LA COOPERAZIONE SOCIALE PIEMONTE. Le Cooperative di tipo B

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1 r e g i o n e p i e m o LA COOPERAZIONE SOCIALE IN PIEMONTE Le Cooperative di tipo B n t e

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3 LA COOPERAZIONE SOCIALE IN PIEMONTE Le Cooperative di tipo B

4 ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI Direzione Politiche sociali Direttore Attilio Miglio Settore promozione attività altri soggetti pubblici e del privato sociale Dirigente Sergio Di Giacomo Corso Stati Uniti Torino Tel fax Pubblicazione a cura di: Maria Ludovica Chiambretto Responsabile ufficio Promozione del terzo settore Con il contributo di: Cristina Gallasso cooperative di tipo A Annalisa Maggiorotto cooperative di tipo B Con la collaborazione di: Carmen Prado Nadia Miletto C.S.I. Piemonte Si ringraziano inoltre le funzionarie dell Assessorato Antonella Gianesin (responsabile ufficio formazione del personale socio-assistenziale) Giovanna Tresso (responsabile ufficio sistema informativo servizi sociali) Nel sito internet della Regione Piemonte Nella sezione tematica Famiglia e politiche sociali è attiva la voce cooperazione sociale N.B. Si può digitare direttamente marialudovica.chiambretto@regione.piemonte.it 4

5 INDICE Le Cooperative Sociali di tipo B 5 Provincia di Alessandria 39 Provincia di Asti 47 Provincia di Biella 55 Provincia di Cuneo 63 Provincia di Novara 75 Provincia di Torino 83 Provincia del Verbano Cusio Ossola 99 5

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7 LE COOPERATIVE SOCIALI DI TIPO B Le cooperative sociali, comunemente denominate di tipo B, sono cooperative che, secondo il dettato dell art. 1 della legge quadro n. 381/91, hanno lo scopo di perseguire l interesse generale della comunità alla promozione umana e all integrazione sociale dei cittadini attraverso lo svolgimento di attività diverse (agricole, industriali, commerciali e di servizi) finalizzate all inserimento lavorativo di persone svantaggiate, così come definite all art. 4 della medesima legge. Le cooperative B, quindi, a tutti gli effetti sono imprese con una duplice finalità, che le sottopone a due vincoli: * da un lato sono soggette alla logica del bilancio economico e del mercato, devono investire in risorse umane e materiali, devono possedere competenze tecniche e professionalità; * dall altro perseguono la specifica finalità di offrire lavoro, remunerato e stabile a persone svantaggiate. Proprio grazie a quest ultimo scopo ed alla capacità di creare occupazione in risposta alla crescente emarginazione sociale, la cooperazione sociale di inserimento lavorativo costituisce una risorsa essenziale nonché una concreta opportunità per le politiche locali del lavoro a favore delle fasce marginali per ricondurle in un reale e concreto circuito sociale e produttivo. Inoltre il suo consistente sviluppo, nell ultimo decennio, con il conseguente aumento di lavoratori svantaggiati occupati, dimostra la validità delle politiche di inclusione incardinate sul lavoro, rispetto alle politiche prevalentemente a carattere assistenziale Ai sensi dell art. 4, le persone svantaggiate, così come individuate al comma 1, devono costituire almeno il 30% del personale complessivamente occupato; lo stato di svantaggio deve risultare da documentazione proveniente dalla pubblica amministrazione. L ultimo comma del medesimo articolo prevede che, per questi lavoratori, le aliquote complessive della contribuzione per l assicurazione obbligatoria previdenziale siano ridotte a zero. L art. 5 stabilisce che gli enti pubblici possono anche in deroga alla disciplina in materia di contratti della pubblica amministrazione, stipulare convenzioni con le cooperative sociali di tipo B per la fornitura di 7

