RacCoglitori. Lo storytelling per l orientamento scolastico. A cura di Caterina Corapi e Maria Chiara PizZorno. Con il patrocinio di

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1 Con il patrocinio di RacCoglitori di stelle Lo storytelling per l orientamento scolastico A cura di Caterina Corapi e Maria Chiara PizZorno

2 RacCoglitori di stelle Lo storytelling per l orientamento scolastico A cura di Caterina Corapi e Maria Chiara PizZorno

3 Prefazione Se dovessi scegliere una parola per definire Dedalus userei: incontro. Da questo è nato il progetto e di questo si è alimentato. Dal primo infelice incontro 25 anni fa con un test attitudinale che ha condizionato il mio futuro scolastico, a quello più recente e fortunato con Maria Chiara, la sua intuizione, la sua competenza e la mia stessa voglia di cambiare le cose. In mezzo mi ricordo una riunione con Alessandro Baricco, dove ci diceva di partire, nell esplorare un idea, dalle cose che ci piacevano o non ci piacevano affatto. Partire da noi. Lì ho pensato che quello che non mi era piaciuto a 14 anni era la cosa giusta da cui partire. Cioè una valutazione generica, basata su criteri logico-scientifici che non tenevano conto di quello che ero veramente, delle cose che mi appassionavano, della mia curiosità. Una sbrigativa conclusione che ha indirizzato la scelta della mia scuola superiore, e che ho continuato a vivere come un sopruso portandone il peso per anni, nei diversi traslochi della mia vita. Per fortuna poi, gli incontri ti salvano, la tenacia della mia insegnante di Lettere Rossella Indellicati ha sostenuto la mia passione per i libri e la letteratura e mi ha fatto scegliere strade diverse, il professor Carlo Ossola un vero maestro. Così quando Maria Chiara mi ha proposto di mettere insieme narrazione e counseling per orientare le scelte future dei ragazzi, ho colto la palla al balzo. Potevo davvero far qualcosa per cambiare il sistema, permettere ai ragazzi di partecipare alle scelte scolastiche che li riguardano, e in qualche modo riscattare il mio passato scolastico deciso da altri. Siamo partiti proprio dalle storie per aiutare i ragazzi a far maggior chiarezza in un momento difficile della propria vita, dove una scelta può condizionare il tuo futuro. 2 Soprattutto volevamo che questi ragazzi si prendessero del tempo, si fermassero con gli insegnati e le famiglie a riflettere su quale potesse essere la loro strada senza condizionamenti esterni e interni. Prendere tempo per guardare le cose che facevano muovere le loro vite, e i luoghi e i modi dove poter esprimere le loro capacità. Se si poteva sognare nelle ore di Dedalus, ci si misurava anche con le difficoltà dei propri sogni, imparando a tenerli vivi e a non mollare la presa nei primi anni delle scuole superiori, dove è facile perdersi. Noi sapevamo che la narrazione funzionava più di qualsiasi test, anche se i genitori a volte nelle presentazioni ci guardavano come animali esotici. Aspettavamo di leggere i racconti dei ragazzi, trovando nelle parole scritte, settimana dopo settimana, il segno del cambiamento e della crescita. Scoprire un mondo incredibilmente vitale, pieno di ironia, capace anche di non farsi spaventare da questa crisi che deprime ogni slancio, ci ha entusiasmato e ha dato un senso alle fatiche di tre anni di resistenza. Anche noi abbiamo usato i test, in questo caso non per misurare i ragazzi, ma per verificare che il metodo utilizzato dagli adulti funzionasse. I risultati ci hanno persuaso che la strada è quella giusta. Che molto dobbiamo ancora fare, per questo abbiamo deciso di raccontare questa esperienza attraverso questa pubblicazione e un video, perché non rimanesse un progetto isolato, solo una bella esperienza per 324 ragazzi. Vogliamo raccontare che si può prevenire la dispersione, lavorando con i ragazzi quando sono ancora a scuola, non cercarli dopo quando non si sa dove sono. Per questo è importante raccontare. Per portare questa esperienza all attenzione di tutti. Caterina Corapi Dedalus Project Manager

