STORIE CON LE MANI E CON I PIEDI. Un bambino che legge

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1 Un bambino che legge Un bambino che legge si dimentica dei piedi, ha schegge di luce negli occhi ardenti. Un bambino che legge è un bambino che va lontano senza che nessuno lo tenga per mano. (Angelo Petrosino) 1

2 LE AVVENTURE A CELLAFIUME La notte stellata e tranquilla, nella quale ogni bambino del mondo fa sogni felici, è incantevole e brillante. Ad un certo punto il cielo sembra abbracciare con una luce abbagliante un piccolo paesino: CELLAFIUME. In questo paese c'è un segreto magico e misterioso, nemmeno i suoi abitanti capiscono il perché di tutto questo incantesimo, sembra non ci sia spiegazione: è così e BASTA! Tutti i bambini dai dieci ai diciotto anni, insomma adolescenti, sono consigliati ed aiutati dalle loro Mani, le quali hanno nomi e idee apposite per loro. Il protagonista di questa storia, Leo, è vittima di bullismo da parte di un ragazzo di nome Alex. Leo ha tanti amici: la sua amica Giulia e le sue Mani, con nomi stravaganti, Frico e Billy; il suo amico Pachi e le sue Mani, Es ed Enza. Sono tutti dalla parte di Leo. Lui, però, crede sempre di essere solo, indifeso, privo di idee e soprattutto inutile, forse perchè non vuole affrontare Alex. Gli amici e le loro Mani gli fanno capire che deve dimostrare al suo carnefice che le cose non vanno così. Le Mani misteriose e magiche, parlano, intrecciano opinioni e incoraggiamenti, come fili di un tessuto dorato e scintillante, dal quale si resta affascinati. Leo tace, si ferma ad ascoltare, forse per la prima volta riesce a catturare quel coraggio e quello slancio che non ha mai conosciuto, perché subiva e basta. Decide così di parlare con Alex e diventare suo amico: la vita non è tutta "Rose e Fiori". Lui non conosce i pensieri di Alex: "è sicuro che lui voglia proprio essere un bullo? si interroga dubbioso Leo. Un fatidico giorno il ragazzo, dopo aver ascoltato i consigli delle Mani dei suoi amici, e dopo aver scoperto soprattutto le sue, uscito da scuola vuole andare a parlare con il famigerato bullo, ma. si blocca impaurito, perché assiste ad una brutta scena. Il padre di Alex lo sta picchiando e lui piange fortissimo a singhiozzi. Così Leo decide di andarsene e rimandare la sua chiacchierata. Solo per curiosità, il giorno dopo, poco prima di andare a scuola, passa da casa di Alex e nota che il padre non gli dà cibo, soldi, niente, ma quando Alex prova a chiedere qualcosa, riceve solo uno schiaffo e nemmeno un saluto. Non è che Alex è costretto a comportarsi da bulletto e a picchiare solo per avere cibo e rispetto, cosa che il padre non gli offre? chiede una delle sue Mani a Leo. Forse hai ragione! esclama l'altra mano. A scuola Leo racconta subito tutto a Giulia, che obbliga Leo a parlare ed aiutare Alex. Una volta davanti a Leo, però Alex preferisce far volare la sua mano e picchia Leo, che poi si ritrova con un occhio gonfio. Leo ci riprova, e ancora e ancora per quasi una decina di volte, ma sempre fallisce fino ad un nuovo giorno. In questo fatidico giorno, dopo un acquazzone scrosciante e turbolento, un mix di colori si distendono nel cielo a formare l'arcobaleno. Quasi come se fosse un buon presagio Leo si fa coraggio e ritorna da Alex, che dopo esser stato picchiato nuovamente dal padre per motivi quasi inesistenti, scappa via di casa. Avendo perso l'autobus per la scuola si ritrova ad un incrocio, dove incontra Leo. Questi gli cammina accanto, silenziosamente prima, offrendosi come volontario per aiutare Alex a risolvere i suoi problemi con il padre, dopo. Alex però fa finta di niente e prova a tirare un pugno a Leo, che si salva grazie all'intervento della sua Mano. Questa con una notevole autorevolezza sgrida Alex e lo convince a farsi aiutare. Leo inizia ad invitarlo a casa sua. Escono insieme: diventano migliori amici e insieme riescono ad affrontare il padre di Alex. Il padre non sa come comportarsi trovandosi di fronte i 2

3 due ragazzi così determinati e da quel giorno non picchia più suo figlio. Di conseguenza Alex, una volta eliminata la tentazione e l'obbligo di picchiare per sfogo e rabbia, potrà impiegare le sue Mani nella sua vera passione: LA SCRITTURA. Gli anni passano velocemente quando si è giovani e Alex ostinato fino in fondo diventa un famoso scrittore. E LEO? Leo, oggi, è membro ufficiale di una grande associazione per proteggere i diritti dei bambini! EMANUELE FILOGRANO 3

4 LA STORIA DI UN SOGNO Nella città di Cellafiume tutti conducevano una vita autonoma e tranquilla. I cittadini andavano al lavoro, facevano acquisti e andavano a scuola. La scuola più frequentata era l'istituto comprensivo statale "Nicolaus Roncus". In questo istituto c'erano ragazzi molto laboriosi, creativi e alcuni erano molto accoglienti, ma altri non erano educati e obbedienti. Nell istituto c erano molti corsi e attività: informatica, musica, ginnastica generale. Un alunno molto bravo, soprattutto nella corsa, era Giulio. Egli durante una partita di calcio, scoprì il suo più grande talento: la corsa. Quando correva i suoi piedi volavano, il cuore batteva a mille e la testa era libera da pensieri troppo pesanti e oscuri. Questo suo talento si trasformò in lavoro: guadagnava tanti soldi, vinceva tante gare. Grazie alla corsa conobbe anche sua moglie, la sua più accanita ammiratrice. Purtroppo una notte, mentre stava tornando a casa, fece un brutto incidente con la macchina. La mattina seguente si svegliò in ospedale e sfortunatamente aveva perso le gambe. Per Giulio iniziò un periodo difficile e duro: non correva più, non si allenava più ed era sempre triste. Ma un giorno, mentre faceva la sua passeggiata mattutina, fu colpito da un annuncio : lezioni di chitarra per tutti. Giulio amava la musica. Quando era ragazzo faceva il batterista in una band assieme ad alcuni suoi amici. Così si decise e iniziò ad intraprendere questa nuova esperienza: lezione dopo lezione, iniziò a crescere in modo esponenziale il suo interesse e la sua passione per la musica come quella che aveva avuto per la corsa e studiò tutti gli strumenti che avrebbe potuto suonare con le sue mani. Giulio, dopo cinque anni di studio, con le sue mani piene di calli, continuò a suonare e, non contento e mai stanco, scrisse anche un libro in cui raccontava l importanza dei sogni e come affrontare gli ostacoli della vita. NICLA CAVONE 4

