Direttivo Filt Bergamo, 21 gennaio 2011 Relazione di Cesare Beretta

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1 Direttivo Filt Bergamo, 21 gennaio 2011 Relazione di Cesare Beretta Pur essendo trascorsi solo 3 mesi dall ultimo direttivo, sono accadute molte cose rilevanti, che meritano ogni attenzione; pertanto, la mia relazione sarà inevitabilmente lunga (spero non noiosa). Se non apriamo a questi ragazzi nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti ed è in scacco la democrazia". Sono le parole ferme usate da Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine anno, in cui ha parlato, tra l altro, di una riforma più vasta del Paese che "richiede coraggio politico e sociale, per liberarci di vecchie e nuove rendite di posizione" e della necessità di "riconoscere e affrontare il fenomeno di disuguaglianze e acuti disagi sociali che hanno sempre più accompagnato la bassa crescita economica almeno nell'ultimo decennio. E questa l Italia che ci lascia il 2010: chi è più forte ce la fa, imprese che hanno ristrutturato e lavoratori a tempo indeterminato con garanzie consolidate; chi è più debole non ce la può fare, "invisibili" del ceto produttivo (micro-imprese senza rappresentanza e professionisti senza mercato) e soprattutto "invisibili" del mondo del lavoro (giovani precari con tutele deboli o inesistenti), come ha ben descritto Massimo Giannini su Repubblica. E una vera emergenza nazionale, affrontata finora dal governo con un approccio minimalista, i cui contorni cercherò di delineare nel corso della mia relazione. Il nuovo decennio del duemila non debutta bene: la spazzatura che conosciamo per immagini, ma che per i napoletani è triste vita in diretta, simboleggia meglio di ogni ragionamento l incapacità, l inefficienza, il degrado in cui siamo stati trascinati e al quale purtroppo ci stiamo abituando. E stata una delle tante promesse, non mantenute, del premier Berlusconi. Ricordo le altre: meno tasse per tutti è diventato più evasione fiscale per alcuni; i progetti di riforma si sono limitati ad una pioggia di leggi ad personam; le grandi opere pubbliche e l ammodernamento delle 1

2 infrastrutture sono rimasti miraggi; la crescita economica è un sogno; la disoccupazione è in crescita, meno che per parenti e amici. Mai il paese è stato così diviso culturalmente, economicamente e politicamente tra nord e sud, proprio nell anno del 150 anniversario dell unità d Italia. Il 2011 si apre, secondo Federconsumatori, in maniera infelice perché i rincari arriveranno a 1016 euro per le famiglie, gli aumenti più pesanti saranno nell alimentazione (267 euro), nei trasporti ferroviari (122 euro) e nei carburanti. Lo scorso anno si è chiuso con 42 contratti nazionali in attesa di rinnovo, relativi a cinque milioni di lavoratori, che rappresentano il 37,9%. A questi si aggiungono i dipendenti pubblici, quasi 5 milioni, ai quali il Governo ha bloccato per decreto gli stipendi sino al A dicembre l inflazione è balzata all 1,9%, è il dato più alto da dicembre 2008; così il tasso di inflazione medio annuo del 2010 è pari all 1,5%, quasi raddoppiato rispetto al 2009 (0,8%). Nella classifica stilata dall Ocse che misura la disuguaglianza economica nei trenta paesi più avanzati, l Italia è al quintultimo posto. Infatti, i poveri assoluti, non in grado di soddisfare i bisogni essenziali per una vita dignitosa, superano i 3 milioni; i poveri relativi, che possono spendere la metà della spesa procapite del paese, sono oltre gli 8 milioni. E, secondo Confcommercio, la crisi preme sui consumi che crollano e tornano ai livelli del 1999 e la vera ripresa è prevista solo per il Alla classe dirigente, per il 2011, dice Gramellini vice direttore de La Stampa, non chiediamo miracoli ma un sussulto di dignità, anzitutto il coraggio di qualche scelta che privilegi l istruzione, la ricerca, la cultura e l ambiente. Ho letto quasi con incredulità un dato fornito dall Icom, istituto per la competitività: il costo rappresentato dalla fuga dei cervelli dall Italia è di quasi 4 miliardi. La cifra corrisponde a quanto ricavato dal deposito di 155 domande di brevetto dei quali l inventore principale è nella lista di 20 italiani top emigrati all estero, più 301 brevetti ai quali hanno contribuito gli italiani in team di ricerca all estero. Il 35% dei 500 migliori ricercatori italiani nel settore scientifico ha abbandonato il Paese, che 2

3 registra appena ricercatori rispetto ai della Francia, ai della Germania, per non parlare del milione 150mila degli Stati Uniti. Sempre secondo l Icom, ogni cervello in fuga può valere fino a 148 milioni di euro calcolato sulla base di un rendimento medio di un brevetto nel settore chimico, farmaceutico o tecnologico. E palese, allora, quale danno economico, riesca a produrre la cecità delle nostre classi dirigenti, quand anche volessimo metter da parte gli aspetti etici e culturali del problema! Qualche buona notizia. Applicando le raccomandazioni dell Ocse, il Cnel e l Istat hanno annunciato di aver costituito un Gruppo di indirizzo sulla misura del progresso della società italiana, per sviluppare un approccio del benessere equo e sostenibile che integri l indicatore dell attività economica, il Pil, con altri indicatori tra cui quelli relativi alle disuguaglianze, allo stato dell ambiente e al capitale prodotto, naturale, sociale e umano che è lasciato alle nuove generazioni. Il gruppo dovrà definire gli ambiti economici, sociali e ambientali di maggior rilievo (salute, lavoro, benessere materiale, inquinamento) e selezionare indicatori statistici di qualità. L Italia si pone così tra i paesi che hanno deciso di misurare il benessere della società, per adeguare le scelte politiche, come Francia, Germania, Regno Unito, Australia, Stati Uniti, Olanda. Infatti il Pil, misura quantitativa dell attività economica, non può fornire una visione complessiva del progresso e deve essere integrato con altri indicatori dei fenomeni che influenzano la condizione dei cittadini. Leggendo le otto dimensioni più importanti che saranno oggetto di esame, lo stato psicofisico, la conoscenza e la capacità di comprendere il mondo in cui viviamo, il lavoro, il benessere materiale, l ambiente, i rapporti interpersonali, la partecipazione alla vita della società, l insicurezza, si comprende quale cambiamento profondo potrebbe esserci se i politici facessero buon uso di questo lavoro. Riforma Gelmini - Tanti i difetti di questa legge promossa e difesa strenuamente dal governo: demagogica e smisurata nelle sue 170 norme, che alla fine diventeranno almeno 500. Un alluvione normativa e burocratica che bloccherà qualsiasi iniziativa 3

