Le regioni ROSA. RED - Sintesi.
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- Giovanni Baldassare Campo
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1 RED - Sintesi Via San Donà, Mestre Venezia Tel Cell indagini@centrostudisintesi.com Le regioni ROSA Lo studio proposto cerca di individuare le regioni italiane dove si esprime il maggior potenziale delle donne, grazie all analisi di alcuni indicatori vengono individuate le regioni italiane che offrono una situazione migliore per il genere femminile. Sono state identificate 4 aree tematiche rappresentanti i diversi ambiti lungo cui è possibile fare una valutazione. 1. Mercato del lavoro/imprenditorialità; 2. Benessere economico; 3. Istruzione e formazione; 4. Conciliazione famiglia/lavoro; Attraverso un esame della bibliografia esistente, su cui è stato fatto un lavoro di ricerca accurato, ed un confronto con i dati effettivamente disponibili è stato possibile individuare un pacchetto di indicatori, riconosciuti a livello nazionale, sui quali basare l analisi. Grazie all analisi fattoriale effettuata per ogni ambito sono stati selezionati gli indicatori che descrivevano al meglio la realtà da analizzare e consentivano combinati di effettuare una valutazione più chiara possibile del fenomeno. Una volta scelti gli indicatori è stato utilizzato un metodo multi criterio basato sulla costruzione di una funzione di utilità per ogni variabile, in altre parole è stato attributo punteggio 0 alla regione con il valore peggiore ed 1 alla regione con il punteggio migliore. Il resto della funzione è stato costruito attraverso una funzioni di regressione che collegano i due valori appena citati. L indice finale di potenzialità in rosa viene calcolato grazie ad una media pesata in base alla varianza spiegata dall asset e per una maggior chiarezza tutti i valori delle regioni sono stati riproporzionati in base al valore Italia posto pari a 100. Pesi utilizzati nell analisi: mercato del lavoro/imprenditorialità peso 0,26, benessere economico peso 0,27, Istruzione e formazione peso 0,23, conciliazione famiglia/lavoro 0,24. 1
2 LE REGIONI CHE ESPRIMONO IL MAGGIOR POTENZIALE FEMMINILE La regione che sembra riuscire ad esprimere maggiormente il potenziale femminile è il Trentino Alto Adige. In questa regione le donne sembrano trovare la giusta conciliazione tra famiglia e lavoro: solo il 5,1% delle donne che non lavorano per motivi di cura indica come reale problema la mancanza di servizi adeguati, il 39% delle donne occupate ha un lavoro a tempo parziale ed il genere maschile usufruisce del congedo parentale in misura maggiore rispetto alla media italiana. Questa situazione si riflette sulla partecipazione femminile al lavoro, infatti, il tasso di occupazione è nettamente superiore alla media; mentre in linea con la media nazionale si rileva il livello di benessere. La seconda regione ad esprimere delle buone potenzialità femminili è il Friuli Venezia Giulia, in cui la conciliazione non è ai livelli del Trentino (la percentuale delle donne che non cerca lavoro per mancanza di servizi è simile alla media nazionale), ma comunque la partecipazione al mercato del lavoro è elevata, risultato che si riflette sui livelli di benessere molto elevati. Indicatore FINALE di potenzialità in rosa Dato medio ITALIA = 100 POSIZIONE REGIONI Indicatore finale 1 Trentino-Alto Adige 135,6 2 Friuli-Venezia Giulia 131,3 3 Marche 128,0 4 Toscana 127,9 5 Emilia-Romagna 126,0 6 Liguria 125,6 7 Lazio 124,1 8 Abruzzo 123,5 9 Molise 119,9 10 Valle d'aosta 119,6 11 Umbria 116,9 12 Lombardia 116,2 13 Piemonte 107,8 14 Veneto 106,9 15 Sardegna 101,9 16 Basilicata 78,7 17 Puglia 61,1 18 Calabria 58,9 19 Sicilia 55,5 20 Campania 41,3 Italia 100,0 Elaborazioni RED - Sintesi su fonti varie 2
3 La regione con le maggiori problematiche a far esprimere il potenziale femminile è la Campania; a dare i risultati peggiori è proprio l asset della conciliazione tra lavoro e famiglia. In questa regione mancano i servizi (solo il 2,7% dei bambini usufruisce di servizi per l infanzia), dato che viene ulteriormente evidenziato anche dall elevata percentuale di donne non attive per mancanza di servizi di cura. Bassa anche la percentuale di donne che usufruiscono di part-time e gli uomini che utilizzano i congedi parentali. Il tutto si traduce in una limitata partecipazione femminile al mercato del lavoro ed in un basso livello benessere. Appare evidente il dualismo Nord Sud: va peggio nel Mezzogiorno, la prima regione del Sud (Abruzzo) si colloca in ottava posizione, seguita dal Molise, mentre le altre sono nella parte finale della classifica. Nord e Centro