5 IL SOGNO DI UN RAGAZZO Come tutti sanno il principale problema che affligge il nostro pianeta è la guerra. Già dall antichità gli uomini si sono fatti strada nell evoluzione uccidendosi a vicenda. Dopo la caduta del nazismo si credeva di essere entrati in una nuova era, pacifica e serena. Ma non era proprio così, perché il dolore era ancora presente. I potenti in capo al mondo non riescono a comprendere che con la guerra non si può ottenere la pace, ma solo altri conflitti. Questa tematica mi fa ricordare un insegnamento molto importante che ho appreso durante la notte, mentre sognavo In un lontano paesino chiamato Cellafiume, c era un orribile guerra durata anni e anni tra due importanti popolazioni di due diverse famiglie : le Mani e i Piedi. La guerra ebbe inizio circa 500 anni fa quando le popolazioni antiche combattevano per conquistare sempre più nuovi territori. Né le Mani e né i Piedi si fidavano a vicenda. Un giorno una popolazione straniera decise di attaccare Cellafiume per trafugare tutte le sue ricchezze e conquistarla, sottomettendola al proprio dominio incontrastato. Gli abitanti presi dai loro conflitti non si accorsero che i Karim, gli invasori, stavano prendendo tutto quello che aveva valore. Durante uno scontro a sangue una Mano si sentì male ed iniziò a chiedere aiuto, anche se nessuno le dava retta. Ad un tratto un Piede si avvicinò alla Mano sofferente e le chiese se avesse bisogno di aiuto. Lei disse che non si sarebbe mai aspettata che un Piede venisse in suo soccorso. All improvviso tutti gli abitanti smisero di combattere tra di loro, perché il trambusto portato dagli invasori fu così sonoro da distrarre la lotta civile perenne nel piccolo paesino. Dopo anni di dittatura e feroce dominio da parte dei Karim gli abitanti di Cellafiume, le Mani e i Piedi, decisero di allearsi per difendere il loro villaggio. Cacciarono via i Karim a suon di calci e pugni ed infine il sindaco di Cellafiume decise di scrivere un motto per il suo paese: non restare con le mani in mano, siamo piedi e mani e il prossimo aiutiamo! CHRISTIAN DI STASI 5

6 LUCA e ANDREA C era una volta, nella città di Cellafiume, un ragazzo di nome Andrea. Andrea aveva capelli chiari, gli occhi azzurri, era alto. Indossava magliette con immagini di teschi e pantaloni strappati. Andrea aveva un caratteraccio soprattutto con le ragazze che prendeva a CALCI, PUGNI, SCHIAFFI e le trattava male anche con le parole. Così i suoi professori ingaggiarono uno degli psicologi più bravi al mondo, che si chiamava Luca MANONI. Questi non curava le persone facendole sdraiare su uno scomodissimo, gelido e cupo lettino e facendo delle domande ogni cinque secondi, come se il paziente fosse accusato di un reato, ma osservando i movimenti delle mani e dei piedi. Il giorno seguente Luca, lo psicologo, decise di convocare Andrea. Adesso Andrea ti darò un foglio e lì scriverai il motivo per cui ti comporti così male, ma lo terrai per te disse il medico. Andrea subito rispose: perché vuoi che scriva il motivo, senza che tu lo veda? Luca rispose immediatamente: lo scoprirai subito, tu nel frattempo comincia a scrivere. Così uscì e spiò Andrea da un foro nella parete. Vide subito che le MANI di Andrea tremavano per quello che stava scrivendo, perciò entrò e fece delle domande al ragazzo. Quando la discussione si fece più accesa il medico gli chiese: chi ti induce a fare queste cose? Andrea con un fil di voce disse: Mio padre mi fa credere che le donne sono inferiori agli uomini e che quindi vanno trattate male. Così il padre di Andrea fu tenuto sotto controllo dalla polizia e dai servizi sociali e Andrea, libero finalmente da quella ipoteca mentale, da quella bieca stortura, creò una famosa fondazione per la protezione delle donne. NICOLAS DINATALE 6

7 Alla ricerca di CI ed EM EM era una mano molto presuntuosa, elegante e non gli piaceva andare a scuola, perché odiava studiare. PI era un piede che faceva colpo su tutte le ragazze: era molto alla moda, gli piaceva andare a scuola, perché c erano molte ragazze che a lui sembravano molto belle. CI era il corpo: gli piacevano le cose scintillanti, le pailettes, la scuola non faceva per lui, perchè non andava d accordo con le professoresse. TI era la testa, non andava proprio d accordo con i suoi fratelli, perché voleva sempre fare il capo. Vestiva sportivo, ed essendo antipatico, non piaceva a nessuna ragazza. EM e PI un giorno erano disperati, perché non trovavano più CI. Si sentivano persi. Chi camminava da una parte e chi dall altra. Nel frattempo EM venne schiacciato da un piede forte e massiccio. PI si era allontanato troppo per poterla soccorrere, quindi questo piede che schiacciò EM chiamò l ambulanza. PI ad un tratto vide che TI non era preoccupato per la scomparsa di CI, quindi cominciò a seguirlo perplesso. Passò un oretta e PI si accorse che EM non tornava, quindi smise di seguire TI e cominciò a cercare EM. EM non si trovava più e PI si stava agitando, sia per la scomparsa improvvisa di CI, sia per la scomparsa di EM. Così decise di seguire ancora TI, perché non mostrava alcuna preoccupazione né tanto meno tristezza per la scomparsa dei fratelli. PI vide che TI entrò in un negozio di alimenti, comprò del buon cibo, ma PI si chiese perché avesse bisogno di tutto quel cibo. PI venne chiamato dall ospedale e gli fu comunicata la notizia dell incidente di EM: non era nulla di grave, soltanto una piccola frattura al mignolo. PI andò subito a prendere EM e continuarono le ricerche del loro fratello. PI ed EM andarono a casa e si sedettero un po sul divano per rilassarsi, e all improvviso sentirono dei rumori venire dallo scantinato. Scesero di corsa lungo le scale buie e sopresaaa!!! Ecco TI che stava attaccando CI al lampadario e tutto quel cibo serviva a nutrirlo, per non farlo morire di fame. PI ed EM spaventati ed inorriditi presero TI per le braccia. Lo guardarono intensamente negli occhi e con le loro mani iniziarono ad accarezzarlo. TI capì che non doveva essere così cattivo, quindi decise di chiedere scusa a tutti i suoi fratelli. Così da quel giorno diventarono una cosa sola. E tra loro non ci fu più cattiveria, gelosia, invidia o altri sentimenti che li avrebbero potuti separare. Riunirono tutti i loro talenti in una unità armonica ed indivisibile. DEBORA LAROCCHIA 7

