DATI ISTAT SULLA FORZA LAVORO
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- Viola Graziano
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1 DATI ISTAT SULLA FORZA LAVORO A partire dal 2004 l Istat ha iniziato a condurre una nuova serie di rilevazioni sulle forze di lavoro: si tratta di un radicale rinnovamento, dettato in primo luogo dall esigenza di operare un armonizzazione alle disposizioni dell Unione europea, al fine di rendere maggiormente comparabili le statistiche internazionali sul mercato del lavoro. La principale innovazione consiste nel passaggio dalla rilevazione trimestrale, effettuata in una specifica settimana di ciascun trimestre, alla rilevazione continua, distribuita su tutte le settimane dell anno. Oltre a quanto richiesto dalla normativa europea, la base informativa dell indagine è stata ampliata per fotografare con maggiore precisione un mercato del lavoro sempre più multiforme. La rilevazione si caratterizza per la definizione di nuovi criteri di individuazione degli occupati e delle persone in cerca di lavoro. Inoltre, per accrescere il patrimonio informativo, il questionario è stato articolato in modo da cogliere nuovi e importanti aspetti dell attività lavorativa, della disoccupazione, dell istruzione e formazione e delle relazioni familiari degli intervistati. La nuova Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro (RCFL) presenta profonde e numerose innovazioni rispetto alla precedente Rilevazione Trimestrale (RTFL). Tali innovazioni comportano inevitabilmente una rottura nella continuità delle serie storiche dei principali indicatori del mercato del lavoro, rendendo impossibili i confronti intertemporali dei dati. Per rendere confrontabili le nuove stime rispetto ai dati riferiti agli anni passati l Istat ha provveduto a ricostruire le serie storiche dei principali indicatori del mercato del lavoro relative al periodo ottobre ottobre Con questa operazione di ricostruzione si offrono serie storiche coerenti con la nuova rilevazione e utilizzabili per l analisi del mercato del lavoro sul lungo, medio e breve periodo. A livello nazionale e regionale i risultati della ricostruzione finora diffusi hanno evidenziato un livello di occupazione più alto di quello espresso dalle serie della RTFL precedentemente pubblicate, grazie alla capacità della nuova indagine di cogliere una platea più ampia di persone occupate. Il livello della disoccupazione e del tasso di disoccupazione risultano inferiori a quelli precedentemente pubblicati lungo tutta la serie (la differenza media è di 0,4 punti percentuali nel dato riferito al totale della popolazione). Per il mercato del lavoro regionale, invece, i dati finora diffusi relativi al primo semestre 2004 mostrano segnali di cedimento rispetto allo stesso periodo del 2003: dopo anni di costante crescita si assiste al ridimensionamento della consistenza degli occupati ( , pari a 1,6%) e alla crescita del numero di persone in cerca di occupazione ( , pari a +27,1%). Il tasso di disoccupazione, che misura l incidenza delle persone in cerca di occupazione sulla forza lavoro, è aumentato passando dal 2,8 al 3,5 per cento. Come per la vecchia RTFL, anche la nuova rilevazione è progettata per garantire stime trimestrali a livello regionale e nazionale e stime annuali a livello provinciale. Per poter disporre dei dati provinciali della nuova rilevazione occorrerà attendere i primi mesi del prossimo anno. E probabile, come già avvenuto per i livelli territoriali più ampi, che la nuova serie storica presenti dati in parte differenti rispetto a quelli finora riportati.
