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1 05 Capitolo :14 Pagina Crisi e ristrutturazione Le due fasi della guerra e l andamento dell Azienda Difficoltà personali di Luigi Burgo La Burgo senza Burgo La riorganizzazione degli impianti Cessioni, fusioni, acquisizioni Da piazza Solferino a corso Matteotti

2 05 Capitolo :14 Pagina 86 Lo stabilimento di Verzuolo, dopo il bombardamento dell autunno UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 86

3 05 Capitolo :14 Pagina 87 Che cosa abbia significato per la Burgo la situazione venutasi a creare con l entrata dell Italia nella seconda guerra mondiale è eloquentemente illustrato dalle cifre. La produzione, che nel 1941 ammontava ancora a quintali, scendeva progressivamente e alla fine della guerra risultava più che dimezzata, tanto che nel primo anno di pace, il 1946, l azienda riusciva a malapena a raggiungere i quintali, mentre per ritrovare i maggiori livelli anteguerra si sarebbero dovuti attendere i primi anni Cinquanta. Vista dall esterno, la situazione della Burgo non era, però, diversa da quella che si poteva trovare nella maggior parte delle aziende italiane; soprattutto di quelle operanti nell Italia settentrionale, per le quali, ai danni provocati dall azione bellica si accoppiavano la difficile convivenza con l occupante germanico e i contraccolpi provocati dalla ristrutturazione dell apparato industriale indotta dalle iniziative di legislazione sociale del partito fascista repubblicano, che cercava per questa via di recuperare la purezza rivoluzionaria delle origini, confidando che ciò servisse ad assicurargli la sopravvivenza. Per questi aspetti, anche la Burgo dovette lamentare un pesante bombardamento, nell autunno 1942, sullo stabilimento di Verzuolo, la cui attività restò paralizzata per circa sei mesi. Nello stesso periodo anche la sede torinese di piazza Solferino, che l Arcivescovo Cardinal Fossati aveva inaugurato appena due anni prima, veniva gravemente danneggiata, comportando lo sfollamento a Verzuolo dell intera Direzione Generale con i suoi 200 impiegati. Analogamente, nell ultima fase del conflitto, anche la Burgo aveva dovuto fare i conti, cercando di limitare i danni, con i provvedimenti di socializzazione emanati dal governo repubblicano nel tentativo di riconquistare al regime le simpatie delle classi operaie. Il tutto mentre difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, carenza di tecnici e specialisti, richiamati al fronte, e pesante contrazione dei consumi (basti pensare che i quotidiani, specie nell ultimo periodo della guerra, erano costituiti da un solo foglio) rendevano insostenibile la situazione, comportando nei fatti la paralisi produttiva. Ma, specialmente nell ultima fase del conflitto, era soprattutto la 5 - Crisi e ristrutturazione 87

4 05 Capitolo :14 Pagina 88 Fotografia aerea dei danni provocati in Torino dai bombardamenti alleati del luglio-agosto Nel cerchio rosso, la sede Burgo di piazza Solferino. (Fotografia scattata il 18 agosto 1943 e allegata al Rapporto interpretativo K della ricognizione alleata. RAF, Stazione di Medmenham). carenza di cellulosa a rendere pressoché impossibile proseguire la produzione. Negli ultimi anni precedenti il conflitto, grazie alle iniziative promosse dalla politica autarchica, la produzione nazionale era andata aumentando sensibilmente, sino a raggiungere nel 1941 un picco di produzione di quintali, che rappresentavano però sempre una quota modesta del fabbisogno totale. Negli anni successivi tale quota era bruscamente discesa, al punto che nel 1946 la produzione nazionale rappresentava a malapena un terzo di quella anteguerra. UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 88

5 05 Capitolo :15 Pagina 89 In realtà, le difficoltà maggiori, in questo caso, non derivavano tanto dalla carenza di materia prima, che, pur non abbondante, avrebbe potuto consentire alla produzione di attestarsi sui maggiori livelli raggiunti. I problemi erano legati a condizioni generali di degrado della situazione industriale, sulla quale a tacere dei fenomeni di disgregazione provocati dall andamento della guerra pesavano negativamente le difficoltà di approvvigionamento di combustibili e la pesante riduzione nella produzione di energia elettrica. Basti pensare che dai 20 miliardi di kwh del 1942, nel breve volgere di due anni si era scesi al di sotto dei 14 miliardi, riuscendo a malapena a produrne 13,5. In generale, anche per la Burgo, come per le altre aziende, durante la guerra si possono individuare due periodi ben distinti. Un primo periodo, che va dalla dichiarazione di guerra sino all autunno del 1942, durante il quale gli andamenti produttivi si mantengono, nonostante tutto, accettabili e la gestione delle aziende non si discosta dalla normalità, sia pure una normalità condizionata dallo stato di belligeranza. In questo periodo si riesce ancora a Disposizione emanata dalle forze germaniche d occupazione nell estate Si tratta di un documento dell epoca, senza riferimenti specifici agli stabilimenti Burgo. (Collezione privata). 5 - Crisi e ristrutturazione 89

6 05 Capitolo :15 Pagina 90 Verzuolo. Bombardamento del Sopra: due bombe sul muro di cinta accanto alla segheria imballo. Sotto: due bombe all altezza della segheria. (Archivio Ing. Pier Giuseppe Sandri). portare a compimento la realizzazione della CELDIT, dalla quale tuttavia proprio nel 1942 la Burgo uscirà, recuperando, completamente modernizzato, lo stabilimento di Mantova, a suo tempo conferito. Sempre nello stesso anno, in ottemperanza alle disposizioni del nuovo codice civile, appena entrato in vigore, la Società Anonima Cartiere Burgo si trasforma in Cartiere Burgo SpA. Quanto alla produzione complessiva, essa raggiunge ancora i quintali: un quantitativo che, dati i tempi, può essere considerato soddisfacente. Nel secondo periodo, invece, il quadro cambia completamente. Come per le UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 90

