NONNA, MI RACCONTI UNA STORIA?...

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Alice Cocco
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1 PAOLANGELA DRAGHETTI NONNA, MI RACCONTI UNA STORIA?... edizioni helicon

3 UNA CENERENTOLA A MODO MIO Sdraiata sul lettino, la piccola Silvia accarezzava la sua bambola preferita in attesa che il sonno l avvincesse. Intanto la nonna, paziente, le canticchiava una ninnananna. Nonnina, per favore, mi racconteresti la fiaba di Cenerentola? domandò a un tratto la piccola. Certo, tesoro, te la racconto, ma tu mi devi promettere di tenere gli occhi ben chiusi, così Cenerentola potrà entrare nei tuoi sogni disse la nonna. Le tolse dalle mani la bambola, che pose accanto a lei sotto le lenzuola, e con voce dolce e pacata iniziò il racconto, sorvegliando a dovere gli occhi della nipotina. Quando la narrazione giunse nel punto in cui la matrigna di Cenerentola notificava alle figlie l invito del Principe al gran ballo di corte, parendole che la bambina dormisse, la nonna si zittì. Oh, no, nonnina, non fermarti, altrimenti non riesco a vedere Cenerentola. Era quasi entrata nel mio sogno. Su, dai, continua, per favore. Allora la nonna riprese a narrare. L invito vale anche per te, Cenerentola. disse la matrigna. Oh, ma... io... io... protestò la fanciulla divenendo tutta rossa. Non ci sono ma che tengano. Se il Principe vuole tutte 15

4 le fanciulle da marito, volente o nolente tu pure dovrai partecipare al ballo. E poi... l ho promesso a tuo padre in punto di morte, almeno una volta all anno ti devo portare a ballare precisò la matrigna, ritenendolo un ordine. Ma io... io non ho neppure un vestito decente da indossare. provò a scusarsi Cenerentola. Vorrà dire che le tue sorellastre te ne presteranno uno dei loro. Tanto, a te non farà caso nessuno se metterai un vestito usato.,. Ma, madre... protestò la maggiore, che non aveva mai potuto sopportare Cenerentola. Una culdicenere non può sporcare i miei abiti. Anche se usati, sono sempre belli. Non essere scurrile, sorella. Questo linguaggio non si addice a damigelle di nobili origini come noi la rimproverò la minore che, rivolgendosi poi a Cenerentola, aggiunse: Penso che il mio abito blu s intoni perfettamente con i tuoi occhi, oltre a non aver bisogno di modifiche dato che abbiamo la stessa taglia. Ti ringrazio, sorellina, ma quest anno non mi va proprio di partecipare al ballo di corte. E perché?... domandò la minore, che era sempre stata la più gentile della famiglia. A me non importa un fico secco se Cenerentola ci vuole andare o no. Che stia pure a casa! ribadì la sorella maggiore, andandosene indispettita. Ma, nonna... la interruppe Silvia, sedendosi di scatto sul letto. Ti stai sbagliando. La fiaba non è così... Hai ragione, cara, ma non tutti sanno che... Cenerentola aveva una sua ragione per non voler andare al ballo. Ascolta... Aiutandola a coricarsi di nuovo con gli occhi ben chiusi, la nonna riprese la narrazione. Sull invito del Principe sta scritto chiaramente che egli desidera la presenza di tutte le fanciulle da marito, nessuna esclusa. Tuttavia... intervenne la matrigna con piglio autoritario se proprio non desideri andarci, non è mia intenzione costringerti. Le tue sorelle avranno una possibilità in più di essere scelte. concluse, ben contenta che la ragazza vi rinunciasse. Nei giorni che seguirono Cenerentola ebbe un gran da fare nei preparativi per il ballo: aiutare le sorellastre nella scelta delle stoffe per i nuovi vestiti, consigliarle sulle scarpe da abbinare, sui gioielli e sui fronzoli da indossare e infine provare e riprovare varie acconciature fino a trovare quelle che le avrebbero fatte apparire più appetibili. Tutto ciò, naturalmente, senza mai trascurare le quotidiane faccende di casa. Quando giunse la fatidica sera, dopo che le tre donne, profumate e imbellettate, se ne furono andate, Cenerentola raggiunse la stanza della biblioteca, vi prelevò un libro e, tornata nella sua cucina, si sedette sulla poltrona accanto al focolare. Finalmente un po di pace! esclamò con un sospirone, iniziando la lettura accovacciata sulle gambe. Presto, presto, Cenerentola, non c è un minuto da perdere! la interruppe all improvviso la sua Fata Madrina, apparendo dal camino tutta eccitata. Santo Iddio, quanto sei sciupata, figlia mia! Ci vorrà tutta la mia magia per rimetterti a nuovo. Salve, Madrina. Qual buon vento ti porta? domandò Cenerentola, tralasciando la lettura. Per la miseria, benedetta figliola, ho detto e te lo ripeto, è 16 17

