IL CAPITALISMO ALL ITALIANA E I BENEFICI PRIVATI DEL CONTROLLO

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1 IL CAPITALISMO ALL ITALIANA E I BENEFICI PRIVATI DEL CONTROLLO Cumannari è megghiu che futtiri, antico proverbio siciliano 1 Le azioni non si contano, si pesano, Enrico Cuccia 2 Io non me la sono mai presa con gli industriali perchè guadagnano facendo il loro mestiere. Me la prendo con gli industriali che, finanziando i giornali, le campagne elettorali, i partiti, ricattando il governo con la minaccia dei licenziamenti, mantenendo uomini di loro fiducia nei gangli più vitali dei ministeri 1 Si consiglia la lettura di Pierluigi Celli, Comandare è fottere. Manuale politicamente scorretto per aspiranti carrieristi di successo, Mondadori, Enrico Cuccia ( ) è stato un banchiere italiano, tra i più importanti della seconda metà '900. Rappresenta una delle figure di spicco della scena economico-finanziaria italiana del XX secolo. Fino dal 1944, Enrico Cuccia seguì la vicenda di Mediobanca, quando Mattioli propose un "ente specializzato per i cosiddetti finanziamenti a medio termine" (in sostanza, un modo per superare la legge bancaria del 1936). Nell'aprile 1946, Cuccia divenne il direttore della nuova società, posseduta da Credito Italiano, Comit e Banco di Roma. Il 3 novembre 1944 fece parte della delegazione italiana, composta tra gli altri da Egidio Ortona e Raffaele Mattioli, che si recò a Washington con l'obiettivo di richiedere al governo statunitense aiuti per la ricostruzione post-bellica italiana. Mediobanca divenne in breve tempo il centro del mondo finanziario e politico italiano. Il caso più importante, tra le numerose grandi transazioni economicofinanziarie gestite da Cuccia e da Mediobanca, fu sicuramente la scalata alla Montedison di Giorgio Valerio da parte dell'eni di Eugenio Cefis. L istituto costituì il perno di un sistema di alleanze, che attraverso partecipazioni incrociate e patti parasociali garantiva stabilità degli assetti proprietari dei maggiori gruppi industriali. Mediobanca accrebbe anche la gamma delle sue partecipazioni azionarie, che diventarono veri certificati di garanzia per le imprese partecipate. Un altro aspetto importante dell azione di Cuccia fu l apertura internazionale che avvenne nel 1955, dopo contatti intensi con André Meyer della Lazard di New York. Nel suo viaggio statunitense del 1965 Antonio Maccanico ebbe modo di apprezzare la considerazione che si avesse a Wall Street per Enrico Cuccia, il cui nome era all'epoca in Italia quasi del tutto sconosciuto al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Alla sua morte il civico di via Filodrammatici dove ha sede Mediobanca fu ribattezzato dal comune di Milano "piazzetta Cuccia". Si consiglia la lettura di Fabio Tamburini, Un siciliano a Milano, Milano, Longanesi, 1992

2 economici...riescono a continuare nel comodo distema della privatizzazione dei profitti e della nazionalizzazione delle perdite, Ernesto Rossi 3 Il guaio è che il successo che ha arriso all impresa quasi sempre produce anche un senso di forte arroganza e un ottundimento del senso critico, per cui si persiste nel credere che il modello di gestione adottato fino a quel momento sia il segreto del successo e che quindi non debba essere cambiato. In questo consiste ciò che Adizes chiama trappola del fondatore : trappola che porta al decadimento o al fallimento dell impresa, Claudio Dematté 4 Parco buoi è un volgarismo utilizzato quale sinonimo di massa di persone - la categoria di piccoli e medi risparmiatori - che, improvvisatisi investitori, agiscono sui mercati mobiliari e finanziari e che, senza disporre a volte della necessaria preparazione, fanno uso di strumenti finanziari esoterici, destinati a operatori finanziari o investitori professionali. A muovere tale massa di persone vi è l'attesa, o la promessa, di un facile guadagno, un'aspettativa che li porta spesso ad essere vittime di gravi perdite o veri e propri tracolli. La locuzione rappresenta una metafora che accosta questa folla di improvvisati investitori a una schiera di bovini in attesa, inconsapevoli di essere destinati al macello, mentre dietro di loro è già pronta una nuova generazione di capi che andrà a sostituirli. 3 Tratto da Ernesto Rossi, Capitalismo inquinato, a cura di Roberto Petrini, Laterza, 1993, p. 97. Ernesto Rossi ( ) è stato un politico, giornalista e antifascista italiano che ha operato nell'ambito del Partito d'azione e del successivo Partito Radicale. Con Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni è, in Italia, il massimo promotore dell'europeismo. Il Manifesto di Ventotene, di cui condivise la stesura con Spinelli e che fu pubblicato e curato da Colorni, è il suo libro più importante e il suo testamento morale. Di E. Rossi si consiglia la lettura di Abolire la miseria, Laterza, 1977; Aria fritta, Laterza, 1956; I padroni del vapore, Laterza, Claudio Dematté (Trento, 1942 Milano, 19 marzo 2004) è stato un economista italiano. Fu professore di Economia aziendale presso l'università Bocconi di Milano e fondatore della Scuola di Direzione Aziendale dello stesso ateneo. Ricoprì anche importanti incarichi in aziende pubbliche e private, in particolare la presidenza della RAI e quella delle Ferrovie dello Stato.

