Giovani lighting designers. Rete di fluidi luminosi Net light

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1 54esima Biennale Venezia Interni urbani notturni Rete di fluidi luminosi Net light Giovani lighting designers Pinacoteca Ambrosiana nuova luce Jellyfish invasion

2 LUCE 294 3/2011 SI ACCENDE UNA NUOVA LUCE Leditoriale di Silvano Oldani UCE, storico magazine, è stato fondato dalla più importante associazione italiana del mondo dell illuminazione, AIDI, costituita a Milano nel 1959, per diffondere la cultura della luce nel nostro paese negli anni successivi alla ricostruzione postbellica. Erano tempi in cui sviluppo industriale e sviluppo urbano procedevano paralleli, a ritmi che trovavano pochi riscontri in Europa e il tema dell illuminazione, in particolare nelle grandi città, diventava sempre più rilevante. Questa edizione, riprendendo la storica numerazione dal anno della sua fondazione e del suo primo numero di 50 pagine diretto da Piero Anfossi - si presenta oggi ai suoi lettori con il numero 294 profondamente rinnovata, ma sempre ben ancorata alla sua storia. Già nel giugno del 2008 AIDI decise, con la collaborazione editoriale del Gruppo Italia Energia, di avviare un profondo cambiamento della testata, rinnovando veste grafica e formato, senza disperdere i contenuti che autorevolmente ne avevano accompagnato il cammino consolidando il suo ruolo chiave nel mondo dell editoria e dell illuminazione in Italia. LUCE in questi tre anni, nel nuovo formato, numero dopo numero, ha rappresentato un interessante novità nella stampa di settore, accolta all inizio con prudente attenzione e forse lieve stupore dal mondo dell illuminazione. Molte sono le persone, i collaboratori, gli autori, le aziende, i giovani che, in modo più diretto e partecipativo, hanno dimostrato fin dal principio fiducia e interesse, sostenendola nel suo cammino. Oggi vogliamo ringraziarle tutte. Innanzitutto, naturalmente AIDI, con il suo Presidente Gianni Drisaldi, il Consiglio nazionale, e il Gruppo Italia Energia, che ne ha garantite l indipendenza economica e culturale in momenti particolarmente difficili, ed ha creduto nel ruolo che la rivista rappresenta nella diffusione della cultura della luce nel nostro paese. Oggi noi continuiamo a pensare che LUCE, per contenuti e immagine, per l autonomia che ne distingue il passo, possa ben rappresentare in epoca di web, di portali, di pagine scritte con la mano legata, un approfondimento necessario, una ricerca indispensabile a fronte del mutamento dei linguaggi, d interazione di discipline e professioni, di progettualità e innovazioni che trasformano il presente. LUCE si conferma uno strumento reale ed efficace per il mondo dei produttori e dei progettisti, e di valorizzazione del made in Italy inteso come ricerca e qualità, innovazione e risparmio energetico, come cultura del prodotto e del luogo. LUCE, dopo tre anni e 16 numeri, si presenta con un nuovo progetto grafico, frutto della collaborazione di un art director di grande esperienza e professionalità, Cinzio Ianiro, che, nelle nostre intenzioni, sarà in grado di inquadrare meglio quelli che sono i contenuti tecnici e culturali della rivista. La grafica è ormai una presenza trasversale. Dove c'è comunicazione c'è grafica. Come la comunicazione essa è dappertutto. La grafica è là dove la cultura si fa editoria, si legge nella Carta del Progetto grafico di AIAP del E LUCE è cultura della luce che si è fatta editoria: per questo abbiamo sentito il bisogno di ricollocare il progetto grafico della rivista in una posizione strategica nel piano editoriale complessivo. La nuova grafica trae vita dai contenuti culturali della rivista e ne sottolinea le peculiarità. Occhielli, titoli, sommari, didascalie, caratteri, immagini sono inseriti in nuove gabbie di impaginazione, coerenti con il flusso organico del discorso, e descrivono in maniera compiuta il processo informativo e formativo di ogni singolo articolo.

3 EDITORIALE SI ACCENDE UNA NUOVA LUCE Aprile 1962: nasce la rivista LUCE, direttore Piero Anfossi. Di seguito: due copertine dai numeri del 2000 e del 2003 Ma una nuova grafica non si può descrivere con parole, essa vive di immagini e rapporti tra pieni e vuoti, tra testo e fotografie, titoli. Per questo motivo l ultima parola resta ai nostri lettori: se troveranno che i contenuti della rivista sono più facilmente fruibili e più chiaramente espressi, allora avremo raggiunto un altro importante traguardo. LUCE si propone di mantenere la sua funzione di informazione e ascolto di proposte e analisi, di ricerca e progettualità, di tecnologia e innovazione: strumento dunque di diffusione di tematiche attuali e elementi rilevanti, che caratterizzano il mondo della cultura della luce, oggi, e sempre più domani. È una rivista che apre le sue pagine anche a contenuti di più ampio respiro e d attualità, che ci riguardano, perché sono intorno a noi: dal mondo delle imprese alla figura professionale del progettista; dal mercato al design; dalla contemporaneità della luce nello spazio abitato all architettura. La luce occupa poi un suo spazio nella dimensione sociale, domestica, urbana, e quindi del nostro benessere generale. Non manca anche uno sguardo dedicato ai giovani, alla loro formazione e passione per la disciplina illuminotecnica, alle loro domande e i dubbi sul futuro della professione del light designer nel nostro paese. Sono tematiche in cui la luce svolge un ruolo forse fuori da canoni e teoremi strettamente scientifici, ma pur sempre rilevante, quando cioè si fa fotografia, arte, teatro, cinema, finzione, festa, artificio, ospitando autori che, della visione della luce come cultura del contemporaneo, ci ricordano anche il suo valore primario ed emozionale. LUCE è aperta a tutti coloro che vogliono animare il dibattito sulla cultura della luce nel nostro paese e non solo, e hanno la passione e la volontà di sostenerla. Siamo passati nel 2011 da cinque a sei numeri l anno, e stiamo lavorando per realizzare anche due numeri speciali l anno strettamente scientifici e in lingua inglese, per un pubblico che pensiamo abbia interesse a leggerci nel nostro paese, in Europa e nel mondo. Siamo consapevoli che questi obiettivi, che ci indicano la strada giusta da seguire, non possano essere raggiunti senza il vostro impegno e la vostra fiducia: in mancanza non andremo lontano. Vogliamo conservare le nostre radici, e procedere nel solco tracciato da almeno due generazioni che, scrivendo e sostenendo questa storica rivista, hanno contribuito a farla giungere fino a noi, ma vogliamo anche, a partire da questo numero 294, con una grafica profondamente rinnovata, che trae vita dai suoi contenuti culturali, adeguarci alla sfida che ci pone tutto il mondo della luce italiana nel terzo millennio.