8 beni e servizi diversi da quelli socio - sanitari ed educativi, purché finalizzate a creare opportunità di lavoro a persone svantaggiate. Requisito essenziale per accedere a tali convenzioni é l iscrizione all albo regionale. Una successiva modifica della legge n. 381 (legge n. 52, art. 20), che la adegua alla disciplina comunitaria sugli appalti, precisa che la predetta deroga vige per affidamenti di importo inferiore ai Euro. Per un approfondimento specifico sulle cooperative B si rimanda, sia alla numerosa pubblicistica, sia alla normativa di settore e ai successivi atti di indirizzo e applicativi. La realtà della cooperazione B piemontese Come già precisato nella premessa, le informazioni riportate nella presente pubblicazione risalgono all epoca della rilevazione congiunta con l ISTAT e sono aggiornate al ; all epoca le cooperative B iscritte erano 162. Nel corso dell esposizione, quando possibile, si procederà anche al confronto con l ultimo aggiornamento sulle cooperative di inserimento lavorativo curato dall Assessorato, che risale all anno La presenza sul territorio Rapportando il numero delle cooperative attive nel 2002 alla popolazione piemontese di quello stesso anno ( abitanti), si ha la presenza di una cooperativa sociale di tipo B ogni abitanti, vale a dire circa 4 cooperative ogni abitanti. 1 Le cooperative di tipo B in Piemonte - Guida alla cooperazione sociale di inserimento lavorativo - marzo

9 Le sezioni provinciali dell albo regionale. Province Cooperative B. % Alessandria 11 6,80% Asti 8 4,90% Biella 7 4,30% Cuneo 29 17,90% Novara 13 8% Torino 75 46,30% V.C.O. 10 6,20% Vercelli 9 5,60% Piemonte ,00% Come prevedibile, quasi la metà delle cooperative (il 46%) sono attive nel territorio torinese, 33 cooperative hanno sede nel comune capoluogo e 42 nelle altre città, segue la provincia di Cuneo con 29 cooperative. Per quanto riguarda le altre province, il fenomeno, considerato in termini assoluti, assume dimensioni decisamente inferiori. Sembra, pertanto, più significativo esaminare la presenza delle cooperative indicizzata rispetto alla popolazione dei vari territori provinciali. 9

10 La situazione che ne emerge evidenzia un rapporto cooperative/abitanti, superiore a quello regionale, nella Provincia del V.C.O., seguita dalle Province di Cuneo e di Vercelli. Decisamente inferiore è la presenza di cooperative B nella Provincia di Alessandria; la provincia di Torino, malgrado l altissimo numero di cooperative, é al di sotto della media regionale, che è di 4,21 cooperative B ogni abitanti. La tendenza delle cooperative a concentrarsi nel comune capoluogo si evidenzia soprattutto nelle Province di Asti, Biella, Novara e Vercelli, mentre vi è una maggiore diffusione sul territorio, nelle Province di Alessandria, Cuneo,Torino e del Verbano Cusio Ossola. 2. Anzianità L anno di costituzione, essendo fra i dati rilevati nella scheda del censimento ISTAT, non era fra le informazioni richieste dalla rilevazione regionale. Pertanto, per conoscere l anzianità delle cooperative, é necessario fare riferimento alla pubblicazione del rapporto ISTAT 3, avendo presente che l informazione è relativa a 110 cooperative, pari al 68% dell universo della rilevazione regionale, di conseguenza sarà anche considerato calcolato in percentuale. 2 Nella seconda parte della presente pubblicazione inerente le cooperative di tipo B, vi è una sezione dedicata alle singole Province, nella quale è riportato il dato della presenza di cooperative nel comune capoluogo in rapporto al resto del territorio provinciale. 3 vedi Istat - Istituzioni Nonprofit in Italia, Informazioni 50, Roma Come già precisato in premessa, rispetto alla 162 coop. B, iscritte alla data del censimento, soltanto 110 hanno compilato il questionario dell ISTAT, inoltre le informazioni ISTAT sono aggiornate al

