Provincia Regionale di Catania PROTEZIONE CIVILE. Piano Provinciale di Emergenza Rischio Idraulico e Idrogeologico. Approvato con. n. del..

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2 Provincia Regionale di Catania PROTEZIONE CIVILE Piano Provinciale di Emergenza Rischio Idraulico e Idrogeologico Approvato con. n. del..

3 INTRODUZIONE Il Piano di Emergenza costituisce lo strumento più importante per una corretta gestione dell emergenza in caso di evento calamitoso. Nel presente lavoro sarà preso in considerazione il rischio idraulico e idrogeologico. Il Piano per il rischio idraulico e idrogeologico contiene la descrizione del modello di intervento da attuare: all approssimarsi dell evento, durante il suo sviluppo e nelle fasi immediatamente successive. In definitiva, non è altro che il progetto di tutte le attività coordinate e di tutte le procedure che dovranno essere adottate per fronteggiare l evento atteso in un determinato sito o territorio, in modo da garantire l effettivo ed immediato impiego delle risorse necessarie al superamento dell emergenza ed il ritorno alla normalità. Il modello di intervento, attraverso l articolazione in fasi successive di crescente attenzione nei confronti dell evento che evolve, individua le strutture che devono entrare in azione e ne precisa i compiti. Sono pertanto indicate le fasi nelle quali si articola l intervento, le strutture operative che devono partecipare all intervento, le azioni che ciascuna struttura deve realizzare, il ruolo del volontariato. Nel Piano, in linea di massima, si possono identificare le seguenti fasi di emergenza, alle quali corrispondono prefissati obiettivi: Preallerta Verificare la funzionalità del sistema dell Ente. Attenzione Coordinamento fra Enti, monitorare i punti critici e le aree a rischio. Preallarme - Coordinamento fra Enti, monitorare i punti critici e le aree a rischio, realizzare un protocollo di emergenza coinvolgendo le varie strutture dell Ente che fungono da funzioni di supporto. Allarme Approntare interventi e provvedimenti urgenti per eliminare le cause che possono arrecare danni (interdizione al transito di una strada provinciale, eliminazione di materiale terroso franato su S.P., eliminazione di materiale che impedisce il deflusso delle acque nei sottopassi stradali, etc,.). In sostanza, una volta accaduto l evento si deve far scattare con la prevista temporalità la fase di emergenza, per prestare soccorso alla popolazione colpita e procedere al ripristino, anche provvisorio, dei collegamenti essenziali. 2

4 Innanzitutto, occorre definire gli scenari di rischio sulla base della vulnerabilità della porzione di territorio interessata (aree, popolazione coinvolta, strutture danneggiabili, etc ) al fine di poter disporre di un quadro globale ed attendibile relativo all evento atteso e quindi poter dimensionare preventivamente la risposta operativa necessaria al superamento della calamità con particolare attenzione alla salvaguardia della vita umana (quanti vigili del fuoco, quanti volontari, quali strutture di comando e controllo, quali strade o itinerari di fuga, quali strutture di ricovero, aree sanitarie, etc ) Il Piano è dunque uno strumento di lavoro tarato su una situazione verosimile sulla base delle conoscenze scientifiche dello stato di rischio del territorio, aggiornabile e integrabile non solo in riferimento all elenco di uomini e mezzi, disponibili ma, soprattutto, in relazione a nuove conoscenze e nuovi scenari di rischio che si possono verificare. Esso pertanto è un documento aperto, sempre modificabile soggetto a continue e/o periodiche revisioni e aggiornamenti Il concetto-chiave della pianificazione di emergenza è comunque cercare di prevedere tutto, ma tuttavia occorre essere consapevoli che sarà sempre possibile in ogni emergenza, dover affrontare qualcosa di non previsto, pertanto occorre la massima flessibilità e contemporaneamente la capacità di creare presupposti (ad es. attraverso le esercitazioni) affinché anche in questi casi vi siano le migliori condizioni di successo. DEFINIZIONI Aree di emergenza: aree destinate, in caso di emergenza, ad uso di protezione civile. Comprendono le aree di attesa, le aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse e le aree di ricovero della popolazione. Aree di attesa: luoghi di prima accoglienza per la popolazione immediatamente dopo il verificarsi dell evento. Aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse: centri di raccolta di uomini e mezzi per il soccorso della popolazione. Aree di ricovero della popolazione: sono i luoghi in cui saranno istallati i primi insediamenti abitativi o le strutture in cui si potrà alloggiare la popolazione colpita. Attivazioni in emergenza: rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno essere attivate dai centri operativi. 3

5 Attività addestrativa: formazione degli operatori di protezione civile e della popolazione tramite corsi ed esercitazioni. Calamità: evento naturale o legato ad azioni umane, nel quale tutte le strutture fondamentali della società sono distrutte o inagibili su un ampio tratto del territorio. Catastrofe: è un evento, non importa di quale entità e con quali conseguenze sia sulle persone che sulle cose, provocato da cause naturali o da azioni umane, nel quale però le strutture fondamentali della società rimangono nella quasi totalità intatte, efficienti ed agibili. Centro Operativo: è in emergenza l organo di coordinamento delle strutture di protezione civile sul territorio colpito, ed è costituito da un Area Strategia, nella quale afferiscono i soggetti preposti a prendere decisioni, e da una Sala Operativa, strutturata in funzioni di supporto. La DI.COMA.C. (Direzione Comando e Controllo) esercita, sul luogo dell evento, il coordinamento nazionale; Il C.C.S. (Centro Coordinamento Soccorsi) gestisce gli interventi a livello provinciale; Il C.O.M. (Centro Operativo Misto) che operano sul territorio di più Comuni in supporto all attività dei Sindaci; Il C.O.C. (Centro Operativo Comunale), presieduto dal Sindaco, provvede alla direzione dei soccorsi e dell assistenza della popolazione del comune. Centro Situazioni: è il centro nazionale che raccoglie e valuta informazioni e notizie relative a qualsiasi evento che possa determinare l attivazione di strutture operative di protezione civile. In situazioni di emergenza si attiva come Sala Operativa a livello nazionale. Commissario delegato: è l incaricato da parte del Consiglio dei Ministri per l attuazione degli interventi di emergenza conseguenti alla dichiarazione dello stato di emergenza (eventi di tipo "C" - art. 2, L.225/92). Continuità amministrativa: il mantenimento delle attività amministrative fondamentali volto a garantire l organizzazione sociale in situazioni di emergenza. Coordinamento operativo: è la direzione unitaria delle risposte operative a livello nazionale,provinciale e comunale. 4

