1. Caro signor Leonardo, può dirci quando è vissuto? Tutti sanno che io sono vissuto tra la seconda metà del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento,

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2 1. Caro signor Leonardo, può dirci quando è vissuto? Tutti sanno che io sono vissuto tra la seconda metà del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, in pieno Rinascimento. Questo fu un periodo importantissimo per l'italia e per il mondo perché fu caratterizzato da un straordinario sviluppo delle arti, della letteratura e delle scienze. Per la precisione io sono nato nel 1452 ad Anchiano, una frazione di Vinci, in provincia di Firenze, e sono morto nel 1519 in Francia.

3 2. In quali luoghi ha trascorso la sua vita? Ho trascorso i primi 30 anni della mia vita in Toscana, soprattutto a Firenze, poi mi sono trasferito a Milano, alla corte di Ludovico il Moro, per 17 anni. Nel 1499 ho lasciato Milano e ho iniziato a peregrinare per l'italia di corte in corte. Infine ho accettato l'invito a trasferirmi in Francia nel castello di Cloux per lavorare alla corte del Re, Francesco I, con l'incarico di "primo pittore, ingegnere e architetto del Re". Sono morto nella residenza di Cloux e mi hanno sepolto nella chiesa di S.Valentino, ad Amboise.

4 3. Caro signor Leonardo, quali erano i suoi rapporti con la famiglia? Nei miei scritti accenno solo raramente ai miei familiari e alla mia giovinezza. Sono figlio naturale di un notaio, Ser Piero e di Donna Caterina, che poi ha sposato un altro uomo. Ho trascorso i primi otto anni a Vinci nella casa di mio nonno; durante questo periodo, in compagnia dello zio Francesco, facevo spesso lunghe passeggiate per osservare la natura. Successivamente mi sono spostato a Firenze da mio padre, che nel frattempo si era sposato con Albiera Amadori. Ero un ragazzo sano e vivace, seguito con molta cura e affetto dalla nuova moglie di mio padre. Purtroppo, solo da adulto, mi sono riavvicinato alla mia vera madre.

5 4. Signor Leonardo, che studi ha fatto? Da giovane non ho dedicato molto tempo allo studio, tanto che poi in età adulta mi è dispiaciuto di non conoscere il latino e la geometria, materie che però ho studiato da solo. Ho trascorso molto tempo a curiosare tra i cantieri e le botteghe di Firenze prendendo appunti ed esercitandomi a disegnare. All'età di circa 17 anni sono andato a studiare nella famosa bottega di Andrea Cione detto il Verrocchio, uno degli artisti più richiesti di Firenze. In verità, il fatto di non aver avuto una formazione "classica" alla lunga si è rivelato una delle mie carte vincenti, perché mi ha permesso di apprezzare il valore dell'esperienza pratica. Ho capito l'importanza sia della pratica sia della teoria, e ho tentato di unirle in un sapere più completo.

6 5. Perché è ancora ritenuto un grande artista? Perché ho dipinto quadri famosissimi come "L'Ultima Cena", "La Gioconda","La Vergine delle Rocce", "La Dama con l'ermellino". Sono opere in cui il mio talento naturale si unisce ad un attento studio della figura umana e alla continua sperimentazione tecnica.

7 6. Perché oggi lei è ancora così importante per l umanità? Forse perché mi considerano da sempre il simbolo del "genio" universale, in ogni campo: dall'arte alla scienza alla tecnologia. In verità io non ero un genio isolato: dovete collegarmi all'epoca in cui vissi, il Rinascimento, che vide una fioritura senza precedenti delle arti e delle scienze. La mia fama risale solo ai primi anni del Novecento: grazie alla pubblicazione del Codice Atlantico, se prima ero considerato solo un grande artista, da quel momento la mia dimensione tecnicoscientifica acquistò fama internazionale.

8 7. Signor Leonardo, perché è stato così importante per la scienza? Perché per tutta la vita ho cercato di "capire" la natura, di comprenderne le leggi profonde. E la natura può essere capita in un solo modo: osservandola. Per questo ho riempito migliaia di fogli di minuziosi disegni con cui ho descritto il corpo umano, i fiori, il comportamento dell'acqua, il volo degli uccelli Tutto ciò che era natura da indagare mi affascinava. E per questo ho fornito contributi significativi a numerose scienze: dall'anatomia all'idraulica, dalla geologia alla geometria, dalla botanica alla zoologia. L'osservazione della natura non era fine a se stessa, ne cercavo i segreti per impadronirmene: studiavo il volo degli uccelli per costruire macchine volanti, il moto dei fluidi per utilizzare l'energia dell'acqua, studiavo il corpo umano per ritrarlo nei miei quadri.

