1. Fondamenti di Linux

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1 1. Fondamenti di Linux Linux prende ispirazione dal sistema operativo Unix, apparso per la prima volta nel 1969 ed ancora in uso e sviluppo tutt'oggi. Molte delle convenzioni utilizzate da Unix sono presenti anche in Linux e sono centrali per capire i fondamenti del sistema. UNIX inizialmente era un sistema interamente basto sull'interazione dalla riga di comando. Questo è ancora possibile in Linux. Le interfacce grafiche, icone e menù sono costruite sulla base di una interfaccia a riga di comando. Questo implica anche il fatto che il file system di Linux sia strutturato per essere facilmente gestibile e accessibile dalla riga di comando Directory e file system Il file system di Linux e Unix è organizzato in una struttura ad albero gerarchica. Il livello più alto del file system è / o directory root. Nella filosofia di Unix e Linux, tutto è considerato un file (inclusi i dischi fissi, le partizioni e i dispositivi rimovibili). Questo significa che tutti gli altri file e directory (inclusi gli altri dischi e partizioni) esistono sotto la directory root. Per esempio, /home/mario/ubuntu.odt mostra il path assoluto al file ubuntu.odt presente nella directory mario all'interno della directory home che a sua volta è contenuta nella directory root (/). All'interno della directory root (/) è presente un insieme di directory comuni a tutte le distribuzioni Linux. Quello che segue è un elenco delle directory più comuni presenti nella directory root (/): /bin: applicazioni binarie importanti /boot: file di configurazione sul boot /dev: file dei device (dispositivi) /etc: file di configurazione, script di avvio,... /home: directory home degli utenti locali /lib: librerie di sistema /lost+found: fornisce un sistema lost+found per i file contenuti all'interno della directory root (/). /media: dispositivi rimovibili (media) montati (caricati) come CD, fotocamere digitali, ecc.... /mnt: filesystem montati /opt: posizione dove vanno installate le applicazioni opzionali (optional) /proc: directory speciale e dinamica dove vengono mantenute le informazioni riguardanti lo stato del sistema, inclusi i processi attualmente in esecuzione /root: home directory dell'utente root /sbin: binari di sistema importanti /sys: file di sistema /tmp: file temporanei /usr: file e applicazioni che sono per la maggior parte disponibili a tutti gli utenti (users) /var: file variabili come log e database 1.2. Permessi Tutti i file in un sistema Linux hanno permessi che abilitano o meno gli utenti alla visualizzazione, modifica o esecuzione. Il super utente "root" ha l'abilità di accedere a ogni file nel sistema. Ogni file possiede delle restrizioni di accesso, restrizioni sull'utente ed è associato con un proprietario/gruppo. Ogni file è protetto dai seguenti tre insiemi di permessi, in ordine di importanza: utente si applica all'utente proprietario del file gruppo si applica al gruppo associato con il file altro si applica a tutti gli altri utenti 2

2 All'interno di questi insiemi ci sono i permessi attuali. I permessi e come si applicano a file e directory sono elencati di seguito: lettura i file possono essere visualizzati/aperti il contenuto delle directory può essere visualizzato scrittura i file possono essere modificati o cancellati il contenuto delle directory può essere modificato esecuzione i file eseguibili possono essere avviati come programmi si può accedere alle directory Per visualizzare e modificare i permessi a file e directory, selezionare Risorse->Cartella Home e fare clic con il pulsante destro del mouse su di un file o una directory. Quindi selezionare Proprietà. I permessi sono mostrati nella scheda Permessi ed è possibile modificare tutti i permessi finché si è i proprietari del file. La gestione dei permessi è trattata nel paragrafo Root e sudo L'utente root in GNU/Linux è quello che ha accesso amministrativo al sistema. Un utente normale non ha questo tipo di accesso per ragioni di sicurezza. Invece, un accesso amministrativo è dato a degli utenti individuali che possono usare l'applicazione "sudo" per eseguire compiti di amministrazione. Il primo utente creato durante l'installazione ha accesso al comando sudo. Quando viene eseguita un'applicazione che richiede privilegi di root, sudo chiede all'utente di digitare la propria password. Questo assicura che applicazioni non affidabili non danneggino il vostro sistema e serve a ricordare che si stanno compiendo delle azioni di amministrazione che richiedono attenzione! Per usare sudo da riga di comando inserire semplicemente "sudo" prima del comando da eseguire. Sudo chiederà allora la vostra password. Sudo ricorda la password per un certo lasso di tempo. Questa caratteristica permette agli utenti di eseguire più compiti amministrativi di seguito senza immettere la password ogni volta. Prestare attenzione nel compiere attività di amministrazione del sistema. È possibile danneggiare l'intero sistema! Altri consigli per l'utilizzo di sudo: Per utilizzare un terminale di "root", digitare alla riga di comando "sudo -i". Tutti gli strumenti amministrativi con interfaccia grafica utilizzano sudo, in questo modo vi verrà chiesta, se necessaria, la vostra password Terminali Lavorare alla riga di comando non è un'impresa scoraggiante come si può pensare. Non c'è nessuna conoscenza di base da avere per poter utilizzare la riga di comando, è un programma come tutti gli altri. Molti compiti di Linux possono essere svolti dalla riga di comando; benché ci siano strumenti grafici per la maggior parte dei programmi, qualche volta non sono sufficienti. Qui è dove la riga di comando diventa utile. Il terminale viene solitamente chiamato il prompt dei comandi o la shell. In passato gli utenti si interfacciavano con il computer in questo modo, ma gli utenti Linux hanno capito che utilizzare la shell per certi compiti risulta più veloce dell'utilizzo di un metodo grafico; per questo mantiene ancora una certa importanza. Per avviare un Terminale selezionare Applicazioni->Accessori->Terminale Prima breve panoramica Home utente e file system Per capire come funziona la shell si prenda come modello un utente che durante l'installazione, fra le varie cose, abbia impostato: nome utente: mario nome del computer: mario-desktop 3

