ATTI Giornate Fitopatologiche, 2014, 2, PROVE DI LOTTA A PHOMA MULTIROSTRATA, AGENTE DEL DISSECCAMENTO DEI RAMI DI ROSMARINO
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1 ATTI Giornate Fitopatologiche, 2014, 2, PROVE DI LOTTA A PHOMA MULTIROSTRATA, AGENTE DEL DISSECCAMENTO DEI RAMI DI ROSMARINO D. BERTETTI 1, P. PENSA 1, G. MARTANO 1, M. L. GULLINO 1,2, A. GARIBALDI 1 1 Centro di Competenza per l Innovazione in campo agro-ambientale (Agroinnova) Università di Torino - Via L. da Vinci, 44, Grugliasco (TO) 2 DiSAFA - Università degli Studi di Torino, Via Leonardo da Vinci Grugliasco (TO). domenico.bertetti@unito.it RIASSUNTO In seguito al diffondersi degli attacchi di Phoma multirostrata, agente del disseccamento dei rami su rosmarino (Rosmarinus officinalis) riscontrato presso numerose aziende liguri, sono state condotte due prove di lotta in serra su piante di rosmarino in vaso, utilizzando agrofarmaci tradizionali, induttori di resistenza, sali minerali e un estratto naturale. Alcuni dei formulati erano saggiati a diverse concentrazioni. Vengono illustrate le due prove. I due formulati a base di idrossido di rame saggiati hanno contenuto con efficacia lo sviluppo del parassita. Altrettanto buona è stata l efficacia del fosfito di potassio, di acibenzolar-s-metile saggiato al dosaggio maggiore (p.a. 20 g/hl) e di procloraz (p.a. 34,6 g/100l). L uso di questi ultimi però, nel nostro Paese non è registrato su erbe fresche. Insoddisfacente o molto scarsa è risultata l azione degli altri formulati saggiati. Infine, sono indicate alcune misure da attuare per contenere i danni causati da P. multirostrata su rosmarino, assieme all utilizzo dei principi attivi autorizzati che nelle prove hanno fornito i risultati migliori. Parole chiave: officinali, agrofarmaci, induttori di resistenza, sali minerali, estratti naturali SUMMARY CONTROL TRIALS AGAINST PHOMA MULTIROSTRATA, CAUSAL AGENT OF STEM AND LEAF NECROSES OF ROSEMARY During 2009, Phoma multirostrata was reported for the first time in Italy on rosemary (Rosmarinus officinalis) as the causal agent of stem and leaf necroses. This pathogen is causing at present severe losses on rosemary, in several nurseries in Liguria. Therefore, two control trials were carried out on potted rosemary, in glasshouse, using traditional fungicides, some inducers of plant systemic acquired resistance, mineral salts and a natural extract. Among the tested products, two fungicides with copper hydroxide showed good efficacy against the pathogen. Also potassium phosphite, acibenzolar-s-methyl (a.i. 20 g/100l) and prochloraz (a.i g/100l) controlled P. multirostrata, but these products are not usable on fresh herbs in Italy. The results of all the other treatments were not satisfactory or poor. Finally, some precautionary measures are given to prevent and to control P. multirostrata on rosemary, together with the use of the most effective and authorized tested active ingredients. Keywords: aromatic plants, fungicides, inducers of plant systemic acquired resistance, salts, natural extracts INTRODUZIONE Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) rientra tra le specie officinali largamente coltivate nel nostro Paese, facendo registrare una superficie coltivata di poco inferiore a 21 ha (Ismea, 2013). In Liguria, questa specie viene coltivata e commercializzata come pianta allevata in vaso e come fronda recisa.
