Lupi, genti e territori

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1 Lupi, genti e territori La gestione del lupo in Europa: tutela, monitoraggio, prevenzione e riduzione dei conflitti MAGGIO 2010 SESSIONE POSTER

2 Elenco poster 1. Berzi D., Colombari M., Centofanti E., Errani D. L utilizzo integrato del foto-video trappolaggio come metodologia di indagine conoscitiva sui lupi inurbati e fenotipicamente atipici in una porzione dell Appennino tosco-emiliano. 2. Berzi D., Conti L., Innocenti S., Morgenni F., Sorbetti Guerri F. Le recinzioni elettrificate: analisi dell efficacia nella prevenzione dei danni da Lupo nel contesto toscano. 3. Bresciani T., Gaggero S., Mazzarone V., Russo C., Mattiello S. Analisi del conflitto tra lupo e attività zootecniche nella provincia di Pisa. 4. Cannetiello M., Filogari D., TGA, Vigilanza, Perfetti A. La presenza del lupo (Canis lupus) in un area fortemente antropizzata: il caso del Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli. 5. Canziani M. Grandi carnivori - Diffondere la conoscenza per educare alla convivenza. 6. Canziani M. Grandi carnivori e pastorizia - Campo internazionale di volontariato estivo sulle Alpi. 7. Centofanti E., Sorbetti Guerri F., Gotti C. Tecnologie innovative: l uso della dissuasione acustica nella prevenzione dei danni al patrimonio zootecnico. 8. Colombo M., Marucco F. Selezione dell habitat lungo i percorsi invernali dei lupi nelle Alpi Liguri e Marittime. 9. Convito L., Croce M., Sergiacomi U., Volpi L. Il lupo e le attività zootecniche in Provincia di Perugia: gestione e indagini.

3 10. Cubaynes S., Pradel R., Choquet R., Duchamp C., Gaillard J.M., Lebreton J.D., Marboutin E., Miquel C., Reboulet A-M., Poillot C., Taberlet P., Gimenez O. L importanza di considerare l eterogeneità delle probabilità di individuazione nella stima di abbondanza: il caso dei lupi francesi. 11. Fiorentino F., Marucco F. Analisi della distribuzione del lupo sulle Alpi Occidentali attraverso diversi metodi di rappresentazione cartografica. 12. Giunti L. Divulgazione - Riduzione dei conflitti. 13. Macchi E., Ponzio P., Busin V., Dalmasso S. Valutazione dell efficienza dei cani da guardiania nel contesto zootecnico alpino mediante l utilizzo delle osservazioni comportamentali. 14. Mencucci M., D'amico C. Il monitoraggio del lupo nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. 15. Midulla L., Giachino F., Bertolotti L., Orlando L., Marucco F., Rossi L. Entomologia forense applicata alla datazione degli attacchi da lupo. 16. Panizza G., Roveda D., Marucco F. Presenza del lupo (Canis lupus) nel Parco naturale delle Capanne di Marcarolo (Piemonte, AL) e azioni intraprese per la conservazione. 17. Regine D., Marucco F. Ecologia alimentare del lupo in sistemi multi-preda: tre anni di studio sulle Alpi Occidentali.

4 Abstract dei poster Berzi D.*, Colombari M.**, Centofanti E.*, Errani D.*** * CSDL- Centro per lo Studio e la Documentazione sul Lupo ** Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell Abbadessa *** Circondario Imolese ecento@fototrappolaggio.com L utilizzo integrato del foto-video trappolaggio come metodologia di indagine conoscitiva sui lupi inurbati e fenotipicamente atipici in una porzione dell appennino tosco-emiliano. La metodologia del trappolaggio video-fotografico si è rivelata un valido supporto di ricerca per lo studio riguardante le popolazioni di Lupo (Canis lupus) che negli ultimi anni hanno iniziato a ricolonizzare territori di media e bassa collina nei due versanti tosco-emiliani, fino a spingersi nelle immediate vicinanze di grandi città quali Bologna e Firenze. Nel Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell Abbadessa, a ridosso della città di Bologna, tramite tale tecnica è stato possibile documentare la costituzione di una prima coppia con l avvicendamento del maschio alpha e successivamente le riproduzioni avvenute negli anni 2008 e 2009 con un totale di 12 cuccioli. È stato inoltre possibile studiare l utilizzo del territorio del parco da parte del branco grazie a una rete di postazioni fisse di fototrappole posizionate in punti strategici. L espansione del Lupo nel versante emiliano è avvenuta anche in territori adiacenti al Parco dei Gessi Bolognesi, in particolare nella valle del Santerno fino a quote collinari. In questo territorio tramite il metodo del trappolaggio fotografico è stato possibile documentare all interno del branco di lupi imolesi la presenza di individui adulti e giovani di colore nero. Si è potuto inoltre verificare che il territorio di questo branco si estende dal versante emiliano a quello toscano. Nel territorio toscano con questo metodo è stato possibile accertare la presenza di animali con caratteristiche fenotipiche atipiche, sia nell area del Mugello, che nella Riserva Acquerino Cantagallo (provincia di Prato), in particolare per quanto riguarda colore e lunghezza del mantello. Inoltre la tecnica ha permesso di documentare la presenza della specie e il ruolo nel fenomeno delle predazioni a carico delle specie domestiche, in ambienti prossimi a Firenze e a centri urbani. Il trappolaggio fotografico ha inoltre permesso di registrare la presenza di lupi fenotipicamente atipici anche in altre province quali Forlì, Modena, Reggio Emilia ed Arezzo. I dati del trappolaggio fotografico sono stati affiancati alle analisi genetiche dei vari gruppi presenti in entrambi i versanti effettuate dal laboratorio di genetica dell I.S.P.R.A. 4

