Di noi tremò la nostra vecchia gloria. Tre secoli di fede e una vittoria G. D'Annunzio

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1 ORGANO UFFICIALE DELLA PRESIDENZA DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE GRANATIERI DI SARDEGNA ANNO LVIII - N. 1 - GENNAIO - MARZO PUBB. TRIMESTRALE - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE ART. 2 COMMA 20/C DELLA LEGGE 662/96 - FILIALE DI ROMA Di noi tremò la nostra vecchia gloria. Tre secoli di fede e una vittoria G. D'Annunzio

2 LA LETTERA DAL DIRETTORE Questo numero, riferito al primo trimestre del 2005, esce con ritardo sull ideale tabella di marcia per alcuni problemi, del tutto personali ed in parte risolti, che hanno interessato la Redazione. D altro canto, mettere insieme un giornale, come il nostro, nelle precarie condizioni di lavoro che si hanno e con il materiale sempre più consistente che ci perviene dalle nostre sezioni e dai collaboratori, anche occasionali sempre più numerosi, non è cosa facile. Quello che più ci preoccupa e spaventa e, nel contempo, ci spinge responsabilmente ad andare avanti, è la convinzione, da molti condivisa, che sulle pagine della nostra rivista, in maniera quasi esclusiva, si regge gran parte della vita della nostra Associazione, sia per l immagine che di essa diamo all esterno, sia per la funzione di collante che esso costituisce per tutta la periferia presente, anche se in alcuni casi con piccoli numeri, su tutto il territorio nazionale. Ma, veniamo ai contenuti. Il ricordo del generale Chiti, la cui dipartita ha registrato un cordoglio eccezionale anche in ambienti esterni alla famiglia dei bianchi Alamari, è stato affidato alla penna del Presidente Nazionale, rimandando una trattazione più completa ad un fascicolo, quasi ultimato, che sarà inviato a tutti i lettori con un prossimo numero della rivista. L attività dei nostri Alamari con le stellette registra un fatto veramente epocale al quale abbiamo ritenuto di dedicare la copertina: il reclutamento, nelle file del 1 reggimento Granatieri, delle prime due donne fatto mai avvenuto nella nostra storia più che tricentenaria. Le Sezioni, come sempre, hanno dimostrato una grande vitalità e noi, con i limiti imposti dal numero delle pagine, abbiamo cercato di dar loro, come sempre, il giusto e doveroso risalto. Bella e significativa, la testimonianza del granatiere abruzzese Vespa che ci riporta agli episodi sublimi e drammatici vissuti dai nostri Granatieri sui fronti dell ultima guerra. Il ricordo di chi è andato avanti ha costituito, in questo numero, un vero problema sul piano quantitativo (occorrerà regolamentare il contenuto della rubrica nelle sedi competenti). L unico modo per risolverlo era quello di limitare al massimo la lunghezza dei testi pervenuti. E questo è stato fatto dal nostro redattore e di questo ci scusiamo con quanti si aspettavano una trattazione più estesa. Del resto, è un modo d attuare il profondo insegnamento contenuto nella bellissima poesia a livella del grande Antonio de Curtis. Arrivederci, Dio volendo, al prossimo numero. Direttore responsabile: Antonino Torre Redazione: Claudio Conti, Alba Maria Mendico, Umberto Miccoli, Guido Tamburini Segreteria: Feliciano di Felice, Corrado Trambusti Autor. Trib. N del Iscrizione al Registro degli Operatori della Comunicazione (R.O.C.) n del 10 ottobre 2001 Composizione: Topsygraph snc - Via Buccari, Roma - Tel. 06/ info@topsy.it Stampa: Arti grafiche Roma per conto di Grafiche Professionali - Roma Editore: ASSOCIAZIONE NAZIONALE GRANATIERI DI SARDEGNA Roma, piazza Santa Croce in Gerusalemme, 7 Tel 06/ Fax. 06/ Presidente Onorario: On. Lino Fornale Presidente: Mario Buscemi Vice Presidente: Gianfranco Imperatori