7 05 Capitolo :15 Pagina 91 Sulla crisi provocata dalla guerra si innesta la crisi personale di Luigi Burgo altre aziende non impegnate direttamente nelle produzioni belliche, che quindi non beneficiano delle assegnazioni di materie prime e semilavorati, anche per la Burgo la situazione tende rapidamente a deteriorarsi, tanto che per il triennio non esistono dati attendibili di produzione. La somiglianza fra le vicende Burgo e quelle delle altre grandi imprese del Nord Italia si ferma però a questo punto, perché sulla crisi determinata dall andamento della guerra si innesta la crisi personale di Luigi Burgo. Crisi destinata a protrarsi ben oltre la conclusione del conflitto e che avrà come sbocco finale l estromissione dall azienda di colui che ne era stato il fondatore. Si tratta di una vicenda per molti aspetti singolare, maturata nel clima che si era venuto a creare in Italia durante i 45 giorni del governo Badoglio, fra la caduta del fascismo e la successiva costituzione della Repubblica Sociale Italiana. Una vicenda, per di più, sulla quale si sarebbe venuta a innestare, praticamente senza soluzione di continuità, l opera di epurazione promossa dal Comitato di Liberazione Nazionale, che avrebbe finito per coinvolgere la quasi totalità della classe industriale italiana. I fatti: il 10 novembre 1943 Luigi Burgo veniva invitato dal prefetto di Cuneo a recarsi a Verona per conferire con il ministro degli Interni Buffarini Guidi. Qui, dopo un attesa di tre giorni, veniva arrestato e rinchiuso nel carcere degli Scalzi, dove già erano ospitati i congiurati del 25 luglio. Il motivo dell arresto era da ricercarsi nelle parole di un memoriale che il generale Cavallero, già collaboratore della Burgo, aveva scritto mentre era internato a Forte Boccea per ordine di Badoglio, nell intento di discolparsi dalle accuse che gli venivano mosse dal nuovo governo. Nel memoriale in questione Cavallero sosteneva di aver messo al corrente Burgo della sua intenzione di rovesciare il regime. Al che egli s entusiasmò del programma e giunse a dirmi che per finanziare un eventuale movimento, ove fosse necessario, avrebbe messo a disposizione una somma di cento milioni. Restaurato il fascismo, il memoriale, che Badoglio il quale tra l altro, non nutriva alcuna simpatia per Cavallero al momento della partenza per Pescara aveva dimenticato sulla scrivania, finiva nelle mani delle auto- 5 - Crisi e ristrutturazione 91

8 05 Capitolo :15 Pagina 92 rità repubblicane, ed era naturale che queste chiedessero conto a Burgo delle affermazioni in esso contenute, visto che a Cavallero non sarebbe più stato possibile chiedere nulla, dal momento che era stato trovato morto, pochi giorni dopo l armistizio, nel giardino dell albergo Belvedere di Frascati. L accusa era seria e avrebbe potuto condurre alla fucilazione di Burgo, ma non era convincente. È probabile che Cavallero, che era stato cooptato nel consiglio d amministrazione dell azienda il 20 maggio 1940, e che aveva svolto compiti di rappresentanza presso i ministeri romani nei primi mesi di guerra, avesse fatto il nome di Burgo nel disperato tentativo di alleggerire la propria posizione. Va ricordato che Cavallero, maresciallo d Italia e senatore del Regno, nell autunno 1940, era stato nominato capo supremo dell esercito, carica che aveva poi mantenuto sino al 1 febbraio Caduto Mussolini, in quel periodo di incertezza, ma anche di indecisione e ambiguità, che precedette l armistizio, egli era stato sospettato di collusione con le forze germaniche nell intento di restaurare il regime fascista. Di qui la decisione di arrestarlo e rinchiuderlo a Forte Boccea, e l origine del memoriale. E va ascritta al novero delle probabilità anche l ipotesi che Cavallero avesse fatto il nome di Burgo come ritorsione per aver questi rifiutato di affidargli nuovi incarichi dopo la sua sostituzione come comandante supremo. Ma non è troppo convincente neppure l autodifesa dello stesso Burgo, il quale, nei suoi Ricordi, esclude ogni ipotesi di coinvolgimento in complotti di qualsiasi genere. Probabilmente, la verità sta nel mezzo. Sul finire del 1942, prima dei grandi bombardamenti che l avrebbero gravemente danneggiata, si era tenuta presso la sede torinese della Burgo una riunione con i rappresentanti dei maggiori quotidiani, nel corso della quale si era convenuto di costruire a Mantova una Cartiera sociale in grado di assicurare ai giornali carta per ogni eventualità. Non è improbabile che, in quella sede, siano state fatte considerazioni sulla capacità di tenuta del regime e sul modo di superare le difficoltà che sarebbero derivate da un suo disfacimento. Del resto, risale proprio a quel periodo il progressivo divorzio dal fascismo della grande industria, specie di quella piemontese e la ricerca di soluzioni (magari, quella di UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 92

