei un terreno comune di confronto sulla Certificazione di competenze, a corsi di Formazione Continua per il comparto chimico-farmaceutico e per il settore dell editoria, facendosi promotore di attività formative finanziate da fondi pubblici regionali, nazionali e comunitari. Il progetto di maggior rilievo dell OBNF, finanziato dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, è l Indagine nazionale sui fabbisogni formativi, svolta dal 1997 in tutte le regioni 11

13 italiane e diventata strumento privilegiato per fornire a istituzioni centrali e locali e ad operatori di formazione un quadro reale ed aggiornato dei fabbisogni di professionalità delle imprese e dei lavoratori. L indagine è stata svolta in 14 settori dell industria italiana, ed è ora in corso la seconda fase, che verificherà i fabbisogni formativi nei settori delle telecomunicazioni, dell informatica, della gomma plastica, del turismo, del legno-mobili e dello smaltimento rifiuti. 4) Cosa sono i Fondi interprofessionali per la formazione continua? E a che punto è la loro costruzione? Nel Regolamento attuativo dell art. 17 della Legge 196/97, è prevista l istituzione di un Fondo nazionale denominato Fondo interprofessionale per la formazione continua, gestito da una Fondazione, cioè da un soggetto di natura privata. Le risorse sono affidate a quattro diverse gestioni autonome (agricoltura, industria, artigianato, terziario), che devono raccordarsi con il territorio. Negli organi di governo del Fondo non sono presenti né l amministrazione centrale, né quelle regionali, a rimarcare le differenze tra i due sistemi che, nel Regolamento, sembrano svilupparsi come paralleli. I Fondi interprofessionali sono espressioni di una nuova forma di bilateralità che va integrata con la bilateralità tradizionale. Sono organismi gestiti congiuntamente dalle organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, che dovranno organizzare, dirigere e finanziare piani di formazione per i lavoratori occupati nelle imprese italiane, utilizzando lo 0,30 del monte salari che da anni viene versato all Inps per questo scopo. E costituiscono un importante innovazione, anche se comportano un ulteriore complessità nel sistema di programmazione delle politiche e dei processi di programmazione della formazione dei lavoratori. Complessità dovuta anche al numero e ai rapporti tra diversi soggetti coinvolti. I fondi interprofessionali costituiranno uno degli strumenti fondamentali per sviluppare il peso e la qualità della formazione dei lavoratori nel nostro paese, che è tra i più arretrati d Europa in questo campo. 12

14 È inoltre possibile istituire Fondi per i dirigenti mediante accordi stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei dirigenti, oppure come apposita sezione all interno dei fondi interprofessionali nazionali. I Fondi interprofessionali, quindi, delineano un nuovo sistema della Formazione continua che sostituirà progressivamente gli interventi della legge n. 236/93, in cui verrà rafforzato l impianto costruito sulla programmazione regionale cofinanziate dal Fondo Sociale Europeo. I settori economici interessati sono l industria, l agricoltura, ilterziario, l artigianato. Articolazione e finanziamento. I fondi, previo accordo tra le parti, si possono articolare regionalmente o territorialmente e possono finanziare in tutto o in parte piani formativi aziendali, territoriali, settoriali o individuali concordati tra le parti sociali, nonché eventuali ulteriori iniziative propedeutiche e comunque direttamente connesse a detti piani concordate tra le parti. I progetti relativi a tali piani ed iniziative sono trasmessi alle regioni ed alle province autonome territorialmente interessate affinché ne possano tenere conto nell ambito delle rispettive programmazioni. Ai fondi afferiscono, progressivamente e secondo le disposizioni di cui l articolo relativo, le risorse derivanti dal gettito del contributo integrativo stabilito dall articolo 25, quarto comma, della legge 21 dicembre 1978, n. 845, e successive modificazioni, relative ai datori di lavoro che aderiscono a ciascun fondo. L attivazione dei fondi è subordinata al rilascio di autorizzazione da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, previa verifica della conformità alle finalità di cui al comma 1 dei criteri di gestione, degli organi e delle strutture di funzionamento dei fondi medesimi e della professionalità dei gestori. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali esercita altresì la vigilanza ed il monitoraggio sulla gestione dei fondi; in caso di irregolarità o di inadempimenti, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali può disporne la sospensione dell operatività o il commissariamento. Entro tre anni dall entrata a regime dei fondi, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali effettuerà una valutazione dei risultati conseguiti dagli stessi. Il presidente del collegio dei sindaci è nominato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. 13