6 Evento: fenomeno di origine naturale o antropica in grado di arrecare danno alla popolazione, alle attività, alle strutture e infrastrutture, al territorio. Gli eventi, ai fini dell attività di protezione civile, si distinguono in: a) eventi naturali o connessi con l attività dell uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; b) eventi naturali o connessi con l attività dell uomo che per loro natura ed estensione comportano l intervento coordinato di più enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; c) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed estensione devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari (art. 2, L.225/92). Evento atteso: rappresenta l evento, in tutte le sue caratteristiche (intensità, durata ecc.), che la Comunità Scientifica si aspetta possa accadere in una certa porzione di territorio, entro un determinato periodo di tempo. Evento non prevedibile: evento non preceduto da alcun fenomeno (indicatore di evento) che ne consenta la previsione. Evento prevedibile: evento preceduto da fenomeni precursori. Fasi operative: insieme delle azioni di protezione civile centrali e periferiche da intraprendere prima (per i rischi prevedibili), durante e dopo l evento; le attivazioni delle fasi precedenti all evento sono legate ai livelli di allerta (attenzione, preallarme, allarme). Funzioni di supporto: costituiscono l organizzazione delle risposte, distinte per settori di attività e di intervento, che occorre dare alle diverse esigenze operative. Per ogni funzione di supporto si individua un responsabile che, relativamente al proprio settore, in situazione ordinaria provvede all aggiornamento dei dati e delle procedure e in emergenza coordina gli interventi dalla Sala Operativa. Indicatore di evento: insieme dei fenomeni precursori e dei dati di monitoraggio che permettono di prevedere il possibile verificarsi di un evento. Lineamenti della pianificazione (Parte B del Piano secondo il metodo Augustus): individuano gli obiettivi da conseguire per dare una adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi situazione di emergenza e le competenze dei soggetti che vi partecipano. Livelli di allerta: scandiscono i momenti che precedono il possibile verificarsi di un evento e sono legati alla valutazione di alcuni fenomeni precursori o, in alcuni casi, a valori soglia. Vengono stabiliti dalla Comunità Scientifica. Ad essi corrispondono delle fasi operative. 5

7 Modello di intervento (Parte C del Piano secondo il metodo Augustus): consiste nell assegnazione delle responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze, nella realizzazione del costante scambio di informazioni nel sistema centrale e periferico di protezione civile, nell utilizzazione delle risorse in maniera razionale. Rappresenta il coordinamento di tutti i centri operativi dislocati sul territorio. Modello integrato: è l individuazione preventiva sul territorio dei centri operativi e delle aree di emergenza e la relativa rappresentazione su cartografia, e/o immagini fotografiche e/o da satellite. Per ogni centro operativo i dati relativi all area amministrativa di pertinenza, alla sede, ai responsabili del centro e delle funzioni di supporto sono riportati in banche-dati. Modulistica: insieme di schede tecniche, su carta e su supporto informatico, finalizzate alla raccolta e all organizzazione dei dati per le attività addestrative, di pianificazione e di gestione delle emergenze. Parte generale (Parte A del Piano secondo il metodo Augustus): è la raccolta di tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio e ai rischi che incombono su di esso, alle reti di monitoraggio presenti, alla elaborazione degli scenari. Pericolosità (H): è la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità (I) si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area. Pianificazione d emergenza: l attività di pianificazione consiste nell elaborazione coordinata delle procedure operative d intervento da attuarsi nel caso si verifichi l evento atteso contemplato in un apposito scenario. I piani di emergenza devono recepire i programmi di previsione e prevenzione. Potere di ordinanza: è il potere del Commissario delegato, in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza, di agire anche a mezzo di ordinanze in deroga ad ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell ordinamento giuridico. Procedure operative: l insieme delle attivazioni-azioni, organizzate in sequenza logica e temporale, che si effettuano nella gestione di un emergenza. Sono stabilite nella pianificazione e sono distinte per tipologie di rischio. Programmazione: l attività di programmazione è afferente alla fase di previsione dell evento, intesa come conoscenza tecnico scientifica dei rischi che insistono sul territorio, nonché alla fase della prevenzione intesa come attività destinata alla mitigazione dei rischi stessi. Il risultato dell attività di programmazione sono i programmi di 6

8 previsione e prevenzione che costituiscono il presupposto per la pianificazione d emergenza. Rischio (R): è il valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alle proprietà e delle perturbazioni alle attività economiche dovuti al verificarsi di un particolare fenomeno di una data intensità. Il rischio totale è associato ad un particolare elemento a rischio E ad una data intensità I ed è il prodotto: R = P x V x E Gli eventi che determinano i rischi si suddividono in prevedibili (idrogeologico, vulcanico) e non prevedibili (sismico, chimico-industriale, incendi boschivi). Risposta operativa: è l insieme delle attività di protezione civile in risposta a situazioni di emergenza determinate dall avvicinarsi o dal verificarsi di un evento calamitoso. Sala Operativa: è l area del centro operativo, organizzata in funzioni di supporto, da cui partono tutte le operazioni di intervento, soccorso e assistenza nel territorio colpito dall evento secondo quanto deciso nell Area Strategia. Salvaguardia: insieme delle misure volte a tutelare l incolumità della popolazione, la continuità del sistema produttivo e la conservazione dei beni culturali. Scenario dell evento atteso: è la valutazione preventiva del danno a persone e cose che si avrebbe al verificarsi dell evento atteso. Sistema di comando e controllo: è il sistema per esercitare la direzione unitaria dei servizi di emergenza a livello nazionale, provinciale e comunale e si caratterizza con i seguenti centri operativi: DI.COMA.C., C.C.S., C.O.M. e C.O.C. Soglia: è il valore del/i parametro/i monitorato/i al raggiungimento del quale scatta un livello di allerta. Stato di emergenza: al verificarsi di eventi di tipo "C" (art. 2, L.225/92) il Consiglio dei Ministri delibera lo stato di emergenza, determinandone durata ed estensione territoriale. Tale stato prevede la nomina di un Commissario delegato con potere di ordinanza. Strutture effimere: edifici presso i quali di regola si svolgono attività ordinarie (scuole, palestre ecc.), mentre in emergenza diventano sede di centri operativi. Valore esposto (W): rappresenta il valore economico o il numero di unità relative ad ognuno degli elementi a rischio in una data area. Il valore è in funzione del tipo di elemento a rischio: W = W (E). 7