3 Pontiggia 5 mirabilmente scrisse che Il parco buoi è formato da quei minuscoli investitori che ha la tendenza perversa a comperare quando la Borsa sale e a vendere quando scende. L euforia per una ascesa che si spera infinita è pari al panico per una flessione che si teme illimitata. Nessuno è mai diventato ricco in questo modo. Caffè 6 utilizzava l espressione praticoni pittoreschi 7 : Un livello di informazione economica del tutto deteriore potrebbe essere evitato solo che i praticoni dedicassero qualche tempo a un aggiornamento culturale per il quale sono disponibili strumenti anche di tipo divulgativo. 5 Pontiggia G., Le sabbie immobili, Il Mulino, Dell autore si consigliano Vite di uomini non illustri, Mondadori, 1994; La morte in banca, Mondadori, Federico Caffè ( ) è stato un economista italiano. Come economista di stampo keynesiano si interessò a tematiche macroeconomiche ed all'economia del benessere. Nel 1945 fu consulente del Ministro della Ricostruzione Meuccio Ruini durante il governo Parri. Lavorò inizialmente presso la Banca d'italia. In seguito, fino alla sua scomparsa, fu professore di Politica economica e finanziaria presso l'università La Sapienza di Roma. Intere generazioni di economisti italiani si formarono alla sua scuola (fu relatore della tesi di laurea di più di mille studenti), alcuni dei quali insegnano ancora nella stessa Facoltà. Tra i suoi studenti, ci fu l'attuale Governatore della Banca d'italia, Prof. Mario Draghi. Fu mentore e amico di, Giorgio Ruffolo, Luigi Spaventa, Marcello de Cecco, Ezio Tarantelli, assassinato dalle Br nel 1985, Fausto Vicarelli, Guido Rey, Pierluigi Ciocca, Enrico Giovannini, e di molti altri econmisti italiani. Oltre ai suoi scritti accademici, Federico Caffè fu un attento commentatore dell'attualità economica su giornali e riviste. Sull autore si consiglia vivamente la lettura di Ermanno Rea, L Ultima Lezione, Einaudi, 1992 ; per ulteriori approfondimenti si può leggere La stanza rossa di Bruno Amoroso, Città aperta edizioni, Caffè F., La solitudine del riformista, Bollati Boringhieri, 1990, p. 45

4 Sempre Caffè 8 : Le vicende della borsa valori in Italia non cessano di stupire anche chi sia da tempo convinto che si tratti di una istituzione ormai anacronistica che favorisce non già il vigore competitivo, ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio, che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori, in un quadro istituzionale che, di fatto, consente e legittima la ricorrente decurtazione e il pratico spossessamento dei loro peculi. Di fronte al parco buoi in Italia abbiamo il capitalismo all italiana 9, ossia gli imprenditori furbi o nella variante furbetti 10 un po più scafati che comandano con i soldi degli ingenui. Tabellini 11 spiega come questa situazione sia il frutto di un sistema finanziario troppo incentrato sugli istituti di credito, dove il mercato azionario resta asfittico. 8 Caffè F., La solitudine del riformista, Bollati Boringhieri, 1990, p Sul tema si segnala la lettura di Capitani di sventura, Marco Borsa con Luca De Biase, Mondadori, Furbetti del quartierino è un'espressione idiomatica, facente parte del gergo romanesco, entrata a far parte del lessico giornalistico italiano nel Tale frase venne usata per la prima volta da Stefano Ricucci nell'estate del 2005, riferendosi alle banche estere che stavano scalando due banche italiane. Secondo Ricucci esse agivano da furbette come le bande dei quartieri di Roma. La manovra fu scoperta grazie alle intercettazioni telefoniche. L'espressione è entrata nel lessico comune con riferimento opposto: i furbetti del quartierino sono diventanti Stefano Ricucci, il "Gianpy" Gianpiero Fiorani e altri (Giovanni Consorte, Danilo Coppola, Giuseppe Statuto) che sono stati colpiti da varie inchieste giudiziarie per i metodi presuntamente poco leciti con cui si apprestavano a scalare la Banca Nazionale del Lavoro (BNL), RCS e Antonveneta e per le modalità, presuntamente fraudolente, con cui avevano conseguito in modo improvviso una enorme fortuna economica di dubbia provenienza. L'espressione sta a significare un gruppo di persone che, in maniera spavalda e arrogante ma ingenua, cerca di ottenere qualcosa, comportandosi in modo incurante nei confronti della normativa legale. Per estensione, con tale espressione il linguaggio giornalistico è venuto qualificando la consuetudine, considerata spesso tipica anche della classe politica, di comportarsi in modo doppio e poco trasparente, dissimulando così le proprie vere finalità, spesso con l'intenzione di conseguire un vantaggio personale o di parte. Fonte Wikipedia. 11 Tabellini G., L Italia in gabbia, il volto politico della crisi economica, Università Bocconi Editore, 2008, pg. 164