4 nei prossimi anni. Una riformetta che fa tanti danni: toglie autonomia alle università, riduce gli organici, riordina corsi e facoltà sulla base non delle esigenze dei singoli atenei ma di un modello statale unico; smantella il sistema pubblico a favore delle università private, perfino il Cepu sarà equiparato alle più prestigiose istituzioni del paese! Poi si getta fumo negli occhi con la favola della meritocrazia, con l introduzione di un organo indipendente di valutazione degli atenei. Certo, va bene l intenzione ma appare improbabile che, mentre tutto il resto del paese si muove nella logica di privilegiare le conoscenze anziché la conoscenza, solo nelle università, notoriamente terreno di logiche baronali e clientelari, possa prevalere la meritocrazia! I finanziamenti negli ultimi anni si sono sempre più assottigliati e altri tagli si abbatteranno ancora su attrezzature, biblioteche, borse di studio, fondi per la ricerca. Il risultato sappiamo bene qual è: senza fondi la ricerca non progredisce e l eccellenza si allontana, e con essa i talenti che cercano all estero quello che il proprio paese non è in grado di dar loro. Persino all università de L Aquila sono stati tagliati 2,5 milioni di euro, contraddicendo gli accordi del dopo terremoto! E gli studenti sono scesi in piazza proprio per protestare contro questa sciagurata riforma che promette solo impoverimento e dequalificazione. Ma, da parte del governo, si è ridotto questo grande momento politico e culturale in un fattore di ordine pubblico. Gli studenti e i precari che, a migliaia hanno manifestato a Roma e in tutta Italia contro il governo sono pacifici e combattivi, sono i giovani non più disposti a tutto (come recitava lo slogan della manifestazione del 27 a Roma organizzata dalla Cgil, di cui dopo dirò qualcosa) per uno straccio di posto di lavoro e che vogliono studiare in una scuola, in un università che funzionano. La loro battaglia non deve essere oscurata dai media e da certe forze politiche per colpa di quelle decine di persone mascherate che hanno messo a ferro e fuoco Roma, che ricorrono alla violenza macchiando un intero movimento e offrendo alibi al potere. Quel movimento non è contingente: i giovani ci hanno detto che le politiche messe in campo non garantiscono il lavoro, i progetti di vita, la famiglia, puntano invece all esclusione sociale. La loro è una domanda più generale di futuro, che non si 4

5 esaurisce affatto nella protesta contro la riforma dell università. La Cgil non vuole supplire al vuoto della politica, ma costruire un iniziativa che porti agli Stati generali della conoscenza, affinché il tema della scuola e del suo cambiamento resti parte fondamentale delle politiche confederali. Sono parole di Susanna Camusso all assemblea nazionale delle Camere del lavoro l 11 e 12 gennaio. Il profondo malessere delle nuove generazioni è causato dal distacco abissale e allarmante tra la politica, le istituzioni e la società civile. Solo Turchia e Messico fanno peggio di noi sulla disoccupazione giovanile che, nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni, è pari al 24,7% e quasi il 60% dei disoccupati ha meno di 34 anni. Ancora più pesante il dato sulla disoccupazione nella fascia tra i 14 e i 25 anni: a fine novembre è arrivata al 28,9%, la più alta dal 2004, 8 punti oltre la media UE. Le assunzioni nel 2009 sono diminuite del 30% e quelle realizzate sono in gran parte regolate da contratti temporanei. I giovani quindi pagano due volte il costo della flessibilità: in entrata perché hanno solo contratti a tempo determinato e in uscita perché sono i primi a perdere il posto. I nostri laureati sotto i 30 anni hanno un tasso di occupazione inferiore del 20% alla media europea. E cosa fa lo stato? Dirotta le risorse su scuola formazione e cultura, magari racimolando risorse esigendo da tutti il pagamento delle imposte? Ma non ci pensa proprio! Forse le imprese decidono di investire in ricerca e innovazione perché così si eleva la produttività del lavoro? Neanche per sogno! Nell Italia di oggi non si vede chi possa raccogliere la lezione civile impartita da Napolitano nel messaggio di cui ho parlato all inizio. E tra Draghi (Governatore della Banca d Italia) che dice i giovani sono le vere vittime di questa crisi e l intellettuale Zygmunt Bauman che fa autocritica di fronte ai disagi dei giovani d oggi e dice gli abbiamo intossicato il futuro, Berlusconi se ne esce con una critica inopportuna e sprezzante tornate a studiare, invece di tirare le molotov. L Italia non sa più che farsene di tanta inettitudine incarnata in un uomo senza ideologia e senza futuro, privo di un qualsivoglia spessore politico e men che meno culturale. Berlusconi resta l uomo dell emergenza e della precarietà. Crisi dopo crisi, 5