Segretario Nazionale: Antonio Lattanzio Comitato Centrale: Giuseppe Bilancia, Arsenio Rossoni, Corrado Trambusti CONDIZIONI DI CESSIONE DEL PERIODICO Una copia Euro 2,00 Abbonamento ordinario Euro 5,00 Abbonamento sostenitore Euro 15,00 Abbonamento benemerito Euro 25,00 Una copia arretrata Euro 2,50 Gli abbonamenti possono essere sottoscritti anche mediante il c/c postale n intestato alla Presidenza Nazionale ANGS avendo cura di indicare nella causale: sottoscrizione abbonamento Quanto espresso dai singoli autori negli articoli firmati non rispecchia necessariamente il pensiero dell'editore e del direttore La collaborazione al giornale avviene a titolo volontario e gratuito. Tutto il materiale che perviene in Redazione, anche se non pubblicato, non viene restituito. La redazione si riserva la facoltà di modificare e/o sintetizzare i testi che vengono forniti. Chiuso in tipografia il 13 dicembre 2004 In copertina: 50 Anniversario del ritorno di Trieste all Italia. L originale iniziativa del Presidente della Sezione di Trieste, Marco Drabeni (cronaca a pag. 13) IN QUESTO NUMERO Parliamo tanto di Chiti Mario Holzer Attività associativa 6 Protagonisti: Don Cristoforo Maggio C. Conti 8 Il bambinello del Forte Ostiense Alba Maria Mendico anniversario di Trieste all Italia 15 Alamari con le stellette gennaio-marzo 2005

3 In ricordo di Fra Gianfranco, generale dei Granatieri e soldato di Dio Mario Buscemi In questo numero, il primo dalla Sua dipartita, è doveroso ricordare il generale dei Granatieri Gianfranco Chiti, frate cappuccino, sacerdote. Si tratta di un personaggio d eccezionale levatura, che tutti i Granatieri hanno ammirato, rispettato, amato. La Sua personalità si distinse fin dall inizio della Sua lunga vita di soldato, passata attraverso le drammatiche vicissitudini della guerra, dalla campagna d Albania a quella di Russia e alle controverse vicende degli ultimi anni del conflitto. Non ho avuto modo di conoscerlo, per motivi generazionali, in quei tempi durissimi, ma sono certo che le Sue straordinarie qualità si siano espresse al massimo grado proprio in quelle circostanze, perché è proprio davanti al pericolo ed alla responsabilità della vita dei propri uomini che le grandi anime riescono a manifestare al meglio le loro virtù. Virtù che si sono rivelate esemplari anche nel dopoguerra, nel Suo impegno in Somalia, durante il periodo dell Amministrazione Fiduciaria affidata all Italia. Chi lo ha conosciuto in quell epoca racconta che gli indigeni gli attribuivano addirittura qualità soprannaturali, per il carisma che lo caratterizzava e per la forza che sapeva sprigionare Ie trasmettere ai Suoi soldati nei momenti più difficili. Io lo ho conosciuto più tardi quando, nonostante il correre degli anni, continuava a comandare la compagnia fucilieri, perché riteneva che nessun altro incarico, per un capitano, potesse avere maggior valore di quello della diretta responsabilità del comando di uomini. Anche allora i Suoi granatieri guardavano a Lui come a un personaggio non comune, che sapeva unire alla fermezza della severità il calore paterno di una persona che, avendo rinunciato a farsi una famiglia, sentiva veramente e intimamente tutti i suoi soldati come propri figli. Certo, era un comandante non facile per i subalterni che non potevano emularne il comportamento quasi ascetico, sia pure al prezzo dei non pochi sacrifici che le persone comuni dovevano affrontare. Capitava così in ogni occasione di veder primeggiare il Suo reparto per efficienza, entusiasmo e disciplina, guidato da un uomo che possedeva doti certamente straordinarie. Più tardi, da Aiutante Maggiore in 1^, è noto a tutti che fu l anima profonda di tutto il Reggimento, che viveva del Suo