2 Nel 2003 l indagine Istat sulle forze di lavoro ha confermato la favorevole situazione del mercato del lavoro, mettendo in evidenza una nuova significativa crescita del numero degli occupati, nonostante la fase di forte rallentamento ciclico. Su base annua l occupazione è cresciuta del 3,6% e, in particolare, si è registrato rispetto all anno precedente un forte incremento delle donne occupate (+4mila unità), a fronte della stabilità dei livelli occupazionali maschili; questo andamento ha permesso di ridurre l ampio divario occupazionale esistente a livello provinciale tra uomini e donne. Le persone in cerca di occupazione nell arco del triennio 2001/2003 si sono dimezzate, passando da 6mila a 3mila unità. Il tasso di disoccupazione si è così ridotto in tutte le sue componenti: quella maschile ha raggiunto livelli frizionali (1,5%), segnalando possibili difficoltà di reperimento di personale da parte del sistema produttivo locale; quella femminile ha confermato il suo trend discendente iniziato nella seconda metà degli anni Novanta, dimezzandosi rispetto al livello del Provincia di Piacenza: forze di lavoro e tassi di disoccupazione, occupazione e attività, anni FORZE DI LAVORO OCCUPATI maschi femmine PERSONE IN CERCA DI OCCUPAZIONE maschi femmine TOTALE FORZE DI LAVORO maschi femmine TASSO DI DISOCCUPAZIONE 5,1 4,3 2,5 maschi 2,9 1,5 1,5 femmine 8,2 6,3 4,0 TASSO DI OCCUPAZIONE 46,4 48,3 48,9 maschi 57,9 60,4 58,8 femmine 36,6 37,0 39,7 TASSO DI ATTIVITA' 49,4 50,4 50,2 maschi 59,6 61,3 59,7 femmine 39,8 40,3 41,3 Le somme possono non coincidere con i totali a causa degli arrotondamenti. Le composizioni percentuali sono calcolate sulla popolazione di età superiore ai 15 anni. Con la rilevazione di aprile 2001 è stata modificata la domanda relativa alla disponibilità al lavoro che è richiesta essere immediata. Differenziando l andamento del mercato del lavoro in base al genere si osserva come nel 2003 la partecipazione femminile al mercato del lavoro, misurata dall aggregato forze di lavoro, sia aumentata di 2mila unità. Sul complesso delle donne residenti in provincia di Piacenza di 15 anni e oltre, la partecipazione femminile risulta in costante crescita, e a partire dal 2002 il
3 tasso di attività femminile supera la soglia del 40%. Anche il tasso di occupazione femminile fa segnare una crescita consistente, passando dal 37,0% del 2002 al 39,7% del A fronte di eccellenti risultati da parte della componente femminile della forza lavoro, da sempre svantaggiata in termini occupazionali nel mercato del lavoro locale, si è assistito ad un peggioramento dei tassi di occupazione e di attività maschili, scesi entrambi di 1,6% rispetto al Una spiegazione delle performances negative della componente maschile della forza lavoro è legata alla grave situazione demografica provinciale, caratterizzata da un alta incidenza delle fasce di età più anziane della popolazione, che incide sulla consistenza dell offerta di lavoro a livello locale. Un contributo importante per fronteggiare il processo di invecchiamento della popolazione in età attiva e contenere le tensioni dal lato dell offerta sul mercato del lavoro locale viene fornito dalla popolazione straniera (quasi il 60% degli immigrati residenti in provincia di Piacenza appartiene alla fascia di età anni). Il miglioramento della situazione occupazionale è riconducibile a diversi motivi: gli interventi di riforma del mercato del lavoro nella seconda metà degli anni Novanta (il pacchetto Treu del 1997, che favorisce l utilizzo di forme di lavoro a termine e a tempo parziale), che hanno favorito la diffusione di forme contrattuali flessibili, la moderazione salariale, gli incentivi all occupazione (credito d imposta), l emersione del lavoro sommerso e la messa in atto a livello locale di una serie di strumenti di politica attiva (tirocini, PIP, formazione professionale) che hanno favorito l inserimento lavorativo di ampie fasce di popolazione, soprattutto in età giovanile. La situazione descritta dai dati Istat non riflette ancora gli effetti della Legge Biagi, approvata definitivamente solo a settembre: per valutare gli effetti di tale riforma sarà necessario attendere il prossimo anno. Sul ridimensionamento del numero di persone in cerca di lavoro e, conseguentemente, dei Occorre altresì evidenziare come sul ridimensionamento del numero di persone in cerca di lavoro e, conseguentemente, dei livelli del tasso di disoccupazione ha senz altro inciso l introduzione da parte dell Istat, nella definizione della condizione di persona in cerca di occupazione, dell immediata disponibilità (entro due settimane) ad accettare un lavoro, qualora venga offerto. 10 Tasso di disoccupazione - serie storica valori % Totale maschi femmine
4 Confrontando gli indici provinciali del mercato del lavoro con quelli regionali e delle province limitrofe emerge la posizione di svantaggio della provincia di Piacenza, con riferimento sia ai tassi di attività che di occupazione, che presentano valori inferiori rispetto a tutte le realtà territoriali di riferimento. Rispetto al 2002 si è ampliato il divario tra i tassi di attività e occupazione provinciali e quelli regionali (rispettivamente da 3,0 e 3,3 a 3,8 e 3,5 punti percentuali). Mentre i tassi di attività e occupazione femminile, pur discostandosi di oltre 4 punti percentuali rispetto al dato medio regionale, riducono nel 2003 la distanza con il livello regionale, la situazione occupazionale maschile fa segnare un arretramento (tasso di attività risulta addirittura inferiore alla media nazionale). Indici del mercato del lavoro: provincia di Piacenza e confronti territoriali anno 2003 PROVINCE TASSO DI ATTIVITA' TASSO DI OCCUPAZIONE TASSO DI DISOCCUPAZIONE E Piacenza 50,2 48,9 2,5 Parma 55,0 53,3 3,1 Cremona 53,3 51,6 2,6 Lodi 56,7 53,8 5,1 Pavia 51,9 49,3 4,5 Milano 53,1 50,7 4,6 Emilia Romagna 54,0 52,4 3,0 Italia 49,1 44,8 8,7 Piacenza 59,7 58,8 1,5 Parma 63,1 61,9 1,9 Cremona 64,0 63,3 1,1 Lodi 67,9 65,5 1,8 Pavia 62,4 60,5 3,1 Milano 63,9 61,5 3,7 Emilia Romagna 62,7 61,5 2,0 Italia 62,0 57,8 6,8 Piacenza 41,3 39,7 4,0 Parma 47,0 44,8 4,7 Cremona 43,3 41,3 4,6 Lodi 46,1 42,7 7,3 Pavia 41,7 39,0 6,5 Milano 43,2 40,8 5,6 Emilia Romagna 46,0 43,9 4,5 Italia 37,1 32,8 11,6 Le composizioni percentuali sono calcolate sulla popolazione di età superiore ai 15 anni. Con la rilevazione di aprile 2001 è stata modificata la domanda relativa alla disponibilità al lavoro che è richiesta essere immediata.