11 Rispetto agli anni di costituzione, la situazione è la seguente: data costituzione % sul totale prima del % % % % % Si può notare come il fenomeno abbia avuto un inizio graduale, anche se il grafico evidenzia che il 33% delle cooperative B piemontesi era già costituito prima della legge quadro del 1991 (la prima cooperativa costituitasi nel 1979 risulta essere astigiana). Per assistere ad una crescita più rilevante, occorre attendere gli anni 90; infatti, la maggior parte delle B si costituisce nel periodo dal 1992 al 2001, con un picco negli anni tra 1992 e il Anzianità di iscrizione all albo regionale L albo regionale è stato istituito con l entrata in vigore della L.R. n.18/94. L informazione della tabella che segue è aggiornata alla data dell ultima pubblicazione sul B.U.R. 4 Le cooperative sociali di tipo B attive e iscritte all albo regionale al risultano 177. Pertanto, rispetto alla rilevazione relativa alla presente pubblicazione, dove le cooperative considerate sono state 162, l incremento di iscrizioni all albo regionale é stato di 15 unità. 5 4 La L.R. n. 18/94, istituendo l albo regionale, ha stabilito che lo stesso fosse pubblicato almeno una volta all anno, sul B.U.R. L ultima pubblicazione si trova nel Supplemento al n. 39 del B.U. del Nella tabella le cooperative iscritte dal 2002 al 2004 risultano 19, non 15, ciò è dovuto al fatto che la rilevazione si è svolta nella seconda metà dell anno 2002, e ha già considerato 4 cooperative iscritte nel primo semestre del

12 ANNO ISCRIZIONE ALBO REGIONALE Anni Piemonte AL AT BI CN NO TO VCO VC 1994/ / / / / Rispetto ai dati relativi agli anni di iscrizione all albo regionale, come prevedibile, si nota la presenza di un picco in corrispondenza ai primi due anni dall istituzione dell albo, successivamente, le iscrizioni si sono assestate con un andamento uniforme, registrando una lieve diminuzione dal 2002 ad oggi, forse dovuta al fatto che il dato dell anno 2004 risulta incompleto. Infatti l albo pubblicato sul BUR è aggiornato a settembre, di conseguenza mancano le iscrizioni degli ultimi tre mesi del Il fenomeno, comunque, potrebbe anche rivelarsi indicatore di una parziale crisi, alla luce dell attuale congiuntura economica recessiva. Le cancellazioni, ai sensi dell art. 5 della L.R. n. 18/94, sono state in tutto 20. Una cooperativa, Il mio lavoro, di Torino è transitata dalla sezione B alla sez. A. Se ne può dedurre che la cancellazione di 20 cooperative, su 177 attualmente attive, sia indice di tenuta e stabilità di impresa delle cooperative di inserimento lavorativo 12

13 Le risorse umane Le persone impegnate nelle cooperative di tipo B sono 7.000; la maggioranza é costituita da lavoratori, soci e dipendenti. 6 Nel dettaglio la loro collocazione in cooperativa è la seguente: Occupati 5176 Volontari 689 Obiettori 100 Altri soci* 1033 Totale risorse 6998 *La significativa voce altri soci, indica un numero piuttosto elevato di soci, che però non sono stati indicati né come volontari, né come lavoratori in senso stretto, si può supporre che siano soci fondatori, collaboratori occasionali, lavoratori momentaneamente non impiegati, forme di volontariato atipico, qualche religioso, etc. E sembrato opportuno mettere in evidenza questa categoria anche al fine di stimolare un successivo ulteriore approfondimento al riguardo. La compagine sociale Persone fisiche 6087 Persone giuridiche 102 Totale 6189 Le tipologie di persone giuridiche sono le seguenti: Cooperative 45 43,70% Associazioni 16 16,50% persone giuridiche private 41 39,80% persone giuridiche pubbliche 0 I soci complessivamente sono 6.189, la maggioranza sono persone fisiche, le persone giuridiche sono 102 e costituiscono circa l 1,7% della compagine sociale; fra di esse non vi sono persone giuridiche pubbliche, malgrado la legge n. 381/91 ne preveda la possibilità. Rispetto alla precedente rilevazione, concernente le cooperative B, pubblicata nel mese di marzo del 2000, si registra un incremento complessivo di persone associate 7, che 6 Si può credibilmente presumere che, considerato l incremento di 15 nuove iscrizioni nel periodo successivo al censimento, le risorse umane, oggi, siano superiori alle unità. 7 Le cooperative B prese in considerazione nella pubblicazione erano 144 (18 in meno rispetto all attuale rilevazione), per cui si può definire un aumento medio di 70 soci per cooperativa. 13