4 Introduzione DEDALUS. Meno dispersione, più occupazione: innovare l orientamento scolastico è il titolo di un ambizione. L ambizione di prevenire la dispersione scolastica recuperando negli studenti il senso della propria vocazione e del proprio valore, guardando i ragazzi non come oggetti di calcoli o classificazioni ma come sognatori e cantastorie. Da qui l intreccio tra career counseling e storytelling. Dedalus è anche il titolo di un avventura. Un avventura finanziata dal programma Interreg Italia-Svizzera che ha messo in cordata il capofila italiano Città Studi di Biella, il capofila svizzero, l Alta Scuola Pedagogica dei Grigioni, la Scuola Holden e il Dipartimento di Psicologia dell Università di Torino. La vetta che Caterina Corapi e io, rispettivamente Project Manager e Direzione Scientifica del progetto, volevamo raggiungere era realizzare un intervento di orientamento per gli studenti provenienti da contesti difficili e che stavano frequentando l ultimo anno delle scuole secondarie di primo grado, portandoli a considerare a fondo i loro sogni, i loro progetti, e la scelta del ciclo di studi successivi. Volevamo portarli a consultar le stelle, ciò che l anima indica, prima di decidere del futuro. Da qui il titolo del presente lavoro: Raccoglitori di stelle, ispirato a un racconto che troverete in queste pagine. Mettersi in viaggio ha significato costruire una robusta squadra di professionisti. Al progetto hanno lavorato 35 persone. Oltre alle figure gestionali, amministrative e di supporto tecnico, messe a disposizione dai capofila e dai partner, si è investito molto nella selezione delle figure specialistiche. In due anni sono stati coinvolti 6 scrittori, 4 career counselor, 1 supervisore dei counselor,1 assegnista di ricerca, 3 risorse junior, 2 consulenti della comunicazione, 1 editor, 1 illustratore, 1 grafico, 2 traduttori e 2 case di produzione video. 4 Questo staff ha progettato, collaudato e messo in pista in due anni un progetto sperimentale che ha coinvolto 251 studenti nella Provincia di Biella e 73 studenti nel Cantone dei Grigioni. Prima di arrivare alla messa in opera, a ottobre 2012, si sono investiti sei mesi nella progettazione esecutiva dell intervento e dei materiali didattici, e nella formazione dei formatori. I dieci docenti - storyteller e career counselor - hanno partecipato a 4 giornate di formazione. Ai career counselor è stata inoltre data l opportunità di una supervisione, individuale e di gruppo. L intervento è stato anche preceduto da un lungo lavoro di sensibilizzazione sul territorio. Tutti i dirigenti scolastici della scuole secondarie di primo grado della Provincia di Biella sono stati invitati a un seminario di presentazione dei progetto. Sulla base delle candidature sono state selezionate 12 classi, privilegiando quelle in cui erano presenti studenti a rischio dispersione. Individuate le classi e i 12 insegnanti referenti Dedalus, con questi ultimi e i dirigenti scolastici si è svolto un colloquio di approfondimento sulle realtà coinvolte. Gli insegnanti referenti hanno poi condiviso, in una giornata di incontro con i counselor e gli storyteller, le azioni del progetto. Lo stesso è accaduto in Svizzera. Costruita l alleanza tra il progetto e la scuola, occorreva preparare il terreno con le famiglie dei 251 studenti italiani. Insieme a Caterina abbiamo deciso di incontrarle tutte. A settembre 2012, prima dell avvio dell intervento, ci siamo recate a Biella, Mosso, Candelo, Andorno, Cossato, Brusnengo, Mongrando, Pollone, Sandigliano - perdendo spesso la strada - per presentare Dedalus ai genitori e coinvolgerli in vista del colloquio finale con il counselor. Nel frattempo è stato predisposto dal Dipartimento di Psicologia di Torino il sistema di valutazione del progetto mediante la somministrazione di un questionario agli studenti, prima e dopo l intervento, coinvolgendo anche un gruppo di controllo; un questionario per i genitori, dopo l intervento e a distanza di sei mesi; un questionario per gli insegnanti.

5 A quel punto siamo partiti. È iniziato il percorso di orientamento in classe, articolato in 7 tappe di 2 ore ciascuna. Il percorso si è concluso con un colloquio di consulenza orientativa dedicato a ciascun studente e ai suoi genitori a cui ha partecipato il 90% delle famiglie. Questo è stato il primo grande successo di Dedalus. Il secondo successo è stato la produzione sterminata e bellissima di racconti: ne sono stati raccolti oltre 1300, di cui vi daremo un assaggio nei prossimi capitoli. Il terzo risultato positivo è giunto dalla valutazione con una soddisfazione elevata da parte di tutti gli attori e l impatto positivo sulla fiducia e la consapevolezza di Sé dei ragazzi. Un ultimo e inatteso risultato è stato l adesione entusiasta al progetto di nuovi interlocutori che, da punti di vista disciplinari differenti, hanno sostenuto il progetto. Ed è a loro che passo il testimone. Maria Chiara Pizzorno Direzione Scientifica Dedalus TIFO DALLE GRADINATE Dedalus nasce per lottare contro l abbandono scolastico, per spronare i ragazzi a non mollare la scuola, coltivare il proprio talento e i propri sogni. In questo capitolo raccogliamo alcuni pensieri estratti da incontri e interviste con personaggi autorevoli, studiosi e scrittori che ci hanno aiutato a costruire il progetto, ispirandolo, sostenendolo o anche solo facendo il tifo per noi dalle gradinate. 6

