Sistemi di welfare 4. LE DISUGUAGLIANZE DI REDDITO. A.A Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell Amministrazione

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1 A.A Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell Amministrazione Sistemi di welfare 4. LE DISUGUAGLIANZE DI REDDITO Maria Letizia Pruna SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro mlpruna@unica.it

2 Una crescita diseguale Nei tre decenni precedenti la recente crisi economica, i divari retributivi si sono ampliati e la disuguaglianza del reddito delle famiglie è aumentata nella maggior parte dei paesi dell'ocse. Ciò si è verificato anche quando i paesi attraversavano un periodo di crescita sostenuta dell economia e dell'occupazione. (OECD, Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising, dicembre 2011)

3 Le disuguaglianze di reddito oggi Nella maggior parte dei paesi dell'ocse il divario tra ricchi e poveri è al suo livello più alto da 30 anni. Oggi il 10% più ricco della popolazione guadagna 9,5 volte il reddito del 10% più povero; nel 1980 tale rapporto era 7:1 ed è in continuo aumento da allora (F. Cingano, Trends in Income Inequality and its Impact on Economic Growth OECD, 2014). Tuttavia, il rapporto varia molto da un paese all'altro. E molto inferiore alla media OCSE nei paesi nordici e in molti paesi dell'europa continentale, ma supera il 10:1 in Italia, Giappone, Corea e Regno Unito, circa 14:1 in Israele, Turchia e Stati Uniti, e 27:1 in Messico e Cile (OECD, Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising, 2011)

4 Le cause dell aumento delle disuguaglianze L aumento della disuguaglianza del reddito delle famiglie è stata determinata in larga parte dai cambiamenti nella distribuzione di salari e stipendi, che rappresentano il 75% del reddito familiare tra gli adulti in età lavorativa. Con pochissime eccezioni (Francia, Giappone e Spagna), le retribuzioni del 10% dei lavoratori pagati meglio sono aumentate rispetto a quelle del 10% dei lavoratori pagati meno. (OECD, Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising, 2011)

5 Più disuguaglianza, minore crescita economica Mentre un po di disuguaglianza può aumentare l efficienza, rafforzando gli incentivi a lavorare e investire, ricerche recenti suggeriscono che alti livelli di disuguaglianza sono associati a livelli più bassi di crescita economica e a una crescita economica meno sostenibile nel medio termine (Berg e Ostry, 2011; Berg, Ostry, e Zettelmeyer, 2012). Una crescente concentrazione del reddito nella parte superiore della distribuzione può ridurre il benessere di una popolazione, se permette alle persone che guadagnano di più di manipolare il sistema economico e politico in loro favore (Stiglitz, 2012).

6 Declino della sindacalizzazione e aumento delle disuguaglianze Esiste una forte evidenza che tassi inferiori di sindacalizzazione siano correlati con un aumento della fetta di reddito che va al 10% più ricco della popolazione. Nel periodo tale quota è aumentata di circa 5 punti percentuali nelle economie avanzate (F. Jaumotte and C. Osorio Buitron, Power from the People, Finance & Development, March 2015, n. 29) In media, il calo della sindacalizzazione spiega circa la metà dell aumento di 5 punti percentuali della quota di ricchezza per il 10 per cento più ricco. Analogamente, circa la metà dell aumento dell indice Gini relativo ai redditi netti è guidato dalla riduzione della sindacalizzazione.

7 Il ruolo del sindacato nella redistribuzione della ricchezza Il meccanismo che spiega la correlazione tra declino della sindacalizzazione e crescita della concentrazione del reddito tra le fasce più alte di reddito si basa sulla riduzione del potere dei lavoratori: una riduzione dell adesione dei lavoratori ai sindacati riduce il loro potere contrattuale e sposta la bilancia della distribuzione del reddito a favore dei più ricchi, ossia i detentori del capitale. Di conseguenza, il reddito prodotto annualmente si concentra ai livelli più alti della scala salariale, aumentando le diseguaglianze.

