COLLEGIO DI MILANO. Membro designato dalla Banca d'italia. (MI) RONDINONE Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari

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1 COLLEGIO DI MILANO composto dai signori: (MI) LAPERTOSA (MI) LUCCHINI GUASTALLA (MI) ORLANDI Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia (MI) RONDINONE Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari (MI) TINA Membro designato da Associazione rappresentativa dei clienti Relatore LUCCHINI GUASTALLA EMANUELE Nella seduta del 17/02/2015 dopo aver esaminato: - il ricorso e la documentazione allegata - le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione - la relazione della Segreteria tecnica FATTO La parte ricorrente chiede la restituzione della somma 2.397,00 - addebitata in assenza di preventiva comunicazione - quale recupero del rateo della pensione INPS facente capo al defunto marito, oltre agli interessi legali maturati [e] il risarcimento di tutti i danni patiti e patiendi. Più precisamente, in sede di ricorso la parte ricorrente, assistita dal legale di fiducia, ha esposto di avere acceso con la banca convenuta i conti correnti come di seguito precisato: a) Nr. 66, cointestato con il marito (deceduto il ), attivo sino al 25 luglio 2013; su detto conto, nel maggio 2013 [rectius aprile 2013], l INPS accreditava a favore del de cuius la quota di pensione di 2.397,00; b) Nr. 79, cointestato con la figlia. Inoltre, parte ricorrente ha affermato che: - dal maggio 2013 riceveva l accredito della pensione di reversibilità sul conto sub b); - in data , senza preavviso né richiesta di autorizzazione, la banca procedeva all addebito dell importo di 2.397,00, a titolo di rimborso all ente previdenziale. Di tale operazione riceveva una telefonata da parte di alcuni addetti della filiale di radicamento del conto, che la informavano solo sull operazione di Pag. 2/6

2 storno, senza fornire utili ragguagli per prenderne contezza, operare le necessarie e opportune verifiche e concedere l autorizzazione ; - prima della suddetta data di addebito non aveva ricevuto alcuna comunicazione dall Istituto di previdenza; infatti, in tali circostanze, per legge, l Ente è obbligato ad anticipare detta eventualità mediante specifica comunicazione scritta e di ottenere il rimborso laddove non vi siano contestazioni entro 90 giorni dall invio della comunicazione ; - ritenuta illegittima l operatività della banca e ricevuta conferma dall Inps di non aver disposto l operazione contestata, in data formulava alla banca formale richiesta di restituzione delle somme addebitate, oltre agli interessi legali, nonché al risarcimento di tutti i danni patiti e patiendi ; - in data , la banca, in riscontro al reclamo, precisava che - in forza di un contratto stipulato con l Istituto Nazionale della Previdenza Sociale - le somme corrisposte successivamente al decesso dell avente diritto ovvero di altro fatto che ne determinasse la cessazione del diritto alla pensione, sarebbe stata tenuta a riaccreditarle al predetto ente; - a proprio giudizio, a mente dell art c.c., qualunque genere di contratto non produrrebbe effetto rispetto ai terzi, se non nei casi previsti dalla legge; - i funzionari dell ente previdenziale, contattati nuovamente, confermavano che non risultava loro a nome del de cuius e dei suoi eredi alcun credito di 2.397,00 e precisavano, altresì, di non aver ricevuto alcun bonifico per il predetto importo; - in data , l INPS liquidava l importo di 635,97, quale rate maturate e non riscosse della pensione di reversibilità. La parte ricorrente ha chiesto la restituzione della somma di 2.397,00, oltre agli interessi legali maturati, nonché il risarcimento di tutti i danni patiti e patiendi. Nelle proprie controdeduzioni la resistente, preliminarmente, ha proposto la ricostruzione cronologica dei fatti come di seguito esposta: presso la Filiale n di [ ] era attivo il conto corrente n. 2 /66.. cointestato tra i coniugi [ / ]; in data 1 aprile 2013, l'inps accreditava erroneamente sul predetto rapporto il rateo della pensione del signor [ ] relativo al mese di aprile pari a 2.398,00 [rectius 2.397,00] - maturato successivamente al decesso del titolare, avvenuto il precedente 22 marzo 2013; la ricorrente notificava alla Banca l'avvenuto decesso del coniuge il 24 luglio 2013 (4 mesi dopo l'accaduto), disponendo contestualmente l'estinzione del conto corrente cointestato con il de cuius; questa, in precedenza, disponeva due operazioni di bonifico dal predetto rapporto ( ,00 in data 25 marzo e 2.500,00 in data 8 aprile 2013) ad altro conto corrente (n. 2 /7..), che di fatto ne avevano pressoché azzerato il saldo; l'inps trasmetteva per via telematica la richiesta di restituzione del rateo di pensione erroneamente accreditato e, in relazione a tale richiesta, provvedeva a dare comunicazione alle eredi dell'obbligo della Banca di procedere allo storno del corrispondente importo, in forza del contratto di servizio stipulato tra l'istituto di Previdenza e la propria capo gruppo; in data 14 novembre 2013, sollecitata dall INPS, effettuava il riaccredito del rateo di pensione non dovuto, compensandone l'importo con il saldo a credito del conto corrente intestato alle eredi del de cuius, individuato dalla dichiarazione sostitutiva di atto notorio; infine, riepilogava lo scambio di corrispondenza intrattenuta con la ricorrente in sede di reclamo, evidenziando la documentazione allegata a supporto delle proprie motivazioni. Pag. 3/6

