FONDATO NEL Dicembre Mille volte Natale I pellegrinaggi delle nuove famiglie Domani GIANNELLI

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1 SABATO 20 DICEMBRE In Italia EURO 1,90* (CON IO DONNA ) ANNO N. 301 Milano, Via Solferino 28 - Tel Roma, Via Campania 59/C - Tel Soluzioni semplici per proteggere bene la salute, la casa e il tenore di vita! Vieni a scoprire i nostri prodotti su Tempi liberi 25 Dicembre Mille volte Natale I pellegrinaggi delle nuove famiglie di Caterina Ruggi d Aragona a pagina 35 FONDATO NEL 1876 Domani Le idee Sentimenti spezzati Essere fedeli non è una colpa di Michele Ainis e Umberto Curi Servizio Clienti - Tel mail: servizioclienti@corriere.it UNIQA Assicurazioni SpA - Milano - Aut. D.M /08/1966 (G.U /09/1966) > Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Conti pubblici TANTI RINVII NON FANNO UNA LEGGE di Enrico Marro Con qualche affanno che non aveva messo in conto, il governo sta conducendo in porto la legge di Stabilità. Al Senato è stato corretto il minimo indispensabile. Altre questioni sono state rinviate a successivi provvedimenti, perché alla Camera non ci sarà tempo per ulteriori modifiche. È stato bloccato, per il 2015, il livello massimo della Tasi, ma la cosiddetta local tax, annunciata da Matteo Renzi per semplificare la tassazione sulla casa, resta una promessa. Da mantenere senza inganni, please (cioè che prima ci dicono che è a parità di gettito e poi si scopre che si versa di più). Aspettiamo la riforma, quindi. Sempre per rimanere sul Fisco, doverosa la correzione dell Irap per consentire anche a un milione e mezzo di autonomi senza dipendenti di recuperare lo sconto perso con l abolizione del taglio dell aliquota dal 3,9% al 3,5% di cui hanno goduto quest anno. Niente marcia indietro, invece, sull aumento delle tasse sui fondi pensione, una misura oggettivamente in contrasto con l obiettivo di favorire la previdenza integrativa. La contraddizione resta, mentre è da verificare se lo sgravio sugli investimenti dei fondi sulle opere pubbliche riuscirà a tenere in Italia almeno parte dei contributi di lavoratori e imprese che oggi finiscono quasi interamente nei mercati esteri. Per il resto, l impianto della manovra non è cambiato. continua a pagina 2 Economia e politica Caos sui tempi al Senato, il governo mette la fiducia: il voto nella notte Manovra, il caso delle mance Ritardi e polemiche sulla Stabilità. Renzi: sforbiciata per togliere le regalie Un corto circuito generalizzato. Sullo sfondo l incubo dell esercizio provvisorio. L approdo della legge di Stabilità al Senato ha costretto l Aula a una giornata di attesa del maxiemendamento del governo. Ma tutto era cominciato con il numero spropositato di emendamenti, alcuni vere e proprie «mance», della commissione Bilancio. Seguiti da un ottantina di emendamenti del governo. Infine l intervento del premier che ha sforbiciato il testo per espungere «le varie leggi marchetta». alle pagine 2 e 3 Baccaro, Sensini JOBS ACT E SINDACATI Non ricominciamo sempre daccapo di Dario Di Vico a pagina 32 Portfolio di Steve McCurry I colori e Guevara Ritratti di Cuba prima della svolta di Chiara Mariani Cuba, l utopia e i colori dei Caraibi. Il disgelo con gli Stati Uniti e la ripresa del dialogo dopo la stagione dell embargo. I reportage firmati da Steve McCurry, autore della fotografia più riconoscibile del pianeta, ovvero il ritratto della giovane afghana dagli occhi verdi, sono tra le ultime che ci consegnano le suggestioni di un luogo rimasto quasi inalterato per oltre cinquant anni. Il ricordo di Che Guevara, le tradizioni e i volti. Prima della svolta. (Sopra, una ragazza si scatta una foto sul lungomare di L Avana) alle pagine 16 e 17 Insulti, bugie: il dilemma dei commenti Alcuni siti online aboliscono le opinioni dei lettori. Ma si tratta di un limite alla libertà? ROMA E LA SFIDA DELLE REGOLE Piazza Navona senza bancarelle Ma arrivano gli abusivi di Andrea Garibaldi a pagina 25 GIANNELLI di Beppe Severgnini Ci sono libertà maiuscole e minuscole: tra queste, pubblicare un commento su un giornale. Perché i siti di notizie stanno eliminando queste sezioni? Semplice. Perché libertà di commentare non è libertà di offendere, ferire, diffamare. Non è neppure grafomania, logorrea, isterismo. I siti d informazione in Italia, in Europa, negli Usa non hanno né voglia né titoli per diventare guardiani della morale pubblica. a pagina 32 SHI, OTTO ANNI SETTEGIORNI di Francesco Verderami LA FIGLIA MASCHIO DI ANGELINA E BRAD di Maria Luisa Agnese a pagina 31 Le preoccupazioni dell Europa per la corsa al Colle Il Quirinale non è più solo la «casa degli italiani», ormai è anche una residenza dell Europa. Perciò a Bruxelles si vive con preoccupazione l addio di Giorgio Napolitano: un atmosfera che Matteo Renzi ha percepito all ultimo vertice dell Unione. continua a pagina 8 STEVE MCCURRY LA CRISI DEI DIRITTI UMANI I terroristi di Boko Haram che contano sul nostro silenzio di Pierluigi Battista Non la smettono più. I terroristi di Boko Haram in Nigeria sequestrano, uccidono, stuprano le ragazzine, costringono alla conversione, massacrano, demoliscono scuole, impongono il loro credo fanatico, portano l islamismo jihadista all apice vertiginoso dell efferatezza. E sanno di farla franca. Sanno che non ci sarà nessun impegno internazionale a fermare le loro stragi. Anche le campagne di opinione mondiali per salvare le donne che stanno torturando non hanno sortito alcun effetto significativo. I carnefici sanno di poter contare sulle dimenticanze del mondo. continua a pagina 33 IL FILM RITIRATO E LE MINACCE NORDCOREANE Obama alla Sony «Sbagliato cedere a un dittatore» «Non ci può essere un dittatore che impone la censura negli Stati Uniti, che ci impone di autocensurarci»: per Barack Obama la Sony «ha sbagliato» a ritirare il film satirico The Interview dopo gli attacchi hacker che l Fbi ha attribuito al regime nordcoreano di Kim Jong-un. Secondo il presidente, la multinazionale avrebbe dovuto interpellarlo quando ha ricevuto le minacce: «Avrei detto loro di non lasciarsi intimidire. Ora è toccato a un film satirico, ma che succederebbe se cominciassero a sabotare le news?». Ma gli Usa reagiranno con Pyongyang? «Ci sarà la nostra azione spiega Obama nei tempi e nei modi che decideremo». a pagina 15 LA MEGADISCARICA ABUSIVA DI BUSSI Prescritto il disastro dei rifiuti tossici: tutti assolti in Abruzzo di Luigi Ferrarella a pagina 20 CLARKSORIGINALS.COM Nei Clarks Shop e nei migliori punti vendita. Per informazioni: Asak & Co. tel 045/ e mail: info@asak.it