si contendono le prime posizioni grazie ad una buona partecipazione al mondo lavorativo, resa possibile dalla conciliazione tra famiglia e lavoro. Il Veneto è la regione del Nord a collocarsi nella posizione più bassa della classifica a causa della bassa conciliazione tra lavoro e famiglia e dei livelli di istruzione della popolazione femminile. Nel primo caso si evidenzia una mancanza di servizi che porta quasi il 20% delle donne non attive per motivi di cura di un familiare a non cercare un lavoro ed una bassa partecipazione maschile al congedo parentale. Lavoro e imprenditorialità. In quest ambito il dualismo Nord-Sud è molto evidente: fatta eccezione per le Molise, nelle prime otto posizioni troviamo solo regioni del Nord caratterizzate da buoni tassi di occupazione femminili e da bassi livelli di precariato e di NEET. Discorso a parte per l accesso a professioni ad elevata specializzazione, dove nelle prime posizioni si collocano molte regioni del Sud (Campania, Sicilia, Molise e Calabria). Questo perché mentre nel Nord si ha una maggiore partecipazione femminile a tutti i livelli professionali, nel Sud la componente femminile è soggetta ad una maggiore selezione, che porta solo le più istruite ad avere reali possibilità d ingresso nel mercato del lavoro. Benessere economico. Questo indicatore in parte riflette le posizioni appena viste per il lavoro, ovvero le regioni del Sud nella parte finale della classifica, ma riporta anche delle piccole variazioni. Marche, Emilia Romagna e Veneto scalano la classifica grazie a redditi elevati, una buona propensione al risparmio ed un basso numero di individui femminili poveri. Mentre il Trentino si colloca nella parte centrale della classifica per redditi più bassi ed una minore propensione al risparmio. 3
4 Indicatori per AMBITO Dato medio ITALIA = 100 POS. REGIONI LAVORO/IMPR. POS. REGIONI BENESSERE ECONOMICO 1 Friuli-Venezia Giulia Friuli-Venezia Giulia Trentino-Alto Adige Marche Valle d'aosta Emilia-Romagna Lombardia Veneto Molise Valle d'aosta Liguria Lombardia Piemonte Liguria Emilia-Romagna Toscana Toscana Lazio Veneto Piemonte Marche Trentino-Alto Adige Umbria Molise Lazio Sardegna Abruzzo Abruzzo Basilicata Umbria Sardegna Puglia Campania Calabria Puglia Sicilia Calabria Campania Sicilia Basilicata 14 Italia 100 Italia 100 Elaborazioni RED - Sintesi su fonti varie Istruzione. Alcune regioni del Sud trovano in parte la loro rivincita in quest ambito: nelle prime tre posizioni si collocano Abruzzo, Molise e Basilicata, grazie ad elevate percentuali di iscritte alla scuola superiore, a tassi di abbandono bassi e ad una buona partecipazione degli inoccupati alla formazione. Anche le laureate nelle discipline tecnico -scientifiche sono molto elevate. Campania e Sicilia si caratterizzano per tassi di abbandono elevati ed una bassa percentuale di laureate, ma nella parte finale della classifica troviamo anche la Valle d Aosta (poche laureate e adulti donna che partecipano ad attività formative). Conciliazione famiglia e lavoro. A contendere il primato di buona conciliazione lavoro e famiglia al Trentino Alto Adige, troviamo a sorpresa la Sardegna. In questa regione la percentuale di lavoratrici part-time è simile alla media nazionale, ma le altre variabili hanno perfomance nettamente superiori. In particolare il 16,8% dei congedi parentali dei dipendenti riguarda anche la componente maschile e solo il 10% delle donne non attive per motivi di cura dichiara di non cercare lavoro per mancanza di servizi, infatti i bambini che usufruiscono di servizi per l infanzia sono superiori alla media Italia. Evidentemente i motivi di mancata partecipazione al lavoro delle donne di queste regione sono da 4
5 ricercare in altri aspetti come le problematiche economiche che influiscono indipendentemente dal genere. Indicatori per AMBITO Dato medio ITALIA = 100 POS. REGIONI ISTRUZIONE/FORM. POS. REGIONI CONCILIAZIONE FAM/LAV 1 Abruzzo Trentino-Alto Adige Molise Sardegna Basilicata Umbria Toscana Lazio Umbria Liguria Marche Valle d'aosta Lazio Abruzzo Emilia-Romagna Emilia - Romagna Liguria Toscana Calabria Sicilia Friuli-Venezia Giulia Friuli - Venezia Giulia Trentino-Alto Adige Marche Sardegna Lombardia Veneto Piemonte Piemonte Basilicata Lombardia Veneto Puglia Puglia Valle d'aosta Molise Campania Calabria Sicilia Campania 3 Italia 100 Italia 100 Elaborazioni RED - Sintesi su fonti varie 5
