e Libertà Periodico Politico Indipendente Sp. Alla vigilia delle elezioni 2008

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1 Anno 7 - n aprile 2008 ibertà Giustizia e Libertà Distribuzione telematica Le verità Di Berlusconi di Alessandro Menchinelli (a pagina 2) FERMATELO! di Aldo Antonelli (a pagina 2-3) Ma che ruolo abbiamo noi? di Tarcisio Teofilatto (a pagina 4) Al voto, al voto! di Paolo Flores D Arcais (a pagina 4-6) Ultimo appello... di Antonio Di Pietro (a pagina 7) Travaglio: Attenti a chi mandiamo in parlamento da net (a pagina 8-11) Oggi possiamo cambiare il paese di Eugenio Scalfari (a pagina 11-13) Elezioni alle porte di Gaio Gracco (a pagina 13) Votare Dio di Ascanio Celestini Dove è finito Fini di Antonio V. Gelormini (a pagina 14-15) (a pagina 16) Deo Gratias di Masaniello (a pagina 16-17) Berluscomiche, Andò e tornò, Vi incrimino anzi no di Marco Travaglio (a pagina 18-19) Forza Italiaaaaa di Mirella Fera (a pagina 21) Insegnamento della Costituzione (a pagina 22) Periodico Politico Indipendente Copia gratuita Sp. Alla vigilia delle elezioni 2008 «Gli Dei, quando vogliono... di Luigi Barbato Se ben ricordo c è una frase nella drammaturgia dell - antica greca che mai come in queste ultime settimane pare addirittura una rifles sione coniata proprio in questi giorni. La frase dice (se ben ricordo, lo ripe to) «Gli Dei, quando vogliono per dere un uomo, lo fanno impazzire». Come altro si potrebbe giudicare il comportamento che sta tenendo in queste due ultime settimane (non che nelle precedenti si fosse mostrato differente) il Cavaliere, ex-presidente del Consiglio, già tessera 1816 della Loggia Massonica coperta Propaganda 2. (Quella, tanto per essere precisi, diretta ed organizzata dal venerabile Licio Gelli, messa fuori legge a suo tempo e su cui esiste una voluminosa documentazione redatta dalla commissione parlamentare presieduta dall on. Tina Anselmi.) Ebbene questo individuo ha inanellato tutta una serie di errori di percorso che possono che essere frutto, a mio avviso, solo di un decadimento senile delle sue facoltà mentali, oppure dell intervento degli Dei cui accennavo prima. Come altro si potrebbero giustificare gli ultimi suoi macro-folli interventi, che ora elencherò, riducendone il numero per ragioni di spazio. 1) la richiesta da lui avanzata: che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, desse le dimissioni, come conditio sine qua non perché nel suo prossimo (si fa per dire) governo sia affidata all op-po-si-zione la Presidenza di una delle due Camere! (Aveva proprio ragione Gianni A- gnelli quando affermava che la Repub -blica in mano a Berlusconi non e-ra una repubblica delle Banane, ma dei Fichi Secchi.) 2) la sua affermazione, sostenuta anche dal sodale (pluricondannato, beninteso) Marcello dell Utri, secondo cui lo stalliere di Arcore: Man-ga-no, non era un mafioso, ma un EROE. (Messaggio molto chiaro inviato alla Mafia, in vista delle imminenti elezioni nazionali e regionali.) 3) L aver annunciato, a Roma, che il Milan, la sua squadra del cuore, aveva acquistato il giocatore Ronaldiño (!). Non contento di ciò ha affermato che Totti, il capitano della Roma, uno dei giocatori più amati nella capitale e in Italia è...fuori di testa. E quando uno è fuori di testa è fuori di testa. Per il semplice motivo che aveva dichiarato apertamente di aderire alla lista di Veltroni. (Dimenticandosi dei siparietti mandati in onda sulle sue reti, nelle scorse elezioni in cui da Vinello alla Mondaini, da Iva Zanicchi a Maldini etc. sproloquiavano sulla loro adesione a F.I.) 4) Non soddisfatto di aver già chiamato nel 2006 gli elettori dell allora Ulivo coglioni, questa volta sciacquatosi la lingua nell Arno, li definisce grulli. (Se non l insulto, almeno è stato evitato il turpiloquio.) 5) Dichiara, senza mezzi termini, che non solo i magistrati devono sottostare ad un esame psico-attitudinale al momento di essere insediati nei Tribunali, ma periodicamente dovranno subire altri controlli simili -non ha però esplicitato la periodicità, se annualmente oppure solo quando si dovessero trovare a trattare cause sulla mafia o su di lui ed i suoi accoliti-. Rinverdendo così quanto aveva affermato in una intervista rilasciata nel 2003 a due giornalisti inglesi "perfare questo lavoro bisogna essere malati di mente; se fanno questo lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana". (Non ricordando le reazioni che tali sue affermazioni suscitarono in Italia e all estero.)

2 2 Giustizia e Libertà INTERNI 11 aprile 2008 Le verità di Berlusconi di Alessandro Menchinelli Le "verità" di Berlusconi Nelle numerose gaffés di Silvio Belusconi, messe in scena specialmente negli ultimi giorni della campagna elettorale, si celano le verità della sua natura. Se ne prenda una per tutte: quella della proposta di sottoporre alla prova di test periodici di sanità mentale i Pubblici Ministeri. Egli ha inserito questa sua proposta nel presupposto che il così detto giustizialismo che secondo lui inquina la giustizia italiana e lo induce a solidarizzare con le presunte sue vittime come nel caso da lui individuato dello stalliere di Arcore, sia prima di tutto un risultato di turbe mentali e poi risieda proprio nel corpo dei Pubblici Ministeri. Questa idea aberrante, unica al mondo, di test di sanità mentali da imporre a tutta una categoria impegnata continuamente nel confronto con ogni genere di criminalità, risulta però essere una porta aperta per andare poi ben oltre. In verità Berlusconi non vuole contrastare l'accusa, ma la giustizia vera e propria. Nel caso eclatante di Vittorio Mangano, il suo stalliere di Arcore, il Cavaliere è stato ripetutamente esplicito, assieme all'amico di impresa Marcello Dell'Utri : Mangano è un eroe e processati dovrebbero essere quelli che lo hanno condannato. Nella logica conseguente del Cavaliere, quelli che risulterebbero perciò del di. cui parm ospettabili di turbe mentaii e potenziali persecutori di innocenti e da sottoporre per questo a test di sanità mentale non. sono tanto i rappre- F E R M A T E L O! Due documenti, due gridi disperati, due allarmi a luci rosse: FERMATELO! Un ulteriore appello di don Paolo Farinella da Genova e una lettera di Aldo A- benavoli da Roma. Questo il rancio amaro della giornata! Aldo Elezioni politiche 2008: nota a margine di Paolo Farinella, prete - Genova Care Amiche e Cari Amici, un par di giorni ancora e sapremo il nostro destino: se essere una Repubblica costituzionale o una mafia istituzionalizzata. In questi ultimi giorni di degenerazione elettorale il futuro è più chiaro. In sintesi: sentanti della pubblica accusa, ma i giudici amministratori della Giustizia dopo il confronto fra accusa e di resa. (Cfr. L intervista rilasciata da Berlusconi -nella sua villa in Sardegna- e pubblicata sul settimanale britannico The Spectator del 6 settembre 2003, di cui GL si occupò diffusamente, pagg. 1-24, nel n 35, anno 2, del nde) Quello che si vuole demolire è tutto l'impianto della Giustizia come equilibrio dei diritti di tutti nella convivenza civile, perchè la concezione che ha Berlusconi della Giustizia si basa sul primato del potere. di Aldo Antonelli 1) Veltroni non mi entusiasma affatto e se fossimo in una democrazia normale, darei il mio voto come testimonianza ad un partito minore, pur sapendo che non andrà mai al governo. Ora però non si può fare perché siamo in emergenza. A malincuore voto Veltroni alla Camera e al Senato. E l ultima volta che voto «per disperazione». Alle prossime elezioni, se ve ne saranno ancora (dubito, se vincerà Berlusconi), voterò solo secondo coscienza. 2) Berlusconi & C. Se per disgrazia dovesse vincere, avremo questo scenario: 5 anni di «sgoverno»: a) Tremonti sarà il fantasioso ministro dell'economia, quello che ha raschiato il fondo del barile. b) Berlusconi smantellerà tutta la Costituzione, compresa la parte I (diritti e doveri) e sarà la devastazione morale e sociale del- (Continua a pagina 3) Per lui è il Principe il titolare della Giustizia. ' Non per niente nella sua governabilità abbondano le leggi di giustizia ad personam, e non per niente preannuncia riforme che ricalcano le stesse orme, e non per niente non riesce a concepire la gestione delle istituzioni come funzione di garanzia uguale per tutti.. Per lui il Presidente della Repubblica non è una garanzia per tutti. E' uno di parte e come tale deve essere incasellato. ' Evidentemente nella veste di Presidente della Repubblica, se questo fosse lui, si comportebbe così: come Presidente di parte, come Presidente di potere, appunto come il Principe, mandando alla malora ogni idea di garanzia, e conseguentemente ogni principio di giustizia uguale per tutti. Alessandro Menchinelli

