Time. white noise Questo processo viene utilizzato spesso per descrivere un disturbo casuale.

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1 Lezione 7 Processi stocastici Scopo di questa lezione è presentare: il concetto generale di processo stocastico (tempo discreto e tempo continuo) random walk, white noise, dinamiche discrete il moto browniano ed il processo di Poisson primi elementi sulle equazioni differenziali stocastiche Processi a tempo discreto. Serie temporali Un processo stocastico a tempo discreto è una successione X 1,X 2,..., X n,... di variabili aleatorie. Esempio: X n temperatura massima a Pisa il giorno n-esimo del Esempio: X n velocità media giornaliera nella zona industriale di Livorno il giorno n-esimo del Una serie temporale è una successione finita x 1,x 2,..., x n di numeri reali; detta usualmente così se corrisponde ai valori temporali di qualche grandezza. Legame? Lo stesso che c è tra X variabile aleatoria e x sua realizzazione (valore sperimentale). Pensiamo che una serie temporale sia la sequenza dei valori assunti da un processo stocastico una determinata situazione reale. Una serie temporale si può pensare come una realizzazione di un processo stocastico (limitata ad un tempo finito). Esempio: white noise a tempo discreto Siano X 1,X 2,... delle v.a. indipendenti, gaussiane 0,1. Questo è un processo stocastico. A volte viene chiamato white noise a tempo discreto. Una realizzazione di lunghezza 1000 di questo processo di può ottenere con R, coi comandi X -rnorm(1000,0,1) La stringa X è una serie temporale. Possiamo visualizzarla col comando time series: st.plot(x) x Time white noise Questo processo viene utilizzato spesso per descrivere un disturbo casuale. Esempio: sistema lineare con white noise in input Consideriamo l equazione per ricorrenza

2 X n 1 ax n b W n X 1 x dove x è la condizione iniziale, a,b, sono coefficienti, W n è un white noise a tempo discreto. Risolviamola numericamente, ad esempio per effettuando 100 passi temporali: a - -1/2 b - 0 sigma - 1 x W -rnorm(,0,1) X -1: X[1] -x for (n in 1:(-1)) { X[n 1] -a*x[n] b sigma*w[n] } ts.plot(x) a 1/2, b 0, 1, x 1 X Time Perche abbiamo scelto a 1/2? Già per b 0 vale X n 1 ax n a 2 X n 1... a n X 1 e quindi non esplode solo per a 1. Si provi ad esempio per a 3/2. Esempio: random walk (dim 1,2) Prendiamo a 1 (b 0, 1, x 0): quindi X n 1 X n W n X n 1 W 1 W 2... W n

3 Time X RW 1-dim, 1000 punti Vediamo lo stesso processo a valori nel piano (dim 2): W1 -rnorm(,0,1) W2 -rnorm(,0,1) X1-1: X2-1: X1[1] -0 X2[1] -0 X1 -cumsum(w1) X2 -cumsum(w2) plot(x1,x2, type l ) X X1 RW nel piano, dove abbiamo usato il comando che esegue le somme cumulative. Il moto browiniano è il limite a tempo continuo della random walk. L ultima figura, essendo a punti, ha la parvenza di un moto browiano. Ci torneremo sopra. I due punti di vista Fondamentale è il doppio punto di vista con cui si può studiare un processo stocastico. Pensiamo specificamente al valore X n di apertura del titolo FIAT il giorno n-esimo del Da un lato, possiamo fissare n n 0 (es. un giorno del futuro) e chiederci quale sia la distribuzione di probabilità di X n0 ; possiamo ad esempio chiederci che valore ci aspettiamo mediamente, con quale deviazione standard, quale sarà la probabilità che il titolo apra con un valore inferire ad una certa soglia. Dall altro, possiamo osservare una realizzazione del processo, cioè una sequenza di valori specifici x 1,x 2,... accaduti o che possono potenzialmente accadere, una storia (serie storica).