impegno in ogni dettaglio, con l autorevolezza indiscussa e la preparazione profonda che gli era ampiamente riconosciuta e che certamente lo ripagò, almeno in parte, dell amarezza di non essere mai stato comandante di reggimento. Non ebbi poi molte occasioni d incontrarlo, per i diversi percorsi che la nostra carriera impose, ma lo vidi Comandante della Scuola Sottufficiali di Viterbo e in quelle poche ore della mia visita sentii respirare in quell Istituto la stessa atmosfera, lo stesso clima che il Suo alto senso della professione militare imponeva. Non mi stupii affatto, perciò, di saperlo divenuto frate cappuccino all atto del congedo. Era una conseguenza perfettamente logica, coerente e razionale. Era la prosecuzione, nelle vesti del religioso, di quegli stessi Valori che avevano da sempre ispirato il Suo modo di essere. E qui vorrei sospendere i miei ricordi, ricordi di un soldato riferiti ad un soldato, perché il dopo, il mondo cresciuto intorno a Lui al Convento di San Crispino e le tante vicende della opera religiosa, interamente dedicata al prossimo, possono essere meglio rievocate da chi gli è stato vicino in questa Sua seconda vita. E comunque certo che, quale membro dell Associazione, ho continuato a sentirlo come componente della mia famiglia, che dall Altare continuava a fare quella stessa Scuola Morale e ad enunciare quella stessa Dottrina che lo avevano visto esprimersi come Comandante. Adesso ci ha lasciato. L intensità e la vastità delle manifestazioni di cordoglio che hanno seguito il Suo distacco sono il coronamento più evidente del grande valore che la Sua esistenza ha rappresentato. Noi ne siamo orgogliosi perché dopo tutto Gianfranco Chiti era sempre stato eminentemente il Granatiere ideale, che continuava ad indossare gli Alamari, sotto l umile saio del francescano. Quest uomo ha saputo esprimere una sintesi eccezionale di Valori, quelli del soldato e quelli del sacerdote, Valori assolutamente spirituali, in contraddizione, forse, con quelli cui s ispirano molte volte i nostri comportamenti. Non lo dimenticheremo e non lo dimenticheranno i Granatieri degli anni futuri, che potranno veder ricordati nel nostro Museo i segni del Suo passaggio fra noi. Lo salutiamo perciò, ancora una volta sull attenti, grati per quanto ci ha saputo dare. La Redazione ha in corso d approntamento un fascicolo rievocativo della figura del nostro Assistente spirituale. Esso, appena completato, sarà inviato a tutti i lettori della rivista. gennaio-marzo

4 Cronaca dei giorni del cordoglio Alle ore 8,30 di sabato 20 novembre 2004, Padre Gianfranco Chiti cessa di vivere in una stanza del reparto Terapia intensiva dell Ospedale Militare del Celio in Roma, dove si trovava ricoverato dalla fine del mese di luglio. Il primo a giungere sul posto, meno di mezz ora più tardi, avvertito dal Direttore Sanitario dell ospedale romano, è il gen. Michele Corrado, legato a Chiti - suo primo Comandante - da affetto profondo e filiale; trova la signora Franca, colei che da tredici anni assiste Padre Chiti nella cura del convento di San Crispino e che, dal momento dell incidente, non lo ha abbandonato per un solo istante. Poco dopo, si aggiungono l incaricato dell Agenzia funebre, due subalterni dell allora tenente colonnello Chiti al IV Btg. di Civitavecchia: Antonino Torre e Claudio Conti e il generale Gian Paolo Torrini, quotidianamente presente nell ospedale romano dal giorno del ricovero del nostro Comandante. L autorevole intervento di Michele Corrado consente di superare ostacoli di natura burocratica e decidiamo di allestire la camera ardente nella sala d onore del Museo Storico di piazza Santa Croce in Gerusalemme. Durante la preparazione del salone, curata con