3 11 aprile 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 3 F E R M A T E L O! la Nazione. c) Alla scadenza del mandato di Napolitano, l uomo di Arcore si farà eleggere presidente della Repubblica e anche capo del governo. Per i prossimi 12 anni l Italia a- vrà Berlusconi al governo e Berlusconi Capo dello Stato. Questa è la strategia che è sottintesa a questa campagna elettorale. Non volevamo morire democristiani, dovremo rassegnarci ad essere seppelliti berlusconiani? 3) Chi volesse votare Berlusconi & C. dovrebbe ricordare questi semplici fatti: a) Berlusconi ha una grande considerazione delle donne: nel suo finto partito, ma sicuro pied-à-terre, le donne possono stare solo in posizione orizzontale o tutt al più in piedi, ma solo per fare torte ai maschi che si sacrificano per il bene dell Italia. Nel casino delle libertà, della donna si dice quello che Pio X (santo) diceva nel secolo scorso: «La donna? che la tasa, che la staga in casa e che piasa». b) Se vince Berlusconi distruggerà quel residuo di giustizia che è rimasto: chiede l esame psicologico per i magistrati, mentre è lui ad avere bisogno del test neuropsichiatrico. c) Accusa Di Pietro di essere giustizialista, ma nessuno gli ricorda che nel 1994 fu lui a chiedere a Di Pietro di fare il ministro della giustizia nel suo governo. Possibile che gli Italiani dimentichino così presto la verità dei fatti? c) Se vince Berlusconi, l Italia torna in guerra in Iraq: lo ha promesso al suo amico Bush. d) Se vince Berlusconi, andranno in Parlamento 24 inquisiti o condannati, cioè delinquenti dichiarati o candidati ad esserlo. Questa gente farà le leggi e sarà garante di legalità (?????). e) Se vince Berlusconi, abbasserà le tasse ai super-ricchi a spese dei poveri: lo ha già promesso. f) Se vince Berlusconi, facilmente avremo un Stato clericale perché il suo duplice interesse è sistemare i suoi affari ancora in sospeso (per es. tv) e insediarsi al Quirinale. Per questo avrà bisogno del sostegno di là e di qua del Tevere. g) Se vince Berlusconi, potremmo dire addio alla lotta all evasione fiscale perché chi ruba alla collettività è definito da lui furbo. h) Marcello Dell Utri, suo fraterno compagno di mafia, condannato in 3 grado per associazione mafiosa e per questo sicuro senatore, dichiara: 1) che il mafioso stallierecontrollore di Berlusconi, Silvano Mangano, è un eroe; che una volta al potere rivedranno la Resistenza, cioè l aboliranno per legge. 4) Mai come in questa occasione, ognuno di noi è chiamato a difendere lo Stato di diritto, la Carta costituzionale, salvata da un referendum popolare e ora di nuovo in pericolo mortale. 5) Proprio perché siamo prigionieri di una legge elettorale voluta da Berlusconi, votarlo significa premiarlo e dargli carta bianca perché l uomo è senza scrupoli, senza etica, senza dignità politica, senza senso dello Stato. 6) Votare Berlusconi significa abdicare alla propria dignità di cittadino e di persona perbene. Lettera al giornale "Avvenire" della Cei di Aldo Benavoli I leader dello schieramento che probabilmente vincerà le elezioni offendono la magistratura, insultano Roma e i suoi cittadini, inneggiano alla mafia, sabotano la trattativa sull'alitalia, trattano le donne come veline, vogliono ritornare in Irak, auspicano un impossibile ritorno al nucleare, imbracciano i fucili, osannano la secessione, celebrano riti in favore del Dio Po, esaltano la evasione e la corruzione, vogliono riscrivere la storia, rincoglioniscono la gente con la TV del grande fratello ed infine usano la religione come Mussolini ai tempi del Concordato. Come a dire "A Fra.. che te serve?" E il quotidiano che rappresenta i successori degli Apostoli nella terra italiana che fa? Si mobilita per ammonire il gregge a non perseverare in questa follia? Neanche per idea. Avvenire (mai nome è stato così poco azzeccato) si trastulla in quisquilie, si pavoneggia allo specchio senza minimamente turbarsi, si diletta in disquisizioni forbite sulla libertà di coscienza, il diritto naturale, i valori non negoziabili (dunque esistono valori negoziabili?), ma davanti ad una persona che quotidianamente da segni di squilibrio volge sempre altrove lo sguardo come usava il PCI negli anni 50. Faccio parte di una comunità di preghiera di cui non cito il nome per evitare di coivolgerla nelle mie beghe personali, ma sto riflettendo continuamente se abbia ancora un senso il continuare a dichiararmi credente. Ho in programma di andare a Lourdes per un servizio ma ho il timore e vergogna per le mie origini italiche. Ma naturalmente a Voi tutto questo non interessa, presi come siete con le dispute teologiche e le granitiche certezze. Nulla Vi scuote anzi... Se il cavaliere fosse sorpreso a girare nudo per via Veneto le probabilità di essere eletto aumenterebbero enormemente e dunque anche le prospettive di favori, privilegi, riconoscimenti e prebende varie. Sono completamente depresso ma forse lo Spirito che sembra senza fiato ci osserva ancora dall'alto. Con simpatia nonostante tutto Aldo Abenavoli

4 4 Giustizia e Libertà INTERNI 11 aprile 2008 Io non so a quale partito o raggruppamento ciascuno di noi darà il suo voto. So soltanto che non sappiamo né chi eleggeremo, né abbiamo modo di influenzare decisioni che il sistema politico (con il supporto del sistema finanziario e sindacale) prenderà. Al cittadino non è dato, salvo in situazioni di gravi eventi o di emergenza, il diritto di parola, ossia la possibilità di proporre argomenti alla classe politica che ci dovrebbe rappresentare. Il grande pericolo è quello che la democra zia in Italia si stia trasformando in un olono mic establishment, ossia in un sistema chiuso che si autogover na con regole per lo più non trasparenti, e che decide per tutti. Una organizzazione, di Ma che ruolo abbiamo noi? Il 13 e 14 a- prile non andremo a votare. Andremo a votare con questo sistema elettorale, che fa schifo, non a caso è stato definito «porcata» dai suoi ideatori, ma che deciderà -esso solo- la transustanziazione dei voti in seggi. Sarà bene rendersene conto, perché la tendenza spontanea in ciascuno di noi è di il- di Tarcisio Teofilatto cui stiamo diventando a tutti gli effetti sudditi, che è in grado di stabilire chi ne fa parte, chi viene nominato in posizione cosiddette elettive. Questa organizzazione stabilisce per sé regole vantaggiose, si autogoverna, è dotata di un buon sistema di comunicazione (TV, giornali, personaggi pr, eventi, pseudo antagonisti,.) verso i propri sudditi, in modo di dare loro la sensazione di contare qualcosa (specie ora in tempo di elezioni telefonano o scrivono illustri sconosciuti di cui al massimo si ha un poster promozionale con nome, cognome e fotografia, per sone di cui non sapremo nulla di cosa hanno fatto sino ad oggi e che poi si divideranno il potere). Questa struttura olonomica di gestione affronterà i problemi della comunità assoggettata solo quando proponga siano evidentemente non eludibili, tendendo però a rimandare soluzioni durature spinta a guardare ai propri interessi veda un qualunquistico consenso. Siamo tutti bamboccioni? E questo il ruolo che si vuole? Io penso che si debba e si possa reagire, facendo in modo che i cittadini possano par lare, segnalare le pro prie priorità e soprattutto DIALOGARE con chi ha il potere in modo di influenzarne sia le priorità di azione sia le soluzioni. INTERNET potrebbe essere il canale accessibile e il meccanismo forse più adatto è quello che si adotta per le issue-resolution del le grandi multinaziona li (ora adottato dai candidati alla Presidenza USA), con il quale chi abbia idee e Al Voto, Al Voto! di Paolo Flores D Arcais (Micromega, 2/2008) ludersi che il voto reale corrisponda al voto emotivo, morale, o comunque lo vogliamo chiamare. Per capirsi. Tu voti per la lista Xz, perché la senti più vicina, o la meno lontana, o la più efficace nell'opporsi a ciò che più detesti. Nella croce che metti sul suo simbolo riassumi queste tue emozioni, e una volontà di lotta o di riduzione del danno. Ma il risultato matematico di quel tuo voto, l'unico che poi conti, potrebbe soluzioni può farlo e viene a- scoltato e si confronta con portatori di idee e/o soluzioni prossime in modo di comporre diverse esperienze (legali, tecniche, ambientali, ) e proporre non solo alcuni generici titoli, ma proposte ben strutturate difficilmente scartabili. Perché non farlo noi? Si vuole iniziare? A titolo di esempio suggerisco di indicare, secondo ciascuno di noi i 5 problemi italiani da risolvere e le 3 cose da non fare. Abbiamo una speranza? Avremo un ruolo? Sapremo influire sulla oligarchia olonomica? Speriamo di sì!! addirittura rovesciare il senso che al tuo voto hai inteso dare. Il sistema elettorale «porcata» stabilisce infatti che alla Camera dei deputati una cospicua maggioranza assoluta vada alla coalizione che prende il maggior numero dei voti, quale che sia la percentuale ottenuta, magari anche molto inferiore al 50 per cento (più coalizioni e liste sono in concorrenza e più bassa può essere la soglia). (Continua a pagina 5)

5 11 aprile 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 5 Al Voto, Al Voto! (Continua da pagina 4) Nell'attuale situazione ciò significa che la coalizione Berlusconi-Fini-Bossi- Ciarrapico (ironicamente etichettata «Il popolo delle libertà») otterrà alla Camera la fiducia per un suo governo, con largo margine, se la coalizione Partito democratico-italia dei valori (che per comodità chiameremo Veltroni-Di Pietro- Bonino, visto che nel Pd si presentano anche i radicali) otterrà anche un solo voto di meno. Questa la realtà. Il resto è sogno, immaginazione, fantasia. E legittima, legittimissima rabbia, naturalmente. Perché questo sistema, da «porcata» qual è, porcate produce. Ma noi daremo senso concreto al nostro voto con questo sistema elettorale, non con le intenzioni che preferiremmo lo determinasse.. Perciò, quali che siano i nostri sentimenti, se contribuiamo a far avere alla coalizione Veltroni-Di Pietro-Bonino un solo voto in meno rispetto alla coalizione Berlusconi-Fini-Bossi- Clarrapico, avremo cooperato concretamente e irreversibilmente a cinque anni di governo Berlusconi seguiti da sette anni di Berlusconi al Quirinale. Abbiamo tutto il diritto di concludere che questa prospettiva non ci spaventa, che preferiamo dare un voto «emotivo» anche se questa ne sarà la conseguenza, non possiamo invece far finta di non sapere. Sarebbe disonesto, sarebbe immorale. Al Senato le cose stanno in modo un poco diverso, ma assai meno di quanto non si speri. I premi di maggioranza scattano su scala regionale anziché nazionale, ma scattano comunque, in compenso le liste «minori» devono raggiungere un quorum quasi improbo, 1'8 per cento, al di sotto del quale tutti i loro voti valgono zero. _ Torniamo all'essenziale, perciò: un solo voto di meno di Veltroni (e alleati) rispetto al Cavaliere (e sguatteri, Ciarrapico docet), e a- vremo mandato al potere Berlusconi per almeno dodici anni. Questa circostanza matematica (l'unica che conti per attribuire i seggi) ci manda in bestia, moralmente non vogliamo subirla, ma in realtà le cose stanno proprio così. Sappiamo tutti che in larghi strati di cittadini democratici, e dunque antiberlusconiani, circolano due tentazioni. Annullare il voto (o non andare proprio), votare la lista arcobaleno di Bertinotti. Tentazioni comprensibili, che hanno dalla F. Bertinotti Arcobaleno G. Ferrara Aborto, No Grazie R. Fiore Forza Nuova M. Ferrando Part.Com. Lavoratori F. Stefanoni (Continua a pagina 6) S. Montanari P.Altern. Comunista P.Per il Bene Comune S.Berlusconi - Pdl E. Boselli Partito Socialista B. De Vita Un.Dem.Consumatori M. Ferrando Part.Com. Lavoratori L. Ferranti Il Loto PF.Casini - UDC D. Santachè La Destra F. D Angeli Sinistra Critica S. De Luca Parito Liberale R. Rabellino P. Grilli Parlanti