6 etica oltre che politica, tra mercato dei voti ed instabili equilibri, l uomo che non sa governare ma solo comandare, cerca di proseguire nella sua opera di devastazione della società italiana. Nonostante si sia salvato per tre voti, il 14 dicembre, è palese l inadeguatezza e la pericolosità istituzionale e sociale dell attuale governo. Alla luce delle recenti accuse di concussione e sfruttamento della prostituzione minorile e non solo, la irragionevole e ostentata spavalderia del presidente, che continua a vedere nei giudici e nella magistratura l origine dei propri guai, è diventata ormai intollerabile. Così come la sua arroganza nel decidere di presentarsi davanti alle telecamere anziché rispondere in tribunale dei reati che gli sono ascritti, comprovati da intercettazioni e testimonianze e non frutto di fantasie di giudici di sinistra. Sarebbe persino patetico, se lo spettacolo che offre al mondo intero non fosse indecoroso e immorale. Assieme alle forze sane del paese, i giovani, le donne, la politica che non baratta le proprie idee per quattro soldi, c è la Cgil, che mette in campo la propria capacità di mobilitazione, come ha fatto il 27 novembre a Roma e tante volte negli ultimi anni, accanto ad un enorme numero di categorie e lavoratori in lotta nelle piazze d Italia, ma anche di proposta. La Cgil è tornata in piazza con lo slogan il futuro è dei giovani e del lavoro e con la parola d ordine più diritti e più democrazia per dire in modo forte e chiaro che questo governo non si è mai posto il problema del futuro dell Italia ed ha una serie di debiti nei confronti del paese: la condizione dei giovani, utilizzati solo per lavori precari spesso sfruttati e senza diritti; l assenza di politiche che possano garantire una pensione decente a chi inizia oggi a lavorare; l indifferenza per le politiche ambientali e del territorio che fanno vivere milioni di persone, alle prime piogge autunnali, in una condizione di emergenza. Come non parlare dei colori, dei suoni, delle voci, delle centinaia di bandiere che hanno inondato le strade della capitale e piazza San Giovanni nel giorno della prima volta di Susanna Camusso segretario generale della Cgil, prima donna nella storia centenaria della nostra organizzazione. Attraverso le sue parole forti e incisive, dure e dirette, contro un governo che dà risposte sbagliate alle emergenze nazionali e non fa nulla 6

7 per impedire che gli effetti più devastanti della crisi ricadano sui più deboli, la Cgil riconferma la volontà di non lasciare solo nessuno. L agenda della Cgil è presto stilata: la difesa del lavoro (a partire dai precari colpiti dal collegato al lavoro, di cui parlerò dopo); la difesa della scuola e dell università pubblica; la messa in sicurezza di un territorio devastato e a rischio ambientale ricorrente; la ricerca di una politica industriale ed economica alternativa a quella del governo; l opposizione ai tagli ed al federalismo che rischia di condizionare il già fragile welfare; la campagna in difesa della cultura; la ricerca di un accordo con gli altri sindacati per una legge sulla rappresentanza; la necessità di una nuova politica dei redditi; l apertura di un tavolo sul fisco. La società italiana, nella crisi, è più instabile e più diseguale. Questo richiama la necessità di una nuova politica dei redditi, in cui uno dei pilastri deve essere necessariamente il welfare. Una necessità che la Cgil assume non solo per una ragione di equità sociale ma come strategia di contrasto alla crisi. Se ci fosse stato uno Stato sociale più solido e universale, il sistema Italia avrebbe ridotto l impatto della crisi globale. Invece, il welfare italiano si presenta oggi con tutto il suo pesante ritardo storico e, per salvarlo, l introduzione di una significativa imposta patrimoniale non è più rinviabile e ad essa va aggiunta una vera lotta all evasione. Colpire le grandi ricchezze, anziché tassare lavoro e imprese è la scelta più giusta per recuperare risorse da destinare allo sviluppo, far ripartire l economia, le costruzioni, i consumi. Abbiamo perso tempo e il Paese rischia di perdere la fiducia di potercela fare, come ha detto Epifani. Mentre per l insieme dei paesi europei la crisi ha rappresentato la costruzione di nuove frontiere di unità dei sindacati, noi continuiamo ad essere l unico paese che segna la divisione del sindacato di fronte alla crisi, complice questo governo che sta creando danni non facendo le politiche necessarie ricorda Susanna Camusso. Se avessimo avuto bisogno di ulteriori conferme, i file di WikiLeaks che hanno girato per tutto il mondo ci hanno confermato che l opinione sull Italia è di inaffidabilità e ciò è un ulteriore elemento di debolezza per la nostra collocazione nell euro e per il 7

