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1 WOL Webzine dell Associazione Nuovo Welfare Anno VIII, Numero 4, Maggio In questo numero: Essere giovani, essere al Sud, essere con disabilità di Carlo Giacobini pag. 2 La partecipazione dei giovani con disabilità nelle regioni del Sud. Una sintesi di Marica Regnicoli pag. 4 I giovani con disabilità e il mondo universitario nelle regioni del Sud. Una sintesi di Vanessa Compagno e Zaira Bassetti pag. 13 Associazione Nuovo Welfare

2 2 WOL / numero 4, maggio 2012 Essere giovani, essere al Sud, essere con disabilità Una ricerca di Nuovo Welfare e Federazione Italiana per il Superamento Giovani. All inizio di giugno l ISTAT ci disegna uno scenario da brivido: la disoccupazione giovanile (under 24) ha toccato il 29,1%. Un elemento ancora più significativo riguarda i ragazzi che non studiano e non cercano lavoro (i cosiddetti Neet): la loro rilevanza ha raggiunto il 22,7% della popolazione fra i 14 e i 24 anni. Studi dello Svimez spingono l incidenza della disoccupazione giovanile oltre il 35% con uno strabiliante 51,8% per le giovani donne del Mezzogiorno. Tanto per rendersi conto della dimensione, solo quantitativa, del problema, è come se Roma fosse interamente abitata da disoccupati, vecchi e bambini inclusi. Sud. Nel 2013 è previsto che il PIL italiano aumenti di un miserabile e preoccupante 0,3%. Nel Mezzogiorno scenderà a - 0,1%. Ma non è questo il dato più eclatante della frattura socio-economica del nostro Paese. Lasciando agli insigni quanto inascoltati meridionalisti tutte le altre considerazioni del caso, è il fattore spesa sociale che più inquieta. L ultima elaborazione ISTAT (peraltro su dati 2008, prima dei poderosi tagli ai trasferimenti agli enti locali) indica all ultimo posto, della spesa per interventi e servizi sociali, la Regione Calabria. Seguono Molise, Campania, Puglia e Basilicata. Un primato forse noto ai più, ma è illuminante scoprire che l Emilia Romagna, per gli stessi servizi, spende oltre 5 volte rispetto a quanto si spenda in Calabria. E quelle stesse Regioni detengono guarda caso anche il primato negativo per famiglie a rischio di povertà o esclusione, famiglie con grave deprivazione, famiglie a intensità lavorativa molto bassa, lasciando intuire la correlazione fra impoverimento e assenza di investimenti nel sociale. Giovani e Sud. Già affrontare queste due macrotematiche in modo combinato è assai impegnativo. Inserire anche una terza variabile, la disabilità, e farne oggetto di ricerca sociale è tanto ardito quanto stimolante. Ci hanno provato la Federazione Italiana per il Superamento dell Handicap (FISH) in collaborazione con l Associazione Nuovo Welfare. I risultati della ricerca La partecipazione dei giovani con disabilità nelle Regioni del Sud, realizzata da un team di lavoro diretto da Daniela Bucci, sono stati pubblicati di recente e dell'handicap disponibili on line. Partecipazione e inclusione. Qual è il livello di partecipazione e di inclusione sociali degli adolescenti con disabilità (15-19 anni) nei vari ambiti della vita sociale? Le ricercatrici hanno tentato di comprenderlo indirizzando l indagine in due direzioni. La prima: cosa hanno realizzato le Regioni (Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna) in termini di iniziative, se non di politiche, per favorire la partecipazione/inclusione dei giovani con disabilità? La seconda: come vivono o come ricercano la partecipazione i giovani con disabilità al Sud? Politiche per i giovani. Definire politiche l elenco delle iniziative e degli interventi che, con puntualità e dopo aver intervistato i responsabili regionali, le ricercatrici ricostruiscono nel loro report non è solo un ardito eufemismo: è falso. In generale gli interventi per i giovani (non con disabilità) sono caratterizzati da una forte limitazione delle risorse dedicate, da una scarsa progettualità compensata solo apparentemente finanziando progetti terzi, da uno scoordinamento con altre politiche (lavoro, istruzione ), dall assenza di continuità nel tempo, dal privilegiare l attivazione di servizi o monitoraggi anziché azioni molto concrete. Ne emerge un quadro di progetti limitati nel tempo, nel numero dei soggetti coinvolti e dall impatto effettivo scarso su problemi di ben più ampia consistenza. In tutto questo, l attenzione ai giovani con disabilità è pressoché assente, salvo alcune occasionali iniziative destinate a rimanere nell ambito dello sperimentalismo. Favorire la pratica delle arti marziali fra i non vedenti, ad esempio, è un ameno obiettivo ma rimane qualche riserva in termini di incisività. Amaro constatare come il fenomeno della dispersione scolastica sembra secondario proprio nelle Regioni in cui assume contorni endemici. Lo rimarchiamo citando le più recenti indagini (ISFOL, maggio 2012): nel nostro Paese abbiamo raggiunto un altro triste record. I giovani di età compresa tra i 14 e i 24 anni che non terminano gli studi raggiungono una soglia altissima, il 18,8%. Con tutto ciò che questo comporta in termini di opportunità lavorative.

3 Solo nell ultimo anno un esercito di 114mila ragazzini tra i 14 e i 17 anni ha lasciato gli studi. In testa a questa classifica chi c è? Sicilia, Sardegna, Puglia, Campania con percentuali che vanno dal 23 al 26%. I giovani con disabilità. E in questo contesto come reagiscono (se lo fanno) i giovani con disabilità? Quanto partecipano alle decisioni, anche le più quotidiane, che li riguardano? Quanto sono realmente inclusi? Per l indagine esplorativa le ricercatrici hanno analizzato 528 questionari, somministrati ad altrettante persone, con varie disabilità, in Sicilia, Sardegna, Basilicata, Puglia, Campania e Calabria. I questionari investono in modo completo la quotidianità delle persone, centrandone molte sfaccettature e consentendo di ventilare convincenti interpretazioni su quali siano le risorse e i limiti delle agenzie di socializzazione (famiglia, scuola, ecc.) e i conseguenti vissuti e aspettative dei giovani intervistati. È un analisi per molti versi pionieristica che tuttavia offre solidi spunti di riflessione sul ruolo nella famiglia, sulle reti amicali, sulla soddisfazione rispetto alla propria situazione attuale e le aspettative rispetto alle prospettive future. E ancora sulla partecipazione scolastica, nel tempo libero, nella politica. La costruzione ad hoc di alcuni indici favorisce non poco la lettura. Ad esempio, combinando le risposte sulla partecipazione alle decisioni e sulla libertà relazionale, le ricercatrici elaborano un indice di libertà familiare che quantifica l autonomia di cui godono i ragazzi con disabilità interagendo con le loro famiglie, sia nelle scelte che riguardano la propria vita che nella gestione delle amicizie. Grazie a questo indicatore e ai profili di risposte, si possono individuare alcune tipologie di individui. Quella dei controllati che rappresenta l 8,5% del totale, non può contare su alcuna libertà decisionale; il gruppo più numeroso (50,8%) è quello dei dipendenti godono di una libertà limitata a pochissime situazioni. Solo una minima parte degli intervistati (3,8%) può essere considerata emancipata, cioè nella condizione di gestire autonomamente decisioni e relazioni interpersonali. Il quadro che ne esce è quello di una prevalenza di famiglie molto protettive che spesso contengono la partecipazione e l inclusione dei propri figli. Un altro bell esempio di analisi riguarda le a- spettative future di questi ragazzi rispetto a se stessi e al mondo che li circonda, un intricato complesso di fiducia nelle proprie capacità, ma anche in quelle della società. Tema forte. Le ricercatrici, combinando le risposte degli intervistati sulle previsioni per il loro futuro, sia professionale che personale, hanno realizzato uno specifico indice di prospettiva futura, che consente di evidenziare come incerti e pessimisti rappresentano oltre il 60% del campione. Mentre gli ottimisti e fiduciosi superano di poco la soglia del 20%. Uno scenario di sfiducia consolidata o insinuante del tutto comprensibile, oltreché molto insidiosa. Leggere l indagine. È un lettura, quella di questa indagine, certamente da consigliare vieppiù dopo le recenti aspettative innescate dalle volontà (non ancora formalizzate) del Governo Monti a favore del Sud e, en passant, dei giovani. Com è noto il Consiglio dei ministri (maggio 2012) ha riprogrammato ben 2,3 miliardi di euro dei fondi strutturali europei che finora erano sottoutilizzati o male impiegati. Andranno al Sud, o meglio a Calabria, Campania, Puglia, Sicilia (Basilicata e Sardegna rimangono escluse per motivi che non stiamo qui a dire). Negli intenti del Governo, di quella cifrona solo una minima parte sarà destinata ad interventi sui giovani: 220 milioni di euro per contrastare la dispersione scolastica, 50 milioni per incentivare l apprendistato con bonus ad hoc. Altri 50 milioni dovrebbero essere destinati all autoimpiego e imprenditorialità. Sembrano una paccata di soldi, ma in realtà la dimensione quantitativa e qualitativa delle questioni è tale da renderli sicuramente insufficienti. Se poi si rilegge la ricerca FISH - Nuovo Welfare, è agevole comprendere come questi nuovi (e potenziali) stanziamenti non siano affatto di importo superiore a quelli fino ad oggi gestiti dalle Regioni e nel frattempo oggetto di taglio. Inoltre anche i nuovi trasferimenti a- vranno il solito limite della temporaneità, il che impedisce una programmazione di mediolungo periodo. E - manco a dirlo! - niente di specifico all orizzonte per i giovani che abbiano anche una disabilità. Carlo Giacobini * * Direttore responsabile di Handylex.org 3 WOL / numero 4, maggio 2012

