Lezione 3 (2/10/2014)
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- Cristoforo Conti
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1 Lezione 3 (2/10/2014) Esercizi svolti a lezione Esercizio 1. Tracciando un grafico approssimativo, discutere qualitativamente l esistenza di radici reali dei seguenti polinomi, al variare del parametro q: f() = q g() = q Soluzione Per quanto riguarda il primo polinomio, si ha in generale che una cubica può avere tre radici reali (anche coincidenti), oppure una radice reale e due complesse. Esse possono essere determinate direttamente mediante l uso della formula generale per le equazioni di terzo grado e c è tutta una branca dell Algebra, la teoria di Galois, che studia le proprietà dei polinomi. Tuttavia, se serve determinare la natura delle radici (che siano sempre 3 ce lo assicura il teorema fondamentale dell Algebra), non occorre arrivare a risolvere l equazione. Benché ci siano tecniche algebriche come lo studio del determinante e del risolvente del polinomio (il famoso = b 2 4ac delle equazioni di secondo grado), si può dire qualcosa con tecniche puramente analitiche. Innanzitutto, dato che il grado del polinomio è dispari, avremo che il ite per sarà meno infinito, mentre sarà più infinito per +. Questo basta ad assicurarci che ci sarà sempre almeno una radice reale. Ne rimangono da determinare due che possono essere solo: entrambe reali entrambe complesse coniugate. Non può succedere che ce ne siano una per tipo perché le radici complesse sono sempre in numero pari. Graficamente gli andamenti possibili sono: 1
2 Dallafigurasinotacomelaposizionedieventuaassimieminimidellafunzione implichi o meno l esistenza delle radici. Nel caso del polinomio f() i punti critici sono dati dagli zeri della derivata prima, f() = = < 0. Essendo il discriminante negativo, non ci sono punti stazionari, ovvero la funzione è monotona (crescente), quindi per ogni valore di q ci sarà soltanto una radice reale (e una coppia di radici complesse coniugate). Ponendo a zero la derivata seconda si trova il punto di flesso del polinomio, ovvero dove cambia la concavità del grafico, f() = 6+2 = 1/3. Nel caso del polinomio g() si può ripetere il ragionamento fatto per f(), anche se i casi che si possono presentare sono più numerosi: 4 radici reali, 2 reali e 2 complesse, 4 complesse; le radici reali possono anche essere coincidenti. Iniziamo a cercare i punti stazionari risolvendo gli zeri della derivata prima di g(). Si ha che g () = = ( ) = 0 1 = 0, 2,3 = 6± ovvero 1,2,3 = 1, 1/2,0. Dobbiamo ora valutare la funzione in questi punto critici, che saranno rispettivamente minimo, massimo e minimo. = 6±2, 8 g( 1) = q = q g( 1/2) = q g(0) = q Allora se q > 0 non ci saranno radici reali in quanto il minimo di g() vale q > 0 e non ci sono attraversamenti dell asse, Figura a sinistra. Nel caso di q = 0, i due minimi si trovano sull asse, dunque ci saranno due radici reali con molteplicità doppia, infatti, come si calcola a mano facilmente, g() = 2 (+1) 2, ovvero ci sono quattro radici reali, Figura al centro. Nel caso di q < 0 bisogna distinguere se q < 1/16. Per 1/16 < q < 0 ci sono quattro radici reali, Figura a destra. 2
3 Rimane il caso q = 1/16 e il caso q < 1/16. Nel primo caso massimo di g() si trova esattamente sull asse delle dando luogo ad uno zero con molteplicità doppia, nel secondo caso, il massimo si trova strettamente sotto all asse delle e quindi ci sono solamente due radici reali e due complesse coniugate. 3
