Apicoltura irpina: una realtà in ripresa. Quale futuro?
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- Adelmo Ruggeri
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1 IL COMPARTO APISTICO IN PROVINCIA DI AVELLINO di Carmine Picariello, Angelo Peretta e Antonietta Cozzolino Apicoltura irpina: una realtà in ripresa. Quale futuro? Lo Stapa-Cepica di Avellino ha svolto, nel corso del 2002, nell ambito del Progetto Interregionale sulla Ristrutturazione delle statistiche agricole nazionali e regionali, la rilevazione e la successiva elaborazione dei dati relativi al comparto apistico in Irpina. I dati che sono emersi, superando anche la più ottimistica stima, confermano la netta ripresa del settore. Nella tabella 1 sono riportate le apistiche censite distinte per zona omogenea. Tabella n 1 Distribuzione delle apistiche per aree omogenee AREA Valore assoluto Valore percentuale Alta irpinia 34 26,36 Avellinese 20 15,50 Partendo 12 9,30 Serinese Solofrana 4 3,10 Terminio Cervialto 32 24,81 Ufita 24 18,60 Vallo di Lauro Baianese 3 2,33 TOTALE COMPLESSIVO ,00 Nel grafico n.1 si evidenzia la distribuzione delle apistiche diversificate un po su tutto il territorio provinciale con prevalenza delle aree più interne e più sane dal punto di vista ecoambientale. Grafico n.1 DISTRIBUZIONE DELLE AZIENDE APISTICHE PERCENTUALE 30,00 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 26,36 15,50 9,30 3,10 24,81 18,60 2,33 0,00 Alta irpinia Avellinese Partenio Serinese Solofrana Terminio Cervialto Uf ita Vallo di Lauro Baianese AREE OMOGENEE
2 Nella tabella 2 e nel grafico 2 si può notare la distribuzione degli alveari nelle varie aree omogenee. Questi dati sono sicuramente suscettibili di aumento in quanto, all atto della intervista, sono risultati in totale gli alveari presenti ma ben le arnie non utilizzate per varie cause che hanno portato nei decenni scorsi alla crisi del settore apistico in provincia di Avellino. Tabella n 2 Distribuzione degli alveari per aree omogenee AREA Valore assoluto Valore percentuale Alta irpinia ,30 Avellinese ,84 Partendo ,69 Serinese Solofrana 41 0,56 Terminio Cervialto ,04 Ufita ,89 Vallo di Lauro Baianese 564 7,67 TOTALE COMPLESSIVO ,00 Grafico n. 2 ALVEARI PER AREE OMOGENEE Alta irpinia Avellinese Partenio Serinese Solofrana Terminio Cervialto Ufita Vallo di Lauro Baianese N DI ALVEARI AREE OMOGENEE La fase di crisi, dovuta in primo luogo alla comparsa della varroasi, sta per essere superata, grazie anche al nuovo approccio con cui si sta affrontando tale malattia. Tutto induce a ritenere che presto il numero delle arnie supererà le unità, sia per l ingresso di nuovi operatori che per l aumento della dimensione degli apiari esistenti. Nella tabella 3 è riportata la distribuzione delle apistiche per comune; si evidenzia che su 120 comuni dell Irpinia solo poco più della metà sono interessati all allevamento apistico: Calitri e Ariano Irpino hanno una forte tradizione in questo settore e si nota la concentrazione delle specie in questi comuni.