4 La partecipazione dei giovani con disabilità nelle regioni del Sud. Una sintesi Il progetto in breve Lab.Giovani è un progetto promosso dalla FISH Federazione Italiana per il Superamento dell Handicap, e co-finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Gioventù, che è stato realizzato nel biennio al fine di contrastare la discriminazione e l esclusione sociale dei giovani con disabilità nelle regioni del Sud, puntando sull emersione e la valorizzazione delle loro risorse, idee e proposte, con l obiettivo strategico di promuovere nuovi leader nel tessuto associativo locale. Perché un progetto rivolto ai giovani con disabilità del Sud? Molto spesso quando si parla dei giovani si incorre in luoghi comuni. Dei giovani si scrive e si parla molto ma spesso di loro si conosce ben poco. Al contrario, capire quali sono i cambiamenti in atto nella cultura e nell identità giovanile, e soffermarsi sulle ragioni dalle quali essi scaturiscono, rappresenta un esigenza di grande portata: solo un analisi di questo tipo può consentire di investire sullo sviluppo futuro della nostra società, e di armonizzare il rapporto tra i giovani e le attuali dinamiche di crescita. Ma perché realizzare un percorso di ricerca sulla partecipazione dei giovani con disabilità nel Sud d Italia? In primo luogo, perché come evidenziato dal Rapporto Giovani IARD (anno 2007), nel nostro Paese si assiste a una forte contrazione, rispetto alla prima metà degli anni 90, della partecipazione dei giovani alle attività associative: i dati ci dicono che solo un giovane su tre prende parte a una qualche forma di associazione. Nello specifico, il Rapporto IARD non fornisce informazioni relative ai giovani con disabilità, ma mette in luce come la partecipazione sia fortemente condizionata dall appartenenza sociale (cresce con il reddito e il livello culturale del nucleo famigliare) e dalla variabile territoriale (è più bassa al Sud); se poi si considerano altri Paesi UE, l Italia mostra un deciso indebolimento dell impegno associazionistico dei giovani. In secondo luogo, perché la Convenzione ONU riconosce la partecipazione come un diritto, soffermandosi in maniera specifica (artt. 29 e 30) sulla partecipazione alla vita politica e pubblica e alla vita culturale e ricreativa, al tempo libero e allo sport delle persone con disabilità. Ma, di fatto, la cittadinanza e la partecipazione attiva delle persone con disabilità, oltre a essere diritti sanciti a livello nazionale e internazionale, nel nostro Paese sono ancora una promessa o costituiscono una pratica realmente diffusa? In considerazione di tali premesse e nel tentativo di fornire risposte a numerosi altri interrogativi, il progetto Lab.Giovani si è proposto di mettere in campo azioni in grado di promuovere tra i giovani, con disabilità e non, delle regioni del Sud occasioni di scambio, partecipazione e attivazione. Azioni intraprese Per il perseguimento dell obiettivo progettuale, sono state realizzate le seguenti attività: un laboratorio residenziale per regione con circa 30 giovani, con disabilità e non, dai 20 ai 30 anni; due ricerche, una sulla partecipazione e una sul percorso universitario dei giovani con disabilità; alcuni stage formativi ed esperienziali interni alla regione di residenza; incontri di informazione-formazione rivolti a giovani, con disabilità e non, tra i 15 e i 19 anni; eventi territoriali di educazione alla cittadinanza; uno stage formativo ed esperienziale itinerante con 27 giovani, con disabilità e non, tra quelli coinvolti nei seminari residenziali. Nelle prossime pagine, vengono presentati in sintesi i risultati relativi alle due azioni di ricerca. Approfondimenti e materiali prodotti sull intero progetto sono disponibili al seguente link: 4 WOL / numero 4, maggio 2012

5 Indagine esplorativa sulla partecipazione dei giovani con disabilità Introduzione La partecipazione è una pratica riconosciuta come diritto dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità ma è anche un esercizio di volontà che può essere goduto solo se a chi ne è titolare vengono forniti la possibilità, il sostegno e le risorse per diventare un partecipante attivo. Pur esistendo ricerche sulla partecipazione dei giovani italiani esse tuttavia non forniscono dati disaggregati sui giovani con disabilità. È in questo contesto che si inserisce il progetto Lab.Giovani un iniziativa incentrata sui giovani con disabilità del Meridione promossa dalla FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell Handicap e co-finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Gioventù con lo scopo di conoscere il livello della loro effettiva partecipazione alla vita della comunità di appartenenza. Per il perseguimento degli obiettivi di ricerca l Associazione Nuovo Welfare, partner del progetto, ha individuato e messo in campo due attività di ricerca: 1) un indagine esplorativa sulla partecipazione dei giovani con disabilità tra i 15 e i 19 anni realizzata attraverso la somministrazione di un questionario strutturato nelle scuole secondarie di secondo grado; 2) un analisi in profondità sui vissuti della partecipazione, realizzata su un campione di ragazzi con disabilità intellettiva che si sono particolarmente distinti in termini di partecipazione alla vita associativa. È la prima volta che si effettua una ricerca appositamente dedicata a giovani con disabilità, e nello specifico a quelli residenti nelle sei regioni del Mezzogiorno coinvolte nel progetto: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. Sono stati intervistati 528 ragazzi, in prevalenza maschi (61% vs 39% di femmine), con un età media di circa 17 anni e mezzo, provenienti per lo più da famiglie con uno status socio-culturale basso (34,7%), con una disabilità nella maggioranza dei casi intellettiva o relazionale (67,8%). L indagine esplorativa ha permesso di indagare la partecipazione e inclusione dei giovani con disabilità all interno di diversi ambiti di vita, a ciascuno dei quali è corrisposta una specifica sezione del questionario: la famiglia, la scuola, il gruppo di pari, il tempo libero, la politica e l associazionismo delle persone con disabilità. È stato indagato, inoltre, il livello di soddisfazione dei giovani e la loro propensione e fiducia nel futuro. In sintesi, dall analisi delle risposte emerge quanto i giovani con disabilità sperimentino forme di partecipazione concrete ma parziali e diversificate a seconda dell ambito considerato. Ma andiamo con ordine. La libertà familiare Il primo contesto esplorato è quello familiare proprio perché è in famiglia che i giovani imparano a negoziare il loro ruolo e ad acquisire modelli comportamentali di dipendenza o di autonomia che poi applicheranno al mondo esterno. Considerando la giovane età dei ragazzi intervistati, che ne limita necessariamente il potere decisionale, la partecipazione familiare è stata analizzata attraverso la possibilità offerta loro di poter incidere sulle scelte relative ad alcuni aspetti fondamentali che li riguardano in prima persona come la scuola, lo sport e il tempo libero, il tipo di vacanza e/o l arredamento della propria stanza, la libertà di uscire e/o gli orari di rientro. Complessivamente, emerge una limitata partecipazione dei giovani con disabilità alle decisioni che li riguardano: solo il 6,6% del campione può decidere su tutti gli aspetti indicati. Analizzando nel dettaglio le risposte, quella su cui i ragazzi dichiarano la maggior libertà decisionale combina il tempo libero e le attività sportive (58,2%), seguita dal tipo di scuola (50%). Una buona parte dei ragazzi con disabilità gode di poca libertà nel gestire e coltivare i propri rapporti di amicizia, e partecipa poco alle occasioni informali di incontro, frequentando gli amici soprattutto all interno di ambienti protetti, ad esempio partecipando a una festa oppure ospitando gli amici a casa. Per quanto riguarda invece le attività svolte al di fuori di un contesto protetto, il 41,1% dei ragazzi ha frequentato gli amici fuori casa, il 27,2% è rientrato tardi la sera e solo il 14,4% è andato in vacanza con gli amici. Al fine di quantificare l autonomia di cui godono i ragazzi con disabilità nell interazione con le loro famiglie, sia nelle scelte che riguardano la propria vita che nella gestione delle amicizie, è stato costruito un indice di libertà familiare. Ne emerge che la maggior 5 WOL / numero 4, maggio 2012

6 6 WOL / numero 4, maggio 2012 parte dei giovani intervistati non gode di grande autonomia all interno della propria famiglia, infatti il gruppo più numeroso risulta essere quello dei dipendenti. La differenza di genere in questo ambito è molto forte: le ragazze godono di minore libertà sia nelle decisioni che nelle relazioni; i ragazzi, al contrario, sono molto più autonomi. Se ne può dedurre, quindi, che i genitori delle ragazze con disabilità riproducono il classico schema di tutela delle figlie: a partire dallo stereotipo di genere, cui si aggiunge un ulteriore desiderio di protezione nei confronti delle proprie figlie con disabilità, si alimentano meccanismi di discriminazione multipla nei confronti delle donne con disabilità. La libertà familiare non è influenzata solo dalla presenza di strutture e servizi, in genere più presenti nelle grandi città, ma anche dalle piccole dimensioni del luogo di residenza: l ambiente noto e familiare dei paesi risulta essere un elemento rassicurante per i genitori, che tendono perciò ad accordare maggiore indipendenza ai propri figli. Amici e socialità Le relazioni personali sono fondamentali perché contribuiscono alla felicità e al senso di soddisfazione individuali. Ma sono anche il veicolo di una partecipazione sociale più ampia: permettono infatti di allenarsi all altro, alla convivenza, alla condivisione. Rappresentano quindi una risorsa insostituibile per partecipare efficacemente nel mondo. La socialità dipende in parte dalle inclinazioni personali, ma anche dalla possibilità di accedere a quei luoghi e a quelle occasioni che creano amicizia, e in questo senso è un diritto che va costruito, di pari passo con la libertà di scegliere e di fare. Rispetto alla risorsa amicizia se il 57,4% dei giovani intervistati frequenta uno o più gruppi di amici e quasi un terzo ha amici singoli, tuttavia c è anche una quota consistente (9,5%) di ragazzi che dichiara di non avere alcun amico. In generale, la scuola, la famiglia e l abitato rappresentano per i giovani le tre principali aree di appartenenza e per questo probabilmente anche i luoghi che più di ogni altro veicolano la risorsa amicizia. La scuola in particolare si rivela il canale privilegiato per creare amicizie, ma anche la parrocchia e le associazioni appaiono importanti luoghi di socializzazione formale. La seconda grande fonte di amicizie, per il 43,5% dei ragazzi, è rappresentata dalle relazioni familiari o dai rapporti di vicinato. Bar, pub e discoteche costituiscono invece una fonte di amicizia decisamente meno rilevante per i ragazzi con disabilità, che si muoverebbero soprattutto in spazi protetti come la casa, la scuola, l associazione o la parrocchia. I dati suggeriscono, inoltre, quanto l amicizia sia una pratica che si autoalimenta: maggiori sono le reti relazionali, maggiori saranno le occasioni di incontro, e viceversa. Infatti la netta maggioranza dei ragazzi che vede gli amici quotidianamente è composta da chi frequenta dei gruppi (81,6%), mentre vede gli amici solo una volta a settimana soprattutto chi ha amicizie singole (57,0%). In particolare i maschi hanno più a- mici e li vedono più spesso rispetto alle loro coetanee. La soddisfazione La soddisfazione è un modo, tra i tanti, di esprimere una valutazione sulla qualità della propria vita. Infatti questa non dipende solo dalle opportunità e dalle risorse effettivamente presenti o dall uso che se ne può fare, ma anche dal giudizio personale sull equilibrio complessivo tra realtà e aspettative. Inoltre, se da un lato la soddisfazione deriva da una sensazione soggettiva di benessere, dall altro lato contribuisce anche ad alimentarla. Perciò chi è soddisfatto di sé e del proprio ambiente si sentirà più sicuro e capace di gestire la complessità e le sfide della vita quotidiana. Analizzando il livello di soddisfazione espresso dai giovani, il quadro emerso dalla ricerca è nel complesso positivo: il 35,4% del campione si dichiara molto soddisfatto della vita che conduce e il 44,5% abbastanza soddisfatto, mentre i per niente soddisfatti sono appena il 2,8%. Si tratta, dunque, di un importante indicatore di benessere soprattutto nei ragazzi con disabilità, perché fornisce un punto di vista soggettivo sulla vivibilità concreta del quotidiano e sull accessibilità delle risorse, materiali o immateriali, che loro stessi reputano necessarie per sentirsi bene. Per questo motivo, l analisi è stata dettagliata su quattro risorse chiave, sia personali che relazionali: il modo di passare il tempo libero, l aspetto fisico, i rapporti con la famiglia, le amicizie.