5 Dalla lettura dei dati sembra che lo sforzo compiuto in questi anni per attrarre quote maggiori di popolazione femminile nel mercato del lavoro stia producendo importanti risultati, mentre la componente maschile della forza lavoro, come già ricordato, pare risentire fortemente dell alto tasso di invecchiamento della popolazione attiva, che riduce l offerta di lavoro a livello locale. Occupati per settori di attività economica e sesso: provincia di Piacenza e confronti territoriali. Valori percentuali, anno 2003 PROVINCE Agricoltura Industria in complesso Trasformaz. industriale Costruzioni Terziario in complesso Commercio E Piacenza 3,5 33,9 24,3 7,8 62,6 15,7 Parma 3,2 37,4 29,4 7,0 59,4 13,4 Cremona 7,3 37,3 28,9 6,6 55,7 13,2 Lodi 4,2 38,6 29,0 6,5 57,6 15,1 Pavia 3,8 34,7 24,9 7,5 61,5 15,5 Milano 0,7 33,9 27,3 5,5 65,4 15,9 Emilia Romagna 5,0 36,0 27,9 7,2 59,1 15,8 Italia 4,9 31,8 22,7 8,2 63,3 16,0 Piacenza 4,5 44,8 29,9 11,9 50,7 14,9 Parma 3,8 48,1 35,6 11,5 48,1 12,5 Cremona 10,2 44,3 31,8 10,2 45,5 13,6 Lodi 5,5 49,1 34,5 10,9 45,5 12,7 Pavia 4,7 44,1 28,3 12,6 51,2 15,0 Milano 0,9 41,8 32,0 8,2 57,2 16,0 Emilia Romagna 5,9 44,8 32,0 11,5 49,4 15,1 Italia 5,4 39,1 25,4 12,4 55,4 15,6 Piacenza 2,1 16,7 16,7 2,1 81,3 16,7 Parma 2,4 23,2 21,9 1,2 74,4 14,6 Cremona 3,2 25,8 24,2 1,6 71,0 12,9 Lodi 2,6 23,7 21,0 0,1 73,7 18,4 Pavia 2,3 20,7 19,5 1,1 77,0 16,1 Milano 0,3 23,0 20,8 1,6 76,7 15,9 Emilia Romagna 3,9 24,5 22,6 1,6 71,6 16,8 Italia 3,9 19,9 18,1 1,4 76,2 16,7 Con riguardo alla ripartizione degli occupati per macrosettori di attività si osserva nel 2003 una redistribuzione degli occupati a favore del terziario, che accresce la sua incidenza sul totale (dal 62,0% al 62,6%) a scapito del settore primario, che vede nell ultimo anno un ulteriore calo di occupati (l incidenza sul totale passa dal 4,4% al 3,5%). Gli occupati nell industria mantengono inalterata l incidenza sul totale, pur registrandosi una redistribuzione all interno del settore: a fronte dell incremento del manifatturiero (passato
6 dal 23,5% al 24,3%) si osserva una contrazione degli occupati nelle costruzioni (l incidenza sul totale scende dall 8,7% al 7,8%). La provincia di Piacenza si distingue per presentare, nel confronto con le province limitrofe e con la media regionale, la quota maggiore di donne occupate nel terziario (81,3%), anche se nell ultimo anno l incidenza delle donne occupate in questo settore si è ridotta a favore del settore secondario (le donne impiegate nell industria passano dal 15,3% del 2002 al 16,7% del 2003), grazie all incremento dell occupazione femminile nel manifatturiero (+3,1%). Nonostante questo lieve progresso, comunque, la quota di donne occupate nell industria piacentina resta inferiore rispetto sia alle province limitrofe che alla media regionale. Tassi di occupazione per classi di età, Piacenza e confronti territoriali. Valori percentuali, Anno 2003 PROVINCE TOTALE TOTALE Piacenza 34,4 80,6 66,9 64,0 49,0 Parma 42,2 80,2 71,9 69,2 53,2 Cremona 35,5 81,5 69,0 65,3 51,7 Lodi 37,4 83,8 