4 LUCE rivista fondata da AIDI nel 1962 direzione e redazione Via Monte Rosa 96, Milano tel fax redazione@rivistaluce.it direttore responsabile Silvano Oldani vice direttore Mauro Bozzola art director Cinzio Ianiro collaboratori Jacqueline Ceresoli, Alberto Pasetti, Francesco Radino, Maurizio Rossi segreteria di direzione e redazione Sara Matano direttore editoriale Emanuele Martinelli direttore marketing Patrizio Giampaoli in copertina San Vitale, Sala Baganza foto di Luigi Bussolati comitato scientifico Gianni Drisaldi - Presidente, Chiara Aghemo, Roberto Barbieri, Paolino Batani, Aldo Bigatti, Claudio Bini, Raffaele Bonardi, Mario Bonomo, Dante Cariboni, Stefano Cetti, Giancarlo Daniele, Paolo Di Lecce, Lorenzo Fellin, Riccardo Gargioni, Fulvio Giorgi, Ruggero Guanella, Maria Letizia Mariani, Claudio Liberatore, Marco Loro, Marco Pollice,.. Gianpaolo Roscio, Paolo Soardo, Margherita Suss, Laura Vismara. pubblicità Armando Claudi, a.claudi@gruppoitaliaenergia.it - tel grafica e impaginazione Antonio Ianiro - Rio de Ianiro sas si ringraziano Luigi Bussolati, Gianni Forcolini, Biagio Longo, Fondazione Aem fotolito e stampa Tep Arti Grafiche abbonamenti il costo dell abbonamento annuale (6 numeri) è di e 72,00 estratti e copie arretrate per richiedere la stampa di un articolo (minimo 200 copie) o i numeri arretrati (e 15), telefonare al dal lunedì al venerdì dalle ore 10,00 alle ore 16,00 abbonamenti@rivistaluce.it modalità di pagamento: bonifico bancario sul c/c AIDI Banca Popolare di Sondrio, IBAN: IT 58 M X67, oppure versamento su c/c postale AIDI n specificando la causale. AIDI Associazione Italiana di Illuminazione GIE Gruppo Italia Energia LUCE Copyright AIDI Milano. Registrazione presso il Registro della stampa del Tribunale di Milano al n. 77 del 25/2/1971 ISSN È vietata la riproduzione totale o parziale della rivista senza l autorizzazione dell editore. Il materiale inviatoci, salvo accordi specifici, non verrà restituito. LUCE è il Titolare del trattamento dei dati personali presenti nelle banche dati redazionali. Gli interessati possono esercitare i diritti previsti dal D.LGS. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali, telefonando al numero , oppure scrivendo a aidi@aidiluce.it

5 LUCE 294 3/2011 Editoriale di Silvano Oldani 1 Terza Pagina Gli interni urbani notturni 6 di Sara Calvetti Luce Interni.. La boutique Mila Schon a Milano 14 di Sally Stein Fotografia Prospettive di luce, fotografie di Luigi Bussolati 18 di Jacqueline Ceresoli Scenari contemporanei La 54esima Biennale d Arte di Venezia 28 di Alberto Pasetti Luce Esterni I colori in tre siti archeologici della Catalogna 36 di Santina Di Salvo Intervista Intervista ad Alberto Artioli 42 di Gianni Ravelli Viaggio nel mondo dei giovani lighting designers 46 di Chiara Carucci Saggio Rete di fluidi luminosi. Net Light 56 di Domenico Nicolamarino Innovazione Sistemi di controllo dell illuminazione 60 di Andrea Balzarotti Panorama Jellyfish invasion 66 di Elettra Bordonaro Il museo della ghisa 70 di Cristina Ferrari Nuova luce per la Pinacoteca Ambrosiana 74 di Alessia Guadalupi News Biticino, Cariboni Group, Flos, Linea Light Group Leucos, Luceonline.it, Metal Lux, Philips, Simes 78 5

6 TERZA PAGINA PROGETTARE LA LUCE URBANA GLI INTERNI URBANI Il progetto della luce per la città da vivere di Sara Calvetti Avenue Jean Jaurés a Lyon Illuminazione della Gare Jean Macé ad opera dell Éclairage Public de la Ville de Lyon, 2009 (foto: Sara Calvetti). er un progettista, gli spazi pubblici della città contemporanea rappresentano un tema di particolare complessità. Una sempre più veloce trasformazione delle dinamiche della vita urbana pone di fronte a nuove esigenze da interpretare, nuove situazioni sociali nelle quali, però, l immagine della città come realtà condivisa, e gli spazi pubblici come luogo dell incontro, si riscoprono riferimento fondamentale per il recupero di un senso di comunità vissuta. Sul piano del costruito, gli spazi aperti della città sono il risultato di una progressiva banalizzazione e standardizzazione dei processi compositivi, che nel corso della seconda metà del Novecento ha portato a un tessuto urbano vissuto e progettato quasi esclusivamente come superficie di connessione tra spazi privati, interni, e finalizzati ad attività fortemente settoriali. Se da un lato, quindi, è necessario scoprire nuovi possibili sviluppi del progetto pubblico, dall altro è necessario recuperare una qualità diffusa che restituisca agli spazi aperti la dimensione di luoghi abitabili, ovvero, come afferma Christian Norberg-Schulz, spazi condivisi in cui «incontrare altri esseri umani per scambiare prodotti, idee e sentimenti, ossia per sperimentare la vita come moltitudine di possibilità» (Norberg-Schulz 1984, 7). Si tratta, quindi, di ritrovare la vocazione originaria degli spazi urbani, superando una crisi d identità dell urbe da anni denunciata da chi sociologi, architetti, cittadini si è soffermato a osservare la sua evoluzione. Dal punto di vista dell urban design è necessario recuperare una dimensione più umana del progetto, creando spazi in grado di accogliere, interpretare, suggerire attività sociali, partendo dall osservazione dell uomo, dei suoi gesti e delle sue aspirazioni, per seguirlo e accudirlo attraverso il disegno dei luoghi della sua quotidianità. È proprio intorno ai temi dell abitare e della quotidianità dello spazio vissuto che nasce l accostamento tra l architettura degli interni e il progetto degli spazi pubblici della città, riassunto nella definizione di interno urbano. Questa formula gioca sul contrasto esistente tra l idea di spazio esterno, insita nella parola urbano, e quella di spazio interno, ovvero chiuso e protetto, che richiama un immaginario progettuale diverso sotto molti punti di vista. Nell evidente provocazione dell accostamento, però, si invita a cogliere la possibile area di connessione tra questi due livelli di progetto per intuire nuovi sviluppi disciplinari. In particolare, un interessante testimonianza di questo tema d indagine è quella offerta negli ultimi tre cicli dal Dottorato di ricerca in Architettura degli 6