2 2 Sabato 20 Dicembre 2014 Corriere della Sera # Primo piano La legge di Stabilità Tasi e immobili Slitta il riassetto degli oneri sulla casa L obiettivo di riprovarci in primavera Lavoratori autonomi Irap, arriva il credito di imposta al 10% Una misura che costa 163 milioni Il maxi emendamento dell esecutivo alla legge di Stabilità dovrebbe confermare il congelamento dell aliquota massima della Tasi allo 0,25 per cento, l imposta sui servizi indivisibili dei Comuni, per l intero Nella legge di Stabilità era attesa, invece, la riforma complessiva delle imposte sugli immobili, con una nuova revisione di Imu e Tasi, che avrebbero dovuto essere nuovamente accorpate in un unico tributo, e la definizione di detrazioni standard che i Comuni avrebbero potuto applicare. Nonostante la volontà del governo, alla fine, l operazione, che rischia nei fatti di resuscitare la vecchia Imu, non è rientrata nella legge di bilancio, ma l esecutivo ha promesso di presentarla al Parlamento entro la prossima primavera. Due le norme di grande importanza per i lavoratori autonomi: la prima è quella che riguarda l Irap, introdotta perché il meccanismo previsto dal governo di eliminarla sul costo del lavoro non avrebbe potuto riguardare chi non avesse avuto dipendenti. Per questi ultimi dunque viene introdotto un credito d imposta pari al 10% dell Irap. In questo modo si recupera quanto perso con l abolizione del taglio dell Irap dal 3,9% al 3,5%. La misura, che riguarda 1,4 milioni di lavoratori autonomi, costa 163 milioni. Cambia anche il regime dei minimi: ne sono esclusi i soggetti con redditi da lavoro, dipendenti e assimilati, prevalenti rispetto ai redditi oggetto di agevolazione, ad eccezione di coloro per cui la somma di tali redditi non superi 20 mila euro. Ritarda il maxiemendamento del governo. Scuse di Grasso e dell esecutivo Fiducia nella notte, Forza Italia lascia l Aula. Tasi e canone Rai congelati Manovra nel caos al Senato Bagarre Ventiquattro ore di ritardo e quattro rinvii in Aula: il maxi emendamento alla legge di Stabilità è approdato all esame dell assemblea del Senato dopo una giornata ad alta tensione In serata quando il governo ha posto la questione di fiducia è scoppiata una bagarre nell emiciclo. Il governo ha ripreso in mano il testo del maxiemendamento e ha cancellato venti misure. Il voto finale al provvedimento è atteso per le 3 di notte ROMA Con ventiquattr ore esatte di ritardo, segnate dalle continue proteste dell opposizione in Aula, con Forza Italia che lascia i lavori ed invita le altre opposizioni a fare altrettanto, il governo ha presentato ieri sera in Senato il maxiemendamento «interamente sostitutivo» della legge di Stabilità, sul quale il ministro Maria Elena Boschi ha subito chiesto la fiducia, le cui votazioni sono iniziate alle due di notte. Il testo del governo, accolto in Senato dalle urla della Lega Nord, di Sel e del M5S, con il presidente Pietro Grasso a richiamare l ordine con un perentorio «la ricreazione è finita» che ha innescato altre bagarre, conferma le principali modifiche concordate dai gruppi politici in commissione Bilancio, ma non tutte. «Il governo accetta e si scusa per gli errori commessi anche nella relazione tecnica ma abbiamo cercato di rendere più leggibile il testo» spiega il viceministro dell Economia, Enrico Morando. Dal maxi emendamento sono saltate alcune norme «marchetta», come le avevano definite i cinque stelle e ieri lo stesso Renzi. Nel testo, che arriverà in Aula alla Camera per l approvazione definitiva e senza ulteriori modifiche entro il 23 dicembre, sono dunque confermati il congelamento della Tasi per il 2015, che non potrà L ipotesi La mossa della Bce Acquisto di titoli di Stato, banche centrali in campo Per il riacquisto dei titoli dei Paesi dell area euro la Bce guidata da Mario Draghi (foto) starebbe studiando una «soluzione nazionale»: secondo Reuters le banche centrali dei Paesi deboli come Grecia o Portogallo (o Italia), che otterrebbero maggiori vantaggi da un acquisto massiccio di bond di Stato il «quantitative easing» dovrebbero accantonare più denaro per far fronte a svalutazioni e perdite sui bond che comprerebbero direttamente, e non attraverso la Bce. In questo modo si supererebbe l ostilità della Bundesbank a un operazione di acquisto diretto da parte della Bce. salire oltre il 2,5 per mille, e del Canone Rai, il credito d imposta del 10% sull Irap per i lavoratori autonomi che non hanno dipendenti, e che dovrebbe riguardare quasi un milione e mezzo di piccole partite Iva. Il testo su cui il governo ha posto la fiducia alleggerisce, ma solo parzialmente l aggravio della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione, portata dall 11,5 al 20%. Per quelli che investono in economia reale è previsto un credito d imposta del 9%, che viene ridotto al 6% per i medesimi investimenti delle casse previdenziali professionali. Il pacchetto messo a punto dal governo, la cui presentazione è slittata nel corso della giornata almeno cinque volte, complicando anche l iter della riforma elettorale, interviene anche sul personale delle Province, che da giorni, temendo tagli selvaggi, sta occupando sedi in mezza Italia. Per le Province montane e di confine il taglio del personale sarà del 30 e non del 50%. Per due anni i dipendenti delle Province manterranno il posto di lavoro e scatterà il ricollocamento in altre amministrazioni. Solo dal 2017, per chi non avrà trovato un posto, partirà la mobilità, con l 80% dello stipendio. Il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio, ha spiegato che «il personale delle Province non rimarrà per strada, ma verrà riassorbito con il blocco di tutte le assunzioni in tutte le amministrazioni dello Stato». Tra le misure che erano state concordate in commissione Bilancio, ma che poi non sono state approvate formalmente (il lavoro della commissione si è chiuso, per motivi di tempo, senza mandato al relatore), ci sono quelle per incentivare il disboscamento delle partecipate degli enti locali, con l obbligo di chiudere entro il 2015 quelle che hanno più amministratori che dipendenti, quelle non indispensabili alle finalità istituzionali e i «doppioni», la cessione della rete elettrica delle Fs a Terna e la riduzione dei tagli a carico dei patronati, che scendono a 35 milioni nel C è anche la costituzione del registro nazionale dei donatori, che di fatto consente l avvio della fecondazione eterologa nelle strutture pubbliche italiane. Nel maxiemendamento sono confermate misure come l aumento dell Iva sul pellet da riscaldamento, l esclusione dell Expo dall obbligo delle gare Consip, il finanziamento ad Italia Lavoro, di cui il M5S chiedeva la cancellazione. Ma mancherebbero alcune norme concordate a livello politico. E sarebbe in assoluto la prima volta. Mario Sensini Il commento Conti, tanti rinvii non fanno una legge SEGUE DALLA PRIMA Si punta a rilanciare la crescita con la riduzione delle imposte sulle imprese e sui lavoratori di circa 14 miliardi. Per confermare e rafforzare (Irap e decontribuzione sulle assunzioni) questo sgravio che dimezza il cuneo fiscale per un lavoratore dipendente con retribuzione media, il governo non ha esitato ad aumentare l indebitamento di quasi 11 miliardi, poi ridotti a 6 per evitare la bocciatura a Bruxelles. Una scelta obbligata, il finanziamento in deficit, viste le difficoltà di tagliare la spesa pubblica, come dimostra da ultimo la vicenda delle Province. La spending review è rimasta al di sotto delle attese, stretta com è tra l incapacità, a tutti i livelli di governo, di combattere gli sprechi e l attenzione che pure va prestata agli effetti recessivi dei tagli. Anche questa, dunque, è una riforma rinviata. Enrico Marro LAPTOP TENT TABLET STAND

3 Corriere della Sera Sabato 20 Dicembre 2014 PRIMO PIANO 3 Fondi pensione Sgravi su investimenti infrastrutturali per compensare la tassa più alta Per le casse previdenziali e i fondi pensione che facciano investimenti infrastrutturali, individuati da un decreto del Tesoro, un credito d imposta compenserà il previsto incremento delle tasse sui redditi (dal 20% al 26%) e sul risultato netto maturato dei fondi pensione (dall 11,5% al 20%). Costo della misura: 80 milioni dal Ma Assofondipensione boccia l emendamento perché, a fronte di circa 400 milioni di maggiori entrate previste con l aumento dell aliquota, per il credito di imposta ne vengono stanziati appena 80. Insomma il credito d imposta introdotto dal governo non cambierebbe l inasprimento della tassazione nella maggior parte dei casi, dunque non sarebbe una vera compensazione. Privatizzazioni ILLUSTRAZIONI DI VINCENZO PROGIDA Poste, riassetto di raccolta e recapito A Terna l alta tensione delle Ferrovie Il testo della legge di Stabilità su cui ieri il governo ha chiesto la fiducia in Senato interviene anche per agevolare la privatizzazione di Poste Italiane. È prevista la razionalizzazione del servizio di raccolta e recapito, da definire in sede di contratto di programma, e la possibilità di vedersi riconosciute nuove tariffe dall Autorità delle Comunicazioni, insieme al trasferimento di 535 milioni in attuazione di una sentenza Ue sugli aiuti di Stato. Le reti elettriche di alta e altissima tensione delle Ferrovie dello Stato saranno acquistate da Terna, che riconoscerà all impresa ferroviaria circa un miliardo di euro, a fronte del quale lo Stato ridurrà i propri contributi di funzionamento alle Fs. La protesta Riforma Delrio Emendamenti a valanga con troppe «mance» E Renzi prese le forbici «Non voglio un mostro con norme marchetta» Cortei e occupazioni delle Province, dipendenti contro i tagli Cortei nelle città e sedi consiliari occupate. È la protesta dei dipendenti delle Province contro la riforma Delrio e il recente emendamento del governo sul dimezzamento delle spese per il personale degli enti. Sono state occupate le sedi di Napoli a Palazzo Matteotti, di Modena, di Roma e in molte altre Province italiane i dipendenti sono scesi in piazza o occupato le aule bloccando i lavori. I sindacati della pubblica amministrazione hanno diffuso un comunicato congiunto minacciando l occupazione ad oltranza se non ci sarà un intervento del governo. Boato L Aula è esplosa in un boato quando il ministro Boschi ha posto la fiducia ROMA «Quello che avviene all interno del governo sono interna corporis, al di là delle facce che fa il ministro Morando (che non possono essere registrate agli atti parlamentari) che evidentemente non è un buon giocatore di poker, per cui non sa nascondere il suo pensiero...». Sono le 18 di sera quando Linda Lanzillotta, presiedendo un assemblea di Palazzo Madama resa incandescente dall attesa di un giorno del maxi emendamento del governo, bacchetta Enrico Morando. Il viceministro ha appena preso la parola per l ennesima volta per annunciare che il maxi emendamento ancora non c è e, per farlo, ha usato un espressione (e una faccia) così: «Non sono in grado di prendere un impegno preciso sui tempi, non ho ancora ricevuto il testo...». Del resto, la sua promessa di portare in Aula l intervento del governo entro le 17 è ormai bella che saltata. Ma cosa è successo? Un corto circuito generale che ha rischiato, come ha profetizzato Renato Brunetta (Forza Italia) per tutta la giornata di ieri, di portarci dritti all esercizio provvisorio. Ricapitolando: 1) la Camera ha stravolto il testo della manovra in prima lettura prendendosi tutto il tempo per farlo. 2) La commissione Bilancio del Senato ha iniziato il proprio lavoro con la spada di Damocle dei tempi stretti necessari per consentire al governo d incardinare la legge elettorale, ma non ne ha tenuto conto, sfornando a propria volta una valanga di emendamenti, alcuni vere e proprie «mance». 3) Il governo ha fatto la sua parte producendo un ottantina di emendamenti, ai quali sono seguiti i subemendamenti della commissione. 4) L opposizione, soprattutto il M5S, vista l impasse, ha cominciato a rumoreggiare denunciando il pressing delle lobby. A un certo punto è stato chiaro che la commissione Bilancio non avrebbe potuto completare per tempo l esame del testo e il suo lavoro è stato sospeso senza una votazione. In questo modo l intervento finale del governo con maxi emendamento non ha potuto limitarsi a fare proprio il testo della commissione aggiungendo solo alcune modifiche ma ha dovuto strutturarsi come un testo completo, corredato della necessaria relazione tecnica. E forse si sarebbe potuti arrivare a una conclusione nella mattinata di ieri se Matteo Renzi, di ritorno da Bruxelles, mentre assicurava «io non voglio sforare» il tetto del 3% nel rapporto deficit/pil «perché voglio rispettare le regole», non avesse deciso di spulciare il testo della manovra per espungere «le varie leggi marchetta». Molte di queste erano state segnalate dal M5S al presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, con la promessa che se non fossero state cancellate sarebbe scattato l ostruzionismo e la discussione sarebbe andata a Natale. Conclusione: il maxi emendamento è arrivato in Aula rivisto e corretto soltanto alle mentre l assemblea ormai ribolliva. Al punto che quando il ministro Maria Elena Boschi ha preso la parola per porre la questione di fiducia l Aula è esplosa in un boato. Il presidente Pietro Grasso è dovuto intervenire: «La ricreazione è finita» ha detto con espressione forse non troppo felice, visto che i senatori si erano tutt altro che «ricreati» nell attesa. Ma soprattutto dal momento che il ritardo ha costretto il Senato a votare a notte fonda: l ultimo voto è iniziato alle tre. Antonella Baccaro