7 7 WOL / numero 4, maggio 2012 Tra questi, l aspetto in assoluto più apprezzato è costituito dai rapporti con genitori e fratelli: ben l 80,0% dei ragazzi che hanno risposto alla domanda è soddisfatto del clima familiare. Punteggi molto alti e simili tra di loro si rilevano anche per l amicizia (69,3%) e il modo di passare il tempo libero (68,3%). La soddisfazione dei ragazzi con disabilità verte perciò più sugli aspetti relazionali che sulle risorse fisiche, che risultano invece soddisfacenti per il 50,6% dei ragazzi. Combinando il livello complessivo di soddisfazione con il giudizio sui quattro aspetti considerati è stato costruito un indice di soddisfazione globale, che ha dato luogo a diverse tipologie, distribuite lungo un continuum che va da chi è entusiasta a chi è insoddisfatto. Ne risulta che i ragazzi sono più soddisfatti delle ragazze e che, in generale, più alto è lo status socio-culturale familiare maggiore è la soddisfazione globale. Ciò lascia intuire che le risorse culturali e le condizioni economiche delle famiglie d origine siano in grado di influenzare la qualità della vita dei giovani con disabilità, aumentando la loro disponibilità di risorse, materiali e immateriali. Prospettive future Le prospettive future rappresentano un indicatore della fiducia dei giovani in sé stessi e nel mondo. In genere una visione positiva del futuro indica un buon livello di autoefficacia, perché significa essere consapevoli delle proprie capacità, vedere opportunità, sapersi porre degli obiettivi e credere di poterli raggiungere. Ma in questo atteggiamento c è anche una dimensione sociale, oltre che individuale: credere nel futuro vuol dire avere fiducia negli altri e nelle risorse della società, e soprattutto pensare di essere capaci di agire nel mondo, per viverlo con pieno diritto oppure per cambiarlo. Per indagare le prospettive che i ragazzi con disabilità hanno sul futuro è stato chiesto loro di e- sprimere un opinione su due aspetti: il lavoro e la vita al di fuori del nucleo familiare. Tra i ragazzi con disabilità prevale l incertezza sull acquisizione dei due elementi che denotano l ingresso nella vita adulta: quasi la metà del campione non sa prevedere quando troverà un lavoro stabile o quando andrà a vivere fuori dalla famiglia d origine. È interessante notare che rispetto alle prospettive future vi è quasi una spartizione: circa la metà del campione non sa prevedere quando troverà un lavoro o quando andrà a vivere fuori dalla famiglia d origine. In generale, i ragazzi ottimisti sicuri che troveranno presto un lavoro stabile e andranno a vivere per conto proprio rappresentano una quota minoritaria del campione (6,3%). I giovani mostrano, quindi, una grande cautela nell immaginare il proprio domani, risultano poco proiettati verso il futuro e, quando lo sono, tendono ad essere più ottimisti riguardo alla realizzazione professionale che rispetto al futuro domestico e/o affettivo: molti giovani con disabilità sembrano convinti che nella gestione di sé stessi e dell ambiente domestico non conquisteranno mai l indipendenza rispetto alla propria famiglia d origine. La partecipazione scolastica Per i ragazzi la scuola è uno spazio di apprendimento ma anche di relazione: a scuola infatti non si imparano solo nozioni, ma anche la partecipazione a una comunità, che riproduce in piccolo i meccanismi di inclusione o discriminazione della società intera. A scuola, forse più che in altri contesti, i giovani con disabilità imparano a capire se partecipare significa (inter)agire, fare insieme, condividere, oppure no. E iniziano a strutturare un immagine di sé e delle proprie capacità in relazione all ambiente esterno. La partecipazione scolastica dei ragazzi con disabilità è consistente ma incompleta. L 83,3% del campione dichiara di partecipare alle lezioni in classe, mentre praticare educazione fisica insieme ai compagni o partecipare alle gite scolastiche coinvolgono ciascuna poco più del 70% degli studenti. Solo il 3,2% dei ragazzi sperimenta forme di partecipazione più attente e consapevoli, ad esempio, facendo il rappresentante di classe o di istituto. E ciò ci spinge a porci delle domande sulla possibilità concreta che i giovani con disabilità hanno di autorappresentarsi e di vivere la scuola come spazio di confronto e azione democratica, dove esercitare i propri diritti e la propria libertà. Sebbene la maggioranza del campione non individui barriere alla partecipazione scolastica, gli ostacoli culturali (difficoltà incontrate con gli insegnanti di sostegno o con quelli curricolari, il fatto che le proprie esigenze non vengano prese in considerazione dagli insegnanti o dai compagni,

8 etc.) sono stati citati più spesso di quelli strutturali (barriere architettoniche, mancanza di ausili adeguati, scarsa presenza degli insegnanti di sostegno o del personale ausiliario). I giovani con disabilità, infatti, sembrano sentirsi isolati sul piano sociale: nel 26,5% dei casi si afferma che il proprio punto di vista e le proprie esigenze non sono considerate dagli insegnanti e in un terzo dei casi che questi vengono ignorati dai compagni di classe. A ciò si aggiungono gli ostacoli strutturali come la scarsa presenza dell insegnante di sostegno (23,8%) o la mancanza di ausili adeguati alle proprie esigenze (22,9%). A conferma dell importante ruolo inclusivo della scuola nella vita degli adolescenti è l esistenza di una relazione diretta riscontrata tra livello di soddisfazione e partecipazione scolastica: al crescere della soddisfazione aumenta infatti la partecipazione scolastica dei giovani con disabilità. È probabile che essere soddisfatti della propria vita stimoli nei ragazzi con disabilità il desiderio di partecipare a un mondo in cui vedono più opportunità da cogliere che ostacoli da superare. Ma è anche possibile che si inneschi un circolo virtuoso, per cui la partecipazione al proprio ambiente di appartenenza, che per gli adolescenti è soprattutto la scuola, incida sul benessere psicologico dei ragazzi con disabilità aumentando ulteriormente la loro soddisfazione e il loro desiderio di partecipare. La partecipazione nel tempo libero Il tempo libero non è un tempo residuale: è vivo e pieno di significato, soprattutto per i più giovani. È infatti proprio nelle attività del tempo libero più che nelle altre forme strutturate di partecipazione, come la scuola o le associazioni, che i ragazzi possono esprimere sé stessi e le proprie inclinazioni, vivere le relazioni, sentirsi liber(at)i. Per godere di un tempo libero di qualità è necessario avere accesso ai mezzi, alle opportunità, alle risorse psicologiche e materiali necessarie. Per questo motivo il tempo libero, che dovrebbe essere una necessità oltre che un diritto, per i ragazzi con disabilità rischia di diventare una conquista. Innanzitutto, si è cercato di capire in che modo i giovani con disabilità passassero quotidianamente il loro tempo libero. Emerge che i passatempi individuali sono praticati dai ragazzi più di quelli di gruppo. L attività più indicata in assoluto è guardare la televisione (83,1% dei ragazzi che hanno risposto alla domanda) e solo un quinto degli intervistati trascorre i propri pomeriggi dedicandosi alla lettura. Tra quelle di gruppo, l attività più praticata è uscire per fare shopping o anche solo per guardare le vetrine; anche lo sport è abbastanza diffuso (33,6%). In genere, le attività ludiche finalizzate al puro divertimento (frequentare una sala giochi, un pub o le feste di paese) sono svolte da un numero maggiore di ragazzi rispetto a quelle culturali (andare a teatro o al cinema, frequentare una biblioteca,etc.). Unendo le informazioni sulle molteplici attività, di routine o saltuarie, è stato costruito un indice globale che sintetizza il grado di partecipazione complessivo al tempo libero (indice del loisir). Ne emerge che, complessivamente, la maggior parte dei ragazzi intervistati sono poco attivi (giovani che svolgono dalle tre alle cinque attività proposte) o mediamente attivi (che svolgono da sei a nove attività proposte). L indice del loisir ha una evidente correlazione positiva con le amicizie: più frequenti sono le opportunità di partecipare alle attività del tempo libero, maggiori saranno le occasioni per fare nuove amicizie. Allo stesso tempo, è possibile che gli amici stessi siano dei facilitatori per il tempo libero, che dovrebbe essere proprio un momento di libertà dalla famiglia e dalle appartenenze obbligate, stimolando i giovani con disabilità a partecipare più spesso ai divertimenti con inviti, proposte, suggerimenti. In generale, i ragazzi intervistati non sembrano incontrare molti ostacoli nel loro tempo libero. Ciò può dipendere dall effettiva mancanza di impedimenti ma è anche possibile che, poiché quasi la metà del campione rientra tra i poco attivi, l esperienza limitata non abbia permesso ai giovani di (ri)conoscere tutti i possibili ostacoli. In ogni caso, la difficoltà più citata in assoluto è di tipo culturale e riguarda l eccessivo controllo familiare. Tuttavia, se è vero che gli stessi genitori possono aver interiorizzato la visione socialmente diffusa della disabilità come condizione di fragilità e difficoltà personale, tanto da non accordare ai propri figli la possibilità di fare esperienze di autonomia, è altresì vero che in una consistente percentuale delle risposte i ragazzi lamentano anche la mancanza di ausili e servizi per la mobilità, la comunicazione e il sostegno personale. In sintesi, emerge che i giovani con disabilità sentono di scontare sia le limitazioni imposte dai fami- 8 WOL / numero 4, maggio 2012