15 Le articolazioni territoriali dei Fondi. Gli statuti e i regolamenti dei Fondi prevedono diverse modalità per la costituzione e il funzionamento delle proprie articolazioni territoriali. Ad esempio Fondimpresa individua negli attuali organismi bilaterali regionali (OBR, con Confindustria, Cgil, Cisl, Uil) i terminali del Fondo, pur prevedendo un preventivo riadeguamento degli Statuti, in sintonia con quello nazionale. Il Fondo Artigianato individua articolazioni regionali diverse dagli enti bilaterali già esistenti a livello regionale, prevedendo solamente il possibile utilizzo delle strutture logistiche di questi da parte delle articolazioni regionali del Fondo. In ogni caso è necessario potenziare il ruolo e il potere delle articolazioni regionali dei Fondi, lasciando loro il compito di prevedere anche ulteriori terreni di decentramento a livello provinciale. Ciò non annulla il ruolo nazionale degli organismi dei Fondi, che, soprattutto nella non breve fase di avvio, dovranno garantire le regole di erogazione delle risorse, i criteri di valutazione dei progetti, la promozione di azioni di sistema, a partire dall individuazione delle priorità annuali/pluriennali, il collegamento tra gli obiettivi dei piani formativi e le analisi dei fabbisogni professionali e formativi, il monitoraggio qualitativo e quantitativo delle attività, la formazione dei rappresentanti delle parti sociali e degli operatori coinvolti nei Fondi stessi. L intesa tra le parti. Leggi, accordi, statuti prevedono che l intesa tra le parti costituisca un criterio indispensabile per la ricevibilità dei progetti. Quindi un progetto non sottoscritto dalle due parti sociali non potrà essere finanziato. Per quanto riguarda la parte sindacale, è importante prevedere la sigla da parte di tutte e tre le organizzazioni sindacali, e che, qualora non siano presenti una o più organizzazioni sindacali nell ambito di un impresa che presenta un progetto, debba essere garantita la presenza delle altre organizzazioni attraverso il livello di rappresentanza provinciale. I progetti saranno realizzati, come già molti statuti prevedono, da strutture formative interne all impresa, in un numero molto ristretto di casi, ma soprattutto da soggetti esterni, che devono in ogni caso, essere accreditati dalle rispettive Regioni per sviluppare interventi nel campo della formazione continua. 14

16 Spetterà ai Fondi costruire dei meccanismi più trasparenti e aperti possibili, in modo che ogni progetto possa essere realizzato da chi ha le migliori competenze per attuarlo. In questo spirito è opportuno il coinvolgimento, oltre agli enti di formazione, delle università, degli enti di ricerca, di tutti i soggetti accreditati dalle rispettive Regioni, che in un territorio dato possano lavorare per uno sviluppo di qualità della formazione continua. 5) Cosa sono i Piani Operativi? A che punto è la loro costituzione? Nel Decreto n. 296/03, e relativo Provvedimento (G.U. n. 260 dell 8 novembre 2003), il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, d intesa con le Regioni e le Province Autonome, sentite le Parti sociali, ripartisce tra le Regioni e le province Autonome una somma di 50 milioni di Euro per lo sviluppo della prassi della formazione continua e per la promozione di piani formativi individuali, aziendali, settoriali e territoriali. All Umbria sono assegnati ,00 Euro. Scopo del documento è quello di sostenere e orientare le iniziative di formazione a favore dei lavoratori, aggiornare ed accrescere le loro competenze. E per quanto riguarda le imprese, lo scopo è quello di svilupparne la competitività, nel rispetto delle normative. I 50 milioni di euro, sono ripartiti tra le Regioni e le Province Autonome, secondo la media lineare tra il dato percentuale delle imprese e dei lavoratori per Regione. La fonte e Ministero del Lavoro e Unioncamere (Sistema Excelsior 2002, dati al 31/12/2001). Sono destinatari dei Piani formativi i lavoratori delle imprese assoggettate al contributo di cui all articolo 12 della Legge 160/1975, relativo ai contributi integrativi per l assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria versati all Inps, così come modificato all articolo 25 della Legge Quadro sulla Formazione Professionale n. 845/1978 e successive modificazioni. Il nuovo decreto ha come elemento distintivo una maggiore attenzione, rispetto alla tipologia dei destinatari, alle cosiddette fasce deboli. I Piani formativi sono diretti, infatti, per il 70 per cento delle risorse, alle seguenti tipologie dei lavoratori: tutti i lavoratori delle imprese private con meno di 15 dipendenti; i lavoratori di qualsiasi impresa privata con contratti di lavoro a tempo parziale, a tempo determinato o di collaborazione coordinata o continuativa, e inoltre i lavoratori inseriti nelle 15

