Decisione N. 141 del 13 gennaio 2014

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1 IL COLLEGIO DI ROMA composto dai Signori: Avv. Bruno De Carolis Presidente Prof. Avv. Andrea Gemma Dott.ssa Claudia Rossi Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia Prof. Massimo Caratelli Membro designato dal Conciliatore Bancario Finanziario Prof. Avv. Marco Marinaro [Estensore] Membro designato dal C.N.C.U. nella seduta del 14/11/2013 dopo aver esaminato: il ricorso e la documentazione allegata; le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione; la relazione istruttoria della Segreteria tecnica, Fatto La controversia verte sulla contestazione di alcuni addebiti relativi a una carta bancomat rilasciata dalla convenuta. In particolare, domenica 7 aprile 2013, alle ore 10.10, la ricorrente si recava presso uno sportello ATM della banca resistente per prelevare del contante. Lo sportello era localizzato in un area dedicata all interno dell agenzia, a cui era possibile accedere inserendo la carta di pagamento in una porta ad apertura automatica. Prima che la porta si richiudesse, un giovanotto, alto, ben vestito, straniero accedeva al locale assieme alla ricorrente, andando a occupare l ATM più lontano dall ingresso. Introdotto il bancomat nel proprio sportello automatico e digitato il codice segreto, già attiva la finestra prelievo, parte attrice veniva incalzata dal giovane, al quale apparentemente il sistema malfunzionante aveva trattenuto la carta. La ricorrente ha la sensazione che durante la breve interlocuzione la schermata della [ ] macchinetta fosse cambiata, ma non ne ha certezza perché di spalle. Pressata dal ragazzo e preoccupata Pag. 2/6

2 di un malfunzionamento del sistema, la cliente tentava di ritirare la propria carta dalla cassa automatica, annullando la transazione e digitando più volte il codice PIN, con [il giovane] alle spalle. Nel frattempo sopraggiungeva nel locale una donna, alta, ben vestita, fisicamente molto simile all uomo. Anch essa si poneva alle spalle della ricorrente, fornendo improbabili suggerimenti su come recuperare il bancomat. La cliente digitava più volte il codice segreto pregando la donna di allontanarsi, ma non succedeva nulla. I due, pertanto, la consigliavano di tornare l indomani in agenzia per recuperare la carta, per poi defilarsi, mentre entravano altre persone. Poco dopo, alle ore 10.52, parte attrice, incredula, riceveva tramite servizio di Sms Alert, la notifica di un prelievo di euro 1.500,00, che ovviamente non avev[a] mai [disposto]. La cliente provvedeva, quindi, al blocco dello strumento di pagamento alle ore 11.31, così come risulta dalle evidenze prodotte dall intermediario. Il successivo lunedì mattina, la ricorrente si recava in filiale per aggiornare la banca convenuta su quanto accaduto, e veniva a conoscenza del furto della tessera. Alle ore dello stesso giorno il furto veniva fatto oggetto di denuncia presso la competente Autorità Giudiziaria. Il verbale veniva integrato, in data 15 aprile 2013, con il dettaglio dei due prelievi fraudolenti, che la cliente - grazie alla collaborazione del personale d agenzia - apprendeva essere stati disposti subito dopo la sottrazione del bancomat, in rapida successione alle ore e 10.53, presso una diversa filiale, per complessivi euro 1.750,00. I due utilizzi erano a valere, rispettivamente, sul plafond domestico e su quello estero. Peraltro, tali prelievi esaurivano la disponibilità giornaliera di contante della carta, così come comprovato dalla documentazione contrattuale allegata dalla convenuta. In data 11 aprile 2013, la ricorrente presentava formale dichiarazione di disconoscimento all intermediario con istanza di rimborso delle operazioni contestate. L istituto di credito riscontrava la richiesta verbalmente, precisando di non poter procedere allo storno delle somme. Ritenendo non soddisfatte le proprie istanze, con ricorso pervenuto il 4 giugno 2013, la cliente rinnova le lamentele già espresse, e chiede la restituzione di euro 1.750,00, sottratti attraverso l utilizzo indebito del bancomat. Al ricorso replica la convenuta. L intermediario richiama, prima di tutto, quanto dettagliatamente ricostruito nella denuncia presentata all Autorità Giudiziaria, che la resistente ritiene una vera e propria ammissione di piena e diretta responsabilità [della ricorrente] nell aver favorito i truffatori mediante un comportamento improntato ad una straordinaria ed inescusabile imprudenza. Da quanto dichiarato dalla cliente, Pag. 3/6