8 UN PROFONDO DISCORSO Un giorno nella città di Cellafiume arrivò un ragazzo di nome Max. Egli era molto cattivo ed odiava tutto quello che lo circondava: persone, cose e animali. Max era molto alto ed era molto robusto. Aveva i capelli color nocciola e gli occhi color cioccolato, aveva mani grandi e grosse che, ad un solo colpo, potevano rompere una tavola di legno. Era diventato molto cattivo a causa della separazione dei suoi genitori. Il primo giorno di scuola picchiò almeno tre ragazzi, solo perché erano stati gentili con lui. Tutto questo continuò per mesi e nel frattempo Max costringeva i suoi coetanei a rovinare la natura. Max diceva agli altri ragazzi di calpestare e rovinare la natura con i loro grandi piedi. Dopo alcuni giorni una ragazza di nome Lily decise di affrontare Max. Così con tutto il suo coraggio, Lily dopo la scuola, andò a parlare con Max. Max inizialmente stava per picchiare Lily con le sue mani grandi e grosse. Ad un certo punto dentro di lui udì una vocina proveniente dal cuore, che gli sussurava di ascoltare quello che voleva dire Lily. Max dopo essersi calmato fece parlare Lily, che con un discorso molto profondo, gli fece capire che non doveva calpestare i diritti della Natura, non doveva rovinare l ambiente circostante, annullando il diritto per tutti di godere delle bellezze del creato. La natura è come la vita: più curata è e sempre più bella sarà. Poi gli fece capire che anche se lui picchiava la gente non risolveva niente, anzi così si sarebbe demoralizzato sempre di più e magari un giorno cacciato nei guai. Max rimase molto colpito da questo discorso e soprattutto dalla canzone dei Modà che la sua amica gli dedicò Dove è sempre il sole. Dopo alcuni giorni, canticchiando le parole di quella canzone tu sei un pensiero bellissimo che mai si perderà. Tu sei un respiro bellissimo iniziò ad essere buono con tutti e ad usare le sue mani per curare la natura. Max col passare dei giorni diventò sempre più bravo e buono. ILENIA TACCOGNA 8

9 LA FORTEZZA SPAVENTOSA La storia di Andrea. Andrea, un ragazzo dall animo crudele, aveva progettato già da piccolo un arma dalle dimensioni gigantesche concepita per causare una catastrofe senza precedenti nella storia. Con le sue mani scrisse il progetto su un foglio tecnico e lo fece vedere alla sua professoressa, che ne rimase completamente sconvolta. La laurea del futuro criminale. Dopo essersi laureato in ingegneria nucleare, Andrea ottenne un lavoro profumatamente pagato con la bellezza di 3000 euro al giorno. Costruì l arma all interno di un grattacielo, nascondendo le sue intenzioni a tutti. Che ne sarà del mondo? Dieci anni dopo quel grattacielo crollò: l arma si era attivata. Era un tipo di torre metallica o si poteva definire fortezza mobile. Aveva quattro piedi per reggersi e 99 cannoni con razzi sufficienti per far saltare in aria cinque case contemporaneamente, tanto che gli uscivano dalle sue tre mani di acciaio. Una manovra del piede fece precipitare il grattacielo. Un ragazzo di nome Arturo. Arturo, un ex-compagno di classe di Andrea, rimase sconvolto dopo aver visto quella torre gigantesca e per evitare la distruzione della sua città, si infiltrò nella fortezza. Andrea, invece, se ne stava nella sala di comando e usava la fortezza come se fosse un automobile. Infatti usava le mani per controllare il volante e i piedi per spingere i pedali. Intanto Arturo si addormentò, perché respirò un gas allucinogeno, attivato da Andrea, che si era accorto della presenza indesiderata del suo ex compagno. Dopo aver perso i sensi Andrea trasportò Arturo in un tipo di prigione sotterranea, collocato nello strato più basso della torre. Pensò di invertire il flusso di energia della fortezza, ma innescò inavvertitamente un meccanismo di autodistruzione. Accortosi di ciò, Andrea voleva scappare, ma incontrò Arturo che si stava risvegliando e cercava 9

10 di liberarsi dalla sua prigionia. In preda al panico ed entrambi di fronte ad una possibile fine, i due collaborarono per volatilizzarsi da quel posto e non rimetterci la pelle. Dopo essere riuscito a portare la fortezza fuori dalla città, Arturo entrò in una capsula di salvataggio con Andrea e la fortezza esplose. E dopo? Andrea fu arrestato dai poliziotti e Arturo ricevette il premio NOBEL per la pace. Il cuore della storia Le mani e i piedi sono i nostri arti per eccellenza e senza di loro non potremmo fare niente. Per esempio Andrea ha usato le sue mani per costruire la fortezza, anche se era una cosa cattiva, ma ingegnosa. Per disattivare la fortezza e saltare in una capsula di salvataggio, Arturo ha usato le mani e i piedi a fin di bene, dimostrando coraggio, tempismo e fiducia nelle sue possibilità. MARCELLO DE LETTERIIS 10

11 MANI PER SCRIVERE PIEDI PER GIOCARE Giorgio era un ragazzo attivo, simpatico e aveva, come tanti ragazzi, la passione per il calcio. Era anche molto bravo a scrivere e rendeva sempre orgogliose le insegnanti e sua madre, che si ritenevano molto fortunate ad avere un figlio e un alunno diligente ed intelligente. Insomma una vita perfetta!! Un giorno un uomo bussò alla porta della casa di Giorgio, presentandosi nelle vesti di un editore in cerca di giovani promesse. Disse che aveva letto i testi e le storie di Giorgio, che la maestra gli aveva mostrato in precedenza, e ne era rimasto straordinariamente colpito. Lanciò una proposta fulminea ai suoi genitori: se avessero permesso al loro figlio di lavorare su un libro per poche settimane, avrebbe dato loro la bellezza di Detto questo e lasciati di stucco i genitori se ne andò consegnando nelle mani del padre il suo biglietto da visita. Quei soldi avrebbero risollevato le condizioni economiche della loro famiglia, ma i genitori non volevano costringere il figlio a fare una cosa che non desiderava. Nello stesso istante in cui l uomo sconosciuto usciva da casa di Giorgio, egli arrivò di corsa, spalancò la porta, come suo solito, perché aveva fretta di annunciare ai suoi genitori una notizia strepitosa, completamente ignaro della questione dell editore. Il comune della sua città organizzava un torneo di calcio per giovani e abili atleti come lui contro le squadre delle altre province. Lui era stato scelto come attaccante nella sua squadra dal suo allenatore. La mamma e il papà, in quel momento, si sentirono nei guai fino al collo. Con molta diplomazia e un pizzico di audacia spiegarono al loro figlio della proposta dell editore e Giorgio rimase veramente deluso. Mani per scrivere o piedi per giocare? Odiava i dilemmi esistenziali e poi per lui il calcio era come liberarsi da ogni pensiero e problema. Concentrarsi sulla partita era come vivere di più per lui e poi si divertiva tantissimo... Ma anche scrivere era bello e rilassante ed entrava in un mondo tutto suo, tranquillo, perfetto, senza angolature da rifinire e si sentiva come un monaco del tibet quando medita... Alla fine sapete cosa fece? Accettò la proposta dell editore, mettendo in moto non solo le sue mani, ma tutto il suo cuore alla ricerca di una storia che potesse risarcirlo di una partita mancata. E quella storia narrava proprio della vita di un calciatore, che con i suoi piedi correva a perdifiato per raggiungere un pallone e segnare il goal della sua vita. MARIO DIGIGLIO 11