8 Il prezzo di una crescente disuguaglianza di reddito Le disuguaglianze di reddito sono legate in primo luogo al lavoro: la grande quota di popolazione esclusa dal lavoro (pur essendo in condizioni di lavorare e pur aspirando a farlo) o intrappolata in lavori poco pagati e poco qualificati determina un enorme spreco di risorse umane (waste of human resources) OECD, Are we growing unequal? New evidence on changes in poverty and incomes over the past 20 years, 2008

9 Agire sul mercato del lavoro Per trovare una giusta soluzione alle crescenti disparità di reddito occorre comprendere le ragioni dell accentuarsi della polarizzazione dei redditi da lavoro. Il progresso tecnologico è stato un motore della crescita economica, ma non tutti i lavoratori hanno potuto coglierne i benefici. Occorre riconoscere che sono stati i lavoratori con più alti livelli d istruzione e meglio remunerati ad ottenere i maggiori vantaggi, mentre i lavoratori meno qualificati sono stati lasciati da parte. (OECD, Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising, 2011)

10 Più posti di lavoro ma occupazione peggiore I mercati del lavoro dei paesi dell OCSE hanno subito profondi cambiamenti e a partire dagli anni 80 sono stati caratterizzati da una serie di riforme volte ad accrescere la flessibilità. Le riforme per liberalizzare i mercati dei beni e dei servizi e aumentare la concorrenza hanno certamente stimolato la produttività e la crescita economica e contribuito a creare un maggior numero di posti di lavoro, ma hanno anche aggravato il divario tra i redditi. Gran parte dei posti di lavoro creati consiste in occupazioni part-time time o scarsamente remunerate. (OECD, Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising, 2011)

11 Maggiore spesa per sostegni al reddito, ma più disuguaglianze L accresciuta disparità delle retribuzioni ha fatto sì che un maggior numero di persone ha dovuto attingere ai sistemi di protezione sociale per mantenere lo stesso livello di vita. Il volume netto della redistribuzione mediante le politiche di sostegno del reddito è in effetti aumentato. Tuttavia, tali politiche non sono state in grado di ridurre la disuguaglianza dei redditi come in passato, a causa dell aumento del numero di persone che hanno avuto bisogno di sussidi.

12 Fonte: Istat, Annuario Statistico Italiano 2014

13 Occupazione assistita e povera I lavoratori in cassa integrazione nel 2014 (Italia): in Cassa Integrazione Ordinaria in Cassa Integrazione Straordinaria in Cassa Integrazione in Deroga Totale: lavoratori a zero ore, con un taglio del reddito pari a circa 4,3 miliardi di euro, ovvero euro netti in meno in busta paga in un anno per ogni singolo lavoratore

14 Le Raccomandazioni politiche fondamentali dal Rapporto OECD L occupazione è il canale migliore per ridurre le disparità. La sfida principale consiste nel creare posti di lavoro qualitativamente e quantitativamente migliori. È essenziale investire nelle risorse umane, un processo che deve iniziare dalla prima infanzia ed essere sostenuto per tutto il ciclo di istruzione obbligatoria. Fornire poi incentivi affinché lavoratori e datori di lavoro investano sulla formazione per tutto l arco della vita. La riforma delle politiche fiscali e previdenziali costituisce lo strumento più diretto per accrescere gli effetti redistributivi. La quota crescente di reddito per la popolazione con le retribuzioni più elevate suggerisce che la sua capacità contributiva è aumentata. In tale contesto, le autorità potrebbero riesaminare il ruolo redistributivo della fiscalità onde assicurare che i soggetti più abbienti contribuiscano in giusta misura al pagamento degli oneri impositivi. L offerta di servizi pubblici gratuiti e di qualità elevata in ambiti quali l istruzione, la sanità e l assistenza familiare riveste un ruolo importante.

15 L indagine Istat (e Eurostat) sui redditi delle famiglie Indagine campionaria annuale su quasi famiglie ( individui) rappresentative della popolazione residente in Italia. Fa parte del progetto, coordinato da Eurostat, EU SILC European Union Statistics on Income and Living Conditions Il reddito viene rilevato sia a livello familiare che individuale 15

16 La definizione di reddito familiare Il reddito netto familiare totale è pari alla somma dei redditi da lavoro dipendente e autonomo, di quelli da capitale reale e finanziario, delle pensioni e degli altri trasferimenti pubblici e privati ricevuti dalle famiglie, al netto del prelievo tributario e contributivo e di eventuali imposte patrimoniali. A partire dal 2007 si utilizza la definizione armonizzata di reddito, che comprende anche l affitto figurativo o imputato (il reddito figurativo delle abitazioni occupate dai proprietari). 16

17 Come si misurano le disuguaglianze nella distribuzione del reddito 1. L indice di concentrazione di Gini è una misura sintetica del grado di disuguaglianza della distribuzione del reddito ed è calcolato sui redditi familiari equivalenti, cioè resi comparabili mediante l applicazione di una scala di equivalenza che tiene conto della diversa composizione delle famiglie. Questo indice è pari a zero nel caso di una perfetta equità della distribuzione dei redditi, nell ipotesi cioè che tutte le famiglie ricevano lo stesso reddito; è invece pari a 1 nel caso di totale disuguaglianza, nell ipotesi che il reddito totale sia percepito da una sola famiglia.