8 rapporto tra debito pubblico e stabilità. In questo contesto, dice sempre il segretario generale Cgil, è per noi utile e necessario ragionare sulla possibilità di individuare una stagione differente rispetto a quella che abbiamo alle spalle sul piano delle relazioni, differente dalla contrapposizione uscita dall accordo separato del C è un percorso avviato su alcuni tavoli di confronto, vanno verificate le condizioni per rilanciare, nella nuova fase di relazioni sindacali, il valore della contrattazione, delle regole condivise. I temi della rappresentanza e della democrazia devono diventare i termini di riferimento di questa nuova stagione e su di essi è stata presentata una proposta nel Comitato Direttivo della Cgil il 15 gennaio scorso, approvata a larghissima maggioranza con 15 astenuti, che è stata inviata a Cisl e Uil per aprire il confronto. (Su questo argomento, approfondiranno meglio Gigi o Nino). Pensioni, si smette di lavorare a 61 anni Da gennaio 2011 sono entrate in vigore le nuove regole per l accesso alla pensione di anzianità previste dalla riforma del Di conseguenza l età minima per smettere di lavorare passa da 59 a 60 anni per i dipendenti con 36 anni di contributi. Però per effetto della finestra mobile introdotta dalla manovra d estate, i lavoratori che chiedono la pensione dovranno attendere 12 mesi per avere l assegno. In pratica, chi matura il diritto a 60 anni potrà ricevere la pensione solo raggiunti i 61. Situazione diversa per i lavoratori autonomi: per loro l età per l anzianità si alza a 62 e mezzo, visto che ai 61 anni si aggiungono 18 mesi in attesa della finestra mobile. Si potrà continuare ad andare in pensione con 40 anni di contributi indipendentemente dall età, ma a questi lavoratori si applicherà comunque la finestra mobile invece delle quattro annuali previste sino al 2010, portando gli anni di lavoro in realtà a 41. Le norme sull uscita mobile non riguardano i lavoratori che hanno maturato i requisiti entro dicembre 2010, che potranno uscire dal lavoro nel 2011 con le vecchie finestre di gennaio e luglio. La finestra mobile, invece, si applica anche alla pensione di vecchiaia 65 anni gli uomini, 60 per le donne. Dunque si andrà in pensione di vecchiaia con almeno 61 anni le donne e 66 gli uomini. 8

9 Le nuove regole di fatto cancellano la pensione di anzianità per le lavoratrici del settore privato che potranno uscire dal lavoro dopo i 60 anni, età già prevista per la pensione di vecchiaia. La legge approvata dal Governo Berlusconi, pur prolungando l impiego di 12/18 mesi, non riconosce alcun beneficio sotto l aspetto contributivo. Inoltre, in un Paese che vede il tasso di disoccupazione giovanile tra i più alti d Europa, aumentare l età pensionabile significa non dare alcuna prospettiva di lavoro e di vita ai nostri figli. Collegato al lavoro Il 9 novembre scorso è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la Legge 183 che opera una vera e propria controriforma del diritto e del processo del lavoro. Con questa legge, meglio conosciuta come Collegato Lavoro, s introduce un termine capestro di sessanta giorni dalla sua entrata in vigore per l impugnazione sui contratti a termine e in genere di tutti i contratti precari illegittimi, che scadrà tra 2 giorni. Mentre, in precedenza, il lavoratore aveva la possibilità di contestare un contratto illegittimo anche dopo molti mesi dalla sua conclusione, quando era certo che non sarebbe più stato chiamato per un successivo contratto, ora sarà costretto ad impugnarlo entro 60 giorni dalla sua conclusione. Ciò significa che il lavoratore dovrà tagliare definitivamente i ponti con il datore di lavoro contestando la legittimità del contratto e rinunciando, nei fatti, ad un possibile rinnovo del contratto stesso oppure rinunciare ai propri diritti. Ancora più grave è il colpo di spugna che con le nuove norme si intende dare al passato: un nuovo intervento a danno dei lavoratori precari perché si stabilisce che il termine di 60 giorni per impugnare i contratti precari vale anche per i rapporti di lavoro a tempo determinato conclusi prima. Tantissimi contratti, in gran parte saltati durante la crisi e che i lavoratori rischiano di pagare due volte. I contratti di lavoro precari, già conclusi da tempo, se ritenuti viziati da irregolarità, dovevano essere contestati per scritto entro 60 giorni successivi all entrata in vigore della legge, anche con una semplice lettera che interrompesse i termini. Dal 9 gennaio si hanno 270 giorni a disposizione per andare davanti ad un giudice per riaffermare il diritto. 9

10 La crisi in Lombardia La crisi che ha colpito in modo intenso il sistema economico e produttivo lombardo ha mostrato l inadeguatezza dell attuale sistema degli ammortizzatori sociali, che non è in grado di sostenere lavoratori e imprese con certezza di diritto, continuità finanziaria ed equità contributiva, soprattutto nel momento del bisogno. In Lombardia i dati confermano l analisi e indicano che a fine 2010 il numero complessivo di chi perderà il lavoro potrebbe arrivare a unità contro le raggiunte nel La Cgil ha chiesto alla Regione di operare in Sede di Governo per il finanziamento della Cig in deroga per il 2011, tenendo conto che le necessità economiche lombarde potrebbero essere le stesse del 2010 (750/800 milioni di euro). In Lombardia, la Cgil stima un numero compreso tra / lavoratori e lavoratrici esclusi dal sistema di sostegno al reddito e in tale contesto le giovani donne sono la maggioranza, con tutto il peso sociale che la precarietà femminile comporta per la società. Alcuni dati: dal raffronto tra novembre 2010 e novembre 2009, risulta una riduzione del ricorso alla cassa integrazione ordinaria (-35%); ma, con l aumento della cassa straordinaria (+149%) e di quella in deroga (+156%), il ricorso alla cassa rimane massiccio: aumenta ancora complessivamente del 25%. Le ore autorizzate a fine novembre 2010 ammontano già a , contro i 273 milioni del 2009 (anno pesantemente interessato dalla crisi e dal ricorso alla cassa). Sopra la linea di demarcazione della crescita della cassa integrazione in Lombardia (25%) troviamo: Bergamo (83%), Cremona (50%), Milano (47%), Brescia (36,12%), Lodi (32%). Secondo l annuario statistico della Regione Lombardia, in termini di lavoratori equivalenti a zero ore, oggi siamo a unità (il 5,53% della popolazione attiva in Lombardia). Crescono ancora i licenziamenti: sono (+5% rispetto allo stesso periodo). Nella bergamasca l anno comincia male con 775 nuove procedure di mobilità: si torna ai valori più alti dei momenti di maggior crisi dello scorso anno. Le aziende più 10