4 4 Sabato 20 Dicembre 2014 Corriere della Sera

5 Corriere della Sera Sabato 20 Dicembre Primo piano La riforma del lavoro La norma Il primo decreto attuativo della riforma del lavoro è pronto: 10 articoli in tutto Lo «scarso rendimento» del lavoratore rientra nella categoria dei licenziamenti economici, per i quali si prevede solo l indennizzo e viene eliminata la possibilità del reintegro Per i licenziamenti disciplinari il reintegro scatta quando il licenziamento viene deciso sulla base di un fatto insussistente Oggi si è tenuto l incontro tra governo e sindacati per discutere della riforma Il ministro del Lavoro ha ribadito che intende «discutere con le parti sociali, raccogliere le istanze, ma sapendo che non ci sarà trattativa» Jobs act, Cgil e Uil danno battaglia Poletti: nessuna trattativa sui decreti L incontro tra ministro e sindacati. La Cisl: l indennizzo deve essere congruo L intervista ROMA Il nuovo segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, promette «lotte crescenti» e si lamenta perché «ancora una volta sul tavolo non c era uno straccio di documento». Il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, dice che quello proposto dal governo è un «contratto a monetizzazione crescente» e lo definisce una «nuova strenna natalizia per le aziende». La Cisl, invece, continua a smarcarsi dopo il «no» allo sciopero generale e con il segretario confederale Luigi Petteni dice «ok al nuovo contratto ma a patto che gli indennizzi siano adeguati». Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti è l unico a non scendere in sala stampa dopo l incontro fra governo, sindacati e imprenditori sul primo decreto attuativo del Jobs act, quello che riguarda il contratto a tutele crescenti con il nuovo articolo 18 che limita a pochissimi casi il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Negli ultimi giorni Poletti si era speso per una linea più morbida ma adesso tiene le distanze, nei fatti e nelle parole: «Il governo fa sapere raccoglie le istanze e le sollecitazioni ma poi prenderà le sue decisioni. Insomma, non ci sarà nessuna trattativa». In realtà qualcosa si sta muovendo in vista del consiglio dei ministri della vigilia di Natale. Sembra saltata l estensione delle nuove regole sui licenziamenti alle piccole aziende, quelle al di sotto dei 16 dipendenti. C era l idea di applicare anche a loro, in versione light, il meccanismo di calcolo per gli indennizzi ma le regole dovrebbero rimanere quelle attuali. Sembra in bilico l applicazione del nuovo regime dei licenziamenti economici anche a quelli collettivi: in questo caso il reintegro sarebbe saltato, per i nuovi assunti, in caso di mancato rispetto delle procedure di consultazione previste dalla legge. Ma nelle ultime Il segnale dell industria I numeri Gli ordinativi 5 +4, ,9 +2,4-3,2-5 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott Fonte: Istat, dati ,2-1,4-1,2 +1,5-1,5 +0,1 La buona notizia sta tutta in un segno più ed è quello che riguarda gli ordini e il fatturato dell industria nel mese di ottobre. L incremento, ha fatto sapere l Istat, è stato di un +0,4% di giro d affari rispetto Il fatturato , ,7 +0,4 0-1,0-0,5-1 +0,3-0,4 +0,4-5 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott Corriere della Sera al mese precedente (ma su anno è -0,7%). Positivi anche gli ordinativi: +0,1% rispetto a settembre ma su base annuale l indice resta in territorio negativo (-0,2%). ore quello che sembrava un punto fermo è stato messo in discussione. Non ci sono grandi novità, invece, sul problema più discusso e cioè sulla riscrittura dell articolo 18: il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento disciplinare illegittimo sarà possibile solo quando è stato deciso sulla base di un «fatto materiale insussistente». Non un fatto grave, tanto meno un reato. Mentre non è stata ancora presa una decisione sull opzione aziendale, e cioè la possibilità per l aziende di «superare» il reintegro deciso dal giudice pagando un indennizzo più alto. Confermata la volontà di inserire anche lo «scarso rendimento» del lavoratore tra le ragioni del licenziamento economico, che quindi eliminerebbe la possibilità del reintegro. Lo scarso rendimento, però, andrebbe inteso in senso oggettivo: non come scarso impegno personale ma come impossibilità a svolgere alcune mansioni. Resta da fissare l indennizzo minimo, per evitare che le aziende possano essere incentivate ad assumere incassando i contributi e poi licenziare a costo quasi zero. L ipotesi più probabile è un minimo di tre mesi di stipendio, che potrebbero scendere a due in caso di conciliazione. Nel secondo caso (risorse permettendo) potrebbero essere esentasse. L. Sal. «Scarso rendimento? Si torna in mano ai giudici» Il giuslavorista Dell Aringa: così c è il rischio che l azienda faccia scelte discrezionali Il profilo Carlo Dell Aringa, 74 anni, economista. È stato sottosegretario al Lavoro nel precedente governo Letta. Ex presidente Aran, l agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni ROMA «Sì, ho letto. Il governo vuole escludere il reintegro per i licenziamenti legati allo scarso rendimento del lavoratore. Mi permetto di manifestare qualche dubbio». Carlo Dell Aringa non è solo un deputato del Pd. Insegna Economia politica alla Cattolica di Milano, è stato tra gli estensori del «libro Bianco» che portò alla Legge Biagi, nel governo Letta ha fatto il sottosegretario al Lavoro, nel governo Monti era arrivato ad un passo dalla poltrona di ministro. Insomma, è uno dei nomi più illustri nel ristretto club dei giuslavoristi che in queste ore sezionano le notizie in arrivo dal fronte del Jobs act. Quali sono i suoi dubbi professore? «Tutto dipende da cosa si intende per scarso rendimento. Può essere oggettivo, cioè non dipendere dalla volontà del lavoratore ma dalle nuove mansioni che deve svolgere in caso di innovazioni organizzative o tecniche». Facciamo un esempio? «L azienda compra un macchinario nuovo e naturalmente vuole che lo si faccia funzionare per bene. Ma il dipendente non ci riesce proprio, non basta nemmeno uno specifico corso di formazione. Se per scarso rendimento si intende questo già adesso la prassi e la giurisprudenza prevedono che possa dar luogo a un licenziamento di tipo economico. In sostanza non cambierebbe molto, si preciserebbe meglio una fattispecie già coltivata nella prassi». Ma per scarso rendimento si può intendere anche il poco impegno del lavoratore. «Ecco, il punto è questo. Se si fa riferimento allo scarso impegno ma anche alla cattiva volontà o alla negligenza del lavoratore, la modifica del governo diventa impropria. Qui il motivo non sarebbe più oggettivo ma soggettivo: insomma si rientra nel campo dei licenziamenti disciplinari che, anche con le nuove regole scritte dal governo Renzi, prevedono in alcuni casi il reintegro». Par di capire che il governo voglia intendere lo scarso rendimento in senso oggettivo. Insomma, lo scarso impegno non c entrerebbe. «Me lo auguro, altrimenti si finirebbe per complicare le cose. Poi non ci si può lamentare se i giudici sbagliano». Quasi tutti i sindacati hanno protestato dopo l incontro a Palazzo Chigi: solo linee generali, nessun dettaglio, la sensazione che i giochi siano già fatti. Da ex uomo di governo, hanno ragione loro? «Li capisco. Un atteggiamento del genere sarebbe giustificato solo se il governo non avesse le idee chiare su cosa fare. Ma non mi sembra questo il caso. La materia va discussa e affrontata davvero, altrimenti questi incontri rischiano di essere percepiti come una presa in giro». Da esperto, le pare possibile che le nuove regole sui licenziamenti valgano solo per Le nuove regole Il doppio regime va bene transitoriamente ma le nuove norme andranno estese a tutti i lavoratori i nuovi assunti mentre per tutti gli altri no? Il problema dell Italia non è anche la distinzione fra lavoratori giovani non garantiti e anziani più garantiti? «Se il mondo del lavoro si abituerà a queste nuove norme sarà inevitabile estenderle a tutti nel giro di qualche anno. Il doppio regime può reggere nella fase transitoria ma non può durare 10 o 15 anni». E secondo lei ci abitueremo a fare a meno dell articolo 18? «Ci siamo abituati alla scomparsa della scala mobile. Ci abitueremo anche a questo». Entro il 2020, quindi, il Jobs Act sarà valido per tutti? (Ride)«Questo lo dice lei, ma certo non dovremo aspettare il 2030». Lorenzo PROMESSE ACCIAIO, 30 MM, QUARZO 30 DIAMANTI Mossa BARI / Gioielleria Zigante CASTELFRANCO VENETO TV Ferrari PADOVA / Anastasia ROMA Gioielleria Orologeria Meloni ROMA / Elda Gioielli SABAUDIA LT Gioielleria Bramardi SALUZZO CN Palumbo E Gigante TERMINI IMERESE PA / Marelli VARESE Migliorini VIMERCATE MI