5 Berzi D*, Conti L.**, Innocenti S.**, Morgenni F.**, Sorbetti Guerri F.** *CSDL Centro per lo Studio e la Documentazione sul Lupo ** DEISTAF Dipartimento di Economia, Ingegneria, Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali - Università di Firenze francesco.sorbettiguerri@unifi.it Le recinzioni elettrificate: analisi dell efficacia nella prevenzione dei danni da Lupo nel contesto toscano. Le recinzioni elettrificate costituiscono una delle soluzioni preventive più frequentemente proposte e utilizzate per la difesa degli animali al pascolo dagli attacchi di predatori. Le recinzioni costituiscono, infatti, uno strumento di prevenzione efficace anche in zone dove altri sistemi (es. cani da guardiania) possono creare situazioni di difficoltà e imbarazzo con turisti, escursionisti, ecc. Tali soluzioni possono avere caratteristiche molto diversificate, in base al tipo di materiale usato, alle necessità di spostamento delle stesse fra aree diverse, alla dimensione delle superfici da proteggere, ecc. In base a tali requisiti le opere dovranno quindi essere progettate e realizzate in modo specifico. In molti casi, invece, vengono fornite indicazioni generiche sulla realizzazione delle opere, cosa che può portare alla costruzione di strutture inefficaci e/o caratterizzate da oneri di realizzazione e gestione insostenibili per l allevatore. Ciò col rischio di accrescere la diffidenza delle categorie danneggiate verso ogni attività di prevenzione suggerita. Nell ambito dell attività di prevenzione danni da predatori condotta dall Amministrazione provinciale di Firenze, svolta dal CSDL, sono stati realizzati e testati vari impianti con caratteristiche diverse, per poi giungere alla definizione di una tipologia di recinzione per la difesa di superfici di grandi dimensioni destinate al pascolo. Alcune di queste recinzioni sono state messe in opera con il contributo della Comunità Montana Mugello: tra il 2005 ed il 2010 sono stati costruiti 11 impianti, per una lunghezza complessiva di circa 22 km e un estensione fino a 60 ha. Attraverso la collaborazione con il DEISTAF dell Università di Firenze, gli impianti sono stati successivamente posti sotto monitoraggio. In particolare, sono stati analizzati dati relativi ai tassi di predazione (capi predati/anno) negli anni precedenti e successivi alla realizzazione dell impianto. Parallelamente, con l uso di telecamere ad infrarossi, sono stati osservati alcuni impianti per verificare il comportamento degli animali selvatici al contatto con la recinzione. Occorre sottolineare che, nell arco temporale considerato, il lupo (Canis lupus) è rimasto presente nelle immediate vicinanze degli allevamenti zootecnici, come emerso da una parallela attività di monitoraggio faunistico. I dati ottenuti indicano un elevata efficacia degli impianti, con una riduzione media del 93,8% dei capi predati nell arco di circa giorni totali di funzionamento. Le uniche perdite subite all interno delle recinzioni sono da attribuire a casi di errata gestione o montaggio dell impianto; ciò a dimostrazione di come i dettagli tecnico-costruttivi siano di fondamentale importanza per il corretto funzionamento dell intervento. Il lavoro illustra le principali informazioni tecniche relative agli impianti realizzati e mette in evidenza sia i punti di forza che le criticità degli stessi. 5

6 Bresciani T.*, Gaggero S.*, Mazzarone V.**, Russo C.***, Mattiello S.* *Università di Milano, Dipartimento di Scienze Animali **Amministrazione Provinciale di Pisa, Servizio Forestazione e Difesa Fauna ***Università di Pisa, Dipartimento di Produzioni Animali silvana.mattiello@unimi.it Analisi del conflitto tra lupo e attività zootecniche nella provincia di Pisa. E stata effettuata un indagine tramite interviste dirette in 73 allevamenti ovini della Val di Cecina (PI), allo scopo di evidenziare le problematiche di conflitto tra lupo ed attività zootecniche e valutare l efficacia delle possibili soluzioni. E emersa l esistenza di un acceso conflitto tra la presenza del lupo ed il settore zootecnico nella provincia di Pisa. Il 73% degli allevamenti visitati ha subito negli ultimi anni almeno un episodio di predazione e il 37% è attualmente cronicamente colpito dal fenomeno ( 2 eventi/anno). La predazione rappresenta la principale causa di mortalità degli ovini nella metà delle aziende presenti; di fatto, gli attacchi portano frequentemente all uccisione di numerosi capi di bestiame, con una media di 7,05 pecore uccise per episodio. Gli allevatori attribuiscono al lupo la responsabilità della quasi totalità di tali episodi, sebbene soltanto in meno di un terzo dei casi sia stato effettuato l accertamento del danno da parte di personale qualificato. Gli episodi di predazione si verificano prevalentemente durante le ore notturne, e si concentrano con maggior frequenza nella stagione primaverile. La frequenza ed il numero degli attacchi appaiono essersi intensificati notevolmente nel corso dell ultimo decennio. Il problema risulta interessare in particolare i comuni dell entroterra dell Alta Val di Cecina, mentre i comuni più occidentali, appartenenti alla Bassa Val di Cecina e più prossimi al mare, appaiono esenti. La predazione risulta inoltre significativamente più frequente nelle aree circostanti le Riserve Naturali di Berignone-Tatti e Monterufoli, dove è accertata la presenza stabile di un branco di lupi. Una densa copertura vegetale nell area dell allevamento, un ampia superficie aziendale ed un elevato numero di capi hanno significativamente aumentato la probabilità di manifestazione di episodi di predazione cronica, mentre un basso rapporto capi/operatori ed il confinamento notturno in stalle o ricoveri chiusi hanno significativamente ridotto tale probabilità. I sistemi difensivi impiegati nell area di studio sono rappresentati da cani da guardianìa (utilizzati in più della metà delle aziende visitate, ma spesso in numero insufficiente rispetto al numero di pecore presenti), recinzioni notturne antipredatore (presenti in 5 aziende e ritenute abbastanza utili dagli allevatori) e, in minor misura, deterrenti passivi (cannoncini a gas). Le denunce ufficiali di attacchi al bestiame sono nettamente inferiori al reale numero di eventi di predazione, a causa dell obbligo di smaltimento delle carcasse, che avviene a spese del titolare dell azienda, e dell introduzione dell attuale Legge Regionale n 26/05 sulla Tutela del patrimonio zootecnico soggetto a predazione, che abolisce i rimborsi diretti per i capi predati. Il 73% degli intervistati ha dichiarato di non conoscere l attuale legge regionale sulla tutela del patrimonio zootecnico soggetto a predazione; tuttavia, il 62% di essi ritiene opportuno rivederla. Solo il 29% degli intervistati ritiene opportuno sostenere finanziariamente la messa in opera di misure difensive antilupo. Il 43% dei soggetti ritiene necessario catturare i lupi presenti e traslocarli in aree non interessate da attività zootecniche, mentre il 49% si è espresso a favore dell abbattimento del lupo, erroneamente ritenuto frutto di interventi di recenti programmi di reintroduzione e oggetto di interventi di ripopolamento ad opera di enti pubblici ed associazioni ambientaliste. Le infondate persuasioni sulle cause della presenza della specie sul territorio e l atteggiamento negativo che ne deriva evidenziano come la partecipazione attiva, l informazione e la sensibilizzazione delle popolazioni locali siano fondamentali per garantire la tolleranza e l accettazione del predatore e per l attenuazione del conflitto tra lupo e zootecnia. 6