9 Vulnerabilità (V): è il grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di elementi esposti a rischio risultante dal verificarsi di un fenomeno di una data intensità. È espressa in scala da 0 (nessuna perdita) a 1 (perdita totale) ed è in funzione dell'intensità del fenomeno e della tipologia di elemento a rischio: V = V (I; E). Il RISCHIO Il concetto di rischio applicato ai fenomeni naturali, nonché a buona parte di quelli antropici, può essere compiutamente espresso mediante il prodotto di convoluzione R(t) delle due variabili temporali che concorrono alla sua definizione; la pericolosità P(t) e ildanno atteso D(t): Rischio = Pericolosità x Danno In altri termini, senza danno non ci sarebbe rischio, e quindi il concetto di rischio è squisitamente connesso all'uomo ed alle sue attività. A rigor di termini anche i "rischi naturali" ben poco hanno di naturale, ma sono piuttosto unicamente ed interamente generati dall'attività dell uomo e, come tali, andrebbero annoverati tra quelli antropici, Per difendersi dalle catastrofi naturali, nonché da quelle prodotte da un esercizio scarsamente oculato delle proprie attività, l'uomo dispone fondamentalmente di due strumenti, quali la previsione e la prevenzione, che, se opportunamente utilizzati, possono efficacemente concorrere alla mitigazione del rischio. Nella sfera della previsione ricade ampiamente il primo dei due fattori che definiscono il rischio: la pericolosità. La valutazione della pericolosità può essere sinteticamente ricondotta alla conoscenza di quattro elementi fondamentali: 1. probabilità che un evento si verifichi 2. tipo e intensità dell'evento 3. successione dei fenomeni attesi 4. estensione dell'areale minacciato Nel tentativo di fornire un esauriente risposta ai quesiti posti per la valutazione della pericolosità una prima, netta distinzione, deve essere fatta tra rischi naturali e rischi antropici. 8

10 In questi ultimi, infatti, l uomo esercita un preponderante ruolo attivo anche nel determinare la pericolosità, che dipende interamente dal suo comportamento ed è, talvolta, aggravata da atteggiamenti scarsamente responsabili che privilegiano interessi di carattere squisitamente economico a scapito della sicurezza. Considerazioni totalmente diverse, in quanto a concretezza d azione, riguardano la sfera della prevenzione, che si esprime attraverso la responsabile pianificazione per l'uso del territorio e prende le mosse dalla valutazione del danno atteso. La corretta stima del danno atteso rappresenta l'elemento imprescindibile di conoscenza per un'efficace opera di prevenzione, specie in una realtà territoriale come la nostra dove la storia ha costruito attraverso i secoli un tessuto connettivo di attività antropiche ed insediamenti, secondo schemi strutturali che rispondevano ad esigenze di carattere diverso (economico, sociale, difensivo, ecc). La complessiva definizione del danno atteso passa necessariamente attraverso la valutazione del valore e della vulnerabilità (esposizione al danno), che riguardano quattro diverse categorie di beni: 1. Vite umane 2. Edifici 3. Attività produttive 4. "Life-lines" (elettrodotti, linee telefoniche, acquedotti, reti fognarie, strade, ferrovie, ponti, porti, ecc.) 9

11 RISCHIO IDROGEOLOGICO Il rischio idrogeologico è una variabile dipendente da un rilevante numero di parametri che caratterizzano il territorio. Alcuni di questi parametri sono noti e si prestano ad una interpretazione numerica o quantitativa; altri, seppure noti, sono difficilmente riconducibili a modelli matematici rappresentativi, sia per la natura stessa dei fenomeni ad essi correlati sia per la esiguità delle osservazioni storiche disponibili. I parametri principali di interesse per la determinazione del rischio idrogeologico sono di natura meteorologica, litologica, geomorfologica, tettonica ed antropica, e sono strettamente connessi tra loro. Essi rappresentano oggetto di constatazione della situazione attuale, quale frutto di eventi passati. L identificazione delle aree vulnerabili, unitamente alla conoscenza del meccanismo con cui possono attuarsi i fenomeni, è fondamentale per la redazione dei piani di protezione civile e per lo sviluppo della pianificazione territoriale. L analisi che segue, pur convenendo sulla unitarietà del fenomeno, spesso strettamente connesso nelle sue manifestazioni estreme, viene prevalentemente condotta lungo due distinte direttrici. La prima concernente i fenomeni definiti variamente quali piene, alluvioni, esondazioni, allagamenti, sommersioni, nei quali l acqua svolge un ruolo diretto di agente invasivo e/o distruttore. La seconda è quella che tratta dei fenomeni in cui l acqua è solo motore, associata o no a movimenti superficiali di massa dei terreni. Nel primo caso, parleremo sinteticamente di rischio idraulico. Nel secondo caso, il complesso dei fenomeni che coinvolgono movimenti di terreno è sinteticamente definito rischio di frana. Relativamente al rischio idraulico, lo stato delle conoscenze si basa essenzialmente su tre categorie di analisi: effetti che possono essere causati dalle portate di piena, derivanti da eventi estremi di piovosità; procedure di calcolo per la simulazione della dinamica di esondazione in ambienti urbani o in prossimità di questi (tale analisi interessa essenzialmente 10