3 Questo utente, all'interno della directory home, avrà un'altra directory con il suo stesso nome, cioè mario il cui percorso sarà /home/mario. Può accedervi dal menù Risorse -> Cartella Home. Questa cartella, nota anche come home utente, riveste una grande importanza all'interno del sistema, dato che al suo interno, sotto forma di file nascosti (file con un punto davanti al nome), sono memorizzate tutte le configurazioni dell'utente. Per visualizzare file nascosti, scegliere Visualizza -> Mostra file nascosti. Per esempio, nella directory.mozilla sono memorizzati i dati riguardanti il browser Firefox: segnalibri, estensioni, impostazioni menù, ecc.; nel caso sia installato il programma di posta Thunderbird, in.mozilla-thunderbird saranno archiviate le , gli indirizzi di posta ecc.; e così via per qualsiasi programma installato. Vediamo ora più dettagliatamente dove si colloca la home utente all'interno del file system con l'aiuto di alcune immagini File system Vi si può accedere scegliendo Risorse -> Computer, facendo clic sull'icona File system o selezionando File system dalla barra laterale sinistra. Il file system, inteso come la directory che contiene tutte le altre, è rappresentato dal simbolo «/», chiamato anche "radice" (root), da non confondere con la directory root. La directory che prenderemo ora in esame è quella evidenziata nella figura: la directory home. È la directory che contiene tutte le eventuali home utente presenti nel sistema. Attualmente in figura è possibile vedere solo la home dell'utente mario, in seguito potranno essere aggiunti altri utenti e con loro le relative cartelle. Aprendo ora la cartella mario si vedranno i file e cartelle contenuti; alcuni sono già presenti dalla prima installazione come la directory Desktop che ovviamente andrà a contenere tutti i file, cartelle e icone di avvio presenti sulla scrivania La shell Un'ultima osservazione prima di addentrarci nei dettagli: nella shell la home utente viene generalmente indicata con il simbolo ~, chiamato «tilde». Per ottenerlo, occorre premere i tasti AltGr+ì. Aprendo un terminale l'utente mario visualizzerà: 4

4 Questo messaggio dice che: l'utente mario, all'interno del computer mario-desktop, si trova attualmente nella propria home utente, cioè mario, cioè ~. Il simbolo «$» rappresenta la modalità "utente". Esiste anche una modalità "amministratore" (comando: sudo su) caratterizzata dal simbolo «#», che però in Ubuntu capita di vedere di rado. Per avere la conferma di essere nella cartella mario, è utile eseguire il comando «pwd», che serve a visualizzare il percorso attuale in cui si trova la shell. Quindi digitando: pwd e premendo Invio (ovviamente va sempre dato l'invio per far partire un comando) si otterrà: Altre indicazioni utili e suggerimenti Nella shell le lettere minuscole sono "diverse" dalle lettere maiuscole: si dice che è sensibile alle maiuscole o case sensitive. Vale per tutto: comandi, file, directory. La digitazione deve necessariamente rispettare le lettere maiuscole e minuscole. Inoltre, è importante rispettare gli spazi all'interno del comando. Spesso lanciando dei comandi, si generano file di testo. Per uscirne, bisogna premere "q" oppure, qualora si voglia fermarne il processo perché l'esecuzione del comando genera caratteri incomprensibili o non vengono accettati altri input da tastiera, bisogna premere "Ctrl+c". Spesso, i comandi lanciati, forniscono una serie di dati che superano la visualizzazione di una sola schermata, mostrando così solo una parte di essi. Per ovviare a questo fenomeno, si usa una opzione " more" Dopo avere utilizzato alcune procedure sopraccitate, premendo il tasto "Invio", continua la visualizzazione per riga e premendo il tasto "space" continua per pagina Posizione del cursore Non è possibile selezionare con il mouse una delle parole interne ad un comando per modificarla o cancellarla. Dovremo necessariamente spostare il cursore con i tasti Freccia destra/sinistra per portarlo nella posizione che ci interessa. Per velocizzare lo spostamento del cursore si possono usare alcune combinazioni con i tasti Freccia e i tasti Fine e Home (tasto con la freccia diretta in alto a sinistra): Ctrl+Freccia destra/sinistra: il cursore "salta" di parola in parola Home: cursore ad inizio stringa Fine: cursore a fine stringa Comandi in memoria I comandi impartiti rimangono in memoria. Per poterli richiamare è sufficiente usare i tasti Freccia su/giù; in su per scorrere a ritroso i comandi già utilizzati e in giù per tornare a quelli più recenti. In molte circostanze questa funzione può essere comoda per non dover riscrivere un intero comando da capo o per modificarne solo una parte. 5

5 Nominare file e directory È consigliabile nominare file e cartelle evitando spazi all'interno del nome. La shell può avere problemi a riconoscere una directory con un nome tipo cartella miei documenti. Il comando: cd cartella miei documenti non viene riconosciuto. Verrebbe riconosciuto se riformulato con questa formattazione: cd cartella\ miei\ documenti/ ottenibile usando il tasto Tab. Quindi conviene dare dei nomi del tipo cartella_miei_documenti o cartella-miei-documenti. È bene usare con parsimonia il punto «.» Essendo usato per contraddistinguere un formato tipo foto.jpg, canzone.ogg, ecc., evitando di usarlo si possono evitare possibili equivoci. Il punto anteposto al nome, come già visto, viene usato per indicare un file nascosto (per esempio.file_nascosto) Immissione della password La password viene richiesta quando dobbiamo agire con i privilegi dell'amministratore. In questo modo si ha la possibilità di accedere a directory non accessibili al singolo utente e modificare eventuali file di sistema. Quando verrà immessa la password, per motivi di sicurezza, non appariranno i caratteristici asterischi (****), bensì il campo rimarrà vuoto. Non preoccupatevi, digitate la password e date l'invio. Per alcuni minuti la password rimane attiva, quindi se bisogna riusare sudo, non ci sarà bisogno di ridigitarla Errori In caso di errori la shell ci avvertirà con dei messaggi. Al contrario, quando il comando è andato a buon fine, non avremo nessuna segnalazione. Torniamo all'utente mario che vuole creare la cartella musica sul Desktop con il comando «mkdir»: mario@mario-desktop:~$ mkdir /home/mario/desktop/musica dopo aver dato Invio otterrà: mario@mario-desktop:~$ A volte questo può spiazzare un utente alle prime armi che magari si aspetterebbe un segnale di conferma dell'avvenuta creazione della directory musica. Andando a controllare sul Desktop, mario troverà la sua nuova cartella Considerazioni finali (e fine della premessa) Nella maggior parte dei casi le operazioni che incontreremo nei prossimi paragrafi possono essere svolte con pochi clic del mouse. Perché è utile allora conoscere la shell? La linea di comando è molto sfruttata all'interno delle guide. Questo per il semplice motivo che in questo modo, oltre ad ottenere una guida molto sintetica, c'è il vantaggio di avere comandi che possono rimanere immutati nel tempo. Al contrario, descrivere passaggi in modalità grafica genera guide più lunghe e si crea il rischio di avere una guida presto obsoleta, dal momento che un'interfaccia grafica è soggetta a cambiamenti all'uscita di nuove versioni. La conoscenza di alcuni concetti base può permettere anche agli utenti tecnicamente meno preparati di riuscire a destreggiarsi nel mondo dei comandi. Non occorre conoscere a memoria tutti i dettagli (se ciò avviene tanto meglio), bastano poche nozioni per porsi davanti a un'eventuale guida comprendendo dove si andrà a parare senza abbandonarsi al mero copia/incolla. 6