14 ha comportato anche l aumento delle dimensioni medie, in termini di soci, passando dalla media di 34 all attuale di 38 soci. Sempre rispetto al 2000, le persone giuridiche sono quasi raddoppiate, infatti erano 59 (41 cooperative e 18 associazioni). Il dato é molto significativo, perché dalla precedente rilevazione erano trascorsi solamente 2 anni, e potrebbe significare un maggior radicamento nella realtà della società civile e una cresciuta capacità di lavoro sinergico in rete, sui territori di appartenenza. A livello regionale, rispetto alla composizione di genere, i soci persone fisiche sono così suddivisi: Nelle Province la situazione è la seguente: soci % maschi ,55 femmine ,45 tot Province Soci totale soci % di maschi Maschi Femmine sul totale AL % AT % BI % CN % NO % TO % VCO % VC % Piemonte ,5% 14

15 Nella compagine sociale, complessivamente considerata, la composizione di genere è pressoché paritaria, anche se si registra una lieve prevalenza di socie femmine, in crescita rispetto alla precedente rilevazione dove le donne costituivano il 47,4% dei soci. Quindi si conferma la tendenza alla femminilizzazione del lavoro, anche nelle cooperative sociali di tipo B. Rispetto ai vari territori provinciali la Provincia di Torino registra una prevalenza di socie femmine pari al 54%, nelle altre province la presenza è quasi paritaria, ad eccezione delle province di Biella dove si registra il 56% di soci maschi e del VCO dove tale presenza sale al 62%, raggiungendo il massimo regionale. Lo scarto, tra la Provincia di Torino e quella del VCO, rimane comunque limitato a 16 punti %. I volontari e gli obiettori I 689 soci volontari sono cosi suddivisi, per composizione di genere e rispetto ai vari territori provinciali: soci volontari Maschi % Femmine % tot. 689 Province Soci volontari totale % di maschi Maschi Femmine sul totale AL % AT % BI % CN % NO % TO % VCO % VC % Piemonte % 15

16 Presenza dei volontari sul territorio Province Cooperative media vol. vol. ogni 100mila per coop. abitanti AL 11 5,2 13,6 AT 8 2,2 8,6 BI 7 4,3 16 CN 29 4,8 24,7 NO 13 4,1 15,6 TO 75 4,3 14,7 V.C.O 10 3,1 19,4 VC 9 4,5 23,2 PIEMONTE ,3 Ogni piemontesi, 16,3 sono soci volontari in una cooperativa di tipo B. Diversamente che per la totalità dei soci, dove si registra una leggera prevalenza di socie femmine, il volontario tipo è maschio, con l unica eccezione della provincia di Alessandria dove i volontari di sesso maschile rappresentano solo il 40% del totale. I soci volontari rispetto al 2000 sono aumentati di 20 unità, ma sono diminuiti in percentuale sul resto dei soci: infatti sono scesi intorno al 11,3%, mentre nell anno 2000 la loro presenza era del 13,5%; un dato molto lontano dalla previsione di legge ( art. 2, L. n. 381/91) che consente una soglia massima di 50% di soci volontari ed in controtendenza con la precedente rilevazione del marzo 2000, nella quale si era registrato un aumento di un punto % rispetto al Il dato si discosta anche dalla situazione nazionale del 15,9% 8 e della vicina Lombardia dove la percentuale è del 14,3%. Anche se, come visto, è aumentata la capacità di collegarsi ad altri soggetti del terzo settore, con la presenza di 102 soci persone giuridiche, risulta ancora molto bassa la partecipazione ed il coinvolgimento dei volontari. Resta comunque aperto il problema della esatta collocazione in cooperativa dei 1033 soci definiti altri soci, tra i quali si può supporre che vi siano forme atipiche di volontariato, oltre ai soci fondatori, generalmente non registrati come volontari, ai collaboratori occasionali, ai lavoratori momentaneamente non impiegati. 8 vedi - Istat - Istituzioni Nonprofit in Italia, Informazioni 50, Roma

