Strategia Nazionale per la Biodiversità Le Ecoregioni d Italia

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1 Contributo tematico alla Strategia Nazionale per la Biodiversità Le Ecoregioni d Italia

2 Contributo tematico alla Strategia Nazionale per la Biodiversità Le Ecoregioni d Italia Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Direzione per la Protezione della Natura e del Mare Direttore Generale Aldo COSENTINO Società Botanica Italiana onlus Presidente Francesco Maria RAIMONDO Centro Interuniversitario di Ricerca Biodiversità, Fitosociologia ed Ecologia del Paesaggio Direttore Carlo BLASI Università degli Studi di Salerno Dipartimento di Ingegneria Civile Direttore Luigi ASCIONE 2010 Diritti riservati: Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Direzione per la Protezione della Natura e del Mare Grafica e stampa: Progetto Artiser - Roma info@artiser.it Autori Carlo Blasi, Giulia Capotorti, Daniela Smiraglia, Domenico Guida, Laura Zavattero, Barbara Mollo, Raffaella Frondoni, Riccardo Copiz Responsabile scientifico Carlo Blasi Coordinamento scientifico Carlo Blasi, Giulia Capotorti, Daniela Smiraglia, Domenico Guida Supporto tecnico e scientifico Piera Di Marzio, Vincenzo Siervo, Leopoldo Michetti, Lorenzo Teodonio Supporto editoriale Ilaria Anzellotti, Sandro Bonacquisti Foto di M.M. Azzella, S. Burrascano, G. Capotorti, R. Copiz, R. Frondoni, C. Lasen Foto di copertina G. Capotorti (Parco Nazionale della Majella)

3 INTRODUZIONE Gli ecosistemi sono il risultato di complesse interazioni tra l ambiente fisico, biologico e culturale. Il crescente interesse per la conservazione della biodiversità e la gestione sostenibile del territorio ha recentemente portato a migliorare ed incrementare le conoscenze sulla struttura, le funzioni, i servizi e la distribuzione degli ecosistemi alla scala del paesaggio. La gestione delle risorse naturali non può quindi che trarre vantaggio dall adozione di un approccio ecosistemico (Convenzione sulla Diversità Biologica 2000), il quale richiede che gli ecosistemi vengano individuati e delimitati nello spazio e che il loro stato di conservazione venga tenuto in considerazione per indirizzare le azioni di tutela e di sviluppo (Sayre et al. 2008). In questo contesto la classificazione ecologica del territorio, come è la classificazione ecoregionale, costituisce un quadro di riferimento appropriato per le indagini ambientali, la valutazione delle risorse e i programmi di monitoraggio. Il processo di classificazione ecoregionale permette infatti di delimitare e caratterizzare unità di territorio omogenee per potenzialità naturali e per le relative influenze sulle attività antropiche, e di organizzare gerarchicamente tali unità in base alla scala e all importanza relativa dei principali fattori ambientali. Questo processo viene largamente utilizzato nel mondo da organizzazioni internazionali (ad es: FAO-Food and Agriculture Organization of the United Nations), agenzie governative e intergovernative (ad es: U.S. EPA-Environmental Protection Agency; EEA- European Environment Agency) e associazioni ambientaliste (ad es: WWF-World Wildlife Fund). Per l Italia la disponibilità della classificazione ecoregionale qui presentata, risultato di un approccio scientifico basato su dati tematici dettagliati, rappresenta un quadro geografico di riferimento per indirizzare le strategie nazionali per la sostenibilità e armonizzare la pianificazione del territorio in accordo con politiche europee (Direttiva Habitat; Convenzione Europea del Paesaggio; Strategia Pan-Europea sulla Diversità Biologica e del Paesaggio) e normative nazionali (Legge Quadro 394/1991 per le Aree Protette; Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio). Con il progetto Le Ecoregioni d Italia - portato avanti da un gruppo multidisciplinare di esperti coordinato dal Centro di Ricerca Interuniversitario Biodiversità, Fitosociologia ed Ecologia del Paesaggio - la definizione della Strategia Nazionale e delle Strategie Regionali per la Biodiversità può avvalersi di uno strumento appropriato per differenziare le linee di indirizzo e le azioni di pianificazione in base alle potenzialità naturali e allo stato di conservazione di unità di territorio, delimitate in base a informazioni di natura ecologica piuttosto che a confini amministrativi. Fiume Alento. Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Foto S. Burrascano