7 LUCE 294 3/2011 Avenue Jean Jaurés a Lyon Effetti d ombra colorata per animare l area verde di sosta compresa tra i due cavalcavia della stazione. 7

8 TERZA PAGINA PROGETTARE LA LUCE URBANA La città per poter essere abitata e vissuta ha la necessità di individuare al suo interno spazi che si prestino ad essere attrezzati, arredati, allestiti in vario modo Avenue Jean Jaurés a Lyon Valorizzazione del sottopasso per mezzo di contrasti di colore e luci di accento (foto: Sara Calvetti). Interni e Allestimento, condotto dal Dipartimento di Progettazione dell Architettura (DPA) del Politecnico di Milano, e in parte raccolto nella pubblicazione Città Come: Sguardi d interni sui territori dello spazio aperto. Il professore Cesare Stevan, coordinatore del primo ciclo di ricerca dedicato agli interni urbani, introduce così il tema (Crespi et. al. 2011, 7-14): La città per poter essere abitata e vissuta ha la necessità di individuare al suo interno spazi che si prestino ad essere attrezzati, arredati, allestiti in vario modo; si tratta di spazi interni all urbano, ma assumiamo di definirli interni urbani solo laddove si consideri non tanto e solo uno spazio confinato, ma uno spazio che si qualifica per essere il prodotto di una progettualità che nasce dal profondo di ogni uomo e che sollecita una riflessione sull ambiente che ci sta intorno in rapporto con ciò che è dentro di noi, che gioca su componenti emozionali e su dimensioni psicologiche più che fisiche, che non intende soddisfare esigenze esclusivamente o principalmente funzionali. Il punto di vista sulla città si inverte, potremmo dire, rispetto alle dinamiche della pianificazione urbana, partendo dall interiorità della singola persona e dalle sue aspettative di vita, verso la comprensione del progetto dell ambiente pubblico: con lo stesso approccio possono essere reinterpretati i singoli ambiti progettuali che contribuiscono alla definizione del paesaggio urbano. Le 24 hours cities Da un inquadramento di questo tipo si sviluppa in modo particolarmente interessante un indagine sulla dimensione notturna della città, ambito nel quale si incontrano nuove dinamiche sociali e linee di sviluppo del progetto urbano. Una formula ormai consolidata nelle descrizioni della metropoli contemporanea è quella di città che non dorme mai, per definire un luogo in cui l oscurità non rappresenta più un limite alla stratificazione e modificazione continua di eventi, ma che, al contrario, diviene condizione privilegiata per la creazione di nuove situazioni sociali. Afferma il sociologo Giandomenico Amendola: La vita della metropoli è continua e copre anche le ore notturne city around the clock o 24 hours city sono le nuove definizioni della città che non dorme mai. Sempre più persone chiedono di vivere più città con più intensità e per più tempo. [...] le zone off limits si sono ridotte enormemente al pari delle ore specie quelle notturne tradizionalmente indicate come sconsigliabili (Amendola 1997, 74). A monte di questo processo vi è la virtualizzazione di molte attività dell uomo e una maggiore continuità di servizi e informazione. Più che il tempo del giorno e della notte, ciò che crea un alternanza temporale, per molti versi ancora largamente condivisa, è l alternanza tra tempo lavorativo e tempo libero destinato al divertimento e al riposo. La notte è il momento privilegiato anche per attività tradizionalmente diurne per le quali non resta altro momento che le ore libere della sera (Gwiazdzinski 2002). Su questa base si sviluppa una night-economy sempre più viva, che si concretizza, ad esempio, nella diffusione di festival ed eventi notturni, a partire dalle prime esperienze delle Estati Romane, del 1977, fino ad arrivare ai festival delle luci come la Fête des Lumières di Lyon o Luci d artista a Torino, che giocano proprio su una riscoperta dei luoghi dell urbe al calare dell oscurità. Al di là dei momenti di festività, le aspettative di vivibilità della dimensione notturna dell urbe si traducono in nuove soluzioni progettuali permanenti, diverse in base ai limiti propri delle singole realtà urbane. Se negli interni degli edifici, però, è possibile creare le condizioni per un giorno o una notte costanti nel tempo, la notte degli spazi aperti, quasi una tabula rasa, annulla i contorni della città diurna, e viene ridisegnata dalle luci della strada, delle architetture, della segnaletica. È la luce artificiale la protagonista di questa città viva nella notte e, attraverso il progetto di aree di luce ed ombra, la trasformazione dal giorno alla notte del paesaggio non viene annullata ma guidata e reinterpretata. Parlare di progetto urbano notturno, allora, significa parlare di luce, elemento sine qua non dell ambiente vissuto. Il progetto della città by night L illuminazione artificiale fu tra le prime tecnologie ad affrancare la città dai limiti temporali, ma se in origine il principale obiettivo era soprattutto la sicurezza stradale per gli occasionali fruitori dell oscurità, la nuova percezione della notte dà a questa tecnologia ulteriori obiettivi e potenzialità, e negli ultimi 20 anni il lighting design per la città è divenuto oggetto di crescente attenzione. Ancora una volta si interviene su un eredità di spazi urbani con una qualità di progetto spesso non sufficiente. Fin dai primi anni 90 si denuncia, da un lato, un approccio eccessivamente standardizzato nella definizione dell ambiente illuminato, dall altro un eccessiva e deregolamentata stratificazione di segni luminosi, problemi che tolgono alla città la dimensione di luogo a misura d'uomo, e che troviamo ancora presenti nella maggior parte degli agglomerati urbani contemporanei. Le esigenze relative al risparmio energetico e al contenimento dell inquinamento luminoso invitano ad una pianificazione più attenta, con l introduzione di nuove normative e di piani della luce. Questi strumenti divengono supporto e momento di confronto per il lavoro di architetti e urbanisti, sempre più interessati alle potenzialità della luce nella definizione del lightscape, su scala urbana, e nella valorizzazione 8