6 2. Comandi di base Tutti i comandi all'interno di questa sezione devono essere eseguiti dalla riga di comando (Terminale). Attenzione: Linux è case sensitive. User, user, e USER sono tutte cose diverse! 2.1. Ottenere maggiore aiuto Per ottenere maggiore aiuto o informazioni riguardo un determinato comando, esiste il comando man che serve per visualizzare il manuale di un determinato comando. La sintassi del comando man è la seguente: man [comando] Digitando: man man verrà visualizzato il manuale del comando man. Una volta all'interno del manuale, per poter spostarsi al suo interno, basta utilizzare le frecce direzionali. Per uscire dal manuale premere il tasto «q». Quasi tutti i comandi accettano inoltre nomecomando --help (oppure -h) info nomecomando mostra la sintassi del comando (dare enter per proseguire per linea; space per pagina; q per uscire e tornare alla riga di comando) idem 2.2. Comandi per il controllo degli accessi In ogni sistema operativo multiutente c'è la necessità di controllare gli accessi. Nei sistemi Unix un utente che può accedere ha un account. Di seguito alcuni comandi: w who whoami logname su su - Visualizza i nomi degli utenti che accedono attualmente e varie informazioni sulla loro attività; in particolare l'uso della CPU. Elenca i nomi degli utenti che accedono al sistema attualmente. Emette il nome dell'utente (l'identità con cui si sta lavorando). Emette il nome dell'utente (il nome dell'utente che è stato usato per accedere inizialmente al sistema). Permette a un utente di diventare temporaneamente un altro, avviando una shell con i privilegi dell'utente indicato. Se non viene indicato un utente, su sottintende root. Per ri-inizializzare l'ambiente a quello del nuovo utente, eseguendo per intera la sequenza di login Comandi per la gestione di file e directory Nota. Percorsi assoluti e relativi. Un percorso assoluto indica in modo completo la destinazione da raggiungere. Quindi descrive la destinazione partendo dalla posizione root indicata solitamente con / e proseguendo con le directory che si trovano successivamente alla principale e che precedono il punto d arrivo. Un percorso relativo indica il percorso da fare per raggiungere una certa destinazione relativamente alla nostra posizione attuale. Il termine tecnico per indicare un percorso è path, che si divide in absolute-path (percorso assoluto) e relative-path (percorso relativo). cd Il comando cd serve per spostarsi all'interno delle directory del filesystem. E possibile utilizzare sia percorsi assoluti che relativi. La sintassi del comando è la seguente: cd [directory] Alcuni esempi di uso del comando: cd Serve per spostarsi, da qualsiasi punto, alla propria directory home. È equivalente a: cd ~ cd /etc Serve per spostarsi nella directory /etc da qualsiasi punto ci si trovi. cd / Serve per tornare alla radice da qualsiasi punto ci si trovi. cd.. Serve per spostarsi alla directory superiore. Nei primi tre esempi sono stati utilizzati percorsi assoluti, nell ultimo invece il percorso è relativo. 7

7 pwd Il comando pwd serve per mostrare la directory in cui ci si trova. La sintassi del comando è la seguente: pwd [opzioni] ls Il comando ls serve per elencare il contenuto di una directory. La sintassi del comando è la seguente: ls [opzione] [directory] Alcune opzioni da utilizzare con il comando ls: Opzione [directory] Risultato elenca il contenuto della directory specificata, se non specificata viene considerata la directory corrente -a elenca anche i file nascosti -l elenco dettagliato di file e sotto directory con i loro attributi -R elenca ricorsivamente i file nella directory indicata e in tutte le sottodirectory -s mostra la dimensione dei file -S ordina i file per dimensione partendo dal più grande -u ordina i file per data e ora di accesso partendo dal più recente -X ordina i file per estensione e ordine alfabetico -r elenca i file invertendone l'ordine --color mostra i file con colori differenti Il comando ls more visualizza il contenuto per pagina e verticalmente (tramite enter prosegue con una singola linea per volta, tramite space prosegue per pagina). mkdir Il comando mkdir serve per creare directory all'interno del filesystem. La sintassi del comando è: mkdir [opzioni] directory Alcuni esempi di uso del comando mkdir: mkdir prova mkdir -p /prova1/bin cp Il comando cp serve per: copiare un file in un altro file copiare un file in un'altra directory copiare più file in un'altra directory copiare directory La sintassi del comando è la seguente: cp [opzioni] origine destinazione Alcune opzioni da utilizzare con il comando cp: Opzione Risultato Verrà creata la directory prova all'interno della directory in corrente. In questo modo verranno create tutte le directory comprese nel percorso (prova1 e bin), anche se la prima directory specificata non esiste. -b esegue automaticamente una copia di backup di ogni file di destinazione esistente -f forza la sovrascrittura dei file, senza richiedere interventi da parte dell'utente -i attiva la modalità interattiva, che chiede conferma prima dell'eventuale sovrascrittura di file preesistenti -p mantiene, se possibile, gli attributi del file -r permette di attivare la modalità ricorsiva, consentendo la copia di directory -v attiva la modalità "verbose", visualizza ciò che il sistema ha fatto in seguito al comando 8