6 6 Sabato 20 Dicembre 2014 Corriere della Sera Primo piano Le riforme La Nota di Massimo Franco L AFFANNO DEL GOVERNO E L IPOTECA DI BRUXELLES Si va avanti a colpi di fiducia. E il governo è intenzionato a non farne a meno. Ma il risultato è quello di mostrarlo in perenne affanno sulle questioni economiche; e di allungare l ombra della Commissione europea non solo sulla legge di Stabilità ma anche sulla successione a Giorgio Napolitano. La richiesta che ieri il governo ha avanzato all ultimo minuto al Senato sulla legge di Stabilità non è una novità assoluta; né lo sono le proteste delle opposizioni. Anche in passato è capitato, quando si approvavano le leggi finanziarie. Matteo Renzi conosce così bene l affanno della sua maggioranza e la difficoltà di far quadrare i conti, che ha ammesso di non potere fare altrimenti. Il cosiddetto maxiemendamento, imbottito delle misure più disparate, era destinato a sollevare proteste. Le acrobazie per mettere insieme un testo presentabile, e il timore dell accoglienza che potrebbe ricevere in Europa, spiegano il ritardo e sono rivelatori. Ribadiscono la centralità che le misure anticrisi e il rapporto con la Ue è destinata ad assumere nei prossimi mesi; e la delicatezza delle elezioni per il Quirinale, nelle quali conteranno il profilo internazionale e la credibilità del candidato o della candidata. I risultati del vertice di Bruxelles dell altro ieri continuano ad essere letti in modo controverso. Come un successo, nella vulgata di Palazzo Chigi; come un mezzo fiasco, a sentire gli avversari di Renzi. L unica cosa certa è che l Italia ha ottenuto un rinvio a marzo e che ci sono pochi soldi per gli investimenti nel piano del presidente Jean- Claude Juncker; e che, come ha ammesso lo stesso premier, le procedure saranno così lente da non offrire un qualche beneficio prima della fine del Si comincia a capire che tra i «grandi elettori» invisibili del prossimo presidente della Repubblica saranno le nazioni europee e i mercati finanziari. E questo può condizionare ulteriormente la scelta del prossimo capo dello Stato. Renzi continua a difendere Napolitano dagli insulti del Movimento 5 Stelle e dalle critiche di Forza Il passaggio Dietro le difficoltà incontrate dal governo in Parlamento sulle misure anticrisi i timori per la successione a Napolitano Italia e Lega, e a sottolinearne il ruolo di «salvatore» del Paese. La domanda è se questo indurrà il premier a lavorare per un successore che abbia un profilo simile. La speranza di una elezione ai primi scrutini, con i due terzi dei consensi, comincia a vacillare. Il premier insiste di voler trovare «il più alto consenso» sul nome offerto al Parlamento dal Pd. Mette le mani avanti, però, quando spiega che considererebbe «un fallimento» non eleggere il presidente della Repubblica. «Che l elezione arrivi al primo giro, al terzo o al settimo non è il punto», aggiunge. In filigrana, si intuisce una strategia a tappe. Prima il tentativo di ottenere la quasi unanimità; poi, quello di saldare una maggioranza del 51 per cento. Sullo sfondo rimane lo spettro del 2013, quando in realtà si registrò proprio quel «fallimento» al quale il premier allude; e che portò alla conferma di Napolitano. Il tentativo è di imporre la figura «di garanzia» accennata da Silvio Berlusconi e dal leader del Nuovo centrodestra Angelino Alfano, almeno su questo d accordo. Lo sono un po tutti: il problema è «di garanzia» per chi. Il dubbio è se chi sostiene una candidatura sarà anche in grado di sostenerla compattamente. L accordo Renzi e Berlusconi siglano lo scorso 18 gennaio il patto del Nazareno su legge elettorale e riforme costituzionali Nei giorni scorsi il leader di Forza Italia ha detto che il patto comprende anche l intesa per il prossimo capo dello Stato, ma il governo ha precisato che l accordo non riguarda il voto per il Colle ma solo le riforme La corsa notturna della maggioranza per far partire l Italicum in Aula Renzi: sul Quirinale cercherò il più alto consenso ma scommetto che faremo presto ROMA Nel giorno della 33a fiducia al suo governo (quella imposta alle due del mattino sulla legge di Stabilità), il premier Matteo Renzi soffre al Senato, con l incardinamento notturno in Aula della legge elettorale, e prova ad esorcizzare il terreno paludoso sul quale si svolgerà la partita per l elezione del capo dello Stato. Con una premessa, però: «Tutti gli italiani dovrebbero avere rispetto istituzionale, politico e personale per Giorgio Napolitano... Può darsi, forse sì, che si dimetterà, ma fino a che non si dimetterà Napolitano fa il presidente della Repubblica e per come lo conosco, lavora agisce, controlla le carte, fa il suo mestiere...». Renzi alle prese per l intera giornata a limare il maxiemendamento alla legge di Stabilità è dunque tornato, con un intervista a Radio 105, sullo scenario che più gli sta a cuore in questo momento. A suo parere, «sarà difficile che tutti accettino di andare su un nome ma io spero che il capo dello Stato sia eletto, quando dovrà essere, con il più alto consenso possibile. Noi del Pd faremo di tutto perché sia una persona 3 i capi dello Stato eletti al primo scrutinio: Enrico De Nicola, Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi che abbia queste caratteristiche». Sulle varie profezie in circolazione, il presidente del Consiglio è scaramantico: «Se arriva al primo giro, al quarto o al settimo non è questo il punto. Considererei un fallimento non eleggere il presidente. Non c entra la maggioranza con la quale lo eleggeremo...scommetto però che il Parlamento farà presto». Parallelamente alla partita per il Quirinale, si gioca il confronto durissimo sulla legge elettorale: «Non ho tempo per preoccuparmi di eventuali giochi politici, quelli arriveranno nel Per adesso da qui al 2018 testa bassa e lavoriamo per l Italia». Eppure al Senato, dove tutto sembrava predisposto a puntino, per incardinare in Aula nella giornata di ieri la legge elettorale strappata alla commissione Affari costituzionali presieduta da Anna Finocchiaro, qualcosa non ha funzionato. È stato lo stesso governo, con il ritardo del maxiemendamento alla legge di Stabilità, a creare Ai bambini «Sarò rottamato presto» «Da grandi la politica la farete pure voi, anche solo votando. A me mi buttan fuori presto, mi rottameranno». Così ieri Renzi ai bambini, ospiti su RaiUno di Un mondo da amare un ingorgo notturno per portare a compimento la sfida sull Italicum lanciata da Renzi. A un certo punto della giornata, si è posto un problema agli strateghi d aula del Pd: come garantirsi il numero legale in Aula per incardinare la legge elettorale? Così, per evitare che i senatori della maggioranza se la fossero data a gambe dopo il voto di fiducia, è stato organizzato un acrobatico prolungamento notturno della seduta per agganciare l Italicum al calendario d Aula. Il cui esito, però, intorno alla mezzanotte era assai incerto. Molte le variabili imprevedibili: dopo le aperture di FI («Siamo qui anche per un altro motivo», ha detto Paolo Romani alludendo all Italicum), Loredana De Petris di Sel ha annunciato opposizione dura «contro la variazione del calendario»: «È un atto di prepotenza, vogliono incardinare la legge elettorale come ladri di notte». Anche i leghisti si sono attrezzati per sabotare i piani del governo. E pure nella maggioranza, tra i senatori calabresi del Ncd che ancora non hanno chiuso la trattativa con il Pd su questioni legate al consiglio regionale di Reggio, sono montati i mal di pancia. Il cronoprogramma dettato da Renzi sull Italicum rimane tassativo anche se resta da vedere quale sarà, alla ripresa del 7 gennaio, la velocità di crociera della legge elettorale zavorrata (ma anche accelerata nel passaggio all aula) da 17 mila emendamenti molti dei quali firmati dal leghista Roberto Calderoli. Il quale ha avuto molti contatti con Palazzo Chigi sul perché non c è scritto da nessuna parte che la data concordata da Renzi e da Berlusconi per l entrata in vigore dell Italicum è settembre Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha voluto lanciare un avvertimento sulle tentazioni di voto anticipato: «Non posso immaginare quale forza politica possa assumersi la responsabilità di riportarci alle urne senza aver fatto le riforme strutturali». Dino Martirano

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8 8 Sabato 20 Dicembre 2014 Corriere della Sera Primo piano Il Quirinale Dietro le quinte Il «ribelle» Casson dal Senato punta a Venezia SetteGiorni La preoccupazione europea per il futuro del Quirinale Lo scenario di un profilo di garanzia. Tra i nomi, Padoan e Visco Il via ufficiale è lunedì, ma il senatore pd Felice Casson ormai ha deciso: sarà candidato alle primarie per il sindaco di Venezia. Vicino a Civati, nel gruppo dem di Palazzo Madama è da tempo considerato un «ribelle» (in ottobre si era anche autosospeso per protesta dopo un voto non condiviso). Nonostante la contrapposizione a Roma, il segretario Renzi potrebbe vedere di buon occhio la corsa dell ex magistrato a Venezia, anche dopo lo scandalo che ha coinvolto il sindaco precedente Orsoni. Ma prima di coronare il suo sogno dice spesso «quando sono a Roma mi manca Venezia» ci saranno primarie da superare. Poi la gara «vera». (Massimo Rebotti) Sarà la pd Fedeli a supplire al supplente Grasso Saranno due donne a presiedere il Parlamento in seduta comune che eleggerà il nuovo capo dello Stato. L assemblea dei «grandi elettori» si riunisce a Montecitorio ed è presieduta dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, che dovrebbe avere al suo fianco la senatrice pd Valeria Fedeli ( foto). Presto infatti, quando Pietro Grasso sarà chiamato ad esercitare le funzioni di supplente del presidente della Repubblica, Fedeli, vicepresidente a Palazzo Madama, assumerà la vicarìa del Senato. Ovvero, farà la supplente del supplente Pietro Grasso. (Dino Martirano) Quei segnali di pace di Betori al premier Matteo Renzi «rappresenta un vento di novità di cui l Italia aveva bisogno». L elogio del cardinale Giuseppe Betori sancisce la pace tra l arcivescovo di Firenze e il premier, che l anno scorso replicò secco, da sindaco, a un omelia sul «degrado morale» della città, fino ad adombrare attacchi della «Chiesa ruiniana». Ruiniano anomalo, peraltro, il biblista Betori: prima di divenire numero due della Cei di «don Camillo», era stato allievo alla Gregoriana di Carlo Maria Martini. Segnali di pace c erano stati già a gennaio. E ormai l arcivescovo sorride:«renzi ha un irruenza e una forza che qualcuno può anche male interpretare...». (Gian Guido Vecchi) 505 i voti necessari per eleggere il capo dello Stato dal 4 scrutinio, in precedenza il quorum per il Colle è a quota 672 SEGUE DALLA PRIMA Malgrado l uso del vocabolario diplomatico la delegazione italiana ha colto i messaggi dei partner, fiduciosi anzi «certi» che il Parlamento romano saprà scegliere per il Colle un «europeista convinto», una personalità «autorevole e riconosciuta». E dietro quella certezza, con cui veniva marcato il dovuto distacco, per il premier e i suoi ministri non è stato difficile cogliere una garbata quanto pressante esortazione. Che il Quirinale sia diventato una residenza dell Europa è il segno dei tempi, e in base a questo schema non sarebbe tempo per presidenti della Repubblica domestici, gestori e garanti delle sole vicende di politica nazionale. D altronde non esistono capi dello Stato buoni per tutte le stagioni, e così come Carlo Azeglio Ciampi fu l interprete della belle époque dell euro, e Napolitano è stato il nocchiero nella tempesta in cui è naufragata la Seconda Repubblica, il futuro inquilino del Colle dovrà essere il rappresentante della nuova era. Ecco perché Renzi alla vigilia della scelta invita le forze politiche a prepararsi per «una riflessione vera su cosa servirà all Italia nei prossimi sette anni». È un orizzonte che va oltre la contingenza, altrimenti visto che questa è la stagione della Grande Crisi al Quirinale servirebbe quella «personalità credibile e riconosciuta» che l Europa a mezza voce invoca, e che abbia dimestichezza con l agenda dei problemi del momento. Non a caso tra i candidati al Colle c è anche Pier Carlo Padoan, che lo stesso Napolitano ha pubblicamente lodato, quasi accreditandolo nei preliminari conciliaboli tra i leader politici. Ma se questo fosse lo schema e si accettasse questo identikit, il gioco potrebbe prendere varie strade. Perché nello stesso Pd, per il Su Twitter L ex premier Enrico Letta a un utente che lo indica al Colle: «Non ho l età, spero se ne elegga uno autorevole» ruolo di capo dello Stato, c è chi definisce il ministro dell Economia «una figura debole», a cui semmai preferire Ignazio Visco, attuale governatore di Bankitalia, che Pier Luigi Bersani aveva immaginato a via XX Settembre quando lavorava per andare a Palazzo Chigi. Se è vero che ogni candidatura ha un lato debole da consolidare con trattative e compromessi, si capisce la difficoltà che attende Renzi nella gestione del dossier. Su Padoan, peraltro, gli giungono segnali contrastanti dalla sua stessa maggioranza prima ancora che da Forza Italia. «E il rischio per il premier spiega Pippo Civati è che se prendesse quella strada e non riuscisse a percorrerla, in fondo al vicolo si ritroverebbe Mario Draghi». Gli abitanti del Palazzo solitamente abbassano la voce quando pronunciano il nome del presidente della Banca centrale europea, persino Silvio Berlusconi che pure non si risparmia quando deve tracciare degli identikit per il Colle si mostra prudentissimo, anche se ha confidato a un amico di lunghissima data la propria amarezza verso il capo della Il cambiamento Ma il premier con i suoi insiste su un profilo che rappresenti un cambiamento marcato Bce: «Da quando è a Francoforte mai che mi abbia fatto una telefonata». E comunque questo è il catalogo dei candidati, qualora il Parlamento optasse per un capo dello Stato a cui affidarsi nella stagione della Grande Crisi. Il punto è che Renzi, per quanto abbia accolto con larghi sorrisi gli auguri dei partner europei in vista del voto sulla presidenza della Repubblica, ritiene che il Colle debba rappresentare «la casa degli italiani», «perché noi come spiega un autorevole esponente del Pd non siamo un Paese a sovranità limitata». E dunque, questo sarà pure il tempo dell emergenza economica, ma per il premier è soprattutto «il tempo del cambiamento». Ecco cosa voleva dire ieri quando ha parlato del futuro capo dello Stato per «l Italia dei prossimi sette anni». La traduzione di un suo fedelissimo è che Renzi capace di bruciare due generazioni di politici possa avere in mente di bruciare anche due generazioni di candidati al Quirinale. Sarebbe il suo imprinting, non c è dubbio. Se non fosse che al Colle non ci si arriva per nomina, ma per voto. A scrutinio segreto. Francesco Verderami