17 Gli obiettori di coscienza sono 100 9, anche se probabilmente sottostimato, il dato indica che non si può contare nemmeno un obiettore per cooperativa. Per avere un idea della presenza degli obiettori in altre Regioni, può essere utile un confronto con la Lombardia, dove gli obiettori sono 948, su 341 cooperative B, e la presenza media per cooperativa è di 3 obiettori. La bassa presenza di volontari ed obiettori, sembra essere una caratteristica della nostra Regione e potrebbe denotare un deficit di attrazione verso queste figure da parte del mondo della cooperazione sociale di inserimento lavorativo.vi potrebbe essere, inoltre, una difficoltà a coinvolgere ed immettere, nell organizzazione aziendale, figure apparentemente estranee, non direttamente utilizzabili a fini produttivi, che peraltro potrebbero risultare molto utili e preziose. Gli occupati La situazione degli occupati, soci e dipendenti, è la seguente: occupati maschi femmine totali % femmine % sugli su maschi occupati soci lav ,2% 84,3% dipendenti ,6% 15,7% Totali ,4% 9 L art. 1 della legge 23 agosto 2004, n. 226 ha disposto la sospensione delle chiamate allo svolgimento del servizio di leva obbligatorio dal 1 gennaio 2005, di conseguenza anche gli obiettori di coscienza non vengono più impiegati nel servizio civile. Gli obiettori ancora in servizio attualmente sono i precettati nell anno 2004, che devono ancora terminare i 10 mesi di leva. La sospensione della leva obbligatoria ha aperto le porte al servizio civile nazionale, regolato dalla legge 6 marzo 2001 n. 64. Dal 1 gennaio 2005 tutti i ragazzi (uomini e donne) tra i 18 e i 28 anni possono scegliere di dare volontariamente il proprio contributo alla difesa della Patria con mezzi e attività non militari nell ambito del servizio civile nazionale. Un servizio che può rappresentare per i giovani un occasione di formazione ed un esperienza di solidarietà nei settori dell assistenza, della protezione civile, della difesa dell ambiente e della promozione culturale. Per le cooperative sociali e per gli altri enti che in passato hanno accolto gli obiettori di coscienza impiegandoli come supporto nella loro attività e che ora con la sospensione della leva rischiano di veder venir meno il loro contributo, la legge 64 costituisce una nuova possibilità. E previsto infatti uno specifico percorso di accreditamento al termine del quale diviene possibile per gli enti presentare progetti di servizio civile nazionale e richiedere per la realizzazione degli stessi un certo numero di volontari da inserire nel proprio organico. 17