3 Tabella n 3 - Distribuzione delle apistiche per comune Comune Aziende Comune Aziende Altavilla Irpina 1 Montecalvo Irpino 5 Andretta 3 Montefalcione 2 Aquilonia 1 Montefredane 1 Ariano Irpino 9 Montefusco 1 Atripalda 1 Montella 6 Avella 1 Montemarano 1 Avellino 3 Montoro Inferiore 1 Bagnoli Irpino 1 Morra De Sanctis 2 Bisaccia 2 Nusco 3 Bonito 1 Pago del Vallo di Lauro 1 Calabritto 1 Parolise 1 Calitri 9 Paternopoli 1 Candida 1 Pietradefusi 1 Caposele 5 San Mango sul Calore 1 Casalbore 3 San Martino Valle Caudina 1 Cassano Irpino 3 San Michele di Serino 1 Castel Baronia 1 San Sossio Baronia 3 Cervinara 1 Sant'Angelo a Scala 1 Chiusano di San Domenico 5 Sant'Angelo dei Lombardi 3 Fontanarosa 1 Santo Stefano del Sole 1 Forino 1 Savignano Irpino 1 Grottaminarda 4 Senerchia 3 Guardia Lombardi 6 Serino 1 Macedonia 2 Sorbo Serpico 1 Lauro 1 Summonte 2 Lioni 5 Torella dei Lombardi 1 Luogosano 1 Tufo 1 Melito Irpino 2 Venticano 1 Mercogliano 2 Villamaina 1 Mirabella Eclano 1 Villanova del Battista 1 Montaguto 1 TOTALI 129 In Irpinia l apicoltura è praticata come attività principale solo da parte di pochi apicoltori; prevalgono allevamenti di piccole o medie dimensioni dove si esplica tale attività come secondaria spesso nei confini della propria azienda. Si è comunque in presenza di un apicoltura razionale, non essendo più praticato l allevamento con metodi ed attrezzature arcaici, che comportava problemi sia per la raccolta del miele che per la diffusione delle malattie. I dati relativi alle figure professionali sono riportati in Tabella 4. Si nota la forte concentrazione di allevamenti praticata da operatori agricoli (73,73); di contro c è anche un buon 26,27 di operatori non agricoli che praticano l allevamento. L apicoltura come hobby è presente, anche se, di norma, rappresenta una fase iniziale, necessaria ad acquisire l esperienza per la gestione di allevamenti più impegnativi. Tabella n 4 - Figura professionale
4 Figura professionale Totale alveari IMPRENDITORE AGRICOLO 69 53, ,73 ALTRO 60 46, ,27 TOTALE COMPLESSIVO , ,00 In tabella 5 si nota come la maggioranza degli apicoltori (93,80) svolge la propria attività esclusivamente nella propria azienda o comunque non in altre. L attività quindi come si nota in tabella 6 è per l 85,27 di tipo stanziale Tabella n 5 - Attività apistica Attività apistica Totale Nella propria azienda ,80 Anche in altre 15 11,63 Solo in altre 8 6,20 Tabella n 6 - Tipo attività apistica Totale Tipo attività apistica Transumante 5 3,88 Stanziale ,27 Mista 14 10,85 TOTALE COMPLESSIVO ,00 Tabella n 7 - Aziende che praticano il nomadismo Aziende che praticano il nomadismo Totale Nella stessa provincia 12 63,16 In altre provincie 7 36,84 In altre regioni 6 31,58 TOTALE COMPLESSIVO ,00 Il nomadismo, come si nota in tabella 7 è praticato da circa il 15 degli apicoltori, viene attuato:
5 o o o o per distribuire il carico di arnie su un territorio più esteso (è il caso dei grossi apicoltori); per attuare servizio di impollinazione; per la produzione di mieli monoflora, le cui essenze sono presenti in altre zone, a volte anche molto distanti; per sfruttare zone climaticamente più idonee. Così le arnie vengono trasferite anche in altre province o altre regioni, tra le quali prevale la Calabria per i suoi agrumeti. Nel corso della intervista alle apistiche è stato chiesto se avevano comunicato alla ASL competente la propria attività. Proprio per il fatto che la maggioranza delle apistiche in provincia di Avellino sono di piccole o piccolissime dimensioni, alcune per lo più di tipo hobbistico, si evidenzia il fatto che la maggioranza non ha comunicato alla ASL di competenza la propria attività. Comunque, il 31 delle censite, come si vede in tabella 8, ha provveduto a detta comunicazione. Il fatto che molti apicoltori