9 Corriere della Sera Sabato 20 Dicembre Primo piano Il centrodestra Il Cavaliere Dal 15 febbraio sarò fuori da questa prigione e mi scatenerò Fitto attacca. Berlusconi: tanto farò io le liste L ex ministro non corre in Puglia. Il leader ai suoi: appena libero preparate i kalashnikov ROMA «Prima Raffaele parla di territorio e poi, quando gli chiediamo un sacrificio per il partito sul territorio, non lo fa? Questa storia dalla sua corrente non può andare avanti. Da oggi in poi, chiunque si avvicini a quell area sappia che non ci sarà lui a fare le liste, un domani. Ma ci sarò io, come sempre e dal 15 febbraio torno in campo». Alle 19 di ieri, dopo una giornata passata a dividersi tra Cesano Boscone e Milanello, Berlusconi è furibondo. I suoi collaboratori gli hanno appena letto la nota con cui Fitto respinge al mittente l ipotesi di correre in Puglia. E lui, che aspetta di collegarsi con un iniziativa di Simone Furlan, mastica amaro: «Non farò concessioni a Raffaele. I suoi sappiano che le liste in futuro le gestirò solo io». Poi, al telefono con i dirigenti laziali dell Esercito di Silvio, promette: «Appena mi lasceranno libero da questa prigione che mi è stata ingiustissimamente comminata io mi scatenerò. Preparate i kalashnikov». Nel giochino di chi ha attaccato per prima, stavolta Fitto rivendica di essersi soltanto difeso. Da cosa? Dalle dichiarazioni, apparse ieri sul Giornale, con cui il Cavaliere premeva per mandare l eurodeputato a correre per le Regionali. Da qui la risposta, affidata al suo blog: «Presidente, ti ribadisco quello che ti ho detto dal vivo. Non sarò candidato in Puglia. Servono le primarie», scrive prima di prendere di petto «balletti senza costrutto» ed «esercizi tattici nei miei confronti». In FI più d uno scommette che la tattica berlusconiana anti- Fitto non piaccia a Verdini. La scelta Il 15 dicembre il Comitato di Forza Italia per le Regionali 2015 in Puglia ha deciso di candidare a governatore l ex presidente della Regione Raffaele Fitto, che però ha rifiutato Quest ultimo, tre giorni fa, s era seduto a cena con l ex governatore trovando un accordo sull Italicum. «Ti garantisco una clausola di salvaguardia che impedirà a Renzi di votare prima del 2017» aveva scandito Verdini. «Se è così, le centinaia di emendamenti che abbiamo presentato per fare ostruzione spariranno», aveva risposto Fitto. Stretta di mano e primo passo verso il disgelo fatto. La controffensiva berlusconiana, però, ha riacceso lo scontro. Ad Arcore, infatti, temono che la confusione sul Colle e il protrarsi dei possibili voti segreti finiscano per ingrossare l area Fitto. Il muro contro muro, nell ottica di Berlusconi, serve a frenare questa possibile emorragia. Come a dire, «chi va con Fitto sappia che le aperture che chiede non ci saranno mai, per cui si regoli di conseguenza». Anche Giovanni Toti partecipa al coro. «Raffaele l anno scorso ha chiesto una deroga per candidarsi a Bruxelles dicendo che era l unico che poteva battere Emiliano. Ora smentisce se stesso?», dice il consigliere politico. Il balletto andrà avanti fino lunedì, quando Berlusconi e il suo oppositore interno si troveranno, insieme alla pattuglia di europarlamentari forzisti, a pranzo ad Arcore. Tommaso Labate Chi è Renato Brunetta, 64 anni, ex socialista, al Parlamento europeo dal 99 al 2008, eletto alla Camera dal 2008, è stato ministro per la Pubblica amministrazione e l Innovazione durante il quarto governo Berlusconi Attualmente è capogruppo di Forza Italia alla Camera L intervista di Monica Guerzoni «Con Verdini falco avevo totale sintonia Ora fa il colombaccio» Brunetta: io l unico oppositore, a volte esagero un po Montecitorio Il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta alla Camera. È entrato nel partito azzurro nel 99 (Ansa) ROMA «A volte, forse, esagero un po...». Si è pentito di picchiare duro su tutto e su tutti? «Io sono l unico a fare opposizione ed è psicologicamente faticoso avere tanta responsabilità. Uno finisce per chiedersi, ma ne vale la pena?». Ne vale la pena, presidente Renato Brunetta? «Alla fine arrivo sempre a rispondermi di sì e vado avanti. Il governo è in stato comatoso, sulla legge di Stabilità al Senato sta succedendo di tutto. Si può andare avanti così, a colpi di decreti e fiducie? Io cerco di fare il mio dovere denunciando tutti gli imbrogli, le carenze, le promesse mancate, gli errori». Cosa le ha fatto Renzi? «Guida un governo di dilettanti allo sbaraglio. Dall Europa al Jobs act, fino a questa legge di Stabilità, tutta tasse e niente coperture. È isolato. Ha chiuso il semestre europeo con un pugno di mosche, a parte la Mogherini». Esagera, professore. «Il Paese va a rotoli. Disoccupazione, debito e povertà sono ai massimi storici. Letta ha fatto meglio di Renzi, ma Berlusconi ha fatto meglio di tutti, anche di Monti. Renzi è il terzo premier non votato dagli italiani, il terzo governo figlio di Napolitano. Il de profundis del suo novennato, il che dimostra che non andare a votare quando serve è un errore che uccide la democrazia». Vuole far saltare il patto del Nazareno? «Non accetto che si trasformi nella fine di Forza Italia. In 11 mese abbiamo subìto 17 modifiche imposte leoninamente da Renzi. E non è finita». Scrivendo che Verdini vuole lasciare Forza Italia, magari per allearsi col «nemico», lo ha fatto molto arrabbiare. «Confermo, non credo che voglia andarsene e sarebbe una iattura per Forza Italia». Perché Verdini dovrebbe volere la fine di Forza Italia? «La cosa più atroce che i nostri elettori ci dicono è che non abbiamo una linea e non siamo né carne né pesce. Siamo schiacciati tra Renzi che ha bisogno di noi, ma non ci ama, e la Lega, che accumula consensi a nostre spese». Tra voi è ormai una questione personale? «Assolutamente no. Io ho sempre avuto totale sintonia con Verdini, quando faceva il falco. Ho problemi con lui da quando si è messo a fare il colombaccio. Con i libri di Geithner, Zapatero, Hillary Clinton e Alan Friedman sull estate del 2011, il colpo di Stato contro Berlusconi, i governi Monti, Letta e Renzi, uno non dovrebbe fare il falco? Non sono affetto da sindrome di Stoccolma». Io non accetto che il patto del Nazareno si trasformi nella fine di Forza Italia Siamo schiacciati tra Renzi, che non ci ama, e la Lega, che accumula consensi a nostre spese Ribaltando il calendario lei ha provocato una mezza crisi con Renzi, e Berlusconi l ha chiamata per bacchettarla. «Prima il voto sul Quirinale e poi le riforme è la linea di Berlusconi ed è l unica linea logica. La vuole una notizia? Sarà così anche nei fatti». Chi è il suo candidato, il presidente Brunetta? «Ma no, per carità. Il più bravo di tutti si chiama Giuliano Amato. Doveva fare il premier al posto di Letta e qualcuno, all ultimo, ha cambiato idea». Risparmi almeno il capo dello Stato. «Uno che gioca sulle date? No, le dimissioni si danno, non si annunciano». Sul Colle, Renzi rischia? «Il clima che si è instaurato con lui alla Camera è pessimo, anche nel Pd. Basti vedere le posizioni di Civati, Bindi, Fassina e altri, che considero con grande rispetto. L intelligenza di Renzi è solo tattica. È opportunistica, tutta finalizzata all azzardo morale. Chi ne è affetto può incassare un dividendo nel breve periodo, ma alla lunga finisce male. Se ti fai la reputazione negativa di uno che non onora le promesse, nessuno vuol fare contratti con te». Il patto del Nazareno smentisce la sua tesi. «Quello non è un contratto, nessuno sa cosa sia». Spera in un governo tecnico per fare il ministro? «Le battute sulle aspirazioni personali qualificano chi le fa. Negli ultimi tre governi io ho fatto opposizione, opposizione, opposizione. E ne sono orgoglioso. Io sono il più fiero e il più competente oppositore di Renzi, che ogni giorno chiede la mia testa a Berlusconi». 24 happy hours. 13MP + 5MP 5,5 IPS HD Quad-core da 1.2GHz 3000 mah Corpo in alluminio