eccezionale sensibilità dal maresciallo Gelsomino Jannarone, giunge, dalla caserma Gandin agli ordini di un sottotenente, un picchetto di otto granatieri che onoreranno la salma fino al giorno successivo, vegliandola per l intera notte. Le spoglie mortali di Padre Chiti raggiungono il nostro Museo intorno alle sedici e trenta del sabato stesso: ad accoglierle una piccola folla che andrà via via aumentando fino a sera inoltrata, quando, rientrata la guardia all interno, inizia la veglia notturna; sotto il saio s intravedono, sulla camicia militare, gli alamari d argento che il generale Giovanni Garassino aveva posto nella bara. La chiusura notturna viene interrotta per dar modo al granatiere, ministro Rocco Bottiglione, appositamente rientrato dall estero, di rendere omaggio alla salma. Alle otto del mattino della domenica, inizia il pellegrinaggio di una folla addolorata e commossa. L emozione che ci ha attanaglia impedisce di registrare i mille e mille visitatori; attingiamo alla nostra memoria riportando, alla rinfusa, i nomi delle autorità, dei granatieri, degli amici di Padre Chiti intervenuti, scusandoci con coloro, tantissimi, che non citeremo. Abbiamo visto il Capo e il Sottocapo di Stato Maggiore dell Esercito, generali Fraticelli e Marzo, l Ordinario Militare mons. Bagnasco, Kathleen Chiti, Raffaele Simone, Mario Buscemi, Gianfranco Caminada, Massimiliano Del Casale, Antonio Castelluccio, Candeloro e Donatella Praticò, Antonio Andriani, Roberto e Anna Padovani, Sebastiano Gallo, Giorgio Ruggeri, Guido e Rosella Tamburini, Raffaele Simone, Fabrizio Torbidoni, Mario Taranto, Loredano e Teresa Poggetti,, Alba Maria Mendico, Anna Falasconi Torre accompagnata dal figlio Alessandro, Tullio Sturchio, Giuseppe Paoletti, Luigi Iotti, Roberto Bovini, Sabatino Della Corte, Giancarlo Bruni, Carmine Formicola, Gian Maria Setti Carraro, Fabio Rampelli consigliere regionale, il Padre Provinciale dei Francescani Ferri, Walter Palmieri, il cappellano della Brigata don Leonardo Giordano, il veterano dei cappellani d Italia, l ultranovantenne don Centioni, don Antonio Fagotto, Antonello Falconi, Gianfranco Sorbi, Duilio, Maria e Andrea Benvenuti, Ludovico e Luigia Tartaglia, Stefano Pellicanò, Giancarlo Quattrini, Raffaele Barba, Anna Teodorani, Arsenio e Mirabella Rossoni, il Vice Presidente nazionale Gianfranco Imperatori, Francesco Alberti, Valter Petrongari, Osvaldo ed Alba Ciammaruconi, Mario e Luciana Holzer, Rosanna e Alessandro Venturini, Mario Vozzolo, Loris Rossini, Maria Elena Corrado, Massimo Meinero, Agostino Lorenzini, Francesco Duca, Oscar Bevilacqua Il mattino del 21, alle ore otto, si riaprono i battenti del Museo per procedere alla benedizione e alle operazioni di partenza del feretro per il Duomo di Orvieto dove il Vescovo 4 gennaio-marzo 2005

5 mons. Scanavino celebrerà la Messa Solenne. L operazione subisce, però, un ritardo per consentire alla folla che continua ad arrivare da ogni parte d Italia, di porgere l ultimo saluto a frà Gianfranco. Intorno alle undici il corteo funebre costituito dal carro, dal furgone pieno di fiori e da tre vetture private, parte alla volta di Orvieto. In autostrada riceviamo dai carabinieri di Orvieto la richiesta delle suore di clausura del convento di santa Chiara di rendere un ultimo saluto al loro Padre Confessore. Due gazzelle dei Carabinieri ci scortano dall uscita dell autostrada fino al Duomo di Orvieto; un unica sosta, breve, appena due minuti, davanti al Convento delle Clarisse. A distanza di otto secoli, si ripete quanto avvenne il giorno del funerale di Francesco d Assisi, allorché il corteo funebre variò percorso per sostare davanti al convento di San Damiano dal cui interno si udirono singhiozzare