6 Abbandonare la scuola è uccidere l anima, l onore, il valore. Tratto da un intervista con Roberto Saviano, scrittore. Io ho trovato la forza, la tenacia di andare avanti e di non mollare, per la voglia di vendicarmi nei confronti di chi stava deturpando e saccheggiando la mia terra. Per difendermi e non permettere a nessuno di potermi ingannare. E anche per sentirmi diverso. Quando sei un ragazzino o una ragazzina di un quartiere popolare e vivi una situazione di grande precarietà, se non riesci a riconoscere dentro di te la voglia di realizzare qualcosa una grande passione o il desiderio di alimentare un talento il rischio è di venire dominato da una serie di richieste e condizionamenti esterni. Così si finisce con lo sposarsi giovanissimi, si finisce con l andare via di casa presto e lontano per un lavoro o, al contrario, si finisce col restare a casa perché sembrano non esserci alternative possibili. In questi casi la passione può diventare l unica strada che sostituisce il diritto che manca: in territori in cui non arriva il diritto a un lavoro dignitoso, a un percorso formativo, infatti, la passione è l unica cosa che può sostituire questo vuoto. Se riesci a riconoscerla, o qualcuno ti aiuta a riconoscerla, è come avere un tesoro, ed è anche l unica cosa che ti rende immune dall inferno che c è attorno. Però ci vuole tenacia per tener viva la passione, per non mollare la presa, per non cedere a quel senso di illusoria libertà che può dare l aver scelto magari di non andare più a scuola, perché ti fa sentire più grande, più figo di quello che ci sta ancora andando, che sta in un banco, che si alza quando entra il professore e che adesso ti sembra un soldatino mentre tu ti vedi illusoriamente libero. Ma quella sensazione col tempo svanirà e allora ti sentirai vincolato dall ignoranza, non conoscendo le cose e non avendo gli strumenti non potrai criticare, non potrai cambiare, potrai solo lamentarti. Io faccio parte di una generazione che ha visto nella sua terra molti ragazzi lasciare la scuola e scegliere con facilità la via del cantiere, in alcuni casi attigua al mondo criminale, solo per la sensazione di sentirsi già adulti, per cominciare a guadagnare qualcosa. Oggi quegli stessi ragazzi qualcuno è stato ammazzato, qualcun altro è caduto dalle impalcature hanno una vita piena di rimpianti, sono disperati e maledicono loro stessi per non aver dedicato del tempo a imparare, a capire, a non farsi ingannare. Abbandonare la scuola è stato come uccidere la loro anima, il loro onore, il loro valore. 8 TIFO DALLE GRADINATE Leggevo di tutto e tutto mi faceva sentire più di me stesso. E questo che mi ha profondamente salvato, perché per la passione e la voglia di raccontare avrei sopportato qualsiasi cosa. Il mio addestramento è stato l ostinazione, la tenacia che ti fa dire: Non mi avrete, io realizzerò quello che ho in testa, cercherò di vivere come la mia anima mi indica. E allora ci vuole passione, tenacia ma anche molto coraggio per sopportare ingiustizie e critiche, anche magari delle persone a cui vuoi bene, perché non capiscono o ti vogliono proteggere, o ti spingono verso una strada più facile. E poi serve empatia, una parola meravigliosa e complicata che significa sentire la passione dell altro, condividere fisicamente quello che prova l altro. Solo in questo modo, con l empatia, riesci a percepire quello che gira intorno a te. Più senti l altro più senti te stesso e quindi più riuscirai a realizzarti. E se alla fine, anche se non sei arrivato primo, anche se non ce l hai fatta perché si può anche non farcela e io stesso non so se sono riuscito o se riuscirò a realizzare i miei sogni ho capito che è il percorso che conta. Con le contraddizioni, gli errori che inevitabilmente si fanno, le colpe, il mio è stato un percorso di dignità, un percorso che risponde a me stesso. Sono queste le cose importanti, molto più dell obiettivo che si vuole raggiungere. EcCo perché Dedalus ha usato le storie per avvicinarsi ai ragazzi e perché Mark Savickas ci ha spronato a usare il metodo narrativo nell orientamento e nel counseling.

7 Ogni vita è un romanzo Tratto da un intervista con Mark Savickas, professore (Northeastern Ohio Medical University e Kent State University, USA) davano la pensione. Creavano loro la tua storia e la cornice di senso. Ma nel mondo di oggi così instabile e individualizzato, occorre trovare certezza e stabilità dentro di noi, conoscere noi stessi e costruire noi la nostra storia. Raccontare le storie è molto importante nel counseling. Nel ventesimo secolo si poneva molta enfasi sugli strumenti scientifici e il loro potere di misurare e controllare. Gli psicologi e i counselor erano interessati ai test e ai punteggi, peccato che i punteggi stessero a cuore a loro, e non molto alle persone. Per questo nel ventunesimo secolo cerchiamo di spostare l interesse dal punteggio dei test, alle storie personali. Perché abbiamo osservato che ogni essere umano riesce a comprendere il mondo attraverso le storie. Se ci pensiamo bene, ogni buona storia inizia con un imprevisto, un problema da risolvere o un ostacolo da superare, poi nello sviluppo del racconto riusciamo a capire come sono andate le cose e alla fine impariamo come utilizzare gli eventi negativi e trasformarli in esperienze positive. La stessa cosa accade anche quando si devono affrontare delle transizioni nella vita. È proprio utilizzando le storie che si impara a cambiarle e a dare a esse una direzione. Spesso si tratta di momenti difficili, come passare dalla scuola primaria a quella secondaria, o dall università a lavoro, o da single a sposato, ma devono essere visti come nuovi capitoli nella storia della vita, perché ogni vita è un romanzo. Alcune persone però, quando iniziano un nuovo capitolo, hanno il blocco dello scrittore: fissano la pagina bianca e non sanno come andare avanti. In questo caso, il counselor deve accompagnali indietro di qualche pagina, far raccontare cosa è successo fino a quel punto e aiutarli a ritrovare l ispirazione. In questo modo si sbloccano e riescono a portare avanti la loro storia. Spesso però le persone non si rendono conto di questo cambiamento. Se i genitori non si accorgono di quanto il mondo sia cambiato, e continuano a volere un figlio stabile, che va a scuola, si sposa e fa carriera, queste attese diventeranno un problema per tanti giovani che probabilmente dovranno cambiare continuamente lavoro e direzione. Come counselor vogliamo che gli adulti capiscano quanto è importante per i ragazzi costruire bene la propria storia e che per farlo devono partire dalla storia della loro famiglia. Così chiediamo ai genitori e ai nonni di parlare della loro vita e di leggere storie e favole ai bambini perché questo li aiuterà a capire meglio il mondo e loro stessi per tutti gli anni a venire. E poi chiediamo anche di continuare ad ascoltare la storia dei loro figli e nipoti, e incoraggiarli a raccontarla, perché è una storia che dice: questo sono io, questo è il mio posto nel mondo, questo è il modo in cui potrò renderlo migliore. Ma in qualità di nonni, genitori, counselor e insegnanti, come possiamo facilitare nei ragazzi il racconto, specie quando gli adolescenti, che Dedalus ha incontrato e a cui vuole andare incontro, vivono in posti dove c è poco da scialare e poca voglia di parlare? Nel secolo scorso erano le industrie, le aziende e lo Stato a fornire percorsi definiti per la vita: la scuola ti diceva cosa dovevi fare, sceglievi un lavoro, lavoravi trent anni e poi ti 10 TIFO DALLE GRADINATE