9 05 Capitolo :15 Pagina 93 La colonia marina di Moneglia dopo il bombardamento dell inverno Valerio Castronovo, Storia delle regioni dall unità ad oggi. Il Piemonte, Einaudi, Torino 1977, pp. 537 e Lettera di Luigi Burgo a Roberto Adler, 25 ottobre Riportata in Aldo A. Mola, Michele Berra, Un imprenditore europeo, una terra di confine, Cassa di Risparmio di Cuneo, 1993, p un fascismo senza Mussolini ) in grado di assicurare l uscita dal conflitto senza eccessivi sconvolgimenti politico-sociali. 1 Non stupisce quindi che anche Burgo e Cavallero, nell incontro in cui quest ultimo chiedeva di avere nuovi incarichi nella cartiera, facessero analoghe considerazioni. È lo stesso Burgo a darne testimonianza: Nei primi mesi del 1943, dopo i rovesci di guerra, il Cavallero venne a farmi delle comunicazioni sulla situazione che si andava sviluppando a Roma, affermando che la posizione di Mussolini diveniva insostenibile, e che l Italia avrebbe entro pochi mesi dovuto uscire dalla guerra, già sostanzialmente perduta. Presi allora senza esitare l occasione per assicurarlo che ero disposto a procurare dei fondi per la salvezza del Paese, tanto che nel memoriale diretto a Badoglio il Cavallero scrisse, in merito a questi colloqui, che, entusiasta del suo programma, gli avevo offerto cento e più milioni, che egli non accettò [ ]. È per tale fatto ch io ho subito oltre cinque mesi di carcere, con gravissimo pericolo di essere fucilato. 2 È possibile che Cavallero abbia inteso (o, al momento opportuno, abbia voluto intendere) le generiche affermazioni di Burgo di voler contribuire alla salvezza del Paese come un suo desiderio di essere coinvolto direttamente. Come che sia, ragionamenti, alleanze, e forse anche complotti, erano destinati a finire nel nulla, anche perché gli interessati furono colti di sorpresa 5 - Crisi e ristrutturazione 93

10 05 Capitolo :15 Pagina 94 e scavalcati dall iniziativa dei congiurati del 25 luglio; non così per Burgo, ammesso che avesse qualche responsabilità, il quale dovette trascorrere alcuni mesi nelle carceri di Verona, prima di vedere riconosciuta la propria estraneità ai fatti. Ma la assoluzione pronunciata a Parma dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato il 14 aprile 1944 non fu sufficiente a consentire il suo ritorno alla normale operatività. A tacere dei problemi di salute che ne comportarono il ricovero per qualche tempo in clinica, incombeva su di lui il sospetto delle autorità germaniche di occupazione, molto diffidenti nei suoi confronti (e dal loro punto di vista, non a torto, se si considera che già da qualche tempo intratteneva rapporti con i capi di alcune formazioni partigiane). Uscito di prigione egli dovette, se non proprio entrare in clandestinità, certamente condurre vita defilata e in qualche momento proteggersi anche sotto falso nome. Burgo sarebbe rientrato in azienda il 14 settembre 1944, quando fu possibile riunire il consiglio d amministrazione a Milano; ma il rientro era stato preceduto da una sua lettera, nella quale comunicava al consiglio, riunito a Torino il 27 giugno, che aveva sperato di poterli vedere e salutare, ma che non se l era sentita di fare il lungo viaggio dal suo luogo di residenza, che era nel Comasco, vicino al confine con la Svizzera. Il suo sarebbe stato un rientro tormentato, sia perché l azienda veniva a trovarsi in qualche modo sotto tutela, tanto che già nella ricordata riunione del 14 settembre egli era costretto a informare che in relazione alle attuali contingenze belliche ed alle conseguenti sorte necessità di poter dare la più rapida esecuzione possibile al lavoro aziendale, constatato per denuncia delle Autorità Tedesche che all uopo non risultava adeguato l Ufficio di Collegamento predisposto [ ] è stata istituita a Milano una Direzione Centrale che Verzuolo. Lo stabilimento bombardato. UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 94

11 05 Capitolo :15 Pagina CdA, Milano, 14 settembre CdA, Milano, 5 dicembre assorbe tale ufficio. 3 Sia perché solo due settimane più tardi doveva dar conto di un incontro con il Capo di Gabinetto del ministero dell Economia Corporativa, nel corso del quale era stata annunciata l emanazione di un decreto che ordinava la socializzazione delle Cartiere Burgo con incarico al Consiglio di presentare, nel termine di un mese dalla pubblicazione, il nuovo statuto conforme al Decreto Legislativo del Duce n. 375 sulla socializzazione delle imprese. Con la socializzazione cambiava tutto. Nel Consiglio di Gestione entravano anche i lavoratori, e il presidente veniva designato Capo dell Impresa. Burgo, dopo aver offerto tale carica ad alcuni consiglieri, che rifiutarono, accettò la designazione a patto che si noti la prudenza, e anche, implicitamente, come andavano le cose in quel periodo venisse avallata anche dal CLN, organo non solo clandestino ma addirittura fuorilegge. Ottenuto l avallo di quest ultimo in data 20 ottobre 1944, il Consiglio di Gestione entrò in funzione il 10 gennaio 1945, ma i giochi ormai erano fatti, e per quanto i poteri conferiti a Burgo fossero superiori a quelli di cui aveva goduto in precedenza come presidente, la brevità del tempo che ancora rimase non gli consentì di utilizzarli efficacemente. Nel breve periodo che separa l avvio della socializzazione dalla Liberazione egli non poté far altro che gestire l emergenza. Un idea delle difficoltà nelle quali egli si trovò a operare, la si può ricavare dal verbale della riunione dell (ancora) consiglio di amministrazione del 5 dicembre In quell occasione, a richiesta di un consigliere, Burgo informa che le difficoltà di produzione si sono ancora aggravate per la quasi assoluta carenza dei trasporti. Per disposizione del Ministero dell Agricoltura e Foreste e delle Autorità germaniche, sono stati requisiti notevoli quantitativo di carbone presso vari stabilimenti (Corsico, Germagnano, Mantova) ciò che pregiudicherà maggiormente le possibilità di produzione. Sulle giacenze di carta a magazzino è intervenuto un provvedimento di blocco da parte dell Ufficio Industriale Cellulosa Carta e Stampa che ne disporrà l assegnazione ai consumatori, mentre la produzione è disciplinata su preventive assegnazioni fatte dal Comitato Industriale Cellulosa Carta e Stampa. 4 E ancora a poche settimane dalla fine del conflitto, a socializzazione ormai avvenuta, Burgo deve 5 - Crisi e ristrutturazione 95