18 Dei circa occupati in Piemonte, alla data della rilevazione 10, lo 0,3 % (5176) risulta impiegato nella cooperazione sociale di tipo B: di questi 4365 (l 84,3% del totale) sono soci e 811 lavoratori dipendenti. La media degli occupati è di 32 lavoratori per cooperativa. Rispetto alla precedente rilevazione del marzo 2000, in base alla quale gli occupati risultavano essere 3774 su 144 cooperative iscritte, si registra un aumento di posti di lavoro pari a 2104 unità, su un incremento di imprese iscritte all albo pari a 18 cooperative. La situazione di genere fra i lavoratori delle B presenta una media regionale a favore delle lavoratrici femmine del 53,4%, ma si può dire che sia pressoché paritaria fra i lavoratori dipendenti. La presenza di lavoratrici nelle B, anche se di poco superiore a quella dei maschi, supera comunque di 12 punti percentuali la situazione regionale degli occupati negli altri settore, dove le lavoratrici sono il 41% del totale. Rapporto fra gli occupati in cooperativa e il totale degli occupati in Piemonte. occupati occupati nelle coop. nelle coop. B Totale occupati ogni lavoratori AL AT BI CN NO TO VCO VC PIEMONTE al gli occupati in Piemonte sono Banca dati dell osservatorio regionale del lavoro 18

19 Come si può notare dalla tabella e dal grafico, l incidenza dei lavoratori nelle cooperative B rispetto al totale degli occupati varia molto da Provincia a Provincia, la media regionale è di 29 lavoratori in cooperativa ogni occupati, con punte di 42 e 45 rispettivamente nelle Province di Biella e del VCO. I lavoratori persone svantaggiate I lavoratori persone svantaggiate sono lo scopo precipuo della cooperazione sociale di tipo B; ed è in considerazione della finalità di offrire occasioni di lavoro reali e non fittizie alle persone svantaggiate, altrimenti a carico di un servizio pubblico, che il legislatore nazionale ha istituito in capo alle cooperative di inserimento lavorativo i vantaggi e le forme di sostegno, brevemente illustrate nel primo volume della presente pubblicazione. Come è noto, ai sensi di legge, le persone svantaggiate debbono rappresentare almeno il 30% del totale dei lavoratori ed essere segnalate da un servizio pubblico, anche al fine di poter usufruire dell esenzione contributiva. 19

20 Circa l obbligo del rispetto della quota percentuale di lavoratori svantaggiati, la situazione piemontese si presenta nel modo seguente. PERCENTUALE DEI LAVORATORI SVANTAGGIATI SUGLI OCCUPATI lav. Svantaggiati occupati % lavoratori nelle B svantaggiati AL % AT % BI % CN % NO % TO % VCO % VC % PIEMONTE % Dalla tabella emerge la presenza di 2041 lavoratori svantaggiati su 5176 occupati. La percentuale media regionale si attesta sul 39%. Nella precedente rilevazione i lavoratori persone svantaggiate erano 1669 su 3774 occupati; la percentuale di allora era del 44%. Gli attuali 5176 occupati, da una parte sono indice di un complessivo aumento di posti di lavoro creati dalla cooperazione sociale di inserimento lavorativo, dall altra testimoniano anche un rafforzamento e consolidamento del carattere imprenditoriale della stessa. Non sembra, invece, da giudicarsi negativamente la diminuzione del rapporto percentuale tra svantaggiati e non, in quanto le possibilità di assunzione di fasce marginali nelle B sono conseguenza dell attività imprenditoriale e non di una sua connotazione assistenzialistica. Un limite riscontrato, cui si dovrà porre rimedio con le prossime rilevazioni, è stato che la scheda regionale di aggiornamento dei dati della procedura ha considerato solamente i soci lavoratori e i dipendenti, senza rilevare anche altre forme di lavoro parasubordinato e autonomo, come è avvenuto per le cooperative di tipo A. Di conseguenza, le percentuali delle persone svantaggiate, calcolate sul totale dei lavoratori, non tengono conto di eventuali altri tipi di collaborazioni e possono risultare in parte sovrastimate. 20