8 L immobilità è rifiuto, la narrazione è movimento Tratto da un intervista con Alessandro Baricco, scrittore riconoscere, e allora l unica cosa che puoi fare è far sentire loro il piacere del movimento. Portarli fuori dall immobilità facendo leva sul desiderio. Accompagnare i ragazzi dentro la narrazione è molto semplice perché il materiale non manca di certo, hanno già le loro storie, sono la loro storia, e non c è altro da fare che seguire la loro naturalezza. Si siedono e la storia ce l hanno già lì. Il passaggio poi tra essere una storia e riuscire a trasmetterla a qualcuno, o a te stesso, anche questo è un gesto che appartiene alla nostra natura, in qualcuno magari è più acerbo, ma in tutti i modi va preso per quello che è. La tecnica certo è necessaria, ma solo ad accompagnare il bambino (e siamo sempre bambini, anche a 40 o 50 anni), lasciarlo camminare, aiutarlo quando cade, ma è lui che deve andare. L immagine che ho più chiara per descrivere questo movimento è un ricordo di quando ero piccolo, che la dice lunga su come sono fatto. Mia mamma mi racconta che da bambino camminavo tenendomi alle bretelle, purtroppo mia madre mi metteva le bretelle, e se per caso staccavo la mano dalla bretella, cadevo. È ovvio che non c era nessuna ragione fisica perché ciò accadesse, però è altrettanto vero che da qualche parte ti devi pur reggere, e il risultato che noi dobbiamo ottenere con la tecnica è appunto che loro si tengano alla bretella. Certo il bambino va spronato e incoraggiato, magari anche acchiappato al volo se sta per cadere, però sa già in partenza dove vuole arrivare, ed è certo che ci arriverà: a quattro zampe, a due, gattonando o saltando. Lui va e e tu non devi far altro che spiegargli il sistema migliore per arrivarci. La narrazione è sempre movimento. Perché c è bellezza anche nell immobilità, certamente, ma non c è piacere, è un posto triste. Lo sa il bambino, lo sa l adulto, lo sanno tutti che è triste. Ma la gente è difficile da smuovere, una volta forse lo si faceva per dovere però questo tempo secondo me è finito, perché intorno a noi questo messaggio non c è più. Oggi per muoversi serve il piacere. E allora ecco l importanza della narrazione come movimento contro l immobilità. Andare contro lo stare. È un principio di piacere puro, molto primario. In questo modo diventa facile spiegare anche a chi è fermo, chiuso nel suo rifiuto del mondo, che è molto meglio muoversi e cominciare a raccontare. Cominciare a muoversi, farsi coinvolgere in tante attività, nei rapporti con gli altri, nel collettivo. Perché oggi i ragazzi sono segnati e formati da quello che fanno fuori dalla scuola, imparano immensamente fuori dalla scuola, e Dedalus ha scelto di aprire una finestra su tutti i mondi che gli adolescenti attraversano e vanno costruendo. Poi capita che ci siano adolescenti chiusi nel loro mutismo, spesso è una questione di età, ragazzi che rimangono immobili e muti in una posizione di rifiuto, un atteggiamento che esprime anche personalità, forza e maturità, che merita rispetto e mi affascina molto. Con loro ovviamente è più difficile, perché narrare tradisce una disponibilità nei confronti del mondo che loro non sentono, che non gli piace e che non sono disposti a 12 TIFO DALLE GRADINATE

9 Tre parole per il futuro: attività, impegno e dialogo Tratto da un intervista con Jean Guichard, professore (Institut National d Etude du Travail et d Orientation Professionnelle INETOP Francia) Un adolescente di oggi vive in un mondo davvero fragile, in una società fragile, un pianeta abitato da sette miliardi di essere umani che fra pochi anni diventeranno nove. Un mondo che deve far fronte a crisi finanziarie e a un preoccupante aumento della disoccupazione, oltre a un impoverimento delle risorse naturali. Per superare le fragilità della società è fondamentale che i ragazzi diventino padroni delle proprie vite, che siano consapevoli delle proprie abilità e che sfruttino al meglio una serie di competenze professionali di cui dovranno dotarsi. Quindi la domanda è: cosa deve fare oggi un ragazzo per diventare protagonista del mondo di domani? Provo a rispondere con tre parole: attività, impegno nel collettivo e dialogo. Riguardo alla prima parola, è stato ampiamente dimostrato che il coinvolgimento dei ragazzi in molte attività diverse è un elemento fondamentale sia per la costruzione delle competenze sia per lo sviluppo della capacità di leggere la contemporaneità e saper agire di conseguenza. Faccio un esempio: hai trovato un lavoretto, magari in un ufficio, e questo ti serve per guadagnare un po di denaro, poi nel tempo libero segui un attività sportiva o musicale. Ognuna di queste attività ti permette di metterti alla prova e avere la consapevolezza delle tue capacità, cioè potrai dire: sono capace di giocare a pallone, suonare la chitarra, rispettare gli impegni di lavoro. Inoltre imparerai a interagire con persone diverse, in campi diversi... quello che conta nella tua vita, a testare delle vie potenziali, oggi, o in futuro: potrei fare il cantante rock, la ballerina, il giornalista? L ultima parola, è dialogo. Il dialogo con gli altri e con se stessi è decisivo per capire quali sono le cose che contano davvero nella vita. La diversificazione dei gruppi con cui ci si confronta è altrettanto importante, perché se ti relazioni solo con i tuoi genitori e con la scuola, non è sufficiente, visto il mondo complesso e mutevole in cui viviamo. Invece l impegno in attività esterne, come lo sport, ti porta a confrontarti con persone diverse e, attraverso il dialogo, imparerai a sviluppare nuove prospettive personali: Forse gioco meglio in quel ruolo. Ed è così che alla fine apprendi quello che si chiama la costruzione del senso della vita, del senso di Sé. È un passaggio fondamentale anche per essere cittadini nella società europea in cui ogni ragazzo e ragazza oggi vive e che attraverserà in futuro. Per garantirsi, come insegna il celebre filosofo Hans Jonas, una vita autenticamente umana. E qui arrivo alla seconda parola: impegno nel collettivo. Perché esercitare una attività è sempre un esperienza collettiva, anche se imparerai a suonare il piano da solo, arriverà un momento in cui suonerai davanti a un pubblico, magari ci sarà il maestro oppure un intera orchestra, in tutti i casi c è sempre una collettività. Questa esperienza è molto importante per confrontarsi con gli altri, cambiare il proprio punto di vista, per discutere. Interagire in una collettività ti porta anche a fare una riflessione su te stesso su 14 TIFO DALLE GRADINATE