3 Parte resistente, nel merito, ha precisato - tra l altro che: il contratto di servizio in essere con l'inps - con efficacia dal 1 aprile 2012 e con durata 36 mesi - ha ad oggetto la corresponsione, per conto del predetto Istituto, delle pensioni ai relativi aventi diritto; detto capitolato prevede anche la gestione del servizio di riaccredito delle somme eventualmente corrisposte successivamente al decesso del beneficiario (o di altro fatto che possa determinare la cessazione del diritto alla pensione, la cui determinazione spetta esclusivamente all'inps); Il predetto obbligo di refusione comporta la restituzione dell'intero importo, indipendentemente dalle disponibilità esistenti sul conto corrente; le richieste di riaccredito dei ratei di pensione erroneamente corrisposti da parte dell ente previdenziale vengono trasmesse tramite flusso telematico e con le medesime modalità avviene l'avvenuta esecuzione del riaccredito; non trovano fondamento le indicazioni relative a prassi operative dell'istituto di Previdenza che il legale della ricorrente ha asserito di aver appreso direttamente "da funzionari dell'inps", ma non documentato; la ricostruzione dei fatti svolta e la documentazione prodotta, evidenzierebbe come la corresponsione del rateo di pensione maturato successivamente alla morte del titolare sia avvenuta in mancanza di causa; sarebbe legittimato il recupero dell'importo per il relativo riaccredito all'inps, ricorrendone, nel caso di specie, i presupposti della compensazione legale, conformemente alle previsioni di cui all art. 5 delle Condizioni generali del Contratto di conto corrente. Al riguardo ha citato la decisione ABF n. 1928/2013. L Intermediario ha chiesto al Collegio di respingere il ricorso perché infondato. DIRITTO Prima di esaminare nel merito la controversia sembra opportuno riportare alcuni aspetti essenziali ai fini della decisione. La materia del contendere attiene alla legittimità dell addebito diretto del rateo pensionistico, accreditato successivamente alla morte del beneficiario, effettuato dalla banca sul conto corrente personale dell erede a seguito dello storno della relativa operazione da parte dell Ente pensionistico. La parte ricorrente chiede la restituzione della somma di 2.397,00 addebitata sul proprio conto dalla banca convenuta, in assenza di preventiva comunicazione. Sostiene l intermediario di aver: ricevuto dall INPS, per via telematica, la richiesta di restituzione del rateo di pensione erroneamente accreditato sul conto cointestato tra la ricorrente e il de cuius. Da tale videata si evince che la data di richiamo è quella dell ; fornito notizia alle eredi dell obbligo di restituzione del suddetto importo in forza di un contratto di servizio stipulata dalla capogruppo e l INPS. In merito alle predette attività informative non si riscontra in atti alcuna documentazione probatoria. Riguardo a ciò il legale della ricorrente afferma che la propria cliente sarebbe stata informata solo telefonicamente, prima da un dipendente e poi dal preposto della filiale di radicamento del conto, che, in giornata, vi sarebbe stato l addebito contestato; eseguito il riaccredito all INPS in data , dopo svariati solleciti dall ente medesimo, compensandone l importo con il saldo del conto corrente delle eredi del de cuius. Pag. 4/6