11 in difficoltà sono: la Indesit di Brembate, la Frattini di Seriate, l Honnegger di Albino e tante altre ancora. La lista è lunga anche nei nostri settori, pur in presenza di numeri meno significativi. Occorre avere sempre presente che dietro i numeri della crisi ci sono uomini e donne in carne ed ossa, famiglie intere che da mesi vivono in condizioni di estrema difficoltà, con l unico, ridotto sostegno economico della cassa integrazione, che per molti si sta anche esaurendo. Questa è la vera sfida che la Cgil Lombardia deve cogliere per guardare oltre la crisi, continuando ad incalzare la Regione al tavolo aperto sulle politiche industriali, l innovazione, le infrastrutture. Proposta Cgil sugli ammortizzatori sociali La Cgil in coerenza con gli impegni assunti nel suo 16 congresso a maggio 2010 sulla necessità di riunificare il mercato del lavoro, ha elaborato una proposta di riforma organica degli ammortizzatori sociali. L idea di fondo è stata che sugli ammortizzatori sociali occorre un sistema pubblico e universale, per tutte le tipologie di lavoro e tutti i settori economici, affinché l appartenenza settoriale, la dimensione di impresa e la tipologia dei contratti di lavoro non siano un elemento di esclusione. Inoltre, occorre rafforzare il ricorso ai contratti di solidarietà e il legame tra gli ammortizzatori e le politiche attive del lavoro. Da troppo tempo si parla di riforma degli ammortizzatori sociali senza che concretamente si diano soluzioni innovative. La crisi globale che ha colpito l Italia dall ottobre 2008 ne ha evidenziato l urgenza. Di qui le norme della legge 2/09, l accordo governo/regioni, con il contributo delle parti sociali, del febbraio 2009, con l enorme dilatazione degli ammortizzatori in deroga. Misure, queste, che hanno cessato i loro effetti con la fine del La crisi, invece, continua, e con essa la falcidia di imprese e posti di lavoro, e a questo si aggiunge il costante peggioramento delle forme con le quali si costituiscono i nuovi rapporti di lavoro. Per questo è necessario: da un lato assicurare risorse e misure adeguate per la copertura almeno di tutto il 2011, dall altro la riforma organica del sistema. 11

12 Fin dal 2003 il legislatore italiano ha risposto alla segmentazione del mercato del lavoro con la proliferazione delle tipologie d impiego, ma le forme più penalizzate dalla crisi sono state il contratto a tempo indeterminato e l apprendistato, a favore del lavoro a termine, a chiamata, con voucher, per non parlare della crescita del lavoro occasionale, delle associazioni in partecipazione con apporto di solo lavoro e delle Partite Iva fittizie. La proposta si articola su diversi punti e mi soffermerò sui più importanti. Elementi comuni Il sistema deve essere concepito e finanziato in forma universale nazionale sotto tre aspetti: requisiti d accesso, durata massima della fruizione, importo delle indennità. Dove invece la responsabilità normativa va posta in capo alle Regioni è sull intreccio con le politiche attive (e poi con le politiche sociali per il reinserimento), in coerenza con il modello di politica del lavoro che la Regione avrà scelto. Indennità di disoccupazione - Il requisito d accesso è unificato a 78 giornate su cui è versata la contribuzione, e la durata non potrà mai eccedere l anzianità aziendale del lavoratore; - copertura dell 80% effettivo fino ad un tetto massimo di euro netti e poi opera il tetto (da notare che l 80% corrispondente a euro equivale ad una retribuzione di euro); - abbassamento al 64% dopo 12 mesi, e al 50% dopo 24 mesi; - prevedere la possibilità di integrazione da parte della bilateralità a ciò autorizzata dalla contrattazione; - la durata massima di fruizione dell indennità è fissata in 24 mesi per chi ha meno di 50 anni, 30 mesi per chi ne ha di più; - nel caso di lavoratori immigrati extracomunitari, modificare le normative preesistenti in modo da far beneficiare l immigrato dell intero periodo previsto dalla sua condizione di età anagrafica e di residenza, senza soppressione del permesso di soggiorno; 12

13 - apprendisti: rientrano nel sistema descritto, il costo può essere fatto ricadere sulla contribuzione del 10%; - soci di cooperativa: per i dipendenti non si pone problema; per chi ha rapporti autonomi, valgono le modalità di estensione del sistema universale. Cassa integrazione guadagni Si dovrebbe unificare l obbligo di confronto preventivo, salvo i casi di oggettiva urgenza già oggetto di ricorso alla Cig e quelli di evidente temporaneità, limitando alle imprese sino a 15 dipendenti l obbligo di un piano di rilancio/ristrutturazione per difficoltà ritenute superabili in un periodo convenuto (sei mesi). Negli altri casi, l impresa è tenuta a presentare una dichiarazione sul futuro della stessa e le ragioni del ricorso alla Cig, prevedendo il rientro dei lavoratori nell impresa se la difficoltà è di natura temporanea, e ammettendo la possibilità di ricorrere in seguito alla risoluzione dei rapporti per trasformazioni sostanziali negli assetti produttivi con riflessi occupazionali. Per le contribuzioni si prevede: il requisito d accesso con 90 giorni di contribuzione; un importo dell 80% fino ad un tetto massimale di euro netti; la durata massima di 36 mesi nel quinquennio; per i contratti di solidarietà, l incentivo previsto, ma limitato agli anni (80% di integrazione sulle ore perse), va reso strutturale. Incentivi alla riassunzione Occorre procedere ad una rivisitazione complessiva degli incentivi, confermando il vantaggio contributivo per assunzioni a termine, da rafforzare in caso di trasformazione o assunzione diretta a tempo indeterminato. Bilateralità Si deve ribadire la natura integrativa e non condizionante dell eventuale apporto della bilateralità, sottolineando invece la funzione di controllo; ad esempio per tutte le imprese un tempo non comprese nell ambito di applicazione della legge 223/91, l esame congiunto tra le parti si dovrà svolgere presso l Ente Bilaterale, là dove costituito. 13

