Quadro macroeconomico
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- Michelina Pastore
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1 1 Report terzo trimestre 2015 Una crescita ancora instabile CGIL Lombardia Indice Quadro macroeconomico...1 Produzione industriale...3 Commercio internazionale...4 Occupazione...5 Licenziamenti (Lombardia) ottobre Quadro macroeconomico La Commissione Europea (5, novembre 2015) conferma la debolezza dell economia europea. La ripresa si intravvede, ma rimane debole. Alcuni paesi crescono di più; altri sono in linea con la media del 2% per il 2016; altri continuano a rimanere fanalino di coda. L Italia consolida il suo triste primato e cresce sempre meno dell area euro. La minore crescita dell Italia rispetto all Europa è di un punto percentuale di PIL nel 2015 e di 0,5 punti nel L Italia, dall ingresso dell euro, ha cumulato un ritardo di oltre 13 punti di PIL, ovvero una minore crescita di quasi 200 mld. Per chiarezza, la crescita del PIL tra il 2003 e il 2014 è negativa di 3 punti, cioè siamo più poveri rispetto al Le previsioni economiche della Commissione Europea dicono qualcosa di più. Il vicepresidente V. Dombrovskis, responsabile per l'euro e il dialogo sociale, ha sostenuto: "Le previsioni economiche odierne indicano che l'economia della zona euro prosegue sulla via di una crescita moderata. Questa crescita è sostenuta in gran parte da fattori temporanei quali i bassi prezzi del petrolio, la maggiore debolezza del tasso di cambio dell'euro e la politica monetaria accomodante condotta dalla BCE. Sono due le informazioni fondamentali. La prima è legata all inconsistenza delle politiche europee della Commissione indirizzate alla crescita. Il contributo politico ed economico arriva dalle politiche della BCE. La BCE non è un campione di buone politiche, ma all interno del proprio mandato, vincolato da rigide norme, è riuscita a fare quel che poteva. L altro e non banale aspetto è legato al contenuto della crescita: è dettata da fattori temporanei e non riproducibili. Se consideriamo la bassa (negativa) crescita dei paesi BRICS e la contrazione del commercio internazionale, puntare sulla domanda estera per la crescita economica è, giustappunto, un azzardo. Come vedremo dall andamento economico della Lombardia, la dinamica di import ed export conferma quanto sia difficile fondare la crescita economica sulle esportazioni. Nei primi 6 mesi del 2015 la dinamica dell export è pari a 5,1%, mentre quella delle importazioni è pari a 12,7%. Sostanzialmente la domanda interna della Lombardia, cioè la crescita della propensione al consumo, si traduce principalmente in maggiori importazioni.
2 2 Gli appunti della Commissione diventano stringenti per l Italia e non di meno per la Lombardia che ha perso la componente più nobile della propria struttura produttiva. Analizziamo l Italia. Gli investimenti fissi per il 2015, 2016 e 2017 sono previsti in forte rialzo: rispettivamente + 1,2%, + 4% e + 4,8%, mentre i beni strumentali crescono del +4,5% nel 2015, +6,5% nel 2016 e +7,3% nel Questa previsione ci appare ottimistica, in ragione della grande differenza dagli anni precedenti nel mentre si è ridotta la base produttiva del - 25%, con una ulteriore criticità. Se gli investimenti sono fondamentali per far ripartire il paese, così come la domanda interna, analizzando la dinamica di import ed export si vede chiaramente che l import cresce più dell export. Se aggiungiamo i consumi privati - in crescita del + 1,4% per il 2016 e la dinamica delle importazioni, è evidente che investimenti e domanda interna sono soddisfatti da maggiori importazioni. In altri termini, maggiori consumi e investimenti non sono sinonimo di crescita. Infatti, il tasso di disoccupazione rimane saldamente al di sopra dell 11%. Se aumentano consumi e investimenti, soprattutto quest ultimi, nel mentre la disoccupazione si riduce dello 0,8% tra il 2016 e il 2017, vuol dire che non riusciamo a creare lavoro nemmeno dove si investe, per la semplice ragione che il Paese ha perso capacità produttiva proprio nei beni strumentali. Un segnale di declino, con tutte le sue ricadute occupazionali e di prospettiva economica. In questo settore, infatti, il salario, il valore aggiunto per addetto e la produttività sono più alti della produzione nei beni intermedi e di consumo. Come per l Italia la Lombardia i segnali sono tecnicamente migliori rispetto al recente passato, ma più preoccupanti se comparati con gli altri paesi europei. La crescita economica rimane più bassa della media europea nel 2015 e nel La distanza dall Unione Europea nel 2015 e 16 è pari a 0,5 punti di PIL. Il PIL della Lombardia dovrebbe crescere dell 1,3% nel 2015 e dell 1,5% nel La dinamica dei consumi come la dinamica degli investimenti della Lombardia incidono solo in parte sulla dinamica delle imprese lombarde. Come già ricordato la dinamica delle importazioni è superiore a quella delle esportazioni.