4 Processi a tempo continuo Si chiama processo stocastico a tempo continuo ogni famiglia X t t 0 di variabili aleatorie indicizzata dal tempo t 0,. Un esempio: X t velocità del vento nella zona industriale di Livorno all istante t. Con lo stesso nome si indicano anche i casi in cui il tempo varia su tutto l asse reale: X t t R ; oppure su un intervallo 0,T : X t t 0,T e così via per situazioni simili a queste. Due visioni: fissato t, X t è una variabile aleatoria; se osserviamo una storia particolare, che accade in un esperimento (anche ideale), osserviamo una realizzazione (detta anche una traiettoria del processo). Una realizzazione è una funzione di t, che varia nel continuo (prima, una realizzazione, cioè una serie storica, era una successione discreta). Se pensiamo alle realizzazioni come i possibili risultati degli esperimenti (esperimenti protratti nel tempo), vediamo un processo stocastico come una funzione aleatoria. Il caso sceglie una certa funzione tra tutte quelle possibili. Più generale che tempo continuo? E però interessante in certe applicazioni considerare variabili aleatorie indicizzate da parametri più generali, ad esempio lo spazio, o lo spazio-tempo. Continueremo a chiamarli processi stocastici, oppure più specificamente campi aleatori. Ad esempio è un campo aleatorio una famiglia U t,x,y,z t,x,y,z R indicizzata da tempo e spazio. Un esempio concreto può essere la velocità dell aria nel punto x,y,z dello spazio, all istante t (nello studio delle predizioni atmosferiche si deve considerare questa grandezza aleatoria al variare di tempo e spazio). Infine, per alcune applicazioni specifiche sono interessanti le famiglie di variabili aleatorie indicizzate da insiemi: X A A R d. Ad esempio: X A quantità d acqua piovana che cade nella regione A; oppure a,b numero di chiamate telefoniche che arriva ad una centrale nel periodo di tempo a,b. In definitiva, volendo dare una definizione generale, un processo stocastico è una famiglia di variabili aleatorie indicizzata da un qualche insieme di parametri. Esempi a tempo continuo Sono immediatamente un po più astratti oppure richiedono più teoria. Moto browniano Vuole essere l analogo della random walk, ma a tempo continuo. ella RW si sommano incrementi indipendenti, a tempi discreti. Qui allora richiederemo che il processo sia somma di incrementi indipendenti, ma incrementi relativi a tempi qualsiasi. Inoltre, nella RW, gli incrementi erano v.a. gaussiane. Qui si chiede lo stesso, sempre a tempi qualsiasi. Ecco le sue proprietà fondamentali, che lo definiscono (in modo non costruttivo come per la RW): B 0 0 per ogni coppia di tempi t s 0, l incremento B t B s è una v.a. 0,t s gli incrementi B tn B tn 1,..., B t1 B t0 sono indipendenti, per ogni n 1 e 0 t 0 t 1... t n imponiamo inoltre che le traiettorie siano funzioni continue.

5 Possiamo visualizzare, simulare, delle traiettorie di un MB? Come sempre, le simulazioni impongono una discretizzazione (lo stesso vale anche se volessimo raffigurare la funzione sint). Fissiamo quindi una sequenza di tempi t 1 t 2... t n rispetto a cui vogliamo i valori di una traiettoria. Per semplicità. prendiamo i tempi equispaziati: t k k, k 1,...,n. Vale B tk B 1 B 0 B 2 B 1 B 3 B 2 cioè il MB al generico tempo t k k è somma di gaussiane indipendenti e con la stessa distribuzione, cioè è una RW! Basta quindi rappresentare una RW. Si può essere quantitativamente più precisi. Supponiamo ad esempio di voler raffigurare una traiettoria browniana per t 0,5, usando 5000 punti. Prendiamo 1000, k 1,...,5000. Ciascun incremento... è una B k 1 B k 0, k 1 k 0, 1 1 cioè una gaussiana di deviazione standard L W -rnorm(l,0,sqrt(1/1000)) X -1:L X[1] -0 X -cumsum(w) ts.plot(x). Ecco allora i comandi: X T i m e una traiettoria del MB Facciamo una verifica incrociata. Il valore finale della simuolazione precedente è B 5, il MB al tempo 5. In base alle sue proprietà, dev essere una v.a. 0,5. Ripetiamo allora 1000 volte la simulazione precedente, vediamo un istogramma e calcoliamo media e deviazione. Ecco i risultati:

6 Histogram of B Frequency B mean(b) [1] sd(b) [1] (vale ). White noise a tempo continuo? Tempo discreto: RW cumulato del W, ovvero: Tempo continuo: white noise incrementi della RW. white noise derivata del MB. Però si può dimostrare che le realizzazioni del MB non sono derivabili (non esiste finito il limite del rapporto incrementale). L idea viene dal fatto che Var B t B s t s 1 t s 2 Var B t B s t s t s 2 1 t s che diverge per t s. Per dare senso al concetto di white noise, serve il concetto di derivata nel senso delle distribuzioni, che non sviluppiamo. Moralmente, il white noise a tempo continuo è un processo W t tale che: i) W t è 0, 2, ii) W t1,...,w t sono indipendenti. Ma al tempo stesso: 2. La prima figura di questi appunti rende l idea, pur essendo un approssimazione discreta. Detour: esponenziali e Poisson (Sottotitolo: un bel legame tra il continuo ed il discreto) Ricordiamo che una v.a. T si dice esponenziale di parametro 0 se la sua survival function vale P T t e t. E un caso particolare di Weibull, con shape 1, scale 1/. Una v.a. discreta, che assume solo i valori interi non negativi, si dice di Poisson di parametro 0 se assume il generico valore n con probabilità Osserviamo che n e n! n 0 n P n e n!. e n n! n 0 quindi i numeri suddetti sono delle probabilità. Vale E, Var. e e 1

7 Theorem Siano T 1,T 2,... v.a. esponenziali indipendenti, di parametro. Poniamo S n T 1 T 2... T n. Fissato t 0, indichiamo con t il numero, aleatorio, degli n per cui S n t. Allora t è una v.a. di Poisson di parametro t. A prima vista l enunciato può essere di non facile lettura o interpretazione. Raffiguriamolo. Generiamo 10 numeri esponenziali di parametro 1/2, indicati con T, e cumuliamoli in S: T - rweibull(10,1,2) S - cumsum(t) S Consideriamo la funzione costante a tratti che aumenta di un unità ad ogni istante S n (la si può disegnare usando l espediente della ecdf): e c d f(s ) Fn(x) x Se abbiamo precedentemente fissato, ad esempio, il tempo t 15, il valore di questa funzione all istante t è t. Relativamente a questa simulazione, t 5, ma naturalmente dipende dalla simulazione. Il teorema afferma che t è una v.a. di Poisson. Processo di Poisson Appoggiamoci al teorema precedente ed alla figura. Per ogni t 0, è definita una v.a. t, il numero di salti entro il tempo t, che per il teorema è una Poisson di parametro t. Vedendo questa variabile al trascorrere di t, cioè come processo stocastico t t 0, abbiamo costruito il cosidetto processo di Poisson t t 0 di intensità 0. Esso può essere definito o nel modo precedente (costruttivo) oppure tramite le seguenti proprietà (in modo analogo al MB): 0 0 t s, per ogni t s 0, è una v.a. di Poisson di parametro t s gli incrementi tn tn 1,..., t1 t0 sono indipendenti, per ogni n 1 e 0 t 0 t 1... t n. L equivalenza tra le due definizioni richiede del lavoro, ma possiamo ad esempio sservare che dalla definizione più astratta discende che: i) se si prende s 0, scopriamo che t è una v.a. di Poisson di parametro t; ii) quindi i valori del processo di Poisson t t 0 sono i numeri interi non negativi: questo significa che se tracciamo il grafico di una generica realizzazione, tale grafico è una curva costante a tratti; iii) ed inoltre è non decrescente in quanto gli incrementi sono anch essi di Poisson; quindi il grafico è una sorta di scalinata ascendente, con salti posizionati irregolarmente. Ci avviciniamo quindi alla visione costruttiva, pur mancando la dimostrazione del fatto che gli intertempi tra un salto

