1. Berlusconi: governo responsabile o al voto. Non ci sono alternative... 2

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1 Il Mattinale n. 59 Roma, lunedì 25/03/2013 Attualità 1. Berlusconi: governo responsabile o al voto. Non ci sono alternative Il Capo dello Stato non lo può decidere Bersani Il Pd è accecato dall odio contro di noi Il PdL lavora per il grande cambiamento Bersani prenda atto che non ha i numeri Alfano: non si può fare a meno di noi Letture 4. Accettare il dialogo con la destra Il cacciatore di farfalle Il grande rifiuto destinato al fallimento Il rivale politico cancellato per legge Rassegna stampa 8. Il feeling tra il Cav e la sua gente è immutato Il Mattinale Fax Segreteriagrazioli12002@pdl.it Per notizie del giorno consultare anche:

2 (1) Berlusconi: governo responsabile o al voto. Non ci sono alternative Testo integrale del discorso del Presidente Silvio Berlusconi Roma, piazza del Popolo sabato 23 marzo Care amiche, cari amici, siamo davvero tanti e da quel che vedo siamo già tutti pronti per una nuova campagna elettorale e questa volta per vincere alla grande, per vincere davvero. Questa, come sapete, si chiama Piazza del Popolo. Ma da oggi possiamo chiamarla Piazza del Popolo della Libertà. Grazie di cuore di essere qui con me, con noi, tutti insieme a rappresentare l Italia degli italiani di buona volontà, l Italia degli italiani di buon senso, l Italia degli italiani di buona fede. L Italia che lavora e che produce, l Italia delle donne e degli uomini liberi che vogliono restare liberi. Siamo il Popolo della Libertà. Siamo noi il Popolo della Libertà e abbiamo come religione la libertà, abbiamo come prima e assoluta missione la difesa della libertà. E anche per questo siamo qui oggi, tutti insieme, ad esercitare un nostro assoluto diritto, garantito da tutte le democrazie, quello di manifestare in piazza per protestare contro ciò che non ci piace, che non ci pare giusto, che non accettiamo, o a favore di ciò che vogliamo e che ci appare sacrosanto. Ci avevano dati per agonizzanti, invece ecco qui sotto un sole caldo di primavera e in una delle piazze più belle del mondo: un popolo che combatte contro la crisi economica e sociale; un popolo che sa amare, sa ammirare, sa creare, e rinnega nella vita di ogni giorno la logica dell invidia e della rabbia. Noi siamo l Italia della passione, che si batte per le proprie idee nelle piazze come nelle istituzioni, nel lavoro quotidiano, nell impresa. Siamo anche quelli che sanno ridere e sorridere, che sanno combattere la malinconia di una crisi mondiale grave e duratura con la logica dell intelligenza, e con la volontà dell ottimismo e della speranza. Davvero, siamo tantissimi Lo sapete che non avevo mai visto tanti impresentabili tutti insieme? Ci dicono che siamo impresentabili, ineleggibili, collusi, in realtà noi siamo l Italia migliore e siamo anche la maggioranza dell Italia, siamo tantissimi. Prima di ogni cosa, credo che dobbiamo mandare un saluto e un abbraccio, ai nostri due Marò, a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che il Governo Monti ha pensato bene, dopo tante parole, di rispedire in India. E una cosa grave e incredibile: un grande IlM

3 Paese non deve questo, non può abbandonare i suoi uomini. E noi non possiamo consentire che l Italia sia umiliata e ridicolizzata. E non possiamo consentire che ciò avvenga da parte di chi - come Monti - raccontava di avere ridato credibilità al nostro Paese. Domandiamo ai signori del Governo Monti: questa è la vostra credibilità? Quella della loro credibilità era una grande balla. La balla del secolo. Non sono mai stati più credibili di noi, semmai erano e sono stati sempre supini alla Germania e agli altri Paesi e ora anche all India. Allora, come voi sapete bene in questi giorni c è stato un giro di consultazioni con le forze politiche, e verrò tra poco alle mie osservazioni sull incarico precario che è stato dato ieri al signor Bersani. Ma prima, volevo fare anch io le mie consultazioni, chiedendo subito un parere a voi, perché il vostro è il parere che mi importa. Vi domando: Siete contenti della campagna elettorale che abbiamo fatto? Siete orgogliosi di come io mi sono battuto nelle piazze e nelle sfide televisive? Da Santo? Da Floris? Dalla Annunziata? Dalla Gruber? Sapete, c è qualcuno che mi dice che non devo più chiamarli comunisti, ma non è colpa mia Non sono io che vedo comunisti da tutte le parti: sono loro che sono comunisti e stanno da tutte le parti E infatti, andando negli studi televisivi, ho visto così tanti comunisti che mi sono venuti gli occhi rossi e pure la congiuntivite Ancora. Siete soddisfatti della nostra fantastica della nostra rimonta in campagna elettorale? Pensate che un grande Paese come l Italia possa essere governato senza numeri da vecchi militanti di quel Pci, che è diventato Pds, che è diventato Ds, che è diventato Pd, ma che non è cambiato mai? Siete convinti che, se tornasse al voto, vinceremmo noi, sia alla Camera che al Senato? Allora siete pronti a tornare in campagna elettorale per dare all Italia un Governo solido, capace e liberale? E allora se siete tutti pronti, allora Vi comunico che sono pronto anch io Sì, sono pronto anch io a combattere insieme a voi una grande battaglia per la libertà e per una nuova Italia. Parliamo un po degli altri Ma l avete visto in questi giorni Bersani? Prima del voto, era convinto di avere già vinto senza gareggiare. Aveva in mano da due mesi la lista dei ministri, con Rosy Bindi in testa. Diceva che era in vantaggio di 12 punti, diceva che la nostra rimonta era falsa e che gli serviva il binocolo per vederci. Adesso è trascorso un mese dal voto, e nessuno ha avuto ancora il coraggio di dirgli che le elezioni non le ha vinte. Oddio, qualche sospetto ce lo deve avere anche lui. Ha la faccia di uno che ha cercato di smacchiare un giaguaro e il giaguaro lo ha ridotto male molto male Ma ci sono anche altri che stanno combinati anche peggio. Lo vogliamo mandare tutti insieme un saluto a Gianfranco Fini, devo dire che la vostra è una reazione rozza ed efficace quindi mandiamo a lui e a tutto il suo gruppo, che dopo soli 30 anni lascia il Parlamento, un saluto a lui e a tutto il suo club di gentiluomini Ma poi guardate che in fondo, credo che a Montecarlo non se la passi così male IlM