3 3 PIL Lombardia, Prometeia, 3 novembre 15 Produzione industriale La produzione industriale non manifesta nessun segnale di controtendenza. Rimane sostanzialmente stabile a quella del Quella nazionale è 15 punti più basa rispetto al periodo pre-crisi, rispettivamente 107,8 nel 2008 e 82,3 nel Non è diversa la situazione della Lombardia, ancorché migliore della media nazionale. All inizio della crisi la produzione industriale era prossima a 108, ma nel terzo trimestre del 2015 è ancora molto lontana dai livelli pre-crisi: 98. L unico segnale positivo, almeno per la Lombardia, è il leggero vantaggio della produzione di beni strumentali rispetto ai beni intermedi e di consumo, rispettivamente 3,2%, 1,6% e 0,5% - III trimestre , ma la
4 distanza dalla media europea condiziona il giudizio, e ricorda che la regione ha perso base produttiva non marginale nella creazione di valore aggiunto. 4
5 5 Commercio internazionale Il commercio internazionale è condizionato dall andamento economico dei Paesi BRICS, in particolare della Cina. In molti hanno sostenuto che il deprezzamento del cambio euro-dollaro 1,12 nel 2015 rispetto a 1,58 del , come la caduta del prezzo del petrolio al barile 45 dollari al barile nel 2015 contro i 140 del 2008 avrebbero favorito la crescita del PIL; era una valutazione errata. Infatti, la caduta del prezzo del petrolio per i paesi che guadagnano dalla sua esportazione almeno il 40-50% del PIL significa una contrazione significativa di domanda internazionale. In realtà solo il QE ha prodotto dei risultati significativi, ma non quelli attesi. Infatti, sono caduti i tassi di interesse sui titoli pubblici, ma i risparmi ottenuti non sono utilizzati per delineare degli investimenti coerenti. Inoltre, solo l Italia e la Lombardia non hanno un effettivo vantaggio dalla riduzione del prezzo del petrolio e del cambio. Non solo in valore le esportazioni sono ancora lontane dall inizio della crisi, ma sono le uniche realtà in cui l aumento di domanda e investimento si traduce in maggiori importazioni. Inoltre, se consideriamo che solo le medie e grandi imprese riescono a misurarsi con il mercato internazionale, intercettano il 75 della domanda internazionale, la specializzazione e la dimensione delle imprese si aggiungono ai vincoli di struttura produttiva. Proprio la dinamica di importazioni ed esportazioni dovrebbero prefigurare un veloce e urgente ripensamento delle politiche regionali in termini di sostegno all artigiano e alle PMI.