8 Alcuni esempi di uso del comando cp: cp /prova/miofile /prova1 Copia il file miofile della directory prova nella directory /prova1. cp /prova/miofile /prova1/nuovofile Copia il file miofile della directory /prova nella directory /prova1 dandogli il nome nuovofile. cp -r /prova /prova_copia Copia la cartella /prova, e tutto il suo contenuto, nella cartella /prova_copia. mv Il comando mv serve per spostare, o rinominare, file e directory. La sintassi del comando è la seguente: mv [opzioni] origine destinazione Le opzioni sono le stesse del comando cp. Alcuni esempi di uso del comando mv: mv miofile nuovofile mv miofile /prova mv /prova /prova_nuova Cambia il nome al file miofile in nuovofile. Sposta il file miofile nella directory /prova sovrascrivendo un eventuale file con lo stesso nome. Cambia il nome alla directory /prova in /prova_nuova. rm e rmdir Il comando rm serve per cancellare file o directory dal file system. La sintassi del comando è la seguente: rm [opzioni] file... Alcune opzioni da utilizzare con il comando rm: Opzione Risultato -i chiede conferma prima di cancellare -f forza la cancellazione del file senza chiedere conferma -r abilita la modalità ricorsiva usata per la cancellazione delle directory Il comando rmdir serve per cancellare directory dal file system. La sintassi del comando è la seguente: rmdir [opzioni] directory... Alcuni esempi di uso del comando rm e rmdir: rm miofile Cancella il file miofile. rm -rf prova/ rmdir prova/ I caratteri jolly Cancella la directory prova/ e tutto il suo contenuto. Cancella la directory prova/ solo se questa non contiene alcun file all'interno. * significa tutto (una sequenza indefinita di zero o più caratteri di qualunque tipo, esclusa la barra obliqua di separazione tra le directory)? significa un carattere qualsiasi [ ] vengono utilizzate per delimitare un elenco o un intervallo di caratteri. Ad esempio, * introdotto a fianco di una parola, fa riferimento alla parola e quelle che hanno caratteri aggiunti pippo* = pippo pippo1 pippociao pippopluto pippo... Bisogna stare attenti quando lo si usa per eliminare file o directory, perché, un comando sbagliato come: rm pippo * elimina il file pippo e anche tutti i file dentro quella directory. Meglio controllare con: ls -a pippo* prima di cancellare qualcosa; in questa maniera, si potrà controllare cosa verrà eliminato. 9

9 2.4. Comandi per impostare i diritti di accesso di file e directory Se un file o una directory è di mia proprietà allora posso impostare a mio piacimento i suoi attributi (= diritti di accesso). Il comando per fare ciò è chmod (change modes). La sua sintassi è la seguente: chmod chi azione cosa nomefile dove: il parametro chi può essere u (user) g (groups) o (others) a (all) (*) il parametro azione può essere + (aggiungere) - (togliere) il parametro cosa può essere r (read) w (write) x (execute) il campo nomefile è il file o la directory oggetto del cambiamento. (*) all indica contemporaneamente i tre tipi di utente. Vediamo ora degli esempi pratici (nell ipotesi di essere l utente verdi). Supponiamo di voler aggiungere accesso, lettura e scrittura a tutti nella directory drwx verdi users 512 pippo Il modo più semplice è chmod a+rwx pippo ovvero a parole "aggiungi (+) a tutti (a) lettura (r) scrittura (w) e accesso (x) a pippo. Il risultato è: drwxrwxrwx verdi users 512 pippo Altro esempio. Supponiamo di voler rendere il file -r verdi users 4096 paperino leggibile da tutti e scrivibile solo dal proprietario : chmod a+r paperino chmod u+w paperino E il risultato è: -rw-r--r-- verdi users 4096 paperino Altro esempio. Supponiamo di avere il file -rw-rw-rw- rossi superuser 1234 pluto Se eseguiamo: chmod o-rw pluto invece di ottenere: -rw-rw---- rossi superuser 1234 pluto si ottiene il messaggio: Permission denied, questo perché io (verdi) sto tentando di modificare gli attributi di un file che non mi appartiene (è di rossi) METODO ALTERNATIVO Un metodo più sbrigativo per assegnare gli attributi ad un file si basa su questo ragionamento. Supponiamo di attribuire dei valori numerici ai permessi possibili: Lettura = 4 (r) Scrittura = 2 (w) Esecuzione = 1 (x) (Ricordatevi che per una directory x, cioè esecuzione, significa accesso). In tale maniera, eseguendo delle semplicissime somme: 0 = Nessun permesso = Esecuzione x 2 = Scrittura w 3 = Scrittura + Esecuzione wx 4 = Lettura r 5 = Lettura + Esecuzione rx 6 = Lettura + Scrittura rw 7 = Lettura + Scrittura + Esecuzione rwx 10

10 Se affianchiamo i tre codici di accesso user / groups / others otteniamo dei numeri di tre cifre, ognuna delle quali indica i permessi di ogni tipo di utente in modo sintetico. Per esempio: rwxrwxrwx 777 rw-rw-rw- 666 r--r--r rwx rw-r--r e così via... Perciò è possibile inglobare in un solo colpo tutti gli accessi di ogni singolo tipo di utente. Esiste allora la sintassi alternativa di chmod: chmod codice nomefile Esempio. Il secondo esempio sulla prima sintassi di chmod voleva trasformare -r verdi users 4096 paperino nel file: -rw-r--r-- verdi users 4096 paperino e necessitava di 2 chmod consecutivi, il primo per assegnare a+r e il secondo per assegnare u+w. Con la sintassi alternativa di chmod è possibile fare il tutto in un solo colpo, usando: chmod 644 paperino Cambiare la proprietà di un file. Se sono proprietario di un file e volessi "regalarlo" a qualcuno, cioè fare in modo che questo qualcuno ne divenga il nuovo proprietario, esiste il comando chown (change owner). La sua sintassi è: chown [nuovoproprietario][:nuovogruppo] file Esempio. Supponiamo che rossi, dopo aver depositato nella mia directory il file: -rw-rw-rw- rossi superuser 1234 pluto voglia fare in modo che esso divenga di mia proprietà (utente verdi, gruppo users). Dovrà allora eseguire: chown verdi:users pluto Il risultato sarà: -rw-rw-rw- verdi users 1234 pluto 2.5. Come creare un file Con il comando touch per creare un file vuoto all'istante touch nomefile Con il comando cat cat > nomefile digitare il testo (per chiudere il file ctrl+d) Il comando cat può essere usato anche per riassemblare files divisi o unire vari files : es. cat file1.txt file2.txt file3.txt > ris.txt Con un editor di testi Tutte le configurazioni e impostazioni sotto Linux sono salvate in file di testo. Benché sia possibile modificare le configurazioni con uno strumento grafico, qualche volta può essere necessario modificare un file "a mano": l'editor di testo predefinito per Ubuntu è gedit. 11