4 COSA SONO LE ECOREGIONI Definizioni e sinonimi Organizzazione gerarchica Le ecoregioni sono ampie aree della superficie terrestre ecologicamente omogenee all interno delle quali specie e comunità naturali interagiscono in modo discreto con i caratteri fisici dell ambiente. Le ecoregioni descrivono zone con simili potenzialità per clima, fisiografia, oceanografia, idrografia, vegetazione e fauna; per questo motivo costituiscono un quadro di riferimento geografico per l interpretazione dei processi ecologici, dei regimi di disturbo, della distribuzione spaziale della vegetazione e della dinamica dei sistemi ecologici. Sinonimi: zone ambientali - sistemi territoriali - divisioni geografiche naturali - unità ecologiche territoriali - regioni ecosistemiche - complessi ecosistemici regionali - unità ambientali Parco Nazionale della Majella. Foto G. Capotorti Le ecoregioni possono essere identificate come unità geografiche di diversa dimensione a livello globale, continentale, regionale e locale. In relazione alla scala di osservazione sono diversi i fattori ambientali che determinano le discontinuità ecologiche attualmente osservabili e i processi formativi che le hanno generate. Per questo motivo le ecoregioni possono essere delimitate e organizzate secondo una gerarchia di livelli annidati, ossia uno contenuto nell altro. Secondo il principio dell organizzazione gerarchica dei sistemi ecologici la struttura e le funzioni dei sistemi più ampi controllano il carattere dei sistemi più piccoli cosicchè la loro classificazione segue generalmente un processo deduttivo o divisivo: prima vengono definiti i contesti di rango superiore, che vengono successivamente suddivisi in aree progressivamente più piccole a crescente omogeneità ecologica. Criteri di delimitazione La crescente interazione tra regime climatico, influenza biogeografica, caratteri geomorfologici e proprietà dei suoli, e la relativa influenza di questi fattori sulla distribuzione potenziale della vegetazione consentono di definire limiti ecologici a diverse scale, con opportune variazioni tra le diverse aree geografiche. Le comunità vegetali naturali vengono di solito adottate per la delimitazione delle regioni ecologiche grazie al loro valore diagnostico sulle condizioni ambientali e l intera diversità biologica. Tuttavia, dove la copertura della vegetazione potenziale è stata alterata dall intervento umano, variazioni significative nelle componenti fisiche dell ambiente - tra cui clima, fisiografia, suoli e idrografia - possono essere usate per riconoscere in modo indiretto discontinuità ecologiche nel territorio. Per definizione i sistemi ecologici sono aperti e permeabili; per questo motivo i confini tra le ecoregioni segnano generalmente la presenza di aree di transizione di dimensioni più o meno pronunciate (Bailey 2005; Marshall & Schut 1999).

5 PERCHÉ ADOTTARE UNA CLASSIFICAZIONE ECOREGIONALE Le ecoregioni vengono delimitate per indirizzare le strategie ambientali, sociali ed economiche verso un approccio ecosistemico olistico e all interno di un comune quadro di riferimento geografico (Omernik 2004; Bailey 2005; Marshall & Schut 1999). Finalità, obiettivi e uso generale delle unità ecologiche a livello globale e continentale Informazione ecologica fondamentale per la conservazione e gestione degli ecosistemi, la valutazione dei beni e servizi ecosistemici e l analisi della rappresentatività ecosistemica delle aree protette (GEO 2008) Piani internazionali per la conservazione (Olson et al. 2001) Politiche strategiche basate sugli ecosistemi (Bailey 1996) Valutazione globale delle risorse forestali basata sulle caratteristiche strutturali e funzionali della vegetazione piuttosto che sui confini nazionali (FAO 2000) Incremento della gestione ecosistemica per le diverse forme di biodiversità in Europa (EEA 2000) Finalità, obiettivi e uso generale delle unità ecologiche a livello nazionale Integrare le attività gestionali a diverse scale e di lungo periodo tra gli enti che esercitano diverse competenze sulle medesime aree geografiche (Stati Uniti d America: Omernik 2004) Valutazione dei servizi ecosistemici, studi sugli impatti dei cambiamenti climatici, conservazione della biodiversità e gestione delle risorse (Sud America: Sayre et al. 2009) Pianificazione delle aree protette e gestione delle foreste (Australia: Commonwealth of Australia, Orientamento ecoregionale delle politiche ambientali tra cui valutazione di suscettibilità, modelli predittivi e valutazione della qualità ambientale (Olanda: Klijn & de Haes 1994) Riserva Naturale Torre Salsa. Sicilia. Foto R. Copiz L obiettivo principale per la delimitazione di unità ecologiche a diverse scale è identificare aree terrestri e acquatiche con stesse CAPACITÀ e stesse POTENZIALITÀ anche dal punto di vista gestionale (Cleland et al. 1997) Perchè promuovere la classificazione e la cartografia ecoregionale in Europa Conservazione delle risorse naturali in accordo con l approccio ecosistemico della Convenzione sulla Diversità Biologica (Rio de Janeiro 1992; Johannesburg 2002) Strategie di adattamento basate su dati scientifici verso i cambiamenti climatici e il rischio di desertificazione in accordo con le convenzioni UNFCCC e UNCCD delle Nazioni Unite (Rio de Janeiro 1992) Tutela, gestione e pianificazione del paesaggio in accordo con la Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze 2000) Valutazione della rappresentatività regionale della Rete Natura2000 in accordo con la Direttiva Habitat della Comunità Europea (92/43/CEE)

6 L APPROCCIO ECOREGIONALE NEL MONDO Cartografie delle ecoregioni terrestri di livello globale ECOREGIONI DEI CONTINENTI (Bailey 1995) Livelli 4 Domini 30 Divisioni Criteri diagnostici Gruppi climatici e struttura della vegetazione zonale Tipi climatici, forme biologiche dominanti della vegetazione, caratteri pedogenetici ed una variante montana per ogni divisione ZONE ECOLOGICHE DELLA TERRA (FAO 2000) Livelli 5 Domini 20 Zone ecologiche Criteri diagnostici Gruppi climatici globali secondo Köppen-Trewartha Tipi climatici di Köppen-Trewartha in combinazione con fisionomia della vegetazione e una zona orografica all interno di ciascun dominio ECOREGIONI TERRESTRI DELLA TERRA (Olson et al. 2001) Livelli Criteri diagnostici 8 Regni Regni biogeografici globali 14 Biomi Carte dei sistemi ecoregionali e biogeografici globali e regionali 867 Ecoregioni Province floristiche e zoogeografiche globali, distribuzione globale e regionale di piante e animali, ampi tipi di vegetazione 4