7 Cannetiello M., Filogari D., TGA, Vigilanza, Perfetti A. Ente Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli La presenza del lupo (Canis lupus) in un area fortemente antropizzata: il caso del Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli. La presenza del lupo nel Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli (PMSRM) rappresenta un evento di grande interesse con aspetti peculiari per le caratteristiche geografiche ed ecologiche del territorio. Il territorio del PMSRM, con i suoi ettari, lungo l intero perimetro è delimitato da rilevanti barriere artificiali (Viareggio a Nord, Livorno a Sud, Pisa, Vecchiano e Massarosa e le infrastrutture stradali ad Est ed il mare ad Ovest) che lo rendono del tutto isolato dal territorio circostante, anche se presenta al suo interno aree ad elevata vocazionalità per il lupo vista la notevole densità di daino e cinghiale, l ampia estensione della copertura boschiva (più del 50% del territorio, comprensivo delle zone umide) ed il vigente regime di area protetta. Le prime segnalazioni della presenza del lupo all interno del territorio del PMSRM risalgono ad un avvistamento del febbraio 2007 dal personale del Parco (Servizio di Tutela e Gestione Ambientale) a cui sono seguite ulteriori osservazioni e rilievi di svariati segni di presenza del canide (predazioni, fatte ed impronte) in modo irregolare fino a marzo Queste informazioni danno un ulteriore segnale del processo di espansione che sta caratterizzando le popolazioni di lupo presenti nella Provincia di Pisa e fanno seguito ad altre osservazioni avvenute nelle zone vicine. Difatti dalle ultime indagini la distribuzione della popolazione di lupo nella provincia di Pisa, a Sud del PMSRM, vede l esistenza di tre nuclei riproduttivi stabili e le segnalazioni di presenze occasionali nei comuni di Capannoli e Palaia. Al fine di chiarire alcuni aspetti della biologia della specie il PMSRM ha iniziato, in questi ultime sei mesi, un campionamento con periodici transetti di 10 Km, per il rilevamento dei segni di presenza del lupo nell area protetta. Alla luce di queste considerazioni, la conoscenza delle dinamiche ecologiche in un area planiziale costiera mediterranea come il PMSRM, in cui è accertata la presenza continuativa di un singolo individuo adulto di lupo, incrementa le informazioni sulla biologia della specie in regioni tirreniche e mette in luce i limiti di vocazionalità in territori fortemente antropizzati. 7

8 Canziani M. Legambiente Lombardia Onlus Grandi carnivori - Diffondere la conoscenza per educare alla convivenza. La Valle Camonica è al centro di importanti dinamiche di ricolonizzazione da parte dei grandi carnivori (Lupo, Orso bruno e Lince) legate a programmi di reintroduzione avvenuti in Italia, in altri Paesi europei o a dinamiche naturali. Tali fenomeni risultano talvolta particolarmente impattanti sul piano emotivo e su quello economico a causa di una generale sottovalutazione dei fenomeni da parte degli enti territoriali e ad un conseguente modesto impegno da parte degli stessi nell informazione, sensibilizzazione e formazione delle comunità locali. Per queste ragioni, la Comunità Montana di Valle Camonica e Legambiente - grazie al contributo della Fondazione Cariplo e del Comune di Paspardo (BS), con la partecipazione dell Università degli Studi di Milano Bicocca e con il patrocinio di Regione Lombardia, CIPRA e Federparchi hanno avviato il progetto biennale GRANDI CARNIVORI: DIFFONDERE LA CONOSCENZA PER EDUCARE ALLA CONVIVENZA. Il progetto attraverso la gestione di incontri, corsi, attività di supporto tecnico, attività ricreative, attività didattiche, la produzione di materiale informativo mirato nonché mediante la promozione e la dotazione di strumenti di prevenzione - mira a: dotare il sistema territoriale di riferimento dei supporti informativi, tecnici e formativi necessari al corretto orientamento del rapporto tra popolazioni locali e grandi carnivori; diffondere corrette informazioni circa le dinamiche di ricolonizzazione; diffondere corrette informazioni circa le basilari regole comportamentali utili a ridurre eventuali pericoli o conflitti con le persone e con le attività economiche di montagna; diffondere corrette informazioni circa le cautele da applicare al fine di non compromettere la qualità ambientale di aree sensibili; fornire gli strumenti conoscitivi utili a trasformare la presenza dei grandi carnivori sulle Alpi in una occasione di crescita per la comunità locale, anche in una logica equilibrata di marketing territoriale basato su criteri di sostenibilità; coinvolgere e responsabilizzare alcuni settori della comunità locale particolarmente sensibili e potenzialmente conflittuali (cacciatori, agricoltori e allevatori) in azioni di monitoraggio e tutela dei grandi carnivori; fornire gli strumenti conoscitivi agli amministratori locali al fine di consentire loro di rispondere adeguatamente alle sollecitazioni delle comunità locali; fornire gli strumenti formativi agli insegnanti al fine di incrementare la capacità di informazione e coinvolgimento delle comunità locali in relazione al ritorno dei grandi carnivori sulle Alpi, anche oltre le scadenze temporali previste dal progetto; fornire adeguate informazioni ai media affinché i mezzi di informazione contribuiscano alla diffusione di informazioni corrette; ottenere informazioni attendibili circa la percezione dei grandi carnivori da parte delle comunità locali prima (per orientare) e dopo (per valutare) le attività del progetto. 8