4 Un saluto anche a Casini, che tutte le sere ci spiegava in tv che eravamo noi a sbagliare, che non capivamo il Paese, che la soluzione era Monti. Ti diciamo, caro Pierferdinando, bisogna saper ascoltare la gente. E se tu avessi ascoltato la tua gente, avresti capito che non dovevi dividere lo schieramento dei moderati alternativi alla sinistra, e fare così l interesse della sinistra E il nostro vero rammarico è proprio questo: come hai potuto fare un errore così grave contro i tuoi elettori e anche contro te stesso? Come hai potuto non vedere cosa sarebbe successo? E poi un saluto a Di Pietro Avevamo sostenuto per anni che le sue erano braccia rubate all agricoltura Ora possiamo finalmente restituirlo all agricoltura, sperando che non faccia troppi danni anche lì. E poi ve lo ricordate Ingroia, l eroe del Guatemala? A proposito Ci sono in piazza amici della Valle d Aosta? Dove siete? Eccoli là Allora, vi do una notizia Visto che Ingroia ha perso le elezioni e vuole tornare in magistratura, ma siccome si era candidato in tutta Italia tranne la vostra Regione, hanno pensato bene di mandarlo da voi in Valle d Aosta Ho un indiscrezione sulla prima inchiesta che farà: sarà sugli stambecchi del Parco del Gran Paradiso Ha già un sacco di intercettazioni, e ha anche uno stambecco pentito che ha rilasciato le prime confessioni Presto sarà intervistato da Santoro e Travaglio Sia lui, sia lo stambecco E poi un saluto a Grillo, che ieri è andato da Napolitano travestito da dittatore dello Stato libero di Bananas Lo sapete che cosa combina oggi? Una bella visita ai cantieri dell alta velocità accompagnato da un po di distinti signori amici suoi (anarchici, no- Tav, centri sociali ). Intanto, è un primo atto da onorevoli, perché vanno lì come parlamentari, e sfruttando un privilegio da parlamentari Vorrei chiedere a Bersani: ma che fai? I nuovi ministri delle infrastrutture e magari anche degli interni li scegli tra quei gruppettari là? E così che pensi di guidare e governare uno dei Paesi più importanti del mondo? Fatti questi doverosi saluti, vengo alle cose importanti su cui dobbiamo ragionare insieme. Il Capo dello Stato non lo può decidere Bersani Siamo qui e cominciamo con una denuncia e una proposta. La denuncia politica riguarda la sinistra, che, forte della sua antica professionalità nelle sezioni e negli scrutini elettorali, si è guadagnata uno 0.3% in più di voti, e, con questo 0.3, ha osato mettere le mani sulle Presidenze di Camera e Senato come se le istituzioni fossero tutte quante cosa loro. E ora puntano a fare lo stesso con la Presidenza della Repubblica. Dico qui, forte e chiaro, che sarebbe una specie di golpe, che sarebbe un atto ostile contro metà e oltre del Paese. IlM

5 Bersani aveva detto prima del voto: se anche prendessi il 51%, mi comporterei come se avessi preso il 49%. Bene, non ha preso né il 51 né il 49, ma solo il 29, eppure si vuole sequestrare il 100% delle cariche istituzionali. E inaccettabile. E inaccettabile che l Italia sia uno dei pochissimi Paesi occidentali dove la massima carica dello Stato sia decisa, nel chiuso di qualche stanza buia e fumosa, da tre o quattro capipartito, alle spalle degli elettori. Il Capo dello Stato non lo possono decidere Bersani, Vendola e Monti riuniti a casa loro, magari indicando Romano Prodi. Un Presidente tutto meno che superpartes. Lo volete uno come Prodi? Il Capo dello Stato lo dovrebbero decidere 50 milioni di italiani, democraticamente, al termine di una campagna elettorale aperta, libera e trasparente. Per questo noi proponiamo (e nella scorsa legislatura siamo riusciti a far approvare questa riforma solo al Senato, purtroppo), che si passi all elezione popolare diretta del Capo dello Stato, come accade in America o in Francia. Ma anche ora in attesa di questa riforma non è assolutamente pensabile che, con un colpo di mano, sempre aggrappandosi allo 0,3% di cui parlavo prima, questi signori pensino di imporci uno di loro, magari uno dei più estremisti di loro, per 7 anni. Questa volta, con il Presidente del Senato di sinistra, con il Presidente della Camera di sinistra, con il Presidente del Consiglio di sinistra, il Capo dello Stato deve essere un moderato, un liberale di centrodestra! Questo è un sacrosanto diritto dei 10 milioni di italiani che noi rappresentiamo e che non possono essere esclusi da tutte le più alte istituzioni. La seconda questione è la più importante. Vedete, io ho fatto la campagna elettorale pensando ai problemi veri degli italiani: - -fermare il bombardamento di tasse; - -creare le condizioni per avere nuovi posti di lavoro; - -fermare il mostro chiamato Equitalia; - -abolire l Imu per il futuro e restituirla per il passato. Bene, un minuto dopo il voto, questi signori hanno fatto sparire queste questioni reali, e hanno messo sul tavolo questioni che non hanno nulla a che fare con le emergenze del Paese: - -il conflitto di interessi - -la legge anticorruzione - -il falso in bilancio - -la caccia alle poltrone istituzionali di cui ho detto poco fa - -e perfino, roba da matti, la questione lunare della mia presunta ineleggibilità, cosa con la quale vorrebbero provare a mettere fuori gioco il leader di 10 milioni di italiani, eletto 6 volte al Parlamento, e già 4 volte Presidente del Consiglio. Sono irresponsabili. Sono fuori dalla realtà perché non sanno ascoltare la sofferenza del Paese. Non capiscono il dramma degli imprenditori. IlM