12 I RIBELLI Iacopo, un abitante allegro e vivace di Cellafiume, un paesino felice in mezzo alla montagna, aveva una passione: la musica. I suoi vicini di casa erano soliti criticare e spettegolare, perchè appena la madre di Iacopo si allontanava di casa, lui iniziava a navigare con il suo strano computer, cercando pianisti famosi, cantanti internazionali, insomma appassionati di musica come lui. Le loro canzoni le ascoltava a tutto volume e non si stancava, finchè non le risentiva per almeno dieci volte, soprattutto le canzoni di Ligabue. Le sue mani e la sua sorellina Sarah, una bambina allegra e con il sorriso sulle labbra, erano le uniche che approvavano questa passione. Infatti Sarah aveva un debole per il canto e le mani di Iacopo facevano sempre finta, mentre la prof. di Arte parlava, di suonare il pianoforte. I suoi compagni di classe andavano più per il rap e le canzoni di Fabri Fibra e lui era l'unico a cui piaceva il pianoforte. La sua migliore amica, Ilary, era una ragazza molto gentile e affettuosa. Era pazza per la chitarra e appoggiava appieno tutti i sogni di Iacopo, nutrendo la speranza di poterli realizzare insieme. Il fratello maggiore di Ilary, Jeorge, anche se era nato senza braccia, era un mostro del ritmo, e pur di suonare insieme a sua sorella si fece costruire un nuovo strumento: la piederia, che suonava con tanto orgoglio. A questo punto a Iacopo venne un'idea: avrebbe creato l'unico gruppo musicale non rock degli ultimi anni, formato da lui, la sua amica Ilary, Sarah e Jeorge. Dopo tanta fatica per aver fatto tutto di nascosto, era arrivato il momento di far fruttare il loro lavoro. Così decisero di andare alla più vicina casa discografica, con la speranza di incontrare le persone giuste. Infatti, fortunatamente, riuscirono a farsi ricevere dal cantante Ligabue, al quale chiesero di poter partecipare ad un suo concerto. Il nome del gruppo era: "I Ribelli!!". Dopo un po di incertezze, il cantante famoso si fidò e capì che facevano sul serio e che non ci perdeva nulla a farli provare. Una volta esibiti tutti cambiarono idea e pensarono che i Ribelli non fossero un gruppo di pazzi. La gente comprese la bellezza di un tale evento, perchè capirono che anche un disabile può realizzare i propri sogni, qualunque sogno sognato e perseguito con tenacia. Con un po di lavoro e fantasia si può fare di tutto! Per il suo compleanno Iacopo ricevette il regalo migliore che potesse mai avere, sia per lui, ma soprattutto per le sue mani: un vero pianoforte tutto per sè! Dopo essere diventati un gruppo famoso decisero di inventare un loro stemma: una mano e un piede incastrati in una chiave di violino!!!!! EMILY PAVONE 12

13 TUTTO PER UNA PARTITA DI CALCIO Tutto cominciò in un bellissimo paesino in mezzo alle montagne chiamato Cellafiume. Qui viveva un adolescente di nome Giovanni, un ragazzino molto calmo e dolce. Un giorno, mentre aiutava la mamma a portare la spesa, incontrò dei ragazzi che giocavano a calcio. Lui incuriosito si avvicinò a questi e Antonio con il suo amico Francesco, due ragazzini molto strafottenti, subito lo aggredirono, dicendogli di andarsene, perchè i loro compagni, imbranati come lui, non lo volevano. Così Giovanni, come al solito, tornò a casa abbattuto, piangendo. Ci ritentò per altre due volte senza aver alcun risultato. La quarta volta fu più coraggioso e chiese a Francesco cosa aveva lui che non andava e il motivo per cui non gli permetteva di poter giocare con tutti loro. Così Francesco e Antonio, insieme al loro gruppetto, decisero di mettere alla prova Giovanni. Gli chiesero di andare alle case popolari a rubare dei soldi. Giovanni pur di giocare con il gruppetto lo fece, anche per far vedere quanto valeva. Egli portò ottanta euro e tutti gli altri della gang, felici e soddisfatti, lo fecero giocare con loro. In verità Giovanni dopo aver fatto una partita, capì che aveva sbagliato e che le persone lo dovevano apprezzare per come era e non per quello che faceva per loro. Così Giovanni con tutto il coraggio che gli era rimasto e cercando di trovare qualcosa di buono in sè stesso, si avvicinò di nuovo a Francesco chiedendogli di restituire i soldi. Prima ci fu un battibecco: Francesco e gli altri non erano molto d accordo e glielo stavano dimostrando con urla e spintonate, credendo di intimorirlo con le loro minacce. Giovanni rimase impassibile alla loro furia, alle loro offese e quelli vedendolo determinato gli lanciarono per terra quei soldi sporchi. Così Giovanni ritornò in quel posto povero e diede indietro il maltolto alla famiglia alla quale lo aveva sottratto, senza incolpare nessuno, dicendo che era stato lui. La famiglia non denunciò il ragazzo, perchè lo conosceva: loro sapevano che se Giovanni aveva fatto questo sicuramente non era stato per sua volontà. Anche il gruppetto tanto altezzoso e prepotente capì che bisognava apprezzare gli altri diversi, perchè Dio fa nascere le creature sulla terra, ognuna con un compito speciale. Tutti impararono una lezione: Giovanni imparò che l amicizia non è ricattabile e che non si deve esser schiavi di nessuno; i ragazzi del gruppo impararono che bisognava essere tutti amici senza escludere o disprezzare nessuno. ANNA SAITTA 13