non denunciano il proprio allevamento all A.S.L. competente risulta negativo in quanto oltre a rendere impossibile un azione capillare di prevenzione, pregiudicando altresì l efficacia di qualsiasi intervento di risanamento, non ha mai consentito una stima precisa sul arnie presenti sul territorio. Poiché i finanziamenti provenienti dalla CEE si basano sul arnie presenti, tale situazione si è sempre ritorta contro gli apicoltori stessi. Da qui l importanza del risultato conseguito con l indagine appena conclusa. Tabella n 8 - Comunicazioni ASL Comunicazioni ASL numero Arnie Aziende che hanno presentato comunicazione alla ASL competente Aziende che non hanno presentato comunicazione alla ASL competente 40 31, , , ,48 TOTALE COMPLESSIVO , ,00 STRUTTURA DELLE AZIENDE Osservando i dati riportati in tabella 9 si nota come solo poche apistiche (il 20,16 ) hanno un laboratorio di smielatura e solo il 25,58 hanno anche un locale di invasettamento
6 come è riportato in tabella 10. Tabella n 9 - Laboratorio di smielatura Laboratorio di smielatura sul totale Presenza 26 20,16 Assenza ,84 TOTALE COMPLESSIVO AZIENDE ,00 Tabella n 10 - Aziende con locale di invasettamento Locale di invasettamento Presenza 33 25,58 Assenza 96 74,42 TOTALE COMPLESSIVO AZIENDE ,00 Per quel che riguarda la produzione di miele si nota (vedi tabella 11) che, oltre al classico millefiori, prevale quello monoflora (il del totale), questo dimostra che gli apicoltori sono dotati di una discreta professionalità e organizzati a diversificare la produzione. Vengono infatti prodotti vari mieli monoflora: tra questi prevalgono quello di sulla, di castagno, d acacia e, grazie al nomadismo, quello di arancio. Viene prodotto, in quantità modeste, anche il miele di tiglio e quello di ciliegio. PRODUZIONE DI MIELE Tabella n 11 - Produzione di miele Tipo di miele Kg Miele monoflora ,36 Miele millefiori ,64 Miele Totale ,00 All atto dell intervista, solo un azienda ha dichiarato di certificare il proprio prodotto come biologico, in seguito, però, c è da ritenere un aumento di produttori di biologico tenuto conto
7 della ubicazione degli alveari in ambienti ecologicamente sani. Basti pensare alle zone estensive foraggicole e ai castagneti da frutto delle zone interne della provincia. Nella tabella 12 sono riportate le apistiche che offrono un servizio di impollinazione che risultano essere circa il 20 del totale, spiegabile dal fatto che in provincia esistono poche frutticole e i grossi apicoltori svolgono questo servizio fuori provincia o, come si è già detto, fuori regione. Tabella n 12 - Servizio di impollinazione TIPOLOGIA numero di Aziende CHE SVOLGONO Servizio di Impollinazione 25 19,38 Aziende CHE NON SVOLGONO Servizio di Impollinazione ,62 TOTALE COMPLESSIVO AZIENDE ,00 Come si evince dalla tabella 13, il miele prodotto, oltre la quota che molti produttori destinano all autoconsumo (circa il 41) il resto viene venduto direttamente in azienda o ai dettaglianti locali: solo gli apicoltori più grandi, pur non disdegnando le altre possibilità di collocazione del prodotto, riescono ad entrare sul mercato regionale e nazionale. Al momento nessun apicoltore ha dichiarato di collocare il proprio prodotto sui mercati esteri In alcuni casi riforniscono direttamente l industria dolciaria, ed in particolare i numerosi torronifici che operano in provincia. Tabella n 13 - Destinazione della produzione UTILIZZAZIONE DEL MIELE Autoconsumo 53 41,09 Vendita al mercato locale 36 27,91 Vendita al mercato regionale 7 5,43 Vendita al mercato nazionale 2 1,55 Vendita al mercato estero 0 0,00 La cera prodotta viene consegnata dagli apicoltori direttamente alle industrie produttrici di attrezzature apistiche, avendo in cambio, a prezzo ridotto, i fogli cerei per il fabbisogno del proprio allevamento.