7 Cartografia ecoregionale di livello regionale e nazionale Carta Digitale delle Regioni Ecologiche d Europa (DMEER) Il DMEER delimita e descrive per l Europa aree distinte sulla base dell aggiornamento dei dati climatici e topografici (Bunce 1995) e sulla base dei dati geobotanici europei (Bohn 1994) con il coinvolgimento di un numeroso gruppo di esperti provenienti da diverse Istituzioni europee e del WWF. Quadro di Riferimento Gerarchico Nazionale delle Unità Ecologiche degli Stati Uniti d America L approccio utilizzato negli U.S.A. classifica, cartografa e descrive unità ecologiche a diverse scale geografiche di pianificazione e analisi per stratificare il territorio in aree progressivamente più piccole e con crescente uniformità per condizioni e potenzialità ecologiche. La gerarchia consiste in otto livelli annidati di unità cartografiche. U.S.A. Scala di applicazione Unità ecologiche Criteri di delimitazione delle unità cartografiche Nazionale (Ecoregioni) Dominio Divisione Provincia Ampie zone o gruppi climatici Tipi climatici regionali, affinità vegetazionali Vegetazione Naturale Potenziale dominante, aree montuose Regionale (Subregioni) Sezione Sottosezione Geostratigrafia e litologia, suoli Geologia superficiale, suoli Foreste nazionali (Paesaggi) Associazione di Tipi di Paesaggio Formazioni geologiche, altitudine, suoli Progetto (Unità territoriali) Tipo di Paesaggio Fase di Tipo di Paesaggio Morfologia e topografia, petrografia, suoli Morfologia, inclinazione ed esposizione, suoli Regionalizzazione Biogeografica per l Australia (IBRA) La regionalizzazione supporta la Strategia Nazionale Australiana per la Conservazione della Diversità Biologica (1996) e la Politica Forestale Nazionale (1992, 1995). La Carta delle 85 bioregioni dell Australia è stata derivata dai lavori di agenzie nazionali e territoriali che hanno cartografato le comunità vegetali e i sistemi territoriali. La carta ecoregionale fondamentale è stata quindi ulteriormente dettagliata in 403 subregioni. Livelli AUSTRALIA Criteri di delimitazione delle unità cartografiche Regni biogeografici Regni biogeografici del Mondo tratti da Olson et al Habitat terrestri Biomi del Mondo tratti da Olson et al Bioregioni IBRA Sub-bioregioni IBRA Ecosistemi regionali Clima, geologia, morfologia, suoli e comunità vegetali e animali Combinazioni di morfologie e vegetazione Tipi di vegetazione 5

8 IL PROCESSO DI CLASSIFICAZIONE ECOREGIONALE IN ITALIA Metodologia e dati di base L identificazione e la delimitazione delle ecoregioni segue anche in Italia un approccio gerarchico deduttivo. I livelli gerarchici, i criteri diagnostici e le scale ricalcano il modello nord-americano (Cleland et al. 1997) ma con significativi adattamenti che tengono conto della elevata complessità del territorio italiano. I dati ambientali di base sono stati raccolti, elaborati e integrati dal gruppo multidisciplinare di esperti coinvolti nel progetto che include climatologi, geomorfologi, geobotanici ed ecologi. DATI DI BASE Attributo biofisico Classi Fonti Bioclima Biogeografia Regioni macroclimatiche Tipi bioclimatici Piani bioclimatici Regioni/Subregioni Province Settori Carta Bioclimatica d Europa (Rivas-Martinez et al. 2004) Aggiornamento della Carta del Fitoclima d Italia (Blasi & Michetti 2005 e dati inediti) Biogeographic map of Europe (Rivas-Martinez et al. 2004) modificata secondo recenti proposte nazionali e locali (Biondi et al. 2006; Blasi et al. in press) Geomorfologia Sistemi orografici Modello Strutturale d Italia (Bigi et al. 1992) Regioni lito-strutturali e Settori morfo-tettonici Fogli geologici del Servizio Geologico Nazionale Vegetazione Land cover Struttura e fisionomia della vegetazione zonale Specie caratteristiche dei tipi di vegetazione dominanti Combinazioni di serie di vegetazione Serie di vegetazione prevalenti Categorie di copertura del suolo CORINE e indicatori ambientali di stato Tipologie e distribuzione del cambiamento di copertura del suolo e indicatori ambientali di pressione Carta della Vegetazione Naturale d Europa (Bohn et al. 2003) Carta delle Serie di Vegetazione d Italia (Blasi 2010) CORINE Land Cover 2000 e analisi del cambiamento 1990/2000 (APAT 2005) Rischio di incendio forestale (Marchetti et al.2004) SCHEMA DI CLASSIFICAZIONE GERARCHICA PER LE ECOREGIONI D ITALIA Livello Unità di applicazione ecologiche Continentale e Nazionale Scala Criteri di delimitazione Zone macroclimatiche Divisioni 1: Regioni e Subregioni biogeografiche Nazionale Province 1: Nazionale e Regionale Nazionale e Regionale Sezioni 1: Sottosezioni 1: Sistemi orografici Province biogeografiche Regioni lito-strutturali Settori biogeografici Tipi bioclimatici Settori morfo-tettonici Ombrotipo e termotipo Combinazione caratteristica di serie di vegetazione Descrittori vegetazionali Struttura e fisionomia dei principali tipi di vegetazione zonale Fisionomie vegetazionali dominanti, diffuse e distintive Combinazioni caratteristiche di serie di vegetazione Serie di vegetazione prevalenti Lo schema di classificazione nazionale Il gruppo multidisciplinare ha approntato uno schema classificatorio organizzato in quattro livelli che vanno dalla scala di applicazione continentale a quella nazionale e subnazionale. Le unità cartografiche sono state delineate sulla base di criteri diagnostici fisici e biologici e sono state descritte tramite le principali caratteristiche della vegetazione naturale potenziale. Il processo di classificazione può essere esteso a scale di maggior dettaglio in accordo con la proposta sviluppata per i paesaggi italiani a partire dal 2000 da Blasi et alii, arrivando così a definire Sistemi e Sottosistemi territoriali e Unità ambientali sulla base di informazioni di dettaglio relative a morfostrutture locali, litologia superficiale, topografia e singole serie di vegetazione. 6