6 Non capiscono il dramma dei disoccupati, con i livelli record della disoccupazione, in particolare di quella giovanile. Non capiscono l incubo di chi riceve lettere e cartelle minacciose da parte dell Agenzia delle Entrate. Non capiscono il dramma di chi vuole fare impresa e deve fare i conti con una burocrazia oppressiva, che toglie tempo e risorse, che ti fa andar via la voglia di realizzare qualcosa di nuovo. Vi sembra normale? In un mese dopo il voto, avete mai sentito Bersani pronunciare la parola crescita? La parola sviluppo? Niente di niente, come se il problema fosse solo quello di togliere di mezzo il signor Berlusconi. Scherzano con il fuoco, e non capiscono che poi, perfino per un grande Paese come il nostro, possono materializzarsi rischi gravi, magari anche scenari pericolosissimi per il risparmio privato delle famiglie, come sta accadendo a Cipro. E ora si aggiunge, in questo contesto, l altro marziano, Grillo, che parla di decrescita felice. Ma, ditemi voi: avete mai visto qualcuno che si impoverisce ed è felice? Qualcuno che sorride mentre perde il suo lavoro, il suo risparmio, la sua dignità? Che poi, detta da uno come Grillo che non vive certo di stenti, la cosa sa anche di grande presa in giro e di offesa agli italiani E ciò nonostante, Bersani lo insegue, lo prega, gli va appresso, e tenta con i voti dei grillini di mettere insieme i numeri che non ha Direte voi: si tratta di una orribile compravendita di parlamentari No: si chiama scouting. Direte voi: si tratta di un ribaltone antidemocratico No: si chiama scouting. Direte voi: ma come, Bersani si esprime sempre in un emiliano simpatico e verace? Noooo! Bersani si è internazionalizzato, è diventato English, è diventato British, e parla di scouting con una pronuncia ineccepibile. Mamma mia, se ripenso a tutto quello che ci hanno riversato contro quando qualche parlamentare del gruppo misto è venuto da noi! No, sono davvero degli ipocriti, sono sepolcri imbiancati. Se e quando alcuni deputati hanno deciso liberamente di passare con il centrodestra, loro ci hanno accusato di compravendita, se invece passano a sinistra per eleggere il Presidente del Senato e magari far nascere il governo Bersani allora per loro si tratta di scouting. Vedete che ho ragione io, sono sempre gli stessi, è la doppia morale comunista. Il Pd è accecato dall odio contro di noi A questo punto, voglio essere molto chiaro, ribadendo la mia fiducia nella saggezza e nell equilibrio del Presidente Napolitano. Delle due l una. Se per caso, dopo l incarico precario ricevuto ieri sera, Bersani e il Pd insisteranno con questo tentativo assurdo di Governo senza numeri, di Governo di minoranza, sappiano che la nostra opposizione IlM

7 sarà durissima, senza sconti, in Parlamento e nelle piazze, in mezzo alla gente che soffre per la crisi che loro non vedono. Se invece non combineranno nulla, se non ci riusciranno, allora l essenziale è che non facciano perdere tempo al Paese, che non facciano melina. Si torni subito al voto, e si restituisca la parola agli italiani. Noi siamo assolutamente pronti. Bersani sta ripetendo l errore-orrore di Monti: pensare al suo interesse e alla sua salvezza e non all interesse e alla salvezza del Paese. Dice no a un patto con noi: l unica soluzione che le urne hanno indicato come possibile. Il PD invece è da sempre e ancora accecato dall invidia e dall odio contro di noi, contro il ceto medio, contro i cosiddetti benestanti, contro chi con il lavoro, con il sacrificio, con il rischio imprenditoriale è riuscito a crearsi una piattaforma di benessere per sé e per i suoi figli. A loro non importa: Che le fabbriche, piccole e medie imprese e negozi chiudano in massa. Che ci siano tre milioni di disoccupati. Che tre milioni e mezzo di italiani siano nella miseria assoluta. Che sette milioni di italiani siano sulla soglia della povertà. Che i pensionati non arrivino alla seconda settimana del mese. Che 40 giovani su 100 non abbiano lavoro e che in tanti abbandonino l Italia perché hanno perso ogni speranza. A loro non importa che le famiglie siano oppresse dalle tasse e dagli aumenti delle bollette. Che i contribuenti siano vessati da Equitalia che si comporta con loro come il rappresentante di uno Stato ostile e nemico. Che le imprese siano prigioniere di una camicia di forza costituita da tutti i vincoli e le autorizzazioni preventive della burocrazia che non le lascia operare. Che le banche prestino soldi alle imprese con sempre maggiore difficoltà perché hanno subito un incremento pericoloso del totale dei crediti irrecuperabili. Che la produzione industriale e i consumi siano caduti ai livelli di 20 anni fa. Che il debito pubblico superi i duemila miliardi. Che gli investimenti esteri in Italia siano ridotti al lumicino. Per loro, per questi marziani irresponsabili spinti solo dal desiderio di potere, dall invidia e dall odio sociale i problemi urgentissimi, non più rinviabili del nostro paese, sono altri, sono il conflitto di interesse, il falso in bilancio, la legge anticorruzione pensando così di colpire il nemico Berlusconi. Le facciano pure queste leggi. Il loro problema è quello di aumentare l Iva sui prodotti di lusso per i ricchi e di togliere l Imu solo a chi ha pagato sino a 500 euro e così moltiplicarla per quattro a tutti gli altri e - perché no - fare anche una bella patrimoniale, di 40 miliardi che sul piano economico è impossibile, ma e così demagogica e fa tanto chic. Il problema è quello di tenersi ben strette le banche, come hanno fatto egregiamente da sempre col Montepaschi, e semmai, notte tempo, assottigliare i conti correnti degli IlM

8 italiani con un prelievo forzoso.ma tutto questo si può fare solo togliendo prima di mezzo Berlusconi che ai loro occhi ha una grande colpa, un grande torto, quello di non aver consentito da 20 anni a questa parte a loro, ad una minoranza illiberale e prepotente di prendere il potere e fare il bello e il cattivo tempo. Ancora tre mesi fa pensavano che i giochi fossero fatti: hanno sottovalutato la forza di questo popolo, la forza del Popolo delle Libertà, la forza dei nostri ideali, dei nostri programmi: e, se permettete, anche del suo leader e si sono messi a giocare con le figurine: qui ci mettiamo questo, qui ci mettiamo quello, questo ministero a lui, questa banca a te, quell authority a me, e così via: dai provveditori agli studi, agli ambasciatori, ai direttori generali dei ministeri, dalle grandi aziende di stato, ai vertici delle forze dell ordine e delle forze armate, dovunque perché questo è il potere che amano e che vogliono. Erano pronti alla grande abbuffata. Poi si sono svegliati e sono caduti dal letto. Accecati dalla loro sete di potere, non si erano neppure accorti che al loro fianco cresceva una forza, il Movimento 5 stelle, che si alimentava col malcontento popolare, agitando slogan semplici e demagogici: un vaffa. per tutti, No alla Tav, No di qui, No di là, e altre amenità che hanno fatto facilmente presa, perché era ed è protesta allo stato puro, senza alcuna proposta seria per rilanciare l Italia. Tanto è vero che, incamerati tantissimi voti, l unica cosa che Grillo non vuole, per ora, è governare, perché punta al 100 per 100 per guidare un governo monocolore e lo dichiara pure al Capo dello Stato vi ricorda qualcosa? In questa situazione Bersani che fa? Si rivolge a chi è responsabile, a chi rappresenta l Italia che lavora, a chi ha dato infinite prove di serietà e di capacità, cioè alla forza dei moderati, a noi, al Popolo della Libertà? No, nemmeno per sogno. Si rivolge proprio a Grillo, che per tutta risposta dice no, lo sbeffeggia e lo manda a quel paese 3-4 volte al giorno. Bersani allora decide - come dicevo - di fare scouting, spera che questi turisti della politica nell albergo a 5 stelle, questi ospiti improvvisati della politica, che vengono in massa dalla sinistra, scappino di mano a Grillo e possano dargli i numeri per far nascere un esecutivo che avrà come primi obiettivi quelli che abbiamo visto prima, e già che ci siamo, magari dichiarare ineleggibile Berlusconi che è la trovata degli ultimi giorni. Dopo la catastrofe Monti, noi abbiamo messo a punto un programma di riforme e di grande rilancio dell economia, con al primo posto l abbassamento della pressione fiscale che è insopportabile sulle famiglie e sulle imprese. La nostra ricetta liberale per uscire dalla recessione e rilanciare l economia. E una ricetta che ha sempre funzionato e che in sintesi dice: Meno tasse sulle famiglie, sulle imprese, sul lavoro producono più consumi, più produzione, più posti di lavoro con la conseguenza di maggiori entrate nelle casse dello Stato che recupera così quanto serve per aiutare chi è rimasto indietro. Non ci sono altre soluzioni per l Italia. Altrimenti non c è che il voto. IlM