9 Canziani M. Legambiente Lombardia Onlus Grandi carnivori e pastorizia - Campo internazionale di volontariato estivo sulle Alpi. La Valle Camonica è al centro di importanti dinamiche di ricolonizzazione da parte dei grandi carnivori legate a programmi di reintroduzione avvenuti in Italia (Orso bruno Trentino), in altri Paesi europei (Lince Francia, Svizzera, Austria e Slovenia) o a dinamiche naturali (Lupo Italia; Orso bruno - Slovenia). Tali dinamiche risultano talvolta particolarmente impattanti sul piano emotivo e su quello economico a causa di una generale sottovalutazione dei fenomeni da parte degli enti territoriali e ad un conseguente modesto impegno da parte degli stessi nell informazione, sensibilizzazione e formazione delle comunità locali e nella determinazione di strumenti utili alla prevenzione ed all indennizzo dei danni. La Valle Camonica è anche un luogo simbolico nel contesto alpino lombardo nel quale sperimentare un nuovo percorso di convivenza tra comunità locali e grandi carnivori, poiché è in Valle Camonica che nei secoli scorsi è stato registrato l ultimo abbattimento sul territorio regionale di Lince (1845) e, un secolo più tardi, di Orso bruno (1945) ed è nella stessa Valle Camonica che si registra ora il ritorno dell Orso bruno da est, della Lince da nord e del Lupo da ovest. In questo contesto socio-ambientale e nell ambito di un più ampio impegno di Legambiente per la tutela dei grandi carnivori, nell estate 2010 l Associazione, in collaborazione con l Associazione Pastori Lombardi, curerà due campi sperimentali a supporto dei pastori che monticano pecore e capre in Valle Camonica e che intendono utilizzare recinzioni elettificate per la stabulazione notturna degli animali. I campi, attivati grazie al contributo della Comunità Montana di Valle Camonica/Parco dell Adamello, prevedono la formazione dei volontari nel corso dei primi due giorni, al termine dei quali inizieranno le attività di campo al seguito dei pastori. I lavori consisteranno in generale nel supporto dei pastori nelle normali attività di gestione delle greggi, con particolare riferimento alla sorveglianza degli animali ed al montaggio, allo smontaggio ed al trasporto di recinzioni elettrificate utili a custodire le greggi durante la notte. I campi che prevedono la partecipazione 3/5 volontari maggiorenni per turno - saranno itineranti coerentemente con le normali modalità di sfruttamento dei pascoli - e l'alloggio sarà una tenda o, dove possibile, un alpeggio. La fase sperimentale prevista per il 2010 prevede due campi: il primo da domenica 25 luglio a sabato 7 agosto ed il secondo da domenica 8 agosto a domenica 22 agosto. 9

10 Centofanti E.*, Sorbetti Guerri F.**, Gotti C.* * Fototrappolaggio.com ** Università di Firenze - Dipartimento di Economia, Ingegneria, Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali ecento@fototrappolaggio.com Tecnologie innovative: l uso della dissuasione acustica nella prevenzione dei danni al patrimonio zootecnico. I danni derivati dalla fauna selvatica al patrimonio zootecnico così come alle colture agricole sono una realtà che va sempre più espandendosi. Negli ultimi anni questi appaiono ancor più rilevanti a fronte dell aumento nel nostro paese delle popolazioni di ungulati selvatici e conseguentemente di quelle dei grandi carnivori. L impiego di un nuovo sistema di dissuasione acustica e sensore piroelettrico incorporato oltre ad avere efficacia sugli ungulati può essere applicato anche sui grandi carnivori e sta dando buoni risultati sul lupo (Canis lupus) in varie aree italiane (Toscana, Emilia-Romagna, Marche), dove sono in corso sperimentazioni per affinarne l efficacia dissuasiva e la metodologia di utilizzo. In Toscana in particolare è stato impiegato, finora con successo, all interno del circondario Empolese - Valdelsa e in altre zone della Provincia di Firenze in collaborazione con l APA (Associazione Provinciale degli Allevatori). In Emilia- Romagna è utilizzato in provincia di Bologna, per la prevenzione dei danni da lupo sugli allevamenti ovi-caprini. In Friuli Venezia Giulia sono in corso sessioni sperimentali per la dissuasione di orsi (Ursus arctos) problematici a protezione degli allevamenti e degli apiari e prossimamente verrà utilizzato in Abruzzo sia sul lupo che sull orso. Anche Lazio e Piemonte si stanno dotando di tale sistema per fronteggiare le problematiche legate ai danni da grandi predatori. Dai dati preliminari derivanti dalle sperimentazioni nelle varie aree sta emergendo che l utilizzo del dissuasore acustico con sensori e programmazioni tramite timer integrato sta dando risultati più che incoraggianti, e il posizionamento nei pressi di aree di contenimento notturne in alcune aziende zootecniche in esame ha ridotto notevolmente gli eventi di predazione, così come il suo utilizzo abbinato all installazione di recinzioni elettriche per il ricovero notturno del bestiame in alpeggio. La concezione innovativa di tale strumento, fondata sulla riproduzione randomizzata di numerosi e diversi suoni e rumori archiviati in formato Mp3, sulla tecnologia wireless con sensori remoti aggiuntivi, e sulla possibilità di autoricarica tramite pannello solare, permette di fornire al mondo della zootecnia un nuovo mezzo di difesa che potrebbe contribuire a una migliore convivenza con i grandi predatori. 10