9 LUCE 294 3/2011 AABD architectes con Les Éclairagistes A ssociés (LEA ) per il progetto di Place Jutard-Raspail a Lyon, 2007 (foto: Sara Calvetti). dell ambiente a livello del piano particolareggiato. Gli sviluppi della ricerca teorica e dei processi di progettazione sono testimoniati da un crescente numero di realizzazioni, soprattutto per la valorizzazione di edifici rappresentativi, monumenti, infrastrutture ma anche di parchi e di elementi naturali come i lungofiume. Anche i percorsi di connessione tra i diversi punti nevralgici della città, sono oggetto di una maggiore continuità in termini di qualità della luce, verso una coerenza linguistica diffusa. è ancora l autista il principale fruitore dell ambiente luminoso creato. Dall interno delle auto, oppure dalle finestre di una costruzione, appare una città illuminata, sinonimo di vitalità, i cui spazi, però, non sempre sono realmente vivibili. Volendo identificare i caratteri propri di un interno urbano, viene da chiedersi, allora, in quali casi il progetto dell ambiente illuminato doni allo spazio pubblico una dimensione notturna accogliente e significativa. Nonostante questi innegabili traguardi però, in molti casi non risulta ancora chiaro il modo in cui l intervento luminoso si pone nei confronti del visitatore notturno. La luce artificiale dovrebbe permettere lo svolgersi dei gesti dell uomo, seguendolo nei suoi movimenti, senza costringerlo alla sola contemplazione di elementi significativi dell urbe, nella quale non si esaurisce il processo di identificazione con i luoghi della sua città. Ponendosi nell ottica di un persona, definita pedone in modo riduttivo, l ambiente luminoso di molti spazi urbani non offre una lettura coerente e piacevole, e manca, in diverse occasioni, una reale considerazione di quello che è il comportamento umano, il modo di percepire lo spazio e di viverlo. Accade così che si trovano monumenti molto ben illuminati di fronte a panchine buie sulle quali nessuno sarà mai invogliato a sedersi e sostare per contemplare quella messa in luce. Oppure piazze diffusamente illuminate che non considerano la naturale tendenza delle persone a percorrere gli ampi spazi aperti lungo i contorni, percepiti come più sicuri. In un certo senso sembra mancare un dialogo coerente tra il disegno dello spazio e l illuminazione di margini e attrezzature al fine di agevolare il passeggio, la sosta e l incontro, quasi come se la città, di notte, dovesse essere solo attraversata distrattamente, nella rassicurazione di una quantità più o meno sovradimensionata di lux sul piano di calpestio. In molti casi il punto di vista privilegiato nell intervento d illuminazione è quello panoramico, dell osservatore posto a distanza, così come, nelle strade, Spazi notturni contemporanei: limiti e potenzialità del progetto Osservando lo stato dell arte del progetto urbano notturno, il tema dell abitabilità non sembra trovare ancora molte risposte esaustive, né riscontro in una prassi architettonica codificata e condivisa. Affrontando questo tema, ci si rende conto di come le informazioni relative al progetto pubblico siano disperse all interno di ambiti specializzati, ai quali corrispondono linee di indagine e di progetto caratterizzate da punti di vista parziali illuminazione per i mezzi in movimento, risparmio energetico e/o lotta all inquinamento luminoso, percezione dello spazio, studi sociologici sulla sensazione di sicurezza in cui gli aspetti funzionali dell impianto d illuminazione tendono a prevalere sulla coerenza linguistica dell atmosfera ambientale risultante, come se si dimenticasse che il progetto dello spazio deriva dall integrazione tra architettura e luce, o meglio ancora da un uso della luce come vero e proprio materiale architettonico. In questo contesto, la ricerca più importante è quella svolta dagli studi di lighting design, favorita da una più stretta collaborazione tra architetti e progettisti della luce anche in fase di concezione del progetto architettonico. Questi professionisti, attraverso una conoscenza approfondita del fenomeno luminoso, hanno realizzato ambienti illuminati nei quali si comincia a consolidare un uso della luce che potremmo definire compositivo. Un ruolo di rilievo, in questo senso, è quello della ricerca francese, in cui la collaborazione tra architetti, concepteurs lumière, amministrazioni e ricercatori ha raggiunto livelli molto avanzati: lighting designer Avenue Jean Jaurés a Lyon L area verde di sosta alterna alberi a totem di luci colorati (foto: Sara Calvetti). 9

10 TERZA PAGINA PROGETTARE LA LUCE URBANA New Central Open Spaces a Frederiksberg, 2005 La luce richiama gli effetti d ombra degli alberi di ciliegio della strada (foto: Sara Calvetti). come Roger Narboni, Laurent Fachard, Light Cibles, Yann Kersalè si occupano sempre più frequentemente dello spazio pubblico, creando opere dal forte impatto mediatico che gradualmente diffondono una cultura della luce che esalta le valenze emozionali di questa materia senza subordinarle alle finalità funzionali più chiaramente collegate al progetto illuminotecnico. Attraverso una ricognizione di casi studio contemporanei, infatti, si rendono evidenti le grandi potenzialità del progetto della luce per una riqualificazione dello spazio pubblico come interno a cielo aperto, da ricordare e ricercare anche nella sua dimensione notturna. Atmosfere rassicuranti, evocative, ludiche sono ottenute tramite una qualità della luce che migliora nella resa del colore e nei contrasti, nell uso calibrato di luci colorate, di punti-linee e superfici luminose, nell interazione tra luce e materiali, colori e finiture, ed anche nel design del prodotto d illuminazione. In molti casi si agisce secondo requisiti compositivi non del tutto conformi alle più diffuse prassi di progetto, spesso indotte dalle normative, e si ottengono ambienti luminosi molto piacevoli e stimolanti nella loro particolarità. Spunti di riflessione più interessanti si trovano in progetti caratterizzati da una chiara volontà degli autori di attrarre e coinvolgere il cittadino nell ambiente luminoso creato. Sebbene in molti casi le soluzioni create diano origine ad opinioni contrastanti sulla generale validità delle tecniche di messa in luce utilizzate, è innegabile il loro contributo nel suggerire nuove vie di sviluppo del progetto. Spesso le soluzioni di illuminazione si distaccano volutamente dalla tradizionale distribuzione di lampioni, per creare situazioni che, attraendo le persone, invitano ad una sosta: l effetto scenografico, cioè, è l espediente con il quale creare occasioni d incontro, oltre a fornire un immagine forte e riconoscibile, dotata di figurabilità direbbe Kevin Lynch (Lynch 1960), che induce a una identificazione del luogo con la sua dimensione notturna, e non solo diurna. Si cerca di stimolare il lato ludico dell esperienza spaziale, con trasformazioni in colore, movimento, richiami a immagini evocative: il gioco consiste nell esperienza stessa dell effetto inusuale di luce, nel potervisi immergere, nel ritrovare in una diversa luce il nostro corpo, i nostri oggetti e lo spazio stesso. E in questa atmosfera si scoprono nuove dinamiche di percezione dello spazio, che all espediente compositivo fanno corrispondere un ritrovato comfort psicofisico. Ne è un esempio il progetto per Place Jutard e Place Raspail a Lyon, ad opera dello studio di Laurent Fachard, Les Éclairagistes Associés. Queste due piazze, costeggiate da strade prossime a poli attrattori come Le berges du Rhone e la Guillotière, vengono illuminate da una luce blu diffusa per mezzo di alti proiettori, che in contrasto con l illuminazione stradale bianca le mette in rilievo come luogo di sosta e relax. Alcune sedute e un angolo di ristoro, infatti, permettono di fermarsi in quest area godendo della splendida vista dei colli lionesi. Il sottofondo blu della pavimentazione è decorato per mezzo di una texture di linee di luce bianca, che nel contrasto rendono ancora più intensa la percezione del blu di fondo. Questo trattamento luminoso dona allo spazio un'identità forte, che permette di riconoscere le due piazze come sistema unico, ed invita ad una sosta contemplativa. Il quadro visuale, infatti, non è disturbato dall'illuminazione blu della pavimentazione che, invece, mette in risalto le tonalità più chiare dello skyline del panorama illuminato sullo sfondo. La presenza di un così forte riferimento visuale panoramico è un aspetto importante perché grazie ad esso è possibile riconoscere facilmente il luogo e orientarsi anche in un illuminazione che ne trasforma parzialmente i caratteri, rinunciando, ad esempio, ad una buona resa del colore. Una scelta del genere non avrebbe lo stesso riscontro in altre situazioni, come nel caso delle piazze progettate da Stig L. Andersson (SLA) a Frederiksberg, in Danimarca. In questo 10