21 Come già ricordato, il numero medio di occupati nelle B è di 32 lavoratori, di cui 13 sono lavoratori svantaggiati e 19 lavoratori non svantaggiati. Al fine di individuare una possibile collocazione tipo della forza lavoro nelle cooperative B piemontesi, potrebbe risultare interessante esaminare, nel dettaglio, sia la composizione di genere degli occupati, sia quella relativa alla presenza di una tipologia di svantaggio o meno. lavoratori svantaggiati lavoratori non svantaggiati Maschi Femmine totale % femmine Maschi Femmine totale % femmine Soci Dipendenti tot % % La tabella e il grafico evidenziano una prima distinzione tra i due generi: la presenza femminile fra gli occupati (soci e dipendenti) delle 11 non risulta semplice tentare di spiegare questo dato, che andrebbe correlato con l attività di inserimento lavorativo degli enti gestori dei servizi sociali. Inoltre, una possibile interpretazione anche se azzardata, potrebbe essere ricondotta alla tendenza delle famiglie di appartenenza a cercare maggiormente l integrazione esterna nel mondo del lavoro dello svantaggiato maschio. 21

22 cooperative B è di poco superiore a quella maschile (53,4%,) gli svantaggiati sono in prevalenza uomini (62%), mentre i normodotati sono tendenzialmente donne (64%). Secondo un ulteriore distinzione degli occupati, tra soci e dipendenti, risulta che la figura tipo del lavoratore svantaggiato sia quella di socio di sesso maschile 11, mentre, tra i lavoratori dipendenti non svantaggiati, vi è una prevalenza di donne pari al 60%. Trattandosi, nella maggioranza dei casi, di lavori che non richiedono un alto livello di scolarizzazione, ne potrebbe derivare che il personale, assunto come dipendente, per affiancare le persone svantaggiate nel lavoro, sia in prevalenza femminile. Il confronto con il contesto italiano e del Nord ovest Per collocare la realtà piemontese, rispetto alle problematiche connesse all inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, in un contesto più ampio, potrebbe risultare interessante effettuare un confronto con la situazione degli altri territori del paese, come proposto dal rapporto Statistiche in breve, ISTAT Dal rapporto ISTAT emerge la seguente situazione: 12 La classificazione ISTAT ufficiale definisce nord-ovest: la Lombardia, il Piemonte, la Liguria e la Valle d Aosta; nord-est il Trentino Alto Adige, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, l Emilia Romagna; Centro la Toscana, l Umbria, le Marche, il Lazio; Il Mezzogiorno comprende le altre regione e anche la Sardegna e la Sicilia. 22

23 La realtà di imprese cooperative B del Piemonte rappresenta il 9% di quella nazionale, analizzando ora altri dati si possono ricavare ulteriori parametri di confronto: cooperative lavoratori lavoratori % di lav. dimensioni % di % di svantaggiati Svant. medie lavoratori lav. svant. sui lavoratori sul totale sul totale nazionale nazionale Piemonte % 32 14% 11% Nord-ovest % 23 38% 32% Nord-est % 22 23% 28% Centro % 21 22% 22% Mezzogiorno % 15 17% 18% Italia % % 100% Anche nel resto del Paese, la percentuale delle persone svantaggiate, sul numero totale dei lavoratori, sembra essere ben oltre il 30%, stabilito dalla legge n. 381/91. Risulta interessante il dato della Regione Lombardia, che conta una percentuale del 39%, analoga a quella del Piemonte. 13 La tabella evidenzia una situazione molto differenzia tra i vari territori, che indubbiamente influenza anche le caratteristiche della cooperazione sociale B delle singole zone del Paese. Si può notare come in Piemonte lavori il 14% degli occupati nelle B a livello nazionale e come la percentuale dei lavoratori persone svantaggiate rappresenti più di un decimo di quella italiana (11%). Emerge, inoltre, che la dimensione media delle cooperative piemontesi è più elevata rispetto a quella delle altre regioni. 13 Vedi Alessandro RONCHI La cooperazione sociale a livello locale: il caso della Lombardia in Terzo rapporto sulla cooperazione sociale in Italia a cura del centro studi CGM, ed. Fondazione Giovanni Agnelli,Torino, maggio 2002, p Il dato della Lombardia, analogo a quello del Piemonte, evidenzia una caratteristica comune tra le due Regioni ed una differenza rispetto al contesto del Nord ovest. Una spiegazione possibile, rispetto alle percentuali di lavoratori svantaggiati del Piemonte ed della Lombardia, potrebbe essere relativa al fatto che, presentando una % media di persone svantaggiate inferiore a quella nazionale e del resto del Paese, la cooperazione B di quei territori abbia maggiori caratteristiche imprenditoriali. Un altra ipotesi plausibile potrebbe essere che gli interventi pubblici e regionali a sostegno siano stati maggiori e più mirati alle mission precipua, che é di fornire opportunità di lavoro attraverso lo strumento dell impresa sociale. 23

