Liceo scientifico e classico Marie Curie Meda(MB) AS Classe seconda A liceo scientifico. Classe seconda A liceo classico

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1 Liceo scientifico e classico Marie Curie Meda(MB) AS Classe seconda A liceo scientifico Classe seconda A liceo classico Venezia è un pesce? Guida pratica per la visita della città sull acqua

2 Il perché di un viaggio Di solito al biennio non si fanno uscite di due giorni, tanto meno al classico : queste sono le parole con cui un allievo ha esordito il giorno in cui gli studenti, durante un assemblea di classe, discutevano delle uscite didattiche. Subito tra me penso che mi trovo davanti a ben due cattivi costumi: a. non devono essere gli studenti a scegliere le mete di un ipotetico viaggio di istruzione b. non si dovrebbe istituzionalizzare una condizione (quella di non organizzare uscite di più giorni al classico o al biennio) dovuta a condizioni temporanee di impossibilità. Perché no? Perché non offrire agli allievi la possibilità di stare insieme, di vedere una città ricca di storia, di rendersi anche conto dei problemi logistici che si vivono in altre realtà geografiche non molto lontane, di cogliere lo stridente divario tra la città da vivere e quella turistica, mercificata, massificata? Se ne parla tra docenti, ci si riconosce tra quegli insegnanti che vogliono costruire un progetto di viaggio più radicato nel lavoro didattico ordinario e si concretizza il progetto di un viaggio di istruzione a Venezia, la nostra Venezia perché a noi preme che ai ragazzi resti incollato nella mente un ricordo di luce, un desiderio di ritornarci per scoprirne i segreti, un desiderio di studiare i risvolti storici, architettonici, linguistici, letterari di una città, perla dell Adriatico. Gioiello prezioso, manufatto delicato che tutto il mondo vorrebbe possedere. Andare in giro per calli e campi, senza un itinerario prestabilito, è forse il più bel piacere che a Venezia uno possa prendersi. Beati i poveri di topografia, beati quelli che non sanno quel che si fanno, ossia dove vanno, perché a loro è serbato il regno di tutte le sorprese, di tutte le scoperte straordinarie. Infilare una calletta, cacciarsi nella gola nera di un sottoportico, sbucare in una corte che pare un culdísacco, trovarvi il pertugio di un'altra calletta, uscire da quel dedalo soffocato in un campo arioso, luminoso, pieno di gente, oppure sulle soglie di un palazzone principesco, oppure su una fondamenta aperta al sole e al vento, oppure su un rio largo, popolato di barche e barconi: questo è un girare nell'inaspettato, nell'impreveduto, e quasi nell'inverosimile, che può ricordarci addirittura le nostre stupende e stupite scorribande per il chimerico paese di Fanciullezza. Appunto mi diceva una intelligente amica, non veneziana: «A passeggiar per Venezia provo la stessa impressione che da bambina provavo sedendomi davanti a una grande stufa, spenta; aprivo lo sportello, entravo in quella tenebra, e d'improvviso mi trovavo in una sala da ballo sfolgorante di luci, da cui scorgevo, attraverso corridoi misteriosi, altre ed altre sale abbaglianti.... da Valeri Diego, Guida sentimentale di Venezia, Passigli, 1994 Qui di seguito riportiamo in sintesi le fasi di lavoro che hanno coinvolto le due classi partecipanti e le indicazioni di letture suggerite in preparazione all uscita. - Lettura Venezia è un pesce di Tiziano Scarpa nel mese di Novembre e Dicembre (2AS e 2AC) - Il teatro goldoniano: visione della commedia Arlecchino servitore di due padroni presso il Piccolo teatro Grassi di Milano a Dicembre (2AC) - Storia di Venezia dalla fondazione allo splendore del dominio sul mare in epoca moderna (2AS) - Individuazione da parte dei docenti dei monumenti da approfondire in lavori di gruppo nei mesi di Gennaio e Febbraio (2AS e 2AC) - Presentazione da parte dei singoli gruppi dei propri lavori di ricerca a classi congiunte in orario scolastico e extrascolastico nel mese di Marzo (2AS e 2AC) - Individuazione da parte dei docenti di percorsi di approfondimento da svolgersi in loco mediante osservazioni libere, interviste ai locali, fotografie, disegni (2AS e 2AC) nel mese di Marzo - Stesura di una relazione per ogni partecipante al rientro dal viaggio (2AS e 2AC) nel mese di Marzo - Verifica scritta (2AS e 2AC) nel mese di Marzo - Preparazione a classi congiunte del materiale per la costruzione di una guida sulla città di Venezia nel mese di Aprile e Maggio.

3 Ponte di Calatrava 2. Ponte degli Scalzi 3. Ponte di Rialto 4. Ponte dell Accademia 5. Ghetto 6. Basilica dei Frari 7. Chiesa dei Miracoli 8. Monumento Colleoni 9. Chiesa San Giovanni e Paolo 10. Palazzo ducale 11. Piazza San Marco 12. Basilica di San Marco 13. Arsenale

4 I ponti Venezia è tutta un ponte, ma ve ne sono alcuni che spiccano per storia, architettura, problematiche. Sono i ponti che permettono l attraversamento del Canal Grande. Il ponte di Rialto Il ponte di Rialto è il più antico e sicuramente il più famoso, che attraversa il Canal Grande nel suo punto più stretto e che unisce la riva destra detta Riva del Vin, perché qui si trovavano i depositi di tutto il vino e degli alcolici che la città consumava, con la riva sinistra detta invece Riva del Carbon. Per l epoca in cui venne costruito (1587) si trattò di una strabiliante opera di ingegneria costata ducati d oro, una cifra allora esorbitante e senz altro paragonabile alla somma astronomica spesa per la realizzazione del nuovo ponte di Calatrava. Assediato dai turisti che stazionano presso i negozi di souvenir, il ponte viene tendenzialmente evitato dai veneziani che, se proprio costretti, lo attraversano lungo il lato nord, quello meno scenografico. Il lato sud guarda verso San Marco e, quando i turisti si diradano verso il tramonto, offre un suggestivo scorcio del Canal Grande. La sua particolarità sta nel fatto che ai suoi lati si allineano due file di arcate che ospitano dei negozi e tre percorsi pedonali. Il ponte è largo ventitré metri ed è costituito da un'unica arcata lunga ventotto metri e alta sette metri e mezzo e coronata da una doppia serie simmetrica di 12 arcate per parte. Sull arcata che guarda verso il Ponte dell'accademia (archivolto sud) si trova scolpita da Agostino Rubini un Annunciazione con l'arcangelo Gabriele, la Vergine Maria e la colomba al centro, che sta ad indicare la data di fondazione di Venezia, il 25 marzo 421. Sull archivolto opposto, che guarda verso la Ca' d'oro (lato nord), sono stati scolpiti da Tiziano Aspetti "San Marco e San Teodoro", l attuale e il precedente protettore della città. Questo capolavoro di ingegneria fu realizzato utilizzando la Pietra d Istria, una roccia calcarea sedimentaria di colore bianco, perché nulla come questo materiale poteva resistere alla salinità dell acqua di mare. Il ponte degli Scalzi Il ponte degli Scalzi è detto anche ponte della stazione o della ferrovia a causa della vicinanza della stazione ferroviaria di Santa Lucia. La denominazione Ponte degli Scalzi è legata alla vicina Chiesa di Santa Maria di Nazareth, altrimenti nota come degli Scalzi perchè appartenuta all'ordine dei Carmelitani Scalzi. Il ponte collega i due sestieri di Santa Croce e Cannaregio. Un primo ponte fu realizzato nel 1858 dall'architetto austriaco Alfred Neville sotto la dominazione asburgica, per migliorare l'accesso alla stazione ferroviaria recentemente costruita. Si trattava di un ponte in ghisa a struttura rettilinea, molto simile a quello eretto pochi anni prima dallo stesso Neville all'accademia. L'altezza limitata (4 metri) impediva il passaggio di imbarcazioni alberate e lo stile dichiaratamente "industriale" mal si conciliava esteticamente con le strutture circostanti. La ghisa inoltre cominciò dopo pochi anni a dare segni di cedimento strutturale in alcuni punti, per cui il Comune di Venezia fu costretto nei primi anni trenta a prendere una rapida decisione riguardo alla sua sostituzione.