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11 Corriere della Sera Sabato 20 Dicembre Primo piano Il centrodestra «Noi con Salvini» La campagna per il Sud senza Lega né verde Il leader e le adesioni di ex parlamentari: non farò riciclerie Appropriazione indebita Fondi del Carroccio Archiviate le accuse a Rosi Mauro Il gip di Milano Carlo Ottone De Marchi, su richiesta del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, ha archiviato la posizione di Rosi Mauro nell ambito del procedimento con al centro le presunte irregolarità nella gestione dei fondi della Lega Nord. L ex vicepresidente del Senato esce così dall inchiesta che vede tra gli imputati Umberto Bossi e i figli Renzo e Riccardo. Rosi Mauro era accusata di essersi appropriata indebitamente di quasi 100 mila euro. 19,4 la percentuale di voti ottenuti dalla Lega Nord alle Regionali in Emilia- Romagna: alle Europee era al 5% Il leader Matteo Salvini, 41 anni, segretario della Lega Nord dal dicembre 2013, ha presentato ieri a Roma il suo nuovo soggetto politico «Noi con Salvini» ROMA Né Alberto da Giussano, né sole delle Alpi. Niente verde. E men che mai la parola «Lega». Non poteva essere più cauto Matteo Salvini nel lanciare «Noi con Salvini», ennesimo progetto (di una lunga serie, sempre falliti) di Lega in salsa meridionale. Tentativo di non irritare i leghisti più puri, legati ai vecchi slogan identitari anti meridionali. Eppure, questa volta l iniziativa sembra più solida: per la forza nei sondaggi e perché l onda populista rende più facile la penetrazione anche in terre così lontane e (un tempo) odiate. «Ce la giochiamo», dice Salvini. E subito gli fa eco il consigliere politico di Forza Italia Giovanni Toti: «Costruiamo un alternativa di centrodestra insieme per il Paese». Interesse anche dal presidente di Fratelli d Italia Giorgia Meloni: «Se Salvini fa sul serio e sancisce la fine dell errore secessionista, siamo pronti a dare il nostro contributo». Con il premier, invece, è subito scontro: «Renzi è una marionetta di Bruxelles e massacra il Paese». Replica: «Salvini è stato a Bruxelles 15 anni: cosa ha fatto?». E se Salvini considera Renzi «il suo maggior competitor», il segretario del Pd no: «Quando si spoglia sulle copertine non ha competitor. Io ho da rimettere in moto l Italia». «Il nostro Dna non cambia», mette le mani avanti Salvini. Sono passati pochi anni da quando la Lega si scagliava contro i meridionali. Salvini, a Pontida, distribuiva ai giornalisti t-shirt con la scritta: «Milano lavora, Roma magna, Napoli spara». E nel 2009 fu ripreso in un video mentre partecipava sul pratone padano a un coro scanzonato: «Senti che puzza scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani. O colerosi, terremotati, voi col sapone non vi siete mai lavati». Peccati di gioventù, che ora Salvini vorrebbe cancellare. Del resto, la Lega è cambiata, ha rinnegato il motto «né di destra né di sinistra» e le velleità secessionistiche, alleandosi con la destra neofascista e nazionalista. La nuova avventura meridionale nasce con alcuni obiettivi: difesa del made in Italy, superamento dell euro, controllo dell immigrazione, abolizione degli studi di settore, certezza delle pene, chiusura dei campi rom. Nel logo, un cerchio blu, con la scritta bianco e gialla «noi con Salvini». La domanda è perché la Lega, da sempre anti meridionale, dovrebbe prendere voti al Centro-Sud. La risposta è questa: «Noi non abbiamo mai contestato i cittadini meridionali, ma la politica del Sud, la Roma ladrona, la cattiva amministrazione». Il rischio è di imbarcare personaggi sospetti o i soliti arnesi della politica affaristica: «Non faremo riciclerie», assicura Salvini. In realtà già parecchi ex parlamentari si sono fatti avanti nei giorni scorsi. Tra gli altri Souad Sbai, ex esponente pdl poi di Fratelli d Italia; l ex deputato pdl Francesco Proietti Cosimi; Barbara Mannucci, anche lei ex pdl, come l ex presidente della Provincia di Roma Silvano Moffa. Ma non è detto che facciano parte della squadra. Ieri sono partite le «preadesioni», al sito noiconsalvini.org. Ogni candidatura sarà valutata: «La priorità va a chi non ha avuto incarichi politici dice Salvini, che ha lavorato al progetto insieme al senatore leghista Raffaele Volpi Per chi ha già esperienza, invece, valuteremo. Ma chi pensa che questo sia un tram per salvare la poltrona, si sbaglia». Alessandro Trocino Barbara Mannucci L ex fedelissima di Berlusconi: con Matteo c è il calore del 94 ROMA Nel 2011, intervistata da un quotidiano, esprimeva uno slancio definitivo e un po jettatorio: «Berlusconi è la luce, resterò con lui fino alla fine. Sarò la sua Claretta Petacci». Tre anni dopo, il faro è cambiato, ma è sempre accecante: «Salvini è la nostra ultima spiaggia. Che uomo coraggioso. Che energia. O ci salva lui, oppure non abbiamo speranza». Barbara Mannucci è rimasta una ragazza entusiasta. Nonostante non abbia più i 26 anni di quando fu eletta deputata per il Pdl, nel Finita la legislatura, ha fatto un figlio, ha messo su un impresa di wedding planner ed è rimasta folgorata sulla via della Lega, in versione sudista. Ieri era presente alla conferenza stampa di Salvini. «Defilata, non mi piace apparire». Difficile non notarla (bionda, angelica, è stata finalista di miss Parlamento) : «Sono due anni che non faccio politica. Entrai grazie a Chi è Barbara Mannucci, 32 anni, ex pdl, disse di Berlusconi: «Sarò la sua Claretta Petacci» Marcello Dell Utri, ma sono iscritta a Forza Italia da quando avevo 15 anni». Perché ha lasciato Berlusconi? «Non sono una traditrice, non sono stata ricandidata. Meglio, l ho visto negli anni migliori. Ora è tutto triste». L ha delusa Berlusconi? «No, ma i rapporti umani dovrebbero andare di pari passo a quelli politici. Non è così. Questi anni mi sono serviti anche per capire che in politica la parola amicizia non esiste». Ora si cambia. Resterà come Claretta anche al fianco di Salvini? «Ma quella era uno scherzo, una cavolata. Non so che farò, ma mi entusiasma quest avventura. Salvini è come Berlusconi nel 94, è da allora che non sento tanto calore». Da deputata lei era parte di Roma ladrona: «In Parlamento entri che vuoi spaccare il mondo, ma poi ti ammosciano». Ora qualcuno la vorrebbe candidata a sindaco di Roma: «Mah, prima bisogna passare l esame della Lega, perché giustamente ha detto che questa lista non sarà una ricicleria. Io non faccio politica da due anni, ma c è chi non la fa da ieri e si propone. Poi, quel che sarà sarà». Al. T.