11 È possibile avviare gedit selezionando Applicazioni->Accessori->Editor di testo. Se è necessario utilizzare un editor di testo dalla riga di comando, è possibile usare nano, un semplice e funzionale editor di testo. Ogni volta che lo si avvia dalla riga di comando, utilizzare questo comando, che assicura il non inserimento di interruzioni di riga: nano -w [nomefile] Ci sono molti altri editor di testo a interfaccia testuale per Ubuntu. Alcuni sono vim e emacs (i pregi e i difetti di uno o dell'altro sono la causa di un simpatico dibattito all'interno della comunità Linux). Solitamente sono più difficili da utilizzare, ma più potenti Comandi per la gestione dei file compressi tar Il comando tar TAR(Tape archiver) non è concepito per la compressione di file bensì uno strumento in grado di creare archivi contenenti file e/o directory all'interno di un singolo file, il quale può essere compresso utilizzando gli algoritmi di compressione di bzip e gzip. L'estensione, in base al programma di compressione, risulta:.tar.bz2 se compresso con bzip2.tar.gz se compresso gzip La sintassi del comando è la seguente: tar [OPZIONE]... [FILE]... Alcune opzioni da utilizzare con il comando tar: Opzione Risultato -c crea un nuovo archivio -r aggiunge i file all'archivio -x estrae i file da un archivio -t elenca tutti i file in un archivio -f ARCHIVIO utilizza come archivio il file ARCHIVIO -v elenca tutti i file processati -j compressione con bzip2 -z compressione con gzip Alcuni esempi di uso del comando tar: tar -cf mio.tar mio.txt mio.bin tar -tf mio_archivio.tar tar -xf archivio.tar tar -xvfz archivio.tar.gz tar -xvfj archivio.tar.bz2 Crea l'archivio mio.tar contenente i file mio.txt e mio.bin. Visualizza il contenuto dell'archivio 'mio_archivio.tar' (precedentemente creato), ma senza estrarlo Estrae tutti i file dall'archivio archivio.tar. Estrae tutti i file dall'archivio archivio.tar.gz compresso con gzip. Estrae tutti i file dall'archivio archivio.tar.bz2 compresso con bzip2. gzip Il comando gzip server per comprimere o decomprimere file. L'estensione dei file è.gz. La sintassi del comando è la seguente: gzip [OPZIONE]... [FILE]... Alcuni esempi di uso del comando gzip: gzip -d miofile.zip Decomprime il file miofile.gz. gzip -9 miofile.txt Comprime in modalità «-9» (miglior compressione) il file miofile.txt creando il file miofile.txt.gz. Con il comando gzip è possibile decomprimere anche file con estensione.zip. 12

12 2.7. Comandi per la gestione del filesystem mount I filesystem accessibili sono raggruppati in un unico albero, con la root (/) come radice. Quindi per poter accedere ad un filesystem posizionato su un unità (cdrom, floppy, dispositivo USB, ) è necessario collegare il nuovo filesystem all albero del filesystem globale. Il comando mount serve per "montare" i filesystem e quindi abilitare tali dispositivi per potervi accedere. La sintassi del comando è la seguente: mount [-t tipofilesystem] [opzioni] /dev/nomedispositivo directory monta il dispositivo nomedispositivo formattato con tipofilesystem nella directory directory (la directory deve esistere). Dopo l operazione di mount, la directory radice del filesystem montato è disponibile a partire dalla cartella indicata, detta punto di mount (o punto di montaggio). Il nomedispositivo può anche essere un percorso di rete (per montare un filesystem di rete). Alcuni esempi di uso del comando mount: mount mount -t vfat /dev/sda1 /mnt/win Visualizza tutti i dispositivi a cui si ha accesso. Monta in /mnt/win il dispositivo sda1, formattato con FAT32. La directory /mnt/win è il punto di mount. I filesystem montati per default all avvio del sistema sono elencati nel file /etc/fstab, che può essere modificato in base alle proprie esigenze. (v. Condivisione nfs per lo scambio di file in una rete con macchine linux) Dopo una modifica è possibile rimontare /etc/fstab senza effettuare il reboot della macchina con mount -a Per una descrizione più dettagliata del comando mount digitare: man mount Le operazioni per montare dispositivi sono trattate anche nelle sezioni relative alle partizioni Windows. umount Il comando umount serve per smontare un dispositivo precedentemente montato. La sintassi del comando umount è la seguente: umount [dispositivo] Alcuni esempi di uso del comando umount: umount /media/cdrom Smonta il dispositivo CD-ROM. Per una descrizione più dettagliata del comando umount digitare: man umount 2.8. Comandi per ottenere informazioni sul sistema du Il comando du visualizza lo spazio occupato sul disco da file o directory. La sintassi è la seguente: du [opzioni] [file...] Alcune opzioni da utilizzare con il comando du: Opzione Risultato -a visualizza le informazioni sia sui file che sulle directory -s visualizza la dimensione totale complessiva -x esclude le sottodirectory che siano parte di un altro filesystem -h aggiunge a ciascuna dimensione un suffisso, come M per megabyte, G per gigabyte, ecc Ecco alcuni esempi sull'uso del comando du: du miofile du -s ~ Visualizza la quantità di spazio occupata da miofile. Visualizza la quantità di spazio complessiva occupata dalla propria directory home. 13

13 df Il comando df visualizza a schermo lo spazio rimasto sulle partizioni e sui dischi del proprio sistema. La sintassi del comando è la seguente: df [opzioni] [file...] Alcune opzioni da utilizzare con il comando df: Opzione Risultato -h aggiunge a ciascuna dimensione un suffisso, come M per megabyte, G per gigabyte, ecc -H ha lo stesso effetto di -h, ma usa le unità ufficiali SI (con potenze di 1000 piuttosto che di 1024, per cui M sta per invece di ) -t tipofs limita l elenco a filesystem del tipo specificato -x tipofs llimita l elenco a filesystem non del tipo specificato Un esempio di uso del comando df: df -Ht etx3 Mostra lo spazio occupato solo dai dischi con filesystem ext3, utilizzando il suffisso specifico per l'unità di misura. free Il comando free mostra informazioni sulla memoria di sistema. Molto utile se si vuole rendersi conto della memoria disponibile sul sistema, della memoria attualmente in uso e di quella libera. La sintassi del comando è la seguente: free [opzioni] Alcune opzioni da utilizzare con il comando free: Opzione Risultato -b mostra la quantità di memoria in byte -k mostra la quantità di memoria in Kbyte (impostato di default) -t mostra una riga contente i totali Per ulteriori informazioni sul comando free consultare il manuale: man free uname Il comando uname mostra informazioni sul sistema. La sintassi è la seguente: uname [opzioni] Le varie opzioni sono: Opzione Risultato -a visualizza tutte le informazioni del sistema -m mostra il tipo di macchina -n mostra il nome host del nodo di rete della macchina -s mostra il nome del kernel -r mostra la release del kernel -o mostra il nome del sistema operativo 14