5 Il ponte in metallo venne pertanto sostituito da un nuovo ponte a singola arcata interamente in pietra d'istria, su progetto dell'ingegnere Eugenio Miozzi ( ). I lavori di costruzione iniziarono il 4 maggio 1932 e il ponte fu inaugurato appena due anni dopo, il 28 ottobre Il ponte dell Accademia Il ponte dell'accademia è il più meridionale dei quattro ponti di Venezia che attraversano il Canal Grande. Conta 53 gradini salendo da Campo San Vidal, mentre verso le Gallerie dell'accademia sono 36 fino alla balaustra e poi 16 verso gli imbarcaderi e 16 verso il Bar Foscarini. Doveva essere un ponte provvisorio e durare solo alcuni anni, invece, dopo 80 anni, continua a collegare due delle maggiori istituzioni di Venezia: le Gallerie dell'accademia e l'istituto Veneto di Scienze.Un detto si riferisce proprio alla "provvisorietà" di tale ponte per indicare una situazione che invece è diventata definitiva: "provvisorio come il Ponte dell'accademia". Prima dell attuale ponte, nel 1852 l ingegnere austriaco Alfred Neville, che aveva già diretto la costruzione di 37 ponti sospesi in ferro in Europa, propose un ponte di una sola travata orizzontale di 50 m di luce. Il ponte, chiamato Ponte della Carità, venne subito realizzato e aperto al pubblico, a pedaggio, il 20 novembre Il nome derivava dal vicino complesso della Carità che comprende Convento, Chiesa di Santa Maria della Carità e Scuola Grande della Carità. Questi edifici, sconsacrati e in disuso, sono diventati poi sede dell Accademia di belle arti di Venezia e attualmente ospitano le Gallerie dell Accademia. Il ponte iniziò dopo alcuni anni a presentare problemi statici, per la debolezza di alcuni punti della struttura, e nel periodo fascista presentava ormai preoccupanti segni di deperimento e corrosione. Nell attesa della costruzione di un nuovo ponte in pietra, per il quale era stato indetto un concorso, vinto dal progetto degli architetti Torres e Briazza, venne costruito in soli 37 giorni un ponte provvisorio in legno progettato da Eugenio Miozzi ( ), che venne aperto al pubblico il 15 febbraio 1933 e che, vista la sua solidità, non è stato più sostituito. Il legno del ponte ha avuto bisogno tuttavia di una manutenzione continua e costosa, e nel 1986 è stata necessaria la totale sostituzione degli elementi in legno, con l inserimento di archi metallici in grado di reggere meglio la struttura. Nel 2009 il Comune di Venezia ha pubblicato un bando di gara, attraverso il quale si intende arrivare ad un progetto di ricostruzione del ponte stesso, mantenendo però la struttura metallica portante; la parte in legno invece verrà rifatta con altri materiali. Il ponte sarà completamente privo di barriere architettoniche. La scelta di una ricostruzione è stata dettata dagli eccessivi costi di manutenzione, ordinaria e straordinaria, che la struttura in legno richiede. Il ponte della costituzione o ponte di Calatrava Nel 1997, l artista Santiago Calatrava regalò a Venezia il progetto di un quarto ponte sul Canal Grande che unisce Piazzale Roma con la stazione di S. Lucia. Due anni più tardi il comune della città acconsentì alla costruzione e affidò l incarico allo stesso architetto. I lavori incominciarono nel 2003 e sarebbero dovuti durare circa un anno e mezzo, ma si protrassero per quasi sei anni. Infatti, a causa di continui rinvii e dubbi, di fatto, i lavori incominciarono nel 2007, in concomitanza dell arrivo dei primi materiali. Il costo totale per il ponte si aggira attorno ai 13 milioni di euro di gran lunga superiori rispetto ai 7 previsti dall appalto. Il progetto mostra un ponte dalla forma arcuata con una campata di 81 metri, larghezza di 6 metri alla base e 9 al centro per un altezza di 10 metri al culmine; la

6 struttura è in acciaio, i pavimenti in vetro della Saint Gobain, pietra d'istria e Trachite Grigia Classica di Montemerlo. Anche i parapetti sono in vetro, con corrimano in ottone. All'interno dei corrimano sono installate lampadine a led che dissipano il raggio di luce nei parapetti in vetro. Si sono poi evidenziati alcuni problemi progettuali, per esempio un aspetto da non sottovalutare è il fatto che la pioggia rende scivolosa la superficie del ponte in vetro impedendone un sicuro attraversamento. Il ghetto La storia Il ghetto di Venezia era la zona dove gli Ebrei erano obbligati a risiedere. Esso si trova nel Sestriere di Cannaregio ed oggi è la sede della comunità ebraica di Venezia. La zona un tempo era delimitata da cancelli e gli abitanti non potevano uscire dall alba al tramonto. E diviso in tre zone: Ghetto Vecchio, Nuovo e Nuovissimo. Attualmente la comunità ebraica del Ghetto di Venezia risulta decisamente ridotta (30 residenti), ma sono ben 500 gli iscritti ad essa. Mentre un tempo nel Ghetto di Venezia erano fiorenti le attività bancarie e tipografiche (specialmente nel XVI secolo), la principale risorsa al giorno d'oggi è il turismo. La parola ghetto ha una etimologia incerta, la più accreditata la fa discendere dalla parola veneziana geto, pronunziato ghèto dai locali ebrei di origine tedesca, inteso come getto, cioè la gettata di metallo fuso; questo perché il ghetto di Venezia era il luogo dove sorgeva una fonderia di ferro. Le origini del nucleo ebraico in laguna sono avvolte da zone d ombra. Si sa che i primi rapporti commerciali tra ebrei e veneziani avvennero intorno al X secolo, ma fu solo nel 1385 che il Senato permise la formazione di una prima colonia di ebrei di origine tedesca, successivamente nel 1397 vennero concessi dei soggiorni limitati e gli ebrei furono obbligati a portare un segno distintivo: un cerchio giallo sul mantello, poi trasformato in un berretto prima giallo infine, dal 1500, rosso. La situazione cambiò dopo il 1509 quando masse di profughi affluirono in laguna, in fuga dai Lanzichenecchi di Massimiliano d Asburgo: essi si rifugiarono in laguna, sparsi da San Cassiano a Sant Agostino, da San Geremia a San Polo, in numero sempre maggiore, trovando subito una difficile convivenza con la popolazione locale (anche aizzata dai Frati Minori). L impossibile coesistenza fu una delle cause che spinse alla decisione di rinchiudere gli ebrei in un quartiere ghetto, senza espellerli, ma continuando ad esercitare un controllo sui loro capitali. Li Giudei debbano tutti abitar unidi in la Corte de Case, che sono in Ghetto apresso San Girolamo, ed acciocchè non vadino tutta la notte attorno: Sia preso che dalla banda del Ghetto Vecchio dov è un Ponteselo piccolo, e similmente all altra banda del Ponte siano fatte due Porte, qual Porte se debbino aprir la Mattina alla Marangona (campana di San Marco che scandiva il lavoro all Arsenale); e la Sera siano serrate a ore 24 per quattro Custodi Cristiani a ciò deputati e pagati da loro Giudei a quel prezzo che parerà conveniente al Collegio Nostro Era il 29 marzo 1516: la Serenissima decretava la concentrazione in laguna di