10 LE STORIE DEI RAGAZZI Il progetto Dedalus ha preso il via nel mese di ottobre 2012 in 12 classi di terza media della Provincia di Biella e in 4 classi del Cantone dei Grigioni. Le sette tappe del viaggio di Dedalus hanno coinvolto 324 ragazzi che hanno seguito un percorso di orientamento narrativo ricco di stimoli multimediali (favole, racconti, film, canzoni, giochi di gruppo e video-interviste), accompagnati da scrittori e storyteller della Scuola Holden, capaci di facilitare i ragazzi nel racconto di sé, dei propri sogni e talenti, e da career counselor, esperti di orientamento, capaci di sostenere lo studente e la famiglia nell affrontare le difficoltà relative al passaggio dalle scuole secondarie di primo grado a quelle di secondo grado. Di questa prima esperienza, unica in Europa, restano tanti pareri favorevoli, la partecipazione attiva della totalità di genitori, ragazzi e docenti invitati al progetto, e oltre mille storie intense, profonde, incerte, scanzonate e commoventi. E allora ne abbiamo scelte un po e provato a metterle insieme in un unico grande racconto collettivo, scandito da capitoli tematici che introducono di volta in volta gli elementi base della struttura narrativa di un romanzo. Niente di complicato, è solo un modo per capire come è fatta una storia da dentro. Buona lettura!

11 Perché le storie Raccontare una storia è accompagnare qualcuno dentro al proprio mondo. Fargli scoprire le regole che lo governano e i personaggi che lo abitano, e i sogni e i desideri che lo muovono. Quello delle storie è un mondo libero dove tutto può accadere, trasformarsi o prendere direzioni inattese, guidato solo dal timone potente dell immaginazione, finalmente svincolata dall obbligo di realtà che condiziona la vita vera. Ma proprio perché appartiene a un mondo libero, immaginario e visionario, il terreno delle storie è quello più fertile per innestare semi di verità, per raccontare se stessi con una sincerità che altrove - senza il filtro protettivo della fantasia - sarebbe difficile esprimere. Allora: anche se le riempiamo di personaggi incredibili, fate, robot e supereroi, le storie parlano sempre di noi. Raccontandole, insegnamo a chi legge a conoscerci in profondità. Scrivendole, impariamo a conoscere noi stessi in profondità. Pensateci bene: non è una cosa formidabile? Per prima cosa, ci sono io. Perchè ci sia una storia innanzi tutto ci vuole un personaggio. Di chi parla la mia storia? Questo è il primo interrogativo a cui deve rispondere ogni narratore. Poi seguiranno a raffica altre domande altrettanto cruciali: cosa vuole ottenere? Cosa gli succede? Ce la farà? E come andrà a finire? Ma per il momento una buona risposta alla prima domanda è già un risultato. E per i ragazzi del progetto Dedalus la risposta è stata: Parla di me. Facile, detto così. Ma chi sono io? Chi sei tu? Chi siete voi? Fortunatamente non capita tutti i giorni di trovarsi di fronte a un interrogativo del genere, perché sintetizzare un esistenza in poche parole è una delle cose più complicate del mondo. Con l età e un briciolo di esperienza di solito impariamo ad aggirare l interrogativo e giocare di sponda, buttando avanti tutta una serie di astuti diversivi: sono 18 LE STORIE DEI RAGAZZI l amico di x, sono il collega di y, il tuo vicino di casa, la commessa del negozio di scarpe. Rispondiamo in modo convenzionale, senza rispondere veramente. E vero che, trattandosi di una storia, potremmo inventarci qualsiasi identità: sono una top model, un agente segreto, un serial killer, un alieno. Ma a tredici anni, privi delle malizie di un adulto disincantato, si cerca disperatamente di dare la migliore immagine di sé. Partendo dalle cose vere. Mi chiamo Sara, ho tredici anni e sono una ragazza vivace. Mi chiamo Alessandro ma non mi piace essere chiamato così, preferisco essere Sono Xiara, ho tredici anni e due fratelli, un maschio e una femmina. Il mio colore preferito è il porpora. Mi chiamo Andrea e sono un patito di sport, soprattutto la pallacanestro che è anche il mio sport preferito. Sono semplici presentazioni, niente di folgorante. Ma non sottovalutiamo l abilità di narratori che si nasconde dietro questi ritratti sbrigativi. Stanno sondando il terreno, ci stanno studiando. Siamo dei lettori capaci di seguire la storia che hanno in mene? Siamo all altezza dei loro sogni?