11 LUCE 294 3/2011 caso l architetto è chiamato a riqualificare un insieme di cinque spazi pedonali connessi tra loro ed attraversati da un percorso per biciclette e veicoli a bassa velocità. La vastità dell area pedonale trattata impone una scelta di zone in luce od ombra, e si decide, allora, di valorizzare le aree di oscurità con piccoli segni di luce, proiezioni di texture luminose, luci d accento in punti strategici, in modo da individuare i pochi elementi dello spazio necessari a ricostruirne, nella notte, l immagine mentale, integrando l illuminazione funzionale dei percorsi carrabili che la attraversano. Si ha così la sensazione di trovarsi in uno spazio pensato per la persona, in cui le aree più buie sono parte di un concept riconoscibile, e non sono percepite come uno spazio non trattato dal progetto. Nella vasta piazza centrale, l assoluta mancanza di ingombri e ostacoli, nonostante la bassa luminosità, garantisce l impossibilità per qualche malintenzionato di nascondersi alla vista, mentre ospita getti di vapore acqueo illuminati da una costellazione di fibre ottiche: l oscurità dunque non cela pericoli, ma rivela un elemento di fascinazione di questo ambiente notturno. Pur allontanandosi dai livelli di illuminazione genericamente indicati come più sicuri, questo spazio trasmette un senso di piacevole sicurezza, un atmosfera eterea, che invita alla contemplazione e al gioco. Anche la distribuzione di luce sui percorsi, pur mantenendosi entro i limiti di illuminamento minimo, non rispetta le regole previste dalle normative internazionali: la scansione ritmica delle proiezioni a occhio di bue sul percorso carrabile, però, rappresenta un importante riferimento visuale che rende evidente la profondità di questo ampio spazio aperto, sottolineata anche dalla segnaletica LED a pavimento. In Italia un caso particolarmente interessante di integrazione di luce architettonica, funzionale ed evocativa è quello di piazza San Magno a Legnano, nato dalla collaborazione dello studio di lighting design Voltaire con l architetto Ermanno Ranzani. In questa piazza storica, la Basilica di San Magno è il riferimento principale che determina l organizzazione dell area pedonale; infatti, sia il progetto diurno che quello notturno rendono libero da ogni distrazione l ampio sagrato antistante la facciata. Si rinuncia all uso di lampioni o altri elementi di arredo e le sorgenti sono integrate nelle finiture di pavimentazione e sulle facciate in posizione sotto gronda. Nella notte, quindi, i limiti verticali dello spazio sono in primo piano rispetto alla parte centrale della piazza, e i percorsi si collocano in prossimità delle facciate laterali, illuminati dalla luce che lambisce le pareti fino a illuminare il pavimento. Mi sembra interessante ricordare quanto un trattamento di New Central Open Spaces a Frederiksberg, 2005 Fibre ottiche per la pavimentazione In basso: La piazza centrale (foto: Sara Calvetti). 11

12 TERZA PAGINA PROGETTARE LA LUCE URBANA Piazza San Magno, Legnano, 2008 Vista generale della piazza (foto: archivio Voltaire Design). Piazza San Magno, Legnano, 2008 Luci d accento con contrasti di tonalità tra luci bianche calde e fredde (foto: archivio Voltaire Design). questo tipo sia coerente con la tendenza delle persone ad attraversare le aree ampie in prossimità dei confini, percepiti come più sicuri, come osservato dal ricercatore Jan Gehl (Gehl 1980). Su un lato della piazza si sviluppa un area di sosta, un piccolo giardino con sedute e fontanelle a pavimento che, anche nella notte, favorisce la contemplazione della basilica. All interno del giardino le panche integrano sorgenti lineari sotto il piano di seduta, illuminando i percorsi confinanti con una luce a tonalità fredde che, non colpendo lo sguardo, non disturba la vista, e lascia in una relativa penombra i volti di chi si ferma sulle panche: si creano allora le condizioni per una conversazione intima, in cui gli interlocutori dovranno parlare a una distanza abbastanza ravvicinata per potersi osservare, mentre la basilica e le facciate circostanti resteranno ben visibili. In questo progetto la luce sembra essere utilizzata come una tinta, distribuita con pennellate decise su profili ed elementi di rilievo. Quest uso della luce, conferisce un carattere d intimità molto simile a quello di un interno, in cui i punti luce tendono a essere distribuiti su singole superfici d azione, come una scrivania o un comodino: una luce più puntuale, vicina alla persona, in grado di definire uno spazio specifico, contribuisce all identificazione di un luogo in cui sostare o passeggiare. Così, le luci dell area di sosta sottolineano la singola panca, un albero, un getto d acqua, integrandosi all elemento stesso. I casi appena citati sono solo alcuni degli esempi che rendono evidente come nella pratica progettuale ci si confronti fattivamente con le diverse correlazioni esistenti tra luce, spazio e comportamento umano. Nell analisi di casi studio come questi si possono ricercare le connessioni presenti tra i diversi aspetti, verso una maggiore consapevolezza del progetto della luce per la città. In particolare l uso di nuove tecnologie luci colorate, piccole sorgenti LED integrate nell architettura, dispositivi digitali allontanandosi in modo forte dall illuminazione urbana comunemente intesa, originano nuove condizioni di vita della città, ancora da studiare e approfondire. Fatta eccezione per contributi editoriali come quelli del lighting designer Roger Narboni, difficilmente sono disponibili testi di presentazione di casi studio in cui i dati di progetto (piante, sezioni, dati tecnici, confronto tra condizione diurna e notturna, ecc.) permettano una comprensione globale della concezione dell ambiente illuminato. Del resto si tratta di un bagaglio di esperienze ancora relativamente ridotto, in cui i progetti più datati hanno circa vent anni, che apre così un campo d indagine in via di sviluppo per il quale, dal punto di vista di ricerca scientifica e di critica architettonica, si devono ancora creare gli strumenti atti a un approfondimento di verifica e di confronto del panorama contemporaneo. 12