14 SI PUO' FARE TUTTO Mirco è un ragazzo molto intelligente ed educato di quattordici anni. Non è come tutti i ragazzini della sua età: è solare, allegro, amorevole e con la passione per la scienza per questo viene sempre preso in giro dai suoi pari. Egli sa bene che deve lasciar stare i bulli, e per non scoraggiarsi, ha il suo motto: si può fare tutto. Stimolato da questo suo grido di battaglia si mette in testa di creare un progetto per salvare il mondo dall'inquinamento e questo è successo grazie alle sue conoscenze. La preside della suola, sapendo dell'artefatto di Mirco, vuole organizzare una conferenza per mostrare a delle persone importanti il suo progetto. Il presidente del club della scienza, vuole rubare il progetto rinchiuso in una cupola di vetro, ma non ci riesce, perchè la preside lo scopre a frugare nel cassetto, dove erano nascoste le chiavi per aprire la cupola. Mirco continua ad andare avanti col progetto, ma il tutto si rivela un fallimento, perhè la gente non crede sia possibile che un ragazzino quattordicenne sia stato in grado di ideare un manuale per comportarsi bene nei confronti dell'ambiente. Grazie alla mente che ha progettato, alle mani che hanno scritto e ai piedi che hanno portato l'elaborato al Presidente della Repubblica, Mirco è diventato un eroe. Tutti ora lo rispettano e grazie a questa vicenda, egli ha dimostrato due cose: non ci si deve mai arrendere e che...si PUO' FARE TUTTO! AURORA PETRUZZI 14

15 SARA E LE SUE MANI MAGICHE Era una limpida giornata d inverno, faceva molto freddo, anche se un pallido sole cercava di riscaldare l aria. Sara era una ragazza molto vivace, ma anche tanto sensibile. Era molto intelligente e riusciva a prendere ottimi voti a scuola facendo felice i suoi genitori, Mirko e Donatella. Sara abitava in un paesino vicino ad Agrigento di nome Fiordaliso e aveva una grande passione: il pianoforte!!!. Non aveva mai preso una lezione di strumento, ma da quando si erano trasferite in quella casa e avevano trovato nella sala quel pianoforte abbandonato dai vecchi proprietari, la sua vita era cambiata. La prima volta che aveva toccato quei magici tasti con le sue mani, aveva provato dentro di sé un emozione così grande, che aveva deciso che quella sarebbe stata la sua vita. E così ogni giorno le sue magiche mani toccavano il pianoforte, facendo nascere dolci melodie che riempivano la casa di armonia e amore. La mamma estasiata nel sentirla suonare decise di mandarla a scuola di pianoforte. Da subito la sua insegnante capì che Sara era un talento naturale e che dalle sue mani nascevano suoni e note così importanti che tutto il mondo doveva ascoltare. La sua insegnante decise di iscriverla ad un provino per entrare in una delle più prestigiose scuole di musica d Italia. Il giorno del provino Sara era tutta emozionata: c erano ragazzi bravissimi che come lei volevano suonare con i più bravi musicisti del mondo. La selezione fu dura e difficile, ma lei si sedette al suo pianoforte e ad un tratto, quasi per magia, le sue mani iniziarono a muoversi su quei tasti bianchi e neri quasi d impulso, componendo una melodia che fece rimanere stupiti tutti i professori della commissione. Questi si guardarono l uno con l altro emozionati dalle sensazioni che stavano provando. Avevano deciso: lei avrebbe rappresentato la scuola per il concorso mondiale di musica. Da quel giorno Sara non ha più smesso di suonare ed ora viaggia in tutto il mondo esibendosi nei teatri più famosi ed importanti. Ringrazia sempre le sue magiche mani che hanno realizzato il suo sogno e donano a chi le ascolta mille sensazioni e mille emozioni. NICOLE SARACINO 15

16 LE AVVENTURE DI QUATTRO FRATELLI Un giorno la moglie di un povero uomo morì e lui rimase solo con i suoi quattro figli Peter, Silvia, George e Ansel. Una mattina, il 20 giugno 1983, partì e lasciò i suoi figli in un orfanotrofio, che già da lontano faceva rabbrividire. Li lasciò perché non poteva accudirli. Nell' orfanotrofio i ragazzi venivano trattati male sia dai maestri, sia dagli altri ragazzi. Venivano picchiati con pugni, schiaffi, calci e ogni giorno i loro volti e i loro corpi diventavano sempre più ammaccati, come una macchina dopo aver fatto un incidente mortale. Diventavano sempre più magri, perchè non mangiavano. Questi poveri ragazzi, arrivati finalmente alla maggiore età, scapparono da quell'inferno, denunciarono la direttrice e la fecero rinchiudere in prigione per maltrattamento minorile. Da quel momento cominciarono a cercare il loro papà, per capire il motivo per cui li avesse abbandonati. Viaggiarono per mari e per monti, ma inciamparono in molte disavventure: furono rapiti da dei briganti; poi furono arrestati per aver rubato nella cassaforte di una banca, perchè non avevano abbastanza soldi. Furono scagionati grazie ad un loro vecchio amico dell'orfanotrofio, che per caso aveva letto il giornale e li aveva riconosciuti dalla foto. Quando uscirono presero in prestito una vecchia barca e remando remando si ritrovarono dall'altra parte del mondo. Ma nonostante queste disavventure riuscivano sempre a liberarsi e a superare il tutto. Una mattina soleggiata mentre stavano per ricominciare il viaggio, passarono da un bar per prendersi un caffè. Proprio in quel bar c'era un uomo strano: era il loro papà. All'inizio non lo riconobbero, ma quando uno dei ragazzi gli rivolse la parola, capirono che si trattava proprio di lui. Cominciarono ad abbracciarsi, ad accarezzarsi, a ballare per la felicità. Il padre spiegò loro il motivo per cui li aveva abbandonati e parlò della sua povertà: non aveva soldi, non aveva un lavoro e non aveva una casa. Il padre promise che non li avrebbe abbandonati mai più, anche se ormai i suoi figli erano già maturi. I figli lo perdonarono, perchè in questi casi l'amore del proprio genitore vale più di qualsiasi altra cosa. LORENZA SCHINGARO 16