12 05 Capitolo :15 Pagina 96 avvertire il Comitato di Gestione che le gravi difficoltà segnalate in gennaio sono ancora cresciute, determinando una ulteriore caduta della produzione. Le scorte di materie prime sono in progressivo esaurimento... Le dotazioni di combustibile sono state quasi totalmente bloccate. Ad eccezione di un ristretto numero di tipi di carta d interesse bellico, per cui è consentito consumare carbone e ligniti, tutto il resto della produzione programmata per il mese di marzo dev essere fabbricato usufruendo di energia elettrica, torba ed altri combustibili inferiori. 5 Con la Liberazione, lo scenario cambia nuovamente. Aboliti i decreti sulla socializzazione, la Giunta Regionale di Governo per il Piemonte, con suo decreto del 7 maggio 1945, nominava per la Burgo una Commissione Straordinaria di Gestione, della quale facevano parte Dario Morelli, Piero Bersano, Vittorio Favetti, Giuseppe Martini, Vincenzo Raviola. In una breve riunione convocata in quello stesso giorno Dario Morelli veniva nominato presidente. Nel frattempo, su decisione del CLN aziendale della Cartiera di Verzuolo, il 16 maggio 1945 Luigi Burgo era deferito all Alta Corte di Giustizia, per avere contribuito col voto al mantenimento del regime fascista e a rendere possibile la guerra. Non è questa la sede per descrivere la complessa e tormentata vicenda del processo per l epurazione di Luigi Burgo. Il quale, se pure aveva avuto rapporti amichevoli con il fascismo (come, del resto, la quasi totalità dei responsabili di grandi aziende), non può essere annoverato fra i sostenitori più convinti, mentre, per contro al pari di altri suoi colleghi poteva vantare qualche benemerenza fra le forze della Resistenza. Qui occorre invece mettere in luce come la condanna inflittagli dall Alta Corte, che sanciva la revoca della sua nomina a senatore, ebbe a ripercuotersi, oltre che sul piano personale, anche su quello aziendale: la decadenza da senatore comportava infatti anche l inibizione a ricoprire cariche sociali. Con la fine della guerra, il nome di Luigi Burgo non comparirà più fra i componenti dei consigli d amministrazione dell Azienda da lui creata; né varrà la successiva riabilitazione a modificare la situazione. 5. Comitato esecutivo, Torino, 8 marzo Con la Liberazione lo scenario cambia nuovamente UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 96

13 05 Capitolo :15 Pagina Commissione Straordinaria di Gestione, Torino, 4 giugno Idem, 19 giugno Antonio Fossati, Lavoro e produzione in Italia, Giappichelli, Torino 1951, p Quella che esce dalla seconda guerra mondiale è dunque un altra Burgo, anche se il nome è sempre lo stesso, e stessi rimangono i problemi che la Commissione Straordinaria di Gestione si trova ad affrontare. Nella prima riunione realmente operativa della nuova Commissione, il presidente Morelli assume come obiettivo primario di operare quotidianamente per salvaguardare, con gli interessi della cospicua massa dei lavoratori dipendenti del Gruppo Burgo, l efficienza e la potenzialità dell importante patrimonio industriale che da lungo tempo riscuote la fiducia di un sempre maggior numero di azionisti e sensibilmente può concorrere, nel settore industriale, alla ripresa dell economia nazionale. 6 Già, perché i danni provocati dalla guerra non si esaurirono con i bombardamenti (oltre a Verzuolo, colpito nuovamente il 28 febbraio 1945, con 2 vittime, era stato danneggiato lo stabilimento di Treviso e la colonia marina di Moneglia quasi completamente distrutta); né con le difficoltà di ordine generale. E se il presidente insiste sulle difficoltà derivanti principalmente dalla deficienza di trasporti e dalla scarsezza di materie prime ; e ricorda che il carico economico che deriva all Azienda per spese di personale è notevole e s aggrava in seguito alle disposizioni che vietano i licenziamenti, 7 in realtà le vere emergenze sono altre. Se da un lato gli stabilimenti della Società hanno subito danni non rilevanti dalle distruzioni belliche, dall altro i danni della forzata inattività e mancanza di manutenzione hanno ridotto gli impianti già sottoposti all usura del tempo a un grado di efficienza particolarmente minorato. I primi sforzi della ripresa saranno quindi tesi al ripristino dell efficienza degli impianti ancora attivi e alla rimessa in funzione dei molti altri che, per varie cause, avevano cessato di produrre; ciò che imporrà il superamento di notevoli difficoltà di natura tecnica ed economica. 8 A raddrizzare la situazione non sarà tuttavia il Consiglio Straordinario di Gestione, che avrà vita breve, ma il nuovo consiglio d amministrazione, che si riunirà la prima volta il 30 ottobre 1945 ed eleggerà presidente l avvocato Mansueto Ravizza, mentre Morelli sarà confermato nella carica di direttore generale. Ma non è solo l obsolescenza degli impianti; molti sono 5 - Crisi e ristrutturazione 97