12 I primi che rompono gli indugi ci regalano insolite profondità: Mi piacciono molto i libri che parlano di animali, ma anche gli angeli. Facevo karate, ma visto che mi emozionavo ho smesso. Adoro nuotare, non sono appassionato di calcio ma lo guardo perché tutti i miei compagni lo guardano e mi prenderebbero in giro se dicessi che preferisco pattinaggio o danza. Non mi vesto di marca perché non mi piace indossar Io mi considero una persona un po strana perché tante volte mi capita di esprimere un opinione cattiva su un altra persona, e poi mi accorgo che sono anche io così. Oppure lo faccio. visti perché di solito piango di nascosto a casa mia. vuoto. Non mi dispiace essere così. Io sono una ragazza a cui non piace essere osservata da tante persone contemporaneamente e non mi piace dovermi relazionare a voce. Sono una che se ti deve dire E poi ci sono io, io che faccio fatica ad affezionarmi, io che sono chiusa in me stessa e parlo raramente di me, come sto, perché lo faccio, perché lo dico, e faccio addirittura fatica a scriverlo; posso sembrare forte, arrogante, sicura di me, ma l apparenza inganna ma sono io che lo voglio perché non mostro la parte di me sensibile, dolce, affettuosa... io che sono molto particolare, che mi esprimo attraverso la Altri scelgono un tono scanzonato, giocando la carta della simpatia e creando dialogo immediato con il lettore. Ciao, ho 12 anni e sono un grande studente! No, scherzo, non lo sono affatto, l unica cosa di cui sono certo è che mi piace giocare. Sono molto basso e fungo da sgabello per gli amici. 20 LE STORIE DEI RAGAZZI

13 Uff... non so cosa scrivere... Sono L., ho gli occhi marroni perché dicono che ho la cacca nel cervello (per scherzare). Oggi sono una tredicenne, con i soliti problemi di un adolescente, avete presente no? Quelle solite cavolate per la testa, e che vive nel suo mondo tutto rosa. Mi piacciono tutti gli sport: basket, pallavolo, pattinaggio, calcio, nuoto, scherma, bicicletta ecc. ecc. Allora, vi ho annoiato abbastanza?. altezza, mentre io invece vedo tutto secondo un altra prospettiva. Sono magro e abbastanza alto, anche se sono seduto su una sedia a rotelle verde acido metallizzato e l altezza si nota poco. Sono una macchina-manda-baci-esorrisi. Narratori esordienti ma già dotati di vero talento, giovani scrittori che stanno scaldando le macchine, rodando i motori, misurando la forza della loro capacità espressiva. Basta fare un passo avanti, e alla domanda cosa ti piace, cosa detesti?, eccoli scatenati. Non mi piacciono le pubblicità in televisione, e se mi toccano i capelli o mi dicono gioia impazzisco!. fratellino. Quando vedo sull orario le ore di matematica sprofondo nell agonia. Riesco a capire le persone ma spesso non mi piace, perché scopro cose tristi. anni, si chiama Luca e vive a Vienna. L ho già baciato una volta ed è stato stupendo!. Una cosa che mi entusiasma ma non mi riesce bene è rimorchiare i ragazzi. Mi piace la scuola e studiare, anche se a volte lo faccio guardando la tv e così poi non mi ricordo niente. 22 LE STORIE DEI RAGAZZI

14 LE STORIE DEI RAGAZZI Mi piace molto aiutare mia mamma a fare le torte, soprattutto mi piace sciogliere il burro con il phon. I miei compagni di viaggio Non è una regola tassativa, ma di solito nelle storie, oltre al protagonista, si muovono tanti altri personaggi. Possono essere amici o nemici, complici o avversari. Possono avere un ruolo importante o fare solo una breve apparizione. Il loro scopo è comunque interagire con il personaggio principale, metterlo in relazione con l esterno e dargli modo di esprimere il proprio carattere, l atteggiamento e il punto di vista. Nel nostro caso si chiamano amici, famiglia e compagni di scuola i personaggi che definiscono il mondo che gira attorno ai giovani narratori del progetto Dedalus. Così abbiamo chiesto ai ragazzi di descrivere brevemente quelli più importanti, caratterizzandoli come alleati o antagonisti, veri o immaginari che siano. Nella storia diventeranno i loro compagni di viaggio, figure chiave con cui dialogare, confrontarsi e scontrarsi lungo il percorso che si snoderà nella trama del racconto. Ecco una breve carrellata. Io non ho un alleato ma lo vorrei tanto. Perché almeno mi può aiutare a mettere a delle cose insieme, così avrò il motorino a posto prima del previsto. Magari scrivendoglielo, vediamo se lui risponderebbe. Ho come alleati i miei migliori amici, N. e B. Insieme facciamo molte cose e impariamo a vederci sotto un certo punto di vista. pure lui, ha segnato dal sofà con il cuscino, e il portiere era mia sorella. Subito dopo però mi tira su il morale dicendomi che potevo segnare ma anche non potrebbe davvero essere il mio migliore amico LE STORIE DEI RAGAZZI Una volta volevo andare a fare una transumanza anche se non stavo bene, ma mia madre me lo ha severamente vietato e io mi sono sentita incompresa, proprio come Billy Elliot. Ma non si può ostacolare la vera passione, e anche se i suoi genitori gli impediscono di danzare, il suo cuore sarà sempre il cuore di un ballerino, mai di un pugile!.