9 Intanto una cosa è certa: tutti i temi che abbiamo affrontato nella campagna elettorale sono diventate altrettante proposte di legge, che stiamo per depositare alla Camera e al Senato. Già martedì prossimo, a Montecitorio e a Palazzo Madama, depositeremo le prime quattro proposte: per la detassazione totale delle nuove assunzioni, a favore di giovani o di disoccupati; per il pagamento dei debiti dello Stato verso le imprese; per l abolizione dell Imu sulla prima casa e sui terreni agricoli, e per il rimborso dell Imu pagata nel 2012; per una radicale revisione dei poteri del mostro chiamato Equitalia. Se fossimo stati, o se fossimo al Governo, avremmo fatto esattamente le stesse cose. Per noi, i temi centrali sono e restano quelli che importano davvero agli italiani, alle famiglie e alle imprese. Il PdL lavora per il grande cambiamento Gli altri chiacchierano, noi continuiamo a lavorare per il grande cambiamento. Noi, diversamente dagli altri, non abbiamo dovuto cambiare idee e obiettivi. Per noi resta decisivo sconfiggere le tre oppressioni: l oppressione fiscale, l oppressione burocratica, l oppressione giudiziaria. Dell oppressione fiscale, abbiamo già detto, ma voglio aggiungere qualcosa. Con pazienza, per mesi, abbiamo cercato di limitare l effetto debilitante delle politiche fiscali negative di Monti, che non condividevamo, e alla fine abbiamo suonato lo squillo di tromba della riscossa: sfido chiunque a dimostrare che questo squillo non sia stato udito in ogni parte d Italia e che non sia risultato per molti milioni di italiani un discorso liberatorio, lucido e rigorosamente costruito nell interesse del paese che tutti amiamo. Le banche devono riprendere a erogare il credito. La pubblica amministrazione deve onorare i suoi debiti con sollecitudine. La domanda interna di beni e servizi deve crescere rigogliosamente. Lo Stato deve fare un passo indietro abbassando il carico fiscale abnorme che impone su cittadini, imprese e lavoro. Le sole esportazioni, che sono una delle maggiori glorie della nostra capacità di crescere, non bastano a rimettere in moto il Paese. L Europa della moneta unica non è nostra nemica. Nostro avversario è l egoismo dei poteri nazionali, la boria di chi si sente egemone e non riesce a ragionare in una logica cooperativa e davvero sopranazionale. Noi italiani siamo un pilastro, con francesi e tedeschi, della costruzione europea, e abbiamo tutta l autorità per rivendicare con fermezza la ripresa di politiche espansive, la rimobilitazione di capitali, di lavoro e di tecnologie allo scopo di aumentare il prodotto e la ricchezza sociale che si producono nell area dell euro. Noi avvertimmo per primi i rischi per la bassa produttività, per l economia stagnante, per l incapacità di stimolare, anzi di frustare, il cavallo dell economia in Italia e in Europa. Non siamo stati ascoltati. Un presidente del Consiglio ha poteri limitati. In certi casi può soltanto denunciare, dire le cose come stanno, ma le leve operative gli sfuggono. Soprattutto se ha una maggioranza ristretta o, comunque, un fronte di opposizione che è fatto non tanto dai partiti che hanno perso le elezioni quanto da magistrati, mass media e lobby influenti interne ed estere. IlM

10 Quanto all oppressione burocratica, siamo qui per affermare la necessità della riduzione della macchina dello Stato. Una macchina che non soltanto costa ad ogni cittadino italiano il 30% in più di quel che costano gli altri Stati ai loro cittadini, ma che ci impedisce di intraprendere, di lavorare, di sentirci liberi cittadini di uno Stato che ci garantisce e ci protegge, invece che cittadini di uno Stato che ci è ostile o addirittura nemico. Ma siamo qui anche per dire basta all uso della giustizia come arma contro gli avversari politici. I magistrati non devono soltanto essere imparziali, devono anche apparire imparziali. Per questo vogliamo affermare il diritto di un cittadino e ancor più di chi è stato eletto dal popolo a chiedere e a ottenere la revoca e la sostituzione di un PM o di un giudice che militi in una corrente della magistratura ideologizzata e politicizzata, che lo considera un nemico politico e usa contro di lui l arma della Giustizia per combatterlo e danneggiarlo. Oggi non voglio parlarvi delle assurde vicende giudiziarie di cui sono oggetto, perché tutto il tempo deve essere dedicato ai vostri problemi, ai problemi dell Italia, mentre una sinistra irresponsabile gioca con le sorti del Paese. Però lasciatemi dire che solo io potevo resistere a tutte le false accuse e a tutto il fango che mi è stato gettato addosso in questi anni; solo io potevo resistere al dolore che queste vicende provocano e alle straordinarie spese sostenere. La riforma della giustizia deve essere fatta per tutti i cittadini. Perché non accada a nessuno ciò che è accaduto a me in questi anni. Intercettazioni, perquisizioni, visite fiscali, testimoni intimiditi e maltrattati, migliaia di udienze fissate anche di sabato in Tribunali deserti. Le nostre leggi, i disegni di legge che depositeremo sono per voi, per tutti i cittadini per difendervi e per rafforzare la magistratura sana che ogni giorno rende un grande servizio al Paese. Noi non vogliamo una magistratura che sia succube della politica. La magistratura deve essere libera. Ma libertà non significa arbitrio. La magistratura non deve essere al di sopra del popolo ma deve dispensare giustizia in nome del popolo. Non può, senza mandato popolare, far cadere governi o decidere le leggi che il Parlamento deve approvare o non approvare. Quando un magistrato decide di fare politica tramite il suo ruolo, utilizzando la toga che indossa, è un fatto gravissimo che incide sulla libertà di tutti noi. È come se l arbitro di una partita di calcio fosse un giocatore di una delle due squadre in campo. Ciascuno di voi ben comprende come in tal modo la partita venga falsata e la sconfitta dell altra squadra sia più che sicura. È contro questa situazione che noi dobbiamo impegnarci. Vedete, qualcuno parla di Berlusconismo, qualcun altro ha detto che Silvio Berlusconi non è più solo il nome di una persona, ma è il nome di una storia. Permettetemi di dirlo: la nostra storia. E il nome di chi ha avuto la forza e il coraggio di contrapporsi a una sinistra illiberale, che concepisce solo la demonizzazione dei suoi avversari, e la loro eliminazione politica IlM