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13 Corriere della Sera Sabato 20 Dicembre Esteri L esempio Roma propone di trovare per il caso dei due marò (dall alto: Latorre e Girone) un arbitro terzo che dia un giudizio indipendente: un precedente è la vicenda della nave di Greenpeace Rainbow Warrior (1985) Marò, Roma alza i toni con l India Per Gentiloni «risultati pessimi». New Delhi: siamo aperti alla vostra proposta Sul tavolo di Modi un piano di soluzione consensuale, ma torna l ipotesi arbitrato Per la prima volta in quasi tre anni, il governo italiano fa sapere a quello indiano di essersi seriamente spazientito sulla vicenda dei due marò. Mentre dall India arrivano segnali di disponibilità a discutere la situazione. Forse ma solo forse qualcosa si sta mettendo in movimento dopo che, martedì scorso, la Corte Suprema ha negato a Massimiliano Latorre il prolungamento della licenza di convalescenza in Italia e a Salvatore Girone ha rifiutato un permesso natalizio. Ieri mattina, la signora ministro degli Esteri dell India, Sushma Swaraj ha confermato di «avere allo studio» una proposta del governo di Roma per arrivare a una soluzione concordata. E ha aggiunto, all agenzia Ansa: «Le relazioni tra Italia e India sono molto buone, per cui lo spirito non può essere negativo ma positivo». Poche ore dopo, il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni l ha voluta smentire: finora i contatti politici tra i due governi ha detto hanno dato frutti «pessimi». Il «raccolto è molto deludente», ha sostenuto e ha aggiunto che a Roma ci sono «disappunto e irritazione» per il rifiuto della Corte Suprema di concedere licenze umanitarie. Ha poi ribadito che Latorre deve ricevere «cure Posti chiave Lo staff della Commissione europea per nazionalità (in % sul totale) Fonte: The Economist adeguate», con il che ha lasciato intendere che al momento non c è l intenzione di farlo tornare in India. A conclusione di giornata, una fonte del governo indiano ha fatto sapere, sempre all Ansa di Delhi, che l esecutivo guidato da Narendra Modi starebbe valutando anche le richieste di tipo umanitario sollevate Chi vuole contare a Bruxelles LEGENDA: Polonia Romania Germania Italia Belgio Francia Spagna Regno Unito Nazionalità dello staff amministrativo (in % sul totale, dati 2013) Una volta entrati nelle istituzioni comunitarie, i funzionari giurano fedeltà alla causa europea, ma il legame con gli Stati nazionali continua a farsi sentire e le capitali a fare pressioni per piazzare i loro uomini nei posti chiave. Come mostra l andamento, i Paesi che negli ultimi anni hanno conquistato più di Maria Serena Natale Corriere della Sera posizioni negli staff della Ue sono Polonia e Romania. La presenza italiana cala. Regno Unito in caduta libera, per storico euroscetticismo ma non solo: abituati a una comoda supremazia linguistica, i sudditi di Sua Maestà non si affannano con gli altri idiomi. Inglesi a Bruxelles. Il precedente dell 85 Si guarda al caso della nave di Greenpeace «Rainbow Warrior» e all accordo dei francesi dall Italia. Una situazione complicata sta insomma diventando un po convulsa. Non necessariamente per il male. La presa di posizione di Gentiloni significa che l Italia non ha più intenzione di giocare il gioco di Delhi, che già più volte, l ultima nei giorni scorsi, da una parte garantisce la volontà politica di arrivare a una soluzione, chiede in cambio di non ricorrere all arbitrato internazionale e poi nei tribunali blocca tutto. Ora, si tratta di capire se anche il nuovo governo di Modi voglia proseguire su questo cartamodello oppure se la risposta della Corte Suprema di martedì scorso sia stata un affermazione di autonomia dal potere politico della Corte stessa. All Italia comunque non resta che alzare i toni: Gentiloni fa capire che il ricorso all arbitrato dovrà partire e che Latorre resterà in Italia. La soluzione proposta da Roma ormai da mesi consiste in un accordo tra i due governi che chiarirebbe il caso della morte dei due pescatori indiani il 15 febbraio 2012, per la quale sono accusati Girone e Latorre, sulla base di una ridefinizione delle responsabilità individuali dei due marò; delle responsabilità dello Stato che li ha inviati in missione antipirateria, cioè l Italia; dell uso della forza; e di eventuali riparazioni. Si tratterebbe probabilmente di trovare un arbitro terzo che dia un giudizio indipendente: è famoso il caso della nave di Greenpeace «Rainbow Warrior» che nel 1985 fu attaccata dai servizi segreti francesi nelle acque della Nuova Zelanda (un morto), vicenda che fu giudicata dal segretario dell Onu Javier Pérez de Cuéllar. Certe responsabilità, se stabilite, ricadrebbero sullo Stato italiano e solo altre sui due marò che eventualmente potrebbero essere giudicati o scontare la pena in Italia o in uno Stato terzo. Forse, la vicenda accelera il passo. Ma solo forse. Danilo Offerta valida per immatricolazioni fino al 31/12/2014 per Ford C-MAX 1.0 EcoBoost 125CV e 1.6 GPL. Solo per vetture in stock. IPT e contributo per lo smaltimento pneumatici esclusi. Ford C-MAX: consumi da 4.7 a 6.6 litri/100 km (ciclo misto); emissioni CO 2 da 119 a 154 g/km. Esempio di finanziamento per Ford C-MAX 1.0 EcoBoost 125CV: anticipo zero,36 quote da 290,19,escluse spese incasso Rid 3,più quota finale denominata VFG pari a 8.917,50.Importo totale del credito di ,90 comprensivo Guida Protetta,Assicurazione vita, Invalidità e disoccupazione. Totale da rimborsare ,34. Spese gestione pratica 300. Imposta di bollo in misura di legge all interno della prima quota mensile. TAN 3,95%, TAEG 5,22%. Salvo approvazione FCE Bank plc. Documentazione precontrattuale in concessionaria. 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15 Corriere della Sera Sabato 20 Dicembre 2014 ESTERI 15 «Un dittatore non può censurarci» Obama avverte Kim e striglia la Sony Il presidente Usa: «Reagiremo in modo proporzionato». «Sbagliato ritirare il film» Kim Il leader Kim Jong-un in una foto ufficiale mentre indica come ristrutturare uno stadio. Il dittatore è stato messo alla berlina in un film di Hollywood. Le minacce di hacker nordcoreani e l autocensura della Sony sono diventate un caso Dopo l intervista al Corriere «Zemmour è un razzista» Licenziato l autore da 1 milione di copie PARIGI Dopo giorni di polemiche, la rete televisiva francese itélé ha annunciato ieri sera di avere interrotto la collaborazione con il polemista Éric Zemmour, autore del bestseller «Le suicide français» (edito da Albin Michel), e finito al Via dalla tv Éric Zemmour, 56 anni DAL NOSTRO INVIATO La prima volta E Barack risponde soltanto alle donne Otto donne e zero uomini a fare domande: così ha voluto Barack Obama per la sua ultima conferenza stampa dell anno. La Casa Bianca ha confermato poi quello che avevano notato molti osservatori: è stata una scelta deliberata del presidente, che non ha precedenti. «Ci sono molte donne di tantissime testate diverse che giorno dopo giorno fanno il duro lavoro di seguire il presidente degli Stati Uniti. Questa era un opportunità unica per sottolinearlo», ha spiegato poi il suo staff. La prima donna corrispondente dalla Casa Bianca è stata Helen Thomas nel 1960 quando nello Studio Ovale c era John F. Kennedy. NEW YORK Barack Obama annuncia «la risposta» degli Stati Uniti alla Corea del Nord. Ma tra tante parole di fermezza inserisce un aggettivo, «proporzionale», che segnala l intenzione di circoscrivere, almeno per il momento, la reazione contro il regime guidato da Kim Jong-un, considerato il responsabile dell attacco informatico ai danni della Sony. Nell introduzione della conferenza stampa di fine anno, il presidente americano non ha neanche sfiorato l argomento. Ha atteso le domande dei giornalisti, con l intento evidente di contenere la potenziale pericolosità di una nuova crisi internazionale. «Ci sarà la nostra azione, in tempi e modi che decideremo e che certo non posso rivelare qui». Con queste parole il leader della Casa Bianca ha chiuso il circuito di indiscrezioni messo in moto nella mattinata da un comunicato dell Fbi. I dirigenti del servizio di sicurezza nazionale confermano i sospetti degli ultimi giorni. L ordine di sabotare i computer della Sony è partito da Pyongyang, la capitale del durissimo regime comunista. Le minacce degli hacker avevano indotto la società americana a ritirare il film satirico «The Interview» in cui si immagina un complotto per assassinare il dittatore nordcoreano. «Capisco i timori di Sony, ma hanno commesso un errore a ritirare il film è stata la prima risposta di Obama se mi avessero consultato, avrei fatto presente che qui siamo in America e che non possiamo farci intimidire da nessuno. Nessuno ci può togliere la nostra libertà». Il presidente si è mosso in scioltezza tra i fondamenti «della democrazia americana». Ricatti di ogni tipo sono «inammissibili». «Vi immaginate cosa accadrebbe se qualcuno potesse pensare di poter bloccare un documentario o una notizia sgradita?» ha chiesto retoricamente il presidente. Ma applicare contromisure appare più complicato. La Casa Bianca ha già proposto al Congresso di approvare una legge che consenta di rafforzare la sicurezza informatica, considerando che nell ultimo anno le intrusioni hacker sono aumentate del 35% contro istituzioni pubbliche e aziende private. Ma, ora, il punto è: quale potrà mai essere «la risposta» promessa contro la Corea del Nord? Il regime è già in cima alla lista degli «Stati canaglia», assediato da un infinità di sanzioni economiche, il simbolo stesso dell isolamento internazionale, potendo contare solo sull assistenza della Cina. Che cosa significa «risposta proporzionale»? L ipotesi più logica è che siano questa volta «pirati» americani a violare i computer nordcoreani. Ma quel Paese, nonostante sia una potenza nucleare, è talmente arretrato, che diventa difficile anche solo immaginare quali potrebbero essere gli obiettivi potenziali. A meno che l intelligence stia studiando un piano per neutralizzare «l Ufficio 121», la task force dei «esperti informatici» selezionati dal governo nordcoreano. Obama ha precisato che «la Corea del Nord ha agito da sola, senza la collaborazione di altri Stati». Trasparente il riferimento alla Cina. La «questione nordcoreana» ha rovinato la controffensiva lanciata da Obama nelle ultime settimane per riguadagnare la leadership internazionale. Il 2014 era cominciato male, con Il volto Le minacce terroristiche hanno indotto la Sony (nella foto la presidente Amy Pascal) a bloccare l uscita di «The Interview», film di satira sulla Nord Corea lo scontro con la Russia sull Ucraina. Sembrava finito meglio, grazie all accordo sul clima con la Cina e la storica apertura a Cuba. Ora si scopre l insidia invisibile e sconosciuta della cyber war. Michael Lynton, amministratore delegato di Sony Pictures, risponde in serata ad Obama: «Non abbiamo commesso errori, la verità è che non avevamo alternative al ritiro del film». Contro la nuova minaccia interviene anche la star del cinema George Clooney: la discussione è di quelle che riscaldano e appassionano l opinione pubblica americana. G. Sar. gsarcina@corriere.it centro di dure critiche per le sue affermazioni sull Islam rilasciate in un intervista al Corriere della Sera. Il comitato di redazione della rete si è «rallegrato» per questa «decisione forte». Tra le frasi contestate a Zemmour, «Lo so, è irrealistico (il trasferimento forzato di milioni di musulmani, ndr), ma la storia è sorprendente. Chi avrebbe detto nel 1940 che un milione di pieds-noirs, vent anni dopo, avrebbe lasciato l Algeria per rientrare in Francia? O che dopo la guerra 5 o 6 milioni di tedeschi avrebbero lasciato l Europa centro-orientale dove vivevano da secoli?». La polemica La Casa Bianca chiude per ferie Troppi 17 giorni di vacanza? di Giuseppe Sarcina La Casa Bianca chiude per ferie. Il presidente Barack Obama, la moglie Michelle, le figlie Malia e Sasha sono saliti ieri sera sull Air Force One, destinazione Honolulu, per trascorrere due settimane di vacanze e il settimo Natale consecutivo nelle isole Hawaii. Anche questa decisione, apparentemente privata, si è trasformata in un caso politico. I siti principali hanno raccolto critiche e notazioni velenose trasferibili in una domanda: nel giorno in cui l Fbi apre ufficialmente la crisi con il governo nordcoreano, che cosa fa il «Commander in Chief», il comandante supremo? Sparisce per 17 giorni, dedicandosi al golf, alle esplorazioni dei fondali di Hanuama Bay, alle granite monoblocco gusto ananas o mango, alle cene nel ristorante di Alan Wong, la star della cucina hawaiana. In realtà la polemica ritorna ogni volta che la famiglia presidenziale parte per la villeggiatura estiva o per il break di fine anno. Il giornale online The Daily Caller, di orientamento conservatore, riporta che nel 2013 il presidente ha speso 7 milioni e 396 mila dollari di denaro pubblico solo per i voli diretti nelle località dei suoi soggiorni estivi o invernali. La scorsa estate, Obama ha sborsato, questa volta di tasca sua, 3 mila e 500 dollari al giorno per affittare una villa sulla spiaggia più bella e appartata delle Hawaii, non lontano da Kailua. Lo staff della Casa Bianca risponde che il presidente è «sempre in servizio permanente». Obama e la moglie Michelle si sono immersi nelle feste di fine anno, senza rinunciare a nulla. L albero, i canti di Natale, le recite scolastiche. E ora le vacanze. gsarcina@corriere.it

16 16 ESTERI PORTFOLIO La testimonianza Il celebre fotoreporter americano celebra i colori e le atmosfere di un mondo destinato a cambiare velocemente dopo la svolta tra Washington e L Avana. Scatti dal Paese della «Revolución» Sabato 20 Dicembre 2014 Corriere della Sera GOODBYE CUBA! L ULTIMO REPORTAGE DI STEVE MCCURRY DALL ISOLA CHE HA SCONGELATO LA SUA STORIA Il fotoreporter Steve McCurry, 64 anni, americano della Pennsylvania, è uno dei grandi fotoreporter contemporanei. Dal 1979 ha ottenuto vari premi, tra cui il Robert Capa Gold Medal Award e numerosi World Press Photo. È autore di una delle icone del 900, la foto della ragazza afghana dagli occhi verdi ritratta in un campo profughi nel Questo reportage da Cuba è il suo ultimo lavoro E stata la grande occasione di molti fotografi, Cuba. L utopia che si confonde con i colori dei Caraibi. Fidel Castro che entra all Avana vittorioso nel gennaio del 1959 inorgoglì Burt Glinn; i ritratti dei protagonisti della Revolución contribuirono alla fama di René Burri; Alex Webb, David Alan Harvey e molti altri hanno divulgato le tinte accese dell isola che li ha ricambiati partecipando alla loro fama. Alberto Korda, fotografo inseparabile e amico del líder máximo, detiene due primati: aver scattato Verso la vittoria Un uomo in un negozio dell Avana, sullo sfondo il ritratto di Che Guevara con il famoso motto: «Verso la vittoria sempre» una delle immagini più riprodotte a scopi commerciali della Storia, quella di Che Guevara con il basco che campeggia su t-shirt, poster e gadget di tutto il mondo, e non aver ricevuto un soldo per ciò che è stato un vero trofeo fotografico: Fidel non aveva firmato la convenzione internazionale per il riconoscimento dei diritti artistici e letterari. Le fotografie di queste pagine, firmate da Steve McCurry, sono tra le ultime che ci consegnano un luogo rimasto quasi inalterato per più di 50 anni. Il celebre fotografo, autore della fotografia più riconoscibile del pianeta, ovvero il ritratto della ragazzina afghana dagli occhi verdi, anche questa volta non ha resistito all istinto. Dal 1979 colleziona i riconoscimenti più prestigiosi del fotogiornalismo mondiale, tra cui il Robert Capa Gold Medal Award e numerosi World Press Photo. Noto per l eleganza che contraddistingue il suo lavoro e per il rigore giornalistico, da 35 anni gira il mondo e agisce da custode della memoria registrando i cambiamenti che insidiano le tradizioni con il gusto e la precisione di un pittore fiammingo e la passione di un archeologo. Viaggia nove mesi all anno e il suo lavoro lo ha portato nei luoghi più caldi della Terra: Bosnia, Iran, Kuwait, Cambogia... e più di 80 volte in India. Quest anno si è recato a Cuba in tempo per celebrare gli ultimi dettagli di un mondo destinato a mutare velocemente. E agire da sacerdote delle esequie di quelle atmosfere care anche a chi la Revolución non l ha mai gradita. Chiara Mariani UNA MARCIA IN PIÙ ALLE TUE DIFESE? SU CON IMMUNO Per preparare il tuo organismo all arrivo della stagione fredda e quando le tue difese immunitarie sono messe a dura prova dalle molteplici situazioni di stress, SU con Sustenium Immuno Energy. La sua formula a doppia azione, con GLICINA, GLUTAMMINA, VITAMINE e ZINCO, è studiata per ATTIVARE e RINFORZARE le tue difese immunitarie. Disponibile in FARMACIA.