7 circa settecento ebrei di origine tedesca e italiana, in un area isolata della città, già sede di una fonderia. Una zona malsana, prossima alle carceri e al convento di San Girolamo, i cui religiosi avevano l incarico di seppellire i giustiziati. Nacque così il primo ghetto della storia. Gli ebrei furono così obbligati a gestire i banchi di pegno del ghetto e a pagare un gravoso tributo annuo. La strazzarìa, il commercio dell usato, era l unico mestiere alternativo concesso, se si eccettuano la professione della medicina e il lavoro di pochi fortunati nelle stamperie. Nel 1541, si decretò la reclusione, nell area attigua del Ghetto Vecchio, di un gruppo di ebrei eterogeneo, benestante, composto da mercanti dell impero ottomano e da altri scampati alla cacciata dalla penisola iberica (1492). In quegli anni Venezia stava vivendo una difficile congiuntura economica dopo la guerra contro i turchi ( ): era diminuito il volume d affari con il levante, mentre emergeva la concorrenza del porto di Ancona. Perciò gli ebrei apparivano ai Cinque Savi alla Mercanzia (la magistratura preposta al settore mercantile) come una vera e propria ancora di salvezza. Si ampliò il ghetto, il GHETTO NOVO, che inglobò orti e poche case, con modalità in parte diverse rispetto a quanto era avvenuto precedentemente. C era l obbligo del segno, ma i nuovi ebrei non si occupavano né di prestito né di strazzarìa: i loro soggiorni in ghetto erano brevi (inizialmente quattro mesi, poi fino a due anni), e per molto tempo fu vietato loro di condurvi le famiglie. I nuovi mercanti ebrei portavano con loro abitudini orientali, pregavano alla turchesca e indossavano turbanti; le loro donne esibivano vesti fastose, berretti alti e rigidi con ornamenti in pietre, costosi gioielli, in contrasto con le modeste abitudini degli ebrei tedeschi dei primi insediamenti. Con l arrivo nel 1589 della cosiddetta nazione ponentina (ebrei sefarditi marrani), il ghetto di Venezia assunse la configurazione definitiva con i banchi di pegno e i negozi di strazzarìa nel grande campo, le sinagoghe e le casetorri e i palazzetti più eleganti. Nel Ghetto Novo, lo spazio risultò presto insufficiente (vi erano solo due metri quadri per abitante): le case furono perciò frazionate con tramezzi di legno, si elevarono gli edifici fino a raggiungere i nove piani, creando i primi grattacieli del Cinquecento. Ogni nazione edificò la propria sinagoga, mimetizzata all esterno ma impreziosita all interno con una vera e propria gara fra i diversi gruppi (che mantennero sempre riti separati). Malgrado i pesanti condizionamenti fiscali ed economici, la comunità venne assumendo un ruolo sempre più importante per la Serenissima: il ghetto era un centro commerciale utile non solo agli ebrei residenti o stranieri, ma agli stessi cristiani, che tutte le mattine, all apertura dei cancelli, si riversavano nelle sue calli. Al massimo del suo splendore, prima della pestilenza del 1630, l Università degli ebrei (così si chiamava allora la comunità) contava quasi 5 mila persone. Una memoria dei Cinque Savi, del 15 marzo 1625, stimava in 100 mila ducati annui il contributo ebraico per il bene pubblico e l utile privato della città. Gli ebrei benestanti, anche se in ghetto, vivevano con sfarzo (come testimoniano i frequenti tentativi di prevenire l ostentazione del lusso e il diffondersi del gioco d azzardo). All interno dei portoni, oltre ai luoghi di studio e di preghiera, si trovavano un teatro, un accademia di musica, cenacoli e salotti letterari. Sulla calle principale del Ghetto Vecchio si affacciavano ogni sorta di botteghe: da quelle di più immediata utilità a una libreria nel campiello delle Scole; esistevano un albergo con 24 stanze, presso la Scuola Levantina, una locanda e un ospedale in corte dei Barucchi, insomma quasi una città nella città, che però fu travolta dall arrivo della peste del L'isolamento e le norme igieniche ritardarono, ma non impedirono il dilagare della peste nel Ghetto. Nel cimitero del Lido, una lapide indica la sepoltura cumulativa di quel flagello: Hebrei Passata la peste, la città uscì prostrata anche economicamente. Il ghetto si riprese, però, relativamente in fretta: la popolazione aumentò nuovamente, grazie a un flusso di ebrei dall Europa orientale in fuga dai massacri dei cosacchi, che spinsero all apertura nel 1633 di una nuova area, il cosiddetto GHETTO NOVISSIMO. La decisione dei Cinque Savi alla Mercanzia di predisporre dignitose possibilità residenziali per attirare in laguna nuovi gruppi ebraici fu spinta dalla necessità di ridare linfa all economia veneziana.

8 Non bastarono, tuttavia, le ricchezze dei mercanti ebrei: le guerre contro i turchi dissanguarono definitivamente le risorse di Venezia, mentre le scoperte geografiche, spostando i commerci dal Mediterraneo all Atlantico, trasformarono la Serenissima in un centro finanziario periferico. Con l arrivo di Napoleone e la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797, i cancelli furono abbattuti e agli ebrei furono riconosciuti tutti i diritti. La storia della comunità ebraica si allaccia a quella del popolo veneziano, poi italiano. Facendo un salto temporale e giungendo nel 1938, possiamo ricordare la promulgazione delle leggi razziali fasciste, che diedero inizio alla deportazione ebraica nei campi di sterminio. La Soah vide la morte ci circa 200 ebrei Veneziani. Monumenti e curiosità Il ghetto di Venezia è caratterizzato da case torri, sviluppate in altezza e non in larghezza, poiché dovevano ospitare il maggior numero possibile di abitanti. Troviamo cinque sinagoghe che derivano dalle antiche sinagoghe, dette SCOLE: Scola Grande Tedesca, Scola Canton, Scola Italiana, Scola Levantina, Scola Spagnola. Le loro facciate non sono molto sfarzose, perché le leggi ebraiche non lo consentono, ma al loro interno sono molto ricche e sono fra le più belle in Europa. Nel campo del Ghetto Novo, incastonato tra le due più antiche sinagoghe veneziane, si trova il MUSEO EBRAICO di Venezia; un piccolo, ma ricchissimo museo fondato nel 1954 dalla Comunità Ebraica veneziana. I pregiati oggetti esposti al pubblico, importanti esempi di manifattura orafa e tessile databili tra il XVI e il XIX secolo, sono testimonianza della viva tradizione ebraica. Il museo propone inoltre un ampia selezione di libri e manoscritti antichi e oggetti in uso nei più importanti momenti del ciclo della vita ebraica. Qui è visibile il MONUMENTO ALL'OLOCAUSTO (1980), che è opera dello scultore lituano Arbit Blatas. Frequenti sono i ristoranti con cucina Kosher Santa Maria dei Miracoli Storia Questa chiesa si trova nel sestiere di Cannaregio. Il progetto venne affidato all'architetto Pietro Lombardo che, con l'aiuto dei figli Tullio e Antonio, progettò e costruì questo piccolo tempio nel giro di 8 anni ( ). È uno dei primissimi edifici di stile rinascimentale a essere stati costruiti a Venezia: nel corso del XVI secolo vennero effettuati degli interventi agli interni. La grande conquista del Rinascimento, rispetto al passato, è stata quella di aver creato negli spazi interni quello che i greci antichi avevano realizzato per l'esterno dei loro templi, dando vita ad ambienti regolati da leggi immediatamente percepibili e facilmente misurabili dall'osservatore. Nel 1997 è stata oggetto di un accurato restauro, che ha permesso ai turisti e ai veneziani di godere completamente delle sue bellezze artistiche.