6 6 Giustizia e Libertà INTERNI 11 aprile 2008 Al Voto, Al Voto! (Continua da pagina 5) loro moltissimi argomenti. Io stesso sul numero di settembre 2006 di MicroMega, dopo averli certosinamente elencati, concludevo: «Dobbiamo essere conseguenti: rifiutare come ormai indecente ogni ricatto del tipo "finirete per far vincere Berlusconi" e rispedirlo con disprezzo al mittente. Dichiarare anzi esplicitamente, solennemente_, collettivamente, che se i partiti di centro-sinistra, attraverso l'azione quotidiana di governo e l'approvazione urgente delle leggi necessarie, non daranno soddisfazione a quel "cahier de doléance" minimalista che sono le richieste stranote in fatto di conflitto d'interessi, giustizia, pluralismo televisivo eccetera, NON LI VOTEREMO PIÙ. Anche a rischio. che in questo modo vinca per una terza volta Berlusconi». Ho cambiato idea. La nuova coalizione berlusconiana realizza infatti ormai, senza le sbavature e le crepe democristiane di Casini, un disegno populista eversivo di cristallina evidenza. Il fondamento antifascista della nostra Costituzione verrà spazzato via e irriso come un «cane morto», la morsa clericale e oscurantista su corpi, esistenze private e cultura celebrerà fasti medioevali, la libertà sarà intesa solo nel senso di un inarginabile arroganza del privilegio, la tolleranza zero verso emarginati e senza santi in paradiso si accompagnerà alla impunità totale e opulenta per amici del governo e altri establishment, il controllo totale del sistema televisivo farà concorrenza alle più nere fantasie di Orwell. Dopo dodici anni (almeno) di Berlusconi al potere, la democrazia italiana sembrerà gemella di quella russa di Putin. Del resto, non è Putin il leader politico con cui Berlusconi vanta la più intima amicizia e di cui canta i più ditirambici elogi? Putin è il suo modello, o forse Berlusconi pensa che sia Putin ad aver realizzato in Russia una «democrazia» sul modello di Berlusconi. Cambiando l'ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Immaginiamo, come possibile, che alla vigilia del voto lo scarto fra i due schieramenti sia minimo: 100 a Berlusconi-Fini- Bossi-Ciarrapico, 99 a Veltroni-Di Pietro-Bonino, cifre inferiori a tutti gli altri. Restano da conteggiare due voti, amico lettore: il tuo e il mio. Tu mi riassumi l'elenco di tutte le magagne (per atti ed omissioni) compiute dal centrosinistra, e mi chiedi di votare perciò Arcobaleno. Se mi convinci, il risultato sarà dodici anni (almeno) di potere di Berlusconi, ma una decina (forse) di deputati in più per Bertinotti e Pecoraro Scanio. Sei sicuro di volere questo? Se sei sicuro, non c'è da discutere, è una posizione legittima e un voto con essa coerente. lo penso invece che per le lotte che comunque dovremo fare (governo Berlusconi o governo Veltroni), su diritti civili ed e- guaglianza sociale, informazione libera e pluralista e giustizia eguale per tutti, e via compitando il rosario ben noto, non è indifferente quale sarà il governo. Con dodici anni di potere berlusconiano rischiamo che per lottare democraticamente diventi necessario essere un poco eroi. E ti risparmierò la citazione di Brecht che conosci come me e come me condividi. Oltretutto, per le lotte che ci stanno a cuore, nello schieramento di Veltroni troveremo degli alleati. Lungi da me fare il peana sul «modo nuovo di fare le liste». In questo stesso numero una donna siciliana, entrata nel Partito democratico con le famose primarie, racconta oltre ogni ragionevole dubbio come il motto del Gattopardo spadroneggi anche nel Pd di Veltroni. Ma alcune novità ci sono, nasconderle sarebbe disonestà e cecità. L'accordo con Di Pietro, intanto, che entrerà nel Pd (e in parlamento) portando l'istanza della legalità. L'accordo con i radicali, senza pagare il dazio- Pannella, con tutto ciò che di laicità i radicali significano (doppio merito per Goffredo Bettini, dunque). Umberto Veronesi capolista a Milano, uno scienziato al servizio della vita e della libertà delle donne, e della libertà laica tout court (ha difeso, come dovrebbe essere ovvio, il diritto di ciascuno sulla propria vita, la propria sofferenza, la propria morte: il diritto civile all'eutanasia, insomma). La conferma di Ignazio Marino e della sua legge contro l'accanimento terapeutico, bloccata fin qui dall'accanimento teodem. Il ripensamento su Giuseppe Lumia la cui lotta antimafia torna capolista in Sicilia (grazie anche a Ignazio Marino). E infine, last but not least, Pancho Pardi capolista al Senato in Toscana per l'italia dei Valori. Il compagno che a piazza Navona Nanni Moretti indicò come il futuro leader della sinistra e che con Nanni continua a significare, per il milione e passa di cittadini di piazza San Giovanni, 14 settembre 2002, i girotondi, la loro festa di protesta, il loro ossimoro di moderazione intransigente per la libertà e la giustizia. Il 13 e il 14 aprile non andremo a votare. Andremo a votare con questa legge elettorale. Non saremo liberi di esprimere intenzioni ed emozioni attraverso il segno sulla scheda. Il meccanismo della «porcata» deciderà il significato concreto, cioè VERO, del nostro voto. Lo abbiamo discusso a sufficienza. (Continua a pagina 7)

7 11 aprile 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 7 Un ultimo appello di Antonio di Pietro Sono le ultime ore di campagna elettorale, e permettetemi di fare un ultimo appello al mondo della rete: so che tra di voi ci sono tante persone che sono indecise se andare a votare e sono deluse da questa politica. Il risultato è che chi non va a votare, affida agli altri la decisione di chi ci deve governare. Allora, ancora una volta, vorrei invitarvi a riflettere su chi è questo signore, Berlusconi, che vuole assumere il governo del Paese. Ho già detto che è una persona che non vuole il controllo di legalità. Infatti, odia me, odia i giudici, vorrebbe mandare i magistrati al controllo di sanità mentale. Non accetta il ruolo del Capo dello Stato, a cui non riconosce un ruolo super partes, ma anzi, addirittura, vorrebbe che si dimettesse. Non accetta un informazione libera e trasparente. Infatti, non vuole dare esecuzione alla sentenza della Corte di Giustizia Europea. Ma, ancora più grave, per cercare di carpire il consenso degli elettori, mi attacca su fatti personali. Attacchi che, al di là dei fatti personali, dimostrano che egli, essendo un bugiardo, non è Al Voto, Al Voto! (Continua da pagina 6) Ciascuno dovrà ora decidere, senza fingere di non sapere. Potremo salvarci l'anima, o salvarci da dodici anni di potere di Berlusconi-Putin. Io, da buon materialista e ateo, trascurerò l'anima. Paolo Flores D Arcais (Micromega 2/2008) credibile quando dice che vuol fare le cose nell interesse degli italiani. Non è credibile, appunto, perché è un bugiardo. Lui dice che non mi ha mai offerto un posto di ministro nel suo Governo. Me lo ha offerto eccome! E ci sono fior fiore di testimonianze, di fotografie e di riprese delle telecamere, da cui si evince che egli voleva farmi fare il ministro, eccome! La verità è che egli voleva comprare anche me. Io gli ho detto di no e lui non riesce a immaginarsi che ci siano delle persone che non può comprare. Egli dice pure che io non ho la laurea. A parte il fatto che lui dovrebbe spiegare il motivo per cui vuole governare, non il perché io abbia e come abbia la laurea. Comunque vi mostro la mia laurea, in diritto Costituzionale, una materia che forse egli farebbe bene a studiare un po, forse dovrebbe studiare la mia tesi di laurea un po meglio. In verità, io devo dire che, nello stesso anno, anche lui ha preso la laurea. Io mi sono laureato alla Statale di Milano, come studente operaio che lavorava di giorno e studiava di notte, facendo tanti sacrifici. Lui ha preso la laurea alla P2. Vi mostro la sua tessera d iscrizione alla P2, dove lui piduista stava agli ordini di Licio Gelli. Allora, davvero pensate che si possa non andare a votare, che si possa dire che i politici sono tutti uguali? È più affidabile chi fa sacrifici per potersi laureare e costruirsi un futuro, o è più affidabile chi fa il piduista e addirittura compra sentenze come è successo per il caso Previti, Squillante, o addirittura possiede televisioni, per le quali non vuole rispettare sentenze della Corte di Giustizia Europea? Valutate voi. Ma non potete dire: non ci vado, perché sono tutti uguali. Non sono tutti uguali, gli studenti operai e gli approfittatori di regime.

8 8 Giustizia e Libertà INTERNI 11 aprile 2008 Travaglio: Attenti a chi mandiamo in parlamento da "Se li conosci li eviti". Nuovo libro (ediz. Chiarelettere) e nuovo tema. Alla vigilia delle elezioni chiami in causa i parlamentari (non tutti ricandidati) che si sono distinti nel bene e nel male per la loro attivita' legislativa e il loro curriculum penale. Più che un libro e' un vademecum per gli stati messi in lista almeno puniamo le liste Intervista di Stefano Corradino con Marco Travaglio - da articolo21.info Due scenari possibili. Vince Berlusconi. E' un replay della sua ultima legislatura? Altro scenario: vince Veltroni. Cosa cambia? Nella giustizia, nell'informazione. Sul conflitto di interessi, sulle leggi ad personam... Nulla di fatto come in passato? E un po' di fantapolitica. Si propone il nome di Marco Travaglio a ministro della Giustizia: cosa faresti nei tuoi primi 100 giorni? Premesso che non lo farebbero e io non lo accetterei mai Comunque, stando al gioco la prima cosa da fare è un testo unico di due righe che dica: con decorrenza da oggi sono abrogate: la Legge sul falso in bilancio, la Legge Mastella sull'ordinamento giudiziario, la Cirami, la Gasparri, la Legge Frattini sul conflitto di interessi. In una lunga intervista Travaglio ci introduce al suo ultimo libro, scritto con Peter Gomez. Un godibile un vademecum per le imminenti elezioni. elettori? Per gli elettori, se lo leggono prima, per la prossima legislatura se lo leggono dopo. Perche' con questa legge porcata, con cui andiamo a votare, abbiamo "la fortuna" di conoscere in anticipo i parlamentari che verranno eletti. Che bella sferzata di entusiasmo nel recarsi alle urne...! Ti fa sentire molto utile Quindi suggerisci di leggerlo prima del voto per meglio orientarsi Se uno gli da' un'occhiata prima e confronta le liste con certi nomi che abbiamo messo nel libro magari potra' scappare da certe liste. Se uno non vuole votare a scatola chiusa Visto che non possiamo punire alcuni personaggi che sono Cosa distingue "Buoni" e "Cattivi" al di la' delle vicende giudiziarie? In realta' abbiamo cercato di essere molto buoni e di trovare venti parlamentari che avessero ben meritato. Abbiamo fatto più fatica a trovarne di buoni nel centro destra ma qualcuno c'e'. Li abbiamo indicati (ovviamente tra i nostri "buoni" non ci sono i pregiudicati e nemmeno gli imputati). Abbiamo cercato di vedere chi si era battuto per alcuni temi che per noi sono particolarmente cari. Gente giovane e pulita come Giorgia Meloni di Alleanza Nazionale, gente meno giovane ma che ha fatto le battaglie sulla liberta' di informazione come Giuseppe Giulietti e Tana de Zulueta, sulla legalita' come Nando Dalla Chiesa, come Orazio Licandro, Elias Vacca, o Antonio Palomba, gente che si e' battuta contro il privilegio dei parlamentari come Silvana Mura, gente che si e' battuta contro i condannati in Parla- (Continua a pagina 9)