17 AMORE FRA DIVERSI Nella classe di mio cugino Luca era presente un ragazzo di sedici anni di nome Gabriele: dolce, simpatico e affascinante. L unica cosa che lo rendeva diverso dagli altri era l assenza delle MANI e dei PIEDI a causa di un incidente spaventoso in macchina, all età di quattro anni, che lo costringeva su una sedia a rotelle. Questo handicap lo aveva cambiato in maniera radicale, perché prima era un bambino solare e sempre sorridente, dopo l incidente era diventato un ragazzo solitario, perché non voleva la presenza degli altri. Le sue giornate erano tutte uguali: stava seduto per ore e ore davanti alla tv. Sembrava proprio incollato sulla sedia! Era diventato un ragazzo timido e chiuso. Egli diceva che non avendo due elementi essenziali, era diverso, proprio come lo chiamavano i suoi amici. L unica sua gioia era il fratellino Leonardo di due anni: con lui trascorreva i momenti migliori, però ogni volta si rattristava, perché non poteva abbracciarlo e quindi non poteva dimostrargli realmente il suo affetto. Gabriele amava la scuola. In pagella aveva tutti dieci e, per questo, era molto fiero di sé! I suoi amici lo invidiavano e lo criticavano e il giovane ragazzo, naturalmente, era infelice. Riacquistare le mani e i piedi era l unico desiderio che sin da sette anni avrebbe voluto realizzare, perché avrebbe potuto abbracciare, accarezzare suo fratello, avrebbe potuto correre, fare lunghe passeggiate sul bel prato verde, avrebbe potuto giocare a calcio, il suo sport preferito, e andare in bici. Un giorno nella sua classe arrivò una nuova alunna. Il suo nome era Mia. Anche lei era costretta su una sedia a rotelle, perché le mancavano tre vertebre. Mia era una ragazza allegra, spensierata e, come tutte le altre, era anche un po testarda. Il suo handicap l aveva portata a restare ore davanti alla tv, come Gabriele. Anche Mia si sentiva esclusa. Tra la ragazzina e Gabriele nacque una profonda amicizia. Ogni giorno si incontravano: un giorno a casa di Mia e un altro a casa del ragazzo. Finalmente Gabriele non si sentiva più solo; ora aveva Mia, oltre al fratellino. Gabriele chiese alla mamma di riavere mani e piedi: voleva che gli si fossero impiantate delle protesi. La mamma, però, non poteva affrontare una simile spesa. Gabriele si lamentò con la mamma, che non capiva le sue esigenze. Allora si confidò con Mia e questa si fece venire un idea. All insaputa di Gabriele andò dalla sua mamma e le offrì il suo aiuto economico per l operazione; la sua famiglia, infatti, era ricca e poteva mettere a disposizione la cifra necessaria per restituire mani e piedi al suo amico. A Gabriele furono impiantate le protesi: ora poteva finalmente correre e riabbracciare suo fratello e questo lo doveva solo a Mia. La 17

18 ragazza, che intanto si era innamorata di lui, non aveva il coraggio di rivelare a Gabriele i sentimenti che provava. Gabriele non perse tempo a confessarle il suo amore: i due si fidanzarono. Il ragazzo, però, voleva ricambiare il gesto di generosità di Mia. Anche la ragazza aveva il desiderio di ritornare a camminare, ma l operazione era rischiosa e lei non aveva mai avuto il coraggio di affrontarla. Fu Gabriele a infonderle il coraggio e ad accompagnarla in sala operatoria. Furono ore di angoscia, ma quando l operazione ebbe termine, i medici rassicurarono il ragazzo sull ottima riuscita dell intervento. Finalmente ora iniziava una nuova vita per i due ragazzi, una vita NORMALE MARISTELLA TARANTINO 18

19 TRE AMICI SULLA LUNA Quest'estate nello spazio sono partiti Mirko e Gianmarco, due astronauti professionisti, per cercare di sopravvivere due mesi sulla luna e scoprire qualcosa di nuovo. Mirko ha 28 anni ed è alto, magro, con gli occhi celesti e molto,ma molto bello. Gianmarco ha 26 anni, è uno scienziato ed insegna nella scuola superiore di Lublino, in Polonia. Una volta partiti, a quasi metà strada dalla loro meta, Mirko scoprì un guasto al razzo e Gianmarco con le sue MANI d'oro cercò di ripararlo. Dopo aver riparato il guasto, Gianmarco scese dal razzo sulla Luna. All'improviso comparve una pietra magica, che galleggiava nell atmosfera. Era come un brillante luccicante e sembrava viva. Mirko, con il suo sesto senso, suppose che forse quella pietra potesse avere dei poteri particolari. Gianmarco allora la mise alla prova e ogni cosa che desiderava si avverava. Mirko era invidioso che Gianmarco avesse trovato quella pietra. Allora provò anche lui a esprimere un desiderio, ma non successe nulla. Quando tornarono nella navicella Mirko chiese a Gianmarco se gli regalava quella pietra che avverava ogni suo desiderio. Così Gianmarco la donò a Mirko. Dopo tanti sforzi per afferrarla, perché sembrava non volesse andare nelle mani di Mirko, questi con un gesto brusco la fece cadere a terra e si ruppe in mille pezzi. Arrivò dalla Terra, per una missione sulla luna, Edoardo, un loro amico, che sapeva sistemare gli oggetti. Edoardo era andato lì anche lui, perchè le provviste di cibo erano finite. Mirko gli chiese se poteva riparare quella pietra. Un giorno dopo Edoardo gliela sistemò facendogli notare che si doveva trattare di un oggetto davvero molto importante. Gianmarco ascoltò la conversazione fra i due amici e lo rivolle indietro. Edoardo arrabbiato uscì e all'improvviso comparve anche a lui un altra pietra magica, ma questa valeva ancora di più, perchè era d'oro. Mirko intuì che quel sasso era più potente di quello di Gianmarco. Egli era molto infelice e deluso, perchè era l'unico ad essere senza una pietra magica. Il giorno dopo, invece di dimenticare tutta la storia, continuarono i litigi per quella pietra, che in realtà non aveva nessuna importanza. Dopo un mese Mirko era ancora arrabbiato e ogni giorno usciva per vedere se anche a lui appariva una pietra magica fra le sue mani. Un giorno Mirko stanco di cercare quella pietra, chiese ad Edoardo e a Gianmarco se potevano desiderare un altra pietra magica tutta per lui. Così, grazie alla generosità dei due amici, quella pietra comparve anche per Mirko. Questa era per metà d'oro e per metà normale, con dei poteri normali. Al ritorno sulla Terra, dopo due anni, erano tutti molto contenti, perchè tutti e tre gli amici avevano delle pietre magiche, che esaudivano i desideri di tutti. 19

20 Avendo imparato molto da quella loro esperienza, misero a disposizione degli altri tutta quella magia positiva alla quale non si credeva più, perché il mondo era ridotto male e non esisteva più nemmeno la speranza nel fondo del vaso di Pandora. Tutti i mali urlavano ai quattro venti, ma con una nuova magia, utilizzata a fin di bene, e ritrovata lontano sulla luna, i tre amici riuscirono a ricucire alcune ferite aperte, donando più fiducia a chiunque incontravano. MORENA LOCORRIERE 20