6 6 Fonte Prometeia, 3 novembre 2015 Occupazione E necessario cominciare a ragionare di occupazione e non di disoccupazione. Infatti, la disoccupazione è legata alla speranza di trovare un lavoro solo chi domanda lavoro entra nella statistica -. Il tema richiama le politiche economiche. Il tasso di disoccupazione di Italia e Lombardia è una frazione di quello reale. Come già ricordato, gli inattivi, cioè quelli che non cercano più lavoro perché sfiduciati, sono quasi 3 milioni. Se utilizzassimo anche gli inattivi per misurare la disoccupazione, l Italia avrebbe un tasso di disoccupazione doppio quasi al 21% -, mentre quello della Lombardia salirebbe al 13%. Il problema dell Italia e della Lombardia è l incapacità, sarebbe molto più corretto dire impossibilità, di creare nuovo lavoro o almeno in misura equivalente al lavoro perso. Se facciamo 100 l occupazione della Lombardia nel 2006, nel III trimestre sarebbe pari a 93. Infatti, gli occupati in senso stretto non sono aumentati rispetto a quelli di inizio crisi. Tutte le politiche dal lato dell offerta non potevano risolvere il nodo strutturale, piegando la flessibilità - positiva perché sposta occupazione da settori in declino verso i settori emergenti - in precarietà e disagio sociale.
7 7 Istat ha pubblicato i dati mensili provvisori sul mercato del lavoro in Italia a settembre I dati confermano la lenta crescita dell occupazione con una dinamica del mercato del lavoro che accompagna il ritorno in zona positiva della crescita del PIL. Nella mancanza di dati trimestrali (sia per il livello regionale che per quello nazionale) i dati delle comunicazioni obbligatorie in Lombardia mostrano un terzo trimestre con una dinamica occupazionale, sia in termini di avviamenti che di cessazioni, più forte rispetto al terzo trimestre 2014, anche se con un saldo leggermente negativo. Sia a livello nazionale che a livello regionale i dati confermano che vi è ancora forte incertezza sulla stabilità della crescita; sono ancora molti i processi di crisi e di riorganizzazione settoriale in corso che interessano il mercato del lavoro in maniera diretta. Fonte ARIFL I dati trimestrali disponibili fino al secondo trimestre del 2015 mostrano invece come l occupazione complessiva in Lombardia abbia avviato la sua ripresa nel senza una ulteriore caduta negli anni successivi. Anche se si tratta di un dato positivo, non si può non annotare come dal secondo trimestre 2014 al secondo
8 8 trimestre 2015 l occupazione appaia come sostanzialmente stazionaria, senza ulteriori segnali di crescita. Alcune ulteriori osservazioni dai dati relativi alle comunicazioni obbligatorie, relative al terzo trimestre 2015 per i principali settori economici (fonte ARIFL). Sia gli avviamenti che le cessazioni sono cresciute in tutti i settori ad eccezione delle costruzioni. La crescita del dinamismo del mercato del lavoro costituisce un indicatore della ripresa dell attività economica, anche in presenza di saldi trimestrali non positivi. In particolare il saldo del terzo trimestre 2015 è risultato negativo con una perdita di posizioni lavorative, contro un saldo positivo di posizioni lavorative del terzo trimestre La differenza fra i due trimestri è dovuta al maggior saldo negativo nell industria e al minor saldo positivo del settore dei servizi. Licenziamenti (Lombardia) ottobre 2015
9 9 La mobilità (Legge 223 del 91) della Lombardia per il periodo gennaio-ottobre, registra una contrazione del meno 6,73%. Il dato deve essere interpretato con molta prudenza. La revisione complessiva delle regole in essere del mercato del lavoro non è ininfluente. Se poi consideriamo che gli inattivi rimangono molto alti, serve sempre quella giusta dose di prudenza. Una prudenza legittimata dall andamento del mese di ottobre 2015 sullo stesso mese del Infatti, tra ottobre 2015 e 2014 si osserva una crescita del 9,86%. Interpretare l informazione statistica nel pieno della trasformazione strutturale del mercato del lavoro è molto complicato. A tal proposito, possiamo convenire con il direttore dell Istat che serve molto tempo per valutare quanto sta accadendo nel lavoro, e non solo in termini di nuovi assunti, disoccupati e inoccupati. variazione percentuale ottobre L. 223* 223, anno , anno 2015 variazione percentuale 223/91 *1 BERGAMO ,02 BRESCIA ,18 COMO ,41 CREMONA ,21 LECCO ,06 LODI ,88 MANTOVA ,40 MILANO ,48 Monza Brianza ,42 PAVIA ,00 SONDRIO ,86 VARESE ,57 TOTALE ,86
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