9 ECOREGIONI D ITALIA Il processo di classificazione ecoregionale del territorio Italiano ha portato all identificazione e cartografia di 2 Divisioni, 13 Province, 33 Sezioni e circa 80 Sottosezioni. Ogni unità cartografica è espressa in legenda tramite un codice alfanumerico che ne indica il rango gerarchico e un nome esteso che specifica la localizzazione geografica e il fattore diagnostico principale. 1 DIVISIONE TEMPERATA 11 Provincia del Sistema Alpino settentrionale 11A Sezione della Catena Ligure 11B Sezione della Catena occidentale 11C Sezione delle Alpi Retiche 12 Provincia del Sistema Alpino meridionale 12A Sezione Prealpina 12B Sezione delle Alpi Orobie 12C Sezione Dolomitica 13 Provincia del Bacino Ligure-Padano 13A Sezione della Pianura Padana 13B Sezione dei Colli delle Langhe e Monferrato 14 Provincia della Catena Appenninica 14A Sezione dell Appennino Tosco-Emiliano 14B Sezione del Bacino Toscano 14C Sezione dell Appennino Umbro-Marchigiano 14D Sezione del Complesso Vulcanico Laziale 14E Sezione dell Appennino Laziale-Abruzzese 14F Sezione dell Appennino Campano-Lucano 15 Provincia dell Avanfossa Adriatica 15A Sezione delle Colline Picene 2 DIVISIONE MEDITERRANEA 21 Provincia del Borderland Tirrenico 21A Sezione Toscana 21B Sezione Romana 21C Sezione Laziale-Campana 22 Provincia del Blocco Sardo-Corso 22A Sezione dei Monti del Gennargentu 22B Sezione del Campidano-Sassarese 22C Sezione dell Iglesiente 23 Provincia del Blocco Pelagico 23A Sezione delle Isole di Pantelleria e Linosa 23B Sezione delle Isole di Lampedusa e Lampione 24 Provincia dell Avampaese Apulo-Ibleo 24A Sezione dei Monti Iblei 24B Sezione Apula 24C Sezione del Promontorio del Gargano 25 Provincia dell Avanfossa Bradanico-Siciliana 25A Sezione del Bacino Sicano 25B Sezione Bradanica 26 Provincia della Catena Appenninica Siciliana 26A Sezione Vulcanica Etnea 26B Sezione dei Monti Nebrodi-Madonie 27 Provincia dell Arco Eoliano 27A Sezione delle Isole Eolie 28 Provincia dell Arco Calabro-Peloritano 28A Sezione dei Monti Peloritani 28B Sezione Calabra 7

10 LE DIVISIONI D ITALIA Secondo le classificazioni a scala globale l Italia rientra nel Dominio Temperato Umido, caratterizzato da una pronunciata stagionalità per temperature e precipitazioni e da una variabilità rispetto al freddo invernale. Nell ambito di questo Dominio il Paese rientra in due Divisioni, Temperata e Mediterranea, a causa della sua estensione latitudinale, dell influenza del Mar Mediterraneo e dell andamento delle catene alpina e appenninica. Le Divisioni forniscono un quadro di riferimento per la pianificazione e le valutazioni strategiche, come la Strategia Nazionale per l Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Inoltre, la suddivisione dei dati dettagliati di copertura del suolo (APAT 2005) tra le due Divisioni nazionali consente di organizzare più efficacemente le politiche settoriali in campo urbanistico, agricolo e ambientale. DIVISIONI E POLITICHE SETTORIALI DISTRIBUZIONE DELLE COPERTURE DEL SUOLO Dati di base estratti da: APAT