2 A partire dal 2009, sono stati segnalati intensi attacchi di Phoma multirostrata (Dorenbosch e Boerema, 1973) su numerose piante di R. officinalis coltivate in aziende liguri (Pasini e Martini, 2009). Il parassita causa disseccamenti rameali su intere branche della chioma. Nei casi più gravi, l intera pianta dissecca e muore. Negli anni successivi, gli attacchi si sono ripetuti costantemente, soprattutto in autunno e in primavera, in concomitanza con temperature fresche ed elevata umidità ambientale, coincidente, nel caso delle coltivazioni in piena aria, con prolungati periodi di pioggia. Al fine di contenere gli attacchi di P. multirostrata su rosmarino, nel 2013 sono state condotte le due prove di lotta di seguito illustrate. MATERIALI E METODI Le prove sono state effetuate in una serra del Centro di Competenza per l Innovazione in campo agro-ambientale (Agroinnova) dell Università di Torino, situato a Grugliasco (TO). I ceppi di P. multirostrata utilizzati nelle prove erano stati isolati da campioni di rosmarino provenienti da alcune aziende site ad Albenga (SV). Nella prima prova erano utilizzate piante di R. officinalis di circa un anno, allevate in contenitori di plastica nera (diametro 15 cm), ciascuno contenente una pianta in circa 2 litri di terriccio. Le piante erano concimate con un concime a lento rilascio costituito da N, P, K, MgO (18:9:13:2). Per ciascuna tesi saggiata erano utilizzate 9 replicazioni (un vaso per replicazione). Erano effettuati 4 trattamenti, a distanza di 7 giorni, utilizzando i principi attivi elencati nella Tabella 1, ai dosaggi riportati. La sospensione impiegata per la tesi 10 era preparata in acqua acidificata con acido citrico (ph 5.5). Tutte le altre sospensioni erano preparate in acqua non acidificata. I trattamenti erano effettuati utilizzando un irroratore manuale. L inoculazione artificiale avveniva 24 ore dopo il secondo trattamento. L inoculo consisteva in una sospensione di micelio e conidi ottenuta raschiando le colonie del fungo coltivate in purezza, su terreno di coltura P.D.A. (Potato Dextrose Agar). La sospensione era omogeneizzata, filtrata, diluita e irrorata sulle chiome delle piante alla concentrazione finale di 0, CFU/mL. Nove piante inoculate con il parassita ma non soggette ad alcun trattamento erano impiegate come testimoni. Subito dopo l inoculazione, per mantenere elevate le condizioni di umidità dell ambiente di coltivazione e favorire le infezioni di P. multirostrata, tutte le piante erano sistemate sotto una capannina coperta da un telo di polietilene: la capannina era disposta sopra una stuoia di feltro imbibita di acqua. La copertura di polietilene era mantenuta fino all effettuazione dei rilievi ed era sollevata soltanto durante le ore più calde del giorno, per evitare il surriscaldamento. I valori di temperatura e di umidità relativa erano registrati all interno della capannina, utilizzando un datalogger Fourier modello Microlog XS Marconi, sistemato tra le piante in coltivazione. Nel corso della prima prova, la temperatura media giornaliera variava da 18,8 a 22,1 C, mentre i valori medi giornalieri di umidità relativa andavano dal 64,6 al 100%. Nella seconda prova erano utilizzate 6 replicazioni (1 vaso per replicazione). La concentrazione finale dell inoculo era di 0, CFU/mL. La prova era effettuata seguendo lo stesso metodo prima descritto e con gli stessi dosaggi (Tabella 1). La temperatura media giornaliera registrata variava da 19,2 a 23,8 C, mentre i valori medi giornalieri di umidità relativa variavano dal 61,7 al 100 %. Alla comparsa dei sintomi venivano effettuati i rilievi, stimando la percentuale di superficie colpita su 20 rami per ciascuna pianta inoculata. Successivamente, i valori ottenuti erano elaborati e sottoposti ad analisi statistica utilizzando il test di Duncan (P= 0,05). 506