12 insediamenti cittadini che sono attraversati da grandi alvei fluviali di pianura e pertanto non ha applicabilità nel caso in studio); danni conseguenti alle portate di piena in alvei fluviali, indotte dalla rottura di dighe di sbarramento o altre opere di invaso. L analisi per il rischio idraulico e per il rischio di frana è stata attinta dai documenti relativi al Programma Provinciale di Protezione Civile già in possesso di questa Amministrazione redatto, su coordinamento del Prof. Letterio Villari, ai sensi della L. 225/92. La suddetta analisi delle aree a rischio idrogeologico è stata completata tenendo conto delle indicazioni contenute nei P.A.I. aggiornati all anno 2006 e successive modifiche sopraggiunte) e dalle informazioni assunte dagli Enti che operano sul territorio provinciale (Dipartimento Regionale di Protezione Civile, Comuni, ANAS, ecc..) 11

13 PRINCIPALI NORME IN MATERIA DI RISCHIO IDRAULICO E IDROGEOLOGICO Dal punto di vista normativo la proliferazione di leggi in questi ultimi anni sulla tematica di Protezione Civile, ha rivestito interi settori sia dello Stato Italiano (decreto del Presidente della Repubblica, Decreto del Consiglio dei Ministri, Decreto Legge, Decreto Legislativo, Leggi nazionali, Circolari Ministeriali.) sia delle Regioni (Leggi Regionali, Circolari, ). Di seguito viene presentato un elenco delle principali leggi che si sono succedute negli ultimi anni con una descrizione sintetica dell argomento di cui esse trattano: LEGGE 18/5/89 n.183 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo. LEGGE 8 giugno 1990, n Ordinamento delle autonomie locali. LEGGE 24 febbraio 1992, n. 225 Istituzione del servizio nazionale di Protezione Civile. Istituzione del Servizio Nazionale di Protezione Civile. Distingue le tipologie degli eventi e gli ambiti di competenza, stabilisce i compiti e le attività di Protezione Civile e individua i componenti del sistema nazionale di Protezione Civile. (l art. 18 volontariato è modificato dall art.11 D.L n.393) DECRETO LEGISLATIVO 31 marzo 1998, n.112 (Art. 108 funzioni conferite alle regioni e agli enti locali). Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge marzo 1997, n.59. (Legge Bassanini). L.R. n 14 del Norme in materia di protezione civile nella Regione Siciliana. LEGGE 3 agosto 1999, N. 265 Disposizioni in materia di autonomia e ordinamento degli enti locali, nonché modifiche alla legge 8 giugno 1990, n (art. 12 Trasferimento di competenze dal prefetto al sindaco vedi leggi n. 996 e n. 66). DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 08 febbraio 2001, n. 194 Regolamento recante nuova disciplina della partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di Protezione Civile. 12

14 Disciplina l'iscrizione delle organizzazioni di protezione civile nell'elenco nazionale, la concessione di contributi, la partecipazione alle attività di protezione civile e i rimborsi per le spese sostenute dalle stesse organizzazioni. PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI. DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE. Comunicato relativo al decreto del Ministro dell Interno delegato per il coordinamento della Protezione Civile 13 febbraio 2001, concernente: Adozione dei Criteri di massima per l organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi (il Comunicato è pubblicato come Supplemento alla G.U. n. 109 del 12 maggio 2001). DECRETO LEGGE 7 settembre 2001, n. 343 Disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di Protezione Civile. Modificazioni urgenti al Decreto Legislativo 300/99 con conseguente soppressione dell'agenzia di protezione civile. LEGGE 9 novembre 2001, n. 401 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 07 settembre 2001 n. 343 recante disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di Protezione Civile. Conversione in legge delle modificazioni al Decreto Legislativo 300/99 e soppressione dell'agenzia di protezione civile. DECRETO 12 APRILE 2002 Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile Costituzione della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi. (Pubblicato sulla G.U. n. 91 del ) DECRETO 12 APRILE 2002 Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile -Rimodulazione del programma di cui all'ordinanza n del 1 luglio 1997 "Interventi per fronteggiare situazioni di emergenza e risanamento del suolo connessi a dissesti idrogeologici ed alla salvaguardia delle coste nelle regioni Basilicata, Molise, Sardegna e Sicilia". (Pubblicato sulla G.U. n. 91 del ) 13

15 ORDINANZA 12 APRILE 2002 Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile Disposizioni urgenti in materia di Protezione Civile. (Ordinanza n. 3196). (G.U. n. 92 del ). Dir. P.C.M Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile. L n 308 Delega al governo per il riordino, il coordinamento e l integrazione della legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione. Dir. P.C.M Ulteriori indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale,statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile, recanti modifiche e d integrazioni alla Dir. P.C.M. 27 febbraio Circolare dell Assessore alla Presidenza del 20/11/2008 Raccomandazioni ed indicazioni operative di protezione civile per la prevenzione, la mitigazione ed il contrasto del rischio idrogeologico e idraulico 14

16 LA PROVINCIA DI CATANIA Inquadramento territoriale della Provincia di Catania Il territorio della provincia di Catania si estende su una superficie di 3.552,200 kmq nella regione orientale siciliana, a forma irregolare allungata da nord-est a sud-ovest, con una popolazione di circa La Provincia di Catania tra le foci del Simeto e dell Alcantara si affaccia al mare Ionio, il fronte costa, a sud sabbiosa e a nord alta e articolata (scaglioni lavici), e in posizione quasi simmetrica rispetto ai punti estremi del lato orientale della Sicilia ed accoglie nel tratto centrale la città di Catania capoluogo di provincia, la seconda città dell isola. Il clima della provincia di Catania è, come per il resto dell isola, tipicamente mediterraneo. E la nona fra le province italiane con maggiore consistenza demografica. La densità abitativa della provincia è piuttosto elevata, circa 300 abitanti per kmq, a fronte dei circa 190 abitanti per kmq dell intero paese. Il territorio è composto per i due terzi da aree collinari, da un terzo da montagna (vulcano Etna) e da una parte marginale da pianura, è suddiviso in 58 comuni per circa famiglie mediamente con 2,83 componenti. Un quadro generale dei dati demografici e della densità abitativa dell intera provincia di Catania ci viene fornito dalla seguente tabella i cui dati sono aggiornati all anno Comuni PROVINCIA DI CATANIA Carta della densità della popolazione per comune e provincia Popolazione residente censita al 21 ottobre 2001 Popolazione residente censita al 20 ottobre 1991 Variazione di popolazione tra il 1991 ed il 2001 (valori assoluti) Variazione di popolazione tra il 1991 ed il 2001 (percentuali) Densità per Kmq 1 Aci Bonaccorsi , ,4 2 Aci Castello , ,4 3 Aci Catena , ,1 4 Acireale , ,0 5 Aci Sant'Antonio , ,4 6 Adrano ,4 418,0 7 Belpasso ,1 123,8 8 Biancavilla ,1 318,1 9 Bronte ,9 74,0 10 Calatabiano ,7 198,3 11 Caltagirone ,3 97,6 15