5 Bragantini 12 ottimamente illustra come spesso alcuni imprenditori, troppo attaccati al controllo assoluto delle imprese, le lasciano decadere pur di non perderlo, condannando le aziende, e quindi il loro stesso patrimonio, al declino 13. La flessibilità, imposta dalle circostanze di fatto ai lavoratori, è infatti rifiutata da molti imprenditori, incapaci di prendere atto che il mondo è irrimediabilmente mutato. I benefici privati del controllo sono i vantaggi che il socio di maggioranza riesce a estrarre da una società in forza della sua qualifica. Questi si possono distinguere in: benefici di status; possibilità di manovrare leve come le sponsorizzazioni, eventi culturali, sportivi, mondani; potere di nomina dei dirigenti (figli compresi); potere di decidere le forme di retribuzione, compresi gli emolumenti dell imprenditore. Arriviamo a situazioni in cui iltenore di vita dell imprenditore grava sull impresa. Siamo davvero sicuri che tutto questo via vai di elicotteri, aerei sia davvero nell interesse dell impresa?...quanta parte del dispendioso tenore di vita dei nostri eroi grava sui loro redditi, e quanta invece è pagata dall ignaro azionista, vero milite ignoto della guerra dello star system? Bragantini S., Capitalismo all italiana. Come i furbi comandano con i soldi degli ingenui, Baldini Castoldi Editore, 1996, Si veda anche A. Levitt, When boards are all in the family, Financial Times, 27 novembre 2002, p Bragantini S., cit, p. 116

6 Zingales e Rajan 15 sottolineano che nei paesi dove i benefici privati del controllo sono più consistenti, i mercati azionari sono più piccoli, vi sono meno società quotate in borsa e la proprietà tende ad essere più concentrata. In presenza di una tale concentrazione i rischi non possono essere ripartiti a sufficienza e l accesso al credito si riduce. Abravanel 16 distingue efficacemente tra imprenditori al servizio dell impresa e impresa al servizio degli imprenditori, dove nel secondo caso è l impresa che sopporta i costi della presenza dell imprenditore e della sua famiglia. Gli incentivi all appropriazione indebita salgono via via che scende la quota detenuta dal socio di controllo, ma teoricamente dovrebbe salire anche la capacità di opporsi da parte delle minoranze, il cui potere è però bloccato dalla catena di controllo delle holding a cascata, dette scatole cinesi. Con il termine scatole cinesi si indica quell'artificio matematico usato in ambito finanziario con cui si può giungere a controllare più società investendo parti del capitale posseduto all'origine, generalmente inferiori al valore reale delle società che vengono acquistate. La scatola cinese vera e propria è la società controllata, al cui interno vengono annidate le altre società controllate a loro volta da quest'ultima. Il termine finanziario deriva dalla locuzione scatole cinesi, con la quale si indica una collezione di scatole di 15 Rajan R.G., Zingales L., Salvare il capitalismo dai capitalisti, Einaudi, 2006, p Abravanel R., Le sfide della crescita delle imprese famigliari italiane, 2006