9 11 aprile 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 9 Travaglio: Attenti a chi mandiamo in parlamento (Continua da pagina 8) mento; lo stesso Carlo Vizzini di Forza Italia ha fatto un battaglia contro la mafia e gli va riconosciuto. E poi avete studiato alcune leggi che secondo voi sono state degli snodi fondamentali della legislatura. E qui abbiamo analizzato i comportamenti dei deputati. Chi ha votato e come. Ad esempio sulla legge Mastella contro la stampa che pubblica gli atti giudiziari, e abbiamo indicato i famosi nove che non l'hanno votata; o sull'indulto E poi siamo andati a fare le schede dei candidati. Data e luogo di nascita, titolo di studio, professione, segni particolari, soprannome. E poi la fedina penale e le assenze in Parlamento. Ed alcune frasi davvero memorabili Il sottotitolo del libro e' "Raccomandati, riciclati, condannati, imputati, voltagabbana, fannulloni nel nuovo Parlamento". Sembrano i protagonisti di moderni gironi danteschi. Quali tra questi "titoli di merito" e' più disdicevole, più umiliante per il nostro Paese? Forse quella più umiliante e' la categoria dei somari! Noi abbiamo mandato in Parlamento decine di persone che, letteralmente, non sanno quando e' stata scoperta l'america, quando e' stata unificata l'italia. Che non sanno cos'e' la Consob o chi e' Nelson Mandela. Sono quelli che erano stati beccati da "Le Iene". E quindi grati a Sabrina Nobile per aver fatto quel lavoro abbiamo voluto pubblicare le risposte di quegli sciagurati. Se ci affidiamo a gente che non sa nemmeno le nozioni basilari della cultura generale poi non ci dobbiamo meravigliare di nulla Il rapporto tra giustizia e politica. E' il sistema giudiziario a non funzionare correttamente o il problema e' politico nel non applicare le sentenze? Pensiamo alla vicenda di Europa- 7 La giustizia fa il suo corso, ma poi ci vorrebbe qualcuno che prende atto delle sentenze e da' loro esecuzione Questo e' il parlamento che per un anno e mezzo ha latitato prima di prendere atto che Previti non poteva più fare il senatore. E intanto per un anno e mezzo gli hanno dato lo stipendio. Adesso abbiamo la sentenza di Europa7. Questa sentenza dice che dobbiamo dare le frequenze e i risarcimenti a Francesco Di Stefano ma intanto si continua a menare il can per l'aia. Si risponde vedremo Aspettiamo il Consiglio di Stato, assegniamo di nuovo le frequenze, aspettiamo il digitale terrestre Mentre la Corte di Giustizia europea ha detto che e' proprio il concetto stesso di "fase transitoria" ad essere illegale e illegittima. Anche in questo caso chi ha fatto le battaglie pro legalita' anche dal punto di vista delle frequenze televisive lo abbiamo voluto mettere in rilievo. E questo e' l'unico antidoto al qualunquismo. Due scenari a confronto. Il primo: cosa succede nei rapporti tra politica e giustizia, politica e informazione se vince il governo Berlusconi Se vince lui lo sappiamo gia', perche' lo abbiamo visto all'opera due volte. Per due volte ha occupato la Rai, e per due volte ha favorito Mediaset riempiendo la Rai di dirigenti, per giunta incapaci (ma molto servili) Per due volte si e' accanito contro chiunque osasse criticarlo (come se la liberta' l'avessimo conquistata per applaudire e non per criticare ). Per due volte ha cercato di mandare via chi gli dava fastidio. La prima volta non c'e' riuscito perche' e' durato sette mesi. La seconda si' perche' e' durato cinque anni. Penso quindi che quello berlusconiano, se vince, sara' un "quinquennio replay" rispetto al , ma un po' "incattivito". Forse non avra', almeno al Senato, una maggioranza tale da renderlo sicuro. E quindi sara' molto più nervoso, molto più anziano e quindi dara' vita ad un regime molto più incarognito di quello dell'altra volta. Anche nei confronti delle trasmissioni televisive più "scomode" Certamente, sebbene ora i programmi da chiudere siano rimasti ben pochi. Mentre prima aveva un gran lavoro da fare adesso c'e' veramente poco da censurare Una volta che hai chiuso Anno Zero, la Gabanelli e Chi l'ha Visto credo che di danni non li potrebbe più ricevere da nessuna parte Scenario alternativo. Vince Veltroni. Stessa domanda. Cosa succede? Se vince Veltroni lo scenario e' più complicato, perche' bisogna capire cosa sceglie l'uomo del "questo ma quello". Quando lo vedremo all'opera riusciremo a capire se e' un finto buono o se e' un finto inciucista. Oppure se e' un vero buono o un vero inciucista. C'e' bisogno di molta determinazione per "deberlusconizzare" l'italia. La risoluzione del conflitto di interessi era uno dei cavalli di battaglia della precedente campagna elettorale. Tanto rumore per nulla Dicevano "faremo questo e quello" e poi su questo tema non hanno fatto effettivamente niente. Veltroni, che queste cose non le ha dette, mi auguro che una volta al governo le faccia. Visto che la precedente campagna elettorale era stata improntata alla promessa della risoluzione del conflitto di interessi e all'abolizione delle leggi vergogna (e poi non hanno abolito un bel niente) può anche darsi che una campagna elettorale senza alcun accenno al conflitto di interessi preluda ad un governo che, appena insediato, lo risolve subito. Questo nella migliore delle ipotesi. (Continua a pagina 10)

10 10 Giustizia e Libertà INTERNI 11 aprile 2008 Travaglio: Attenti a chi mandiamo in parlamento (Continua da pagina 9) Nella peggiore? La peggiore e' che si dia seguito a queste "menate" della fase costituente, dei tavoli per riscrivere le regole insieme, cioe' per riportare Berlusconi nelle stanze del potere anche nel caso venga sconfitto alle urne. Abbiamo gia' dato Abbiamo gia' visto le Bicamerale Se lo facesse non sarebbe soltanto delinquenziale, sarebbe profondamente stupido. Ecco perche' io mi auguro che intorno a lui ci siano delle "sentinelle", una bella pattuglia di rompicoglioni in Parlamento che si battono proprio sui temi della legalita'. Gente alla Giulietti, alla Pancho Pardi, alla Zaccaria, gente che morde sui temi importanti. Perche' senza quelli li' il cosiddetto riformismo verrebbe lasciato solo: nel caso in cui vinca Veltroni a fare politiche filoberlusconiane: e nel caso in cui vinca Berlusconi a non fare un'opposizione antiberlusconiana. In entrambi i casi e' meglio mandare in Parlamento più rompiballe possibili Agganciamoci al secondo scenario (vittoria di Veltroni) e facciamo un po' di "fantapolitica". Vince il centro sinistra e propone il nome di Marco Travaglio al Ministero alla Giustizia. Tu accetti. Cosa fai nei tuoi primi cento giorni. Mi raccomando Facciamo finta... Primo perche' non me lo proporrebbero e poi perche' io non accetterei mai. Comunque, stando al gioco la prima cosa da fare e' un testo unico di due righe che dica: con decorrenza da oggi sono abrogate: la Legge sul falso in bilancio, la ex Cirielli, la Legge Mastella sull'ordinamento giudiziario, la Legge Cirami sullo spostamento dei processi, la Legge sulle rogatorie, la Legge Gasparri sulle televisioni, la Legge Frattini sul conflitto di interessi. Secondo punto: la legge del 1957 sui concessionari pubblici e' più che mai in vigore e si applica al titolare delle imprese e non all'amministratore. Cioe' e' ineleggibile Berlusconi e non Confalonieri. Terzo: abrogazione della prescrizione dei reati penali dopo il rinvio a giudizio. I processi in Italia hanno dei tempi biblici. Travaglio ministro come la risolverebbe? Abolirei un grado di appello, per cui si fa un grado di giudizio sul merito delle questioni e poi uno di legittimita', esattamente come negli altri Paesi. Se uno ricorre in Cassazione e il suo ricorso e' infondato multa salatissima per scoraggiare chi vuole far perdere tempo e soldi alla giustizia e alla collettivita'. Altra cosa: piano Marshall finanziario per riempire i buchi negli organici dei tribunali e delle procure civili e penali; e poi naturalmente i corollari: bisogna riscrivere il codice di procedura per cancellare tutta una serie di cavilli che consentono agli imputati colpevoli di "allungare il brodo" mentre vengono paralizzati gli innocenti presi per sbaglio, sotto il giogo della giustizia. Personalmente abrogherei anche la quota laica del Csm: e' un organo di autogoverno e quindi deve essere formato interamente da magistrati e non da rappresentanti del Parlamento. Probabilmente prima che tu faccia tutte queste cose ti avrebbero assassinato Molto probabilmente! E quindi e' evidente che stiamo scherzando perche' con queste riforme la giustizia comincerebbe a funzionare e le sentenze ad arrivare in tempo. Il Parlamento si spopolerebbe e cosi' i consigli di amministrazione dei tre quarti delle banche e delle imprese private e pubbliche italiane. Quindi e' evidente che una riforma che faccia funzionare la giustizia, almeno tutta insieme, non ce la possiamo permettere Dismettiamo i panni da "ministro" e torniamo a quelli di Travaglio giornalista visto da sinistra a destra come un componente della categoria insolito (ma forse l'aggettivo più ricorrente e' "rompic ") che fa troppe domande, che c'ha l'archivio Mi meraviglio tutte le volte che lo sento dire. Come se fosse strano fare le domande, avere l'archivio e dire le cose come stanno Io per fortuna vengo spesso interpellato da colleghi stranieri, costernati per quello che succede in Italia e mi rendo contro che loro intendono il giornalismo come lo intendo io, come lo intendete voi di Articolo21, come lo intende Peter Gomez, Barbacetto, Gian Antonio Stella, Lirio Abbate Ce ne sono tanti. Siamo considerati dei "fuori norma" mentre, all'estero, la norma e' quella! Chiudiamo con la stretta attualita'. Polemica sul confronto in tv tra i due principali contendenti. Veltroni lo persegue, Berlusconi non lo vuole. Il faccia a faccia non e' un diritto di Veltroni: e' un diritto degli e- lettori. Che un sedicente "grande comunicatore", convinto di "stracciare qualunque avversario", continui a scappare di fronte al suo avversario, la dice lunga sulla fragilita' delle sue eventuali ragioni. Mettiamo il caso che chiedessero a te di arbitrare il duello. La prima domanda che faresti ad entrambi, tanto per rompere il ghiaccio? La paura di confrontarsi con le domande non e' solo di Berlusconi. A Veltroni, se moderassi il confronto, infatti chiederei: perche' non sei mai voluto venire ad Annozero, preferendo il comodo salotto precotto di Vespa? Che cos'ha da nascondere? Ci sono domande a cui non vuole o non sa rispondere? A Berlusconi, negli anni, ho accumulato un centinaio di domande. La prima (Continua a pagina 11)