14 05 Capitolo :15 Pagina 98 gli ostacoli che rendono il ritorno alla normalità più lento e difficile del previsto. Come Morelli doveva malinconicamente constatare, ancora alla metà del 1947: La produzione dei nostri stabilimenti, pur essendo in questi ultimi anni sensibilmente migliorata, difficilmente potrà raggiungere il ritmo dell anteguerra ostandovi l usura delle macchine, la scadenza delle materie prime, il minor rendimento dell operaio, la sospensione domenicale del lavoro e la mancanza di energia elettrica. E tutto ciò, nonostante che le prospettive di mercato si presentassero molto favorevoli. L eliminazione nel campo industriale della concorrenza tedesca e giapponese ha provocato carenza di manufatti in genere, e di carta in specie. Lo prova il numero delle richieste di fornitura carta che ci pervengono non solo dall Oriente ma anche dall Argentina, Brasile, Messico, e dagli stessi Stati Uniti. 9 Prospettive favorevoli che rischiavano di essere vanificate: Nonostante la permanente pressante richiesta di carta da parte della clientela, si è dovuto, durante i primi mesi del corrente anno, limitare la vendita in relazione alla possibilità di produzione dei vari stabilimenti, data la carenza di energia elettrica e di cellulosa.[ ] L esportazione della carta è pressoché nulla per la concorrenza di Paesi meglio riforniti di materie prime e con impianti più redditizi. 10 Par di capire che il recupero della funzionalità degli impianti, pur essendo al primo posto nella lista delle priorità, non sarebbe stato da solo sufficiente ad assicurare il futuro dell azienda. Sino alla fine della guerra il settore cartario, per una serie di ragioni molto spesso contingenti, era vissuto per così dire sotto tutela, condizionato, nel bene e nel male, da decisioni di natura politica che ne avevano attutito in qualche modo la capacità di reazione. Con il ritorno della Stabilimento di Lugo Vicentino. Sala continua. 9. CdA, Torino, 11 settembre CdA, Torino, 8 luglio UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 98

15 05 Capitolo :15 Pagina Stabilimento di Lugo Vicentino. Sala Olandesi. libertà politica e la ripresa dei rapporti fra i vari Paesi in precedenza belligeranti, si andava anche incontro a un epoca di libertà economica, che aveva come presupposto la libera concorrenza. Il che poneva, per la Burgo, un problema di adeguamento ai costi internazionali, realizzabile solo se, ai mutamenti tecnici e organizzativi, si fosse accompagnato anche un deciso cambiamento di mentalità. Tre erano quindi le sfide che la Burgo si trovava ad affrontare all indomani della conclusione della guerra: rimessa in funzione di tutti gli impianti, aggiornamento tecnologico, capacità di concorrenza internazionale. A tutte le sfide si sarebbe cercato di dare risposta operando in più direzioni. Se l esportazione era resa quasi impossibile dalle limitazioni produttive provocate dalla carenza di energia e dalla scarsa capacità di produzione, si sarebbe cercato di andare a produrre la carta là dove il mercato manifestava le maggiori necessità. Il Brasile, in particolare, preoccupato del suo fabbisogno cartario, intende creare ad hoc un nucleo industriale ed ha avanzato proposte per ottenere la collaborazione della ns. Società alla creazione dell industria cartaria. Per un po di tempo, l idea di creare in Brasile, in collaborazione con forze economiche locali, un azienda cartaria tenne banco nelle riunioni del consiglio d amministrazione. Alti funzionari della Burgo furono inviati sul posto per studiare la situazione e meglio valutare le possibilità di espansione dell azienda. In un primo momento i contatti con gli ambienti economici brasiliani si rivelarono fruttuosi, tanto che al consiglio d amministrazione del 12 dicembre 1946 venne anche sottoposta una bozza di convenzione i cui contenuti erano tali da giustificare un viaggio in Brasile dello stesso direttore generale, 5 - Crisi e ristrutturazione 99

16 05 Capitolo :15 Pagina 100 e da denominare Companhia Braburgo de Papel la società che avrebbe dovuto sorgere. Successivamente, però, l iniziativa risultò irrealizzabile soprattutto a causa di gravi difficoltà finanziarie nelle quali il Brasile venne a trovarsi e che fecero ritenere opportuno ed economicamente conveniente limitarci per ora alla sola elaborazione dei progetti di costruzione dell erigendo stabilimento. Anche se alla fine non se ne fece nulla, quell esperienza servì ad ampliare gli orizzonti dell azienda, a proiettarla in una dimensione internazionale che la sola precedente esperienza di Pöls non era valsa a consentire. Nella stessa direzione, ma con esiti ben più importanti, si collocava, in quello stesso periodo, il viaggio negli Stati Uniti del dirigente ingegner Bersano, che vi si recava su invito della St. Regis Paper Co. allo scopo di conoscere i progressi fatti dall industria americana in questi ultimi anni, di esaminare la possibilità di realizzare anche in Italia i loro metodi di lavorazione, e più in generale, di stabilire cordiali relazioni con i maggiori rappresentanti dell industria cartaria americana. 11 L importanza di questo contatto si sarebbe manifestata appieno due anni più tardi, quando, per far fronte alle impellenti necessità di rinnovamento degli impianti di Verzuolo e Corsico l azienda ritenne necessario acquistare alcuni macchinari di esclusiva produzione americana ad integrazione dei nuovi impianti delle nostre Officine Meccaniche Poccardi Pinerolo ricorrendo ai finanziamenti E.R.P. Com è noto l E.R.P. (European Recovery Program), approvato nel 1948 dal Congresso degli Stati Uniti, consisteva in un articolato sistema di aiuti e sovvenzioni aventi lo scopo di ricostruire l industria europea danneggiata dalla guerra, e uno dei filoni di intervento consisteva appunto in finanziamenti per l acquisto di macchinario prodotto negli Stati Uniti. Ora, la parte più consistente dello sforzo di rinnovamento degli impianti era certamente assunta dalle Officine Poccardi, la vecchia fonderia acquisita da Luigi Burgo già durante la prima guerra mondiale e successivamente potenziata e ingrandita. Sarà essa, infatti, a produrre le macchine continue che verranno introdotte progressivamente in sostituzione di quelle con maggiore anzianità. Ma proprio 11. CdA, Torino, 8 luglio UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 100