13 LUCE ESTERNI ILLUMINAZIONE DI SITO ARCHEOLOGICO CATALOGNA / SPAGNA I colori in tre importanti siti archeologici della Catalogna LUCE PER COMUNICARE * Dottore di Ricerca in Recupero e Fruizione dei Contesti Antichi Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Palermo di Santina Di Salvo* Recentemente, la volontà di restituire alla collettività la lettura storica della città del passato ha fatto sì che nei siti archeologici della Catalogna la luce fosse utilizzata per consentire ai cittadini di riappropriarsi della propria identità e ai turisti di comprenderne la storia. Ai visitatori tutti, in generale, è data la possibilità di godere delle rovine delle città, non solo per quanto riguarda il valore estetico aggiunto, ma anche, e soprattutto, per l aspetto didattico del tipo d intervento realizzato. Si è scoperto, o forse riscoperto, che la luce artificiale può essere sfruttata come parametro di definizione spaziale e che, rispetto alla luce naturale, essa offre una maggiore possibilità di manipolazione. Infatti, oltre ad essere un elemento integrante dello spazio, la luce artificiale modifica, sfruttando fenomeni ottico-percettivi, la visione della distribuzione spaziale, assumendo un potere che va molto al di là della sua capacità di investire e avvolgere gli oggetti. Martirià Figueras, ingegnere catalano della società Aspecte, con la collaborazione dell archeologo Josep Burch, della Università di Girona, si è occupato dell illuminazione dei siti di Sant Sebastià de la Guarda nella regione di Palafrugell, della Villa Romana di Les Amettlers a Tossa de Mar e della Ciutadella de Roses, e spiega come il segno luminoso, indirizzato a vedersi come linguaggio comunicativo, debba rivelare il singolo frammento, affinché possa a questo restituire consistenza materiale e peso culturale. L obiettivo è quello di riportare agli occhi del fruitore la storia, ricostruendo, attraverso il medium-luce, le funzioni di edifici scomparsi. L illuminazione artificiale può sollecitare un rapporto costruttivo con il rudere, evocativo frammento materiale, agevolandone la lettura, pur utilizzando strumenti moderni e innovativi. D altronde, perché la tecnologia non dovrebbe potersi coniugare con l archeologia? Sant Sebastià de la Guarda Le origini di questo insediamento iberico risalgono alla metà del sec. VI a. C., nella regione di Palafrugell, nel Nord-Est della Catalogna. Scoperto intorno agli anni , grazie alle campagne di scavo condotte dall Università di Girona, Sant Sebastià de la Guarda rappresenta, oggi, uno degli insediamenti più significativi della regione catalana. L esigenza di creare un itinerario di visita notturno nasce dall aumento del flusso dei turisti negli ultimi anni. Il progetto di illuminazione indiretta prevede l uso delle sorgenti Led e gli apparecchi illuminanti, progettati ad hoc, sono collocati in punti strategici, al fine di ottenere una perfetta riconoscibilità degli ambienti senza provocare fastidiosi contrasti, come, ad esempio, i cerchi luminosi che ricalcano l antica presenza dei silos di grano. Come afferma Martirià Figueras, l intenzione era, in principio, quella di porre lampade ad alogenuri, ma il consumo energetico sarebbe stato decisamente elevato, di 75 watt a lampada, e sarebbe stato, inoltre, necessario collocare dei trasformatori. Considerando che uno dei risultati finali doveva essere, anche, il risparmio energetico, alla fine si è optato per la collocazione di apparecchi con sorgenti Led RGB, con programmatore assistito informatico, in modo tale da avere, in tutta l area, un consumo complessivo di 1000 watt! Il problema delle ombre, che potevano essere generate dalle lampade lungo i percorsi, è stato risolto utilizzando apparecchi che montano sorgenti a doppia ottica, ovvero a due fasci luminosi aventi diverse ampiezze: in questo modo le ombre dei visitatori che passano davanti all apparecchio illuminante vengono spezzate evitando così disturbi visivi ai visitatori che seguono il medesimo percorso. Seguendo questi accorgimenti è stato creato un percorso perimetrale collegato con passaggi interni, sopraelevati rispetto alle rovine. Inoltre, in numerosi punti di sosta situati in zone strategiche è possibile osservare aree diverse e, al contempo, avere più punti di incontro per i gruppi di visitatori, che possono così leggere informazioni specifiche su ciascuna area. Lo scopo fondamentale dell intervento a Sant Sebastià de la Guarda è quello di agevolare la fruizione diurna e notturna, proteggendo il sito archeologico e garantendo un luogo a uso del 36

14 LUCE 294 3/2011 Una illuminazione d effetto, nella generale situazione di penombra, pone in evidenza l antica presenza dei silos di grano, nel sito di Sant Sebastià de la Guarda. La pavimentazione marmorea, all interno di questi cerchi luminosi, è di una particolare composizione che richiama la superficie granulosa del cereale. 37