Chiara e le sue compagne. Due parrocchiani di San Crispino, due Carabinieri e due Granatieri portano a spalla la bara all interno del maestoso Duomo di Orvieto e la collocano in terra, al centro della grande navata. Sei ragazzi del Colonnello Meinero si schierano attorno al feretro, avvolto nel tricolore, sotto lo sguardo commosso del loro comandante. La solenne Messa, preceduta dallo sfilamento di oltre trenta religiosi, viene officiata dal Vescovo di Orvieto. Fanno corona all altare quarantatré Colonnelle dei Centri regionali e delle Sezioni dell Associazione Nazionale Granatieri, i labari e i gagliardetti del Nastro Azzurro e di tante Associazioni d Arma e una rappresentanza della Scuola Allievi Sottufficiali di Viterbo: creatura diletta dell allora Colonnello Chiti. Parlano, nel corso dell austera e solenne cerimonia, il Vescovo, il Padre provinciale dei Francescani e il Presidente della nostra Associazione. Dalle loro parole emerge, limpida e precisa, la figura di un uomo già pronto per affrontare il giudizio della Storia. Apprezziamo la stima e l affetto che si avvertono nei discorsi, ma, noi, come chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo e di frequentarlo, non possiamo non riandare con la mente e con il cuore a quei momenti nei quali la Sua bontà, la Sua saggezza e la Sua preveggenza confortavano le nostre inquietudini. Questo è il Padre Chiti di cui sentiremo per sempre la mancanza; questo è il Comandante spirituale che vogliamo salutare. Ed ecco, allora, che, inatteso, timido all inizio, mano a mano più vigoroso, risuona, accorato, l inno dei granatieri. I granatieri cantano, la folla approva. La funzione termina quando l oscurità è calata e la bara illuminata all interno del carro, sempre avvolta dal tricolore, si avvia verso la sua definitiva dimora: il Camposanto di Pesaro. Tutte le Compagnie dei Carabinieri dei territori attraversati assicurano al corteo una perfetta e veloce scorta per farci giungere a Pesaro nel più breve tempo possibile e alle otto di sera la bara di Padre Chiti viene posta nella Cappella del Cimitero. La tumulazione avviene il giorno seguente poco dopo le otto, alla presenza dei più antichi amici dello spilungone figlio del violinista, di chi lo ha assistito quotidianamente negli ultimi mesi di vita e di chi lo ha accompagnato dall ospedale del Celio fino al Camposanto di Pesaro dove riposa nella Cappella di famiglia accanto ai suoi genitori. Claudio Conti La Sezione ANGS di Pesaro, aderendo alle richieste pervenutele da granatieri di molte parti d Italia, promuove per sabato 7 maggio p.v. una giornata nel ricordo di Padre Chiti, a Pesaro, comprendente la visita alla Sua tomba presso la cappella di famiglia del locale Camposanto e la celebrazione, alle ore 11,00, di una Santa Messa, officiata dal Vicario arcivescovile di Pesaro, mons. Romano Morini, nella chiesa di Santa Maria di Loreto (prossima al Camposanto). E prevista la partecipazione delle associazioni d arma pesaresi e di numerosi privati cittadini. In osservanza dell insegnamento di Padre Chiti, gli eventuali omaggi floreali saranno deposti in un unico contenitore all entrata del Camposanto. Per ulteriori informazioni consultare il sito: gennaio-marzo