17 12 Camporotondo Etneo ,5 471,3 13 Castel di Iudica ,1 45,9 14 Castiglione di Sicilia ,7 31,1 15 Catania , ,0 16 Fiumefreddo di Sicilia ,1 796,8 17 Giarre ,8 959,1 18 Grammichele ,6 432,8 19 Gravina di Catania , ,2 20 Licodia Eubea ,4 28,3 21 Linguaglossa ,7 93,0 22 Maletto ,2 98,6 23 Maniace ,3 98,8 24 Mascali ,7 295,2 25 Mascalucia , ,6 26 Mazzarrone ,0 110,1 Militello in Val di 27 Catania ,5 132,0 28 Milo ,0 60,5 29 Mineo ,1 22,8 30 Mirabella Imbaccari ,9 412,4 31 Misterbianco , ,9 32 Motta Sant'Anastasia ,5 286,7 33 Nicolosi ,5 145,9 34 Palagonia ,6 287,3 35 Paternò ,3 317,4 36 Pedara ,2 524,9 37 Piedimonte Etneo ,7 138,5 38 Raddusa ,7 151,6 39 Ragalna ,8 79,1 40 Ramacca ,7 34,2 41 Randazzo ,8 54,8 42 Riposto , ,2 43 San Cono ,7 451,4 San Giovanni la 44 Punta , ,4 San Gregorio di 45 Catania , ,8 San Michele di 46 Ganzaria ,4 185,6 47 San Pietro Clarenza ,7 914,7 48 Sant'Agata li , ,7 16

18 Battiati 49 Sant'Alfio ,1 69,7 Santa Maria di 50 Licodia ,7 257,7 51 Santa Venerina ,3 420,5 52 Scordia ,4 701,6 53 Trecastagni ,0 433,1 54 Tremestieri Etneo , ,4 55 Valverde , ,5 56 Viagrande ,9 655,8 57 Vizzini ,3 56,5 58 Zafferana Etnea ,6 106,9 Totale ,8 296,9 Inquadramento geografico-territoriale Al fine di disporre di riferimenti cartografici omogenei, che descrivano l aspetto fisico del territorio della Provincia Regionale di Catania e della georeferenziazione dei punti critici, sono state scelte le cartografie dello Stato Italiano, formato IGM in scala 1:25.000, e la cartografia numerica in scala 1:10.000, realizzata a cura della Provincia Regionale di Catania. Ai fini della ricostruzione del quadro conoscitivo a valenza strutturale per il settore delle infrastrutture di trasporto occorre tenere presente l ambito di attività più attinenti dell ente Provincia Regionale, la quale gestisce direttamente la rete viaria di propria competenza, ma anche il ruolo, sempre più importante a livello strategico, di ente di coordinamento delle realtà locali tra di loro e nei confronti degli enti sovraordinati. 17

19 Figura 1 Dislocazione della Provincia Regionale di Catania Inquadramento idrografico I limiti provinciali e comunali quasi mai seguono uno spartiacque che delimita un bacino idrografico anzi spesso sono stati tracciati seguendo il letto di un fiume o di un torrente così che l'unità idrografica risulta amministrativamente divisa tra più unità territoriali. Dovendo, però, studiare le caratteristiche del dissesto idrogeologico e del rischio che ne deriva, specie se si deve porre attenzione al rischio alluvionale e a quello derivato dall eventuale rottura di una diga, non si può prescindere dal considerare il bacino idrografico interessato nella sua unità, indipendentemente da come i limiti amministrativi ne dividono il territorio. Un onda di piena si forma dal concorso di tutti i contributi che pervengono, alla sezione a rischio, dal bacino di monte, così come un'onda eccezionale, provocata dal crollo di una diga, percorre tutta la valle sino alla foce indifferente dei limiti amministrativi che attraversa. Nella specificità del territorio provinciale di Catania il limite provinciale non coincide con nessuno degli spartiacque morfologici dei bacini che, tutti parzialmente, vi ricadono. 18

20 Questo fatto ha reso necessario allargare enormemente l'area di studio e di indagine. L accurata analisi delle reti idrografiche che si sviluppano all interno dei diversi bacini, sottobacini, è acquisita da una carta tematica che ne illustra in dettaglio tutte le caratteristiche ( CARTA IDROGRAFICA ) e dai piani di Assetto idrogeologico.. I bacini idrografici con foce a mare interessati dal territorio della Provincia di Catania sono i seguenti 1. Fiume Gela Area tra fiume Gela e fiume Acate (codice PAI 077) 2. Fiume Acate (codice PAI 078) 3. Fiume San Leonardo (codice PAI 093) 4. Fiume Simeto (codice PAI 094) 5. Area tra fiume Simeto e fiume Alcantara (codice PAI 095) 6. Fiume Alcantara (codice PAI 096) Il bacino riguardante l area tra fiume Simeto e fiume Alcantara è costituito dal versante orientale del vulcano Etna ed è un area praticamente priva di corsi d'acqua veri e propri ma ricca di torrenti caratterizzati da tempi di corrivazione particolarmente brevi che rendono particolarmente pericoloso il territorio. Per ogni bacino sono stati valutati gli elementi a rischio Nell'ambito dei bacini interessati dal territorio provinciale sono state realizzate, in tempi diversi, 10 dighe, che sottendono altrettanti invasi, e numerose traverse. Dei dieci invasi esistenti solo 6 (Ancipa, Pozzillo, Nicoletti, Sciaguana Ogliastro e Pietrarossa) ricadono in sottobacini afferenti al territorio provinciale mentre gli altri 4 (Dissueri, Cimia, Ragoleti e Lentini) ricadono su corsi d'acqua che scaricano le loro acque esternamente a detto territorio. Per ognuno dei 6 invasi interessati è stata eseguita una indagine adeguata raccogliendo tutte le notizie di ordine tecnico atte a fornire indicazioni in merito alla possibilità del crollo o della rottura o semplicemente delle manovre di scarico della diga che li sottende e degli effetti che questo fatto più o meno catastrofico produrrebbe. La pianificazione a valle delle dighe per gli effetti causati da inondazioni provocate da Rottura o da semplice manovra di scarico, sarà oggetto di uno studio particolareggiato che sarà trattato successivamente a presente lavoro. 19