17 tipologie contrattuali a orario ridotto, modulato o flessibile e a progetto, previsti dalla Legge n. 30 del 23 febbraio 2003; i lavoratori di qualsiasi impresa privata collocati in cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria; i lavoratori di qualsiasi impresa privata con età superiore ai 45 anni; i lavoratori di qualsiasi impresa privata in possesso del solo titolo di licenza elementare o di istruzione obbligatoria. Il restante 30 per cento è finalizzato a target definiti dalle Regioni e dalle Province Autonome. Le Amministrazioni regionali devono tenere conto delle scelte operate nell attuazione dei Programmi operativi, favorendone l integrazione con le azioni omologhe cofinanziate dal Fondo Sociale Europeo, e valorizzando le diverse linee di sostegno pubblico alla formazione continua. In particolare devono tenere conto del contestuale avvio operativo dei Fondi Paritetici Interprofessionali per la Formazione Continua (ex articolo 118 della legge 388/2000 e successive modificazioni ed integrazioni). Inoltre, nell attuazione dei piani formativi, le amministrazioni regionali possono finanziare interventi di formazione a domanda individuale. In tutte le diverse tipologie di azione, trasversalmente, va promossa e garantita l attuazione del principio delle pari opportunità. 6) Quale è stato, ed è, il ruolo dell Unione Europea, e soprattutto del Fondo Sociale Europeo nelle politiche della formazione continua? Il Libro bianco su istruzione e formazione, della Commissione delle Comunità europee: Insegnare ad apprendere, del 1995, è una tappa essenziale nella politica dell Unione europea sulla di Formazione continua. Il documento, infatti, ha individuato i tre fenomeni cruciali che modificano i sistemi produttivi e caratterizzano l attuale fase economica e sociale: 1. La nascita della società dell informazione. 2. Lo sviluppo della civiltà scientifica e tecnica; in particolare le Nuove Tecnologie dell Informazione (NTI). 3. L universalità dell economia e quindi i processi di globalizzazione. 16

18 Investire nello sviluppo delle risorse umane attraverso l istruzione e la formazione lungo tutto l arco della vita è una delle vie individuate dal libro bianco Crescita, Competitività, occupazione per far fronte ai problemi legati alla disoccupazione. Il Fondo Sociale Europeo, uno dei quattro Fondi Strutturali dell Unione Europea, è volto a sostenere la strategia europea per l occupazione per prevenire e combattere la disoccupazione ed investire nelle risorse umane, promuovendo l occupazione e l integrazione sociale, le pari opportunità tra donne e uomini e la coesione economica e sociale. Il FSE è, inoltre, l unico Fondo strutturale che interviene in modo orizzontale in tutti i paesi e le regioni dell Unione Europea. L obiettivo principale del FSE è quindi la lotta alla disoccupazione, attraverso la formazione di una forza lavoro più competente e preparata a fronteggiare le nuove sfide del mercato e a prevenire la disoccupazione di lunga durata. Per raggiungere questo obiettivo il FSE contribuisce a creare nuovi e migliori posti di lavoro e sviluppando le competenze dei lavoratori, soprattutto delle fasce deboli e di coloro che incontrano particolari difficoltà nella ricerca di un impiego, o nel mantenere il proprio posto di lavoro, o nel reinserimento nel mercato del lavoro. Il FSE sostiene, inoltre, gli Stati membri nel loro tentativo di introdurre e rendere operative nuove politiche attive dell occupazione e nuovi sistemi per combattere le cause della disoccupazione, adattando il proprio intervento alle specifiche condizioni delle varie regioni. Le azioni finanziate dal FSE sono, in sintesi: combattere e prevenire la disoccupazione; evitare la disoccupazione di lunga durata e facilitare il reinserimento dei disoccupati di lunga durata nel mercato del lavoro; sostenere l inserimento professionale dei giovani e di coloro che si reinseriscono nel mercato del lavoro dopo un periodo di assenza; promuovere le pari opportunità per tutti nell accesso al mercato del lavoro, con particolare attenzione verso le persone che rischiano l esclusione sociale; promuovere e migliorare la formazione professionale, l istruzione e l orientamento; promuovere la formazione permanente; 17