11 11 aprile 2008 INTERNI Giustizia e Libertà Oggi possiamo cambiare il paese di Eugenio Scalfari (La Repubblica, ) 11 Sole e nuvole si alternano nei cieli d'italia in questi giorni di un aprile che trattiene ancora una coda d'inverno ma preannuncia col verde dei prati e il profumo dei fiori la più dolce stagione dell'anno. Così ci auguriamo che sia anche per la società italiana, appesantita dai tanti fardelli del passato ma desiderosa di riprendere slancio e di lavorare per un futuro meno avaro di speranze e di risultati. Vedo che la preoccupazione maggiore di molti osservatori delle vicende politiche, giunti alla scadenza della campagna elettorale, si appunta sul dopo elezioni. Quale che sia l'esito, vinca l'uno o l'altro dei due principali competitori, si teme che dalle urne non esca una netta vittoria e di conseguenza un governo più affannato a durare che capace di affrontare i problemi di fondo che incombono sull'italia, sull'europa e sul mondo intero. Si ripropone a questo punto un tema con il quale siamo alle prese da quindici anni, cioè dall'irruzione di Silvio Berlusconi nella politica: quello della sua legittimità, quello dell'anomalia da lui introdotta nella democrazia italiana e della sua demonizzazione da parte di quella metà del Paese che non si riconosce in lui e lo considera a tutti gli effetti il nemico pubblico numero uno. Questo diffuso sentimento di delegittimazione che provoca inevitabilmente un'analoga reazione, condizionerà la fase politica successiva al voto? Renderà ancora più arduo governare? Spingerà il vincitore a esercitare vendette e Travaglio: Attenti a chi mandiamo in parlamento (Continua da pagina 10) che mi viene in mente e' questa: visto che, come ha detto l'altro giorno, lui e' "l'editore più liberale della storia della carta stampata", da Gutenberg in poi, che ne direbbe di restituire la Mondadori, visto che una sentenza definitiva della Cassazione ha stabilito che lui la possiede grazie a una sentenza comprata dal suo avvocato Cesare Previti pagando 400 milioni di lire di provenienza Fininvest al giudice Vittorio Metta, poi assunto come avvocato nello studio Previti? Questo domanderei a Berlusconi per prima cosa. Cosi', tanto per rompere il ghiaccio... discriminazioni contro i perdenti? Trasformerà l'autorevolezza in au toritarismo seguendo uno schema purtroppo frequente nella nostra storia? La maggior parte degli osservatori indipendenti riconosce a Walter Veltroni d'aver condotto una campagna elettorale misurata e responsabile, senza toni di rissa, senza attacchi scomposti all'avversario, innovativa ed equilibrata sugli impegni assunti con gli elettori. Il timore che si fa strada in queste ore di pausa e di attesa, anche di fronte alle frequenti incontinenze del leader di centrodestra, è che questo clima possa radicalmente cambiare. L'esperienza dei due anni passati, durante i quali l'opposizione di centrodestra non ha fatto altro che puntare sulla "spallata" per sgominare l'esile maggioran za di Prodi al Senato pesa giustamente nel ricordo di quanti seguono con attenzione le vicende della politica. Non potendo chiedere a Berlusconi di correggere la sua natura, lo chiedono a Veltroni: quale che sarà la sua posizione post-elettorale, spetterebbe a lui e sopportare con inesauribile pazienza gli spiriti animali dell'avversario. Doppio gravame per Veltroni e per quella metà del paese che non si riconosce in Berlusconi: blandirlo in caso di vittoria dei democratici, sopportarlo se fosse lui a prevalere di poco senza imitare quanto lui stesso fece. Chiedere che i democratici ed il loro leader si assumano questa duplice responsabilità significa considerarli come la parte politica più responsabile. Per certi aspetti suona come un titolo di merito, per altri somiglia ad una "mission impossible": fare da punching ball non piace a nessuno e non sta scritto in nessun luogo che sia sempre e comunque utile al Paese. (Continua a pagina 12)

12 12 Giustizia e Libertà INTERNI 11 aprile 2008 Oggi possiamo cambiare il paese (Continua da pagina 11) In realtà - chi lo conosce bene lo sa - non è un fascista e neppure un dittatore nel senso militaresco del termine. Non è spietato. Non è xenofobo. Non è razzista. Berlusconi è un pubblicitario. Un venditore. Venderebbe qualunque cosa. Sia detto senza offesa per i pubblicitari di professione: lui è pubblicitario nell'anima, venditore nell'anima. Quando vende patacche (e gli accade spesso) si convince rapidamente che la sua patacca vale oro zecchino. Perciò è bugiardo con la ferma convinzione di dire sempre la verità. Come tutti i venditori bugiardi è un imbonitore. Come tutti gli imbonitori è un demagogo. Non ha il senso della misura. Strafà. Non rispetta nessuna regola perché le regole le fa solo lui. Guardate l'ultimo atto della sua campagna elettorale, venerdì sera. Pochi minuti alla mezzanotte. Matrix, cioè casa sua, Canale 5. Conduttore Enrico Mentana. Prima di lui aveva parlato Veltroni per cinquanta minuti. Lui era stato brevemente intervistato da Mimun per il telegiornale delle 20. Poi si era ritirato nello studio del direttore e di lì aveva ascoltato il "récit" del suo avversario. Infine è arrivato il suo turno e ha impiegato gran parte del tempo a ribattere gli argomenti di chi l'aveva preceduto con molta enfasi e parecchi insulti. Tanto Veltroni era stato pacato e raziocinante tanto lui ha mostrato i denti e la rabbia, ma fin qui niente di speciale, il bello, anzi il bruttissimo, è venuto dopo quando il suo show era terminato, Mentana aveva dichiarato chiusa la trasmissione e aveva cominciato ad illustrare il modo di votare correttamente con davanti un tabellone che riportava un facsimile di scheda elettorale. Lui non se n'era andato dallo studio, era sempre lì ma fuoricampo. A un certo punto, nello stupore generale, è rientrato in campo, si è sostituito a Mentana ed ha indicato lui il modo di mettere la crocetta sulle schede. Prima che accadesse il peggio, che in realtà stava già accadendo, Mentana ha chiamato la pubblicità e l'indebito spettacolo è stato oscurato. Quest'episodio rivela meglio di qualunque discorso la natura del personaggio e dei suoi spiriti animali. L'Economist ha scritto che Berlusconi è inadatto a governare una nazione. "Unfit". Non è un insulto e neppure una demonizzazione. Semplicemente una constatazione. "Unfit". Inadatto. Metà degli italiani, da Casini fino a Bertinotti passando per i democratici, la pensano esattamente allo stesso modo e così pure i governi e il Parlamento e u r o p e i. Si dirà: contano i voti che usciranno dalle urne. Giustissimo, contano i voti e solo i voti. Resta un Paese diviso in due non soltanto per differenze politiche ma anche da un giudizio sulla persona: "unfit", inadatto, imbonitore, demagogo, venditore di patacche. Metà del Paese pensa questo, ne ha conferma tutti i giorni e sarà molto difficile che cambi idea. Ci sono infinite altre prove della sua "unfitness" oltre alla miseranda scenetta a Matrix. La più rivoltante è la proclamazione di Mangano, il finto stalliere di Arcore ad eroe. Non si capisce quale tipo di eroismo sia stato il suo, ma sappiamo che è stato condannato a tre ergastoli per associazione mafiosa. Sappiamo anche che Dell'Utri è in qualche modo connesso a un tentativo di taroccare le schede degli italiani all'estero: un mafioso latitante in Argentina gli ha telefonato proponendogli quell'imbroglio ma Dell'Utri ha risposto di non esser lui la persona adatta e l'ha indirizzato al responsabile del suo partito per gli elettori all'estero, senza però informare di quel contatto né la magistratura né il ministero dell'interno. Mentre brogli veri si preparano, il leader già ora, in via preventiva, manda in scena una campagna contro i brogli supposti per precostituirsi un alibi in caso di sconfitta elettorale come già fece per tutti i due anni del governo Prodi. "Unfit". Sostiene di aver lasciato nel 2006 i conti pubblici in perfetto ordine. La controprova sta nelle cifre a causa delle quali siamo stati per due anni messi sotto processo dall'europa e ne siamo usciti solo dopo le leggi finanziarie di Paoda-Schioppa. Sostiene anche di aver realizzato il suo "contratto con gli italiani" per l'85 per cento durante gli anni del suo governo, ma in realtà non ha realizzato se non il 15 perché nessuna delle proposte è diventata legge pur disponendo di 100 voti di maggioranza alla Camera e 50 al Senato. Quei voti servivano ad approvare le leggi a suo personale beneficio, dall'abolizione del falso in bilancio alle norme giudiziarie che accorciavano i tempi di prescrizione dei processi, alla Gasparri che ha mantenuto in vita Retequattro contro le reiterate sentenze della Corte. "Unfit". Si potrebbe e forse si dovrebbe continuare, ma a che pro? L'altro giorno ho ricevuto una lettera da un lettore che mi rimprovera perché - dice lui - ho un pregiudizio contro. Io non ho pregiudizi contro e neppure a favore. Esamino la realtà e conosco le persone. Lui è inadatto. Venderebbe la Cupola di San Pietro al primo che ci creda. Purtroppo molti ci credono. Forse gli inadatti sono adatti ad una parte di questo Paese il quale, non a caso, è in declino. L'altro ieri l'ocse ha dimostrato che il nostro declino ha toccato il culmine nel quinquennio È proprio il quinquennio del suo governo. Sarà magari un caso ma è un dato di fatto e coi dati di fatto non si può polemizzare. Il pareggio elettorale non ci sarà, o vince uno o vince l'altro. Ma al Senato questa regola vale di meno. Può accadere che uno vinca con una maggioranza relativa e non assoluta. Oppure con una maggioranza di pochissimi voti come fu per Prodi. Tuttavia chi vince anche per un solo voto dovrà governare perché questa è la regola in democrazia. Veltroni ha proposto un patto di "lealtà repubblicana" che significa un'opposizione che (Continua a pagina 13)