9 Tradizione Nella seconda metà del XV secolo esisteva un dipinto, posto ad un angolo dell'abitazione del mercante lombardo Angelo Amadi. Ritenuto miracoloso dagli abitanti della zona, a questo dipinto si affidavano gli abitanti, per chiedere numerose grazie. Da qui la necessità di rendere omaggio al quadro della Vergine con una costruzione degna dei suoi miracoli. Esterno La chiesa si presenta con una struttura rettangolare, il lato sinistro affonda nell'acqua di un canale. La facciata pentapartita è divisa in due ordini, invertiti rispetto ai classici canoni vitruviani: l'ordine inferiore, con capitelli corinzi, è architravato, mentre quello superiore, ionico, è composto da 5 archi ciechi. Sovrasta la facciata un ampio frontone semicircolare, decorato da un rosone, 3 oculi e 2 cerchi marmorei. L'intera facciata è ricoperta di marmi policromi (bianco, serpentino, giallo e rosso); sopra il portale vi è un timpano curvilineo, decorato da un busto raffigurante la Madonna col Bambino. Basilica San Giovanni e Paolo La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo detta San Zanipolo in dialetto veneziano è la più grande costruzione sacra di Venezia. Questo edificio in mattoni ha una lunghezza di 102 metri ed un altezza di 35 metri. Con il monumento equestre a Colleoni nella piazza antistante e la Scuola di San Marco, questo complesso forma un impressionante composizione di costruzioni gotiche e rinascimentali. La costruzione della chiesa durò quasi 200 anni e fu un progetto dei Domenicani a Venezia. San Zanipolo viene spesso e volentieri chiamato dai veneziani pantheon, visto che la Basilica custodisce i resti mortali di 27 dogi veneziani. Gli interni L esterno della basilica viene lasciato molto semplice. Nell interno invece la costruzione a tre navate è sorretta da enormi colonne e sembra molto grande grazie alla vista libera che raggiunge addirittura l abside, invasa dalla luce. 27 sepolcri rigorosamente realizzati in stile gotico e rinascimentale sono distribuiti in tutta la chiesa. Già presso la parete occidentale si trovano i colossali sepolcri dei dogi Pietro, Giovanni e Alvise Mocenigo. Segnano molto bene il passaggio dal rinascimento al barocco: dal sepolcro rinascimentale con le statue di Ercole fino alla colossale tomba sopra il portale centrale. La navata laterale sinistra Nella navata laterale sinistra ci sono tre monumenti funebri: il primo è il sepolcro del doge Nicolò Marcello, il secondo è quello di Tommaso Mocenigo, bell esempio per lo stile di transito dal tardo gotico al rinascimento, dove venne usato per la prima volta il letto a baldacchino in stoffa; il terzo sepolcro, forse il più antico della Basilica, è situato nella Cappella Cavalli, dove giace il doge Giovanni Dolfin. Il presbiterio L altare maggiore ha la forma di un arco di trionfo e qui si trovano le statue dei due patroni Giovanni e Paolo. Inoltre ci sono quattro sepolcri ducali: all inizio del presbiterio, sul lato sinistro, si trova il sepolcro del doge Marco Corner, successivamente il sepolcro del

10 doge Andrea Vendramin, realizzato interamente in stile rinascimentale e sulla parete opposta sono situati i sepolcri dei dogi Leonardo Loredan e Michele Morosini. La navata laterale destra Nella navata laterale destra si trova un transetto decorato con alcuni bei dipinti, tra cui la pala d altare di Lorenzo Lotto, che presenta influenze di Tiziano. Nell adiacente Cappella di San Domenico, particolare è l affresco sul soffitto di Giovanni Battista Piazzetta, capolavoro del rococò veneziano nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Uscendo dalla cappella, raggiungerete poco dopo il monumento funebre, in puro stile gotico, del doge Silvestro Valier. Fu l ultimo doge seppellito nella Basilica intorno al Chi sono i dogi I primi dogi (dose in lingua veneziana derivata dal nome latino dux-ducis) furono magistrati bizantini nel IX e X secolo. In principio il dogato fu il vero centro del potere e le grandi e antiche famiglie patrizie cercarono di rendere ereditaria la carica, che invece prima era assegnata dai rappresentanti di un assemblea popolare, da rinnovarsi ogni anno. Il doge incarna la maestà dello stato. Indossa vesti sfarzose, manti in ermellino, oro e argento. Il corno ducale lo usa nelle numerose processioni, ma ne ha uno più prezioso chiamato zogia (gioiello) messo solo nel giorno della sua incoronazione e nel giorno di Pasqua. Alla sua morte viene esposto nella sala del Piovego di palazzo ducale, portato con enorme seguito fino alla chiesa di San Giovanni e Paolo. Il suo corpo viene sollevato nove volte dai marinai al grido di "Misericordia!" Ma quello non è il doge, è un saco de pagia, e maschera de cera. La vera salma viene seppellita di notte nel riserbo più assoluto nella sua tomba di famiglia. C'è rispetto, devozione e onore alla carica, ma non alla persona. Il doge è uno dei rarissimi magistrati veneziani con mandato illimitato. Una volta eletto, il doge si presenta al popolo in piazza San Marco nel suo pozzetto sorretto dagli arsenalotti con tanto di lancio delle monete alla folla festeggiante. Al doge venivano vietate molte cose. Non poteva proporre misure che aumentassero i suoi poteri, non poteva abdicare se non erano gli altri ad imporglielo. Non poteva ricevere nessuno in veste ufficiale senza la presenza dei consiglieri, non poteva concedere udienze private. Se qualcuno in qualsiasi circostanza gli parlava a tu per tu di affari di stato era obbligato a cambiare discorso. Non poteva esporre in pubblico il suo stemma. Né lui né i suoi parenti non potevano dare o ricevere doni. Nessuno doveva inginocchiarsi dinanzi al doge né baciargli la mano. Non poteva uscire da palazzo Ducale se non in forma ufficiale né andare a teatro o al caffè. Il doge non poteva andare in villeggiatura se non per motivi di salute. Curiosità Era il 1687 quando, come bottino di guerra, il doge Francesco Morosini portò dal porto di Pireo vicino ad Atene il più grande dei 4 leoni all'ingresso dell'arsenale. La spedizione era quella famosa in cui i veneziani distrussero a cannonate il Partenone, polveriera dei nemici turchi. Il monumento equestre a Bartolomeo Colleoni Il Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni è una statua bronzea di Andrea del Verrocchio che avviò l'opera a Firenze nella sua bottega, realizzata tra il 1480 e il 1488 per ordine della Repubblica veneziana nel 1479 e situata a Venezia in Campo San Zanipolo. Si tratta della seconda statua equestre del Rinascimento. Nel 1481 il modello di cera venne mandato a Venezia, dove nel 1486 si trasferì l'artista per completare l opera. Il più grande problema di questo tipo di rappresentazioni era la statica: se infatti si voleva rappresentare il cavallo al passo, con una zampa sollevata per dare un segno di maestoso incedere, ciò comportava notevoli preoccupazioni per le opere, poiché il pesantissimo bronzo veniva a essere legato a tre appoggi relativamente esili rappresentati dalle zampe del cavallo. Verrocchio fu il primo a riuscire con successo nell'impresa di appoggiare il monumento su tre sole zampe con il busto rigido ed energicamente ruotato, la testa saldamente puntata verso il nemico, le gambe rigidamente divaricate a