9 8. Che macchine ha progettato? Ho fatto migliaia di disegni di macchine, da quelle per volare a quelle per lavorare, dalle macchine da guerra ai ponti militari. Alcune non sono macchine inventate da me, ma soltanto schizzi di macchine osservate nei cantieri o nelle botteghe artigiane. La maggior parte però sono invenzioni originali e di esse ho lasciato accurate descrizioni.

10 9. Lei costruiva realmente tutte le macchine che progettava? I miei erano essenzialmente studi, schizzi, progetti. Solo ad alcuni di questi disegni seguiva una effettiva costruzione; la maggior parte restava al puro stato ideale.

11 10. E' riuscito poi a volare? Inizialmente intendevo volare con una macchina ad ali battenti: ma come poteva un uomo battere velocemente due ali di 12 metri per lato? Anche la mia vite aerea non poteva funzionare: un equipaggio di 4 persone non poteva mettere in rotazione veloce una piattaforma di legno di 8 metri di diametro. Le mie intuizioni erano giuste ma i materiali e le fonti di energia sfruttate non permettevano il volo dell'uomo. Recentemente un appassionato ha ricostruito il paracadute immaginato da me e l'ha provato da un aereo dimostrandone il perfetto funzionamento: questo mi ha reso molto felice.

12 11. Signor Leonardo, sappiamo che lei ha progettato alcune macchine da guerra, potrebbe parlarcene? Sì, in realtà la mia fu un attività multiforme e, come scrissi a Ludovico il Moro, signore di Milano, mi interessai anche di ingegneria militare. Infatti progettai canali e ponti mobili, navi da guerra, bombarde, artiglierie e armi di ogni forma e dimensione. Progettai perfino una macchina militare che anticipava il futuro carro armato. Anche i miei studi di balistica sui cannoni e sulla forma dei proiettili sono ancora considerati molto interessanti e moderni. Se fossi vissuto ai vostri tempi forse avrei visto realizzati molti dei miei progetti anche perché, purtroppo, sento dire che ancora oggi sono in corso molti conflitti.

13 12. Lei era anche architetto? Certamente! Infatti, prima di creare le mie opere pittoriche le progettavo in modo che risultassero armoniosamente proporzionate, per questo ho lasciato un gran numero di schizzi. Inoltre ho lasciato una buona quantità di disegni architettonici, anche se non sono intervenuto nella progettazione effettiva di molti edifici. Come molti miei contemporanei, ho immaginato anch io una città ideale, strutturata su più livelli stradali: avevo pensato a una serie di gallerie sotterranee in cui far passare le merci mentre i pedoni e le botteghe si sarebbero trovati ad un livello superiore. Le merci sarebbero state trasferite al livello più alto attraverso un complicato sistema di carrucole. Geniale, vero?

14 13. E' vero che sezionava i cadaveri? Sì, posso essere considerato il fondatore dell'anatomia. Volevo capire che cosa c'era "dentro" al nostro corpo, e per questo sezionavo cadaveri che spesso ero costretto a rubare di notte.

15 14. Signor Leonardo, lei aveva una vita sociale intensa? Certo, amavo molto contemplare la natura in solitudine, ma all'occorrenza sapevo trasformarmi in un perfetto uomo di corte: durante le feste, infatti, inventavo favole e indovinelli, suonavo strumenti musicali da me costruiti e organizzavo giochi di società.

16 15. Signor Da Vinci, quanto ci è rimasto della sua opera? Anche se ho progettato molte macchine e molti edifici, purtroppo sono rimasti soltanto i manoscritti, (oltre 5000 pagine di duro lavoro!) e naturalmente i miei dipinti, oggi ammirati in tutto il mondo.

17 16. Infine, ci tolga una curiosità: perché scriveva da destra a sinistra? Perché ero mancino: scrivendo da destra a sinistra evitavo di sporcare il foglio perché non ripassavo con la mano sull'inchiostro ancora umido.