14 I costi, le coperture e gli effetti macroeconomici. Tutti i tentativi di riforma, fin dal 1999, si sono arenati sul tema dei costi della riforma. Nella proposta è prevista la copertura, da un lato allargando la base contributiva per disoccupazione e Cig a tutti i settori e le tipologie coinvolte, dall altro operando all interno delle attuali coperture contributive, per ridurne la frammentazione e il peso a fronte della semplificazione degli istituti. Questa riforma è in grado di auto finanziarsi attraverso la contribuzione che può coprire 4,2 miliardi di euro in più necessari da qui al Il progetto è ambizioso. Con il nuovo sistema 500 mila nuovi lavoratori dovrebbero, a regime (nel 2018), essere inclusi nel nuovo sistema di tutele, fondato sull universalità e omogeneità degli strumenti e sulla loro sostenibilità finanziaria. Oggi il 49,6% dei lavoratori non ha diritto al sussidio di disoccupazione, con la riforma la platea di chi resta fuori si dimezza, scendendo al 26,6%. L idea di fondo è quella di attivare a regime 2 soli strumenti per tutti i settori: il primo è la CIG che unisce cassa integrazione ordinaria e straordinaria; il secondo è la Disoccupazione, che unisce mobilità e disoccupazione. Tavolo TPL A seguito dell accordo del 16 dicembre tra Governo e Regioni sui fondi per il TPL, i tagli iniziali di 247 milioni di euro per la regione Lombardia sono stati ridotti a 99 mln di euro, che si riducono a 82 per l immissione di 17 mln da parte della regione, risorse risultate da economie interne alla struttura organizzativa. I tagli sono stati ripartiti così: 24 mln sul servizio ferroviario; 37 mln al servizio TPL del comune di Milano; 5 mln ai comuni capoluogo di Bergamo, Brescia, Como, Pavia e Varese; 2 mln agli altri comuni capoluogo e non; 14 mln alle province. Secondo l accordo siglato in Regione (non sottoscritto dalla Cgil), non si produrranno tagli ai servizi, con l efficientamento del 3% sui costi da parte delle imprese, le quali, solo per il trasporto su gomma, potranno decidere con province e comuni se farsi carico dell efficientamento o ridurre il servizio (ATB ha deciso di ridurre il servizio di 14

15 470 mila Km annui, oltre 600 mila Km su tutto il consorzio). L operazione dovrà essere monitorata nei territori rispetto a tenuta del servizio e riflessi occupazionali. Infatti, gli enti locali dovranno inviare entro il 15 febbraio alla Regione una prima relazione relativa alle azioni definite e una seconda entro il mese di settembre relativa agli interventi realizzati. Vediamo gli aumenti previsti: un 10% dal primo febbraio 2011, a condizione che siano emessi i nuovi titoli di viaggio agevolati e integrati; un ulteriore aumento del 10% entro la fine del 2011 legato a parametri di qualità del servizio, cioè puntualità, regolarità, decoro. Sono introdotti nuovi biglietti e abbonamenti: un abbonamento mensile integrato io viaggio in Lombardia che consentirà di usare tutti i mezzi di trasporto pubblico regionale a 99 euro; un abbonamento unico e integrato treno-autobus per tutti i capoluoghi io viaggio treno-città con un risparmio del 30%; io viaggio in famiglia prevede una riduzione del 20% sugli abbonamenti per i primi due figli di età inferiore a 18 anni e l abbonamento gratuito per il terzo, oltre a consentire a ragazzi con meno di 14 anni di viaggiare gratuitamente se accompagnati da un adulto pagante che abbia vincoli di parentela. Tali nuovi titoli di viaggio sono la condizione per poter applicare i rincari a febbraio. Da parte della Regione è stata indicata la necessità di costituire un tavolo tecnico per le modalità applicative degli aumenti e la volontà di proseguire il percorso comune per migliorare il sistema per l attuazione del Patto del TPL. E innegabile che le prospettive sono migliorate rispetto a quanto succedeva non più di qualche settimana fa. Da un lato la riduzione dei tagli, dall altro l introduzione delle agevolazioni per famiglie e cittadini pendolari e l avvio dell integrazione tariffaria, su cui la regione era in notevole ritardo, segnano un inversione di tendenza apprezzabile. Ma l aumento tariffario è prospettato senza poter verificare i reali investimenti infrastrutturali e la qualità del servizio, in una regione dove, secondo TLN, i viaggiatori sfiorano la soglia di 650mila al giorno. Poi è da tenere sotto controllo come questo accordo regionale troverà attuazione nei comuni e nelle 15