21 IL MIO CANE BU Era una giornata come tutte le altre nella fattoria di Big Dave. Il sole sorgeva. Il piccolo Dave j. si alzò dal letto per il chi-chi-ri-chi del gallo Orazio. Dave j. era un bambino qualunque: andava a scuola, aveva degli amici, e soprattutto era molto affezionato al suo fedelissimo cane Bu. Dave j. giocava sempre con Bu, non si separava mai da lui. Lo portava perfino a dormire nel suo stesso letto, perché la cosa che gli piaceva più di tutte era il pelo morbido di Bu e quando lo accarezzava si sentiva sollevato da qualsiasi problema che poteva sorgere nella sua piccola grande vita. Anche Bu provava un sentimento di amicizia per Dave j. Lo dimostrava quando i due giocavano e, alla fine di ogni gioco, Bu saltava addosso al suo amico umano come se volesse abbracciarlo. Il padre di Dave j. non la pensava come il figlio: era convinto che avere un cane comportasse troppe responsabilità, troppe attenzioni che non potevano entrambi sopportare. Egli era sempre serio, ormai solo, dopo la morte della madre di Dave, doveva affrontare il mondo e soprattutto la crescita del suo piccolo, superando tutte le difficoltà che questo comportava. Aveva sofferto anche in passato per un coraggioso pastore tedesco, il suo cane da quando era adolescente, che gli aveva salvato la vita in un incidente sul fiume. Dave j. cercava di convincere il padre con tutte le argomentazioni possibili ed immaginabili, ricordandogli che oltre a un cane c'erano anche altri animali da accudire e di cui prendersi cura. Dave j. era contro le affermazioni del padre. Dave j. ogni sera si metteva ad accarezzare Bu sperando che suo padre avrebbe capito. Dave j. iniziò a combattere giorno dopo giorno per smentire suo padre, dimostrando la sua intraprendenza, la sua partecipazione ai lavori della loro fattoria e soprattutto facendo capire al padre che lui provava davvero un grande sentimento per quel cane e non voleva separarsene. Suo padre era sempre contrario. Dave j. dopo un po di tempo divenne cieco, perchè la polvere della fattoria gli andava negli occhi in ogni momento della giornata. Allora iniziò a capire il mondo solo attraverso le sue mani, ma era sempre triste. Soltanto quando toccava il suo amico, vedeva ogni cosa. Era come se fossero una 21

22 sola persona: una offriva gli occhi, l'altro le mani. Quando il padre si accorse di questo speciale legame, capì che Bu era parte integrante di quella famiglia: era felice, dopo tanto tempo di buio nel suo cuore, perchè quel cane aveva fatto ritornare a suo figlio il sorriso. DAVIDE CHIARAPPA 22

23 IL TALENTO DI VIOLA Viola era una ragazza molto bella e dolce, ma timida e testarda. Aveva 17 anni e viveva con sua zia Maria e suo fratello minore di 16 anni Giovanni in un piccolo paesino in Italia. Purtroppo lei e suo fratello persero i genitori in un incidente quattro anni prima. Così lei crebbe tra le amorevoli braccia e mani di sua zia e la stessa cosa per suo fratello, che quando nacque fu trattato come un figlio da sua sorella, quando lo coccolava, lo baciava, o ci giocava. Solo che lei non sapeva di un talento innato preso dalla madre: il canto. Un giorno lei passò vicino una scuola, la prestigiosa Accademia di Musica. Non resistette dalla curiosità e così entrò. Non credette ai suoi occhi: c erano ragazzi e ragazze che ballavano, cantavano, suonavano, insomma per Viola era un sogno. Allora corse subito a casa per chiedere alla zia se poteva iscriversi ma quest ultima non le diede il permesso. Però lei non si arrese. Il giorno dopo chiese alla zia di prendere almeno lezioni di piano e così Maria accettò. Viola ne fu molto felice e volle subito iniziare. Appena arrivò conobbe due ragazze che divennero le sue migliori amiche: Francesca e Silvia. Quando tornò a casa non fece altro che raccontare a Giovanni e Maria tutta la giornata che aveva passato, dicendo di aver suonato il piano con le sue mani. Un mese dopo litigò con la zia e decise di iscriversi con l autorizzazione della sua domestica Anna. Ma quando Maria lo venne a scoprire divenne rossa di rabbia e con i suoi piedi camminò veloce verso la porta di Viola e assieme alle mani sbatté violentemente alla porta. Giovanni sentì tutta la litigata e anche la punizione che aveva avuto dalla zia: non poter più andare alla scuola di musica. Quando la zia uscì, il fratello che stava nascosto dietro la porta, entrò di scatto. Consolò tutto il tempo sua sorella accarezzandola con le mani. Ma dopo un po si stancò e le disse: Viola io ti aiuterò ad entrare in quella scuola, ma ci servirà un aiuto dalle tue amiche. Allora il giorno dopo idearono un piano insieme a Francesca e Silvia per la sera stessa. Quando andarono a casa tutte tre ad un tratto si misero a cantare con tutta la loro forza, ballando con i loro piedi, mentre Giovanni con le mani suonava la tastiera. Allora la zia, dopo aver assistito a quello spettacolo meraviglioso, si commosse e disse a sua nipote che poteva ritornare a frequentare la scuola. Cinque anni dopo Viola, insieme alle sue amiche e a suo fratello, era conosciuta in tutto il mondo e insieme crearono un gruppo chiamato I Quattro Talenti. LUCREZIA TATOLI 23

24 AMORE SEGRETO Un bel giorno, nel bellissimo e felice paesino di Cellafiume, l'amore era fiorito da tutte le finestre della grande scuola. Alessandro, il protagonista di quel grande amore, era un ragazzo di appena 13 anni, con capelli biondi, alto e magro, che aveva in mente solo una persona: infatti mentre la prof di letteratura stava spiegando Dante, egli immaginava un mondo perfetto con la sua amata, cioè la bella Crystal. Lei era bella: aveva occhi azzurri e capelli castani. Inoltre era anche una raggazza brava negli sport e a suonare il pianoforte, facendo scorrere le sue dita sui quei meravigliosi tasti neri e bianchi. Le sue mani erano anche brave a riempire le pagine del suo diario di poesie e testi stupendi. Il miglior amico di Alex, Bryan, anche lui un ragazzo bello e attraente come Alex, era il fratello di Crystal, quindi diceva ad Alex ogni cosa che la sua amata faceva. A Cellafiume c'era una magia: quando un cittadino si sentiva in difficoltà, le sue mani entravano in azione e in base al momento sapevano come comportarsi. Le mani di Alex erano molto collaborative e amiche, per questo aveano consigliato a quest'ultimo di dichiarare il suo amore all unica ragazza che amava, Crystal, fino ad un giorno... Quel giorno la prof. di letteratura era servita a qualcosa per Alex! La docente di letteratura, ovvero la professoressa Celirro, aveva organizzato un lavoro in coppia: Crystal e Alex dovevano progettare un cartellone su Dante e Beatrice. Il giorno stesso i due ragazzi si misero d'accordo per il giorno dopo: Alex doveva andare a casa di Crystal verso le 17. Il pomeriggio dopo Alex giunto a casa di Crystal, la aspettò in una grande e lussuosa sala. Lei era andata a prendere l'occorrente dalla sua camera per poter fare il cartellone. Nel frattempo le magiche mani di Alex avevano provato a convincerlo a confessare il suo amore per la bella Crystal, ma lui non rea molto convinto, perché era molto timido ed insicuro. Crystal arrivò e così cominciarono il lavoro. Loro stavano parlando dell'amore profondo tra Dante e Beatrice, e dato che Alex non aveva ancora dichiarato il suo amore, erano entrate in azione le mani magiche del ragazzo. Queste erano intente ad abbracciare Crystal, facendole capire la cotta da parte di Alex. Come secondo e ultimo tentativo erano pronte a scrivere una breve lettera per la ragazza. Così Alex con una scusa andò in bagno e scrisse la sua prima lettera d amore. 24