9 liari sia le carenze del sistema di welfare che impediscono loro di uscire e frequentare i luoghi del loisir. La partecipazione politica Partecipare alla sfera politica permette di far sentire la propria voce, ed eventualmente di agire sulla società. Esercitare il proprio peso politico è un diritto, ma richiede anche un interesse attivo, costruito nel confronto con il panorama istituzionale e con le altre persone. L impegno politico è perciò una forma importante di consapevolezza, un modo concreto di vivere il presente ma anche di progettare il futuro. Inoltre, nel confronto con la politica e la più ampia società civile le persone possono acquisire maggiore coscienza dei propri diritti, forgiare gli strumenti per esercitarli, partecipare alla rimozione degli ostacoli alla piena cittadinanza, e questo è un percorso di empowerment particolarmente importante per i giovani con disabilità. La partecipazione politica si manifesta in molti modi, compresi in un continuum che va dal semplice interesse all attivismo politico vero e proprio. Per indagare il rapporto dei ragazzi con disabilità con l universo della politica è stato chiesto loro di indicare, tra una serie di attività che richiedono un diverso grado di impegno, a quali avessero partecipato recentemente. Il primo dato interessante è l alta percentuale di giovani (il 48,7% del campione) che non ha indicato nessuna delle attività politiche proposte. A confermare l elevato numero di mancate risposte è la grande maggioranza dei giovani che si dimostra disinteressato (79,2%) o inattivo (76,9%) politicamente. L attività praticata più diffusa è stata scioperare mentre solo il 2,2% dei ragazzi ha dedicato tempo ad un partito e ancor meno (lo 0,8%) vi si è iscritto partecipando direttamente ai sistemi di rappresentanza convenzionali. La partecipazione ai temi sociali L impegno sui temi sociali rappresenta una forma di consapevolezza verso le istanze della comunità, sia essa locale o globale. La partecipazione alle questioni collettive non si misura solo sui grandi temi di interesse mondiale, che pure hanno spesso declinazioni locali, ma anche sul sostegno e l interesse alle questioni che emergono nella città in cui si vive o nelle organizzazioni di cui si fa parte. In questo senso, la partecipazione ai temi sociali può alimentare pratiche costruttive di cittadinanza attiva. Spesso queste pratiche passano anche attraverso l uso delle nuove tecnologie informatiche, che virtualizzano sempre di più gli spazi d azione della società civile. È interessante notare che la percentuale di mancate risposte alle attività relative ai temi sociali e della comunità risulta ancora più elevata di quella sulla partecipazione politica: il 69,5% degli intervistati non ha indicato nessuna tra le attività proposte o perché non ha mai partecipato a questioni relative al contesto sociale o perché vi ha partecipato in forme differenti da quelle proposte. L attività più indicata dai giovani è stata la collaborazione all organizzazione di manifestazioni, cortei o assemblee (36,3% delle risposte) che, anche in questo caso, ha probabilmente più una matrice studentesca che di impegno diretto nella comunità locale. Ne deriva un ulteriore spunto di riflessione sulla partecipazione scolastica: sembrerebbe che a scuola i giovani con disabilità partecipino sia agli scioperi che all organizzazione di manifestazioni e cortei, ma in massima parte non abbiano mai fatto i rappresentanti di classe o di istituto. Ciò farebbe pensare che i giovani con disabilità abbiano maggiore spazio di azione nelle attività collettive piuttosto che in quelle di auto rappresentazione dei propri interessi e diritti. Uno sguardo d insieme: la partecipazione globale Dai quattro ambiti partecipativi fin qui descritti (la famiglia, la scuola, il tempo libero e la politica) è stato costruito un indice globale di partecipazione che ci dice che i giovani con disabilità sperimentano soprattutto forme parziali di partecipazione. Confrontando, su un continuum immaginario che va dall esclusione all inclusione, l andamento della partecipazione globale con quella dei quattro indici usati per costruirla (figura 1) è possibile vedere come la partecipazione dei giovani con disabilità cambi in base al contesto considerato. Se il contesto scolastico rivela il maggior grado di partecipazione dei giovani con disabilità, nell ambito politico la maggioranza del campione non partecipa affatto. L indice di libertà familiare e quello del loisir presentano un andamento simile, con una quota consistente di giovani che, rispetto alla partecipazione globale, si colloca 9 WOL / numero 4, maggio 2012

10 nella fascia bassa del continuum della partecipazione. Figura 1. Distribuzione dell indice di partecipazione globale e dei quattro indici settoriali (valori percentuali) Libertà familiare Partecipazione scolastica Partecipazione politica Loisir Partecipazione globale In generale, è possibile affermare che i giovani con disabilità sperimentano soprattutto forme parziali di partecipazione: se da un lato questo può rappresentare un argine contro il rischio di esclusione, dall altro lato suggerisce che i ragazzi non sono ancora protagonisti attivi della propria vita. Tale situazione può certamente dipendere dalla giovane età del campione, che necessariamente riduce alcuni margini di partecipazione, tuttavia si può anche ipotizzare che sia frutto della presenza di barriere, culturali e ambientali, che rallentano il processo di empowerment della persona con disabilità e limitano le possibilità concrete di partecipare al contesto sociale. Questa ipotesi sembra confermata dal fatto che la partecipazione è massima nell ambiente scolastico, all interno del quale esiste un percorso più radicato di riconoscimento ed esercizio del diritto all educazione, mentre si riduce notevolmente negli ambiti in cui il diritto alla partecipazione non trova un riconoscimento e una pratica consolidata delle pari opportunità, come nel caso del tempo libero. La partecipazione al mondo associativo Negli ultimi anni si è assistito a un declino della partecipazione dei giovani alle varie forme associazionistiche. Secondo quanto riportato dell Istituto IARD, solo un giovane su tre, attualmente, prende parte a un qualche tipo di associazione; aumentano invece i giovani che non sono mai appartenuti a un gruppo organizzato o coloro che, dopo averne preso parte, ne sono usciti. Dai nostri risultati emerge che circa un terzo dei giovani intervistati (il 31,8%) è iscritto a una associazione di persone con disabilità. E quindi una percentuale importante di giovani meridionali (55,7%) non sperimenta la partecipazione in contesti di auto rappresentanza delle persone con disabilità. I giovani individuano come principale motivo della mancata iscrizione lo scarso interesse e stimolo nei confronti del mondo associativo, ma anche l inadeguatezza dell informazione rispetto a tale realtà; la carenza di associazioni nel territorio di residenza viene indicata solo nel 3,3% dei casi. A influenzare la partecipazione associativa dei giovani con disabilità sembra essere il genere (i ragazzi appaiono più propensi alla partecipazione associativa rispetto alle ragazze), lo status socio-culturale (la partecipazione associativa appare prerogativa privilegiata delle classi più elevate rispetto non solo a quelle più basse ma anche alle classi medie) e il territorio di appartenenza (a penalizzare la partecipazione dei giovani con disabilità sembra essere il risiedere in piccoli comuni). Dai dati raccolti emerge anche che i ragazzi più impegnati nel tempo libero sono anche i più attivi nell associazionismo e che al contrario i giovani inattivi sono quelli meno ricchi di legami associativi. Questo ci suggerisce quanto la propensione alla partecipazione associativa possa dipende- 10 WOL / numero 4, maggio 2012