21 Si può, tuttavia, affermare con sicurezza che gli elementi a rischio non comprendono insediamenti urbani ma solo sparsi casolari, masserie o edifici rurali; ciò non toglie, evidentemente, nulla alla pericolosità di un evento del genere che troverebbe nella piana di Catania i maggiori elementi a rischio ma dove dovrebbe pervenire notevolmente attenuato per il lungo percorso fluviale che dovrebbe seguire. Ben diversa è l'entità del rischio per le infrastrutture che l'antropizzazione ha realizzato fittamente nel territorio, tutte, secondo i percorsi indicati per l onda eccezionale, minacciate da danni rilevanti se non di distruzione, come i ponti. Ancora maggiori sarebbero i danni economici alle coltivazioni minacciate, per ampie aree, di danneggiamento se non di distruzione totale. I fiumi La provincia di Catania è interessata dal più grande bacino idrografico della Sicilia costituito dal fiume Simeto e dagli affluenti Gornalunga e Dittaino; si tratta di un bacino di oltre km quadrati che si snoda nella Piana di Catania provenendo dai monti Erei e dalle pendici dei Nebrodi. La portata del bacino è nel complesso molto variabile a seconda delle stagioni e della piovosità per lo più scarsa della Sicilia interna. Dagli stessi Nebrodi proviene anche il fiume Alcantara che segna il confine nord della provincia; quest'ultimo bacino è invece ben alimentato in tutte le stagioni, raccogliendo acqua dalle sorgenti etnee ben nutrite dal lento scioglimento delle nevi. Una particolarità della provincia è quella dei fiumi sotterranei: il fiume Amenano seppellito dall'eruzione del 1669, il fiume Ognina (o Lognina) anch'esso coperto dalla lava fluita, nel 1381, da un cratere apertosi all'altezza di Mascalucia e il fiume Aci sul quale anticamente fiorirono tante leggende, citato ancora con le relative misure da Idrisi, il geografo di corte di re Ruggero nel suo "Il libro di Ruggiero", che scomparve in seguito alla spaventosa eruzione del 1169, la stessa che saldò alla terraferma il castello di Aci, oltre al già citato Alcantara che ha scavato il proprio alveo su di una colata lavica forse originata dal cratere di Mojo Alcantara (ME) o più probabilmente dal versante nord dell'etna. 20

22 I laghi Il territorio della provincia di Catania, pur essendo percorso dal più grande bacino fluviale dell'isola, non ha grandi laghi. Possiede tuttavia alcuni interessanti laghi naturali che sono racchiusi per lo più all'interno di aree protette. Il territorio attualmente delimitato come Riserva naturale Oasi del Simeto è quel che resta di un più vasto ecosistema palustre che comprendeva diverse zone umide, quella di Agnone, quella di Valsavoia (Lentini) e quella di Pantano di Catania. Sono ad oggi sopravvissuti all'antropizzazione dell'area: il lago Gornalunga, formato dall'omonimo affluente del Simeto; il lago Gurnazza, formato dalle dune costiere; le Salatelle, piccoli pantani di acqua salmastra. Nell'area catanese del Parco dei Nebrodi: Il Lago Trearie, laghetto naturale posto a metri s.l.m. che è stato ampliato con uno sbarramento per aumentarne la capacità di invaso; si estende per 10 ettari, in territorio dei comuni di Tortorici e di Randazzo. Riveste particolare importanza dato che si tratta del luogo di sosta e nidificazione di varie specie avicole, stanziali e di passo ed è incastonato in un pittoresco paesaggio. A sud di Randazzo, a nord-ovest dell'etna: Il Lago Gurrida, esempio unico in Europa di un lago di sbarramento naturale lavico formato da una colata del 1536 che ostruendo una parte della valle sottostante, ha determinato l'accumulo delle acque del fiume Flascio. Si trova in territorio comunale di Randazzo, a 835 metri s.l.m. su una depressione argillosa che raccoglie nel periodo invernale le acque piovane e quelle del fiume Flascio; il lago non ha emissari, ma in piena estate va in secca; si ritiene quindi che esistano emissari sotterranei dato che, in periodo di secca, diventano visibili cavità e crepe da cui si perde tutta l'acqua accumulata in una superficie di circa 800 metri quadrati. Ha un perimetro irregolare di circa 6 km e una area di impluvio di 50 km². Nei pressi di Palagonia inoltre vi sono i due laghetti mefitici di Naftìa, noti fin dall'antichità perché legati al culto delle divinità dette I Palici. Oltre a questi laghi naturali vi sono anche due laghi artificiali di sbarramento fluviale: Il Lago Dirillo, presso Licodia Eubea. 21

23 Il Lago di Ogliastro, compreso tra il comune ennese di Piazza Armerina e quello catanese di Ramacca. DATI PLUVIOMETRICI La Sicilia si può dividere in tre zone principali da un punto di vista pluviometrico, prendendo in considerazione il settore orientale che comprende il catanese, il siracusano ed il messinese ionico. In questa zona la piovosità è maggiore nella stagione invernale. Le precipitazioni sono meno frequenti rispetto alla zona tirrenica (tranne nella zona etnea) e i giorni di pioggia (>1mm) non superano i 60. Il regime è tipicamente orientale, con gli apporti maggiori da levante. Le precipitazioni sono spesso concentrate in breve tempo e a volte sono molto violente. Ciò è dovuto al fatto che le depressioni apportatrici di precipitazioni provengono dall' Africa e sono molto calde ed umide, favorendo forti contrasti termici. Figura 2. Pluviometria Provincia di Catania Precipitazioni medie annue (mm) 22