11 o addirittura fisica. E il nome di chi ha voluto e saputo aggregare la maggioranza degli italiani che non vogliono questa sinistra, unendo i cattolici e i laici, i liberali, i riformatori, i modernizzatori, tutti i cittadini che vogliono il cambiamento. E il nome di chi non si è arreso alle aggressioni, ma ha risposto moltiplicando ad ogni agguato l amore per la democrazia e la passione per la libertà. E il nome di un italiano che non ha paura, che non si è fatto e non si farà intimidire, e che tanti italiani hanno riconosciuto e riconoscono come guida in una battaglia nell interesse di tutti. Questo italiano è qui davanti a voi, e si impegna a continuare la sua storia insieme alla vostra. Siamo qui, più forti di prima e, ringraziando il cielo, siamo diversi da loro, che sanno solo invidiare e disprezzare, che hanno perso la speranza e gli ideali, e sono posseduti da una forza che è solo negativa e distruttiva. Ma il nostro amore e le nostre convinzioni, le nostre idee e le nostre speranze, sono più forti del loro odio. Non riusciranno a toglierci la parola, il pensiero, il legame che ci unisce a milioni di altre donne e uomini che condividono la nostra stessa passione per la libertà. C è una frase di Gandhi che mi ha commosso: Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci. Sono sicuro che sarà così anche per noi. Lotteremo in Parlamento per difendere il voto di 10 milioni di italiani. Ma saremo anche nelle piazze, nelle strade, con la gente. E oggi, da questa piazza, vogliamo dare inizio a un nuovo modo di fare politica, per far vivere insieme la democrazia rappresentativa e la democrazia diretta, il Parlamento e la partecipazione. Siamo donne e uomini responsabili. Ma non possiamo accettare che la democrazia e la libertà siano calpestate da chi vorrebbe annientare gli avversari politici per via giudiziaria. Non possiamo accettare che la democrazia e la libertà siano calpestate da chi vorrebbe cancellare il voto e i diritti fondamentali di un terzo degli italiani. Noi non lo consentiremo. Sentiamo parlare di vecchie alchimie e di doppi binari, magari per conquistare anche la Presidenza della Repubblica. Non ci stiamo. O si fa un governo forte che coinvolge in un momento così grave tutte le forze politiche responsabili nell interesse del Paese, oppure si va al voto. Non ci sono alternative. In ogni caso noi saremo in campo e ci impegneremo con rinnovata energia, con la stessa passione di sempre e ancora di più, con la nostra inestinguibile voglia di lottare per la libertà. Forza Italia, viva l Italia, viva la Libertà. Vi abbraccio uno ad uno. IlM

12 (2) Bersani prenda atto che non ha i numeri Bersani non ha alcuna possibilità di mettere su un governo con grillini comperati rispetto al programma che vuole Grillo, perché noi non lo accetteremo e lo impediremo. Lo dice Silvio Berlusconi intervenendo a La Telefonata su canale 5. Il segretario del Pd è una persona ragionevole, prenda atto che non ha i numeri e quindi come sempre si è fatto in questi casi si faccia un governo, nell interesse del Paese, con le altre forze responsabili. Con noi, con la Lega e con le forze di centro come è giusto e doveroso che sia. Come ho detto ai nostri 300 mila sostenitori in piazza prosegue - o il Pd cambia linea a 180 gradi e si rende disponibile ad un governo con il Pdl e contemporaneamente dichiari di volere un moderato al Colle oppure si torni al voto al più presto. La sinistra ha occupato tutte le cariche e se farà lo stesso per il Quirinale. Noi con i nostri senatori bloccheremo il Senato e quindi il Parlamento. E alla domanda se ci sia la possibilità di un secondo tentativo per fare un governo in questa legislatura in caso di fallimento di Bersani: Io non lo so, credo che sia però colpevole perdere tempo in attese vista la situazione economica tragica. IlM

13 (3) Alfano: non si può fare a meno di noi ''Rappresentiamo una grande parte del Paese, non possono fare a meno di noi, non si puo' fare a meno di noi''. Lo scrive su twitter il segretario del Pdl, Angelino Alfano, allegando al messaggio un foto della manifestazione di ieri a piazza del Popolo. Brunetta: in economia Pd e PdL dicono le stesse cose ''Diciamo le cose come stanno: il programma di politica economica del Pdl e del Pd e' assolutamente sovrapponibile. E' questa la chiave di tutto, il resto sono chiacchiere e Bersani non provi a far melina''. Lo afferma il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta, in un'intervista a La Stampa. Secondo l'ex ministro per i due programmi c'e' ''una sovrapposizione del 65%'' anche perche', ricorda Brunetta, ''io e Fassina (responsabile economico del Pd ndr)sulle questioni economiche la pensiamo allo stesso modo''. ''L'Italia - avverte Brunetta - ha bisogno di un governo forte, credibile ed espressione delle maggiori forze del Paese. Non c'e' spazio per trucchi ed inganni''. Sull'elezione del prossimo Presidente della Repubblica, Brunetta invita ad ''andare con ordine. In questo momento pensiamo a dare al Paese un governo. Ne ha disperato bisogno. Bersani dica presto se ha questa maggioranza oppure si vada subito ad elezioni, senza perdere altro tempo'' visto che non si puo' fare melina. La mia fiducia nel presidente della Repubblica e' totale. Non consentira' di fare melina''. Cicchitto: Bersani si è messo in una situazione paradossale L'appello di Napolitano e' sul filo di tutta la sua presidenza. Dietro le quinte non si muove nulla. Bersani sta in una posizione paradossale, da un verso cerca di fare un governo a tutti i costi, dall'altro si muove solo rivolto a una parte. Berlusconi ieri ha fatto un discorso positivo dicendo che non facciamo una questione di nomi, ma di un governo che sia aperto alle forze che a livello parlamentare lo devono sostenere. Non e' possibile chiederci di essere ammessi a una bicamerale per le riforme costituzionale mentre la maggioranza lavora per rendere Berlusconi non eleggibile". E' quanto affermato in diretta a Tgcom24 da Fabrizio Cicchitto, parlamentare del Pdl. "Siamo al paradosso piu' totale. C'e' bisogno di una atteggiamento politico aperto e solo noi lo abbiamo, ma ci sbattono costantemente la porta in faccia - aggiunge -. IlM