11 Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Foto S. Burrascano 1 Divisione Temperata Distribuzione geografica. Arco Alpino, Pianura Padana, Appennini centro-settentrionali e parte degli Appennini meridionali fino al massiccio del Pollino tra Basilicata e Calabria. La Divisione rappresenta il 64% dei circa km² del territorio nazionale. Clima. Aridità estiva breve o assente e concentrazione delle precipitazioni nel periodo primaverile-estivo; differenza generalmente pronunciata tra temperature invernali ed estive, con un tipo oceanico (differenza minore di 17/18 C) lungo il versante appenninico occidentale e nella zona insubrica prealpina, un tipo semicontinentale (da 17 C a 21 C) lungo l arco alpino e il versante appenninico orientale e un tipo subcontinentale (da 21 C a 25 C) nella Pianura Padana. Le coste liguri ospitano una sottile fascia di variante a carattere Mediterraneo. Caratteri vegetazionali. La vegetazione naturale potenziale è prevalentemente forestale, a meno degli arbusteti e delle praterie dei piani montani superiori e delle linee di costa. Il settore italiano della Divisione appartiene alla Subregione biogeografica Alpino-Caucasica della Regione Eurosiberiana, caratterizzata da specie di latifoglie decidue dei generi Quercus, Fagus, Carpinus, Acer e Fraxinus, mentre le conifere dei generi Picea, Abies, Pinus e Larix diventano dominanti solo nei piani altomontano e subalpino. Classi di riferimento: Querco roboris-fagetea sylvaticae e Vaccinio-Piceetea. Copertura e uso del suolo. Le aree naturali e semi-naturali rappresentano la tipologia di copertura più estesa (47,1%) insieme alle aree agricole (46,6%); le superfici artificiali interessano il 4,7%, mentre zone umide e corpi idrici coprono rispettivamente lo 0,2% e 0,6% della Divisione. 2 Divisione Mediterranea Distribuzione geografica. Grandi e piccole isole, coste tirreniche fino al limite meridionale della Liguria orientale, Appennini meridionali a sud del massiccio del Pollino, settore ionico e coste adriatiche meridionali. La Divisione rappresenta il 36% del territorio nazionale. Clima. Presenza di aridità estiva, concentrazione delle precipitazioni nel periodo autunnale-invernale e differenza poco pronunciata tra temperature estive e invernali. I rilievi montuosi dell Appennino meridionale, della Sicilia e della Sardegna rappresentano una variante orografica a carattere temperato ma con ridotta continentalità (meno di 17 C). Caratteri vegetazionali. La vegetazione naturale potenziale è a struttura prevalentemente forestale con boschi di querce sempreverdi miste a caducifoglie grazie ad aridità estive non troppo pronunciate; boschi e arbusteti esclusivamente dominati da specie sclerofille sempreverdi (Quercus ilex, Q. suber e macchia mediterranea) caratterizzano solo una sottile fascia costiera lungo la penisola e penetrano significativamente all interno solo in Sardegna e nel plateau pugliese. La suddivisione tra le Subregioni biogeografiche mediterranee occidentale e orientale comporta una caratteristica combinazione di elementi mediterranei, illirici e subatlantici. Ordini di riferimento: Quercetalia pubescenti-petraeae, Quercetalia ilicis e Pistacio-Rhamnetalia alaterni. Copertura e uso del suolo. Le superfici agricole sono più Riserva Naturale di Vendicari. Sicilia. Foto R. Copiz estese delle aree naturali e semi-naturali (61,5% vs 32,9%); superfici artificiali e zone umide hanno la stessa importanza presentata nella Divisione Temperata, coprendo rispettivamente il 4,7% e lo 0,2%, mentre i corpi idrici sono relativamente più rappresentati con l 1,3%. 9

12 LE PROVINCE D ITALIA Descrittori vegetazionali per le Province a) fisionomie di vegetazione potenziale dominanti b) fisionomie di vegetazione potenziale diffuse c) fisionomie di vegetazione potenziale differenziali Dati di base estratti da: Blasi Provincia del BORDERLAND TIRRENICO a) Boschi a Quercus cerris Boschi ripariali e igrofili b) Altri boschi di querce (prevalentemente Quercus frainetto e Q. pubescens); boschi a Quercus ilex c) Boschi planiziali subcostieri con Fraxinus oxycarpa Serie di vegetazione e Province 11 Provincia del SISTEMA ALPINO SETTENTRIONALE a) Boschi di conifere misti a brughiere e cespuglieti subalpini Praterie primarie d altitudine alpine e subalpine b) Boschi a Fagus sylvatica; boschi a Quercus petraea c) Praterie primarie d altitudine con Sesleria, Carex, Festuca e specie erbacee di Salix 12 Provincia del SISTEMA ALPINO MERIDIONALE a) Boschi a Fagus sylvatica b) Boschi di conifere misti a brughiere e cespuglieti subalpini; boschi a Picea abies e boschi a Abies alba c) Comunità pioniere a Pinus sylvestris con Ostrya carpinifolia 13 Provincia del BACINO LIGURE-PADANO a) Boschi a Carpinus betulus e Quercus robur Boschi ripariali e igrofili b) Boschi a Quercus petraea c) Praterie e giuncheti alofili delle lagune adriatiche settentrionali 14 Provincia della CATENA APPENNINICA a) Boschi a Quercus cerris Boschi a Quercus pubescens b) Boschi a Fagus sylvatica; boschi misti con Ostrya carpinifolia c) Boschi planiziali e ripariali con Quercus robur, Carpinus betulus, Salix spp. e Alnus glutinosa delle conche intermontane appenniniche 15 Provincia dell AVANFOSSA ADRIATICA a) Boschi misti a Quercus pubescens b) Boschi ripariali e igrofili; boschi misti con Ostrya carpinifolia c) Boschi misti delle colline adriatiche subcostiere a Quercus pubescens, Q. cerris e Ostrya carpinifolia 22 Provincia del BLOCCO SARDO-CORSO a) Boschi a Quercus ilex Boschi a Quercus suber c) Boschi endemici sardi a Quercus ichnusa 23 Provincia del BLOCCO PELAGIO-MALTESE a) Boschi di pini mediterranei b) Macchia mediterranea pre-desertica ad Euphorbia dendroides; boschi a Quercus ilex c) Macchia mediterranea con Euphorbia dendroides, Juniperus turbinata e Periploca angustifolia 24 Provincia dell AVAMPAESE APULO-IBLEO a) Boschi a Quercus ilex b) Boschi a Quercus virgiliana; boschi a Q. trojana c) Boschi salentini a Quercus ithaburensis subsp. macrolepis; boschi delle Murge a Quercus trojana; macchia mediterranea siciliana con Rhus tripartita 25 Provincia dell AVANFOSSA BRADANICO-SICILIANA a) Boschi a Quercus virgiliana b) Boschi ripariali e igrofili; boschi misti a Quercus pubescens c) Praterie pioniere e macchia dei calanchi lucani con Pistacia lentiscus 26 Provincia della CATENA APPENNINICA SICILIANA a) Boschi a Quercus virgiliana b) Boschi a Quercus congesta; boschi a Q. suber e Q. ilex c) Boschi di conifere mediterraneo-montani con Abies nebrodensis 27 Provincia dell ARCO EOLIANO a) Boschi a Quercus ilex b) Boschi a Quercus virgiliana c) Macchia mediterranea pre-desertica ad Euphorbia dendroides 28 Provincia dell ARCO CALABRO-PELORITANO a) Boschi a Quercus virgiliana b) Boschi a Fagus sylvatica; boschi a Quercus cerris c) Boschi di conifere mediterraneo-montani con Pinus nigra subsp. calabrica 10