24 Giorni di pioggia medi annui (>1mm) La pluviometria della provincia di Catania è territorialmente poco uniforme. L'Etna a nord, la piana di Catania al centro, gli Iblei a sud fanno sì che le varie zone abbiano una distribuzione pluviometrica disomogenea. La zona nord è notevolmente influenzata dalla presenza dell'enorme massa dell' Etna, che funge da vero e proprio ostacolo ai fronti, impedendo, da un lato, alle perturbazioni di passare ma esaltando, dall'altro lato, i fenomeni da Staù. La zona settentrionale si trova incastonata tra l'etna, i Nebrodi e i Peloritani ed è una delle zone più piovose della Sicilia. In particolare il vesante orientale etneo raggiunge valori pluviometrici particolarmente alti. In occasione delle famose "levantate", l'etna e gli altri rilievi fanno da barriera ai fronti, consentendo ad essi di scaricare enormi quantità di pioggia. Molto frequenti sono le piogge alluvionali proprio in questa zona. E, sempre in questa zona, si raggiungono valori pluviometrici tra i più alti dell'isola: Zafferana Etnea raggiunge i 1306 mm annui, il giarrese i 1200 mm annui, 1111 mm Linguaglossa. Procedendo verso sud e avvicinandosi sempre più alla Piana di Catania, la pluviometria subisce un drastico calo, raggiungendo valori tra i più bassi dell'intera isola ( mm annui). Nella zona meridionale, la vicinanza ai monti Iblei provoca un nuovo aumento della pluviometria e le media salgono fino a valori compresi tra i 500 e i 600 mm annui. 23

25 In ogni caso, tutta la provincia è favorita da correnti orientali e da scirocco. Il clima La provincia di Catania offre una grande varietà climatica in conseguenza dell'altitudine e della vicinanza o lontananza dalla costa. Nelle zone etnee e sulle propaggini dei Nebrodi è frequente la neve al di sopra dei metri s.l.m. nel periodo invernale e le precipitazioni, nel loro complesso, raggiungono anche i mm. Per contro, le zone della Piana di Catania hanno un regime di semi-aridità con precipitazioni modeste e per lo più concentrate durante la stagione autunnale sotto forma di nubifragio. Ciò, nel passato, era causa di disastrose alluvioni che rendevano molte zone impraticabili e formavano estese paludi nelle aree prossime alla costa jonica. Le temperature medie annue si mantengono tra 17 e 19 gradi. L'area pianeggiante presenta inoltre una forte escursione termica notte-giorno in tutte le stagioni; ciò, a volte, è causa di intense nebbie improvvise che avvolgono tutta l'area sud-occidentale della provincia. Questa è una delle zone più calde della Sicilia, d'estate infatti la temperature medie di Catania e dei paesi dell'hinterland si aggira sui 35 C e durante le intense ondate di calore la temperatura sfiora i 48 C. L'opposto avviene durante le serene notti invernali quando il termometro riesce a scendere fino a -5 C anche in pianura(una vera eccezione per l'isola). Rete viaria provinciale Il grafo della rete viaria della Provincia Regionale di Catania è costituito da diverse tipologie di strade per come riportato nel prospetto riepilogativo nella seguente Tabella 1, nel quale sono state indicate le consistenze chilometriche aggiornate alla data del 21 maggio La consistenza della rete viaria provinciale è riportata in Tabella 2. 24

26 25

27 COLLEGAMENTI PRINCIPALI Autostrade Il territorio provinciale è attraversato in senso nord-sud dall'autostrada A18, Messina- Catania a pedaggio con caselli, nel territorio provinciale, a Fiumefreddo, Giarre, Acireale e San Gregorio ed in senso est-ovest dall'a19, Catania-Palermo, gestita dall'anas e quindi con utilizzazione libera; gli svincoli ricadenti nel territorio provinciale sono quelli di Catania Zia Lisa, Tangenziale di Catania, Motta Sant'Anastasia e Sferro. Le citate autostrade A 18 e A 19 sono connesse tra loro mediante la Tangenziale di Catania che le collega anche all'autostrada Catania-Siracusa e alla SS.114, alla SS.192 per Enna e alla SS. 385 in direzione Caltagirone (nella Sicilia centrale), alla SS. 417 per Caltagirone e Gela e alla SS. 194 per Ragusa. Queste strade costituiscono l'asse viario più importante del territorio provinciale. Strade statali La provincia è attraversata da numerose strade i cui assi fondamentali sono la S.S. 114 Messina - Catania - Siracusa, che si snoda principalmente lungo la costa ionica attraversando luoghi di incomparabile bellezza come la Timpa di Acireale e l'oasi del Simeto, e la S.S. 121 Catania - Caltanissetta - Palermo, che si inoltra in direzione ovest verso l'interno attraversando grossi centri come Misterbianco, Paternò, Adrano e costeggiando, inoltre il Parco Commerciale Etnapolis di recente costruzione. Le strade statali che attraversano la provincia di Catania sono: Strada Statale 114: Siracusa - Messina (litoranea) Strada Statale 120: Cerda - Stazione di Fiumefreddo Strada Statale 121: Paternò - Catania Strada Statale 124: Siracusa - San Michele di Ganzaria (bivio Gigliotto) Strada Statale 192: Catania - Enna Strada Statale 194: Ragusa - Catania Strada Statale 284: Randazzo - Paternò Strada Statale 288: Piazza Armerina - Bivio Gerbini Strada Statale 385: Bivio Iazzotto - Caltagirone Strada Statale 417: Catania - Gela Strada Statale 514: Ragusa - Catania Strada Statale 575: Troina - Paternò 26