15 La mia alleata è la mia migliore amica. Un anno fa io e lei abbiamo deciso di passare dovevamo ancora chiederlo alle nostre mamme! La mamma della mia amica con un po di fatica aveva detto sì, adesso toccava alla mia carissima mamma a cui voglio bene: ci siamo presentate con occhioni dolci e labbra tremolanti, ma non l abbiamo piangere... per fortuna c era la mia amica che mi ha aiutata e consolata. Il mio alleato si chiama Pier Luigi, soprannominato Nonno Gigi. Gli voglio molto bene perché è un nonno saggio e sa sempre come aiutarmi. Per esempio l anno scorso dovevamo fare un progetto di scienze e lui ha costruito con il legno una spina dorsale in miniatura. A me piacerebbe iscrivermi al poligono di tiro ma i miei genitori non vogliono. Però bravo, così spero che riesca a convincere i miei genitori. fessoressa ci ha messo la nota. Io continuavo a dire che la colpa era di tutti e due ma Io ho alleati, ma non faccio nomi o situazioni. Il mio alleato è la mia migliore amica, perché ogni volta che ho un problema mi aiuta, Certe persone cambiano a seconda di con chi stanno, oppure hanno la doppia faccia. Per esempio oggi sono molto arrabbiato con A., perché lui era un amico stretto ma sono venuto a sapere che mi sparlava dietro e ci sono rimasto malissimo. si sono preoccupati e mi hanno detto: se annegavi non lo scoprivamo, non ti avremmo potuto aiutare e saresti morto!. fare meglio ste foto si chiama NESSUNO. Nessuno, dico, mai nessuno mi ha aiutato! - 26 LE STORIE DEI RAGAZZI

16 Le voglio un mondo di bene e nonostante la distanza siamo sempre amiche. Je t adore, ma belle! Come scrittori, è qui che ci giochiamo il tutto per tutto. Non possiamo più stare ai margini della storia, dobbiamo tuffarci dentro portando il lettore con noi. Tenerlo agganciato alla voglia di sapere cosa succede. Come fosse un amico, a cui stiamo per rivelare un segreto, una speranza o un sogno... magari in una notte buia e tempestosa. In una notte buia e tempestosa, un ragazzo di nome L. ed il suo amico si trovavano nel bosco. Ormai era tardi, così decisero di accamparsi. Presero le loro tende e le montarono. Montate le tende, si sdraiarono per riposarsi e si accorsero che era iniziato a piovere e c era un tempo troppo ventoso. L. aveva paura del temporale e gli venivano gli incubi, non riuscì ad addormentarsi e rimase ad occhi aperti. Il suo amico si svegliò perché aveva sete, vide L. tutto rosso e sudato e gli chiese: Che cos hai? Lui rispose: Non riesco a dormire, mi vengono gli incubi. L amico allora gli disse: Non preoccuparti e tienimi per mano, così appena arriva l incubo saprai che io sono Dentro la storia. Fate, orchi, streghe ed eroi Fatte le presentazioni con il protagonista e i personaggi principali, definito l ambiente e quelli che si chiamano i presupposti drammatici, siamo pronti a entrare nella storia. Come lettori a questo punto ci aspettiamo che accada qualcosa, un movimento in avanti che spinga il racconto lungo i binari della trama e che catturi la nostra attenzione. Vogliamo vedere come si comporta il protagonista di fronte a una situazione insolita, un pericolo da evitare, un obiettivo da raggiungere, un problema da risolvere, e vogliamo provare empatia con lui, cioè condividere paure e desideri. 28 LE STORIE DEI RAGAZZI C era una volta un ragazzo che aveva un sogno nel cassetto: diventare un professionista di pallavolo. Quando lo disse al padre, lui gli rispose che la pallavolo è uno sport da femmine, che c era una possibilità su un milione di diventare un professionista. portante che, vendendolo giocare, si impressionò e lo volle chiamare ché capì che forse un giorno poteva diventare veramente un giocatore professionista.

17 giorno, ma essendo buio non la trovò, perché aveva paura della notte e si rintanò in casa. Il giorno dopo cercò la bici in giro per il suo paese ma non la trovò. Scesa la ni. Allora ebbe paura e si mise a correre ma non trovava casa sua. Poi incontrò un Il sogno è iniziato in una limousine, poi entravo in un locale con le transenne e c era gente importante come Brad Pitt, Angelina Jolie, Fernando Alonso, Webber, Mas- tornato a casa e avevo macchine bellissime, un circuito sotto casa con le Ferrari di Formula 1 e un casino di tifosi!. occhi due macchine che si scontravano una contro l altra. Rimasi scioccata, sentivo le urla da una delle macchine, mi sentivo in panico e allora chiamai l ambulanza. Passarono neanche tre minuti e arrivò l ambulanza seguita dalla polizia e dai vigili del fuoco. Ero veramente spaventata. I medici uscirono dall ambulanza e cercarono di liberare i due uomini incastrati nella macchina. Ad un certo punto sentii anche il pianto di un bambino molto piccolo. Allora attraversai la strada e stavo per avvi- trollare, arrivarono i medici e soccorsero il bambino. Ma non sentivo che dicevano piangendo. un certo punto ha sentito dei rumori e aveva molta paura. Poi si sentirono anche dei passi e allora si fece coraggio e andò a vedere che c era. Non trovò nessuno, però la lavatrice!. In una notte buia e tempestosa, tornando a casa incontrai un lupo affamato ma non mi vide del tutto. Poi però si accorse di me e iniziò do il lupo si avvicinò, con molta paura gli lanciai violentemente il bastone addosso. Lui, per difesa o per istinto, mi azzannò il braccio e e dal terrore, ma poi arrivò un cacciatore e lo uccise. 30 LE STORIE DEI RAGAZZI