16 province e da parte delle aziende di trasporto. Occorre una correzione degli indirizzi di programmazione, un nuovo equilibrio tra efficienza di impresa e tariffe sostenibili, rimuovendo le inefficienze, rendendo trasparenti i bilanci e rilanciando il principio della concorrenza. Serve, in una parola, una nuova normativa regionale di settore. La sera del 16 dicembre, a Trescore, la Filt è stata protagonista di una tavola rotonda, organizzata da Sinistra Ecologia Libertà della Valcavallina, assieme al Preside del liceo Federici, ai rappresentanti dei genitori del polo scolastico, ai rappresentanti degli studenti, a Federconsumatori, ad esponenti del Pd sul tema Trasporto pubblico, un bene comune. Come lo vorremmo: economico sicuro sostenibile. Sono intervenuto con il prezioso supporto tecnico del compagno Magri, sottolineando che i tagli previsti dalla legge di stabilità potrebbero mettere a rischio un dignitoso livello di offerta del servizio e la tenuta occupazionale del settore, peraltro privo di ammortizzatori sociali. Voglio ricordare che il 20 dicembre abbiamo prodotto unitariamente un volantino per sensibilizzare l opinione pubblica sull argomento, distribuendo oltre 7000 volantini con l aiuto dei delegati ATB e SAB. Situazione contrattuale nei trasporti Il 2011 si apre con vertenze di peso ancora aperte nel settore mobilità, in Alitalia e Tirrenia. Sia le aziende pubbliche che quelle private sono state colpite dalla crisi e quasi tutti i nostri settori sono in stato di allerta. Per il contratto della mobilità, che interessa le ferrovie e il TPL, le trattative sono aperte da oltre 30 mesi come ho illustrato ampiamente al nostro direttivo del 15 ottobre scorso. La riduzione dei tagli ottenuta nell accordo stato-regioni nel mese di dicembre, rimettono in pista tram, autobus e metropolitane nel Paese, riducendo di fatto ad un 2,5% l entità dei tagli su base regionale, in precedenza stimati nell ordine del 25-30%. Si aprono cosi spiragli consistenti per la maggiore disponibilità di Asstra 16

17 e Anav alla chiusura ci auguriamo in tempi brevi del CCNL. Non ci nascondiamo la preoccupazione per i rischi che permangono per l occupazione nel trasporto locale e per i rincari che i cittadini utenti dovranno sopportare. Mancano risorse anche per i treni ai pendolari e il servizio universale ed FS ha annunciato il taglio di 154 treni in perdita, a meno che se ne facciano carico le regioni. Proseguono i tavoli tecnici, ma per ora non ci sono aggiornamenti per la firma del contratto. Per il rinnovo del contratto logistica, trasporto merci e spedizione, finalmente il 10 dicembre è stata sottoscritta l ipotesi di accordo con Confetra, Fedit, Fedespedi, Assologistica e Centrali Cooperative. Dopo una settimana è arrivata anche la firma di Anita, Fita CNA e Trasporto Unito. Permane la non adesione di Confartigianato Trasporti, Conftrasporto (che comprende la Fai) e altre minori come la Lia. Il 25 riprendono gli incontri. In estrema sintesi: la scadenza è fissata al 31 dicembre 2012; l aumento tabellare complessivo è di euro 122, divisi in 4 tranches dal primo gennaio 2011 al 31 dicembre 2012; 10 euro destinati ad una polizza sanitaria integrativa; 2 euro destinati all ente bilaterale da costituire con decorrenza primo luglio 2011; riconoscimento di 150 euro di una tantum. Pur in presenza di questo risultato positivo non possiamo nasconderci che il 2011 non sarà ancora l anno della ripresa, come riconosciuto dallo stesso Ministro Tremonti. Nella sola area bergamasca nel 2010 hanno cessato l attività 89 aziende nel settore dell autotrasporto. Tale dato, pur in riduzione sul 2009 (sono state 144 le aziende che hanno chiuso), non consente di stare tranquilli. Si rende sempre più necessario un Piano della logistica per arrivare a un reale rinnovamento e sviluppo dell autotrasporto italiano. Stante la carenza di risorse pubbliche che impedirà la realizzazione di un piano di infrastrutture a breve termine, l introduzione di soluzioni mirate ad utilizzare al meglio l insieme delle reti già presenti è l unica risposta e la sola opportunità per il Paese. In un ambito in cui si ragioni di logistica (intesa come reti di materiali e immateriali) per raccordare porti, strade, ferrovie ed interporti, l autotrasporto gioca un ruolo fondamentale. Cinque interventi si rendono quindi necessari: ridurre il numero delle imprese ed accrescerne 17

18 le dimensioni, perché solo con imprese più forti sarà possibile equilibrare il mercato; intervenire sulla filiera perché oggi con il meccanismo dei subappalti tra chi realizza il contratto di trasporto e chi lo esegue, ci sono troppi passaggi che permettono speculazioni; semplificare il quadro normativo, passando da tante regole non applicate a poche regole sul cui rispetto non si deve transigere; perseguire il riequilibrio modale per utilizzare al meglio le reti esistenti. Il quinto punto è culturale: si tratta di passare da un sistema di competizione tra le modalità di trasporto, ad uno in cui ci sia piena collaborazione, questo però richiede precise politiche da parte del Governo. Per Alitalia scontiamo lo scandalo dei continui differimenti decisi dal ministro Matteoli per agitazioni, su cui la Commissione di Garanzia non aveva obbiezioni; lo sciopero del 17 dicembre era stato proclamato già 7 volte. In questi 2 anni Alitalia ha mantenuto il monopolio garantito, sgravi contributivi e cassa integrazione per 7 anni. L epilogo è noto: la regaleremo ad Air France, mentre fuori restano 5 mila cassa integrati senza alcuna prospettiva di reimpiego, ai quali l azienda vuole aggiungere altri 1000 tra i lavoratori di terra. E un problema enorme di cui nessuno parla. Infine Tirrenia, commissariata e con l ipotesi ventilata di acquisizione da parte della cordata italiana Grimaldi, Aponte e Onorato, non ancora ufficiale (vendita prevista per fine maggio). La Filt chiede continuità aziendale e clausola sociale, prima di tutto; quando sarà il momento esaminerà condizioni di vendita e piano industriale. Il 12 gennaio è stato raggiunto il pre-accordo sulla cassa integrazione straordinaria per 100 marittimi, senza la firma della Filt. Lo sciopero di 24 ore di tutti gli addetti di Tirrenia, il 14 gennaio, ha voluto ribadire il no alla cassa integrazione per oltre 700 lavoratori, che di fatto predetermina degli esuberi. Una nota positiva è la firma dei contratti degli impianti a fune e dell autonoleggio. Mi avvio a concludere, soffermandomi sulla vicenda Fiat per quello che rappresenta nel Paese e per la Cgil. 18