17 05 Capitolo :15 Pagina 101 All inizio degli anni Cinquanta l azione di svecchiamento delle strutture produttive iniziava a dare i suoi frutti l esperienza del viaggio negli Stati Uniti suggeriva di acquistare in quel Paese quei macchinari di complemento che sul mercato europeo non erano ancora stati introdotti. Per questa ragione il consiglio d amministrazione della Burgo autorizzava il direttore generale Morelli a porre in essere con l IMI (l Istituto italiano competente in materia) una operazione nel quadro degli accordi di cooperazione economica fra l Italia e gli Stati Uniti d America per l applicazione del ricordato Programma di Ricostruzione Economica Europea (E.R.P.) per l ammontare massimo di $ USA L entità del finanziamento richiesto potrebbe sembrare modesta, ma occorre osservare che era comunque la più importante operazione messa in atto dall industria cartaria italiana. Di fatto, tale somma rappresentava oltre il 50% di tutti i finanziamenti richiesti dal settore cartario italiano nella prima fase di applicazione del programma 12. CdA, Torino, 28 giugno Le domande di prestiti E.R.P. avanzate dal comparto cartacellulosa, per l importazione di macchinario dagli Stati Uniti, a tutto il 31 dicembre 1948 erano ammontate a dollari, a fronte di una domanda complessiva pari a dollari. (AMMA, Relazione sull esercizio 1948, Torino 1949, p. 165). E.R.P. 13 L azione di svecchiamento delle strutture produttive non avrebbe tardato a dare i suoi frutti, grazie anche all introduzione a Verzuolo, nel 1950, di continua sei. E così, già sul finire del 1951, si poteva tirare un primo consuntivo constatando, con evidente compiacimento, che la produzione di carta ha superato, nel 1949, del 20% quella del Si può affermare di essere arrivati alla produzione giornaliera di anteguerra, nonostante la sospensione del lavoro nei giorni festivi. Risultato tanto più significativo veniva fatto notare se si considerano le gravi difficoltà incontrate nella nostra produzione di energia elettrica e le limitazioni di quella fornitaci da terzi. La realtà era ancora sensibilmente diversa da come veniva descritta, in quanto il milione e sessantamila quintali del 1949 era ancora inferiore del 25% alla punta massima di un milione e trecentomila quintali registrata nel 1940, ma il progresso era evidente. In ogni caso, l azienda era riuscita a superare la barriera psicologica del milione di quintali. Ma se sul versante della produzione la situazione era in netto miglioramento, non altrettanto poteva dirsi sotto il profilo dei costi. In questo caso 5 - Crisi e ristrutturazione 101

18 05 Capitolo :15 Pagina 102 l adeguamento ai livelli internazionali doveva risultare più faticoso. Nella stessa riunione nella quale si registravano i progressi nella produzione, il consiglio d amministrazione era costretto a prendere atto che i prezzi internazionali della cellulosa, in specie quelli svedesi, hanno ripreso a salire; ma, messi di fronte ai prezzi della cellulosa di nostra produzione, indicano ancora il nostro notevole svantaggio. 14 E lo svantaggio sarebbe risultato ancora maggiore quando, per effetto degli andamenti di mercato, i prezzi delle cellulose finlandesi e scandinave avrebbero segnato consistenti ribassi: una inversione di tendenza già evidente sin dai primi mesi del Mentre da un lato l azienda poneva mano a una imponente opera di ristrutturazione, dall altra giungeva a soluzione il nodo, sino a quel momento irrisolto, dei rapporti con Luigi Burgo. Dalla fine della guerra il fondatore non aveva più avuto nessun ruolo, neppure onorifico, nella società che egli stesso aveva creato. In un primo momento la questione non si era posta perché, con la decadenza dalla carica di senatore, decretata dall Alta Corte di Giustizia il 31 luglio 1945, Luigi Burgo veniva anche interdetto dal ricoprire cariche sociali; ma anche quando, undici mesi più tardi, il 30 giugno 1946, veniva accolto il suo ricorso avverso la sentenza di primo grado, la riabilitazione restava priva di conseguenze. L assemblea degli azionisti del 28 novembre 1947 non ritenne infatti di reintegrarlo fra gli amministratori, limitandosi a esprimere compiacimento per l assoluzione del senatore, ma accettando al contempo che egli potesse essere rappresentato da un consigliere di sua fiducia, individuato nella persona dell avvocato Michelangelo Bersanino. L inevitabile deterioramento di rapporti fra Luigi Burgo e l azienda era anche alimentato dalla presenza di un contenzioso reciproco. Da un lato Bur- 14. CdA, Torino, 25 ottobre Verzuolo, continua sei. UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 102