18 Misurare in quinti (o decili) le disuguaglianze di reddito 2. Le famiglie possono essere ordinate dal reddito più basso a quello più alto e poi divise in 5 gruppi (quinti) o in 10 gruppi (decili), ciascuno dei quali comprende rispettivamente un 20% o un 10% di famiglie: il 1 quinto (o il primo decile) comprende il 20% (o il 10%) di famiglie con i redditi più bassi e l ultimo quinto (o decile) quelle con i redditi più alti.

19 La distribuzione del reddito in Italia Nel 2012 la maggioranza delle famiglie residenti in Italia (circa il 62 per cento) ha registrato un reddito netto inferiore all importo medio annuo ( euro, pari a circa euro al mese). Considerando anche il valore mediano, il 50 per cento delle famiglie ha percepito meno di euro annui (2.018 euro mensili). La diseguaglianza nella distribuzione dei redditi è misurata dall indice di concentrazione di Gini che, calcolata escludendo dal calcolo i fitti imputati, è pari a 0,324. Istat, NoiItalia 2015

20 Diseguaglianza dei redditi nei paesi UE (Indice di concentrazione di Gini sui redditi netti familiari esclusi i fitti imputati) - Anno 2013 Istat, NoiItalia 2015

21 La povertà relativa: come viene definita Una famiglia viene definita povera in termini relativi se la sua spesa per consumi è pari o al di sotto della linea di povertà relativa, che viene calcolata sui dati dell indagine sui consumi delle famiglie. Per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile per persona e, nel 2013, è risultata di 972,52 euro mensili. Istat, NoiItalia 2015

22 Coefficienti di correzione per la soglia di povertà familiare Istat, La povertà in Italia 2013

23 Istat, La povertà in Italia 2013

24 La povertà assoluta: come viene definita La soglia di povertà assoluta corrisponde, invece, alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi considerati essenziali, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, a conseguire uno standard di vita "minimamente accettabile". Le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia (che si differenzia per dimensione e composizione della famiglia, per area territoriale e ampiezza demografica del comune di residenza) vengono classificate come assolutamente povere. Istat, NoiItalia 2015

25 L incidenza della povertà (assoluta e relativa) in Italia La povertà è fortemente associata al territorio, alla struttura familiare (in particolare alla numerosità dei componenti e alla loro età), ai livelli di istruzione e ai profili professionali meno elevati, al genere, all'esclusione dal mercato del lavoro.

26 L intensità della povertà L'intensità della povertà indica, in termini percentuali, quanto la spesa media mensile equivalente delle famiglie classificate come povere sia al di sotto della linea di povertà: indica cioè quanto sono poveri i poveri Nel 2013 è risultata pari al 21,4% e corrisponde a una spesa media equivalente delle famiglie povere pari a 764 euro mensili (nel 2012 era di 793,32 euro mensili). Istat, NoiItalia 2015

27 La povertà in Italia Istat, La povertà in Italia, 2013

28 Istat, La povertà in Italia, 2013

29 Istat, La povertà in Italia, 2013

30 Famiglie in povertà relativa e assoluta per ripartizione geografica in Italia Anno 2013 (per 100 famiglie residenti) Fonte: Istat, Indagine sui consumi delle famiglie

31 Incidenza e intensità della povertà relativa per regione Anno 2013 (valori assoluti e per 100 famiglie residenti) Fonte: Istat, Indagine sui consumi delle famiglie

32 Famiglie in povertà relativa per regione Anno 2013 (per 100 famiglie residenti) Fonte: Istat, Indagine sui consumi delle famiglie

33 Incidenza della povertà relativa per regione (anni ) Istat, NoiItalia 2015

34 Disuguaglianza disuguale La disuguaglianza in Italia può essere considerata l effetto di due fenomeni: - la disuguaglianza tra (between) le diverse aree territoriali (ripartizioni e regioni) - la disuguaglianza interna (within) alle diverse aree territoriali (ripartizioni e regioni) Maurizio Franzini, 2010

35 Ricchezza più diseguale nelle regioni meno ricche La presenza di una disuguaglianza più elevata all interno delle aree con un reddito pro-capite più basso è una caratteristica che non trova riscontro in altri paesi La coesistenza di redditi più bassi e disuguaglianze più elevate indica che le politiche redistributive hanno una scarsa efficacia nelle aree più deboli Maurizio Franzini, 2010

36 Istat, La povertà in Italia 2013

37 Istat, La povertà in Italia 2013

38 Povertà e livelli di istruzione Istat, La povertà in Italia 2013

39 Istat, La povertà in Italia 2013

40 Istat, La povertà in Italia 2013

41 Il trasferimento dei rischi sociali I lavoratori dipendenti sono più interessati da un peggioramento dei loro redditi, esposti ad un maggiore rischio di volatilità/instabilità I redditi dei lavoratori autonomi sembrano invece polarizzarsi tra autonomi ricchi e autonomi poveri In generale si osserva un trasferimento di molti rischi sociali, principalmente quelli connessi alla sicurezza del reddito, dalla società ai singoli.