14 2.9. Comandi per il controllo del sistema shutdown -r now reboot shutdown -h now halt halt -p exit startx ctrl+alt+backspace Riavvio del sistema come sopra Chiusura del sistema come sopra Fa shutdown e spegne il sistema Chiude la consolle (terminale) Avvia l'esecuzione del server grafico Riavvia la modalità grafica riportando al login iniziale Altri comandi utili date Il comando date permette di conoscere o di modificare la data e l'ora del sistema, cioè quella gestita dal kernel. L'utente comune può utilizzare date per ottenere la data e l'ora, mentre solo l'utente root può intervenire per modificarne il valore (è importante tenere a mente che la modifica del valore contenuto nell'orologio del sistema può comportare instabilità). La sintassi del comando date è la seguente: date [opzioni] [+formato] [data_orario] E possibile specificare il formato di rappresentazione tramite una stringa che descrive in che modo si vuole venga restituita la data o l'ora attuale. L'indicazione della data permette all'utente root di modificare la data e l'ora del sistema. Per ulteriori informazioni, consultare il manuale: man date. Esempi: date -d '2 months 5 days' Restituisce la data corrispondente a due mesi e cinque giorni nel futuro. date -d '1 month 3 hours ago' Restituisce la data corrispondente a un mese e tre ore fa. date '+%d/%m/%y' Emette la data nella forma giorno/mese/anno, con l'anno per esteso. cat e less I comandi cat e less servono per mostrare il contenuto di un file: cat mostra semplicemente a video il contenuto del file specificato, less visualizza a video il contenuto di file e permette di spostarsi avanti e indietro nel testo utilizzando i tasti freccia quando i file occupano più di una pagina di schermo. È inoltre possibile eseguire delle ricerche nel testo digitando / seguito dalla parola da cercare e premendo Invio. Per terminare il programma premere il tasto q. La sintassi del comando cat è la seguente: cat nomefile La sintassi del comando less è la seguente: less nomefile find e locate Permettono di ricercare file. find percorso [...] espressione [...] find. -name prova find / -name prova locate file locate prova Cerca il file prova a partire dalla directory corrente Cerca il file prova in tutto il file system, cioè a partire dalla root Effettua una ricerca più veloce di find, in quanto non effettua una ricerca real-time tra i file della macchina, ma si limita a spulciare un apposito database contenente informazioni sui files presenti nella macchina in un dato momento. E' pertanto importante tenere aggiornato questo database usando, di volta in volta, l'apposito comando, ovvero updatedb.. 15

15 2.11. Filtri, redirezioni e pipeline Filtri I filtri sono comandi che leggono dei dati, li elaborano ed inviano in output il risultato. (Nota: alcune delle opzioni illustrate potrebbero essere deprecate). more Il comando more viene solitamente utilizzato in abbinamento ad altri comandi. È un filtro che permette di visualizzare l'output di un comando, una schermata alla volta. Alcuni esempi d'uso del comando more abbinato ad altri comandi: ls more cat miofile more Il simbolo, solitamente chiamato pipe, serve per redirigere l'output del comando a sinistra, al comando alla sua destra (verrà trattato in dettaglio in ). sort Ordina il file ottenuto concatenando i file indicati, e scrive il risultato sullo standard output. La sintassi è la seguente: sort [ opzioni] [ file...] Alcune opzioni: Opzione Risultato -r (reverse) inverte il senso dell'ordinamento -b ignora i blank iniziali (spazi e tabulazioni) -n ordina considerando il valore numerico del campo +numeroriga ordina in base al campo numeroriga+1 (se non specificato ordina sul primo campo) -u ordina riducendo a una le righe uguali diff Confronta e trova le differenze tra due file. La sintassi è la seguente: diff [opzioni] file1 file2 Alcune opzioni: Opzione Risultato -i considera allo stesso modo maiuscole e minuscole, ignorando ogni relativa differenza. -w confrontando due righe ignora gli spazi bianchi. grep (global regular expression print) Cerca nei file specificati le linee che contengono il pattern (stringa) e le trasferisce sullo standard output. La sintassi è la seguente: grep [opzioni] PATTERN [file] dove file sta ad indicare un singolo file oppure un gruppo di file rappresentati usando i caratteri jolly * e?. Alcune opzioni: Opzione Risultato -i ignora la differenza tra caratteri maiuscoli e minuscoli nella ricerca; -n visualizza anche il numero di linea che contiene la stringa cercata all interno del file; -v visualizza le righe che non contengono la stringa richiesta; -L produce solo i nomi dei file che non contengono la stringa cercata; -c per sapere solo il numero totale di righe del file che contengono la parola cercata. Esempio grep totale *.dat Trova le righe che contengono la stringa totale nei file con estensione dat 16

16 Esempi di costruzione del pattern [ ] racchiudono un insieme di caratteri, ciascuno dei quali può comparire in quella posizione all interno della stringa da cercare; se i caratteri sono in sequenza si può usare il segno - per indicare il range; per esempio: grep [34]Ain elencoclassi trova la corrispondenza con le parole 3Ain, 4Ain, ma non con 5Ain. grep [3-5]Ain elencoclassi trova la corrispondenza con le parole 3Ain, 4Ain, 5Ain.. (punto) significa qualsiasi carattere; per esempio: grep st. lista Cerca parole come studente, industria, istituto, ecc. Si possono usare anche tanti punti; per esempio: grep d.... lista Cerca sequenze di cinque caratteri che iniziano con la lettera d. \ toglie il significato ai metacaratteri (funziona come un escape); per esempio: grep \.abc elenco Cerca la stringa con la sequenza di caratteri.abc (con il punto iniziale). ^ indica la ricerca a partire dal primo carattere di ogni riga; per esempio: grep ^a elenco Trova le righe che hanno il carattere a in prima posizione. $ indica la ricerca a partire dalla fine della riga; per esempio: grep a$ elenco Trova le righe che hanno il carattere a in ultima posizione. wc Conta il numero di byte, parole e righe nei file. Stampa una riga di conteggi per ogni file, e se il file era stato passato come argomento, stampa il nome del file dopo i conteggi. Se viene dato più di un nome di file, wc stampa una riga finale contenente i conteggi cumulativi, con il nome file `total'. I conteggi sono stampati nell'ordine: righe, parole, byte. Per default, wc stampa tutti e tre i conteggi. La sintassi è la seguente: wc [opzioni] [file] Alcune opzioni: Opzione Risultato -c stampa solo il conteggio dei byte. -w stampa solo il conteggio delle parole. -l stampa solo il conteggio delle righe. Esempi: wc elenco Stampa il numero di byte, parole e righe nel file elenco; ls *.txt wc -l Stampa il numero di file con estensione.txt presenti nella directory corrente; wc -l *.txt Stampa il numero di linee di ciascun file con estensione.txt cut Estrae sottoparti dalle righe di un file. La sintassi è la seguente: cut [opzioni] [file] Alcune opzioni: Opzione Risultato -c l estrazione riguarda i caratteri -f l estrazione riguarda i campi -d=delimitatore il delimitatore dei campi è diverso dal tabulatore standard (TAB) 17