19 05 Capitolo :15 Pagina 103 Anni Cinquanta. Trasporto legname. 15. CdA, Torino, 15 ottobre go chiedeva la liquidazione delle sue spettanze come ex direttore generale della società; dall altro l azienda chiedeva che Burgo rinunciasse al voto plurimo di cui godevano le azioni da lui possedute al momento della trasformazione dell accomandita semplice in società anonima. Che i rapporti non fossero proprio idilliaci è fra l altro comprovato dalla discussione svoltasi in seno al consiglio d amministrazione nella riunione del 15 ottobre In quella circostanza il presidente Ravizza comunicava che sarebbe stato opportuno provvedere alla nomina di un comitato esecutivo, del quale proponeva che facessero parte oltre a sé medesimo e al direttore generale Morelli, i consiglieri Roberto Adler e Furio Cicogna. Al consigliere Bersanino, che pur non avendo nulla da eccepire sulla costituzione del comitato, dichiarava di astenersi non avendo potuto interpellare al riguardo il suo mandante, possessore di azioni a voto plurimo, che potrebbe fare qualche eccezione sull esclusione del suo rappresentato in seno al Comitato, e ciò contrariamente ad accordi intervenuti sul tema, il presidente Ravizza opponeva di non ritenere opportuno aumentare il numero dei componenti. E ricordava all avvocato Bersanino che il suo mandante in più assemblee ordinarie ha dato indubbia prova di assenteismo non intervenendo alle stesse, né facendosi rappresentare, lasciando così pensare di non approvare l operato dell amministrazione. 15 La questione sarebbe poi stata risolta, grazie all intervento di Cicogna, con l inclusione di Bersanino nel comitato, ma indubbiamente i rapporti erano tesi. 5 - Crisi e ristrutturazione 103

20 05 Capitolo :15 Pagina 104 Sull altro versante il contenzioso era alimentato dal problema delle azioni a voto plurimo che Burgo, unico azionista, deteneva sin dalla costituzione della società anonima. Per effetto dei successivi aumenti, le azioni detenute da Burgo rappresentavano ormai una percentuale modesta di un capitale sociale frazionato in azioni, ma per effetto del voto plurimo in assemblea rappresentavano quasi il 10%. Si trattava di una sproporzione evidente, resa ancora più acuta dalle disposizioni del nuovo codice civile, entrato in vigore nel 1942, il cui articolo 2351, all ultimo comma stabiliva espressamente che non possono emettersi azioni a voto plurimo. È pur vero che, per effetto dell articolo 212 delle disposizioni di attuazione del codice ( Le azioni a voto plurimo esistenti al 27 febbraio 1942 [ ] potranno essere conservate per tutta la durata della società emittente ) Burgo non sarebbe stato tenuto a convertirle, ma probabilmente consapevole della progressiva diluizione dell efficacia del suo voto plurimo nell eventualità di altri aumenti di capitale, nei primi mesi del 1953 accettò di richiedere la conversione. L assemblea del 22 luglio 1953, prendendo atto della decisione, provvide a modificare lo statuto e, contemporaneamente, a nominare Luigi Burgo presidente onorario a vita della società. La rinuncia al voto plurimo fu il primo atto di riconciliazione fra Burgo e l azienda da lui creata, ma la riconciliazione definitiva sarebbe intervenuta qualche tempo dopo, in occasione del cinquantenario di fondazione. L avvenimento diede luogo a tutta una serie di iniziative (premi ai dipendenti, riconoscimenti ai dirigenti, borse di studio, colonia marina di Riccione), fra le quali, su proposta del consigliere Roberto Adler, quella di offrire al Senatore Burgo un ricordo. 16 La proposta sarebbe sfociata in un banchetto in onore del fondatore, che ebbe luogo il 21 giugno 1955, al quale presero parte tutti i dirigenti dell azienda, e nel corso del quale gli furono donati 48 piatti vermeille stile Luigi Filippo. 17 Ma nonostante la riconciliazione, permaneva un certo imbarazzo, del quale il volume celebrativo realizzato per l occasione reca testimonianza. Il volume, infatti, dedica ampio spazio alla storia della fab- Luigi Burgo è nominato presidente onorario a vita della società 16. CdA, Torino, 1 agosto Comitato esecutivo, Torino, 14 giugno UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 104

21 05 Capitolo :15 Pagina CdA, Torino, 10 ottobre CdA, Torino, 1 agosto bricazione della carta e al suo consumo a livello mondiale, mentre dedica soltanto un cenno frettoloso alla storia dell azienda, preferendo soffermarsi a illustrare caratteristiche e potenzialità delle singole unità produttive operanti in quel momento. Ma se cinquant anni di attività rappresentano un traguardo importante per qualsiasi azienda, nel caso della Burgo l avvenimento più qualificante degli anni Cinquanta fu la costruzione del nuovo palazzo uffici. La questione era stata sollevata fin dalla riunione del consiglio d amministrazione del 15 ottobre Fu in quella circostanza, infatti, che il presidente Ravizza, dopo aver illustrato la necessità di dotare gli Uffici della Sede di Torino di un fabbricato più rispondente alle sempre crescenti ed indilazionabili necessità aziendali ed atto ad un tempo ad accentrarvi sia il laboratorio Centrale attualmente dislocato in Corso Unione Sovietica 115 che la Filiale di vendita, sistemata in inadeguati locali di affitto in via Bidone 10, 18 propose l acquisto di un area idonea a far sorgere un edificio con le caratteristiche volute. La scelta era caduta su un terreno di circa 2000 metri quadri, compreso fra corso Matteotti e via Don Minzoni quindi a breve distanza dall ex Palazzo Ceriana dove in quel momento si trovavano gli uffici di proprietà del Comune di Torino. Ottenuta l approvazione del consiglio, le trattative per la cessione dell area procedettero con tutta la velocità consentita dalla caratteristica di ente pubblico di una delle parti contraenti. Di fatto il Consiglio Comunale di Torino approvò la cessione alla Burgo di una porzione di 1600 metri quadrati del terreno in questione al prezzo ritenuto molto conveniente di di lire nella seduta del 29 dicembre 1953, ma l atto di acquisto poté essere sottoscritto dalle parti soltanto il 1 novembre Nelle more della trattativa erano però stati avviati i lavori preliminari di costruzione, tanto che già nella riunione di consiglio del 1 agosto 1953 il presidente poteva annunciare che le opere di scavo sono state portate a termine ed attualmente è in corso il getto dei pilastri. 19 Il progetto definitivo dell edificio, redatto dall architetto Casalegno, prevedeva una costruzione a stella composta di 2 pia- 5 - Crisi e ristrutturazione 105