11 11 WOL / numero 4, maggio 2012 re dall inclusione sociale del giovane: più si sperimentano, nel corso della propria vita, possibilità aggregative messe a disposizione nei diversi contesti, più aumentano probabilità, volontà e capacità dei giovani di intraprendere un percorso associazionistico. Si delinea così un istantanea del giovane con disabilità che non partecipa alla vita associativa: volendolo descrivere potremmo dire che si tratta, con più probabilità, di una ragazza, che appartiene a una famiglia con status socio-culturale medio o basso e vive in un piccolo comune del Mezzogiorno; una persona non impegnata nella quotidianità in attività di tipo ludico e culturali, siano esse di gruppo o individuali, e che ha un atteggiamento di scetticismo sia verso il proprio futuro sia verso le possibilità che la partecipazione associativa potrebbe offrirle. Tra i ragazzi scettici, infatti, abbiamo riscontrato il più alto livello di non partecipazione associativa. Tuttavia essere iscritti a un associazione non è sempre sinonimo di partecipazione attiva e continuativa. Infatti, solo il 17,6% del campione dichiara di essere iscritto e di partecipare spesso alle attività associative; all iscrizione devono quindi seguire attività capaci di stimolare, motivare e coinvolgere i giovani con disabilità. Questo aspetto riguarda soprattutto coloro che si sono accostati alle associazioni per volontà dei genitori o per richiedere informazioni, ma che dopo il primo o saltuario contatto non sono stati coinvolti nell impegno associativa. L iscrizione da parte dei genitori sembra, quindi, non essere una condizione sufficiente affinché i giovani si sentano motivati a prendere parte al mondo associativo. Al contrario, la maggior parte dei giovani meridionali intervistati che si sono iscritti per allargare le proprie amicizie hanno trovato proprio nelle relazioni sociali la motivazione a partecipare attivamente. Cosa fare per incrementare la pratica della partecipazione associativa? La strada indicata dagli intervistati è legata soprattutto al mondo scolastico. Con il 19,8% delle risposte date, i giovani suggeriscono che il percorso da intraprendere per farli avvicinare alla pratica associativa sia quello di creare un legame tra il mondo della scuola, che viene identificato come uno dei luoghi privilegiati di confronto, e il mondo dell associazionismo. La scuola, quindi, come contesto in cui i giovani possano venire in contatto con le diverse realtà associative e dove la loro partecipazione venga sostenuta e incoraggiata. Ma la spinta verso l associazionismo si favorisce anche migliorando l informazione, e quindi le conoscenze che i giovani hanno del mondo associativo: lo sostiene il 19,5% dei giovani. È importante anche che i temi trattati all interno delle associazioni siano di interesse per i giovani (13,8% delle risposte). Infine se nel 12,7% delle risposte si sottolinea l importanza di un contesto associativo accogliente e piacevole, nell 11,3% dei casi viene rivendicato un maggior protagonismo decisionale nella scelta delle attività associative, sottolineando la necessità che le associazioni di persone con disabilità incoraggino la realizzazione di a- zioni decise dagli stessi giovani con disabilità. I vissuti della partecipazione I dati del questionario fin qui descritti ci hanno fornito tutta una serie di informazioni quantitative circa la partecipazione degli adolescenti con disabilità del Sud. Per meglio comprendere e approfondire le esperienze associative vissute dai giovani e le modalità di partecipazione da loro realizzate e quelle auspicate è stata condotta una seconda fase di ricerca. Utilizzando lo strumento qualitativo dell intervista in profondità si è potuto sia ricostruire le storie partecipative di giovani con disabilità sia individuare buone prassi di partecipazione associativa. Sono stati intervistati 49 giovani (25 femmine e 24 maschi, con un età che varia da 15 a 32 anni - per un età media di 21,2 anni), residenti nelle sei regioni del Mezzogiorno coinvolte nel progetto, l intero campione è costituito da ragazzi con Sindrome di Down iscritti all Associazione Italiana Persone Down (AIPD) notoriamente attiva nell organizzare corsi per l autonomia e altre iniziative partecipative per i propri soci. Ascoltando e riportando i racconti dei giovani intervistati abbiamo potuto comprendere il significato da loro attribuito al termine partecipazione e l importanza assunta dagli altri, presupposto indispensabile affinché la partecipazione possa definirsi tale. In primo luogo, partecipazione è sinonimo di relazione interpersonale, dove la condivisione, lo scambio e l amicizia sono fortemente sottolineate ed espresse da parole quali altri, amici, insieme. Ma la partecipazione è anche possibilità di fare e di svolgere attività. Come già emerso dal questionario, sperimentare processi partecipativi in contesti diversificati

12 sembra avere una funzione fondamentale nella propensione dei ragazzi ad assumere ruoli attivi, in una sorta di esercizio che aumenta nei giovani l interesse e l impegno verso questioni e problemi riguardanti la loro realtà. Molti ragazzi raccontano come le prime esperienze partecipative siano iniziate a scuola, nelle parrocchie, nello sport e poi si siano radicate nell associazionismo, luogo privilegiato dove svolgere attività e incontrare amici. Tale percorso è stato fortemente incoraggiato dalle famiglie di appartenenza considerate dai giovani i maggiori facilitatori dei loro processi partecipativi. Di tutt altro tenore sono le opinioni manifestate nei confronti dei servizi territoriali, considerati nel complesso carenti, e della politica, verso la quale gli intervistati mostrano sfiducia circa la possibilità di apportare cambiamenti. Nel complesso, sono comunque pochi gli ostacoli descritti dai ragazzi nelle loro esperienze partecipative. Infatti, tutti i giovani intervistati appartengono ad almeno una realtà associativa e questo è risultato particolarmente importante nel favorire i loro processo di empowerment. L associazione è per i giovani intervistati un luogo gratificante e motivante dove poter sperimentare la propria autonomia e assumersi responsabilità al di fuori della famiglia; le esperienze associative vengono descritte in termini positivi, le attività svolte sono fonte di divertimento e gratificazione. Ed è per questo che l organizzazione e la promozione di nuove attività sono gli aspetti più indicati dagli intervistati per favorire e incentivare la partecipazione dei giovani nelle associazioni di persone con disabilità. Ma non mancano altri suggerimenti: i ragazzi insistono su quanto sia importante promuovere la conoscenza del mondo associativo, valorizzando le esperienze positive del partecipare, e diffondere una visione non discriminante della disabilità, per limitare i pregiudizi. Il rapporto di ricerca può essere scaricato integralmente al seguente indirizzo internet: Marica Regnicoli * * Psicologa dello Sviluppo e dell Educazione, collabora da alcuni anni con l Associazione Nuovo Welfare e con l Associazione Sportlink per la realizzazione di attività di ricerca, formazione e consulenza. Come psicologa volontaria presso un Consultorio familiare della ASL RM B si è specializzata nelle tematiche legate al tema dell adozione e della genitorialità. È stata impegnata in azioni di orientamento in ambito scolastico. È coautrice di una pubblicazione sul percorso lavorativo delle donne con disabilità. 12 WOL / numero 4, maggio 2012

13 13 WOL / numero 4, maggio 2012 I giovani con disabilità e il mondo universitario nelle Regioni del Sud. Una sintesi Introduzione La ricerca su I giovani con disabilità e il mondo universitario nelle Regioni del Sud si è posta l obiettivo di indagare il percorso universitario degli studenti con disabilità (siano essi iscritti, laureandi, laureati o ritirati dagli studi), al fine di approfondirne l esperienza e di verificare se l offerta di servizi esistente risulti adeguata a rispondere alle esigenze degli universitari con disabilità. La ricerca è stata realizzata in sei Regioni italiane (Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna) ed è stata svolta in tre fasi. Nella prima fase è stata effettuata una ricognizione dei servizi esistenti (attraverso un analisi dei siti delle università oggetto d indagine e, dove possibile, con interviste ai referenti dei servizi). Nella seconda fase sono stati somministrati dei questionari semi-strutturati ai giovani con disabilità che frequentano o hanno frequentato l università, allo scopo di conoscere i servizi effettivamente fruiti e di individuare gli elementi di facilitazione e/o gli ostacoli incontrati durante il percorso di studio. In alcuni casi è stato possibile anche realizzare delle interviste in profondità. Nell ultima fase è stato effettuato un confronto tra l offerta dei servizi erogati nelle università considerate e la domanda degli stessi da parte degli studenti con disabilità. Ciò ha permesso di mettere in luce aspetti legati all effettivo esercizio del diritto allo studio da parte degli universitari con disabilità, e di evidenziare anche l esistenza di buone prassi. Il report relativo all indagine realizzata, consta di tre parti. La prima è dedicata all analisi dei servizi offerti agli studenti con disabilità dalle principali università presenti nelle sei Regioni considerate. Nella seconda parte viene approfondita la pratica della consulenza alla pari. La terza parte esamina le esperienze e le esigenze degli universitari con disabilità, analizzando gli ostacoli e le difficoltà da loro incontrati durante il percorso di studi, e gli eventuali elementi di facilitazione di cui hanno potuto beneficiare, nonché prendendo in considerazione il ruolo svolto dalle famiglie, dai servizi pubblici e dal mondo dell associazionismo. In sintesi, per quanto riguarda il lato dell offerta, la ricerca mostra che i servizi più comuni tra le università esaminate sono quelli istituiti in seguito all introduzione della Legge 17 del 1999: la nomina di un docente responsabile del coordinamento e del monitoraggio di tutte le iniziative che riguardano l integrazione degli universitari con disabilità e la predisposizione di servizi di tutorato specializzato, di trattamento individualizzato per gli esami e di erogazione degli specifici sussidi tecnici e didattici. Rispetto alle differenze tra i servizi offerti dalle varie università, le principali riguardano le modalità di erogazione degli stessi, quelle di organizzazione interna e infine alcuni servizi aggiuntivi non previsti per legge, come nel caso della consulenza alla pari, che ha mostrato di essere uno dei servizi più utili ai giovani con disabilità che hanno potuto beneficiarne. Un altro elemento di distinzione tra le università riguarda i criteri con cui viene stabilito l esonero parziale dal pagamento di tasse e contributi. Nel nostro Paese infatti, secondo la Legge 118 del 1971 (art. 30), l esonero totale dal pagamento di tasse scolastiche e universitarie e di ogni altra imposta è prevista per le persone con un livello di invalidità superiore ai due terzi, quindi più alto del 66%. Il presente articolo, cercherà di evidenziare i servizi e le attività rilevate nelle diverse università oggetto di studio, evidenziando, ove possibile, solo quelli non presenti o erogati differentemente. Per una maggiore, approfondita e puntuale analisi si rinvia al rapporto di ricerca, scaricabile integralmente al seguente link: Le Università in Campania Nella Regione Campania sono presenti cinque Università: 1) l Università degli Studi di Napoli Federico II; 2) la Seconda Università degli Studi di Napoli - SUN; 3) l Università Sant Orsola di Be-