11 compasso, la gestualità grintosa e vitale. Le linee di forza ortogonali (orizzontale nel profilo superiore del dorso e del collo del cavallo, verticale della figura del condottiero) amplificano l'effetto dinamico. Il cimiero del Colleoni crea una zona d'ombra sul volto che lo incornicia rendendo più espressiva la mimica facciale arrabbiata. Dopo la morte dello scultore Verrocchio, il monumento fu terminato da Alessandro Leopardi che lasciò la firma sulla cinghia al petto del cavallo e disegnò l'alto piedestallo marmoreo. Bartolomeo Colleoni Bartolomeo Colleoni ( ) è probabilmente il più celebre capitano di ventura del XV secolo, condottiero bergamasco per 21 anni al servizio della repubblica, protagonista di numerosi eventi bellici ed immortalato dal Verrocchio nell omonima statua equestre a Venezia. Il Colleoni deve però tanta fortuna non solo al suo valore in battaglia, ma anche alla sua chiacchieratissima vita sessuale, oggetto di pettegolezzi: nel 1569, ad esempio, Pietro Spino lo chiamava volutamente Bartolomeo Coglione per esaltarne l eccezionale virilità, raffigurata addirittura nello stemma ufficiale di famiglia (originariamente tre testicoli, poi sostituiti da altrettante teste di leone). In effetti il Colleoni ebbe ben otto figlie dalla moglie Tisbe. Ma dove finisce la realtà e dove inizia la leggenda di questo incredibile soldato, capace di guadagnarsi la fiducia della sospettosa Venezia per oltre vent anni? E difficile dirlo con precisione; la stessa data di nascita del Colleoni è ancora oggetto di dibattito tra gli storici. Persiste così la tradizione dell anno 1400, nei dintorni della cittadina bergamasca di Solza. Dopo vent anni al servizio della repubblica veneziana, nel 1433 sposò la bella Tisbe e sembrò dimenticare per sempre le proprie ambizioni guerriere. Tuttavia lo scoppio di una nuova guerra lo vide ancora nei ranghi veneziani, facendosi onore ma guadagnando ben pochi denari. Riuscì comunque a compiere un impresa leggendaria, rifornendo la città con una flotta fluviale. Alla fine della lunga guerra ottenne in concessione diverse terre nella Bergamasca. Tuttavia Venezia continuò a maltrattarlo, riducendogli costantemente la paga per le truppe. Stanco di tanta ingratitudine, Bartolomeo fuggì e si unì ai Milanesi. Colleoni partecipò alla generale riscossa contro gli stessi veneziani e vinse. Venne poi tradito da un suo superiore che lo fece imprigionare insieme alla moglie agli arresti domiciliari. Sembrava la fine di una brillante carriera. Alla sua morte, nel 1474, il Colleoni, fra i lasciti testamentari, beneficò la città di Venezia degli stipendi arretrati e dispose che centomila ducati d'oro fossero impiegati nella guerra contro i Turchi. Chiedeva inoltre gli fosse eretta una statua equestre in bronzo di fronte alla basilica di San Marco ma la Repubblica di Venezia, da sempre contraria al culto della persona, deliberò, il 30 luglio 1479, che si erigesse la statua al Colleoni non in piazza San Marco, ma dinanzi alla Scuola di San Marco, in campo San Giovanni e Paolo. Basilica dei Frari La basilica dei Frari è situata nel campo dei Frari. Campo dei Frari è un campo di Venezia, situato nel sestiere di San Polo, tra Campo San Rocco e Campo San Stin. Il campo prende il proprio toponimo dall'antica presenza nel luogo degli ordini minori, detti in veneziano Frari. Campo dei Frari è uno dei campi più importanti e frequentati della città lagunare, per la presenza appunto del complesso della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari.

12 Storia La storia di questo monumentale ed artistico complesso affonda le radici nel secondo decennio del 1200 allorché i primi frati, seguaci di Francesco d'assisi, giunsero per la prima volta a Venezia. In qualche anno fu prosciugato il vasto stagno, conosciuto come "lago Badoer, e questo divenne il locus su cui i frati eressero il primo convento e la chiesa dedicata alla Madonna, e che i veneziani subito chiamarono Santa Maria dei Frari o più semplicemente "Frari". Poco dopo però ci si accorse che la chiesa risultava troppo piccola per ospitare un gran numero di fedeli, perciò fu ampliata e si costruì una seconda basilica contigua alla principale. Anche questa chiesa, nel giro di ottant'anni, risultò troppo piccola e si pensò di costruirne una terza più larga e lunga il doppio. Il progetto della nuova costruzione prevedeva di capovolgerne l'orientamento. Di lato fu creato il "campo dei Frari", con il pozzo per attingere l'acqua dolce, e sul lato destro gli edifici della Scuola dei Fiorentini. Addossata alla chiesa era sorta la prima abitazione dei frati: un piccolo convento ad un piano in legno e mattoni. Dopo un funesto incendio, il convento venne ricostruito ed ampliato. Con la soppressione napoleonica, i frati furono cacciati ed il convento, per qualche tempo, fu adibito a caserma. Poi fu trasformato in Archivio di Stato. Per l'enorme raccolta di documenti è uno dei più famosi archivi del mondo. Pittura Pala dell Assunta di Tiziano L opera fu commissionata a Tiziano dai frati francescani del convento dei Frari come pala d' altare. L'innovazione, rispetto alla pittura sacra veneziana dell'epoca, fu di una tale portata che i committenti rimasero sconcertati. I frati stavano infatti per rifiutarla, se non fosse stato per l'ambasciatore austriaco, che si offrì di acquistarla, riconoscendone e facendone riconoscere quindi il valore. Creò scandalo tra i pittori della Laguna, che faticarono ad accogliere il decisivo passo in avanti rispetto alla quieta e pacata tradizione precedente. La Madonna di Ca Pesaro La geniale innovazione di Tiziano in questa opera consiste nell'aver spostato la figura principale della Immacolata dalla sua tradizionale centralità ad una posizione laterale e pur sempre predominante, al vertice della piramide geometrica formata dagli altri personaggi. Trittico L'opera è un trittico, composta cioè da tre scomparti: al centro la Madonna in trono col Bambino e due angeli musicanti, a sinistra i Santi Niccolò e Pietro e a destra Marco e Benedetto.