15 LUCE ESTERNI ILLUMINAZIONE DI SITO ARCHEOLOGICO CATALOGNA / SPAGNA Resti dell insediamento greco all interno della Ciutadella de Roses Rovine del sec. IV a. C. All interno del parco la ricerca archeologica è costante, a cominciare dai primi ritrovamenti avvenuti grazie agli scavi dei primi anni Sessanta. L itinerario di visita completo e visivamente segnalato, grazie all uso apparecchi illuminanti che montano sorgenti led rgb, consente di conoscere, o riconoscere, le vicende storiche e gli insediamenti succedutisi nel tempo, a partire dal sec. IV a. C. Luci colorate si diffondono sulle rovine, permettendo di distinguere i materiali e i perimetri degli ambienti abitativi. Il progetto di allestimento e illuminazione è stato curato dalla società Aspecte, diretta dall ing. Martirià Figueras, indagando sulla possibilità di rivelare, passeggiando all interno della fortezza, un panorama magnifico e complesso sull antica Roses. pubblico, attraverso attività didattico-educative e ludiche al tempo stesso. La Villa Romana di Les Ametllers Si trova nella regione di Tossa de Mar e comprende un giardino e le Terme del sec. II d.c., con una superficie complessiva di m2. Il progetto di musealizzazione è stato redatto su richiesta del Consiglio di Tossa, in accordo con il Dipartimento di Archeologia dell Università di Girona. Il progetto propone percorsi di visita diurna e notturna e si sviluppa perseguendo l obiettivo di rendere la Villa Romana accessibile al pubblico, dopo aver creato opportuni sistemi per la salvaguardia dei resti e degli scavi, con la supervisione del Dipartimento del Patrimonio dell Università di Girona. Come nel sito di Sant Sebastià de la Guarda, è stato creato un percorso perimetrale con diversi punti di sosta, differenziati per la corretta fruizione da parte di gruppi distinti di visitatori. Queste zone sono state concepite soprattutto per le visite guidate e consentono una facile lettura dei diversi ambienti della villa, quali le terme, i laboratori e le sale signorili. L obiettivo principale dell intervento è stato quello di evidenziare la funzione delle terme, sia durante la visita diurna che notturna, mettendo in scena il percorso dell acqua dal Ninpheum alla piscina, fino al canale. Notevole è il trattamento della pavimentazione delle vasche, ove, data l impossibilità di creare un nuovo circuito d acqua che riproducesse l originale, si è scelto di porre uno strato di resina, di colore blu, per richiamare cromaticamente la superficie liquida. L effetto è amplificato dalla presenza di luci posizionate al di sotto della particolare texture, le quali, opportunamente programmate, danno l impressione del movimento dell acqua. In prossimità del canale, un percorso in vetro nasconde il sistema d illuminazione che consta di una serie di tubi intrecciati di fibre ottiche, dove l intensità della luce subisce continue variazioni, amplificando la percezione suggestiva del flusso dell acqua. Si tratta, ovviamente, di un effetto speciale che non può essere visto durante il giorno, anche se la qual cosa non costituisce un problema dal momento che altro fondamentale obiettivo era proprio quello di realizzare un luogo attraente, dove far passeggiare i turisti durante le prime ore delle notti d estate, dopo avere trascorso tutta la giornata in spiaggia, sotto il sole. La Ciutadella de Roses La Ciutadella de Roses è un Monumento che dal 1961 fa parte del Patrimonio dei Beni Culturali d Interesse Nazionale. Gli interventi di 38

16 LUCE 294 3/2011 musealizzazione comprendono una serie di attività finalizzate ad accrescere la conoscenza storica, garantendo la conservazione dei luoghi e la realizzazione di attività per la fruizione. Pertanto, sono state prese in considerazione nuove linee metodologiche, sulla base di progetti scientifici adeguati alle finalità degli interventi sul patrimonio archeologico. È stato così realizzato un vero e proprio spazio culturale all interno del perimetro di quello che è conosciuto come El Museu de la Ciutadella de Roses, che ha aperto le porte nel 2004, con l obiettivo di raccontare la storia, presentando le testimonianze delle antiche civiltà. All interno della Ciutadella sono state definite le seguenti aree: a) Area archeologica - Qui la ricerca archeologica è costante. L itinerario completo e visivamente segnalato permette di conoscere i diversi insediamenti storici attraverso i resti conservati dal sec. IV a.c al sec. XX d.c. b) Area pubblica - Qui il visitatore ha uno spazio per il tempo libero dove passeggiare in un area tranquilla nel silenzio più assoluto e approfittare della zona wi-fi o più semplicemente, godere di un incomparabile panorama. c) Sala espositiva - È uno spazio moderno, polivalente che, con una programmazione equilibrata e coerente, permette l esposizione di Le luci colorate possono segnalare i percorsi originali, distinguendo le strade principali da quelle secondarie diverse discipline artistiche e presentazioni didattiche, orientate verso un pubblico differenziato. d) Museo di storia - Qui si trovano reperti archeologici, testi, foto, stampe, modelli interattivi, proiezioni audiovisive che facilitano una full immersion nella storia e nella cultura di Roses, dalla preistoria all epoca più recente. e) Spazio scenico - La Ciutadella offre un quadro unico al mondo che può diventare la scena ideale di concerti, spettacoli di danza, e diversi tipi di rappresentazione. Per realizzare l intervento di allestimento e di illuminazione si è indagato sulla complessità della storia di Roses, avviando un progetto ambizioso, il cui scopo è stato quello di offrire ai visitatori strumenti efficaci per la comunicazione delle rovine. L intervento, curato dall ingegner Martirià Figueras e dal lighting designer Juan Emo, offre la possibilità di rivelare la storia della città di Roses attraverso la presentazione delle sue stratificazioni storiche, seguendo un itinerario educativo che percorre sei sezioni: le origini, la zona degli insediamenti greci, la zona degli insediamenti romani, il Monastero, il borgo medievale e la città moderna. La creazione di percorsi sopraelevati ha reso più semplice il passaggio dei visitatori alla zona Rovine romane Una strada originale all interno dell insediamento romano, ove sono montati i faretti con lampade, con sorgenti led rgb. Il colore verde della luce ricalca la presenza della vegetazione, mentre la tonalità arancione evidenzia le costruzioni. Borgo medievale Parte del percorso in legno sospeso sulle rovine, dal quale si vedono, sullo sfondo, i resti del borgo medievale. 39