14 14 WOL / numero 4, maggio 2012 nincasa; 4) l Università Parthenope; 5) l Università degli Studi del Sannio, con sede a Benevento. Tuttavia, nel corso della ricerca sono stati analizzati esclusivamente i servizi esistenti nelle prime tre Università menzionate, dal momento che non sono stati intervistati studenti con disabilità provenienti dalle ultime due. L Università degli Studi di Napoli Federico II è stata una delle ultime a regolamentare le attività destinate agli studenti con disabilità (nel febbraio del 2006) istituendo il Centro di Ateneo SInAPSi - Servizi per l Inclusione Attiva e Partecipata degli Studenti, rivolto a tutti gli studenti che si sentono esclusi dalla vita universitaria a causa di disabilità o difficoltà temporanee. Il Centro di Ateneo SInAPSi offre servizi volti a favorire la partecipazione alla vita universitaria. Esso collabora con le strutture dell Ateneo per assicurare l accessibilità degli ambienti e promuove attività di ricerca e studio per migliorare l inclusione degli studenti. I servizi erogati dal Centro sono distinti in quattro sezioni: 1) Accoglienza, dove gli operatori accolgono gli studenti, in maniera autonoma o insieme alla famiglia, con l obiettivo di affrontare e risolvere i problemi di inclusione incontrati; 2) Counseling, che offre agli studenti in una situazione di crisi uno spazio per parlare di sé e per individuare quei fattori che potrebbero ostacolare il prosieguo e il completamento degli studi universitari, o causare disagio e insoddisfazione nella vita personale; 3) Pedagogia, che si pone l obiettivo di promuovere la partecipazione attiva di tutti gli studenti alla vita universitaria, attraverso attività di orientamento in ingresso per la valutazione dei prerequisiti funzionali allo studio universitario, interventi didattico-educativi, elaborazione di strategie didattiche individualizzate, individuazione di modalità di valutazione equipollenti; 4) Tecnologia, che fornisce e mette a punto le più appropriate soluzioni tecnologiche individualizzate per rispondere alle esigenze degli studenti. Rispetto ai servizi forniti, i giovani con disabilità intervistati hanno evidenziato alcune difficoltà legate al mancato accesso ai benefici previsti per il diritto allo studio, a causa dell assenza dei requisiti stabiliti o di un iniziale non riconoscimento dell invalidità civile. I servizi di cui gli studenti hanno potuto beneficiare sono prevalentemente la riduzione delle tasse universitarie, la tessera ADISUD per i buoni pasto, strumenti multimediali e aule informatiche (anche se non in tutte le sedi), e la possibilità di rivolgersi allo sportello per gli studenti con disabilità. Nonostante la presenza di numerosi elementi di facilitazione, gli studenti intervistati sembrano prediligere il ricorso a canali informali di supporto, facendo riferimento alla famiglia e agli amici, piuttosto che affidarsi ai canali formali, nei confronti dei quali mostrano invece una sorta di diffidenza. La SUN - Seconda Università degli Studi di Napoli, per rispondere alle esigenze degli studenti con disabilità, ha istituito il Servizio per gli Studenti Disabili. Si tratta di un servizio di accoglienza che svolge prevalentemente attività di indirizzo e orientamento al momento di ingresso e di uscita dall Università e di supporto durante tutto il percorso di studi. Il Servizio per gli Studenti Disabili ha l obiettivo di individuare e progettare i tipi di sostegno necessari a ogni studente con disabilità, tra cui: il tutorato specializzato per l intermediazione con i docenti e con il personale universitario; le attrezzature necessarie allo studio (come i computer ergonomici, il sistema Dragon per la registrazione di file vocali, la stampa di materiale in braille e il servizio per le persone non vedenti con sistema Jaws); il servizio di interpretariato per permettere agli studenti non udenti, o affetti da ipoacusie gravi, di frequentare le lezioni beneficiando di una traduzione in lingua dei segni con un interprete fisicamente presente in aula. Confrontando i servizi esistenti con quelli effettivamente utilizzati dai giovani con disabilità intervistati, è possibile notare come i servizi che hanno concretamente facilitato il loro percorso di studio siano stati principalmente tre: le borse di studio per merito, l esenzione totale dal pagamento delle tasse universitarie e il tutorato. Uno dei maggiori problemi incontrati è stato invece quello della presenza di barriere architettoniche e di ascensori non funzionanti. L Università Sant Orsola di Benincasa, nel 2002, ha istituito il SAAD - Servizio di Ateneo per le Attività degli studenti con Disabilità. Il SAAD ha l obiettivo di promuovere e coordinare l integrazione dei giovani universitari con disabilità, attraverso uno staff permanente di collaboratori e collaboratrici, i cui compiti specifici si in-

15 15 WOL / numero 4, maggio 2012 seriscono in un più ampio sistema di cooperazione che permette l attivazione di diversi interventi, quali il supporto alla mobilità, il sostegno alle prove d esame, la consulenza alla pari, ecc. Un elemento distintivo dei servizi offerti dal SAAD rispetto agli altri delle Università campane è il coinvolgimento degli stessi studenti con disabilità e dei relativi familiari nella promozione di iniziative il più possibile rispondenti alle difficoltà e ai bisogni individuali incontrati nel corso delle attività universitarie. Inoltre, per realizzare l integrazione degli studenti con disabilità, il SAAD ha attivato un sistema comunicativo su più livelli, in modo da sensibilizzare sia il corpo docente che quello studentesco alle peculiari attitudini espressive, relazionali, sociali e dell apprendimento proprie degli studenti con disabilità, per i quali si richiedono modalità didattiche, definizione delle prove d esame e forme comunicative specifiche. Dalle interviste effettuate, gli studenti con disabilità iscritti all Università Sant Orsola non hanno incontrato particolari ostacoli nel loro percorso universitario. Gli elementi di facilitazione di cui hanno potuto beneficiare sono stati invece numerosi, come la riduzione delle tasse universitarie, i servizi di informazione, supporto psicologico e orientamento, le attività di segretariato svolte direttamente dal SAAD, i servoscala, gli ascensori funzionanti. In particolare sembra essere molto apprezzato il servizio di consulenza alla pari e di counseling psicologico. Altri servizi considerati molto utili sono stati poi quelli di accompagnamento, di tutorato e la possibilità di registrare le lezioni attraverso l utilizzo del voice recording zoo, che consente di isolare la voce parlante dai rumori di fondo. Le Università in Puglia Anche in Puglia sono presenti cinque Università. 1) L Università del Salento con sede a Lecce; 2) l Università degli Studi di Foggia; 3) l Università degli Studi Aldo Moro; 4) il Politecnico di Bari; 5) l Università privata LUM, Libera Università Jean Monnet di Casamassima, in provincia di Bari. Anche nel caso della Puglia è stato possibile intervistare soltanto studenti con disabilità iscritti presso tre atenei. Presso l Università degli Studi di Bari Aldo Moro (sede di Bari, Brindisi e Taranto) i servizi di accoglienza agli studenti con disabilità sono gestiti dal Settore Disabilità. I servizi erogati sono il tutorato specializzato, il supporto degli studenti senior (selezionati attraverso un bando specifico), la disponibilità di informazioni in formato accessibile, le attrezzature tecniche e informatiche specifiche, il servizio di interpretariato LIS (su richiesta) e infine i trasporti urbani dedicati. A tali servizi si unisce anche l esonero parziale o totale dal pagamento di tasse e contributi per il diritto allo studio universitario. Al fine di rilevare le esigenze degli studenti con disabilità e verificare l andamento delle iniziative a loro favore è stata istituita anche la Commissione per la disabilità e l handicap. I giovani con disabilità intervistati hanno giudicato i servizi offerti come discreti, limitandosi semplicemente a menzionare l Ufficio disabilità, anche se poi effettivamente ci si affida all aiuto dei colleghi e alla disponibilità di alcuni dirigenti universitari. L Università degli Studi di Foggia approva, nel giugno del 2001, un progetto generale di interventi allo scopo di eliminare le discriminazioni e consentire pari opportunità agli studenti con disabilità. Il progetto prevede l adozione di strumenti che tengano conto non solo della tipologia di disabilità, ma anche dell entità delle limitazioni che le persone con disabilità incontrano. Al fine di individuare le iniziative generali da attuare e gli interventi da progettare, l Università di Foggia ha rilevato il numero degli studenti iscritti e le loro esigenze. Sono emersi due ordini di problemi relativi all integrazione degli studenti con disabilità: l accesso fisico alle strutture e l effettivo esercizio del diritto allo studio (attrezzature tecniche, sussidi didattici, forme individuali o collettive di ausilio tecnicofunzionale, ecc.). Nel primo caso sono stati effettuati interventi di rimozione delle barriere e di rimodulazione degli arredi nelle aule. Invece, per rispondere al secondo ordine di problemi, l Università ha approvato il regolamento per le attività in favore degli studenti con disabilità e poi ha istituito un servizio di tutorato in favore degli studenti con disabilità. Inoltre, è stato istituito un servizio di interpretariato LIS (durante lezioni, esami e altri momenti della vita universitaria). Infine, sono stati impiegati 12 volontari del servizio civile per il servizio