22 05 Capitolo :15 Pagina 106 ni sotto terra, per complessivi mq 3100 e di 8 piani fuori terra, per complessivi mq 5218 al prezzo preventivato, rispettivamente di e lire al metro quadro. 20 La nuova sede sarebbe stata ultimata e sarebbe entrata in funzione nel novembre A consuntivo il costo della costruzione sarebbe risultato di poco superiore al preventivo ( contro ), mentre le spese per gli arredi interni si sarebbero attestate a Restava il problema di cosa fare della sede dismessa. Sollecitato dal presidente, il consiglio riconfermava unanime l opportunità di non vendere il palazzo della vecchia sede pur non nascondendosi le difficoltà che si dovranno incontrare per locarla. 22 Decisione saggia, poiché il palazzo, per la sua collocazione, faceva gola a molti, tanto che fioccarono immediatamente offerte di acquisto che il consiglio non ritenne di prendere in considerazione, anche perché l edificio continuava, almeno parzialmente, a servire come polmone per ospitare provvisoriamente uffici di società collegate alla Burgo. In ogni caso le difficoltà di una sua locazione sarebbero risultate minori del previsto, tanto che già il 1 ottobre 1960 veniva affittato, per la non indifferente somma di 15 milioni di lire, al Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario dell Unità d Italia, che lo avrebbe occupato sino al 31 dicembre Un altra iniziativa qualificante del periodo fu la realizzazione di un marchio di fabbrica, che sino a quel momento era mancato. L individuazione del soggetto da utilizzare come marchio aziendale venne affidata a un concorso a premi, appositamente bandito, al quale parteciparono 1322 concorrenti. La scelta della Commissione giudicatrice cadde su un bozzetto raffigurante in forma stilizzata, un picchio aggrappato ad un rotolo di carta. Tale soggetto non poté tuttavia essere utilizzato perché ritenuto troppo simile a un analogo marchio di una casa tedesca. Si decise allora di adottare il secondo classificato, consistente nella lettera b (iniziale di Burgo) ripetuta 4 volte e disposta in modo da richiamare il movimento dei cilindri di una macchina continua: marchio che, con qualche minimo ritocco nel corso del tempo, continua a identificare ancora oggi l azienda. 20. CdA, Torino, 15 novembre CdA, Torino, 20 novembre Ibidem. Nuova sede e marchio aziendale sanciscono il pieno recupero della capacità produttiva UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 106

23 05 Capitolo :15 Pagina 107 In alto e al centro: Stabilimento di Mantova. In basso: Stabilimento di Cuneo. La nuova sede, e il marchio aziendale, sancivano, non soltanto sul piano simbolico, il pieno recupero della capacità produttiva della Burgo, e al tempo stesso ne salutavano il ritorno alle condizioni di preminenza nelle quali essa si trovava alla vigilia della seconda guerra mondiale. Alla fine degli anni Cinquanta il piano di ammodernamento del gruppo poteva dirsi completato, grazie, da un lato, all apporto di tecnologia americana ottenuta attraverso il piano E.R.P.; ma molto di più, grazie alla capacità tecnologica della consociata Poccardi, Officine Meccaniche di Pinerolo, costruttrice della maggior parte dei nuovi macchinari. La struttura produttiva dell azienda risultava articolata su sette stabilimenti cartari (Verzuolo, Corsico, Pavia, Treviso, Romagnano Sesia, Como e Lugo di Vicenza) e quattro fabbriche di cellulosa (Mantova, Cuneo, Ferrara e Pöls). Per altro verso, il mercato della carta si prospettava in continua crescita già da alcuni anni, specialmente nel settore della carta da giornale, per la quale fin dal 1956 il presidente doveva constatare che nonostante l aumento della nostra produzione non riusciamo a soddisfare tutte le richieste. In questo contesto Verzuolo continuava a rimanere l unità produttiva più importante, nella quale operavano sei macchine continue di 5 - Crisi e ristrutturazione 107

24 05 Capitolo :15 Pagina 108 diversa capacità produttiva. Nel 1957 veniva introdotta continua 7 a rimpiazzare continua 2, la quale peraltro proseguiva l attività a Germagnano dove era reinstallata, mentre la vecchia, gloriosa continua 1 avrebbe continuato imperterrita a produrre sino al 1966, anno della sua definitiva collocazione a riposo. E, come si ricorderà, fin dal 1950 operava continua 6. Continue che, superata la dipendenza dalla tecnologia tedesca, erano ormai prodotte in terra piemontese grazie al know how che le Officine Poccardi avevano saputo sviluppare incorporando l esperienza dell americana Beloit, di cui nel 1957 avevano acquisito il 51% del capitale, determinando, l anno successivo, il mutamento della ragione sociale in Beloit Italia SpA. In altre parole, la fine del decennio che aveva visto la ricostruzione materiale e morale del Paese uscito dalle rovine della guerra, vedeva anche la Burgo perfettamente al passo con i tempi. Era giunto il momento di nuove sfide, di nuovi traguardi. Sede Burgo di corso Matteotti. Interni. UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 108

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