11 Colombo M., Marucco F. Centro Gestione e Conservazione Grandi Carnivori mattiacolombo@tiscali.it Selezione dell habitat lungo i percorsi invernali dei lupi nelle Alpi Liguri e Marittime. La ricolonizzazione naturale del lupo sulle Alpi Occidentali, una regione densamente abitata, è iniziata nei tardi anni 90. La conservazione di questa specie dipende dalla comprensione di se e come le attività umane, come il turismo invernale, influenzano la selezione dell habitat da parte del lupo. Sono state analizzate le variabili ambientali selezionate naturalmente dal lupo lungo 933,5 km di tracciature su neve di 6 branchi durante 2 stagioni invernali ( ) nelle Alpi Occidentali. Le tracciature di lupo registrate con la tecnica dello snow-tracking sono state attribuite ai diversi branchi grazie ad analisi genetiche effettuate sugli escrementi raccolti lungo le tracciature. I dati sono stati elaborati tramite un software GIS (ArcGIS 9.1) e testati con ipotesi statistica attraverso un analisi di composizione. È stato indagato il modo in cui le variabili topografiche (altitudine, esposizione, pendenza, orografia, uso del suolo) e le variabili di valutazione dell impatto antropico (presenza di aree sciistiche, strade, insediamenti umani) sono state selezionate dal lupo. I lupi hanno evitato le aree rocciose(λ=0.177, χ 2 =41.0, P<0.001), gli insediamenti umani, le aree sciistiche (Λ=0.087, χ 2 =304.1, P<<0.001) e le strade aperte al traffico (Λ=0.286, χ 2 =36.5, P<0.001). I lupi hanno selezionato positivamente i fondovalle, quote basse e aree boscate. L analisi di selezione dell habitat a scala locale può ottimizzare gli sforzi per mantenere questa specie minacciata in un habitat frammentato come quello alpino.. 11

12 Convito L.*, Croce M.*, Sergiacomi U.**, Volpi L.* * Servizio gestione faunistica e protezione ambientale, Provincia di Perugia ** Osservatorio Faunistico Regionale, Regione Umbria michele.croce@provincia.perugia.it Il lupo e le attività zootecniche in Provincia di Perugia: gestione e indagini. Attualmente il lupo ha ricolonizzato gran parte del territorio regionale da cui era ormai assente da alcuni decenni. Questo processo ha portato ad un crescente conflitto con le attività zootecniche, soprattutto quelle legate al pascolo brado di ovini e bovini. Nel periodo il numero medio di attacchi/anno è stato di 132,4 (DS=15,85) per una spesa media annua di ,76 (DS=19.447,61 ). Gli attacchi al patrimonio zootecnico colpiscono una percentuale minima dei capi allevati in Umbria (lo 0,3% nel 2004, secondo i dati sugli allevamenti di fonte ASL), ma diventano problematici in casi di particolari località o di sistemi di gestione che favoriscono attacchi ripetuti. L importo del risarcimento erogato è variato negli anni, passando da circa il 30% del danno accertato fino al 2001, al 100% fino al 2006, per poi diminuire successivamente. Cumulativamente negli anni gli attacchi sono distribuiti concentrandosi fra aprile e novembre, quando sia gli ovini che i bovini vengono condotti al pascolo brado nei territori montani e altocollinari. Maggiormente colpiti risultano gli ovini con in media il 77,89% dei capi complessivamente uccisi fra il 2004 ed il 2009 che scendono al 13,69% per i bovini, che risultano comunque molto più costosi in termini di risarcimento (es. nel 2009 il 50,74% dell importo del risarcimento per i capi morti e feriti spetta ai bovini, mentre agli ovini solo il 33,89%). Il Servizio gestione faunistica e protezione ambientale della Provincia si occupa della istruttoria dei risarcimenti agli allevatori secondo la seguente procedura: raccolta delle denunce delle predazioni da parte degli allevatori, trasmissione delle segnalazioni alle ASL competenti per territorio, raccolta dei verbali di accertamento dei veterinari, rendicontazione alla Regione dell ammontare dei danni, erogazione degli indennizzi sulla base dello stanziamento regionale. Considerato il regime di protezione del lupo, gli unici interventi programmabili tesi a risolvere i conflitti con le attività antropiche, rientrano nella categoria della prevenzione. Grazie all esperienza del progetto Life Coex (5 nazioni europee coinvolte, durata dal 2004 al 2008, con l obiettivo di sviluppare le condizioni socio-economiche e legali per ridurre il conflitto tra grandi carnivori e zootecnia attraverso un approccio partecipativo) si è cominciato a fornire consulenze agli allevatori colpiti da predazioni per migliorare le condizioni di gestione del bestiame (individuando le criticità dell allevamento, fornendo cani pastore maremmanoabruzzesi e recinzioni elettriche) cercando di rendere più difficile l accesso al patrimonio domestico, migliorando anche la percezione del ruolo della PA da parte degli allevatori. La normativa regionale è stata adeguata nel tempo sia ad alcune esigenze degli allevatori (ammissione del risarcimento per i capi feriti, per gli Ungulati selvatici in allevamento a scopo alimentare, per lo smaltimento delle carcasse; Legge Reg. n 25/2004) che a quelle di una gestione più efficace (risarcimento legato all uso dei mezzi di prevenzione; Legge Reg. n 17/2009). Nonostante la normativa regionale vigente non preveda distinzione di predatori fra lupo e fauna inselvatichita ai fini del risarcimento, sono stati organizzati corsi ECM in collaborazione con l Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell Umbria e delle Marche, sez. di Perugia (IZSUM), per i veterinari delle ASL incaricati dell accertamento dei danni. 12

13 Per consentire un adeguata programmazione ed una concentrazione degli interventi nelle aree a maggior rischio, è basilare la conoscenza della consistenza e della distribuzione del lupo nel territorio regionale. A tal fine la Regione Umbria e le Province di Perugia e Terni, nell ambito delle attività svolte dall Osservatorio Faunistico Regionale, hanno intrapreso una serie di ricerche e monitoraggi tesi ad acquisire il maggior numero possibile di informazioni sullo status e la distribuzione del lupo. Per ottimizzare il lavoro e sfruttare tutte le disponibilità di risorse economiche ed umane è stato scelto un approccio multimetodologico che garantisse la miglior resa possibile. Nel corso degli ultimi cinque anni sono stati effettuati monitoraggi, in particolare attraverso: raccolta carcasse e necroscopie presso l IZSUM, realizzazione di circuiti per il wolf-howling, raccolta escrementi per l analisi genetica, fototrappolamento per lo studio della distribuzione e dei ritmi circadiani. Nel 2004 in collaborazione con il Dipartimento di Biologia Animale ed Ecologia dell Università degli Studi di Perugia, a seguito della cattura accidentale di un giovane lupo femmina in una gabbia per cinghiali, è stato anche possibile realizzare un progetto di radiotelemetria GPS. In questo lavoro vengono riportati i dati acquisiti ed una serie di considerazioni sulle metodiche utilizzate evidenziando l importanza della sinergia esplicata. 13