8 Solo i più esperti producono anche propoli, pappa reale, polline ed api regine. Queste ultime è auspicabile che vengano prodotte in maggior numero, affinché gli apicoltori si riforniscano sempre di meno presso i produttori di regioni del nord. Come gli apicoltori ben sanno, l utilizzo di regine prodotte in ambienti diversi dal nostro, infatti, oltre a presentare problemi di acclimatamento, può anche comportare l introduzione di soggetti geneticamente diversi e poco adattati alle caratteristiche botaniche del nostro territorio. CONCLUSIONI E PROSPETTIVE FUTURE Le difficoltà che ha comportato l indagine sono state:! mancanza assoluta di liste di operatori del settore! particolare diffidenza degli apicoltori, che, non avendo, molti dei quali, denunciata la propria attività temevano di incappare in controlli di tipo economico o fiscale. I risultati ottenuti sono stati molto confortanti e di particolare importanza sia per avere un idea della consistenza di questo settore nella provincia di Avellino e sia per permettere agli apicoltori di accedere ai finanziamenti previsti dalle disposizioni vigenti. Le norme che si applicano nel settore apistico sono prevalentemente due: 1) la Legge Regionale 03/08/1981 n 52 Interventi della Regione Campania per la tutela e l incremento dell apicoltura che concede contributi in conto capitale fino al 50 della spesa riconosciuta ammissibile per l acquisto di arnie ed attrezzature apistiche. Il contributo si eleva al 70 per cooperative o associazioni di apicoltori. La legge prevede anche indennizzi fino al 50 del valore perduto nel caso di distruzione dell alveare e delle attrezzature per intervento sanitario dovuto all insorgenza di diverse malattie (peste americana, p. europea, nosomeasi, ecc). Attraverso tale strumento lo STAPA-CePICA di Avellino ha istruito numerose istanze che la commissione, appositamente costituita, ha approvato per il relativo finanziamento. 2) il regolamento CE 1221/97 sulla valorizzazione della produzione e commercializzazione del miele. La Regione Campania ogni anno attua un programma di azioni quali:! Assistenza tecnica ed aggiornamento professionale per apicoltori e tecnici;! Seminari e convegni tematici;! Lotta alla varroasi e alle malattie connesse attraverso indagine sul campo finalizzata all applicazione di strategie di lotta;! Razionalizzazione della transumanza tramite mappatura delle aree nettarifere ed acquisto di macchine ed attrezzature per il nomadismo;! Miglioramento qualitativo del miele. Questa la realtà? Il futuro?
9 Lo STAPA-CePICA di Avellino, in diversi incontri, ha sollecitato gli apicoltori affinché costituissero una loro associazione. Solo tale strumento, infatti, oltre a consentire l accesso ai finanziamenti comunitari, appartenendo agli stessi apicoltori, può garantire e regolare un settore finora abbandonato a se stesso, promuovendo, nel contempo, una seria valorizzazione dell apicoltura irpina. Il risultato di tale iniziativa, apprezzata dagli stessi apicoltori, è stato quello di convocare un assemblea di tutti gli apicoltori irpini, al fine di decidere le finalità e la procedura per la costituzione dell associazione. Il 12 dicembre 2002 è una data da ricordare: finalmente è stato raggiunto l obiettivo prefissato. Gli apicoltori si sono costituiti in associazione, collegandosi a quella della provincia di Benevento, ma con un progetto più che ambizioso, quello di creare un unica e più forte associazione che riunisse tutti gli apicoltori della Campania. E solo un primo passo, ma è stata imboccata finalmente la strada giusta.
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