28 Il trasporto pubblico su strada viene assicurato da 20 aziende di trasporto su autobus, di cui alcune di grande rilevanza regionale come Etna Trasporti e Ferrovia Circumetnea (autoservizi). Tra queste anche l'amt di Catania che assicura il trasporto pubblico verso alcuni comuni dell'area metropolitana. Ferrovie principali Il trasporto ferroviario e metropolitano della provincia L'asse ferroviario più importante è costituito dalla linea Messina - Siracusa, a trazione elettrica e in parte a doppio binario, nella tratta interessante la provincia, tra Catania Acquicella e Catania Bicocca e tra Catania Ognina e Fiumefreddo di Sicilia. Dalla Stazione di Catania Bicocca si dirama la linea a semplice binario elettrificata per le stazioni di Enna, Caltanissetta, Agrigento e Palermo. Da tale linea, nella stazione di Motta Sant'Anastasia si dirama la linea secondaria, oggi usata solo per tradotte merci, per Paternò e Regalbuto. Quest'ultima fino alla metà degli anni settanta aveva un notevole traffico dovuto alla spedizione di agrumi dalle stazioni di Carcaci, Mandarano, Schettino, Paternò e Agnelleria, verso i mercati del nord Italia e dell'europa continentale. Nella stazione di Lentini Diramazione, sulla Catania-Siracusa ha origine la linea a trazione diesel per Caltagirone e Gela che attraversa in direzione sud-ovest tutto il territorio provinciale. Nonostante il calo del traffico pendolare, un tempo consistente soprattutto da Caltagirone, Grammichele, Militello e Scordia e la diminuzione della spedizione di agrumi da Scordia, la linea è percorsa dai treni merci da, e per, il Polo petrolchimico di Gela. Importante per il traffico pendolare e turistico anche la pittoresca ferrovia Circumetnea che partendo da Catania Borgo effettua tutto il periplo dell'etna fino a Riposto collegando al capoluogo grossi centri come Misterbianco, Paternò, Adrano, Bronte e Randazzo. Metropolitane e suburbane La carenza di servizi su rotaia nell'ambito provinciale ha determinato un sempre più massiccio uso del mezzo privato. Ogni giorno, da ogni direzione, lungo le poche infrastrutture viarie della provincia, si riversano sul capoluogo centinaia di migliaia di veicoli d'ogni tipo determinando ingorghi sempre più incontrollati ed imprevedibili; ciò ha messo in luce la sempre più urgente necessità di un trasporto di massa e pendolare moderno ed efficiente e sono nati vari progetti di costruzione di ferrovie suburbane e metropolitane: Un primo progetto, di cui è attivo solo un tratto interno alla città di Catania, prevede la trasformazione della Ferrovia Circumetnea in linea metropolitana e suburbana 27

29 fino a Paternò, a doppio binario, a scartamento normale ed elettrificata; nonostante l'urgenza, sono interamente finanziate ancora solo le tratte fino a Nesima, alla periferia di Catania, e fino a Stesicoro, al centro della città. Se realizzata in tempi brevi alleggerirebbe notevolmente la pressione veicolare costituita dal traffico proveniente dalle aree commerciali di Etnapolis e Misterbianco e dalle decine di migliaia di pendolari provenienti dalle direttrici di Adrano, Bronte e Randazzo. Un secondo progetto, non ancora in fase esecutiva, prevede la costruzione di una linea metropolitana pedemontana che partendo dal centro di Catania raggiunga i comuni dell'etna confinanti a nord. Un ulteriore progetto, in parte in fase di realizzazione con l'interramento della tratta a nord della Stazione di Catania Centrale, prevede l'utilizzo della tratta RFI attuale che attraversa la città per realizzare una linea suburbana di collegamento tra le zone dell'acese e il centro del capoluogo e il suo aeroporto. Collegamenti aerei L'aeroporto internazionale di Catania Fontanarossa, intitolato il 5 maggio 2007, a Vincenzo Bellini, è il più grande aeroporto del Sud Italia. In tale data è stata inaugurata la nuova aerostazione, costruita a fianco della precedente che era intitolata a Filippo Eredia. L'aeroporto assicura il collegamento del territorio con i maggiori aeroporti d'italia, d'europa e di altri continenti. Il volume di traffico supportato lo colloca al terzo posto tra gli aeroporti nazionali. Adiacente ad esso si trova l'eliporto della Marina Militare Italiana. Nell'area provinciale, esiste in località Sigonella, a sud di Motta Sant'Anastasia, anche il grande aeroporto della base militare Statunitense. Collegamenti marittimi La provincia si avvale principalmente del porto artificiale di Catania che, per le sue dimensioni non molto grandi ha un'operatività limitata. Il porto mantiene tuttavia, un buon traffico commerciale e merci ed è collegato regolarmente con i porti di: Civitavecchia Gioia Tauro Genova Taranto 28

30 Malta Tunisi e con porti internazionali in America, Africa, Asia e Oceania. È collegato anche con traghetti a servizio passeggeri e trasporto auto per: Livorno Malta Napoli Una linea di catamarani lo collega con Malta. È in corso di sviluppo l'utilizzo come porto turistico, con un progetto, abbastanza fantasioso di demolizioni degli archi della ferrovia per riportare le banchine a ridosso delle vecchie mura di Catania. Il secondo porto, per importanza è quello di Riposto, con un piccolo traffico commerciale e peschereccio. Un recente progetto in avanzato stato di realizzazione lo ha riqualificato come porto turistico a servizio dell'area catanese e di quella taorminese; esso rappresenta il più grande porto turistico della Sicilia ed uno dei più grandi del sud Italia. Numerosi e caratteristici sono i porti delle frazioni a mare di Acireale, come Pozzillo, Stazzo, Santa Tecla e Santa Maria La Scala; quest'ultima località è un borgo marinaro ai piedi della Timpa in cui d'estate è possibile godere del mare più pulito dello Ionio, anche per il fondale ricco di numerose varietà coralline. I fondali custodiscono il relitto della nave da guerra italiana "Terni", affondata dagli inglesi durante la Seconda guerra mondiale. Altri porti, turistici e da pesca, sono quelli di Acitrezza, di Ognina e San Giovanni li Cuti a Catania. 29

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