14 Bersani dovrebbe avere la forza politica per fare i conti con l'unica forza politica che ha manifestato la disponibilita' per fare un governo. Solo che sta avvenendo l'esatto contrario, attorcigliandoci in una via senza sbocco". Alle voci di una possibile frattura interna alla direzione del Pd ha risposto: "Sono molto cauto e siamo in una situazione in cui ipotizzare fratture all'interno dei partiti si deve fare solo su dati di fatto che non ho in questo momento". Lupi: senza larghe intese nessun tavolo può partire ''Nella realtà drammatica che sta vivendo l'italia non e' possibile percorrere la strada di un governicchio debole, di minoranza, che chiede a qualcuno di uscire dall'aula per sopravvivere. Ci vuole un governo forte, e lo possono fare solo le forze che sono state votate dal 75 per cento degli italiani''. Lo afferma al Messaggero, Maurizio Lupi del Pdl. ''Come nel Pci dei tempi andati - osserva -, anche nel Pd prevale il pregiudizio secondo cui il nemico e' il male assoluto, brutto, sporco, cattivo. O impresentabile per usare le parole di Lucia Annunciata''. Se Bersani non accetta le larghe intese, quindi, andare al voto, per Lupi, ''diventerebbe una scelta obbligata. Le elezioni sarebbero un errore, come ha ricordato Napolitano, ma a quel punto la sola alternativa praticabile''. ''Non riesco a capire di quale concordia parli - spiega poi Lupi su Bersani - se ai primi posti della sua teorica agenda di governo ci sono l'ineleggibilita' di Berlusconi, il conflitto di interessi, il falso in bilancio. Se queste per lui sono le priorita' dell'italia come puo' esserci un accordo?''. Sulle larghe intese, osserva Lupi, ''non immagino niente. Spetta al Pd proporre una formula di governo. Noi immaginiamo piuttosto delle priorita': lavoro, detassazione, sostegno alle famiglie. E l'elezione di un Presidente della Repubblica che sia davvero una figura di garanzia''. IlM

15 (4) Accettare il dialogo con la destra Dal Corriere della Sera, a firma Antonio Polito Se una versione laica dello Spirito Santo discendesse su Bersani, trasformandolo da leader di campagna elettorale a premier in pectore, gli mostrerebbe un sentiero che porta a Palazzo Chigi più largo di quello che lui ha imboccato. Non ha infatti tutti i torti Renzi quando ammette che «Berlusconi non ha tutti i torti», e che se il Pd vuole fare un governo deve parlare con il Pdl. Lo dice innanzitutto la matematica parlamentare. Le elezioni hanno avuto tre vincitori. Se uno dei tre non si allea con nessuno, o si alleano gli altri due o non c'è soluzione. Ma lo direbbe anche la logica politica, a volerla ascoltare. Bersani infatti si trova in una singolare situazione: se domani proponesse alla Direzione del suo partito di tentare egli stesso un dialogo con la destra, troverebbe una sostanziale unità, visto che ormai anche Renzi ha abbandonato la tentazione di un'altra roulette russa elettorale; ma se invece fallisse e alla prossima riunione proponesse di sbarrare la strada anche ad un altro presidente incaricato, mettiamo Pietro Grasso, allora sì che il suo partito si spaccherebbe, perché dire no significherebbe far saltare la legislatura e assumersi la responsabilità delle elezioni anticipate. Ma se un altro può provarci dopo, perché non può provarci direttamente Bersani? Perché, citando Vasco Rossi, non dare un senso alla sua storia di ricostruttore del Pd, portandolo al governo del Paese? Ovviamente non sarebbe facile condurre un'operazione del genere senza contraddire almeno in parte la pessima pedagogia che entrambi i partiti, il Pd e il Pdl, hanno impartito ai loro elettorati negli ultimi cinque mesi, promettendo sfracelli dell'avversario e smacchiature del giaguaro. Ancora ieri Berlusconi ha aizzato la piazza mentre predica la «concordia», e Bersani ha strizzato ancora una volta l'occhio all'antiberlusconismo militante, anch'esso ovviamente sceso in piazza. Un prezzo andrebbe dunque pagato, ma forse la posta potrebbero valerlo. Il presidente del Consiglio incaricato dice giustamente che vuole dare all'italia un «governo di cambiamento», perché è questo che chiede il Paese. Ma quale cambiamento sarebbe più radicale di una trasformazione del nostro sistema elettorale e istituzionale che renda finalmente l'italia governabile, una democrazia al posto di una partitocrazia? Si tratta del Santo Graal della politica, ciò che in vent'anni non è riuscito a nessuno. IlM

16 Eppure un'intesa sul sistema francese, doppio turno e presidenzialismo, è da tempo a portata di mano: chi la realizzasse passerebbe alla storia. In quell'ambito anche problemi veri come il tema del conflitto di interessi potrebbero trovare una soluzione nuova, responsabile ed erga omnes, rinunciando invece alla puerile idea di far fuori l'avversario appena eletto per la sesta volta in Parlamento cacciandolo ope legis dal Parlamento. Se questa trama venisse seriamente tessuta, nelle Camere e alla luce del sole, e venisse magari affidata alla regia di un esponente del Pdl, allora un governo Bersani potrebbe chiedere il «sostegno certo» al Senato di cui ha bisogno, nelle forme che la fantasia della tattica parlamentare consentirà. Il Pdl potrebbe non votarlo, come il Pci non votò il governo Andreotti nel 1976, ma consentirne l'esistenza. D'altro canto anche nelle ultime settimane del governo Monti il Pdl era passato all'opposizione senza far cadere il governo. Naturalmente Berlusconi potrebbe rifiutare, per eliminare Bersani e concedersi magari al suo successore, nella previsione - corretta - di spaccare il Pd. Ma il suo no sarebbe più difficile da sostenere. Sui provvedimenti economici da varare, d'altra parte, c'è ormai in Parlamento un certo accordo, perché è chiaro a tutti che cosa bisogna fare e che bisogna farlo in accordo con l'europa, staccando finalmente il dividendo di un anno di dura austerità. La stessa durata del governo sarebbe nelle mani dei contraenti il patto, poiché ognuno avrebbe in mano l'interruttore per spegnere la luce quando vuole. Oggi Bersani comincia consultazioni lunghe e complesse, vecchio stile, a partire dalle parti sociali. Gli diranno tutti ciò che è ovvio: serve un governo. Se il leader del Pd vuol dimostrare che non sta perdendo tempo a pettinare le bambole (citazione di Maurizio Crozza), ha una sola strada da percorrere per dare loro ascolto. IlM