4 Nota 1. Ricordiamo il concetto di ite Sia f : D R R, diremo che 0 f() = L ( 0 R,L R) se, considerato un numero arbitrario ǫ > 0 è possibile trovare un numero δ > 0 tale che f() L < ǫ quando 0 < δ, D, 0 Il concetto di ite si lega all idea di asintoto. 0 ± f() = ± 0 f() = + Ciò si esprime dicendo che in = 0 la funzione possiede un asintoto verticale. D altra parte abbiamo anche che ± f() = 0 e ciò si esprime dicendo che la retta y = 0 è un asintoto orizzontale. Proprietà dei iti (a) 0 (f()±g()) = 0 f()± 0 g() (b) 0 cf() = c 0 f() (c) 0 f() g() = 0 f() 0 g() (d) 0 f() g() = 0 f() 0 g() Ricordiamo anche che + + = +, =, L± = ± L = 0, ± = ± (L > 0) L (± ) = ± (L > 0) ± L mentre sono indeterminati ± +, 0 (± ),, 0, L ± 0 0 4
5 Nel caso, supponendo che P n e Q m siano due polinomi di grado n e m con coefficienti di grado massimo a n e b m positivi, abbiamo che { 0 n < m P n () + Q m () = a n b m n = m + n > m Esercizio 2. Determinare gli eventuali asintoti orizzontali e verticali delle funzioni: Soluzione f() = 2 3 g() = h() = log( 1) k() = Per f() si ha asintoto verticale dove si annulla il denominatore, quindi per = 3/2, si ha che per 3/2 + il ite è +, mentre per 3/2 il ite è. L asintoto orizzontale si ha calcolando ± f() = 1 2 Per la funzione g() gli asintoti verticali si trovano dove il denominatore si annulla, ovvero per = ±1, l asintoto orizzontale è dato da g() = 1 ± L asintoto verticale di h() si ha quando l argomento del logaritmo tende a zero, quindi per = 1. Non c è asintoto orizzontale in quanto il ite all infinito del logaritmo è infinito. Per la funzione k() l asintoto verticale si ha per = 1, mentre all infinito il ite diverge. Esercizio 3. Determinare il ite per 0 + di f() = Soluzione = = = (3 7 +2) = = (9 1) = 2 5
6 Esercizio 4. Calcolare i seguenti iti. (a) 2 (b) 2 + (c) +2 (c) = 4 = = 4 0 = = 4 0 = = = + Nota 2. Ricordiamo le discontinuità. Discontinuità di prima specie (o di salto) Sia f : X Y. Un punto 0 X è di discontinuità di prima specie per f quando esistono i iti sinistro e destro della funzione per che tende a 0 e sono entrambi finiti, ma sono diversi. Ovvero quando valgono tutte le seguenti condizioni: f() =: f( 0) R 0 f() =: f( + 0) R + 0 f( 0) f( + 0) La discontinuità viene comunemente definita di salto perché l aspetto del grafico è quello di un salto nel punto di discontinuità. Viene inoltre detto salto la quantità f( + 0) f( 0). Esempio La funzione f() = sgn() := { se 0 0 se = 0 vale sempre 1 per positivi e 1 per negativi, e fa quindi un salto in = 0 (in cui vale 0). 6
7 Discontinuità di seconda specie (o essenziale) Sia f : X Y. Un punto 0 X è di discontinuità di seconda specie per f quando il ite della funzione per che tende a 0 da destra e/o da sinistra è infinito o non esiste. In altre parole, quando vale una delle seguenti condizioni: ( ) ( 0 0 f() f() + 0 ) f() f() + 0 / R Nel primo caso, la discontinuità è anche detta essenziale. Esempio Un esempio con il ite infinito è la funzione { 1 se 0 f() = α se = 0, α R Discontinuità di terza specie (o rimovibile) Sia f : X Y. Un punto 0 X è di discontinuità di terza specie per f quando il ite destro della funzione per che tende a 0 è uguale a quello sinistro, con entrambi valori finiti, ma il valore di f in 0 non coincide con questi iti. In altre parole, quando valgono tutte le seguenti condizioni: 0 f() =: f( 0) R f() =: f( + 0) R + 0 f( 0) = f( + 0) f( 0 ) La discontinuità viene anche detta einabile in quanto è sufficiente aggiustare il valore di f() in 0 nel modo seguente: 7