14 Cubaynes S*., Pradel R.*, Choquet R.*, Duchamp C., Gaillard J.M., Lebreton J.D.*, Marboutin E., Miquel C., Reboulet A-M.*, Poillot C., Taberlet P., Gimenez O.* *Centre d'ecologie Fonctionnelle et Evolutive Institut de Mathématiques et Modélisation de Montpellier Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage Université de Lyon, Centre National de la Recherche Scientifique Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage Laboratoire d'ecologie Alpine, Université J. Fourier L importanza di considerare l eterogeneità delle probabilità di individuazione nella stima di abbondanza: il caso dei lupi francesi. La valutazione di strategie di conservazione richiede stime affidabili di abbondanza. Poichè l individuazione di tutti gli individui è molto spesso impossibile in popolazioni selvatiche, le procedure di stima devono considerare una probabilità di individuazione <1. I metodi di cattura-ricattura permettono ai biologi di superare questa difficoltà di individuabilità. I modelli di cattura-ricattura per popolazioni aperte sono comunque basati sull assunto che tutti gli individui condividono la stessa probabilità di individuazione, sebbene l eterogeneità delle probabilità di individuazione tra gli individui ha portato a sottostimare l abbondanza in popolazioni chiuse. Abbiamo sviluppato un modello cattura-ricattura per una popolazione aperta, che considera più eventi e proposto uno stimatore, ad esso associato, delle dimensioni della popolazione che considera anche la variazione individuale nella probabilità di individuazione (IDH). Abbiamo considerato un modello su due classi con individui debolmente e altamente individuabili per tenere conto dell IDH. La probabilità di sopravvivenza è stata stimata a 0,75 (0,54-0,94) nella classe con bassa individuabilità, mentre ha raggiiunto 0,90 (0,71-0,98) nella classe con alta probabilità di individuazione. In uno studio non invasivo di cattura-ricattura basato su genotipi identificati tramite feci e peli, è stata individuata una forte sottostima delle dimensioni di popolazione (27% media) ottenuta ignorando la probabilità di individuazione degli individui. 14

15 Fiorentino F.*, Marucco F.*, Boitani L. *Centro Gestione e Conservazione Grandi Carnivori Dipartimento di Biologia Animale e dell uomo - Università di Roma "La Sapienza" federica.fiorentino@gmail.com Analisi della distribuzione del lupo sulle Alpi Occidentali attraverso diversi metodi di rappresentazione cartografica. Il lupo ha recentemente ricolonizzato le Alpi Occidentali, in particolare le regioni montuose della regione Piemonte, dall Appennino fino alle Alpi Lepontine. L obiettivo di questo studio è stato quello di quantificare la distribuzione del lupo nella regione, determinare il suo andamento nel tempo e definire i metodi migliori per rappresentarla. La definizione della distribuzione di una specie e del suo andamento nel tempo è di fondamentale importanza per la sua gestione e conservazione. In questo studio sono stati comparati tre diversi metodi di mappatura a scale differenti per rappresentare la distribuzione del lupo in Piemonte in un arco di tempo di sei anni. I risultati hanno mostrato un andamento positivo delle dimensioni della distribuzione dal 2003 al 2006, con una crescita ridotta nei successivi tre inverni. Questi risultati sono in accordo con i dati che mostrano l andamento della popolazione. La distribuzione è stata inoltre rappresentata utilizzando unicamente i dati confermati dalle analisi genetiche, ottenendo mappe di distribuzione estremamente conservative. Infine, le mappe di distribuzione ottenute con metodi differenti sono state comparate tramite analisi di composizione e configurazione, tramite il software Fragstats. La distribuzione definita utilizzando griglie con lato di 5 km è risultata essere quella preferibile, simile a quella ottenuta utilizzando buffer di 5 km, ma più affidabile per studi transfrontalieri. La distribuzione definita utilizzando una griglia di lato 10 km è risultata piuttosto affidabile, ma con una minore risoluzione. Le distribuzioni definite attraverso griglie di lato 2,5 km e buffer di 2,5 km sono risultate molto frammentate e piccole, ma estremamente sensibili a piccoli cambiamenti, mentre i buffer di 10 km hanno definito un area di distribuzione molto ampia e non affidabile per studi a livello regionale. Infine, la definizione della distribuzione attraverso i confini dei comuni, si è rivelato un approccio poco scientifico e preferibilmente non utilizzabile. 15