17 Esempi: cut -f2 elenco date cut -c12-20 cut -d ; -f1,4 elenco Estrae dalle righe del file elenco i caratteri corrispondenti al secondo campo; Estrae dall output del comando date i caratteri dal 12.o al 20.o che contengono l ora attuale; il risultato della pipeline è la visualizzazione dell ora corrente; Estrae dalle righe del file elenco il primo e quarto campo, usando il punto e virgola come delimitatore head Il comando head visualizza la prima parte (le prime 10 righe se non viene specificato diversamente con le opzioni) dei file forniti come argomento: head [opzioni] [file...] Esempio: head -20 prova Visualizza le prime 20 righe del file prova tail Il comando tail estrae le righe a partire dalla fine del file: tail [opzioni] [file...] Esempi: tail -20 prova Visualizza le ultime 20 righe del file prova tail +2 prova Visualizza il file prova a partire dalla seconda linea Redirezione Possiamo pensare ogni singolo comando come un filtro che trasforma i dati in ingresso (ottenuti dallo stdin) in dati in uscita (inviati allo stdout). Tipicamente lo stdin è rappresentato dalla tastiera, stdout e stderr dal video. E possibile far sì che un comando riceva l input da un canale diverso dallo standard oppure invii l output su un canale diverso dallo standard (redirezione). Esempio: ls > lista anziché visualizzare l elenco dei file su video, salva il risultato del comando nel file lista Attenzione! Se il file lista non esiste viene creato, ma se esiste già viene cancellata la copia esistente.per accodare l output ad un file esistente (append) usare date >> lista E possibile impostare anche un diverso canale di input; ad esempio sort < lista >>listaordinata il comando sort (ordina) riceve in input il contenuto del file lista e invia il risultato dell esecuzione nel file listaordinata. Il comando ls l p* > &errore redirige lo standard output (elenco dei file il cui nome inizia con p) e lo standard error (eventuali messaggi di errore) nel file errore. 18

18 Pipeline La pipeline è una forma di redirezione in cui la shell invia l'output di un comando come input del successivo. Utilizzando il metacarattere (pipe) possiamo comporre n comandi in cascata in modo che l output di ciascuno sia fornito in input al successivo. L output dell ultimo comando è l output della pipeline. Esempio: cat elenco sort In questo modo, cat legge il contenuto del file elenco, ma questo, invece di essere visualizzato sullo schermo, viene inviato dalla shell come input di sort che lo riordina e poi lo emette sullo schermo. Una pipeline può utilizzare anche la redirezione, per cui, il comando visto precedentemente può essere trasformato nel modo seguente: cat < elenco sort Naturalmente, il comando si può semplificare come indicato sotto, ma in tal caso non si tratta più di pipeline: sort < elenco Ulteriori esempi: date cut -c1-3 Visualizza solo il giorno della settimana della data odierna ls l grep apr 20 Visualizza solo i file creati o modificati il 20 aprile ls l grep apr 20 cut -c57-60 Visualizza solo i nomi dei file creati o modificati il 20 aprile Il comando tee Nella pipeline è talvolta utile salvare il flusso di dati che passa da un comando ad un altro memorizzandolo in un file. Questo è possibile con l uso del comando tee. Il comando cattura, copiandolo su file, il flusso di dati della pipeline senza compromettere il flusso stesso. Il comando prende il nome dalle giunzioni a T, come quelle dei tubi. Esempi: ls p* > lista Redirige l output sul file lista e non vediamo nulla sul video ls p* tee lista Come sopra, ma in più visualizza il risultato del comando ls sullo stdout (video) Configurazione della shell La shell BASH ha delle impostazioni standard generali per tutti gli utenti, ma ogni utente può avere una versione personalizzata della propria shell modificando opportunamente alcuni file di configurazione. All'interno di questi file sono presenti delle variabili che contengono dei valori predefiniti. Una variabile è un'area di memoria alla quale viene assegnato uno specifico valore. Tale area viene creata al momento del login e viene distrutta al momento del logout. Una variabile può essere paragonata ad una scatola nera che può contenere dei valori. Ad esempio la variabile USER contiene il nome dell'utente che ha effettuato il login. Quando un utente effettua il login nel sistema, Linux crea una shell di login ed inizializza alcune variabili con dei valori predefiniti; le variabili vengono distrutte al momento del logout, cioè quando l'utente si scollega dal sistema L'utente può creare delle variabili personali e può modificare alcune di quelle predefinite dal sistema. Per convenzione le variabili della shell sono definite con nomi costituiti da lettere maiuscole. Ad esempio, la variabile HOME definisce il percorso della directory home dell'utente. Per visualizzare il contenuto di una variabile si può eseguire il comando echo, seguito dal carattere $ e dal nome della variabile. Ad esempio, un ipotetico utente mario, visualizzando la variabile HOME utilizzando il comando: echo $HOME produrrà a video il percorso /home/mario. I file di configurazione della shell BASH sono 5: /etc/profile /etc/bashrc /home/mario/.bash_profile /home/mario/.bashrc /home/mario/.bash_logout le prime 2 sono generali per tutti gli utenti e le altre 3 sono specifiche per ogni utente e se vengono modificate ridefiniscono quelle generali. Perciò se un utente 'mario' modifica ad esempio il file.bash_profile presente nella 19