3 l intermediario trae, infatti, due conclusioni: i. che lo sconosciuto, procurando la distrazione/sorpresa della ricorrente nel momento in cui stava perfezionando il prelievo, le ha sottratto la carta, prelevandola direttamente dall ATM dopo aver digitato sulla tastiera il tasto ANNULLA (che restituisce appunto la tessera); ii. parte attrice ha più volte digitato il codice PIN in presenza, prima dello sconosciuto medesimo, comportamento del tutto incomprensibile, nel quale perseverava anche quando all osservazione si avvicendava la donna-compare, peraltro, facilmente collegabile allo sconosciuto per via dei tratti somatici. L accaduto è, a detta dell intermediario, pienamente confermato dalla tracciatura informatica delle operazioni relative al bancomat, che la resistente produce agli atti. La convenuta eccepisce, altresì, il ritardo con cui parta attrice ha disposto il blocco della carta, intervenuto solo dopo circa un ora dal furto della tessera. Tutto ciò premesso, l istituto di credito ritiene che nessuna responsabilità o violazione possa essergli contestata, e chiede dunque all ABF il rigetto di ogni pretesa prospettata dalla cliente, considerando accertata l esistenza di una pluralità di comportamenti a dimostrazione della gravissima colpa della ricorrente sia nella custodia della propria carta [ ] che del PIN. Diritto Il Collegio è chiamato a decidere in merito al mancato accoglimento di una richiesta di rimborso di somme sottratte a seguito del furto di una carta bancomat. Ai fini della decisione, vanno anzitutto considerate quali siano le eventuali responsabilità ascrivibili alle parti, alla luce dei criteri indicati dal d.lgs. 27 gennaio 2010, n. 11, che regola la materia dei servizi di pagamento nel mercato interno. Tale provvedimento dispone all art. 12, comma 3, che le perdite derivanti da operazioni che il titolare disconosce vengano poste a carico del cliente qualora l intermediario provi che questi abbia agito in modo fraudolento oppure non abbia adempiuto, con dolo o colpa grave, a uno degli obblighi a suo carico. Tra questi obblighi rientrano, secondo quanto previsto dall art. 7 delle medesime disposizioni di legge, tra l altro: il solerte blocco dello strumento di pagamento in caso di sottrazione, oltre alla diligente custodia dei dispositivi personalizzati che ne consentono l utilizzo. Si deve premettere che in relazione a controversie analoghe alla presente, questo Arbitro si è pronunciato nel senso di escludere la colpa grave del titolare - intesa quale straordinaria ed inescusabile imprudenza e negligenza (Cass., 19 novembre 2001, n ) - ogni volta in cui questi era indotto ad allentare per qualche attimo la normale Pag. 4/6

4 sorveglianza sui propri effetti, a causa di fulminee e furtive azioni intraprese da malintenzionati con lo specifico fine di profittarne (cfr. Decisione n del 4 luglio 2013; n. 673 del 1 febbraio 2013). Ciò posto, si osserva che nella fattispecie, dalla documentazione prodotta dalla resistente, può desumersi che la carta bancomat non sia stata trattenuta dal dispositivo automatico, ma sia stata prelevata, dopo la digitazione del tasto annulla, verosimilmente dal malfattore che si è introdotto nel locale della banca; il che appare coerente con il fatto che il primo prelevamento indebito è intervento dopo soli 9 minuti dall avvio dell operazione di ritiro contante disposta dalla cliente, in uno sportello automatico non sufficientemente prossimo al luogo del furto. Pertanto, ad avviso di questo Collegio, pur non potendosi porre a carico dell odierna ricorrente l aver subito, nella sottrazione della carta, la destrezza dell autore del furto, tuttavia, in base allo svolgimento dei fatti, la cliente avrebbe dovuto avvedersi che si era determinata una situazione di serio pericolo, che l avrebbe dovuta spingere ad adottare particolare cura nel mantenere riservati i codici segreti della carta, in considerazione della possibilità tutt altro che remota di subire frodi e malversazioni effettuabili tramite gli stessi. Parte attrice ha, invece, per sua stessa ammissione, digitato più volte il codice PIN, con [il giovane] alle spalle, adottando così un comportamento assai trascurato e incauto, nel quale perseverava anche quando si avvicendava all uomo la complice, facilmente collegabile allo sconosciuto per via dei tratti somatici. Tenuto conto di tali elementi, il Collegio ritiene che circostanze come quelle in esame consentano di ravvisare nella condotta della ricorrente gli estremi della colpa grave, che fa ricadere sul titolare dello strumento di pagamento le conseguenze dannose del suo indebito utilizzo (cfr. Decisione n. 536 del 17 febbraio 2012; n. 673 del 1 febbraio 2013). Sotto diverso profilo, vista la rapida successione con cui sono stati disposti i due prelievi, il Collegio ritiene di escludere che, nel caso di specie, sia da intendersi suscettibile di censura anche la modesta sollecitudine con cui è stato disposto il blocco della carta, intervenuto allorquando erano trascorsi 39 minuti dalla notifica del primo prelievo indebito. Un atteggiamento di maggiore accortezza non avrebbe, difatti, potuto attenuare in alcun modo gli esiti della frode. In relazione a quanto precede, il ricorso non può, pertanto, essere accolto. Pag. 5/6

5 P.Q.M. Il Collegio respinge il ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6