16 Giunti L. Parco Naturale Orsiera Rocciavrè Divulgazione - Riduzione dei conflitti. Il Progetto Lupo della Regione Piemonte ha previsto fin dall inizio azioni volte alla riduzione dei conflitti e alla divulgazione. La riduzione dei conflitti prevede per prima cosa attività pratiche ed interventi sul campo (rimborsi, attrezzature di prevenzione, cani da guardiania) ma, sul medio-lungo periodo, cerca di indurre anche un cambiamento di mentalità sia per gli addetti alla zootecnia sia per altri attori coinvolti (amministratori, cacciatori, escursionisti, naturalisti). Il Parco Naturale Orsiera Rocciavré, istituito nel 1980, ha una lunga tradizione di divulgazione: attraverso progetti didattici con scuole di ogni ordine e grado (dalla materna all università), attraverso molteplici pubblicazioni, ed infine attraverso numerose conferenze, svolte negli anni in diverse località sia nel territorio di competenza che più lontano. Queste conferenze e serate di diapositive, condotte dal personale del Parco o da tecnici qualificati, hanno riguardato negli anni praticamente ogni aspetto naturalistico, dalla fauna e flora protetta alla gestione del territorio, dai grandi ungulati ai rapaci notturni, dalla montagna alle aree umide, per concentrarsi, in particolare a partire dal 2004, sul ritorno del lupo. Il Parco Naturale Orsiera Rocciavré propone da alcuni anni una conferenza divulgativa intitolata Sulle tracce del Lupo. E divisa in tre parti, Storia, Ricerca e Immaginario, e dura circa due ore. In essa vengono illustrati gli aspetti salienti del lupo, con dati aggiornati ed ufficiali, e con un apparato iconografico e bibliografico particolarmente ampio ed approfondito. Si cerca di offrire una analisi a 360 senza nascondere gli aspetti problematici sollevati dal ritorno del lupo, ma anzi illustrandoli tramite le documentazioni ufficiali per confutare voci inesatte, leggende folcloristiche e allarmi non pertinenti. Si usa talvolta un tono leggero e divertente per coinvolgere maggiormente il pubblico, ma senza mai perdere di vista il rigore scientifico e l obiettività nelle risposte. Una speciale attenzione viene dedicata al capitolo Immaginario. Si sviluppa il tema che, nonostante nella nostra società moderna sia praticamente impossibile per una persona comune osservare un lupo in natura, esso rimane comunque l animale più incastrato nel nostro immaginario collettivo, e lo si dimostra tramite moltissimi esempi tratti dalla pubblicità, dai libri, dai film, dalla toponomastica, dai proverbi e dai modi di dire, dai classici della letteratura e della storia, da capi di abbigliamento e da molti altri prodotti del vivere quotidiano. Nel finale viene proiettato un breve filmato, di proprietà dell Ente Parco, relativo a quattro lupi ripresi all interno del territorio protetto, e si suggerisce la suggestiva provocazione che, forse, sono maturi i tempi per una convivenza uomini-lupi: difficile e problematica, ma possibile. Ad oggi (17 maggio 2010) questa conferenza è stata presentata 40 volte, a pubblici diversi: studenti universitari, scuole elementari, sezioni del CAI, utenti di Rifugi e agriturismi, partecipanti a stage e convegni, appassionati, naturalisti, cittadini di paesi preoccupati del ritorno del lupo nel loro territorio. Il poster presentato alla conferenza mostra una parte delle immagini e dei testi più significativi della conferenza Sulle tracce del lupo. 16

17 Macchi E.*, Ponzio P.**, Busin V., Dalmasso S. *Dip. Morfofisiologia Veterinaria Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Torino **Dip. Patologia Animale Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Torino Medico Veterinario Libero Professionista Responsabile Progetto Integrazione pastorale cani da guardiania P.N.O.R. Valutazione dell efficienza dei cani da guardiania nel contesto zootecnico alpino mediante l utilizzo delle osservazioni comportamentali. Gli allevatori hanno sviluppato, nel corso dei millenni, misure idonee alla protezione delle greggi. I metodi tradizionalmente più utilizzati sono la presenza del pastore durante le ore di pascolo, il confinamento notturno del gregge e l utilizzo dei cani da guardiania. La quasi totale estinzione del lupo, all inizio del secolo ha, però, provocato un lento e inesorabile abbandono di qualunque forma di protezione del bestiame, compreso l utilizzo di questi cani. Durante quest ultimo decennio il lupo è ricomparso in quei territori da cui era stato allontanato, ricolonizzando naturalmente anche le Alpi Occidentali italo-francesi, rendendo nuovamente attuale il problema della convivenza tra lupo e allevatori e mettendo in evidenza le problematiche legate ad un sistema di pascolo evolutosi in assenza di predatori. La regione Piemonte, per gestire la coesistenza stabile tra lupo ed attività economiche, ha avviato un progetto per l integrazione pastorale dei cani da guardiania, svolto in collaborazione con il Parco Naturale Orsiera Rocciavrè(TO). L obiettivo di questa ricerca, realizzata all interno del progetto, è stato (1) la stesura di un etogramma razza specifico ed il suo utilizzo come strumento per valutare l efficienza di un gruppo di soggetti introdotti in tre alpeggi (unità pastorali U.P.) localizzati in Val Chisone, Val Germanasca e Val Sangone (in provincia di Torino) (2) la valutazione del loro impatto sul turismo montano e sulla fauna selvatica. Lo studio ha riguardato 7 cani (4 maschi e 3 femmine di età compresa tra 1 e 3 anni) di tre aziende ad allevamento ovi-caprino, localizzate una per ogni valle e tutte colpite da attacchi da lupo o cane vagante negli ultimi anni: 6 cani erano di razza Cane da Pastore Maremmanoabruzzese, facenti parte del "Progetto per l'integrazione pastorale dei cani da guardiania" del Parco Naturale Orsiera Rocciavrè e 1 cane incrocio tra pastore Maremmano abruzzese e Montagna dei Pirenei, esterno al progetto, in quanto di proprietà del pastore. Le osservazioni sono state effettuate nel periodo di alpeggio (giugno-settembre). I cani appartenenti alle tre U.P. sono stati seguiti per cinque giorni al mese, per quattro mesi consecutivi. In totale, quindi, ciascun soggetto è stato osservato per 20 giorni con circa 8-10 ore di osservazioni giornaliere. Sono stati raccolti, utilizzando le opportune tecniche di campionamento (scan sampling per l etogramma e behaviour sampling per le interazioni), i dati utili (1) alla stesura dell etogramma razza specifico e partendo da questo alla messa a punto di un protocollo per la valutazione dell efficienza dei cani attraverso l analisi dei comportamenti di attenzione, protezione e lealtà; (2) alla valutazione del loro impatto sul turismo montano e sulla fauna selvatica. I dati raccolti sono stati inseriti in un database elettronico al fine di analizzare le sequenze comportamentali dei cani e calcolare le frequenze giornaliere totali di ciascuna categoria comportamentale e di ciascun comportamento all interno delle categorie. I risultati ottenuti sono stati sottoposti ad analisi statistica al fine di individuare differenze significative tra i sessi, tra i soggetti di ogni U.P e tra le diverse U.P. e ponendo il livello di significatività a P< 0,05. I risultati ottenuti mostrano che i cani si trovano all interno del gregge nel 74% del tempo (attenzione), l 85% delle attività sono protettive (protezione) e nessuno dei soggetti ha mostrato comportamenti aggressivi nei confronti del bestiame (lealtà). 17