13 11 aprile 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 13 Oggi possiamo cambiare il paese controlla, propone alternative, ma non paralizza l'azione del governo votato dalla maggioranza. Berlusconi ha rifiutato questa proposta. Questo è lo stato dei fatti. Voglio ancora una volta ricordare la frase di Petrolini a chi l'aveva fischiato. Disse: "Io nun ce l'ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t'hanno buttato de sotto". È la terza volta che la cito perché descrive splendidamente la situazione e mi sembra una buona chiusura nel giorno in cui andiamo a votare. Si è creato in queste ultime ore un sommovimento nella pubblica opinione che ricorda quanto avvenne nel 1991 con il referendum di Mario Segni: un voto corale che fece saltare la Prima Repubblica ormai logora e dominata da una logora casta. Questo stesso sentimento può prevalere domani. Domani si può voltar pagina e aprire un ciclo nuovo che rimetta la politica al Elezioni alle porte di Gaio Gracco livello di un'italia desiderosa di cambiare. Non sprecate questa grande occasione. Siate popolo sovrano perché è questo il vostro giorno. Eugenio Scalfari La Repubblica 13 aprile 2008 Dunque, a quanto pare, il popolo degli indecisi si riduce a vista d occhio. Molti, moltissimi decisi a non votare, hanno in queste ore mutato parere. E non per merito del buon Veltroni che ce la va mettendo tutta per far dimenticare le responsabilità dell attuale sistema politico per la situazione in cui naviga il paese, quanto per la straordinaria abilità del giullare di Arcore nel superare ogni volta se stesso con dichiarazioni fuori misura. Com era prevedibile con l approssimarsi delle elezioni, l uomo di plastica (in TV è difficile capire se si tratti di un comune mortale o di un replicante alla BladeRunner) accentua le sue sparate contro tutto e tutti, partiti minori, comunisti, magistrati, economisti inadeguati, e chi più ne ha più ne metta. I toni tendono al parossismo, il colore del viso non cambia solo perché l uomo è dipinto. Spara a zero contro nemici ed alleati ( Bossi senza il quale nulla potrebbe sperare- è classificato malato, in sostanza da compatire, per le sue battute scoppiettanti sui fucili della lega..) e, sempre più timoroso di un probabile sorpasso da parte del PD, non sa più che pesci pigliare. Così, dopo aver promesso mare e monti ad ogni possibile politico in vendita(ha messo nello stesso calderone Mussolini, Dini, Ciarrapico, Speciale, cattolici, ex comunisti, neonazisti, insomma un minestrone per stomaci forti) ora cerca spavaldamente la rissa, provocando da lontano l avversario e negandosi al confronto. Tattica già vista nel 2001, quando si rifiutò d incontrare Rutelli in quanto leader non legittimato. In realtà l uomo, conoscendo la sua povertà d argomenti in un eventuale confronto, predilige i monologhi senza moderatore, dove può dire tutto e il contrario di tutto senza tema di essere smentito: insomma Porta a Porta col fedele Vespa che lo guarda rapito. Che poi all estero sghignazzino nel sentire un italiano candidato premier che dà del malato mentale al magistrato con funzione di PM o che, dopo aver rifiutato una dichiarazione di fedeltà alla Costituzione, si candidi tout court per la Presidenza della Repubblica alla fine del settennato in corso, la cosa non lo tocca minimamente. Perché almeno una dote gli va riconosciuta: l impassibilità, con cui racconta balle spaventose o (non) reagisce quando viene smentito. Non è ben chiaro a chi pensasse MillyD Abraccio quando ha prestato il suo fondo schiena per una serie di manifesti giganti affissi per Roma con la scritta hanno la faccia come il c ma forse non si va lontano dalla realtà pensando a un signore che passa da una cordata (fasulla) per salvare l Alitalia a una telefonata a Saccà per raccomandare la sua ultima velina Gaio Gracco

14 14 Giustizia e Libertà INTERNI 11 aprile 2008 VOTARE DIO di Ascanio Celestini (Micromega, 2/2008) Caro Paolo, condivido la tua analisi, ma la campagna elettorale di questi giorni (è sempre stata così?) è poco più seria del Festival di Sanremo. Più seria perché i governanti avranno una grande responsabilità, più ridicola perché a differenza dei cantanti sono pure brutti e stonati. Si conquistano candidature come le figurine dei giocatori e ormai è qualche anno che lo chiedono anche a me. Ho capito che fare politica c'entra poco con i partiti. C'entra per caso o per sbaglio. C'entra perché ogni tanto nel mucchio delle figurine ce ne finisce qual-cuna che ha un certo valore. Ma è solo per sbaglio o per caso, o perché la Pani-ni non ci metteva mai certi giocatori, se li teneva stretti per farli diventare pezzi rari e far smaniare migliaia di ragazzini italiani che si ritrovavano alla fine del-la scuola l'album ancora con qualche buco da riempire. I pezzi rari. La politica si fa nelle scuole dove portiamo i nostri figli, negli ospedali dove ci andiamo a curare, nei posti di lavoro dove ci guadagnamo, uno stipendio. Si fa anche al bar, in trattoria, sul treno, in coda alla posta. E solo per un acci-dente che in quei giorni di aprile sarò a Roma (la' sera del 14 suonerò in un locale), in genere sto in tournée e non posso votare. Però se pensi che possa andare b:ne ti mando un pezzo che ho scritto per la trasmissione di Serena Dandini. Per la campagna elettorale e le sue regole è potuto andare in onda solo a metà. Te lo mando per intero. lo vado a votare, ho deciso, voto uno bello. Uno buono non c'e, tanto vale votarne uno bello. Ma l'hanno capito anche loro, i politici. Mica ci chiedono di votarli perché li stimiamo. Ormai i politici non vogliono più la nostra stima o il nostro rispetto. Si fanno votare per la bellezza. Si mettono il trucco, si tirano la faccia, si riat- taccano i capelli, sono ab-bronzati. Sono vezzosi, si cambiano i simboli, si cambiano il nome e allora io voto uno bello! Voto Casini. Che poi un amico mio mi dice «se è una questione di bellezza: vota la Santanchè». Ma quella è una donna. Le donne non possono andare al potere. Per governare serve avere le palle, ma non in senso metaforico. lo non sono un esperto, ma lo sanno tutti che è un fattore organico, una robba biologica. Hai mai visto un capo mafia femmina? Una Santuzza Riina? Una Carmela Provenzana? In Francia ci hanno provato, ci hanno provato pure in America, ma i democratici preferiscono votare un negro pur di non dare il potere al-le donne. E il Papa? La Chiesa è un esempio da seguire. Non s'e mai visto un Papa donna. Ci sono stati i Papi guerrieri, Papi assassini e persino i Papi coi figli, ma non s'e mai vista na donna. Quelle non diventano manco vescovi e cardinali e non è un fatto di fede. Io per esempio sarei stato contento se facevano Papa a Madre Teresa di Calcutta. Ratzinger sarà pure un brav'uomo, ma quella era na santa... Ma per fare il Papa bisogna averci le palle, quel mezz'etto di carne. lo voglio votare uno bello, ma la Santanchè è una femmina e non la posso votare. Allora voto Casini.... però, pure Rutelli mi piace. anzi Rutelli mi pare che è pure più bello. Sì, voto Rutelli! Tanto Rutelli o Casini......non so manco quello che dicono. Meglio così perché sennò cambio idea. Voto Rutelli. E poi invece hanno detto che Rutelli si candi- (Continua a pagina 15)

15 11 aprile 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 15 Votare Dio (Continua da pagina 14) da a Roma, fa il sindaco. E così mi tocca votare Casini. Peccato perché m'ero fatto la bocca co Rutelli. Mo come faccio a votare Casini? Io mi conosco, se mi innamoro di una donna non riesco a tradirla. Lo so che quando sto da solo nella cabina per votare Casini mi tocca pen-sare a Rutelli. Allora voto come mio nonno anarchico. Lui andava a votare e scriveva Marilyn Monroe. Gli dicevo «nonno, ma è morta». Lui rispondeva «meglio! Così, se vince lei... non ci andrà nessuno al potere. Evviva l'anarchia, evviva la libertà». Sì, mi sa che voto pure io Marilyn Monroe. certo che se tutti votassimo lei... sarebbe un bel trambusto. Bisognerebbe convincere tutti a votare Marilyn Monroe. Però non si convince nessuno con una femmina. Pure se è tutta na farsa, però deve comunque essere maschio, averci le palle. Le donne non si possono votare manco per scherzo. Allora io direi: votate Totò! O forse ce ne vorrebbe uno più grosso. Uno tipo Buddha. Omo de panza, omo de sostanza! Anzi ce ne vorrebbe uno latino, mediterraneo. Gesucristo! Anzi no, quello c'ha trentatré anni è troppo giovane per la media italiana. Ci vorrebbe suo padre. votate Dio! Voglio trovarlo uno che si mette contro di lui. Me lo immagino Berlusconi che fa il confronto elettorale con Dio nel salottino di Vespa. Berlusconi è quello che diceva «io sono l'unto del signore», vaglielo a ridire in faccia. Dio gli risponde «io non ungo nessuno. Non c'ho manco le mani sudate!» E quelli della Sinistra che dicono «eravamo comunisti, ma mo siamo tutti cattolici. Noi crediamo in Dio,» Sì, certo. Ma Dio non crede più a voi e corre da solo. Tanto, anche da solo so comunque in tre. Mi immagino F errara. Noi pensavamo che con Berlusconi avevamo raggiunto il punto più basso della politica e invece con Ferrara abbiamo toccato il punto più grasso. Ha dichiarato di aver chiesto alla moglie di accendere un cero con la spe-ranza di avere la sindrome di Klinefelter, ma ha anche riferito che le donne con cui è stato hanno abortito. Dio gli dice: «Ma lo sai, Ferrara, che quelli che hanno la sindrome di KIinefelter spesso sono sterili? Allora deciditi: o sei malato o sei cornuto». lo sono sicuro, voterò Dio. Già mi immagino lo slogan VOTATE PER DIO! Quelli della sinistra radicale hanno portato 1 milione di persone in piazza? Alle primarie del Pd hanno votato 3 milioni e mezzo? I sindacati hanno portato 5 milioni di lavoratori al referendum? Berlusconi ha portato 8 milioni di italiani nei gazebo? In Dio ci crede un miliardo di persone! E poi voglio trovarlo qualcuno che come candidato dice «non è credibile». E non è mica uno di quei politicanti che fanno le alleanze, non dice «mi metto coi testimoni di Geova perché sono una religione territoriale». E tanto meno fa la grande coalizione coi musulmani. Io voto Dio. Anche perché poi, stringi stringi va a finire che manco esiste e allora sarebbe contento pure mio nonno. Evviva l'anarchia, evviva la libertà. Ascanio Celestino Micromega, 2/2008