13 Scultura Il monumento rinascimentale funebre in onore di Tiziano Per volontà dello stesso Tiziano che espresse il desiderio di essere sepolto nella Basilica dei Frari, ai piedi dell altare del Crocifisso per il quale realizzò la Pietà, sua ultima opera, due discepoli del Canova eseguirono quest imponente monumento funebre nel quale l artista venne collocato nella seconda metà del Cinquecento. San Girolamo di Alessandro Vittoria viene definita dal Fogolari "...una delle opere piu' famose del cinquecento" per l espressione michelangiolesca, il realismo anatomico, la forza. San Giovanni Battista di Sansovino E di marmo e metallo ed è situata nella cappella Corner. Il San Giovanni Battista è firmato dal maestro fiorentino ed è collocato sull ampia vasca della fonte battesimale. Altare del crocifisso L altare è di marmo. Sull altare ci sono diversi angeli due dei quali sono inginocchiati ai piedi del Crocifisso. Monumento al doge Pesaro. Il doge Giovanni Pesaro volle il suo monumento funerario nella chiesa dei Frari. L artista ideò un monumentale impianto architettonico, ponendo in alto, al centro, la statua del doge circondata da numerose altre sculture, collocate ai lati e in basso. L impianto architettonico e decorativo produce contrasti di ombre e di luci che rendono animata e scenografica la parete. Curiosità Il Patronato dei Frari: punto di riferimento per la città Il Patronato è per tutti un luogo di ritrovo un punto di incontro per l intera città con le sue iniziative culturali e con il suo famoso cinema del teatro dei Frari. Quando si visita la splendida basilica dei Frari a Venezia, ci si trova davanti ad una piramide. Si tratta di un monumento funebre, dedicato al grande scultore neoclassico Antonio Canova. Fu realizzato dai suoi allievi, seguendo un progetto del maestro per un monumento a Tiziano mai realizzato, per custodire il cuore dello scultore, mentre il resto delle sue spoglie si trovano nella sua città natale. La forma inconsueta di questo monumento è un chiaro messaggio per gli Iniziati, dal momento che Antonio Canova faceva parte della Massoneria e la piramide è il simbolo del Grande Architetto dell Universo.

14 San Giorgio dei Greci Storia La chiesa cattedrale greco-ortodossa di San Giorgio in Venezia, conosciuta con il nome di San Giorgio dei Greci, è la più antica e storica chiesa dell'ortodossia nella diaspora. Essa è stata per interi secoli una delle più splendide chiese ortodosse nel mondo. Si trova nel sestiere del Castello. Venezia ha conosciuto da sempre la presenza di greci, essendo un porto commerciale in continuo contatto con l'impero bizantino. Al momento del crollo dell'impero e della presa di Costantinopoli da parte dei turchi, un certo numero di greci ortodossi cercò riparo nella città lagunare. Ben presto ebbero bisogno d'una chiesa che fu edificata con il permesso di papa Leone X in un momento in cui si pensava che i greci fossero in comunione con la sede romana. La sua costruzione si è resa possibile grazie ai contributi dei greci ortodossi di Venezia e dei marinai greci di passaggio nella città. La costruzione dell'edificio iniziò nel 1539 per concludersi nel Campanile La caratteristica più evidente di questa chiesa è il campanile inclinato che sembra sul punto di cadere nel Rio dei Greci: la causa dell'inclinazione del campanile è lo sprofondamento. Fu costruito da Bernardo Ongarin durante il periodo Iconostasi L'iconostasi è una parete divisoria decorata con icone che separa la navata delle chiese di rito orientale dal Bema (santuario), dove viene celebrata l'eucaristia. L'iconostasi è caratterizzata da decorazioni in marmo e da pitture di Michele Damasceno raffiguranti vari santi e, sull'architrave, le Dodici feste. Completano la decorazione dell'iconostasi un Cristo Pantocrator di anonimo bizantino, risalente alla fine del Trecento e collocato nella parte centrale e una serie di pitture di scuola greca del XVIII secolo ai lati e lungo i pilastrini. Navate L'interno ha una struttura a navata unica ed è ricoperto di affreschi ad opera di Giovanni di Cipro. La navata e lo spazio centrale della chiesa, dove i fedeli si riuniscono per il culto. Oggi, nella navata ci sono panche o sedie, ma secondo la tradizione piu antica nella navata i fedeli dovrebbero rimanere in piedi. L arsenale L Arsenale è stato il cuore dell industria navale di Venezia dal XII secolo in poi. Il nome deriva dall arabo daras-sina ah (casa d industria), che a seguito delle variazioni subite nel tempo si è trasformato appunto in Arsenale. Da quella parola araba deriva anche la Darsena, ossia gli specchi d acqua artificiali interni all Arsenale stesso. Generalmente la parola arsenale indica l insieme delle armi e delle macchine da guerra, invece l Arsenale riferito a Venezia indica proprio l industria navale della città, che può essere definita tale poiché anticipò di circa 600 anni il concetto di catena di montaggio: gli Arsenalotti, ossia gli operai dell industria, montavano in successione dei pezzi su dei manufatti-base; essi costituivano il cuore dell Arsenale, ed erano circa 1500/2000, un numero elevatissimo per l epoca, circa il 5% della popolazione ( abitanti).

15 La storia dell Arsenale è abbastanza complessa, nonostante parta nel XII secolo; in cinquant anni, dal 1150 al 1200, si forma il primo nucleo, che costituisce l Arsenale Vecchio. E situato tra San Pietro di Castello e la parrocchia di San Giovanni in Bragora, nel cui interno vi è la Darsena Vecchia. Questo luogo era perfetto per la difesa contro gli attacchi nemici, ma era anche il punto di arrivo del legname proveniente dal Cadore. La prima testimonianza di tutto ciò risale al Dal 1304 al 1326 viene edificato l Arsenale Nuovo, e al suo interno la Darsena Nuova. Si costruiscono inoltre delle officine per la fabbricazione di remi, dei depositi di peci, cavi, sartiame, legnami, chiodi, ancore, catene, delle strutture murarie per la fabbrica, nuovi cantieri e infine delle Corderie della Tana, per la produzione di cordami. Nel 1390 si termina la costruzione delle Fonderie e nel 1377 inizia la costruzione delle due torri dell ingresso ad acqua. Nel 1453 si sa cade l impero Romano d Oriente che viene invaso dagli Ottomani. Essi costituivano una minaccia per tutta l Europa Occidentale, a causa della potenza del loro esercito. Venezia dunque rafforza l intero Arsenale dal punto di vista militare per fronteggiare la pericolosa flotta ottomana. Nel 1460 viene terminata la costruzione della Porta di Terra, del nucleo della Sale d Armi e dell officina dell Artiglieria. In quasi un secolo, dal 1473 al 1570, vengono acquistati dei terreni paludosi a nord della Darsena Nuova, che vengono bonificati per costituire il territorio su cui verrà costruito l Arsenale Nuovissimo; questa volta non si costruiscono più depositi per i materiali, ma edifici per i lavoratori, come residenze esterne per gli stessi, magazzini per i cereali e forni pubblici: gli Arsenalotti erano infatti il cuore dell industria, e assicurare loro una buona qualità di vita garantiva un ottima efficienza lavorativa. Sulla Darsena Nuovissima vengono costruite delle tettoie e dei cantieri, le cui costruzioni terminano nel Al termine del XVI secolo, l Arsenale raggiungeva i 24 ettari di superficie. Bisogna fare ora un salto temporale. Venezia viveva in prosperità e abbondanza, il suo Arsenale era efficiente tanto da produrre un galeone al giorno e nessuno aveva mai osato contrastare la sua potenza militare marittima in tutto il mare Adriatico. Fino alla fine del XVIII secolo. Napoleone nel 1797 e nel 1798 invade Venezia, mette fuori uso tutte le navi, licenzia i 2000 Arsenalotti, saccheggia la città e ruba i cannoni; indebolisce dunque di molto l Arsenale, in quanto temeva la flotta veneziana. Dal 98 fino al 1805 gli Austriaci entrano a Venezia e scacciano i Francesi. L Arsenale viene riassestato in parte e riprende l attività di cantiere. Dopo la caduta dell Impero napoleonico nel 1814, Venezia rientra nell Impero d Austria e diviene il più importante elemento della Marina Imperiale Austro Veneziana. Nel 1866 entra a far parte del Regno d Italia a seguito della terza guerra d indipendenza, e ci rimarrà fino ad oggi. Dal 1876 al 1909, il direttore del Genio militare di Venezia, Giuseppe Morando, unisce la Darsena Nuova alla Darsena Nuovissima, formando la Darsena Grande. Nel XX secolo l Arsenale si avvia verso il lento declino: i costi di produzione di navi moderne e sempre più complesse diventavano sempre più elevati, e anche il numero crescente degli Arsenalotti costituiva un costo elevatissimo. Oggi l Arsenale non è più operativo, ma rimane comunque una meta turistica. Si possono ammirare le due torri dell ingresso ad acqua e la famosa Porta di Terra. L Arsenale porta con sé gran parte della storia di Venezia, e dal punto di vista dello spazio rimane importante, occupando circa 46 ettari di Venezia stessa. L'ingresso in Arsenale della Biennale di Venezia, avvenuto nel 1980 con l'utilizzo degli spazi delle Corderie in occasione della prima Mostra di Architettura, rappresenta la prima importante iniziativa di riconversione dell'antica fabbrica. Nel '97 Thetis, azienda attiva nel campo delle tecnologie marine, si è insediata nell'area nord confermando la vocazione dell'arsenale ad assumere la nuova funzione di polo scientifico e culturale della città. Da una decina d'anni l'amministrazione comunale ha messo a punto un progetto di riconversione dell'intero complesso.