17 LUCE ESTERNI ILLUMINAZIONE DI SITO ARCHEOLOGICO CATALOGNA / SPAGNA Percorso per una corretta fruizione Le fibre ottiche illuminano in modo radente il percorso perimetrale e il muro che lo delimita, agevolando il passaggio dei visitatori, garantendone il comfort visivo e rendendo la Ciutadella un luogo ricco di sensazioni in attesa di essere scoperte. archeologica, limitandone l accesso diretto sulle rovine. L interesse di documentare l originario insediamento greco di Roses ha lasciato il posto, dopo più di ottanta anni di ricerca, all approfondimento sugli altri insediamenti scoperti all interno della Ciutadella: dalla fondazione a oggi questo luogo si presenta come un sito multistratificato, dove i resti archeologici di epoche differenti si sovrappongono nello spazio e nel tempo. È innegabile che la sovrapposizione, registrabile nella maggior parte degli scavi, di strutture prodotte nelle diverse fasi storiche, gli stessi processi di distruzione causati dal tempo e dalle attività umane, lo stesso scavo archeologico e molti altri fattori comportino, spesso, grandi o talvolta insormontabili difficoltà nella lettura, soprattutto da parte di un pubblico non specializzato. Ed è proprio per una vasta tipologia di pubblico che si è cercato di operare, ricercando le strategie più opportune alla comprensione del sito, attraverso l osservazione diretta. Figueras, nell allestimento e nell illuminazione del sito della Ciutadella, ha cercato di favorire l interazione fra luogo e visitatori, cercando di minimizzare i rischi d intervento. Sono stati, perciò, utilizzati strumenti capaci di catturare l attenzione del visitatore, e allo stesso tempo, tali da permettere di leggere il sito storico, Parte del percorso in legno è sospeso sulle rovine dal quale si vedono, sullo sfondo, i resti del borgo medievale. descrivendone le epoche, le funzioni o le attività del passato, senza danneggiarlo. Ciò è stato ottenuto attraverso strategie in cui sono state valutate le caratteristiche dei materiali, le differenze dei colori e le epoche. L illuminazione singolare e innovativa, grazie all uso di fonti illuminanti con sorgenti Led bianco naturale, bianco caldo ed RGB, che non provocano emissioni di CO2 o radiazioni nocive per le rovine, consente di identificare i resti degli insediamenti, di generare atmosfere, attraverso giochi visivi e differenti colorazioni, producendo sul visitatore suggestioni sensoriali che non possono non affascinarlo e incantarlo. Siamo, così, in presenza di un paesaggio policromo, ove le variazioni di colore e d intensità luminosa avvengono in 21 zone distinte delle rovine, rendendo percepibili resti, percorsi antichi e materiali moderni, ben distinti dall antico. Le sovrapposizioni storiche della Ciutadella de Roses sono diventate i segni dell identità di una città oggi culturalmente attiva che, lentamente, con attenzione, entusiasmo e innovazione, ha recuperato la propria storia e viene presentata in un modo innovativo. Martirià Figueras sostiene che «Il paesaggio di Roses contiene diversi paesaggi nel paesaggio, la cui percezione e interpretazione pone in evidenza un dialogo aperto e trasversale fra permanenza e trasformazione. Questa visione genera ipotesi creative e permette di lavorare su scale diverse, rivelando luoghi ricchi di sensazioni in attesa di essere scoperte. Il risultato finale è quello di proiettare il visitatore in quel contesto storico. Il raggiungimento di questo obiettivo è il più grande 40

18 LUCE 294 3/2011 piacere personale per un ingegnere progettista di giardini». Questi interventi dimostrano come sia forte l intenzione di raggiungere una simbiosi fra il lavoro del tecnico e quello dell archeologo, simbiosi dalla quale emergono nuovi interessanti modi di ragionare sulle strategie per un intervento di qualità in un area sensibile, come un sito archeologico. Fondamentale è percorrere la stessa direzione nel raggiungimento del risultato atteso: permettere una buona comprensione delle rovine a un pubblico non specializzato, garantendo attività didatticoeducative, affinché il sito, ove godimento della natura e della cultura s intrecciano, possa essere una ricchezza accessibile a tutti i visitatori. Sovrapposizioni storiche di Roses Una parte delle rovine della Ciutadella, ove è possibile passeggiare, ammirare un panorama multistratificato, soffermarsi e riflettere sulla complessità della storia che ha caratterizzato Roses: lo sguardo spazia dall insediamento greco a quello romano, a quello medievale. Veduta del sito I pannelli illustrativi sono stati collocati, ove possibile, in zone di sosta sopraelevate per facilitare una lettura contestuale del pannello e del sito, per meglio comprenderne le vicende e le stratificazioni storiche. Le zone e i percorsi sospesi in legno permettono di passeggiare e ammirare le rovine, tutelandole. Fotografie: Globusvisió (archivio dell Institut Català de Recerca en Patrimoni Cultural); Aspecte Paisatge s.l.u; Rosa Sureda I faretti a doppia ottica spezzano le ombre al passaggio dei visitatori. 41

19 PANORAMA MUSEO ITALIANO DELLA GHISA ROMA E LONGIANO /IT ARREDAMENTO URBANO E DESIGN Il Museo italiano della ghisa e la mostra di Villa Torlonia Interno del Museo Italiano della Ghisa. Colonna di lampione realizzata dalla Compagnia Anonima Continentale di Milano nel 1910 ca. per l illuminazione pubblica dei grandi centri urbani (Milano, Roma, Genova, Torino, Napoli). di Cristina Ferrari Tra la seconda metà dell Ottocento e i primi decenni dello scorso secolo, le più importanti città europee si sono arricchite di manufatti realizzati in ghisa, quali lampioni, mensole per candelabri, fontane, panchine, gazebi e ringhiere, vere e proprie opere d arte industriale, oggetti comuni che incontriamo quotidianamente e che uniscono bellezza e funzionalità (sono di gran pregio anche se prodotti in serie); caduti in disuso e rimossi dalle loro sedi a partire dal secondo dopoguerra, per noncuranza, per disattenzione al passato, o per difficoltà di applicarvi nuove tecnologie o per conservarli. Alcuni di questi manufatti sono oggi recuperati e valorizzati dalla Fondazione Neri - Museo Italiano della Ghisa, progetto culturale dell importante azienda operante nel settore dell arredo urbano e dell illuminazione pubblica. Fondata nel 1962 da Domenico Neri a Longiano (Forlì- Cesena), rappresenta pienamente l eccellenza italiana nel rapporto tra arte e industria, nell equilibrio tra rispetto della storia e della tradizione e ricerca innovativa. I prodotti realizzati nascono dalla cultura del decoro urbano, da disegni artigianali e dalla grande conoscenza della ghisa, materiale di cui sono sfruttate appieno le potenzialità estetiche e fisiche. Una storia che si snoda attraverso il tempo e gli stili: i circa modelli catalogati e archiviati dall azienda spaziano dall arte decorativa classica alla raffinata essenzialità del design contemporaneo. La Fondazione Neri, nata come collezione privata nei primi anni Ottanta del secolo scorso, è diventata un importante centro di documentazione e ricerca con lo scopo di preservare la memoria urbana, fine concretizzato nella creazione e diffusione della cultura dei manufatti in ghisa, nella loro conservazione, valorizzazione ed esposizione al pubblico. La sua continua attività di ricerca ha portato alla creazione di un vastissimo archivio storico contenente cataloghi di fonderia e album di ornato, libri, fotografie degli oggetti ancora esistenti e cartoline storiche. La prima sede museale è stata inaugurata nel 1998 nella chiesetta settecentesca di Santa Maria delle Lacrime a Longiano, uno scenario insolito e suggestivo in cui è possibile ammirare alcuni dei più significativi manufatti in ghisa tra gli oltre seicento di proprietà della Fondazione, soprattutto pali per l illuminazione diversi per forma e dimensioni e provenienti da città italiane ed europee; nel 2003 l allestimento è stato completamente rinnovato per offrire nuovi scenari ai visitatori. Il 15 maggio 2010 è stato inaugurato sempre a Longiano il 70

20 LUCE /2011 5/

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