16 16 WOL / numero 4, maggio 2012 di accompagnamento e per offrire agli universitari con disabilità un aiuto nella didattica. Per la realizzazione del servizio, fondamentale è stata la collaborazione con le associazioni del territorio. Tra gli interventi attivati, inoltre, si segnalano: programmazione di percorsi formativi mirati all utilizzo di strumenti o ausili rivolti a studenti con specifiche necessità; servizio di interpretariato per studenti non udenti; tutorato alla pari da parte di studenti dell Ateneo a favore di propri compagni con disabilità; benefici economici, quali esoneri totali o parziali dal pagamento delle tasse universitarie; servizi di orientamento al tirocinio e di selezione degli enti idonei all inserimento di persone con disabilità, in collaborazione con il Dipartimento orientamento e tutorato; assistenza nell inserimento lavorativo dei laureati con disabilità. Nonostante i buoni propositi e il lungo elenco di servizi attivi e disponibili, i giovani con disabilità intervistati non si sentono facilitati durante il loro percorso di studio. La LUM- Libera Università Jean Monnet di Casamassima, è un Università privata che a differenza delle altre esaminate (sia pubbliche che private) non ha istituto alcun ufficio specificamente destinato ai giovani universitari con disabilità dal momento che tutti i servizi di orientamento sono offerti a tutti gli studenti. Lo stesso dicasi per il sito internet. Ascoltando il personale della Segreteria, sembrerebbe che l Università non abbia mai provveduto a realizzare servizi mirati agli studenti con disabilità perché alla LUM tutti gli studenti vengono trattati allo stesso modo. Anche il servizio tutorato, per esempio, è rivolto a tutti gli studenti. Inoltre la struttura non sembra presentare barriere architettoniche di alcun tipo, essendo dotata di ascensori funzionanti e rampe che la rendono perfettamente accessibile. L unica misura che distingue gli universitari con disabilità è la possibilità per chi ha un invalidità superiore al 66% di non pagare le tasse universitarie. Le Università in Calabria Tre le Università presenti in Calabria: 1) l Università Mediterranea di Reggio Calabria; 2) l Unical - Università della Calabria, con sede a Rende; 3) l Università Magna Græcia di Catanzaro. L Università Mediterranea di Reggio Calabria ha istituito all interno della macroarea Diritto allo Studio una sezione dedicata al Servizio Studenti diversamente abili al fine di garantire accoglienza per gli studenti con disabilità e pari condizioni nel diritto allo studio. Da un punto di vista organizzativo sono state istituite la Commissione per il diritto allo studio degli studenti con disabilità e lo Sportello per gli studenti con disabilità. Quest ultimo ha il compito di offrire orientamento personalizzato sui corsi di studio attivi presso l Ateneo e supporto nell espletamento degli adempimenti amministrativi universitari. Svolge inoltre attività di informazione sui servizi erogati e sul regolamento di ateneo per l integrazione e il diritto allo studio degli studenti con disabilità. La Commissione, invece, individua le esigenze degli studenti, formula proposte sulle iniziative da attivare, predispone un programma di utilizzo dei finanziamenti ministeriali e può anche elaborare specifici progetti. Molteplici sono i servizi erogati quali, ad esempio, dotazione di attrezzature tecniche e sussidi didattici specifici, servizio di tutorato e di assistenza alla persona, interventi finalizzati alla formazione e integrazione sociale, consulenze per il disbrigo delle pratiche amministrative, postazione informatica per studenti ipo e non vedenti. Tra quelli elencati è da segnalare, sottolineato anche nelle interviste ai giovani con disabilità, l importanza del servizio di tutorato che prevede sia tutor alla pari, selezionati con apposite procedure negli stessi corsi di laurea (o affini), che possono svolgere varie attività di supporto, sia tutor specializzati, selezionati in base al possesso di specifiche competenze e abilità professionali (psicologi, interpreti LIS, ecc.). L Università Magna Græcia ha predisposto un programma per favorire la piena integrazione degli studenti con disabilità, attivando presso le nuove strutture del campus universitario di Germaneto tre tipi di servizi: 1) il punto informativo e di ascolto (che fornisce informazioni e accoglie proposte e richieste di intervento); 2) il servizio di consulenza psicologica che, attraverso colloqui individuali con psicologi professionisti, ha l obiettivo di favorire una maggiore consapevolezza e promuovere il processo di crescita curriculare e personale dello studente; 3) il servizio di

17 17 WOL / numero 4, maggio 2012 tutorato che fornisce sostegno didattico e assistenza nell espletamento di pratiche amministrative. A questi servizi si aggiungono anche quelli di accompagnamento, interpretariato specializzato LIS, ausili e agevolazioni economiche. Dalle interviste agli studenti dell Università di Catanzaro, emerge un giudizio abbastanza positivo rispetto ai servizi di tutorato e di accompagnamento. Le uniche riserve sono espresse in merito alla casa dello studente ritenuta non adatta sia per dove è ubicata, sia per la struttura, sia, infine, per il livello di igiene. L Università della Calabria, a partire dall anno accademico 1999/2000, ha istituito il Servizio Accoglienza Studenti con Disabilità. Tale servizio si pone come obiettivo primario quello di rispondere alle esigenze specifiche degli studenti con disabilità e di offrire una serie di servizi in grado di garantire pari opportunità nel diritto allo studio e una piena e attiva partecipazione alla vita universitaria, inclusi i servizi di supporto amministrativo e burocratico e di supporto didattico per la programmazione di un percorso di studio personalizzato. Come nelle altra Università esaminate, anche l Università della Calabria istituisce la figura del delegato del Rettore per gli studenti con disabilità e nomina una Commissione Disabilità. Inoltre, viene creato uno staff composto da diverse figure professionali, tra cui un coordinatore delle attività amministrative-gestionali; una psicologa con funzioni di coordinamento e controllo delle attività di counseling psicologico; un referente per le attività di orientamento; un referente per le attività di ascolto, accoglienza e mediazione rispetto alle esigenze personali di ogni studente con disabilità; un peer tutor per il Servizio di Accoglienza Studenti con Disabilità; un consulente alla pari che collabora anche all organizzazione delle politiche per i diritti delle persone con disabilità; studenti part-time che svolgono attività di segreteria, accoglienza e smistamento delle richieste, disbrigo delle pratiche amministrative; e, infine, volontari che svolgono attività di accompagnamento agli universitari con disabilità motoria per tutte le attività del campus (corsi, esami, iscrizioni, ecc.). Presso la Unical vengono create diverse tipologie di benefici, erogati in base al budget disponibile: servizi individualizzati (ad esempio l accompagnamento degli studenti con disabilità all interno della struttura universitaria; il trasporto accessibile; l assistenza qualificata alla persona riservata agli studenti con una disabilità grave o gravissima; il servizio di supporto alla didattica); tutorato (in particolare, tutorato disciplinare per il recupero di parte o della totalità di una specifica disciplina; tutorato specializzato per disabili sensoriali che prevede l assegnazione di tutor con competenze specifiche per l affiancamento personalizzato alle attività didattiche dello studente; tutorato multidisciplinare personalizzato, riservato eccezionalmente agli studenti con disabilità complesse, per il supporto nella preparazione di tutte le materie previste dal piano di studi prescelto) e servizi didattici (interpretariato per studenti non udenti durante tutte le attività correlate alla didattica; la consulenza e il supporto per prove d esami equipollenti e personalizzate); supporto psicosociale (il servizio di accoglienza studenti che offre sostegno emotivo-psicologico; il servizio di consulenza alla pari, individuale o di gruppo, fornito in collaborazione con l associazione DPI - Disabled Peoples International; il percorso di counseling psicologico individuale). Altri servizi offerti sono, solo per citarne alcuni, il centro residenziale, il servizio mensa, badge per l utilizzo di archeggi riservati, ecc. Quasi tutti gli studenti con disabilità intervistati hanno dichiarato di beneficiare della possibilità di usufruire del centro residenziale e del servizio mensa. Altre facilitazioni molto apprezzate sono state: il tutoraggio; il servizio di accoglienza per studenti con varie esigenze e/o difficoltà, per informazioni e richieste, che intercede presso le istituzioni o i docenti, e cerca di risolvere i problemi; il counseling psicologico e il servizio di orientamento post laurea, rivolti in generale a tutti gli studenti; la riduzione delle tasse universitarie; i biglietti del pullman gratuiti per gli spostamenti; e soprattutto il servizio di accompagnamento. L Unical è risultata, tra quelle analizzate, una delle Università all avanguardia per quanto riguarda i servizi rivolti agli studenti con disabilità, in quanto ne offre diversi e di vari tipi. Presso l Unical è inoltre attivo, come accennato, il servizio di consulenza alla pari, considerato molto positivamente dagli studenti che ne hanno beneficiato. Al servizio di consulenza alla pari, considerato una buona prassi, è dedicata la seconda parte

18 della ricerca. Le Università in Sicilia Le Università siciliane esaminate sono tre: 1) l Università degli Studi di Catania; 2) l Università degli Studi di Messina; 3) l Università degli Studi di Palermo. I servizi offerti agli studenti con disabilità all Università degli Studi di Catania sono gestiti dal CInAP, Centro per l Integrazione Attiva e Partecipata. All interno del CInAP operano varie figure professionali. I servizi offerti sono innumerevoli: Counseling Psicologico e Counseling Orientativo, per il supporto psicologico agli studenti e alle loro famiglie e per il supporto nella pianificazione di progetti formativi adeguati; Sportello Autismo; Centro di Ascolto; l esenzione dal pagamento delle tasse universitarie per tutti gli studenti che si trovino nella condizione di disabilità o invalidità dichiarata pari o superiore al 66%; assistenza sanitaria e cure odontoiatriche con finalità riabilitative presso l Unità Operativa di Odontoiatria Speciale Riabilitativa; trasporto da e per le sedi universitarie; ausili tecnologici, software e hardware o qualsiasi altro supporto dedicato, necessari alla didattica; assistenza allo sport; servizi per la mobilità internazionale; su richiesta, la possibilità di effettuare esami individualizzati o prove equipollenti e/o prolungamento dei tempi d esame; servizio di tutoraggio, che prevede l affiancamento di un laureato per il supporto allo studio di una o più materie scelte (tutor didattico) e la presenza di un interprete LIS o di personale specializzato per rispondere ai bisogni degli studenti con disabilità uditiva. Altri supporti sono i premi di laurea per la miglior tesi sulla disabilità o per lo studente con disabilità che si sia laureato con il miglior percorso formativo, in termini di tempo e di votazione conseguita; posti-alloggio riservati presso le strutture dell ERSU (Ente Regionale per il diritto allo Studio Universitario); attività teatrali e ricreative; convegni e seminari a tema; laboratori vari; ecc. Tra tutti quelli elencati, i giovani con disabilità intervistati hanno trovato molto utile il servizio di tutorato, in particolare quello specializzato, il Centro di Ascolto e le iniziative cultuali, come per esempio il laboratorio teatrale. Le rimostranze riguardano invece la lentezza nell erogazione dei servizi e la lungaggine delle pratiche burocratiche per usufruire del servizio di trasporto. Presso l Università degli Studi di Messina la struttura che coordina e cura tutti gli aspetti organizzativi e amministrativi dei servizi offerti agli universitari con disabilità è l Ufficio Disabili di Ateneo. Tra i servizi offerti agli universitari con disabilità, sono attivi il counseling psicologico, che ha tra gli obiettivi quello di aiutare lo studente a superare situazioni di disagio esistenziale e/o relazionale; il sostegno socioassistenziale che offre informazioni sul diritto allo studio universitario e sulla disponibilità di servizi e tecnologie per l integrazione; il tutorato specializzato che comprende le attività di peer tutoring. Inoltre, esiste il servizio di affiancamento di un tutor senior per il supporto allo studio individuale. Gli universitari con disabilità uditiva hanno la possibilità di richiedere un interprete della Lingua Italiana dei Segni. Inoltre, tra i sussidi didattici disponibili si può usufruire del servizio di registrazione audio e di sbobinatura dei testi necessari per la preparazione degli esami. Esiste anche un ausilioteca, presso la quale sono disponibili alcune strumentazioni tecnologiche (per esempio il plotter per la grafica in rilievo e la stampante braille; la macchina facile per leggere libri e riviste) affidabili in comodato d uso a studenti che presentino particolari esigenze in rapporto al tipo di disabilità. Gli universitari con disabilità hanno anche diritto all esonero dal pagamento delle tasse universitarie, totale o parziale in ragione della percentuale di invalidità. Inoltre possono usufruire di un servizio di trasporto gratuito con l assistenza di un accompagnatore professionale. L intervista al personale ha permesso di mettere a fuoco due importanti criticità: la riduzione delle risorse economiche disponibili e il problema dell accessibilità della sede e delle strutture. Criticità che si scontrano con il tentativo di fornire i servizi a un utenza sempre maggiore. Negli ultimi anni, infatti, il numero di studenti universitari disabili è notevolmente aumentato a cui hanno contribuiti tanti i fattori quali la maggiore consapevolezza dei propri diritti, la maggiore sensibilità della società e delle istituzioni, lo sviluppo esponenziale dei supporti informatici della didattica e 18 WOL / numero 4, maggio 2012