16 Palazzo Ducale Camminando per piazza San Marco, sommersa da turisti, si erge tra la Piazzetta e il Molo, il maestoso Palazzo Ducale, sede della Grandissima Repubblica di Venezia; oggi uno dei simboli della città. Oltre a essere il luogo dove si prendevano decisioni politiche-economiche e commerciali, vi risiedeva anche il doge. La prima edificazione del Palazzo risale verso il IX secolo. Nel corso degli anni fu più volte demolito anche a causa di incendi. Nella ricostruzione, il palazzo fu ampliato e nel XVII secolo, furono aggiunte le Prigioni Nuove collegate al palazzo dal Ponte dei Sospiri, il cui nome si riferisce al sospiro del prigioniero, che uscendo dal Palazzo dopo il giudizio, poteva per un ultima volta intravedere la laguna e la libertà attraverso le piccole finestre del ponte, prima di essere rinchiuso dietro le sbarre. Durante il nostro viaggio d istruzione, abbiamo potuto vedere solo la parte esterna del Palazzo, poiché la visita degli interni era inclusa nel cosiddetto piano B cioè in caso di mal tempo. All esterno, si posso contare 36 colonne, tozze e schiacciate a causa della mancanza dei basamenti. Le tre facciate principali si sviluppano attorno ad un cortile, il cui quarto lato è formato dal corpo laterale della basilica di San Marco. Il grande portone di ingresso ha il nome di Porta della Carta ed è stato chiamato così poiché vi venivano affisse le nuove leggi e i decreti. Varcata questa porta si accede al cortile, dove sono collocate due vere da pozzo in bronzo per l approvvigionamento idrico del complesso e le due scale che collegano il cortile con il palazzo. Tra queste due scale, la Scala d Oro conduce direttamente dalle logge ai due piani superiori. Le stanze interne del palazzo si suddividono su due piani. Quelle più importanti, sono destinate all amministrazione economico-politica della Repubblica. Al primo piano, si trova la Quarantia Civil Vecchia, dove amministravano la giustizia. Le armi come le munizioni, venivano deposte nella sala del Guariento, importante per gli affreschi di Guariento. La sala più importante del primo piano è la Sala del Maggior Consiglio. Qui si tenevano le assemblee della magistratura veneziana; ogni domenica ad un ora stabilita, quando la campana di piazza San Marco suonava, tutti i magistrati si riunivano sotto il Doge. Nella Sala del Magistrato alle leggi, invece, si riunivano i tre patrizi che avevano il compito di far eseguire le leggi e gli ordini del commercio del mercato di Rialto. Al secondo piano troviamo la Sala del Collegio, nella quale si riunivano i Savi e la Signoria che si occupavano della politica estera e dei territori fuori la laguna; essi dovevano inoltre predisporre e coordinare i compiti del Senato. Nella Sala del Senato, si riuniva il Senato, che doveva sovrintendere agli aspetti economici finanziari come il commercio e la politica estera. L ultima sala tra le più importanti è la Sala del Consiglio dei Dieci, che si occupava del controllo della religione, della politica estera e della difesa dello Stato.

17 Piazza San Marco San Marco Nell 828 le reliquie di San Marco, che si trovavano ad Alessandria d'egitto, secondo la tradizione, vengono trafugate e trasferite a Venezia dal Doge Giustiniano. In quei tempi le reliquie rappresentavano una fonte di ricchezza attirando pellegrini e mercanti: quella di San Marco in particolare, in quanto avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone Patrono ed emblema sotto forma di leone alato. Piazza San Marco Così come si presenta oggi, la piazza San Marco è il risultato di un lungo processo di adattamento, attraverso il quale spazio ed edifici si modellano in rapporto all evoluzione complessiva della città e rispondendo alle esigenze funzionali rappresentando la comunità veneziana. La sua estesa dimensione deriva dall esigenza di raccordare le funzioni pubbliche ospitate negli edifici che vi prospettano. Essa aveva la funzione di ospitare, prima, la chiesa edificata a San Teodoro e poi la successiva localizzazione della residenza del Doge. Caffè Florian È il più antico caffè italiano e rappresenta uno dei simboli della città lagunare. Inaugurato il 29 dicembre 1720 da Floriano Francesconi con il nome di Alla Venezia Trionfante, fu ben presto ribattezzato dagli avventori "Floriàn", dal nome del proprietario nel dialetto veneziano. Da allora ha proseguito ininterrottamente fino ai giorni nostri la sua attività quotidiana di caffè, divenendo meta privilegiata di veneziani, italiani e stranieri La libreria marciana Contiene una delle più pregiate raccolte di manoscritti greci, latini ed orientali del mondo. L'architetto incaricato della progettazione fu Jacopo Sansovino che impose un forte segno sulla facciata della biblioteca, senza sminuire il valore e il significato della stessa. Acquistò maggior importanza nel 1603, quando la Serenissima Repubblica impose ad ogni stampatore veneto di depositare una copia di ogni libro stampato alla biblioteca marciana.