42 Istat, La povertà in Italia 2013

43 Istat, La povertà in Italia 2013

44 Istat, La povertà in Italia 2013

45 Istat, La povertà in Italia 2013

46 Istat, La povertà in Italia 2013

47 Istat, La povertà in Italia 2013

48 * La tabella completa è disponibile su Istat, La povertà in Italia 2013

49 La povertà in Europa 24% of all the EU population (over 120 million people), are at risk of poverty or social exclusion this includes 27% of all children in Europe, 20.5% of those over 65, and 9% of those with a job Close to 9% of all Europeans live in severe material deprivation - they do not have the resources to own a washing machine, a car, a telephone, to heat their homes or face unexpected expenses 10% of Europeans live in households where no one has a job There is a wide gap in performance between the welfare systems in different EU countries - the best reduced the risk of poverty by 35%, the least effective by less than 15%

50 Indicatore sintetico di deprivazione L indicatore sintetico di deprivazione rappresenta una misura importante nell ambito dell analisi dell esclusione sociale. A partire da una pluralità di indicatori semplici, riferiti a diverse dimensioni del disagio economico, l indicatore sintetico fornisce un utile indicazione sulla diffusione di alcune difficoltà del vivere quotidiano e rappresenta un complemento all analisi condotta in termini di povertà monetaria. Istat, NoiItalia 2015

51 Che cosa misura L indicatore sintetico di deprivazione rappresenta la quota di famiglie che dichiarano almeno tre delle nove deprivazioni riportate di seguito: non riuscire a sostenere spese impreviste; avere arretrati nei pagamenti (mutuo, affitto, bollette, debiti diversi dal mutuo); non potersi permettere una settimana di ferie in un anno lontano da casa, un pasto adeguato (proteico) almeno ogni due giorni, il riscaldamento adeguato dell abitazione, l acquisto di una lavatrice, o di un televisore a colori, o di un telefono, o di un automobile. Istat, NoiItalia 2015

52 Grave deprivazione materiale Recentemente, tra gli indicatori di Europa 2020 è stato proposto un nuovo indicatore (Severe Material Deprivation) che rappresenta la quota di famiglie con almeno quattro deprivazioni sulle nove di riferimento.

53 Deprivazione e disuguaglianze Come altre dimensioni del disagio, anche la deprivazione mostra una forte associazione con il territorio, la struttura familiare, il livello di istruzione e la partecipazione al mercato del lavoro. Il valore dell indicatore è marcatamente più elevato tra le famiglie con cinque componenti o più (34,1 per cento), residenti nel Mezzogiorno (40,8 per cento), con tre o più minori (35,8 per cento), tra le famiglie che vivono in affitto (41,7 per cento). Istat, NoiItalia 2015

54 Famiglie in condizione di deprivazione per ripartizione geografica in Italia - Anno 2013 (per 100 famiglie residenti) Fonte: Istat, Indagine sul reddito e condizioni di vita (Eu-Silc)

55 Famiglie in condizione di deprivazione per regione Anno 2013 (valori assoluti e per 100 famiglie residenti)

56 Welfare italiano: tra i meno efficaci nel contrasto delle disuguaglianze Il sistema di welfare italiano è noto per essere tra i meno efficaci a livello europeo per il contrasto alle disuguaglianze. Nonostante alcune importanti riforme abbiano ridotto la quota di spesa relativa alle pensioni, esso continua a destinare risorse molto scarse a tutela degli altri principali rischi sociali. Le politiche nel corso degli anni hanno, infatti, destinato quote residuali di spesa alle funzioni dedicate al sostegno delle famiglie alla conciliazione dei tempi di vita, alla disoccupazione, al contrasto delle condizioni di povertà e all esclusione sociale, lasciando in gran parte irrisolti i principali problemi che affliggono i soggetti più fragili della nostra società. Il risultato di tali scelte allocative fa sì che l attuale sistema di welfare stenta a contrastare il disagio e il rischio di povertà che le famiglie italiane sperimentano. Il sedimentarsi di tali scelte e la critica fase economica recessiva hanno contribuito a consolidare una situazione difficile per un ampia fetta di popolazione. Fonte: Istat, Rapporto annuale 2014

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