3 RISULTATI Nella prima e seconda prova, la comparsa dei sintomi causati da P. multirostrata avveniva rispettivamente 15 e 11 giorni dopo l inoculazione artificiale. Nella Tabella 1 sono riportati i risultati ottenuti in entrambe le prove condotte. Tabella 1. Risultati delle prove di lotta condotte nei confronti di Phoma multirostrata, agente di disseccamento di foglie e rami su rosmarino % media superficie rami colpita Tesi Principio attivo (1) p.a. Dose g - ml/hl Prima prova (2) (data rilievo: 7/3/2013) Seconda prova (3) (data rilievo: 19/4/2013) 1 Testimone inoculato _ 10,7 cd** 41,7 e 2 Ossicloruro tetraramico 60 1,6 ab 21,7 bcd 3 Rame idrossido 30 1,4 ab 9,2 a 4 Rame ossicloruro + rame idrossido ,2 ab 8,5 a 5 Acibenzolar-S-metile 10 5,0 abc 12,5 ab 6 Acibenzolar-S-metile 20 0,9 a 7,5 a 7 Rame + manganese + zinco ,5 + 1,5 5,3 abc 23,3 bcd 8 Olio di timo 100 7,1 bcd 28,3 d 9 10 Soluzione di concime a base di solfato di zinco Induttore di resistenza (a base di glucoumati e rame) + attivatore 250* 9,0 cd 51,7 e 600* + 600* 12,0 d 30,0 d 11 Silicato di potassio 10 8,1 cd 26,7 cd 12 Fosfito di potassio 237,5 1, 6 ab 10,0 a 13 Procloraz 34,6 0,4 a 10,0 a 14 Azoxystrobin 15,5 2,3 ab 27,5 d 15 Iprodione 40 1,1 ab 21,7 bcd (1) I prodotti commerciali (% p.a.) impiegati erano i seguenti: tesi 2 Cupravit Flow (20); tesi 3 Kocide 3000 (15); tesi 4 IRF 155 (5 + 5); tesi 5 e 6 Bion (50); tesi 7 Kendal TE (23 + 0,5 + 0,5); tesi 9 Biobacter Plus; tesi 10 Fertirev Inductor; tesi 12 Alexin 95PS (95%); tesi 13 Octave (46,1%); tesi 14 Ortiva (23,2%); tesi 15 Rovral (50%) (2) Ultimo trattamento effettuato in data 25/2/13 (3) Ultimo trattamento effettuato in data 8/04/13 * Dose espressa in ml/hl di prodotto commerciale, poiché i singoli componenti non sono conosciuti ** I valori della medesima colonna seguiti dalla stessa lettera non differiscono tra di loro significativamente, con una probabilità di errore del 5%, secondo il test di Duncan 507
4 Le due prove hanno evidenziato la buona efficacia dei due formulati a base di idrossido di rame. Analogo risultato era ottenuto dal fosfito di potassio, da acibenzolar-s-metile saggiato alla concentrazione maggiore (p.a. 20 g/hl) e dal procloraz: tuttavia, l uso di questi ultimi principi attivi, nel nostro Paese, non è autorizzato su erbe fresche. Non soddisfacente era il risultato fornito da acibenzolar-s-metile saggiato al dosaggio minore. L ossicloruro tetraramico non aveva azione costante, manifestando efficacia limitata nella seconda prova, nella quale la gravità della malattia era maggiore, così come azoxystrobin e iprodione. Scarsamente efficace si dimostrava la miscela di rame, manganese e zinco, in entrambe le prove svolte. Tutti gli altri principi attivi saggiati nelle rimanenti tesi fornivano risultati del tutto insoddisfacenti, non contenendo l azione di P. multirostrata che provocava alterazioni sui rami di rosmarino confrontabili a quelle riscontrate sul testimone inoculato. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI P. multirostrata è un parassita favorito dalla prolungata bagnatura delle foglie e dei rami e dall elevata umidità dell ambiente di coltivazione che viene a crearsi in ambienti poco aerati, nel caso di piante coltivate in serra o tunnel, e durante periodi lungamente piovosi nel caso di piante coltivate all aperto. Da osservazioni condotte in campo, supponiamo che i periodi autunnali e invernali, le forti escursioni termiche diurne e notturne, provocando la formazione di rugiada, giochino un ruolo determinante nel verificarsi degli attacchi del parassita. La comparsa di attacchi intensi in concomitanza con le temperature fresche dei periodi primaverili e autunnali contrasta con quanto originariamente riportato per P. multirostrata, descritto come un parassita da climi caldi (India, Mali ecc.), favorito nell accrescimento in vitro da temperature elevate (30 C) e diffuso nelle regioni temperate soltanto in ambienti protetti (Dorenbosch e Boerema, 1973). Tuttavia, il test di patogenicità con gli isolati ottenuti da piante infette, condotto in cella climatica, ad una temperatura costante di 10 C ± 1 e con forte escursione termica negli ultimi due giorni della prova (16 C diurni; 5 C notturni), conferma le esigenze termiche non elevate del microrganismo isolato da rosmarino (dati non pubblicati). La coltivazione del rosmarino in ambiente protetto non costituisce pratica ordinaria, tuttavia questa specie viene anche coltivata in serra. In questo contesto, per attuare una corretta prevenzione nei confronti di P. multirostrata su rosmarino, pare opportuno agire su