17 (5) Il cacciatore di farfalle Da La Nazione, a firma Giuseppe Turani Se è vero che il paese è sospeso fra asfissia e catastrofe, temo che Pier Luigi Bersani stia facendo del suo meglio per alimentare la prima e propiziare la seconda. Ormai sta diventando quasi insopportabile vedere nei telegiornali il via e vai di gente che va da lui per le consultazioni. Che cosa mai vorrà sapere da Susanna Camusso della Cgil che già non sappia da mesi (per non dire anni)? Per non parlare degli artigiani e di tutte le altre categorie che vanno infila al suo cospetto. Che cosa devono dirgli: che siamo in crisi? Qui stanno fallendo mille aziende al giorno e ogni mattina ci sono migliaia di disoccupati in più. Abbiamo già più di tre milioni di disoccupati e quattro milioni di persone nell'area della povertà. Bisogna arrivare a sei milioni di disoccupati perché Bersani si dia una mossa? In tutta Europa, e anche altrove, si manifesta che la crisi possa rivelarsi un detonatore di terremoti ben più gravi. Eppure la politica italiana (Bersani) prosegue imperterrita nei suoi riti con una lentezza e una meticolosità esasperanti. Persino lo scrittore Roberto Saviano viene consultato (e speriamo che ci si fermi k). Il pre-incarico che ha avuto dal presidente Napolitano era abbastanza chiaro: accertare se esiste o no una possibile maggioranza per il suo fantomatico governo. Governo per il quale, peraltro, Bersani aveva gia pronto il programma: i famosi otto punti nei quali c'era, a suo dire, tutto quello che serve per portare il paese fuori dalla crisi (e anche per ingolosire un po' Grillo). D'altra parte, è dal novembre del 2011 che Bersani sogna questo governo: di tempo per pensarci e per immaginare un programma ne ha avuto. Accertare se esiste o no una maggioranza non sembrava un'impresa di sovrumana difficoltà. Forse, sarebbe stato sufficiente incontrare i gruppi parlamentari e chiedere la loro opinione. Incassati dei no o dei sì, si andava al Quirinale e si scioglieva la riserva. Sbrigata questa cosa nel giro di un paio di giorni (o anche uno solo) si davano due possibilità: ha i numeri oppure non li ha. Nel primo caso passava a fare il suo governo, nel secondo passava invece la mano a Napolitano, al quale compete trovare la soluzione della crisi. La sensazione che si stia perdendo del tempo (un po' come quando a pallacanestro si butta la palla in tribuna per far andare avanti l'orologio) è anche dovuta al fatto che mentre Bersani, serafico e paziente, riceve le categorie sociali e prende diligentemente appunti, quello che dovrebbe fornirgli i voti, e cioè Beppe Grillo, non perde occasione (ogni due ore circa) per dirgli che non glieli darà mai. Il segretario del Pd continua a dire che lui si sta occupando della grave crisi del paese, ma c'è il sospetto che stia andando a caccia di farfalle. IlM

18 (6) Il gran rifiuto destinato al fallimento Da Il Tempo, a firma Francesco Perfetti La strada imboccata da Bersani per tentare la formazione di un governo sta facendosi più stretta. La chiusura al Pdl in nome dell antiberlusconismo viscerale non lascia margini. E, d altro canto, le aperture al Movimento Cinque Stelle vengono respinte da un Grillo parlante e saltellante che ha interesse ad affermare la sua diversità dagli attori politici in campo e, al tempo stesso, a capitalizzare questa presunta diversità per il futuro. Più Bersani cerca di rendersi gradito ai grillini, più questi, per bocca del loro leader, si arroccano in una posizione che non offre speranze. Siamo a uno stallo che le consultazioni difficilmente riusciranno a sbloccare. L invito rivolto ieri dal capo dello Stato al «bisogno di unità», alla necessità di «pensare al bene dell Italia» e a quella di «dare continuità alle nostre istituzioni democratiche» è, nella sostanza, una tirata d orecchi a Bersani. È un invito, neppure troppo velato, a prendere in considerazione la possibilità di imboccare una via che porti a un governo che coinvolga tutte le forze politiche responsabili o, comunque, non antisistema. È una manifestazione di saggezza politica, che il presidente del consiglio incaricato non sembra, o non vuole, cogliere. Il segretario del Pd è il vero sconfitto delle elezioni e, come accade in questi casi, è alle prese con la crisi interna del suo partito e con le spinte verso un regolamento di conti che mettono in discussione la sua leadership futura. Che questa sia la situazione lo dimostrano anche le parole del responsabile economico del Pd, Fassina, che ha denunciato la circostanza che una parte del Pd stia lavorando contro il segretario. Per difendere la propria posizione, Bersani sta tentando una dimostrazione di forza, che in realtà logora la sua immagine. Dietro c è il rifiuto dell idea di una trattativa sull elezione del presidente della Repubblica, nella presunzione che la conquista di questa carica istituzionale, dopo quelle della Camera e del Senato, possa essere spesa come una vittoria capace di disinnescare le tensioni interne al Pd. Ma è un disegno meschino destinato al fallimento. E che non si preoccupa di dare al Paese un governo. IlM