7 grandezza crescente, che possono essere inserite l'una nell'altra in sequenza. Un altro esempio pratico può essere quello rappresentato dalle matrioske. Per spiegare il funzionamento delle scatole cinesi si porta l'esempio delle tre società "a", "b" e "c", ipoteticamente controllate da un soggetto generico che, in principio, possiede esclusivamente una quota di maggioranza (es. 52%) della società "a". Il soggetto generico, pur non possedendo la totalità della azioni di "a" (il 100%), ha il potere decisionale in seno alla società "a" per ordinare a quest'ultima di acquistare un esemplificativo 51% della società "b". A questo punto, il 52% della "a" è di proprietà esclusiva del soggetto generico, ma non il 51% di "b", che bensì è di proprietà esclusiva dell'intera società "a". Ma il soggetto generico, con la quota di maggioranza in "a", può reputarsi proprietario di "b". La società "a" (manovrata dal soggetto generico) può quindi ordinare a "b" di acquistare una quota di maggioranza di un'altra ipotetica società "c" per riuscire a controllare anche quest'ultima. Con questo sistema, il soggetto generico può quindi arrivare a controllare un numero teoricamente infinito di società, grazie alle quali può assicurarsi un forte potere economico. Il soggetto generico gode quindi di un possesso effettivo di tutte e tre le società "a", "b" e "c", ma in realtà gode di un possesso reale molto minore nei confronti delle società controllate in successione: la percentuale delle azioni realmente posseduta da questo soggetto non equivale quindi alla quota di maggioranza di ogni società. Eccone la dimostrazione matematica:

8 Se il soggetto possiede il 52% della società "a", la quale a sua volta possiede il 51% della "b" che a sua volta possiede il 51% di "c", il soggetto possiede solo il 13,53% di quest'ultima. In pratica, il soggetto generico riesce a controllare "c" pur non possedendone una quota maggioritaria. Il capitalismo italiano è pieno di scatole cinesi e sono diverse le horror story legate ai benefici privati del controllo e alla vera e propria ossessione del controllo. Prevale spesso la ricerca del potere rispetto alla ricerca del profitto. 17 Così i gruppi industriali rinunciano a occasioni di crescita perchè la famiglia 18 possa continuare a esercitare il proprio potere. Caffè 19 riprendendo Einaudi scrisse: Basta questo per comprendere quali critiche avrebbe scatenato contro il moltiplicarsi delle società azionarie collegate come scatole cinesi, dalle quali non ci si riesce a districare, perchè si giunge al punto in cui una di tali società si trova all estero, in uno dei paradisi fiscali o valutari e i proprietari non sono individuabili. Bene questa non è l economia di mercato conforme al chiaro e non equivocabile disegno einaudiano. 17 Per in nostri capitani di sventura cumannari è megghiu che futtiri, tanto più che cumannando si riesce a futtiri gli investitori al meglio (Bragantini, cit., p. 180) 18 Si consiglia la lettura di Gli affari di famiglia di Filippo Astone, Longanesi, Caffè F., Che grinta Einaudi, Il Sole 24 Ore, 1 aprile 2007, originariamente scritto su L Opinione, 17 novembre 1981

9 Tronchetti Provera, grazie a un investimento inferiore ai 200 milioni in Camfin, aveva - fino al momento della cessione di Olimpia (detentrice delle azioni Telecom) a Telco il controllo di fatto di tutta la filiera Telecom-TIM con una capitalizzazione aggregata di 80 miliardi. (Estratto de Il Sole 24 Ore del 5 novembre 2009 Hansenet al vaglio del cda Telecom, A. Olivieri) La Consob ha l opportunità una modifica la Codice Civile nel 2005 ha delegato la Consob a dettare norme di comportamento nelle operazioni tra una società e le parti correlate - di rivoluzionare il trattamento delle operazioni con parti correlate 20 che più si prestano a espropriare i soci di minoranza. Vedremo quale sarà il Regolamento finale 20 Parti correlate, ossia quei soggetti che possono per i particolari rapporti con una società, influenzarne la gestione o le singole operazioni.

10 dopo il periodo di consultazione. Bragantini 21 invita la Consob a tirare diritto: I benefici privati del controllo; i rapporti incestuosi tra società; i consigli di amministrazione incrociati; le casse di compensazione di interessi che dovrebbero essere distinti e contrapposti; le conseguenti limitazioni alla concorrenza di cui si è occupata l Antitrust. Tutto questo mantiene le incrostazioni del sistema a frena lo sviluppo del Paese. Infatti Zorzi 22 sottolinea che è l economia nazionale - attraverso l aumento del costo del capitale - che sconta gli abusi compiuti dai soci forti. 21 Bragantini S., Intrecci societari, quella cautela Consob, Corriere della sera, 17 ottobre Zorzi A., La Consob e le relazioni pericolose, 3 novembre 2009

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