alcuni parametri ambientali che favoriscono il parassita, modificandoli. Evitare gli eccessi di umidità: utilizzare un sistema d irrigazione a micro portata, localizzato a goccia, migliorare l aerazione del sito di coltivazione, usare maggior spaziatura tra le chiome delle piante. Anche l attenuazione dell escursione termica diurna e notturna può contenere le nuovi infezioni. Alla comparsa dei primi sintomi (clorosi e avvizzimenti fogliari seguite dal disseccamento dei rami), provvedere alla rapida e sistematica rimozione di tutti i rami infetti o l allontanamento del vaso contenente la pianta colpita, abbassando in tal modo il potenziale di inoculo, eliminando tessuti contenenti micelio e picnidi, da cui il microrganismo libera numerosi conidi in grado di infettare la vegetazione sana. Durante il ciclo produttivo del rosmarino, la riduzione della chioma tramite potatura con barra falciante o manualmente costituisce una fase delicata. L esecuzione di questa operazione comporta un doppio rischio: aprire pericolose vie d ingresso al parassita nei tessuti interessati dal taglio e veicolare frammenti di micelio e conidi del fungo dai tessuti infetti a quelli sani, propagando l infezione. Pertanto, particolare attenzione andrà posta a questa fase di coltivazione, eliminando precedentemente rami e piante compromesse e disinfettando frequentemente la lama. Attuando queste procedure di tecnica colturale, l impiego preventivo dei principi attivi autorizzati che nelle prove condotte hanno fornito i risultati migliori, soprattutto subito dopo gli interventi di potatura, potrà contenere 508
5 l azione del patogeno, prestando però particolare attenzione al rispetto dei residui per questa coltura. Vista la gravità del problema e l aggressività del parassita, è necessario difendere i nuovi germogli ad ogni flusso di crescita, condizione che si verifica dopo la cimatura nei periodi caldi. Purtroppo, l attività dei prodotti autorizzati ed efficaci nella lotta a questo parassita è di contatto, per cui, la copertura fungicida deve seguire lo sviluppo della giovane pianta. Trascorso questo momento che può definirsi critico, l irrobustimento dei tessuti riduce i rischi di infezione. Più complessa appare la difesa da P. multirostrata per le piante di rosmarino coltivate in ambiente esterno, dove è più difficile agire sui parametri ambientali. Tuttavia, anche in questo caso, alcuni suggerimenti possono contenere l azione di P. multirostrata, come l utilizzo di un sistema di irrigazione a microportata localizzato a goccia o mediante subirrigazione, se economicamente sostenibile, o la disposizione delle piante coltivate in vaso (soprattutto quando di grandi dimensioni) in filari disposti secondo l azione del vento dominante e sempre in appezzamenti ben esposti al sole. Fondamentale è la rapida asportazione e rimozione del materiale infetto dai siti di coltivazione. Infine, pare opportuno verificare la suscettibilità a P. multirostrata delle varie cultivar di R. officinalis disponibili: nell ambito di una strategia di lotta integrata, la disponibilità di varietà meno suscettibili al parassita consentirebbe di ottimizzare i suggerimenti prima indicati. Ringraziamenti Lavoro svolto con un contributo della Regione Piemonte (Fondo Europeo per lo Sviluppo POR FESR 2007/2013, Asse I Linea di attività I.1.1 Piattaforme innovative ) nell ambito del progetto piattaforma agroalimentare SAFEFOODCONTROL. Si ringraziano le aziende agricole Lorenzetto Germano, Sanguineti Flavio e Vigo Gerolamo, situate ad Albenga (SV), per la fornitura delle piante di rosmarino utilizzate in questo studio. LAVORI CITATI Dorenbosch M. M. J., Boerema G. H., About Phoma liliana Chandra & Tandon II. Mycopathologia et Mycologia Applicata., 50 (3), Ismea, Piante officinali in Italia: un istantanea della filiera e dei rapporti tra i diversi attori. Osservatorio Economico del settore delle piante officinali, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, 218 pp. Pasini C., Martini P., La situazione fitosanitaria nelle colture ornamentali in Liguria. Atti degli Incontri Fitoiatrici 2009-bis, Alassio, 24 settembre La protezione delle colture, 2 (4),
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