8 f () := { f() se 0 f( 0) se = 0 per rendere la funzione continua nel punto. Esempio La funzione f() = { sin() se 0 l se = 0, l R si può estendere ad una funzione continua in 0 ponendo l = f( 0) = f( + 0) = 1. Per qualunque altra scelta di l, la funzione presenterà discontinuità rimovibile in = 0. Esercizio 5. Trovare le eventuali discontinuità delle seguenti funzioni. f() = { < g() = { < 0 1 = 0 > 0 Soluzione Nel primo caso si ha che 0 f() = 0 e 0 +f() = 1 quindi la funzione non è continua in zero, e si parla di discontinuità di salto o diprimaspecie. Nelsecondocasohache 0 g() = 0e 0 +g() = 0 quindilafunzionenonècontinuainzero,perchéèdefinita1 = g(0). Inquesto caso si parla di discontinuità rimovibile o di terza specie. Nota 3. Ricordiamo i iti notevoli Razionale a 0 k +a 1 k a k = ± b 0 r +b 1 r b r sgn[ ao b 0 ] (±1) (k r), se k > r a 0 b 0, se k = r 0, se k < r 8
9 Potenza Trigonometrici (1+) a 1 0 = a, a R sin() Esponenziali e logaritmi = 1 sin(a) = a b b 1 cos() = 0 1 cos() = tan() = 1 arcsin() = 1 arctan() = 1 0 +log a = se a > 1 0 +log a = + se 0 < a < 1 log a = + se a > 1 + log a = se 0 < a < a = 1 + a = + se a > 1 + a = 0 se 0 < a < 1 a = 0 se a > 1 a = + se 0 < a < 1 9
10 ( 1+ a ) b= e ab ± ± ± ( 1+ 1 ) = e ( ) = 1 +1 e 0 (1+a)1 = e a log a (1+) 0 0 a 1 0 = log a e = 1 lna ln(1+) = 1 = lna,a > 0 Esercizio 6. Calcolare il ite per ± delle seguenti funzioni (a) ± = ± 3 (2 3/) = ± (b) ± 2 sin 2 4 = ± 4 (sin 2 / 2 1) = (c) ± e = ± e (1 /e ) = + (d) ± sin 1 cos2 = 0 all infinito sin 1 tende a zero, mentre cos2 è itato (e) ± 2 e e 2 = ± e 2 (e 2 (1 1/) 1) = ± e 2 ( ( e e ) 1 ) = (f) ± e 2 + e 3 = ± e 2 (1 1/) e 3 = Esercizio 7. Calcolare i seguenti iti (a) ± = ± 4 (5+3/+2/ 4 3 (15+1/ 3 ) = ± (b) ± = { + 0
11 (c) ± = 7 (d) Bisogna fare il ite da destra e da sinistra di 1. Da sinistra ho e da destra ho + e quindi il ite non esiste. Nota 4. In generale, la risoluzione di forme indeterminate si appoggia a metodi tecniche e risultati teorici (tre regole d oro). Regola di confronto Se f() g() allora Regola di Pinocchio f() g(). 0 0 Se f() h() g() e f 0 () = 0 g() = L, allora anche Regola di composizione h() = L. 0 Se 0 g() = l e l f() = L, allora anche Ordine di convergenza f g() = L. 0 Si dice che una funzione f() converge (per 0 oppure per ± ) al ite L, più velocemente della funzione g(), anch essa convergente ad L, se risulta ( ) f() L = 0 f() L 0 g() L ± = 0 g() L 11
12 Possiamo anche confrontare funzioni che tendono a (divergono). Si dice che tra le due funzioni divergenti f() e g(), la f() diverge più rapidamente, se risulta ( ) f() = + f() 0 g() ± = + g() Si dice che due funzioni f() e g() convergono(oppure divergono) allo stesso ordine se ( ) f() L = l 0 f() 0 g() L ± = L 0 g() Continuità Riprendiamo ora il concetto di continuità. La funzione f() : R R è continua in 0 se 0 f() = f( 0 ). Le proprietà e le regole relative ai iti portano alle seguenti: (a) Se f() e g() sono continue in 0 allora sono continue in 0 anche: f()±g(), f() g(), f() g(), (g( 0) )0 (b) Se g() è continua in 0 e f() è continua in g( 0 ), allora f g() è continua in 0 Teorema di Weierstrass Se la funzione f() è continua in [a,b] allora esistono massimo e minimo della funzione in [a, b]. Esercizio 8. Calcolare i seguenti iti (a) 2sin = = 0 (b) 3 sin = = 0 (c) e +1 15e 3 +1 = e (1+1/e ) e 3 (15+1/e 3 ) = 0 12