17 Corriere della Sera Sabato 20 Dicembre 2014 ESTERI 17 Dal basco di Fidel ai murales rivoluzionari, dal ritratto di Che Guevara alle auto anni Cinquanta: pochi luoghi hanno offerto un immaginario così cristallizzato nel tempo Il mare e gli stipendi Musicisti e coppie (sotto) sul Malecón, il lungomare simbolo dell Avana. La capitale ha oltre 2 milioni di abitanti. Negli anni Venti, durante il Proibizionismo negli Stati Uniti, divenne meta degli americani per i nightclub e il gioco d azzardo. In basso, un tassista e un uomo che porta uno specchio in una strada della Vecchia Avana: il salario medio sulla carta è di meno di 20 euro al mese. L uomo riflesso nello specchio è McCurry stesso Bandiere Un cubano con i colori della bandiera degli Stati Uniti. Dopo 18 mesi di colloqui riservati, gli Stati Uniti e Cuba hanno raggiunto un accordo per la fine dell embargo economico verso l isola che durava da oltre mezzo secolo. Una normalizzazione storica destinata a cambiare la fisionomia del Paese caraibico, dove tuttavia permane il sistema comunista. Nei prossimi mesi Washington stabilirà una sede diplomatica all Avana. Il presidente Obama userà i suoi poteri esecutivi per aggirare eventuali opposizioni del Congresso e permettere esportazioni di materiali da costruzione, sistemi di telecomunicazione ed equipaggiamenti agricoli. Gli americani potranno recarsi sull isola e usare le loro carte di credito. Negli Usa vivono 2 milioni di persone di origine cubana (il 70% in Florida). Dal 1960 a oggi Cuba ha avuto tre presidenti (due Castro), gli Stati Uniti 11

18 18 Sabato 20 Dicembre 2014 Corriere della Sera t

19 Corriere della Sera Sabato 20 Dicembre WORKSHOP Via Trebbia 26, Milano

20 20 Sabato 20 Dicembre 2014 Corriere della Sera Cronache Nessun condannato per la discarica dei veleni «Ma il disastro c è stato» Montedison inquinò la falda: il reato colposo è prescritto 700 Mila Sono gli abruzzesi che bevevano l acqua dalla falda contaminata 1,8 Milioni Sono le tonnellate di rifiuti tossici e scarti scaricati dalla Montedison La falda d acqua alla confluenza dei fiumi Tirino e Pescara è stata contaminata dagli anni 60-70, ma nei pozzi dove pescava l acquedotto i livelli di contaminazione non hanno compromesso la salute dei abruzzesi che bevevano l acqua dai rubinetti. E il colossale disastro ambientale ai piedi del Parco del Gran Sasso e del Parco della Majella, causato da decenni di riversamento di 1 milione e tonnellate di rifiuti tossici e scarti industriali della produzione dell ex polo chimico Montedison di Bussi, in trenta ettari «scoperti» solo nel 2007 alla stregua di discarica abusiva più grande d Europa, è stata colpa di negligenze nell attività produttiva, non volontà (tramite singoli manager) di una strategia d impresa volta a risparmiare sui costi ambientali fino a minimizzare o falsificare la realtà. È questa la presumibile traduzione del dispositivo della sentenza con la quale la Corte d Assise di Chieti presieduta da Camillo Romandini, dopo processo in rito abbreviato e dunque a porte chiuse, da un lato ha assolto tutti i 19 ex dirigenti e tecnici Montedison dal reato di «avvelenamento doloso di acque» perché «il fatto non sussiste»; e dall altro lato ha derubricato il disastro comune da «doloso» (come sostenevano i pm) a «colposo», con la Cosenza Marlane di Praia, tutti assolti per gli operai morti Il tribunale di Paola (Cosenza) ha assolto ieri 11 ex responsabili e dirigenti tra cui Pietro Marzotto dello stabilimento Marlane di Praia a Mare, accusati, a vario titolo, di omicidio colposo per la morte di un centinaio di lavoratori (deceduti per tumore) e di disastro ambientale. La Procura aveva chiesto condanne da 3 a 10 anni. I sigilli In una foto di archivio i militari del Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza di Pescara e del Corpo forestale dello Stato sequestrano tre discariche di rifiuti pericolosi a Bussi conseguenza di dichiarare il «non doversi procedere» per prescrizione del reato (7 anni e mezzo) intervenuta dunque già da tempo rispetto anche all ultima imputazione del I pm Annarita Mantini e Giuseppe Bellelli, argomentando che «sulla testa di decine di migliaia di persone sono stati commessi crimini tra i peggiori del genere in Italia», proponevano condanne da 4 a 12 anni; mentre l Avvocato dello Stato Cristina Gerardis che aveva chiesto di condannare gli imputati a risarcire 1 miliardo e 800 milioni di euro al Ministero dell Ambiente, alla Regione Abruzzo e al commissario del bacino Aterno-Pescara ora, con almeno l affermazione dell esistenza di un disastro ambientale per colpa della produzione ex Montedison, avvierà una causa civile contro Edison (che intanto ha ceduto l impianto a Solvay) «per restituire al territori un giusto ristoro in termini di riparazione ambientale, che è quello che alla fine si vuole». E sul versante della giustizia amministrativa il 4 gennaio il Consiglio di Stato dirà l ultima parola sul provvedimento con il quale il ministero dell Ambiente ha intimato a Edison di rimuovere i rifiuti dalle discariche abusive. Per le bonifiche si stima un costo di milioni, dei quali sinora solo 50 stanziati nella legge per il terremoto dell Aquila. L accusa di avvelenamento doloso delle acque poggiava in gran parte sul rapporto nel quale l Istituto Superiore della Sanità attestava che «la qualità dell acqua è stata indiscutibilmente, significativamente e persistentemente compromessa per effetto dello svolgersi di attività industriali di straordinario impatto ambientale e per le azioni incontrollate di sversamento». Al rapporto, che si esprimeva in termini di «pericolo significativo e continuato per la salute della popolazione esposta agli inquinanti attraverso il consumo e l utilizzo delle acque», le difese opponevano una consulenza di parte che invece prospettava che i pozzi a due chilometri e mezzo di distanza dalla falda inquinata non avessero mai raggiunto livelli di contaminazione rilevanti e idonei a causare danni alla salute umana. «Il disastro ce l abbiamo, esiste, e ce lo teniamo», commenta amaro Augusto De Sanctis, referente del Forum Acque Abruzzo. «Prendo atto che evidentemente le falde acquifere che costituiscono una risorsa Un caso limite Il sito di Bussi era ritenuto la «pattumiera chimica» abusiva più grande d Europa fondamentale per l uomo, non sono oggetto di tutela», dice l Avvocato dello Stato. «Dovete tenere la schiena dritta, fuori c è chi grida : Forca, forca, forca!», si era invece rivolto ai giudici il professor Tullio Padovani, difensore degli imputati con i colleghi Accinni, Alecci, Baccaredda, Cammarata, Centonze, De Luca, Losengo, Marchese, Sassi e Severino. E quanta pressione si sia addensata su questo processo, in entrambe i versi, lo testimonia sia il fatto che la Corte d Appello abbia accolto la ricusazione e sostituito l iniziale presidente della Corte d Assise, Geremia Spinello, del quale le difese lamentavano l intervista in cui prometteva una sentenza che avrebbe «reso giustizia al territorio»; sia il fatto che la Cassazione abbia poi respinto la richiesta degli avvocati di spostare il processo da Chieti per il pericolo che i giudici locali potessero ritenersi non sereni per aver bevuto l acqua ritenuta avvelenata dall accusa. Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it Il commento Il dolo e «la mela di Biancaneve» L immagine evocata da Severino e l arma spuntata dei processi penali Èl ennesima replica di uno schema ormai fisso in tutti i processi penali per i grandi disastri ambientali di matrice industriale. Finisce sempre che il «dolo» del disastro «la mela avvelenata che la strega consegna a Biancaneve», immagine che l ex ministro Severino, ora nei panni di avvocato, usa con i giudici popolari quando discute l imputazione di avvelenamento delle acque non arriva mai a sentenza perché troppo difficile da provare con una fattispecie di codice che risale al 1930; la «colpa» dell industria nel disastro è invece quasi sempre riconosciuta, ma quando ormai è troppo tardi perché quasi sempre già coperta da prescrizione, visto che i guasti delle maxiproduzioni industriali, dall amianto alla chimica, per definizione palesano i propri danni alla salute e all ambiente a distanza di decenni; e col cerino in mano restano le comunità locali, che, senza inquinatori ai quali accollare i costi mostruosi delle bonifiche, scontano danni perenni sulla pelle della propria gente e sulla terra o acqua del proprio territorio. Sembra un vicolo cieco: senza «bazooka» penale le aziende non si sognano di mettere mano al portafoglio, ma il «bazooka» spara poi per forza a salve. Forse può fare più male il «fucile» di precisione della causa civile per i risarcimenti, o il procedimento amministrativo per costringere le aziende inquinatrici ad avviare le bonifiche a proprie spese. L. Fer. lferrarella@corriere.it

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