16 16 Giustizia e Libertà INTERNI 11 aprile 2008 Dove è finito Fini? di Antonio V. Gelormini Nervosismo e paura di Silvio Berlusconi, di ritrovarsi con la macchina in avaria e il motore in "fiamme", a qualche chilometro dal traguardo, non sono provocati né dalla silenziosa e costante rimonta del Partito Democratico, né dalle intemperanze dell'irascibile leader della Lega Nord. Da qualche giorno l'incubo della sconfitta si chiama Movimento Sociale Italiano. Una fiamma mai spenta, una fiaccola ben più viva anche del bistrattato simbolo dei Giochi Olimpici, che dal bagno purificatore di Fiuggi ne era uscita avvolta col velo moderato di Alleanza Nazionale. Un orgoglio indomito, che ha guardato con invidia lo sganciamento liberatorio di Francesco Storace e che avverte con mortificazione il perpetuarsi di una nuda proprietà, scambiata con l'anima del partito, in un patto che rischia di rivelarsi demoniaco col leader di Forza Italia. Le intenzioni dichiarate del Cavaliere, di non voler sentir parlare di successione, sono state un ulteriore campanello d'allarme per l'ennesima tattica dilatoria. "Il potere logora chi non ce l'ha", recitava l'adagio sornione di Giulio Andreotti. Gianfranco Fini lo sa bene e il partito lo sta vivendo sulla propria pelle. L'ipotesi è che si faccia strada la convinzione che solo una sonora sconfitta possa aprire la strada del rinnovamento nel già vecchio Popolo della libertà. Si ha l'impressione di una frenata. Di una sorta di partecipazione a distanza nella campagna elettorale. Anche perché tra la base del partito è tornato lo spettro gelido della funzione "frigorifero di voti". Si son o quasi perse le tracce dei Ronchi, Nania, Baldassarri, Alemanno e dello stesso La Russa. Resistono Matteoli e Gasparri. Come spesso accade in Deo Gratias di Masaniello questi casi, nel vuoto di presenze di Alleanza Nazionale ha cominciato ad imperversare la Lega Nord, sventolando già da oggi i crediti federalisti e secessionisti che intende portare all'incasso. Saranno titoli a corso forzoso, soprattutto se il peso nella coalizione continuerà a crescere, per l'assenza degli altri. E' proprio vero, fra una settimana le sorprese potrebbero essere tante. E nella precocità di una stagione sempre più pazza, come le ciliegie, l'una potrebbe tirare l'altra. E quasi finita, fino alla prossima volta faremo a meno dei comizi elettorali rovesciati a profusione sulla nostra, peraltro scarsa, attenzione, rinunceremo con grande gioia ai discorsi clonati dei vari candidati politici che, in un modo o in un altro e salvo imprevisti allieteranno i prossimi cinque anni di legislatura. Naturalmente non li perderemo di vista, e come si fa, fanno parte dei nostri incubi quotidiani, la televisione è lo strumento di tortura che veicola la nostra sofferenza, loro sono i protagonisti di questo martirio. Questa campagna elettorale non ci ha delusi, sbagliano coloro che ritengono sia stata noiosa: intanto c è stata la novità della lista di Giuliano Ferrara Aborto? No grazie. Chi di noi, non ha goduto del copioso lancio di ortaggi lanciati al suo indirizzo, spiace solo che siano andati sprecati insieme alle uova, con quel che costano! Seconda novità la sinistra arcobaleno, per questo soggetto politico più appropriato sarebbe stato un nome di tipo meteorologico: tzunami data la propensione a sfasciare le coalizioni delle quali ha fatto parte. Il leader Fausto Bertinotti ci ha assicurato che questa legislatura per lui sarà l ultima, sospiro di sollievo della popolazione, tranne se non necessitasse la sua presenza per affossare qualche buon governo, allora non potrebbe esimersi. Giungiamo alla rosa bianca, di questo ectoplasma mi ricordo solo che c è De Mita, appropriato rappresentante del nulla. (Continua a pagina 17)

17 11 aprile 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 17 Deo Gratias (Continua da pagina 16) Come dimenticare i socialisti di Boselli, leader di una noia mortale, sa già di non entrare in parlamento perciò ne dice tutto il male possibile dimenticando che ne ha fatto inutilmente parte. Andiamo a parlare dell udc di Pierferdi Casini questo belloccio sempre corrucciato che, alzando la voce crede di dire cose intelligenti. Prima parlava per bocca di Berlusconi, come Fini, ma allora gli conveniva, ci aveva rimediato una carica istituzionale vuoi mettere, ora sputa nel piatto dove ha abbondantemente mangiato. Oggi ci ha rivelato che la sua mamma e il suo papà gli hanno impartito sani principi morali ed etici, peccato che è a capo di un partito con il più alto numero di inquisiti, compreso uno condannato a cinque anni per appoggio esterno alla mafia. Non posso non parlare della nuova pasionaria della politica: Daniela Santanchè. Non so come diavolo fa a stare con quelle gambe unite in diagonale, ci ho provato ma ho avuto dei crampi terribili motivo per cui non avrei mai potuto entrare in politica. L affascinante signora, abituale frequentatrice del billionaire di Briatore durante le roventi notti in Costa Smeralda, è stata folgorata sulla via della Garbatella e, gettato alle ortiche il guardaroba firmato, vestita di panni meno scollacciati si è buttata sull edilizia popolare promettendo case agli italiani, solo agli italiani, guai se dovesse capitare uno stranger in the night. Le fa da sponsor Storace, quando si dice la classe!. Veniamo ai pesi massimi: parliamo del partito del popolo delle libertà, per brevità p.d.l. Stranamente il leader è Berlusconi. Si vede che quando c è di mezzo la parola libertà gli scatta un meccanismo automatico: si candida, è gia la terza volta e non è detto che sia l ultima.con lui una bella ciurma a cui dire: avanti miei Prodi! Pardon, che gaffe che ho fatto! In questa bella compagnia abbiamo di tutto e di più, tolti i soliti Bossi, Fini, Fini Bossi.c è poi Rotondi, lega per il sud per ricordarci ahinoi che c è anche quella del nord, il partito dei pensionati alibi di Berlusconi per far credere che si occuperà di pensioni, la Mussolini, per ricordare con lei un passato del quale entrambi sono nostalgici, ad altro non serve, e altri piccoli partitini di cui non conosco nemmeno il nome. Mi sono riservata per ultimo il partito del senatore De Gregorio, Italiani nel mondo. Fuoriuscito dall Italia dei valori, il partito di Di Pietro, ha transumato sui pascoli azzurri. Su alcuni manifesti elettorali appare il suo ieratico volto da buongustaio e, sottostante, una scritta così dicente, l importanza dei valori. Fantastico, proprio nel momento in cui viene indagato per presunti favoritismi alla ndrangheta calabrese. Quando si dice la coerenza. Presentata la corazzata Berlusconiana, passiamo all antagonista dei mari: il P.D.di Valter Veltroni. Si presenta insieme a Di Pietro e ai radicali, due belle mine vaganti, se dovessero andare al potere ci assicurerebbero epiche giornate di stress. La differenza che salta agli occhi è che le candidate donne non sono strafiche come quelle del cavaliere, sono normali ed oggi, si sa, questo è un handicap, anche lui, diciamolo, non è ne truccato ne doppiopettato né liftato, praticamente non è trendy. Per il resto dice le stesse cose del cavaliere per cui a questa roulette delle elezioni, non per meriti ma per una botta de culo come si dice nella sua città, potrebbe anche vincere. Masaniello

18 18 Giustizia e Libertà INTERNI 11 aprile 2008 Berluscomiche, Andò e tornò, Vi incrimino anzi no di Marco Travaglio ( Espresso.it) Berluscomiche Fortuna che la campagna elettorale è durata così poco, perché dallo scioglimento delle Camere (6 febbraio) il cavalier Berlusconi è riuscito a farsi fraintendere una sessantina di volte in 60 giorni. La cordata per Alitalia, con o senza figli. Le precarie promesse in spose a Piersilvio. La lotta e/o elogio all'evasione fiscale. Veltroni maschera di Stalin. Le grandi intese con la maschera di Stalin. I brogli. Le schede. La guerra al Quirinale. Il voto agli immigrati (pesce d'aprile). La sinistra cogliona, anzi no. Mastella in lista, anzi no. Le donne in cucina a fare le torte. Ruini alleato per il voto disgiunto. E il Viagra, e le veline, e noi maschi latini. E il nuovo Contratto con gli italiani: non pervenuto. E la sfida in tv a Veltroni ("Io straccio chiunque"): mai vista. E i giornali della Fiat che "non stanno né di qua né di là", dunque non sono liberi, diversamente da quelli suoi e del Ciarra. Strepitoso quando ha promesso in tv (almeno due volte) "il traforo del Frejus", purtroppo già fatto dal Favoloso quando s'è attribuito una statura di "un metro e 71". Grandioso quando ha rievocato, dinanzi alla mummia di Riotta, gli sforzi sovrumani compiuti per trattenere Enzo Biagi, purtroppo fuggito dalla Rai con la liquidazione. Fantastico quando ha negato l'editto bulgaro e le corna al vertice di Caceres. Mitico quando ha annunciato che, se lo intercettano un'altra vol ta, espatria. Meraviglioso quando ha eccepito sulla cultura di Antonio Di Pietro ("La laurea gliel'han regalata i servizi"), per poi sfoggiare la propria citando "San Pietro sulla via di Damasco" (lui la laurea l'ha presa per corrispondenza?). Purtroppo Air France, non abituata al personaggio, l'ha preso sul serio e s'è ritirata da Alitalia. Uòlter invece lo conosce e ha i- gnorato i suoi deliri, evitando di restare impantanato nella solita girandola di detti e contraddetti. Ma il suo lungo silenzio sull'avversario ha fatto sottovalutare a molti indecisi i pericoli di un Berlusconi III, con relativi conflitti d'interessi (aumentati con i nuovi processi per corruzione, con l'ingresso in Mediobanca e con l'acquisto di Endemol che fornisce programmi alla Rai) e una corte dei miracoli ancor più scombiccherata dell'ultima: in lista col Pdl, oltre a una ventina di pregiudicati, ci sono persino Maurizio Saia, che diede della 'lesbica' a Rosy Bindi; e il trio Barbato-Gramazio-Strano, che festeggiarono a sputi, champagne e mortadella la caduta di Prodi in Senato e il Cavaliere aveva giurato di non ripresentare. Mancano le parole? Basta copiare quelle di Indro Montanelli, anno 2001: "Il berlusconismo è la feccia che risale il pozzo, la destra del manganello". O l'appello firmato sette anni fa da Bobbio, Galante Garrone e Sylos Labini: "A coloro che, delusi dal centrosinistra, pensano di non andare a votare diciamo: chi si astiene vota Berlusconi. Una vittoria del Polo minerebbe le basi stesse della democrazia". Purtroppo i grandi vecchi sono morti, e anche noi ci sentiamo poco bene. Marco Travaglio L'ESPRESSO 11/04/2008 Andò e tornò Già la decisione del Pd di preferire Anna Finocchiaro a Rita Borsellino come candidata a governatore di Sicilia, senza passare per le primarie (vinte dalla Borsellino nel 2006), ha causato qualche maldipancia tra gli elettori. Ma i dolori di stomaco sono decisamente aumentati quando s'è appreso dalla stessa Finocchiaro, intervistata da 'Repubblica Tv', che il suo programma lo sta scrivendo un trust di cervelli guidato da Salvo Andò. Alcuni spettatori di buona memoria hanno protestato on line. E la Finocchiaro è sbottata: "Andò è una persona di grande livello culturale, un cultore di diritto pubblico. Non capisco.". Aiutiamola a capire: Salvo Andò, classe 1945, ex deputato e ministro craxiano, già docente nel prestigioso ateneo di Malta, ora rettore dell'università Kore di Enna e dirigente dello Sdi, è un personaggio -per così dire- controverso. Nel 1993 la Dda di Catania chiede l'autorizzazione a procedere contro di lui per voto di scambio con Cosa Nostra: i collaboratori di giustizia che hanno appena fatto arrestare il loro capo Nitto Santapaola raccontano come il boss latitante incontrasse Andò e lo appoggiasse alle elezioni. Claudio Samperi, che faceva campagna per Andò ricevendone buoni benzina e denaro contante, spiega che l'onorevole ricambiava con "favori nei processi". Giuseppe Puglisi, braccio destro di Santapaola, conferma. In uno degli ultimi covi della latitanza del boss la polizia trova un cartoncino intestato 'Camera dei Deputati' con una scritta a penna: (Continua a pagina 19)