19 19 WOL / numero 4, maggio 2012 una legislazione attenta a tali bisogni. La presenza di barriere architettoniche e strutturali sembra essere ancora uno dei nodi cruciali. L edificio è infatti dotato di ascensore per accedere al piano superiore, ma non è funzionale all accesso delle sedie a rotelle. Il Centro Universitario per le Disabilità (CUD) dell Università degli Studi di Palermo è la struttura dell Ateneo per il coordinamento, il monitoraggio e il supporto delle iniziative per l integrazione degli studenti con disabilità. Il CUD fornisce a chi ne faccia richiesta: attrezzature tecniche, sussidi didattici specifici, servizi di tutorato, assistenza alla persona, trasporto e accompagnamento. Nonostante l esistenza del Centro Universitario per le Disabilità, i giovani intervistati sembrano, tuttavia, far riferimento soprattutto alla famiglia e alla disponibilità dei singoli professori. A ciò si deve aggiungere la difficoltà lamentata dagli intervistati di accedere alle informazioni necessarie attraverso il sito web o attraverso i contatti telefonici ivi indicati, ai quali non risponde nessuno. Le Università in Sardegna L Università degli Studi di Cagliari, a partire dall anno accademico 2001/2002, ha attivato il C.A.S. - Centro Accoglienza Studenti e l Ufficio Disabilità, con il compito di erogare servizi di consulenza, intermediazione e integrazione per gli studenti con disabilità, al fine di agevolarli nel percorso di studi. È possibile ottenere le informazioni necessarie in merito ai servizi disponibili anche attraverso un sito web, costantemente aggiornato. I servizi vengono attivati su richiesta, e in modo personalizzato. Grazie al lavoro svolto dall Ufficio Disabilità, è stato possibile realizzare negli anni una serie di progetti destinati a temi specifici, come quello per l abbattimento delle barriere architettoniche, quello sulla dislessia, il progetto Vietato non toccare e il progetto Help on line, che ha reso possibile il servizio di ricezione di informazioni via entro 24 ore dalla richiesta. Sono stati, inoltre, attuati programmi di mobilità internazionale e interventi di creazione di postazioni multimediali. È stata, infine, bandita una selezione per la formazione di un elenco di studenti che svolgano l attività di Prendiappunti - Aiuto allo Studio. Il servizio di prendi appunti, le informazioni fornite dall Ufficio Disabilità e il tutorato risultano essere i servizi più apprezzati dagli studenti con disabilità intervistati. A cui si aggiungono anche le riduzioni delle tasse universitarie e, soprattutto, i servizi offerti dall ERSU, quali la casa dello studente, la mensa e le borse di studio. Le Università in Basilicata Nell Università degli Studi della Basilicata, il Rettore ha istituito all interno della sua segreteria uno staff dedicato al progetto Integrazione...non diversa Università. Si è provveduto anche a costituire un Comitato per l integrazione degli studenti diversamente abili, composto dai membri dello staff di cui sopra, cui si aggiungono i referenti di facoltà e un rappresentante degli studenti con disabilità. Tra i servizi erogati vi è quello di tutorato, che include anche la possibilità per gli studenti con disabilità di richiedere come tutor uno studente alla pari; i contributi per il rimborso delle spese di trasporto in favore degli studenti con disabilità fuori sede iscritti ai corsi di studi attivati presso l Ateneo; e la figura di un docente referente all interno di ogni facoltà, in grado di promuovere e facilitare le modalità di erogazione della didattica e lo svolgimento degli esami. Di fatto, gli intervistati con disabilità intervistati hanno usufruito della riduzione del pagamento delle tasse universitarie e della possibilità di contare sulla disponibilità dei professori. Una buona prassi: la consulenza alla pari all Unical La scelta di separare le persone con disabilità dalla società e dai servizi ordinari, oltre a essere discriminante, produce una forte limitazione della capacità di autodeterminarsi: è per questo motivo che diventa necessario coinvolgere pienamente le persone con disabilità, a tutti i livelli e in tutte le iniziative. Se da un lato per garantire la piena partecipazione sociale delle persone con disabilità è indispensabile un maggiore intervento e una maggiore attenzione da parte della istituzioni, è altresì fondamentale che siano le stesse persone con disabilità a diventare parte attiva

20 20 WOL / numero 4, maggio 2012 nella società, partecipando direttamente ai processi che le riguardano. La pratica della consulenza alla pari nasce negli anni sessanta a Berkeley, da un gruppo di universitari con disabilità, pionieri del movimento Independent Living, che decidono di incontrarsi regolarmente per discutere dei problemi che si trovano ad affrontare quotidianamente. Si creano così dei gruppi di autoaiuto. Secondo i principi dell Independent Living le persone con disabilità sono le sole vere esperte sulle questioni legate alla disabilità e, alla pari di tutti i cittadini, hanno il diritto di scelta sulle questioni che riguardano la propria vita. Per comprendere perché la consulenza alla pari può essere considerata una pratica innovativa, è necessario evidenziare le caratteristiche peculiari dell approccio. Essa infatti si differenzia da una qualsiasi altra forma di consulenza, in cui il consulente aiuta il consultante a capire i propri problemi per individuare una soluzione, perché in questo caso esiste un elemento che accomuna il consulente al consultante, ossia l essere pari. Nel caso della disabilità, sia il consulente sia il consultante sono persone con disabilità e l unica cosa che li differenzia è il fatto che chi offre consulenza è una persona che ha maggiori strumenti di autoconsapevolezza, di conoscenza dei propri diritti, dei propri limiti e delle proprie potenzialità, che gli permettono di vivere con pienezza la propria vita. Forte di questa esperienza acquisita e maturata, il consulente si trova dunque nella possibilità di attivare nel consultante la sua capacità di riflessione, in modo da rafforzarlo nel processo di costruzione della propria identità. Il consulente ha la funzione di incoraggiare il consultante nell utilizzo delle proprie risorse, siano esse risorse interiori (emotive, razionali, ecc.) o risorse esterne (conoscenza di servizi o normative, ecc.), in modo da permettergli di esprimere la propria autodeterminazione e riuscire a vivere una vita indipendente. Il lavoro di consulenza alla pari non è esclusivamente soggettivo e centrato sulla persona, ma si collega anche alla dimensione sociale per l attuazione dei diritti civili e umani. Esso quindi si riallaccia alla più ampia attività di informazione e consulenza specifica che le associazioni di persone con disabilità svolgono (peer support) per rendere agibili i diritti individuali delle persone. Il consulente alla pari infatti ha il compito di orientare nell uso di leggi regionali e nazionali relative al settore della disabilità, sui servizi e le risorse esistenti sul territorio in cui vive, oltre che sugli specifici bisogni e necessità dei cittadini con disabilità. Tra le Università esaminate, soltanto due hanno attivato tale servizio: l Università della Calabria (Unical) e l Università Sant Orsola di Benincasa. L Università della Calabria introduce la consulenza alla pari a partire dal 2000, grazie alla collaborazione tra il servizio disabilità dell Ateneo e DPI Italia. Dopo una prima sperimentazione, l Università della Calabria decide di dare continuità alla consulenza alla pari con il progetto Per una maggiore inclusione sociale degli studenti con disabilità. Durante il biennio accademico 2002/2003 e 2003/2004 il servizio viene esteso anche al personale docente e non docente. L idea di base è che: non è sufficiente rafforzare e rendere consapevoli le persone con disabilità delle proprie capacità e potenzialità, è necessario anche che i contesti e le comunità in cui vivono e la società nel suo insieme le riconoscano come persone e come cittadini con diritti e doveri. Di conseguenza si decide di puntare alla diffusione di una nuova visione e una nuova cultura della disabilità e delle persone con disabilità: l Unical non si limita solo a offrire un servizio ai giovani universitari con disabilità, ma punta in generale a modificare l approccio culturale nei confronti della disabilità, realizzando così una maggiore diffusione della cultura delle differenze. Il nuovo progetto si articola in due azioni: una di formazione di docenti e operatori dei servizi u- niversitari cui si rivolgono gli studenti con disabilità, e una di consulenza alla pari. Per quanto riguarda specificatamente quest ultima, complessivamente nei due anni accademici (2002/2003 e 2003/2004), le ore di consulenza offerte sono state 252, con un costo complessivo di Successivamente, è stato possibile, a fronte di un costo non superiore agli 8.000, attivare il servizio di consulenza alla pari anche per l a.a. 2005/2006, pur con un numero di ore mensili più basso (dalle 14 alle 7 ore al mese). Un ulteriore elemento di novità è stato poi l introduzione di un coordinamento, così da individuare le modalità d intervento in linea con gli obiettivi previsti. Questo investimento economico ha permesso all Università della Calabria di trasformare la pratica della consulenza alla pari in un servizio continuativo a disposizione dei propri studenti con disabilità.

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