19 Un po di storia. Il 29 dicembre 2010 Fim, Uilm, Ugl metalmeccanici, Fismic, l'associazione dei quadri Fiat e il Lingotto hanno firmato il nuovo contratto di lavoro per i dipendenti dello stabilimento di Pomigliano, che a partire da gennaio 2011 saranno riassunti dalla Newco, sulla base dell'accordo di giugno che sbloccava investimenti per 700 milioni per la produzione della nuova Panda. Un dato che potrebbe cambiare faccia all'economia di una città di 47mila persone e all'intera Campania. Ricordo che su quell accordo, il 22 giugno 2010 si era svolto il referendum, al quale aveva partecipato il 95,1% dei lavoratori, 4642 sui 4881 operai ed impiegati. I sì il 62,2%. Non ha firmato il contratto la Fiom che ne ha contestato la legittimità. I punti salienti del contratto sono: un incremento salariale medio di 30 euro lordi per dodici mensilità e un nuovo inquadramento professionale con la definizione di 5 gruppi professionali e di fasce intermedie. Sotto il profilo della rappresentanza sindacale, come sarà in seguito previsto anche per Mirafiori, si ribadisce l'applicazione dello statuto dei lavoratori che prevede una rappresentanza alle sigle firmatarie dell'accordo (mentre il CCNL prevede l elezione delle RSU). Il passaggio più consistente di lavoratori alla nuova società di Fiat è previsto tra maggio e giugno, mentre le riassunzioni si completeranno per la fine del 2011: nell'autunno prossimo, infatti, è previsto l'avvio della nuova Panda con la produzione annua a regime di 270 mila automobili. Questa è stata Pomigliano. Nuovo capitolo, Mirafiori. Il 23 dicembre, senza la firma dalla Fiom, è stato siglato l'accordo per il rilancio dello stabilimento Fiat di Mirafiori, che occupa circa lavoratori e a regime punta a produrre vetture l'anno (Suv). Lotta all'assenteismo, più turni settimanali, taglio delle pause: sono queste in sintesi le novità principali dell intesa, che prevede anche la richiesta di cassa integrazione straordinaria per un anno dal 14 febbraio 2011 (quando finirà l ordinaria). L'accordo è stato sottoposto a referendum il 13 e 14 gennaio ed ha vinto il sì con il 54% dei voti. La posizione della Cgil era, e lo è anche oggi, che l accordo è obiettivamente peggiorativo della condizione di lavoro degli operai e della funzione di diritto del 19

20 sindacato, tocca materie indisponibili come il diritto di sciopero o l esclusione dalla fabbrica di un sindacato rappresentativo come la Fiom, per non parlare dell introduzione di una clausola senza precedenti, cioè che un sindacato può aderire successivamente solo se tutti gli altri firmatari, azienda e sindacati, sono d accordo. Ma bisognava stare al tavolo, pretendere di conoscere cosa c era nel piano Fabbrica Italia di Marchionne e mettere in discussione che la sfida gigantesca del recupero di produttività, che gli altri paesi affrontano con innovazione di prodotto e investimenti tecnologici, da noi si potesse vincere riducendo le pause di 10 minuti o aumentando gli straordinari. Marchionne, ha voluto marcare la sua scelta industriale, defilandosi da Confindustria e optando per il livello contrattuale aziendale in sostituzione di quello nazionale. Ha scelto l autoritarismo al posto del dialogo, con la complicità o quantomeno con l acquiescenza degli altri sindacati, fino a dichiarare che la Fiat è in grado di produrre auto anche senza la Fiom. Sulla stampa, qualche giorno fa, era stato pubblicato il dato di produttività, riferito agli stabilimenti Fiat nel mondo: mentre in Polonia ogni singolo dipendente produce 100 auto/anno, in Brasile il dato scende al 77,6%, in Italia si riduce ulteriormente sino ad un 29,4%. Se corrisponde al vero, credo che si ponga il problema di come il nostro Paese possa reggere in un mercato globalizzato. Lo stesso Presidente della Repubblica Napolitano, intervistato a Napoli a inizio d anno, sulla vicenda Fiat, aveva detto: auspico che si ritrovi un modulo costruttivo di discussione e che tutte le parti in causa riconoscano l essenzialità dell impegno ad aumentare la produttività del lavoro ai fini della competitività internazionale della nostra economia. Tornando al referendum, la vittoria dei sì è stata di stretta misura, anche in considerazione del fatto che senza i 421 voti degli impiegati, il sì supera il no di soli 9 voti. Il che dimostra che gli operai destinatari delle restrizioni dell accordo sono praticamente divisi a metà. Adesso va preso atto dell esito nel suo complesso: questa è democrazia. Ma va detto comunque che il no ha un 46% dignitoso e orgoglioso, su cui Marchionne dovrebbe riflettere. I 2327 voti contrari, che vanno ben oltre i 600 iscritti alla Fiom, stanno a testimoniare il disagio e la voglia di non accettare ricatti. 20

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