8 ed il successivo sono v.a. esponenziali di parametro indipendenti. Il processo di Poisson serve ad esempio a descrivere il numero di arrivi ad un sistema di servizio, se si può assumere che gli intertempi di arrivo siano esponenziali. Generalizzazioni di Poisson Ci sono varie generalizzazioni interessanti. Data una densità di probabilità f x (non è nemmeno necessario che sia normalizzata ad 1) si può usare questa al posto di nel seguente modo: nella seconda proprietà del processo di Poisson si richiede che t s, per t s 0, è una v.a. di Poisson di parametro s t f x dx. e deriva il cosidetto processo di Poisson non omogeneo, avente funzione di intensità f. Serve ad esempio, per gli arrivi ad un servizio, a distinguere le ore di punta. Un altra generalizzazione è quella al caso bidimensionale (o multidimensionale): punti di Poisson nel piano. Però serve un cambio di punto di vista: bisogna introdurre un processo A A R 2 indicizzato dagli insiemi A del piano e richiedere: A P A A1,..., Ak indipendenti se A 1,..., A k sono insiemi disgiunti. Qui A indica l area di A. Oppure si può generalizzare chiedendo A P A f x dx. Tali processi di Poisson, detti anche processi di punto (di tipo Poisson) nel piano, descrivono vari problemi. Possono indicare il numero di individui colpiti da una certa epidemia, al variare della zona in esame. Oppure, possono descrivere le posizioni aleatorie in cui avvengono determinati avvenimenti. Infatti, in un certo senso opportuno, è come se dietro un processo di Poisson del piano ci fosse una famiglia di punti aleatori P i, P i R 2, e la generica v.a. A fosse definita dal numero di punti che cadono in A (si pensi al caso unidimensionale e gli istanti legati ai tempi T i ). Il software R permette una qualche analisi di questi processi, tramite il package spatial. Un modo approssimato di produrre dei punti di Poisson nel piano è quello di produrre dei punti distribuiti in modo uniforme. Però la densità uniforme ha senso solo su insiemi limitati, per questo è un approssimazione. Si può quindi prendere un grande intervallo L,L, generare delle coppie X,Y di coordinate indipendenti, ciascuna uniforme in L,L. Ecco il risultato (100 punti): Y X Dinamiche stocastiche Idea comune a tanti modelli: la dinamica di un sistema è descritto da un equazione alle differenze finite o da un equazione differenziale, però sono presenti delle incertezze: dati iniziali aleatori (non si conosce l esatta configurazione iniziale) parametri aleatori (es. non si conosce il valore esatto di una certa concentrazione