6 SOSPESA LA LEVA Fino ai giorni nostri aveva scritto la storia dell Italia Il servizio militare di Leva, altrimenti detto Coscrizione obbligatoria che portava al cosiddetto esercito di popolo, sancito nella Francia del 1798 e inserito, come diritto-dovere, anche nella nostra Costituzione repubblicana, è stato sospeso, a tempo indeterminato, a partire dal 1 gennaio Ma, in pratica, all occorrenza, potrebbe essere ripristinato - anche se, in Italia, si sa che nulla è più definitivo del provvisorio! Con la sospensione della leva, cesseranno di esistere anche gli ufficiali di complemento, quella benemerita categoria che tanto ha dato all Italia, in fatto di sacrificio, d entusiasmo, di dedizione, specialmente in guerra dove, numericamente preponderanti rispetto ai colleghi in SPE, rivestendo i gradi più bassi della gerarchia, erano quelli più vicini alla truppa di fronte al nemico e, di conseguenza, ebbero le perdite quantitativamente più alte sotto il profilo numerico e percentuale. Non vogliamo fare una valutazione sulla scelta, eminentemente politica, che ha portato alla sospensione della Leva e delle motivazioni, anche militari, che la giustificano e ne esaltano i possibili risultati positivi. Non ci compete, e poi sull argomento sono stati già versati fiumi d inchiostro. Vogliamo solo fare una riflessione sulla frase, molto ricorrente, che sull argomento recita: con l abolizione del soldato di leva, si potrà avere personale maggiormente addestrato. Il nostro pensiero, a sentire questa affermazione, va inevitabilmente al ricordo dei Fanti nelle trincee del Carso e del Piave, ai Granatieri e agli Alpini e Bersaglieri sul Fronte Russo, ai ragazzi imberbi del reggimento Giovani Fascisti di Bir el Gobi, ai Carristi dell Ariete e ai Paracadutisti della Folgore ad El Alamein e a tutti i giovani militari di Leva che, di recente, in Libano, in Iraq, in Somalia, in Mozambico, in Albania ed in tante altre occasioni, hanno egregiamente rappresentato l Italia in un contesto internazionale. Lo confessiamo: ci è veramente difficile pensare, nonostante le enunciazioni effettuate dai pulpiti più qualificati, che fossero scarsamente addestrati perché reclutati con la coscrizione obbligatoria e che, al loro posto, i professionisti avrebbero potuto fare meglio e di più. Come spesso dice Emanuel, nostro amico e collaboratore, anche questo è da considerare, forse, solo un segno dei tempi. Ma, comunque, chiudiamo l argomento parafrasando un detto riferito alla morte dei sovrani: La Leva è Morta, viva i Professionisti Volontari! (i termini di Professionista e Volontario, usati quando si parla dell argomento, in ogni caso, ci sembrano legati in un connubio che potremo definire innaturale n.d.r.) L Esercito ha voluto sottolineare storico evento e tributare il doveroso omaggio a tante generazioni d italiani che hanno lo servito la Patria in armi, con un originale calendario che è stato presentato in una grande manifestazione tenutasi, il 27 settembre 2004, nella prestigiosa cornice del Teatro dell opera di Roma. A parte la copiosa ed interessante parte storica e didascalica, ogni mese del calendario presenta l immagine di un personaggio noto che indossa l uniforme militare di una particolare Arma o Specialità dell Esercito. I Granatieri di Sardegna sono stati ricordati, nel mese di Gennaio, dal simpatico attore televisivo Massimo Ghini (che ha prestato servizio di leva nel reggimento dell Artiglieria Granatieri di L Aquila n.d.r.) in G.U.S. con cappellone a pelo. Antonino Torre 6 gennaio-marzo 2005

7 I granatieri e gli altri I Granatieri di Sardegna sono giustamente orgogliosi d indossare i bianchi Alamari che contraddistinguono la loro Specialità. Sono gli Alamari indossati, per oltre 350 anni, da tutti quelli che hanno servito nei loro ranghi, in pace e in guerra in Italia e nei vari teatri operativi. Essi vengono indossati con orgoglio anche dai componenti dell Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna, quale segno di unione spirituale tra i Granatieri in armi e quelli che nella Specialità hanno servito in passato. Esistono, peraltro, migliaia di uomini che, come chi scrive, hanno servito nell attuale Brigata Granatieri di Sardegna e, nei decenni