25 Dopo aver riposto la lettera sul tavolino del salone, Crystal la vide e gli chiese di aspettarla un attimo. Con la scusa di prendere dei libri dalla sua stanza, afferrò la lettera e la lesse tutta d un fiato. Ritornò da Alex e lo abbracciò dichiarando anche il suo amore segreto per lui. Il mattino seguente portarono il bellissimo cartellone creato dalle loro mani. La prof. Celirro era molto soddisfatta e affermò che il cartellone era uno dei lavori migliori della classe, perché era stato organizzato in modo chiaro e persuasivo. Al centro avevano disegnato Dante e Beatrice e ai due lati avevano scritto il significato del sonetto "Tanto gentile e tanto onesta pare". La storia si concluse in due meravigliosi modi: con un 10 megagalattico in letteratura e un bellissimo fidanzamento fra i due ragazzi. ROBERTA VERNONE 25

26 I PIEDI DEL BOSCO Tanto tempo fa, ma neanche troppo, c'era una mano piccola piccola, tanto carina, dalla carnagione scura. Per questo motivo le altre mani la prendevano in giro e la lasciavano sempre sola. Un giorno la mano se ne stava tutta sola e triste vicino a un bosco, piangendo e disperandosi sulla sua sorte. Un piede gigantesco con occhi color ghiaccio e molto simpatico passò lì vicino e le chiese il motivo di tanto dolore: "Nessuno mi vuole, ma io ho tanto amore da dare!" Il piede si commosse e convinse tutti gli altri piedi a usare la loro speciale magia per farla diventare come le altre, anzi più bella. I piedi puntarono sulla sua eleganza; era graziosa e anche coraggiosa. Mai nessuna mano era stata cosi bella, mai nessuna mano cosi felice. "Ricordati - disse il piede alla mano raggiante di gioia il tuo carattere è un carattere d'amore e solo con l'amore si conserverà nel suo splendore". E cosi fu! La mano tornò nel suo villaggio più splendida che mai e per tutta la sua vita dispensò amore, coraggio e felicità a tutti, anche a coloro che prima l'avevano fatta soffrire tanto. La mano trascorse la sua vita felicemente fino a quando l'incantesimo finì. La mano tornò nel bosco per chiedere perchè fosse ritornata come prima, ma vide alcuni piedi che piangevano. La mano chiese cosa era successo. I piedi le spiegarono che una strega aveva rapito la maggior parte dei piedi. La strega era una mano vecchia che indossava vestiti vecchi e strappati. Il suo naso era lungo e la sua faccia era bruttissima. I suoi capelli erano neri e sopra alla sua testa aveva un cappello di colore nero. I piedi erano tristi e sconvolti, ma la mano decise di aiutarli tutti. La mano decise di affrontare la strega, ma i piedi dovevano trasformare la mano in una maga potentissima. Il giorno dopo i piedi e la mano andarano al castello della strega. Il castello aveva un aspetto spaventoso e su delle torri erano posizionati delle cornacchie. La strega uscì da una finestra della torre con la sua velocissima scopa e con un colpo di bacchetta trasformò un piede in una rana. La mano andò verso la strega e cominciarono a combattere a colpi di magia. Lo scontro durò tantissimo tempo, ma la mano vinse. Dopo il combattimento andarono a liberare gli altri piedi. Tutti tornarono nel bosco e i piedi per ringraziare la mano le fecero un incantesimo che non si poteva spezzare più: diventare una maga come i piedi. La mano ospitò i piedi nel suo villaggio, perchè era più sicuro. Cosi vissero tutti felici e contenti. ANTONIO CIMMARUSTI 26

27 IL PAESE SPERDUTO C'era una volta, in un paese sperduto nel nulla, un bambino di 12 anni di nome Kevin: aveva capelli castani, era alto e molto vivace. Questo paese una volta era come tutti gli altri, cioè era pulito, funzionavano tutti i servizi, tutta la gente aveva un lavoro e i dipendenti venivano pagati profumatamente. Purtoppo non era più cosi: la popolazione era diventata malvagia e sporca e quindi anche tutto il paese era diventato un mare di sporcizia. Tutto questo era accaduto per mano di uno stregone, che aveva fatto un incantesimo malvagio. Kevin e alcuni dei suoi amici, fortunatamente, non erano diventati come gli altri, perchè erano fuori città a giocare. Appena arrivarono in città videro che era tutto cambiato: la gente era cattiva ed egoista e voleva tutto per sè e c'era un mare di rifiuti in tutte le strade del paese. Allora Kevin e i suoi tre amici andarono dai loro genitori per chiedere cosa fosse successo, ma loro li cacciarono dalla propria casa. Uscirono dal paese e videro un castello in lontananza. I quattro amici si avviarono al castello e dopo qualche minuto arrivarono. Le porte erano aperte e così entrarono. Dentro il castello c'erano infinite scale a chiocciola e i quattro amici spinti dalla curiosità salirono. Dopo molto, ma molto tempo, arrivarono in cima al castello, dove trovarono il malefico stregone: era un vecchietto con una lunga barba nera e un lungo cappello bianco, con un mantello nero e delle cicatrici in faccia e con le mani impugnava uno scettro regale. Kevin suggerì ai suoi amici di non fare rumore, altrimenti lo stregone si sarebbe accorto della loro presenza. Pian piano si avvicinarono di soppiatto e con le loro mani, i tre amici di Kevin, bloccarono lo stregone, mentre Kevin afferrò lo scettro e lo mise sotto i piedi per distruggerlo. Così l'incantesimo svanì e lo stregone si dissolse in mille pezzi. Kevin e i suoi amici ritornarono al paese e si accorsero che la gente era di nuovo normale, ma c'era ancora la sporciza. Allora i quattro amici convocarono tutti gli abitanti del paese in una riunione: con tenacia e convinzione ribadirono a tutta la popolazione che tutti insieme potevano risolvere il problema. Quindi pian pianino con le loro mani ripulirono il paese dalle immondizie. Il paese sperduto riottenne la propria dignità e la fierezza di una comunità che aveva collaborato per venir fuori tutti insieme dal disordine e dalla inciviltà. Il paesino sperduto non si perse più e l eco di quelle vicende si diffuse in ogni dove, per portare messaggi di pace e serenità e, soprattutto, per riempire il vuoto dilagante con una fede incrollabile in valori intramontabili. FRANCESCO MARTINELLI 27

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