18 avevamo in mano dei rubini e la rete era fatta di vento gelato, stavamo raccoglien- neanche dell esistenza. Quello che le storie raccontano e quello che significano Le trame sono ingranaggi complessi che possono essere letti in tanti modi diversi. Il bello di entrare in una storia sta appunto nella sorpresa di scoprire a ogni lettura nuovi significati e nuove profondità. È in quel momento, quando siamo immersi totalmente nel mondo creato dal narratore, che riusciamo a percepire il senso vero del racconto, ma non solo: ci è immediatamente chiaro anche il motivo per cui quel testo, quella storia è stata scritta. E soprattutto capiamo perché la stiamo leggendo (se la cosa ci piace, è facile da capire. Ma quella spinta irragionevole che ci fa continuare anche se non ci piace, come la spieghiamo?) La risposta ovviamente non è semplice, ma nel nostro caso possiamo riassumerla in poche parole: le storie che attraggono di più il lettore sono quelle vere (anche se sono zeppe di mostri e ambientate su Plutone) cioè parlano di qualcosa che sta a cuore al narratore, che gli interessa davvero e che lo riguarda da vicino, in definitiva quelle che parlano di lui. È un giro lungo per tornare al punto di partenza, a quel Per prima cosa, ci sono io con cui avevamo iniziato il viaggio. Però se abbiamo la pazienza di arrivare fino alla fine, scopriremo che lo stesso personaggio sbrigativamente tratteggiato nelle prime incerte scritture, adesso è diventato il vero protagonista della storia. Più solido, meglio definito, più ricco di sfumature e di intenzioni. E allora entriamo nel cuore del progetto Dedalus e chiediamo ai ragazzi di usare la materia di cui sono fatte le storie per raccontare dei loro talenti, dei progetti per il futuro ma anche di dubbi e incertezze riguardo alla scelta di un indirizzo scolastico, che si trovano ad affrontare. E magari immaginare un mondo perfetto dove vedere realizzati i loro piccoli e grandi sogni. 32 LE STORIE DEI RAGAZZI Io so giocare alla wii a Mariokart, arrivo sempre prima, gioco da 6 anni. So cucinare molto bene la pizza e ho iniziato a cucinare 4 mesi fa. So scaricare foto e immagini dal mio telefono al computer.

19 So abbinare i vestiti. So fare il ponte e la ruota. So suonare la pianola e sono brava a combinare pasticci. Quando avevo dieci anni, io e la mia famiglia siamo andati a mangiare da un amica di mamma. Finita la cena siamo scesi in cantina perché c era fresco e si stava meglio. Il marito dell amica di mamma ha iniziato a suonare il piano, e lo suonava talmente il piano. All inizio ero negato ma poi con l esercizio ho imparato, e oggi passo dalle due alle tre ore al giorno al piano. Per esempio adesso sto cercando di imparare una Io sono brava con gli oggetti elettronici, infatti tutte le volte che i miei familiari o amici hanno problemi con la tecnologia chiamano sempre me. La prima volta che sveglia della mia camera. Questo ovviamente lo faccio ovviamente senza leggere le istruzioni altrimenti mi incasino. nager o una personal shopper. Se diventassi la manager di un personaggio famoso, mette abbastanza timore è la paura di essere licenziata, o di non essere considerata all altezza, abbastanza brava. - - dagli altri. Io vorrei fare la giornalista, e sono convinta di poterlo fare perché vado bene nelle Una cosa che mi riesce bene è cucinare ma soprattuto fare le torte. Mi ha insegnato mia cugina e all inizio ero un disastro, la prima torta che ho fatto sembrava un cracker gigante e la seconda era troppo gommosa, ma poi sono migliorata molto e adesso a casa di vengono molto bene e sono tutte deliziose. 34 LE STORIE DEI RAGAZZI

20 Fase 1 - Far sedere la persona su uno sgabello e mettergli un asciugamano che copra il collo. Pensare al taglio che si desidera eseguire, poi prendere le forbici e iniziare sempre Lavare bene con lo shampoo due volte e poi con il balsamo. Asciugare con il phon e poi fare bene la riga centrale, o a destra o a sinistra, dipende dalle preferenze. Come finisce? Come finirà? Se la storia è stata costruita come si deve, a questo punto siamo tutti agganciati alla domanda più importante: come va a finire?. Nel nostro caso potremmo anche saltare del tutto la risposta, visto che questo esperimento di storytelling aveva l obiettivo di individuare dei percorsi e aprire nuove strade, proprio il contrario di quello che accade quando si tratta di mettere la parola fine a un racconto. Invece abbiamo scelto di spingere l immaginazione ancora più avanti e andare a vedere come finiranno alcune di queste storie, nella fantasia dei loro giovani autori. Magari fra vent anni... di golden retriver. Ogni tanto vado a fare parapendio. - con i massaggi e mi piace studiare. 36 LE STORIE DEI RAGAZZI fredda e nebbiosa, probabilmente inverno. Stavo per chiudere il mio ambulatorio portarlo dentro. Mi metto il camice e cerco di capire come poterlo salvare. La mia aiutante, anche lei specializzata, mi dice che non c è niente da fare, ma io, testarda, - - e muoveva la coda contento. ghiera, davanti a me una tela con tanti pennelli e colori ad olio, che sta intorno.

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