6 INDICATORI UTILIZZATI MERCATO DEL LAVORO / IMPRENDITORIALITÀ peso 0,26 Tasso di disoccupazione femminile: (dai 15 anni): rapporto tra le persone in cerca di occupazione di genere femminile sul totale della forza lavoro femminile. Primi 9 mesi del 2012 Istat; Tasso di occupazione femminile: rapporto tra le persone occupate (15-64 anni) e la popolazione relativa alla stessa fascia d età (15-64 anni).primi 9 mesi del 2012 Istat; Tasso di giovani Neet femminile: giovani donne tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non hanno un impiego né cercano un occupazione. Anno 2010 Istat. Imprenditorialità: rapporto tra le imprese condotte da donne sul totale delle imprese. 1 semestre 2012 Infocamere; Precariato femminile: Lavoratrici dipendenti a tempo determinato involontari (avrebbero preferito un lavoro a tempo indeterminato), lavoratrici part-time involontari (avrebbero preferito lavorare full-time) i collaboratori e le partite iva probabilmente false (ovvero per cui sussistono simultaneamente tre condizioni: mono - committenza, rispetto di orari di lavoro prefissati, effettuazioni delle prestazioni lavorative prevalentemente od esclusivamente nel sito del committente) rapportati al totale delle occupate.1 semestre 2012 Istat; Accesso a professioni ad elevato livello di specializzazione Rapporto tra le occupate in ambito di legislatori, imprenditori ed alta dirigenza, professioni intellettuali, scientifiche e professioni tecniche sul totale delle occupate. 1 semestre 2012 Istat. BENESSERE ECONOMICO peso 0,27 Retribuzione mensile dei dipendenti di genere femminile: Retribuzione netta delle dipendenti di genere femminile escluse altre mensilità e voci accessori non percepite regolarmente. 1 semestre Rcfl-Istat; Propensione al risparmio nelle famiglie con capofamiglia di genere femminile. Rapporto tra risparmi e reddito familiare dei nuclei con capofamiglia di genere femminile, capofamiglia inteso come il maggior percettore di reddito all interno della famiglia. Anno Banca d Italia; Reddito per famiglia con capofamiglia di genere femminile. Reddito familiare dei nuclei con capofamiglia di genere femminile, inteso come il maggior percettore di reddito all interno della famiglia. Anno Banca d Italia; Indice di povertà economica- individui femminili Percentuale di individui di genere femminile al di sotto della soglia definita come la metà della mediana del reddito equivalente, dove il reddito equivalente è definito attraverso la scala di equivalenza dell OCSE modificata, che prevede un coefficiente pari a 1 per il capofamiglia, o,5 per i componenti con 14 anni e più e 0,3 per i soggetti con meno di 14 anni. Per ciascuna famiglia viene calcolato il numero di adulti equivalenti sommando i coefficienti relativi a ciascun componente. Il reddito familiare viene poi diviso per tale coefficiente e attribuito a ciascun componente famiglia, bambini inclusi. Anno Banca d Italia. 6
7 ISTRUZIONE peso 0,23 Abbandono degli studi femminile : popolazione in età anni che, dopo aver conseguito la licenza media, non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione di almeno 2 anni e non frequenta corsi scolastici o altre attività formative. percentuale Anno 2011 Istat. Tasso di iscrizione alla scuola secondaria femminile : rapporto tra il n. di iscritte alla scuola secondaria superiore e l'ammontare totale degli individui di genere femminile dell età relativa alla scuola secondaria (14-19 anni). Anno 2010 Istat; Laureate: popolazione femminile in età anni che ha conseguito un titolo di studio universitario per regione; Anno 2010 Istat Non occupati di genere femminile che partecipano ad attività formative e di istruzione: adulti inoccupati tra 25 e 64 anni (in cerca di occupazione + inattivi) che partecipano ad attività formative e di istruzione per 100 adulti inoccupati nella classe di età corrispondente. Anno 2011 Istat; Laureate in discipline tecnico-scientifiche: Laureate in lauree in discipline tecnico-scientifiche rispetto al totale delle lauree. Anno 2011 Istat CONCILIAZIONE LAVORO-FAMIGLIA peso 0,24 Bambini 0-2 anni che usufruiscono dei servizi per l infanzia (asili nido comunali ed altri servizi socio-educativi per la prima infanzia). Utenti per 100 bambini tra 0 e 2 anni. 2010/2011 Istat; Utilizzo del congedo parentale maschile: Perc di beneficiari di genere maschile di congedo parentale sul totale congedi. Congedi riferiti ai lavoratori dipendenti Istat; Donne non attive per mancanza di servizi: percentuale di donne che non lavorano per motivi di cura che dichiarano di non lavorare perché i servizi di supporto alla famiglia risultano assenti, inadeguati o troppo costosi. 1 semestre Rcfl-Istat; Donne a tempo parziale: Perc. di donne che lavorano a tempo parziale (part-time) sul totale delle occupate. 1 semestre Rcfl-Istat; 7
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