24 Il confronto, nel dettaglio, è il seguente: cooperative lavoratori lavoratori % di lav. dimensioni % di % di svantaggiati Svant. medie lavoratori lav. svant. sui lavoratori sul totale sul totale Piemonte % 32 37% 34% Nord-ovest % 23 Rispetto al Nord-ovest, le cooperative Piemontesi sono il 26%, le persone svantaggiate il 34% dei lavoratori svantaggiati della zona, mentre gli occupati rappresentano la quota del 37%. Anche le dimensioni aziendali medie sono superiori (32 lavoratori rispetto 23). Le tipologie di svantaggio Alla data del censimento, nelle 162 cooperative B Piemontesi dei 5176 lavoratori occupati, 2041 sono lavoratori svantaggiati, assunti con regolare rapporto di lavoro (a libro paga e libro matricola). Le tipologie delle persone svantaggiate sono definite in modo tassativo, all art. 4, 14 della legge n. 381/91: non si tratta semplicemente di fasce 14 Tali persone sono: invalidi fisici, psichici e sensoriali; ex degenti in istituti psichiatrici e soggetti in trattamento psichiatrico; tossicodipendenti e alcool dipendenti; minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare; condannati ammessi alle misure alternative alla detenzione. Con legge 22 giugno 2000, n. 193 Norme per favorire l attività lavorativa dei detenuti, le tipologie di svantaggio definite all art. 4 sono state ampliate e sono stati aggiunte le persone detenute o internate negli Istituti penitenziari e tutti i detenuti ammessi al lavoro esterno sia condannati sia in attesa di giudizio. 24

25 deboli sul mercato del lavoro, ma di persone altrimenti a carico dei servizi sociali pubblici, che trovano nella cooperativa sociale un occasione di impiego e anche la possibilità di partecipare alla vita sociale, nonché di essere inserite in un percorso di cittadinanza. La forma societaria cooperativa favorisce infatti, per quanto compatibile con il loro stato soggettivo, il coinvolgimento dei lavoratori nella gestione d impresa e sviluppa il senso di appartenenza alla realtà societaria nella persona emarginata, consentendo un recupero della responsabilità del singolo. La legge quadro nazionale ha previsto che la certificazione dello stato di svantaggio sia rilasciata da una pubblica amministrazione (comma,2, art.4), mentre la legge regionale, anticipando modalità che sono state recepite dalla legislazione successiva, prevede come modalità operativa delle cooperative, in accordo con i servizi sociali, l adozione di un progetto personalizzato per ogni persona svantaggiata (L.R n.18/94, art. 13, comma 3) La frequenza delle tipologie di svantaggio nelle B piemontesi Disabili fisici 439 Disabili psichici 498 Disabili sensoriali 401 ex. degenti istituti psichiatrici 10 Persone in trattamento psichiatrico 57 dipendenti da sostanze 484 Alcoolisti 78 Minori in difficoltà 10 Condannati 60 detenuti ammessi al lavoro in carcere 14 detenuti ammessi al lavoro esterno 22 Totale

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