13 Applicazioni La regionalizzazione ecologica a livello di Provincia permette di definire meglio le azioni per la conservazione della biodiversità e lo sviluppo sostenibile. In Italia queste ampie unità ecologiche territoriali rappresentano un quadro di riferimento comune entro cui armonizzare le competenze decisionali nazionali e regionali. I processi di co-pianificazione stato-regioni dovrebbero poter utilizzare un inquadramento ecoregionale condiviso per evitare frazionamenti, particolarismi ed incongruenze. I campi di applicazione variano dalle strategie globali a quelle europee e includono diversi obiettivi della Convenzione sulla Diversità Biologica, della Strategia Globale ed Europea per la Conservazione delle Piante, della Strategia per lo Sviluppo Sostenibile del Mediterraneo e Piano d Azione per il Mediterraneo, della Direttiva Europea Habitat - 92/43/EEC, della Strategia Pan-Europea per la Diversità Biologica e Paesaggistica, del Libro Bianco per i Cambiamenti Climatici dell Unione Europea - COM (2009) 147, delle Linee Guida Strategiche per lo Sviluppo Rurale nell ambito delle Politiche Agricole Comunitarie. PROVINCE E CAUSE DI PERDITA DI BIODIVERSITÀ CAMBIAMENTI DI COPERTURA DEL SUOLO I cambiamenti di copertura del suolo tra il 1990 e il 2000 hanno interessato in modo significativo le Province della Catena Alpina settentrionale e della Catena Appenninica nell ambito della Divisione Temperata e la Provincia del Blocco Sardo-Corso nella Divisione Mediterranea. Come esempio si riportano le principali direttrici di cambiamento tra le categorie CORINE land cover di terzo livello nella matrice di transizione per la Provincia della Catena Appenninica. I valori sono espressi in ettari (in evidenza i valori superiori a 1000 o 5000 ha). Dati di base estratti da: APAT Tessuto urbano discontinuo 121 Aree industriali o commerciali 211 Seminativi non irrigati 221 Vigneti 242 Sistemi colturali e particellari complessi 243 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi natuarali importanti 311 Boschi di latifoglie 312 Boschi di conifere 313 Boschi misti di conifere e latifoglie 321 Praterie naturali 324 Aree boschive ed arbustive in evoluzione 334 Aree percorse da incendi INCENDI BOSCHIVI Province d Italia e rischio d incendio boschivo per il periodo invernale (a sinistra) ed estivo (a destra) derivato dalla combinazione tra clima, copertura della vegetazione e topografia. Dati di base estratti da: Marchetti et al

14 LE SEZIONI D ITALIA Con questo progetto è stato possibile identificare a scala nazionale 33 Sezioni, 15 nelle Province della Divisione Temperata e 18 nelle Province della Divisione Mediterranea. Queste unità costituiscono un supporto a disposizione della ricerca scientifica e della pianificazione per la comunicazione e il coordinamento a livello nazionale, che consente di uniformare la gestione delle analisi ambientali e l organizzazione degli inventari delle risorse ad ampia scala e di comparare i risultati. Costituiscono inoltre una base scientifica per la pianificazione d area vasta, le valutazioni regionali e i programmi di monitoraggio. Per questi motivi le Sezioni rappresentano un quadro di riferimento ecologico idoneo alla redazione dei piani paesaggistici regionali, dei piani di gestione per i siti della rete Natura2000 e per le politiche regionali di sviluppo rurale. Sezioni d Italia Serie di Vegetazione e Sezioni della Regione Veneto Dati di base estratti da: Blasi Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Foto C. Lasen 12