19 sua directory home (/home/mario), tali modifiche saranno valide per lui ma non per tutti gli altri utenti che continueranno ad usare il file profile generale presente nella directory /etc. Stesso discorso vale per il file bashrc. Il file profile presente nella directory /etc può essere paragonato al file autoexec.bat del dos. Questo file infatti contiene l'inizializzazione di alcune variabili di sistema e l'esecuzione di alcuni programmi di avvio. Il file bashrc invece contiene gli alias ed alcune funzioni definibili dall'utente. Un alias è un nome mnemonico che si può dare ad un comando. Ad esempio il comando che visualizza tutti i file di una directory: ls -lai può avere come alias il nome 'elencafile' oppure 'dir' (per gli amanti del DOS) o un qualsiasi altro nome scelto dall'utente. Ogni volta che un utente effettua il logout e si scollega dal sistema, viene eseguito il file.bash_logout. In questo file sono presenti tutte le operazioni di chiusura che l'utente vuole eseguire. Questo file non viene creato automaticamente come gli altri già visti, perciò occorre crearlo manualmente con un editor di testi qualsiasi: in questo file può essere contenuto ad esempio un messaggio di arrivederci con un comando tipo echo "Arrivederci". Le variabili di sistema La shell possiede alcune variabili speciali predefinite; ad esempio le variabili di sistema che rappresentano i valori di inizializzazione dell'ambiente di lavoro per l'utente: ad esse viene assegnato un valore all'interno dei file di configurazione che sono eseguiti al momento della connessione dell utente. Tutti i valori delle variabili definite possono essere visualizzati con il comando set. Le variabili di sistema più comunemente usate, con il rispettivo significato, sono: PATH HOME MAIL PS1 TERM SHELL HOSTTYPE MACHTYPE l'elenco delle directory dove trovare i comandi; il pathname della home directory dell'utente; la directory dove si trovano le caselle postali per i messaggi di posta elettronica; il prompt primario, cioè la sequenza di caratteri visualizzata all'inizio della riga comandi (per la Bash shell il carattere $); il tipo di terminale su cui si sta lavorando; il nome della shell assegnata all'utente (bin/bash per la Bash shell); il nome del tipo di elaboratore utilizzato; architettura e sistema operativo utilizzato; come già visto, per visualizzare il contenuto di una variabile si utilizza il comando echo $variabile, dove il carattere speciale '$' significa il valore di ; ad esempio: echo $PATH visualizza le directory dove si trovano i comandi e i programmi utilizzabili dall utente. La risposta è qualcosa del tipo /bin:/usr/bin:/usr/lib:/etc questo vuol dire che se quando chiediamo di eseguire un comando, questo verrà cercato nelle cartelle indicate. Se invece si trova in un percorso diverso, è necessario premettere al comando il percorso completo. E possibile modificare la variabile così da aggiungere altri percorsi di ricerca. Ad esempio il comando export PATH= $PATH:/home/test/bin aggiungerà al valore già esistente della variabile PATH il percorso /home/test/bin. Per non dover ripetere il comando export ogni volta che si apre una finestra dovrebbe essere sufficiente aggiungere il comando come una riga dello script ~/.bashrc. 20

20 2.13. I link (collegamenti) in Linux (adattato da Linux (Unix) Command line mini-howto e materiale di A. Petrosino) C'è la possibilità di creare file che in realtà puntano ad altri file, ossia sono un collegamento (link) ad altri file e directory. Il vantaggio nell uso dei link è di avere più di un punto di accesso per lo stesso file o directory, mantenendo un unica copia delle informazioni. Per creare un collegamento, si usa il comando ln (che sta per link, collegamento in inglese). L'argomento è più complesso di quanto non sembri, dato che in Linux esistono due tipi di collegamenti: fisici (detti anche hard-link) e logici (detti anche simbolici o symbolic). Quelli indicati con il simbolo '->' sono collegamenti simbolici, simili in tutto e per tutto a quelli usati in altri sistemi operativi. Infatti, il link simbolico è uno speciale file di testo che contiene il percorso al file vero. Gli hard-link sono in realtà i normali file che vedete elencati con ls. Quindi tutti i file hanno un hard-link che permette di accedervi. E' possibile far puntare più di un hard-link ad un file, ed in questo caso non c'è modo di distinguere l'hard-link originale da quello creato successivamente. Inoltre non ci sono indicazioni evidenti tra file normali (con un solo hard-link) e file con più di un hard-link. Supponiamo di avere tre file dentro una directory e di dare il comando ls -il, il cui risultato è: rw-r--r-- 1 root root 20 set 2 19:13 pippo rw-r--r-- 1 root root 35 set 2 19:11 pluto rw-r--r-- 1 root root 20 set 2 19:13 prova tenete d'occhio il numero '1' tra i permessi e il proprietario del file e l i-number (prima colonna). Adesso date il comando: ln pluto coll1 che significa crea un collegamento fisico al file pluto di nome coll1. Adesso il contenuto della directory è: rw-r--r-- 2 root root 35 set 2 19:11 coll rw-r--r-- 1 root root 20 set 2 19:13 pippo rw-r--r-- 2 root root 35 set 2 19:11 pluto rw-r--r-- 1 root root 20 set 2 19:13 prova Si nota subito che i file coll1 e pluto hanno il numero '2' invece di '1', e sta a significare che ci sono due hard-link che puntano a quel file, e dato che il file è lo stesso (osservate gli i-number), se modifichiamo coll1, cambia anche pluto e viceversa. Sia pluto che coll1 riportano che il file che rappresentano ha due riferimenti. Ma la cosa curiosa è che in realtà non sappiamo quale è l'originale e quale è stato aggiunto dopo. Se adesso cancelliamo pluto otteniamo: rw-r--r-- 1 root root 35 set 2 19:11 coll rw-r--r-- 1 root root 20 set 2 19:13 pippo rw-r--r-- 1 root root 20 set 2 19:13 prova e come vedete adesso sono tornati tutti '1'. Ora coll1 è il file rimasto e nulla ci dice che in realtà esso è stato creato da noi come hard-link. I link più usati sono invece quelli simbolici. Se fate un giro nel filesystem standard di Linux ne trovate parecchi, alcuni esempi sono: lrwxrwxrwx 1 root root 7 mar 19 23:25 /etc/rc -> rc.d/rc lrwxrwxrwx 1 root root 10 mar 19 23:25 /etc/rc0.d -> rc.d/rc0.d in cui il primo è un collegamento a file, il secondo è un collegamento a directory. Per creare collegamenti simbolici il comando è: ln -s file linkname dove file è il file esistente a cui vogliamo creare il collegamento, linkname è il nome del collegamento stesso, e lo switch -s serve a creare appunto un link simbolico. Se si cancella il file a cui punta il link, Linux lo indica in bianco su sfondo rosso in ls, e se tentate di accedere al file tramite il link vi viene risposto che il file non esiste. Ultima considerazione, sui permessi: i premessi del link simbolico sono ignorati, come pure il proprietario. Valgono sempre quelli del file a cui punta, questo per evitare che possa essere indebitamente modificato. E' per questo che i link simbolici di solito hanno tutti i permessi impostati. Esistono altri switch, come sempre date una occhiata alla manpage di ln. 21

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