4 In proposito, il legale della parte ricorrente, richiamando i principi dell art c.c., sostiene che qualunque genere di contratto non produce effetti verso i terzi se non nei casi previsti dalla legge. Rappresenta, inoltre, che - secondo quanto riferito da funzionari dell INPS in casi analoghi, il predetto ente è obbligato ad anticipare la richiesta di recupero delle somme con specifica comunicazione scritta e ottenere il rimborso nei 90 giorni successivi, salvo contestazioni. Inoltre, il legale asserisce che gli stessi funzionari non avevano evidenza di un credito vantato nei confronti del de cuius o della ricorrente, né dell incasso del bonifico trasmesso dalla banca. Infine, parte attrice, a completamento della propria tesi, ha allegato una comunicazione dell INPS dell , quale ulteriore liquidazione di rate maturate e non riscosse della pensione del marito. Riguardo a ciò, si osserva che le somme di cui trattasi sono state riconosciute dall ente previdenziale con la causale crediti TREDICESIMA. Il contratto di conto corrente stipulato tra le parti, sottoscritto anche per accettazione ex 1341 c.c., in tema di compensazione prevede: La banca, in relazione alla compensazione eseguita, ha fatto presente che il precedente conto corrente cointestato tra la ricorrente e il de cuius - sul quale era confluita anche la somma contestata - sarebbe stato chiuso su ordine della correntista in data e che, in precedenza, la cointestataria disponeva una serie di trasferimenti fondi ( ,00 il e 2.500,00 l ) che ne azzeravano le disponibilità. Ciò chiarito e venendo all esame del merito della presente vertenza, deve rilevarsi che la questione della legittimità dell addebito diretto del rateo pensionistico, accreditato successivamente alla morte del beneficiario, effettuato dalla banca sul conto corrente personale dell erede a seguito dello storno della relativa operazione da parte dell Ente pensionistico, è già stata affrontata dal Collegio di Roma, nella decisione n del e dal Collegio di Napoli, nella decisione n del In quelle occasioni si è avuto modo di osservare che l addebito diretto trova la sua giustificazione nelle regole proprie del mandato e che, conformemente all orientamento in materia espresso dalla giurisprudenza di legittimità, l ABF ha chiarito che la dichiarazione di accredito diretto del trattamento previdenziale in conto corrente configura la concessione da parte del correntista di un mandato all incasso in favore dell intermediario che se, da un lato, resta estraneo ad ogni questione circa la spettanza o meno del rateo pensionistico, dall altro, in caso di erogazione di un rateo non dovuto, è obbligato alla restituzione in favore del vero creditore ex artt e 2033 c.c. Ne consegue, dunque, che, qualora un rateo di pensione sia stato erroneamente accreditato, in quanto successivo al decesso del beneficiario, la banca ben può agire compensando la somma in questione con il saldo a credito del de cuius trasferito sui conti correnti personali degli eredi. Anche la giurisprudenza togata ha espressamente sancito che nell ipotesi in cui la banca abbia ricevuto dal correntista l incarico di procedere all accredito dei ratei di pensione erogatigli dall INPS, può procedere al recupero delle somme corrispondenti agli accrediti di pensione eventualmente effettuati successivamente alla morte del correntista-pensionato giacché la morte determina l estinzione del rapporto di mandato con conseguente mancanza di causa dei successivi accrediti, nonché lo scioglimento del rapporto di conto Pag. 5/6

5 corrente, con relativo impedimento di ogni ulteriore operazione (così testualmente, Cass., , n. 5264). Tuttavia, sulla scorta delle condizioni contrattuali richiamate più sopra e come ha avuto occasione di sottolineare anche il Collegio di Milano, nella decisione n del , è altresì altrettanto certo che la banca stessa avrebbe dovuto avvertire i correntisti dell imminente storno, circostanza che viene affermata, ma non documentata, da parte resistente. Ad ogni modo ciò non muterebbe in alcun modo le conclusioni cui questo Collegio ritiene di dover pervenire, posto che la formulata richiesta di riaccredito condurrebbe in ogni caso ad un ingiustificato arricchimento di parte ricorrente. Per i motivi esposti le doglianze di parte ricorrente non appaiono degne di accoglimento. Il Collegio non accoglie il ricorso. PER QUESTI MOTIVI IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6