15 CORINE land cover (I livello) e Sezioni della Regione Veneto Dati di base estratti da: APAT Applicazioni Esempio: l uso della classificazione ecoregionale a livello di Sezioni nei piani di gestione dei siti Natura2000 e nella programmazione del monitoraggio degli habitat. Il caso della Regione Veneto. 12A Sezione Prealpina: localizzata nel settore nord-occidentale, la Sezione occupa il 32% della Regione. Bioclima temperato semicontinentale-subcontinentale. Potenzialità diffusa per boschi basifili a Fagus sylvatica, boschi neutro-basifili a Quercus robur e Carpinus betulus, e boschi a Ostrya carpinifolia e Fraxinus ornus. Coperture del suolo prevalenti costituite da boschi di latifoglie e secondariamente da boschi di conifere. Aree agricole prevalenti a sistemi particellari complessi con copertura significativa della vegetazione naturale. I siti Natura2000 coprono ha (10% della superficie regionale). Siti Natura2000 e Sezioni della Regione Veneto Dati di base estratti da: 12C Sezione Dolomitica: localizzata nel settore settentrionale, la Sezione copre il 10% della Regione. Bioclima temperato oceanico. Potenzialità per mosaici di boschi acidofili a Picea excelsa localmente con Fagus sylvatica e per boschi basifili a Picea excelsa con arbusti di Pinus prostrata. Potenzialità per le brughiere a Rhododendrum ferrugineum e per le praterie primarie d altitudine nel piano alpino. Prevalgono foreste di conifere, praterie naturali e rocce nude alle quote più elevate. I siti Natura2000 coprono ha (6% della superficie regionale). 13A Sezione della Pianura Padana: localizzata nel settore sud-orientale, la Sezione copre il 58% della Regione. Bioclima temperato subcontinentale. Potenzialità per boschi neutro-basifili a Quercus robur e Carpinus betulus e per mosaici di vegetazione igrofila nelle pianure alluvionali. Aree agricole dominate da seminativi. I siti Natura2000 coprono ha (6% della superficie regionale), e sono localizzati prevalentemente lungo la costa. 13

16 SOTTOSEZIONI D ITALIA Definizione gerarchica deduttiva e caratterizzazione delle Sottosezioni. Il caso dei Colli Albani (Italia centro-occidentale). Configurazione spaziale di Serie di vegetazione (a sinistra) e Copertura del suolo (a destra) nella Provincia del Borderland Tirrenico della Divisione Mediterranea (a/b), Sezione Romana (c/d) e Sottosezione dei Colli Albani (e/f). 14

17 Applicazioni Qualità ambientale della copertura del suolo e valutazione dello stato di conservazione paesaggistico a supporto della definizione della rete ecologica per il Piano Territoriale Generale della Provincia di Roma (Blasi et al. 2008; Porzione della Sottosezione dei Colli Albani: Qualità ambientale della copertura del suolo Provincia di Roma: Rete Ecologica Territoriale Porzione della Sottosezione dei Colli Albani: Stato di conservazione paesaggistico Provincia di Roma: Disegno programmatico di struttura del Piano Territoriale Provinciale Generale Colli Albani nei pressi del Lago di Giulianello. Lazio. Foto R. Copiz 15

18 Calanchi della bassa Val d Agri. Basilicata. Foto M.M. Azzella Riserva Naturale del Lago di Canterno. Lazio. Foto R. Copiz CONCLUSIONI Sono circa 10 anni che il nostro gruppo di ricerca si sta occupando di classificazione ecologica territoriale. Nel 2000 venne infatti proposta una classificazione gerarchica territoriale deduttiva finalizzata alla individuazione di aree omogenee per caratteri fisici e vegetazionali a scala di sempre maggiore dettaglio (Regioni, Sistemi, Sottosistemi, Unità ambientali). Per evitare l individuazione di ambiti territoriali basati sulla sovrapposizione di tematismi non sempre definiti in modo omogeneo per l intero territorio nazionale, sono quindi state avviate nuove elaborazioni cartografiche a piccola scala (1: , comunque di grande dettaglio se riferite alla scala continentale) finalizzate alla definizione del Fitoclima d Italia, della Geomorfologia d Italia e delle Serie di vegetazione d Italia. Il tutto con il contributo di moltissimi esperti di diversa estrazione disciplinare provenienti dalle diverse aree geografiche d Italia. Finalmente, dopo circa 10 anni di ricerca e di importanti risultati riconosciuti a livello internazionale, si ha la possibilità di definire e cartografare, secondo un approccio divisivo, le Ecoregioni d Italia (Divisioni, Province, Sezioni e Sottosezioni): dai primi livelli coerenti con la scala continentale fino agli ambiti di maggiore dettaglio di grande interesse a livello locale. In questo modo la classificazione ecologica, sia nella sintesi integrata che dà luogo ai diversi livelli ecoregionali che nei singoli tematismi, offre una modellizzazione utile nella pianificazione ambientale paesaggistica e territoriale. In sintesi la classificazione ecologica adottata ci ha permesso di individuare 2 Divisioni, 13 Province, 33 Sezioni e circa 80 Sottosezioni che, integrate con la cartografia delle Serie di Vegetazione e le conoscenze sull uso e copertura del suolo, offrono un panorama conoscitivo assolutamente unico a scala europea. Tutto il percorso illustrato si affianca agli obiettivi della Strategia Nazionale per la Biodiversità perché sostiene in termini scientifici la possibilità di definire le azioni e le priorità anche a scala di grande dettaglio (Province, Comuni, Aree Protette) e, in particolare, di individuare gli indicatori e di pianificare i programmi di monitoraggio tenendo contemporaneamente in considerazione le caratteristiche fisiche e biologiche potenziali di una determinata area e il relativo uso del suolo. Litorale della Pianura Pontina. Lazio meridionale. Foto R. Copiz Catena del Lagorai. Alpi sud-orientali. Foto R. Frondoni