19 11 aprile 2008 INTERNI Giustizia e Libertà 19 Berluscomiche, Andò e tornò, Vi incrimino anzi no (Continua da pagina 18) 29/02/2008 "Cari saluti, Salvo Andò". Già nel 1985 un membro dell'assemblea nazionale del Psi, Enrico Salluzzo, scrisse a Craxi che un fedelissimo di Andò, Andrea Finocchiaro, "trait d'union per fini elettorali con la malavita organizzata, influenza decine di migliaia di voti e ha tesserato interi clan mafiosi". Finocchiaro verrà ucciso dalla mafia pochi giorni dopo aver inaugurato, insieme ad Andò, una sezione del Psi nel quartiere San Cristoforo. Claudio Fava racconta tutto in un libro: Andò lo querela e vince in primo grado, ma perde in appello: "Il fatto non è reato". Andò viene poi assolto dal voto di scambio. Ma è rinviato a giudizio per le tangenti sul centro fieristico di Viale Africa (appalto da 173 miliardi di lire), pagate e confessate da uno dei 'cavalieri dell'apocalisse': Francesco Finocchiaro. E, il 23 luglio '93, viene arrestato per le mazzette sulla ristorazione nell'ospedale di Catania. L'accusa, poi derubricata in finanziamento illecito, cade in prescrizione. Per Viale Africa invece Andò viene condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi e in appello a 4 anni; poi la Cassazione annulla con rinvio e nel secondo appello scatta la prescrizione, grazie alle attenuanti generiche. Il 'cultore del diritto' sa che chi vuol essere assolto nel merito può rinunciare alla prescrizione. Ma se ne guarda bene. Nel 2004 la Cassazione conferma che il tempo è scaduto, ma mette nero su bianco che i fatti sono veri e gli imputati i soldi li hanno presi. Forse è per questo che Andò s'è tenuto stretta la prescrizione. Salvo di nome e di fatto. Ora che scrive il programma della Finocchiaro, c'è da giurare che si batterà come un leone per irrobustire la giustizia siciliana e ridurre finalmente i tempi intollerabili dei processi. Tanto lui non ne ha più. Marco Travaglio L'ESPRESSO Vi incrimino anzi no Veltroni l'ha scritto sul 'Riformista', per non farlo sapere troppo in giro. Ma l'ha scritto: l'"obbligatorietà dell'azione penale" va attenuata con "criteri di priorità" fissati da "Parlamento, Csm e Procuratori della Repubblica". Peccato, perché nella prima parte dell'articolo aveva fatto bene i compiti: i mali della giustizia sono i troppi "colpevoli impuniti, scarcerazioni incomprensibili, sentenze dopo moltissimi anni", dunque occorrono più mezzi, più organizzazione e meno cavilli. Poi però Uòlter è scivolato su una ricetta che, oltre a portare il marchio di Gelli, di Craxi, di Berlusconi e della Bicamerale, tradisce la Costituzione proprio nel 60 compleanno e butta a mare uno dei rari fiori all'occhiello del nostro sistema. Perché la legge sia uguale per tutti, i pm e i giudici devono essere "indipendenti da ogni altro potere". E, per esserlo davvero, devono coltivare tutte le notizie di reato. Senza poter scegliere quelle che preferiscono. Si dirà: i reati sono troppi e si è già costretti a scegliere. Bene, anzi male: il rimedio è depenalizzare i reati ritenuti superflui. Ma dire "questo è reato, ma non sarà punito" è assurdo e devastante. Obiezione: il procuratore torinese Marcello Maddalena ha raccomandato ai suoi pm di accantonare i processi destinati a pena indultata e dare la precedenza a quelli nuovi. Vero, ma è una misura eccezionale per fronteggiare l'emergenza indulto, che costringe i giudici a processare anche imputati per reati commessi fino al 2006 e dunque destinati, in caso di condanna, a subire una pena puramente virtuale. Pessima poi l'idea di far decidere al Parlamento, cioè ai partiti, quali reati perseguire e quali no. Perché metterebbe fine all'indipendenza della magistratura. E perché gli ultimi 15 anni di 'riforme' la dicono lunga su quali siano, per i nostri partiti, i 'reati gravi': quelli degli altri. Nel 1997 destra e sinistra depenalizzarono l'abuso d'ufficio non patrimoniale, legalizzando lottizzazioni, favoritismi, concorsi truccati. Nel '99 destra e sinistra tentarono di depenalizzare il finanziamento illecito dei partiti, e dovettero rinunciare solo grazie al no di Di Pietro e di alcuni grandi giornali. Nel 2000 destra e sinistra depenalizzarono l'uso di fatture false con relative frodi fiscali. Nel 2002 Berlusconi cancellò di fatto il falso in bilancio e dimezzò la prescrizione per i reati di Tangentopoli: due con troriforme che, nonostante le promesse, l'unione non cancellò. La Lega bloccò il reato di tortura (e Uòlter, che ora chiede "piena luce" su Bolzaneto, dovrebbe ricordarlo). Dal 2006 il governo Prodi boicotta il processo sul sequestro di Abu Omar. E da anni destra e sinistra tentano di dimezzare le pene per la bancarotta. Se il Parlamento mette becco pure nell'azione penale, sappiamo già come va a finire: i reati 'meno gravi' sono quelli delle classi dirigenti, cioè proprio i più dannosi per la collettività. Quelli che, nei paesi seri, sono puniti con la galera. E in Italia, invece, con la presidenza del Consiglio. Ma chissà che gli è preso, a Uòlter: per dire certe castronerie, non bastava Berlusconi? Marco Travaglio L'ESPRESSO 28/03/2008

20 20 Giustizia e Libertà INTERNI 11 aprile 2008 Sei milioni di alabarde di Michele Serra (L Espresso, ) La polemica sui fucili di Bossi ha dominato le ultime battute della campagna elettorale. Si sospetta che il Senatur millanti il possesso di armi da fuoco in realtà inesistenti. Secondo calcoli attendibili, la Lega disporrebbe di un numero cospicuo di forconi a tridente, già ammirati nella recente Festa della Fienagione. E di una quantità imprecisata di coltellini svizzeri, alcuni con cavaturaccioli altri senza, già usati per bucare le gomme delle macchine nei sanguinosi scontri tra bande rivali di pensionati cercatori di funghi. Discreta anche la dotazione di armi storiche, come le alabarde trafugate dai magazzini di Cinecittà e usate dai ministri leghisti per pulirsi i denti dopo i pasti, e le micidiali catapulte Golia, vanto dell'artigianato bergamasco e usate per colpire al volo gli stormi di fringuelli durante la celebre Festa del Bracconaggio, che si tiene in suggestivi paesini di fondovalle riconoscibili per i grossi buchi nei tetti. I fucili sarebbero in realtà pochissimi. Poche centinaia di doppiette, per altro già sequestrate ai cacciatori del Bresciano, con l'accusa di farne un uso improprio: le utilizzavano per la pesca di frodo dei pesci siluro nei laghetti di pesca sportiva. Altro discorso meriterebbero le squadriglie di Suv coreani a basso costo, normalmente usati dalle massaie lombarde per portare i bambini a scuola e per stendere i panni sulla barra antibufalo. Secondo la Digos, se guidate dal marito ubriaco potrebbero costituire un grave pericolo. Ma la maggior parte di queste vetture è inutilizzabile da quando, in occasione dell'inaugurazione della nuova Variante Subalpina, il corteo leghista, guidato da Calderoli, è precipitato in un dirupo perché la Variante, frettolosamente inaugurata, era solo sulla carta: dopo un chilometro precipitava nell'orrido di San Prudenzio, una fenditura naturale che da secoli inghiotte tutti gli eserciti in transito. Difficile anche l'utilizzo dell'aeroporto di Malpensa a scopi bellici. Nelle prove simulate, i piloti da guerra lumbard, compresi quelli già residenti a Malpensa, non sono riusciti a raggiungere in tempo l'aeroporto lungo il tratturo a due corsie che lo collega al mondo civile, intasato di lepri morte, copertoni in fiamme per i tipici sabba delle prostitute nigeriane (amatissime dai clienti lumbard) e roveti mai potati a causa di un conflitto di competenza tra l'anas e i coltivatori locali di ortaggi per cassoeula. Molti i dubbi sulla logistica. I movimenti delle truppe lumbard, durante le esercitazioni, si sono rivelati difficoltosi a causa delle decine di migliaia di rotonde che formano la rete viaria padana: il rettilineo più lungo è di un centinaio di metri. Il Battaglione Pontida, guidato dal generale Urca e formato da duemila camicie verdi armate di enormi pestacarne, ha percorso sedici volte la complanare di Busto Arsizio, arrendendosi a una pattuglia della Polstrada. La Divisione Brenno, riconoscibile per i caratteristici elmi cornuti e il giustacuore di eternit, ha impiegato tre mesi per spianare, su suggerimento del Genio Lumbard, tutte le rotonde che impediscono di raggiungere Venegono inferiore partendo da Venegono superiore. Male, secondo gli esperti, anche l'attività spionistica. La spia leghista è facilmente smascherabile perché, anche quando è travestita da immigrato pakistano o da agente di commercio francese, grida in continuazione "Roma ladrona" e soprattutto agita l'alabarda. Meglio l'attività di vettovagliamento. Già pronta la comoda Razione del Fante Leghista, formata da uno stinco di bue con verze e una bevanda al gorgonzola molto nutriente. Qualche difficoltà nel trasporto del Tagliere del Reggimento, un'enorme tavola di legno, dal forte significato simbolico, che sorregge cinquanta chili di polenta. I quattro addetti al trasporto faticano molto a tenere il tagliere in orizzontale, e si ustionano facilmente a causa della continua tracimazione di polenta arroventata. Risolto invece il problema delle forme di taleggio, tradizionalmente quadrate. Se ne produrranno di tonde per facilitare il rotolamento delle medesime lungo i percorsi scoscesi.

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