18 Procuratie nuove e vecchie Sono imponenti edifici che prendono il nome dal loro uso di abitazione dei procuratori di san Marco. Sono divise in 3 ali: quelle vecchie a nord e le nuove a sud. A loro tempo sono stati centri nevralgici del potere veneziano. Ala napoleonica, o procuratie Nuovissime Fu costruita da Napoleone, per farle posto demolirono un vecchia chiesa che poco dopo fu ricostruita. L ala fu usata sia da Napoleone sia più tardi dalla dominazione austriaca come sede del potere politico. Negozio Olivetti Inizialmente doveva essere il punto d'esposizione della suddetta azienda, ma dopo la riapertura del 2011 ha perso questa sua funzione ristrutturato dal FAI come esempio di architettura moderna dell architetto veneziano Scarpa. La torre dell Orologio L orologio è dotato di un meccanismo a carillon, attivato nel giorno dell'epifania: allo scoccare di ogni ora, il pannello delle ore si apre per lasciare passare un carosello di statue in legno rappresentanti i personaggi della Natività e i Re Magi. La Basilica di San Marco La basilica di San Marco vive nel corso della sua storia due importantissimi ruoli: quello di chiesa palatina, cappella del Palazzo Ducale e, dal 1807, quello di cattedrale della città; è il luogo intorno alla quale più di ogni altro ruotò la vita religiosa e pubblica della città, dove venivano celebrate le più importanti ricorrenze e dove si assisteva alla nomina del doge. Consacrata nell 832, la sua complessa struttura, dove sono presenti elementi bizantini, romani e gotici reinterpretati in maniera veneziana, ma soprattutto la sovrapposizione dei successivi interventi, oggi lascia trasparire difficilmente l originaria fattura. Questa imponente basilica a croce greca con cinque enormi cupole è la terza chiesa ad essere stata eretta in questo luogo. La prima, costruita nell IX secolo per custodire il corpo di San Marco, andò distrutta a causa di un incendio. La seconda fu abbattuta nell XI secolo per far posto ad un edificio più spettacolare, che rispecchiasse la potenza della repubblica. Quadriga Opera proveniente da Costantinopoli: è una composizione di cavalli in bronzo razziati dai Veneziani dall ippodromo della capitale d Oriente. I cavalli originali sono conservati nel museo di San Marco, mentre sulle balconate sono presenti delle copie.

19 Cupola della Genesi È un mosaico presente nell atrio realizzato nel XIII secolo da artisti veneziani. Vi è illustrato il racconto del primo libro della Bibbia, ovvero dalla creazione del mondo fino alla cacciata di Adamo ed Eva dall'eden. Tale racconto è diviso in ventisei scene distribuite all'interno di tre fasce circolari concentriche sopra le quali corre il testo biblico in latino. Cupola della pentecoste La cupola della Pentecoste celebra la discesa dello Spirito Santo e della nascita della Chiesa. Sulle due volte ai lati della cupola si vedono i martiri degli apostoli. La cupola della Pentecoste presenta un'emanazione di dodici raggi di luce d'argento, divergenti dalla colomba dello Spirito Santo sopra il Trono, che si trasformano in una fiammella rossa al contatto con il capo dei dodici apostoli seduti. Nelle sedici finestre sono raffigurati i popoli convertiti al cristianesimo ad opera degli apostoli. Sui quattro pennacchi appaiono quattro angeli. Cupola dell Ascensione La cupola dell Ascensione, decorata nella seconda metà del XII secolo, si trova al centro della basilica e raffigura l Ascensione al cielo di Cristo, al quale sottostanno la Vergine, situata tra due angeli, e i 12 apostoli. Più esternamente vi sono sedici figure femminili simboleggianti le Virtù e Beatitudini: Speranza, Fede, Giustizia, Fortezza, Temperanza, Prudenza, Umiltà, Dolcezza, Contrizione, Astinenza, Misericordia, Pazienza, Castità, Modestia, Costanza, Carità. Infine, sui pennacchi, i quattro Evangelisti. Iconostasi Iconostasi gotica della navata dal presbiterio sostituisce una precedente del Duecento. L attuale opera, risalente alla fine del XIV secolo, appartiene ai fratelli veneziani Pierpaolo e Jacobello dalle Masegne ed è costituita da 14 statue in armo bianco raffiguranti i 12 apostoli con la Vergine e San Marco.

20 Lavori in loco Un viaggio nel radium pulchritudinis Durante il viaggio in treno, dopo esserci giocate a bim bum bam ciò che rimaneva, io e le mie compagne abbiamo vinto il mercato. Il nostro foglietto prevedeva l arrivo al mercato di Rialto a mezzogiorno circa, purtroppo a causa del ritardo del treno e delle nostre guide alle prime armi, siamo arrivati quando il mercato stava per chiudere. Noi, però, non ci siamo lasciate prendere dallo sconforto e abbiamo cominciato a correre come pecorelle smarrite, fino a quando ho fatto una domanda che le ha inchiodate: Ragazze, sapete tornare indietro?. Ci siamo guardate e abbiamo capito perché è facile perdersi a Venezia; poi prese dall entusiasmo di esplorarla, abbiamo trovato in tempo la famosa Pescaria, ci siamo divise i compiti in modo pratico per intervistare l ultimo pescivendolo rimasto. La prima cosa che ho notato del mercato è che non si trova in un campo, come nelle nostre città si trova negli spazi aperti, ma è composto da bancarelle che corrono lungo più calli, i banchi che offrivano le stesse categorie di prodotti si trovano tutte vicine. Lo stesso per il pesce, che viene venduto in un unico posto, sotto un portico che emana il tipico odore percepibile a kilometri: e forse per questo abbiamo trovato la Pescaria! La prima domanda che abbiamo posto è stata sul genere di acquirenti: il pescivendolo ci ha detto che i suoi prodotti sono acquistati sia da veneziani giovani e non, sia da ristoranti e attività che li propongono a un gran numero di clienti. Quando ho sentito per la prima volta parlare di veneziani giovani, ho realizzato anche che qui non vivono solo anziani, anche se sono maggioritari, perché nel mio immaginario distorto a Venezia c erano solo turisti e veterani natii. I pesci più venduti sono le seppie, i polpetti, i canestrelli, le sardine, i salmoni, i calamari, le orate, i rombi, i branzini, le piovre, le sogliole, i polpi e i palombi. Tutti sono proposti con i nomi in Italiano affiancati da quelli in dialetto veneziano, come le sogliole chiamate soli, i polpi buscardine e i palombi asia. Trovare le bancherelle della frutta e verdura è stato decisamente più semplice perché ce ne sono in gran quantità, oltre al fatto che catturano l attenzione, poiché vi sono, esposte in ordine, cassette con ogni genere di ortaggio, di ogni colore, che quasi brillano. Mentre Camilla e Federica immortalavano le frutarie ed erbarie che a Milano non si trovano così belle, Michela e Rebecca domandavamo cosa fossero alcuni prodotti a noi sconosciuti e quali fossero i loro impieghi nelle cucine veneziane. La mano di Ilaria ha annotato alcuni nomi che indicano i diversi tipi di carciofi o alcune loro parti come i fondi e le castraure, che sono i primi carciofi nati. Ci è stato raccontato da un rivenditore che i fondi vengono tagliati e conservati nell acqua, dove galleggiano, e poi vengono cucinati come i normali carciofi e mangiati cotti o crudi in insalata. Le castraure invece, sono cucinati bollendoli oppure utilizzati nei pasticci, piatto che abbiamo sentito nominare più volte, quindi molto diffuso. Un altro prodotto ortofrutticolo che abbiamo ritrovato spesso è il cren, un familiare del rapano che viene grattugiato nel bollito e lascia un aroma piccante. Ci siamo anche chieste se i prezzi del pesce e della frutta e verdura fossero uguali a quelli che ci sono qui in Lombardia, così abbiamo confrontato i prezzi di alcuni prodotti.

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