13 Esercizio 9. Consideratalafunzionef() = determinare(quando esistono) massimo e minimo della funzione negli intervalli [0,1), [ 3,2), [ 1,0), (0,+ ), ( 2,+ ) Determinare quante soluzioni ha l equazione f() = 2 negli stessi intervalli. Soluzione La funzione rappresenta una parabola, che ha concavità verso l alto e vertice (minimo) in = 1. Questa volta dobbiamo usare il teorema di Weierstrass per decidere se la funzione ha massimo e minimo, si confrontano i punti critici naturali della funzione (dove si annulla la derivata prima) con i valori assunti sul bordo del dominio al quale è stata ristretta. Allora in [0,1) la funzione ha minimo in = 0 ma non ammette massimo, solamente estremo superiore; in [ 3,2) ha minimo in = 1 ma non ha massimo; in [ 1,0) ha minimo in = 1 ma non ha massimo; in (0,+ ) non ha né minimo né massimo; in ( 2,+ ) ha minimo in = 1 ma non massimo. Nel caso di f () = 2 si ha l equazione = = 0, che ha radici 1 = 0 e 2 = 2. Si tratta quindi di vedere quando questi elementi appartengono agli insiemi proposti, rispettivamente le soluzioni sono: 1,2,0,0,1. Esercizio 10. Per ogni coppia delle seguenti funzioni, dire quale delle due converge più rapidamente per, ovvero se divergono allo stesso ordine. (a) f() =, g() = 2. Divergono dello stesso ordine, ma più velocemente la g. (b) f() =, g() = 2. La g diverge di un ordine più di f. (c) f() = log 2, g() = log 2 2. Divergono dello stesso ordine, ma più velocemente la g. (d) f() = 3, g() = 32. Diverge più velocemente la g. 13
14 Esercizio 11. Le funzioni f 1 () =, f 2 () = +3, f 3 () = 2, f 4 () = 2 2, f 5 () = sono tutte divergenti all infinito, classificarle in base alla velocità con cui divergono, dalla meno veloce alla più veloce. Soluzione Facendo un rapido confronto si ha che all infinito +3 < < 2 < < 2 2. Esercizio 12. Per determinare l ordine di convergenza a 0 delle seguenti funzioni: f() = , g() = e 1, h() = e 2 e 2. Soluzione Per f() si ha la semplificazione f() = 1 che quindi tende a 3 zero con ordine 2. Per g() si mette in evidenza e in modo che e (1 e /), dunque si vede come la funzione esponenziale sia dominante nella convergenza. Infine per quanto riguarda h() si raccoglie e (e 2 2 1) e anche questa volta si vede come sia la funzione esponenziale di ordine maggiore a regolare la convergenza. Esercizio 13. Due popolazioni diverse si sviluppano nel tempo secondo le due seguenti leggi di crescita, N 1 (t) = t N t+1 2 (t) = t2 t 2 +1 che rappresentano il numero di individui delle due popolazioni al tempo t. Mostrate che a lungo termine le due popolazioni raggiungono la stessa abbondanza (stesso numero di individui) e trovate la specie che si stabilizza più rapidamente. Quale delle due specie è inizialmente più rapida nella crescita? Perché? Soluzione Si mostra facilmente che i iti delle due funzioni per t sono t t = t+1 = 1000 t 2 +1 Ora, per vedere quale delle due specie arriva prima a stabilizzarsi bisogna calcolare N 1 (t) L N 2 (t) L = t 1000(t+1) t+1 14 t t (t 2 +1) =
15 t 2 +1 t+1 = + Sarà quindi la seconda specie a stabilizzarsi per prima. Viceversa, si può osservare con un ragionamento analogo, che al tempo iniziale t = 0 è la prima popolazione a svilupparsi di più. Dunque esisterà un tempo in cui le due popolazioni avranno lo stesso numero di individui e lo si trova uguagliano le due funzioni. Si trova t = 1. Approfondendo lo studio delle due funzioni, si trova che la derivata prima delle due funzioni è N 1(t) = 990/(t + 1) 2 e N 2(t) = 1980t/(t 2 +1) 2. Da ciò si evince che la prima funzione sarà crescente monotona, mentre la seconda parte per t = 0 in un punto stazionario. Di più si può ricavare dallo studio della derivata seconda: N 1(t) = 990(2t+ 2)/(t+1) 4 e N 2(t) = 1980( 3t 4 2t 2 +1)/(t 2 +1) 4. La prima specie presenta unflesso, pert < 0, mentrelasecondahaunflessopert = 3/3, laconcavità è inizialmente verso l alto, poi verso il basso. 15
(1;1) y=2x-1. Fig. G4.1 Retta tangente a y=x 2 nel suo punto (1;1).
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