19 BIBLIOGRAFIA APAT La realizzazione in Italia del progetto Europeo Corine Land Cover Rapporti, 61/2005: 86 pp. Bailey R.G Ecoregions of the Continents. U.S. Department of Agriculture, Forest Service.Washington. Bailey R.G Ecosystem Geography. Springer-Verlag, New York. Bailey R.G Identifying Ecoregion Boundaries. Environmental Management 34(1):S14 S26. Bigi G., Cosentino D., Parotto M., Sartori R., Scandone P. (eds) Modello strutturale tridimensionale d Italia in scala 1: CNR-Centro Nazionale delle Ricerche, Roma. Biondi E., Allegrezza M., Casavecchia S., Pesaresi S., Vagge I Lineamenti vegetazionali e paesaggio vegetale dell Appennino centrale e settentrionale. Biogeographia XXVII: Blasi C. (ed) La Vegetazione d Italia con Carta delle Serie di Vegetazione in scala 1: Palombi & Partner S.r.L., Roma. Blasi C., Carranza M.L., Frondoni R., Rosati L Ecosystem classification and mapping: a proposal for Italian Landscapes. Applied Vegetation Science 2: Blasi C., Filibeck G., Burrascano S., Copiz R., Celesti-Grapow L., Di Pietro R., Ercole S., Lattanzi E., Rosati L., Tilia A. (in press) Primi risultati per una nuova regionalizzazione fitogeografica del territorio italiano. Biogeographia XXVIII: Blasi C., Michetti L Biodiversity and climate. In: Blasi C., Boitani L., La Posta S., Manes F., Marchetti M. (eds) Biodiversity in Italy. Contribution to the National Biodiversity Strategy. Palombi Editori, Rome. pp Blasi C., Zavattero L., Marignani M., Smiraglia D., Copiz R., Rosati L., Del Vico E The concept of land ecological network and its design using a land unit approach. Plant Biosystems 142 (3): Bohn U International project for the construction of a map of the natural vegetation of Europe at a scale of 1:2.5 million - its concept, problems of harmonisation and application for nature protection. Working text, Bundesamt für Naturschutz (BfN). Bohn U., Neuhäusl R., Mitarbeit U. (eds) Map of the Natural Vegetation of Europe. Scale 1 : Bundesamt für Naturschutz (BfN)/Federal Agency for Nature Conservation, Bonn. Bunce R.G.H A European Land Classification. Institute of Terrestrial Ecology, Merlewood Cleland D.T., Avers P.E., McNab W.H., Jensen M.E., Bailey R.G., King T., Russell W.E National Hierarchical Framework of Ecological Units. In: Boyce M.S., Haney A. (eds) Ecosystem Management Applications for Sustainable Forest and Wildlife Resources. Yale University Press, New Haven, CT. pp EEA (European Environment Agency) Digital Map of European Ecological Regions. FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) Global Forest Resources Assessment. Main Report. FAO Forestry Paper, 140. GEO (Group on Earth Observations) Ecosystems. Work plan activities: Geneva, Switzerland, Group on Earth Parco Nazionale della Majella. Foto G. Capotorti Klijn F., Udo de Haes H.A A hierarchical approach to ecosystems and its implications for ecological land classification. Landscape Ecology 9(2): Marchetti M., Bertani R., Scatarzi I Zonizzazione del territorio italiano in funzione del rischio di incendio. In Blasi et al. (eds) Incendi e complessità ecosistemica. Palombi & Partner. pp Marshall I.B., Schut P.H A national ecological framework for Canada. Ecosystems Science Directorate, Environment Canada and Research Branch, Agriculture and Agri-Food Canada. Ottawa, Ontario, Canada. Olson D.M., Dinerstein E., Wikramanayake E.D., Burgess N.D., Powell G.V.N., Underwood E.C., D Amico J.A., Strand H.E., Morrison J.C., Loucks C.J., Allnutt T.F., Lamoreux J.F., Ricketts T.H., Itoua I., Wettengel W.W., Kura Y., Hedao P., Kassem K Terrestrial ecoregions of the world: a new map of life on Earth. BioScience 51(11): Omernik J.M Perspectives on the Nature and Definition of Ecological Regions. Environmental Management 34, Suppl. 1: S27-S38. Rivas-Martínez S., Penas A., Díaz T.E Bioclimatic and biogeographic maps of Europe. Sayre R., Bow J., Josse C., Sotomayor L. Touval J Terrestrial Ecosystems of South America. In: Campbell J.C., Jones K.B., Smith J.H., Koeppe M.I. (eds) North America Land Cover Summit. Washington, DC. Chapter 9. Sayre R., Comer P., Warner H., Cress J A new map of standardized terrestrial ecosystems of the conterminous United States. U.S. Geological Survey Professional Paper 1768, 17 p.

20 Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Via Cristoforo Colombo, Roma Telefono: Società Botanica Italiana onlus Via G. La Pira, 4I Firenze Telefono: Fax: sbi@unifi.it Centro Interuniversitario di Ricerca Biodiversità, Fitosociologia ed Ecologia del Paesaggio Sapienza Università di Roma Dipartimento di BiologiaVegetale P.le Aldo Moro, 5I Roma Telefono: Fax: cirbfep@uniroma1.it Università degli Studi di Salerno Dipartimento di Ingegneria Civile Via Ponte don Melillo Fisciano (SA) Telefono: Fax:

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