67,3 64,9 54,1 Pavia 31,8 71,3 66,6 62,9 49,3 Milano 33,1 78,0 67,3 63,7 50,7 Emilia Romagna 40,0 81,3 71,3 68,3 52,4 Italia 24,9 62,6 62,2 56,0 44,8 Piacenza 38,8 83,2 77,7 72,7 58,5 Parma 51,2 83,4 80,4 77,0 62,3 Cremona 41,8 93,1 81,0 76,3 63,2 Lodi 40,8 91,9 80,5 75,7 66,1 Pavia 35,3 80,1 78,4 73,1 60,5 Milano 36,7 80,8 79,6 73,4 61,5 Emilia Romagna 43,0 85,9 80,7 76,2 61,5 Italia 29,1 71,9 78,4 69,3 57,8 Piacenza 29,3 78,2 56,1 55,2 40,0 Parma 32,4 77,5 63,2 61,4 44,8 Cremona 29,2 71,5 56,6 54,2 41,2 Lodi 33,6 77,6 53,2 53,8 42,7 Pavia 27,9 63,4 54,2 52,2 38,8 Milano 29,3 75,1 55,3 53,8 40,7 Emilia Romagna 36,9 76,7 61,9 60,2 43,9 Italia 20,6 53,2 46,1 42,7 32,8 I dati relativi al tasso di occupazione per classi di età mostrano valori piuttosto contenuti per la classe più giovane (15-24 anni), soprattutto a causa dell alto tasso di scolarizzazione superiore e del massiccio accesso all istruzione universitaria da parte dei giovani piacentini.
7 La classe di età successiva, dai 25 ai 29 anni, presenta valori in linea con le province di confronto, con tassi generalmente al di sopra all 80%, superiori alla media nazionale di quasi 20 punti percentuali; particolarmente positivo appare il dato relativo al tasso di inserimento occupazionale delle ragazze, superiore sia alle province limitrofe che alla media regionale. La classe compresa tra i 30 e i 64 anni presenta un tasso di occupazione tra i più bassi, sia con riferimento alla componente maschile che a quella femminile. Occorre comunque evidenziare il miglioramento rispetto al 2002 del tasso di occupazione femminile, passato dal 53,3 al 56,1%, che ha consentito di ridurre da 7,2 a 5,8 punti percentuali il divario con il dato medio regionale. I dati relativi al tasso di disoccupazione per classi di età mostrano come la provincia di Piacenza si collochi in una situazione migliore rispetto alle altre realtà territoriali in tutte le fasce considerate, tanto che sia per la componente femminile che per quella maschile sembrano intravedersi segnali di possibili difficoltà di reperimento di manodopera da parte delle imprese locali. Tassi di disoccupazione per classi di età, Piacenza e confronti territoriali. Valori percentuali, Anno 2003 PROVINCE TOTALE TOTALE Piacenza 6,6 5,4 1,8 2,6 2,5 Parma 12,0 6,0 2,4 3,2 3,1 Cremona 12,1 6,7 1,6 2,8 2,7 Lodi 16,3 10,3 2,7 4,6 4,6 Pavia 18,3 9,2 3,5 4,6 4,5 Milano 14,9 10,0 3,1 4,6 4,5 Emilia Romagna 8,8 6,2 2,2 3,1 3,1 Italia 27,1 19,6 5,6 8,8 8,7 Piacenza 5,5 4,2 1,2 1,8 1,7 Parma 6,1 3,4 1,6 1,9 1,9 Cremona 8,6 4,4 0,6 1,4 1,4 Lodi 13,8 8,3 0,6 2,2 2,2 Pavia 16,1 7,3 2,3 3,2 3,2 Milano 13,9 9,6 2,3 3,8 3,7 Emilia Romagna 6,7 4,7 1,3 2,0 1,9 Italia 24,2 17,2 4,1 6,9 6,8 Piacenza 8,3 6,7 2,8 3,7 3,6 Parma 20,7 8,8 3,5 4,7 4,6 Cremona 16,6 9,4 3,1 4,6 4,6 Lodi 19,5 12,2 5,9 7,9 7,9 Pavia 21,3 11,4 5,2 6,5 6,5 Milano 16,2 10,5 4,3 5,7 5,7 Emilia Romagna 11,2 8,0 3,5 4,5 4,5 Italia 30,9 22,7 8,0 11,7 11,6 Fonte: Istat, Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro
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