19 facilitare e migliorare l accesso e l integrazione nel mercato del lavoro; migliorare e mantenere l occupabilità dei lavoratori; sostenere la mobilità professionale; promuovere e sostenere lo sviluppo di una manodopera competente, qualificata ed adattabile; promuovere l innovazione e l adattabilità nell organizzazione del lavoro; promuovere lo sviluppo dello spirito imprenditoriale e di condizioni facilitanti la creazione di lavoro; promuovere il rafforzamento del potenziale umano nei campi della ricerca, della scienza e della tecnologia; migliorare l accesso e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Nelle azioni finanziate dal FSE, tre le politiche trasversali: sviluppo locale, sviluppo della società dell informazione, pari opportunità tra donne e uomini. Per il perseguimento di tali obiettivi, il FSE finanzia sia le azioni dirette ai singoli, sia azioni volte ad intervenire in modo strutturale per il miglioramento dei sistemi dell istruzione e della formazione professionali e per un migliore funzionamento del mercato del lavoro. Esempi di attività che possono essere co finanziati dal FSE: istruzione e formazione professionale ( attività formative, ma anche orientamento e consulenza: dalla formazione di base all apprendistato, dalla riabilitazione professionale al perfezionamento professionale continuo ); aiuti all occupazione e al lavoro autonomo; formazione post - laurea e formazione di dirigenti e tecnici nel settore ricerca, scienza e sviluppo tecnologico; sviluppo di nuove fonti di occupazione (anche nel settore dell imprenditoria sociale); formazione degli insegnanti, dei formatori e del personale; definizione di strumenti e modalità per il miglioramento dell accesso dei lavoratori alla formazione e all acquisizione di qualifiche; ammodernamento e miglioramento dell efficienza dei servizi di collocamento; sviluppo dei legami tra il mondo del lavoro e gli istituti di formazione, istruzione e ricerca; creazione e sviluppo di sistemi di analisi delle tendenze del mercato del lavoro; 18

20 prestazione di servizi ai destinatari delle azioni cofinanziate (ad esempio fornitura di servizi e strutture per l assistenza ai familiari); misure di approccio socio - pedagogico volte ad agevolare un approccio integrato di inserimento nel mercato del lavoro; sensibilizzazione, informazione e pubblicità; studi, progetti pilota e scambi di esperienze. Le azioni del FSE sono rivolte in generale a tutti i cittadini dell Unione Europea, ma la maggior parte degli interventi è tuttavia indirizzata a categorie specifiche di destinatari, in particolare: disoccupati di lunga durata o esposti al rischio di disoccupazione di lunga durata. I disoccupati di lunga durata sono persone prive di impiego da più di un anno, oppure persone rimaste senza impiego per un periodo inferiore ma sottoposte al rischio di disoccupazione di lunga durata (persone di età matura, portatori di handicap fisico o sociale, persone prive di competenze adeguate, disoccupati senza titolo di studio o con titolo di studio inadeguato, ecc.); giovani in cerca di prima occupazione. In questo ambito sono compresi tutti i giovani che non hanno mai esercitato un attività lavorativa vera e propria. Le situazioni individuali possono essere estremamente differenziate. Il FSE si occupa dei giovani che non hanno terminato il proprio percorso scolastico (drop-out), degli allievi della scuola secondaria superiore, di giovani con qualifica, di universitari e neolaureati, di apprendisti e persone assunte con contratto di formazione lavoro; persone svantaggiate. In questo ambito sono compresi coloro che, occupati e non, rischiano l emarginazione dal mercato del lavoro e l emarginazione dal mercato del lavoro e l emarginazione sociale (persone che soffrono di handicap fisico o sociale; immigrati extracomunitari, disabili, tossicodipendenti e ex-tossicodipendenti, detenuti ed ex-detenuti, ecc.); donne. Le donne, nonostante i progressi registrati nell ultimo decennio, incontrano tutt oggi difficoltà nell inserimento o nel reinserimento nel mercato del lavoro. A ciò si aggiunge la difficoltà di conciliare la vita lavorativa con le esigenze della vita familiare, difficoltà spesso collegata alla carenza di infrastrutture. Il FSE finanzia, quindi, interventi specificamente rivolti alle donne, e particolarmente alle donne in possesso di un diploma difficilmente 19

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