18 L analisi statistica ha evidenziato alcune differenze significative nell ambito delle frequenze giornaliere calcolate per i diversi comportamenti. Nella secondo parte è stato valutato il comportamento dei cani da guardiania all interno del loro ambiente di lavoro, attraverso le interazioni con altri cani da lavoro appartenenti al gregge (cani da condotta e da guardiania), con la fauna selvatica e con i passanti. L aggressività verso conspecifici, così come verso i turisti è stata molto bassa (rispettivamente 44% e 2%). Al contrario, l atteggiamento predominante nell interazione con un selvatico è risultato essere quello predatorio (91%). I risultati ottenuti da questo studio preliminare sono sovrapponibili a quanto affermato da altri autori sull efficacia di un cane da guardiania che deve trascorrere all incirca l 85% del tempo all interno del gregge e il restante 15% a controllare la zona circostante. La permanenza all interno del gregge, inoltre, coincide con un atteggiamento inattivo ed un comportamento di riposo leggero (dormiveglia). Nonostante questo, il cane è sempre vigile e attento a ciò che lo circonda, quindi in grado di intervenire in caso di pericolo per il gregge. Il comportamento non aggressivo nei confronti delle persone o di altri cani, la reazione a situazioni estranee e la presenza dei tre comportamenti di base suggeriscono una valida possibilità d impiego dei cani da guardiania all interno delle aziende zootecniche alpine. 18

19 Mencucci M., D'amico C. Corpo Forestale dello Stato - Coordinamento Territoriale per l Ambiente del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna. m.mencucci@corpoforestale.it Il monitoraggio del lupo nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. La sorveglianza nelle aree protette : la presenza istituzionale del Corpo Forestale dello Stato come possibilità di raccolta di informazioni ambientali. Nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi la collaborazione l ufficio di sorveglianza del Corpo Forestale dello Stato Coordinamento Territoriale Per l Ambiente CTA CFS, si è tradotta in specifici obbiettivi di formazione faunistica e monitoraggio ambientale, con particolare riferimento alla fauna ungulata ed alla popolazione di lupo. In particolare la presenza costante sul territorio del personale del CFS, ha permesso di condurre, con continuità, dal 2002, il campionamento per il monitoraggio genetico della popolazione di lupo (ISPRA laboratorio di genetica prof. E. Randi raccolti ad 2312 campioni, da cui sono stati estratti 744 genotipi appartenenti a 132 lupi distinti). Insieme al monitoraggio genetico, Il CTA CFS ha svolto una costante raccolta di informazioni sul lupo (629 record di avvistamenti, ululati spontanei, predazioni su selvatici, carcasse, altri segni indiretti), oltre all applicazione di tecniche di monitoraggio tradizionale Wolf Howling (sondaggi su tutto il territorio ed opportunistici sulla verifica della riproduzione pianificati in modo coordinato con le risultanze delle indicazioni provenienti dalla genetica e dai database faunistici) L incrocio dei dati da più fonti ha permesso di evidenziare i dettagli dell uso del territorio da parte del lupo, in relazione ai branchi presenti ed alla loro connessione con l area protetta, identificando 7 branchi principali nel Parco e 2 nelle zone immediatamente circostanti, in un territorio relativamente piccolo, (45000 ha c.a.) ma in cui vi è notevole abbondanza di prede ( la popolazione degli ungulati è monitorata anche grazie all analisi geografica dei reticoli di avvistamento del CTA CFS, 8048 avvistamenti dal 2006), elevata copertura forestale e protezione offerta dal Parco. L abbondanza di prede selvatiche riduce molto l interesse del predatore nei confronti della fauna domestica, ma è possibile studiare in dettaglio anche questo aspetto grazie ai monitoraggi condotti dal CTA CFS, che oggi sono la base per affrontare il nuovo il programma di ricerca LIFE WOLFNET al quale ha aderito il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, il Parco Nazionale della Majella (coordinatore), il Parco Nazionale del Pollino, la Provincia dell'aquila, l'istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, Legambiente e altri 8 enti pubblici, tra riserve naturali, parchi nazionali e regionali e province appenniniche. Il progetto mira a ridurre il conflitto con le attività zootecniche, contrastare il fenomeno delle mortalità illegali, ridurre i rischi sanitari, minimizzare l impatto delle attività antropiche sul ciclo biologico della specie. 19

20 Midulla L. *, Giachino F. **, Bertolotti L.*, Orlando L.***., Marucco F. ***, Rossi L. * * Università di Torino, Facoltà di Medicina Veterinaria ** Entomologo libero professionista ***Centro Gestione e Conservazione Grandi Carnivori luca.midulla@gmail.com Entomologia forense applicata alla datazione degli attacchi da lupo. Nell ambito del progetto di studio sulla biologia e gestione del lupo, si è cercato di sviluppare un protocollo di lavoro che rendesse possibile risalire al tempo trascorso da una predazione. Lo studio è stato condotto all interno del Parco Naturale delle Alpi Marittime, un contesto rappresentativo che rispecchia l ambiente in cui i lupi attaccano il bestiame domestico. Per ciascuno dei quattro periodi (da Maggio ad Ottobre), sono state disposte sei carcasse di capriolo, protette da una gabbia, a tre altitudini differenti (1000, 1500 e 2000 metri s.l.m.). Le carcasse sono state monitorate quotidianamente e gli insetti adulti ed allo stadio larvale sono stati raccolti dalla superficie ed all interno del cadavere e successivamente campionati. Allo stesso modo sono state esaminate le carcasse del bestiame domestico predate nella provincia di Cuneo durante le stagioni di alpeggio del 2006 e Le specie adulte campionate riguardano 9 famiglie di Ditteri e 6 di Coleotteri, mentre le larve sono rappresentate da Calliforidi e Silfidi. Gli stadi larvali possono essere così riassunti: L1 (primo stadio larvale) Calliforidi: 2-8 giorni, L2 (secondo stadio larvale): Calliforidi: 4-10 giorni, L3 (terzo stadio larvale): Lucilia sericata: 4-24 giorni, Calliphora vomitoria: 4-18 giorni, Chrysomya spp.: giorni, Oiceoptoma thoracicum: 13 giorni, Thanatophilus rugosus: 20 giorni. Basandosi su questi dati è stato possibile sviluppare una formula che, prendendo come parametri l altitudine, la temperatura e l esposizione, può rivelare l intervallo post-mortem con una buona approssimazione. I risultati di questi studi permettono dunque di risalire alla data di una predazione, operazione molto utile ai fini del piano di rimborsi regionali per il danno da parte di canide subìto dall allevatore. 20

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