5 tardi! Su, svelta, corri nell orto e portami la zucca più grossa che trovi... Ma spicciati!... U-una zucca?!... E grossa per giunta. A che ti serve, Madrina? Devi forse fare gli gnocchi o i tortellini per tutti gli Gnomi del bosco?... Macché gnocchi e tortellini. La zucca serve a te, grullina. Devo trasformarla in carrozza. Non vuoi forse andare al ballo?... Ecco, per l appunto. Non voglio andare al ballo. O che novità è questa?!... Secondo la fiaba, cara la mia ragazza, è proprio durante il ballo di questa sera che il Principe s innamorerà di te, ed in seguito ti chiederà in sposa. Pertanto ci devi andare. Non puoi stravolgere le cose... aggiunse la Fata alquanto sconcertata. Beh... se vuoi proprio saperlo... è appunto per questo motivo che non voglio andare al ballo. A me non interessa sposare il Principe. Come, come?!... Non t interessa?... Ma se è un partito invidiabile sotto tutti i punti di vista. È bello, è ricco, è nobile e poi... tutte le femmine lo desiderano. Già... tutte, ma io no. Inoltre, non voglio diventare regina. Vedi, cara Madrina, io so che le regine hanno un sacco di responsabilità e di doveri verso i loro sudditi. L ho imparato dai libri che ho letto. Io, invece, sono stata addestrata per obbedire e servire, non conosco pertanto l arte di comandare, e poi... poi tu conosci la mia indole, sai quanto io sia timida e riservata... Preferisco centomila volte la solitudine e il silenzio del focolare al chiasso di una corte. Ben salda nel suo intento di restare a casa, Cenerentola prese di nuovo il libro in mano, si riaccovacciò sulla poltrona e si immerse nella lettura ignorando la Fata che, invece, non se ne andò. Anzi, sospettando che la fanciulla le nascondesse qualcosa, le si avvicinò e, accarezzandole i capelli, domandò con voce suadente: Dimmi, Cenerentola... è così bello quel giovane di cui ti sei innamorata? e le sollevò il viso per guardarla dritta negli occhi, Oh, sì... è bellissimo... si lasciò sfuggire la fanciulla, sospirando con aria sognante. Ordunque, avevo ragione a sospettare. disse la Fata quasi fra sé e sé. Oh, ma... ma come hai fatto a capirlo? domandò Cenerentola tornando alla realtà e divenendo più paonazza della collana di peperoncini appesa alla cappa del camino. A me non la si dà a bere facilmente, e poi dico... sono o non sono una Fata?! Ma... dimmi, piuttosto, chi sarebbe il fortunato? Lo conosco, forse? A me, che sono la tua Madrina, potresti ben dirlo, no?!... Sì, a te lo posso anche dire, però mi devi promettere di non farne parola né con le mie sorellastre, che sono tanto pettegole, né con la mia matrigna, che sarebbe capace pure di ucciderlo, per non vedermi felice. Ci mancò poco che Cenerentola si mettesse a piangere. Hai la mia parola, bambina. Guardandosi intorno per assicurarsi che neppure i topi potessero udirla, con un filo di voce Cenerentola si confidò. Si tratta di Armando, il giovane lattaio che ogni mattina rifornisce di latte e formaggi la villa. Sapessi quanto è carino, Fata Madrina... e quanto è dolce! La sua voce poi è così soave che... che quando parla io non capisco più nulla. L altra mattina, per esempio, gli ho pure rovesciato addosso l intero bricco di caffè bollente e lui, che è tanto 18 19

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