19 (7) Il rivale politico cancellato per legge Dal Corriere della Sera, a firma di Pierluigi Battista Reclamare oggi l'ineleggibilità di un cittadino di nome Silvio Berlusconi, già eletto nel Parlamento italiano per ben sei volte dal '94 ad oggi, può apparire un esercizio surreale. Il passato non può essere smontato a piacimento e la realtà non può essere piegata ai propri desideri. Oggi scenderanno in piazza per chiedere a una legge di controversa interpretazione di operare come fa la magia nei racconti per l'infanzia: far sparire d'incanto i cattivi, abolire la realtà dolorosa con appositi rituali. In termini più adulti, cancellare d'imperio il nemico politico dichiarandolo inesistente. Una scorciatoia puerile, ma anche la premessa di un micidiale errore politico. Perché l'invocazione dell'ineleggibilità di Berlusconi non è solo riesumata da una frangia di oltranzisti dediti alla sistematica delegittimazione politica e persino etica di chi viene dipinto da decenni come l'incarnazione del Male. No, stavolta trova ascolto anche tra gli esponenti di un Pd ancora traumatizzato dalla travolgente avanzata grillina, e che tenta di ritrovare in un più pugnace intransigentismo antiberlusconiano la consolazione di un'identità antagonista oramai appannata. Berlusconi era dato per finito prima delle elezioni. Ma le cose sono andate diversamente, e allora si richiede la sua fine per via legale. Si dirà: sia pur tardiva, la riscoperta di una legge del '57 (quando la tv commerciale era ancora fantascienza) è pur sempre un doveroso atto di omaggio al principio di legalità e le leggi devono essere applicate. Ma la sua applicabilità al caso di Berlusconi non è così incontrovertibile, come sostengono illustri giuristi e costituzionalisti certamente non sospettabili di debolezze filoberlusconiane, e come dimostrano ben tre voti parlamentari, due all'interno di legislature a maggioranza di centrodestra, ma una a maggioranza di centrosinistra. Del resto, la stessa recriminazione molto frequente nella sinistra di non aver saputo o potuto varare una legge sul conflitto di interessi dimostra che, da sola, quella norma del '57 non è così chiara. E allora, che senso ha riesumarla oggi? E quali pericoli può procurare alla politica italiana, la riscoperta di un provvedimento inevitabilmente destinato a scatenare la rivolta dell'elettorato di centrodestra? Il perché è contenuto nell'eterna tentazione di imboccare la scorciatoia della legge per non dover ammettere i propri errori e le proprie clamorose manchevolezze. IlM

20 Spingere in modo compulsivo sul tasto dell'ineleggibilità rafforza l'impressione che le sconfitte politiche ed elettorali di questi ultimi vent'anni siano il frutto di un inganno e che il consenso incassato in modo così massiccio e reiterato da Berlusconi sia dovuto alla posizione dominante del leader di centrodestra nel possesso delle reti televisive. Sarebbe sciocco negare il peso della tv nell'orientamento delle scelte elettorali. Inoltre non si può negare che una democrazia liberale viva di contrappesi, di pluralità, di forze non smisuratamente diseguali in termini di potenza comunicativa e di ricchezza. Ma il possesso berlusconiano delle tv è anche stato il più potente alibi autoconsolatorio e autoassolutorio per le ripetute sconfitte della sinistra in ben sei tornate elettorali, lungo l'intero arco temporale della Seconda Repubblica. Berlusconi vince perché è il padrone dell'etere: ecco il grande autoinganno dei perdenti nel corso di vent'anni. Non ci sono meriti e demeriti, colpe e responsabilità. C'è solo l'autovittimizzazione, molto simile a quella dei tifosi di una squadra sconfitta che si sentono vittime di un sopruso arbitrale. Ma la politica non è una partita di calcio giocata sugli «episodi», come si dice in gergo. E oggi ancora una volta la tentazione della scorciatoia legale e giudiziaria tradisce il desiderio di chiudere con il «berlusconismo» non per effetto di una chiara vittoria politica, ma per vie più sbrigative. Da qui anche una certa venefica impazienza che circola nelle file del Pd e che ha spinto un esponente del partito autorevole come Migliavacca a giocare nientemeno con l'ipotesi di un «arresto» di Berlusconi peraltro smentito dagli stessi inquirenti che hanno messo sulla graticola il leader del centrodestra. Ecco perché imboccare la via estremista della richiesta perentoria dell'«ineleggibilità» di Berlusconi, proprio alla vigilia di consultazioni delicatissime per la formazione del nuovo governo, sembra più un esorcismo che una razionale scelta politica. Un errore grave. E anche un sintomo di regressione culturale. IlM

21 (8) Il feeling tra il Cav e la sua gente è immutato Rassegna stampa Corriere della Sera (Dario Di Vico) - Se la costruzione di un governo, come è giusto che sia, parte dalla ricognizione dei problemi e di conseguenza dal profondo disagio che attanaglia la società italiana, bisogna allora essere coerenti e privilegiare i contenuti del rilancio economico sulle pregiudiziali politiche. Se invece un giorno si tenta di agganciare i cantori della decrescita felice e l'altro si coltiva l'idea di far approvare dal Parlamento l'ineleggibilità di Silvio Berlusconi la contraddizione è palese. Non si mette davvero l'economia reale al centro ma la si subordina a indirizzi politici scelti a priori. Del resto la vecchia lettura dei partiti come nomenclatura delle classi non ha più alcun senso e avendo anche gli operai votato più per il Pdl che per il Pd non si può proprio dire che il retroterra sociale dei due schieramenti richieda soluzioni alternative tra loro. Pur avendo Grillo rimescolato le carte è evidente che il Pd conserva una maggiore presa sugli insegnanti della scuola pubblica, i lavoratori dipendenti, i ceti medi riflessivi. Di converso il Pdl trova con maggiore facilità il consenso dei lavoratori autonomi, degli imprenditori di taglia media e piccola, delle casalinghe. Ma quelle che in passato sono state disegnate come «due Italie contrapposte», in epoca di emergenza economica e di altissima pressione fiscale non differiscono molto tra loro e alla fine convergono sulle stesse priorità (sostegno ai consumi, ossigeno alle filiere produttive, ripresa dell'occupazione giovanile). E allora forse converrebbe partire da queste considerazioni di buon senso, mettere giù una base programmatica per il rilancio economico e aggregare attorno ad essa il più largo favore delle forze sociali La Stampa (Francesco Grignetti) - La strada di Bersani, insomma, si fa sempre più stretta. Lui lo sa, eppure prova lo stesso a intavolare un dialogo a distanza con il leader del Movimento 5 Stelle A sera, il barometro delle consultazioni segna calma apparente. Confindustria chiede un governo in fretta. Così le altre forze sociali. Ma l insistito corteggiamento di Bersani verso il M5S sta irritando, oltre al Pdl, anche i montiani di Scelta civica. Perciò Andrea Romano parla di «una indecorosa caccia ai voti leghisti e grillini». Gabriele Albertini avverte che l ipotesi di Bersani non va, e che servono larghe intese, «includendo anche il Pdl che è una forza che non può essere trascurata». Mario Mauro parla di «ironia della storia» e di una «situazione in cui Pd e Pdl non possono fare altro, se vogliono il bene della Repubblica, che trovare delle convergenze ponendo fine a una rissa senza senso». Anche il cauto coordinatore Andrea Olivero in pratica boccia il piano di Bersani, visto che il nuovo governo, se IlM

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