9 chimica) c è rumore di fondo ci sono variabili che non sappiamo descrivere in modo deterministico. Esempio: evoluzione di una frattura in una lastra di vetro esposta al vento. L influenza del vento viene descritta da un processo stocastico t (es. pressione all istante t), dato a priori, con proprietà statistiche ragionevoli; l ampiezza a t della frattura risolve una certa equazione differenziale del tipo da t f a t, t. Dinamiche discrete e sistemi autoregressivi Accenniamo al caso a tempo discreto: pensiamo ad un sistema descritto da una grandezza P n (es. il prezzo del petrolio il mese n-esimo del 2010), che risolve un equazione ricorsiva, ad esempio lineare, del tipo P n 1 ap n bp n 1 c W n dove W n è un white noise a tempo discreto. Si possono immaginare varie generalizzazioni. Vediamo un uso pratico di questo tipo di modello. Supponiamo di avere una serie storica, es. il prezzo del petrolio mese per mese negli anni Carichiamo la serie storica in R, nel vettore P di lunghezza 48. Possiamo visualizzare P con ts.plot(p). Ora, prendiamo le seguenti finestre: Y -P[3:48] X1 -P[2:47] X2 -P[1:46] che sono tre vettori di lunghezza 46, ed eseguiamo con R una regressione lineare multipla col comando linear model : REG - lm(y~x1 X2) cioè cerchiamo i coefficienti a,b,c per cui il modello lineare Y ax 1 bx 2 c descrive nel modo più aderente possibile il legame tra i tre vettori. Trovati a,b,c, possiamo usare la formula precedente per estrapolare (prevedere) i valori nel futuro. Equazioni differenziali stocastiche - Equazioni differenziali del tipo: dx t b X t,t X t,t db t - Analogo nel continuo delle equazioni ricorsive nel discreto. - White noise discreto W n rimpiazzato da dbt ( white noise nel continuo). - La soluzione X t t 0 è un processo stocastico. - Possiamo simulare delle traiettorie di X t t 0 discretizzando l equazione. - Possiamo calcolare la densità di probabilità di X t risolvendo un equazione alle derivate parziali di tipo parabolico, detta equazione di Fokker-Planck. Esempi di traiettorie di EDS Equilibrio stocastico.

10 L equazione differenziale dx t X t, X 0 x 0 è uno dei modelli più semplici di sistema con un breve transitorio seguito da una situazione di equilibrio. La soluzione è X t e t x 0, che tende esponenzialmente all equilibrio X 0. Se aggiungiamo un white noise dx t X t db t, X 0 x 0 otteniamo ugualmente un sistema che rilassa all equilibrio (la parte viscosa o dissipativa X t continua ad agire) ma il sistema fluttua in modo casuale attorno al vecchio equilibrio deterministico. Possiamo considerare un equilibrio statistico, questa nuova situazione. c(-1, 1) c(0, * h) I due grafici sono stati ottenuti coi comandi x0-1 h s -0.1 W -rnorm(,0,sqrt(h)) X.det -1: X -1: X.det[1] -x0 X[1] -x0 for (n in 1:(-1)) { X.det[n 1] - X.det[n] - h*x.det[n] X[n 1] - X[n] - h*x[n] s*w[n] } plot(c(0,*h),c(-1,1)) lines(c(0,*h),c(0,0), type l ) T -(1:)*h lines(t,x.det) lines(t,x,col red ) otiamo un dettaglio della discretizzazione. Abbiamo usato il metodo di Eulero esplicito (per semplicità). Indichiamo con 0 t 1 t 2... gli istanti di discretizzazione, che prendiamo della forma t n n h (h è il passo di discretizzazione), e scriviamo

11 ovvero X tn 1 X tn h X tn B t n 1 B tn h X tn 1 X tn h X tn B tn 1 B tn. La v.a. B tn 1 B tn è 0,h. Per questo abbiamo usato il comando W -rnorm(,0,sqrt(h)). Un sistema a due stati L equazione differenziale dx t X t X t 3, X 0 x 0 ha la proprietà che le soluzioni tendono ai due punti fissi X 1 e X 1 (salvo la soluzione uscente da x 0 0 che resta nulla). Ogni soluzione ha un destino preciso, X 1 oppure X 1. Aggiungendo un rumore dx t X t X t 3 db t, X 0 x 0 si ottiene un sistema che tende provvisoriamente ad uno dei due punti fissi, però fluttua intorno ad esso, e quando una fluttuazione è sufficientemente grande, transisce all altro punto fisso; e così via all infinito. In fisica è chiamato l effetto tunneling: ci sono due buche di potenziale ed il sistema, a causa delle fluttuazioni, ogni tanto cambia buca. c(-2, 2) c(0, * h)

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