precedenti, nelle Grandi Unità che inquadravano anche i Granatieri, che hanno indossato gli stessi Alamari ai quali erano sovrapposti i simboli della propria Arma o Servizio. Mi riferisco agli Artiglieri, agli appartenenti al Genio e alle Trasmissioni, ai Corpi di Amministrazione, di Commissariato, di Sanità e Veterinario e della Motorizzazione ora Trasporti e Materiali. Per quanto riferito, in particolare, agli Artiglieri, voglio ricordare che, con disposizione del Ministero della Guerra del 31 dicembre tuttora operante, nella Brigata Granatieri,allora denominata XX Brigata a seguito dell abolizione dei nomi delle brigate di fanteria secondo l ordinamento del 1926, fu incorporato il 13 reggimento di Artiglieria da campagna che, pertanto, indossò anch esso, sul bavero, gli Alamari per simboleggiare lo stretto rapporto di cooperazione e il pieno inserimento degli Artiglieri nella struttura della Brigata, per condividerne le glorie, i sacrifici e il destino. Con l abolizione delle brigate, secondo l ordinamento del 1939, il 13 reggimento Artiglieria rimase con i Granatieri nella 21^ Divisione Fanteria Granatieri di Sardegna ; con essi partecipò, nel mese di giugno del 40, allo schieramento sul Fronte Occidentale,nell ambito dell armata del Po e successivamente in Jugoslavia per la difficile campagna per il controllo territoriale della Slovenia e della Croazia, in un teatro operativo difficile, sia per l asprezza del territorio, sia per l avversario che si era chiamati a fronteggiare, combattivo e ben addestrato a tecniche della guerriglia. Dopo il rientro in Italia, nel dicembre del 1942, insieme ai reggimenti Granatieri, il 13 reggimento Artiglieria fu impiegato per le predisposizioni organizzative della Difesa di Roma e dall 8 al 10 settembre 1943, nei cruenti combattimenti che seguirono la dichiarazione dell armistizio. Gli eventi della Difesa di Roma e le varie fasi di essa sono ben noti, anche perché relativamente più vicini a noi e più rievocati. Mi limiterò soltanto a ricordare l azione strenua ed efficace condotta dagli artiglieri, con i loro pochi ed antiquati pezzi d artiglieria (solo 48 pezzi d artiglieria divisionale), in supporto ai granatieri e agli altri reparti assegnati in rinforzo alla Divisione, combattendo spesso fianco a fianco ad essi, sulla linea di difesa, come semplici fanti, rallentando, fin quando fu possibile e fino all esaurimento delle munizioni, l avanzata delle truppe tedesche. In riconoscimento del valore e dell eroico comportamento degli artiglieri nella Difesa di Roma, la Bandiera del reggimento fu decorata con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare ed inoltre, con la ristrutturazione dell Esercito del 1976, al 13 gruppo di artiglieria, ancora organicamente inquadrato nella Brigata, fu attribuito il nome Magliana, a ricordo dei combattimenti del 43. Dopo la guerra, con la ricostituzione del reggimento, avvenuta il 1 marzo 1948, gli artiglieri continuarono ad essere presenti nella Divisione prima e nella Brigata successivamente. Gli artiglieri sono stati, in sostanza e sono tuttora, anche se rinominati 33 reggimento una componente significativa della Grande Unità; con i granatieri e in supporto ad essi hanno vissuto i vari eventi, hanno gioito e sono morti, in stretto legame di fratellanza e di cameratismo. Questo legame in armi potrebbe e dovrebbe essere mantenuto anche dopo il termine del servizio attivo, anche come segno di apprezzamento, da parte dei Granatieri, nei confronti di chi ha operato con loro, li ha sostenuti con il fuoco in guerra ed ha preso parte a tutte le attività del tempo di pace, indossando, lo ripeto, gli stessi Alamari. Sarebbe auspicabile, pertanto, prendere in considerazione, nelle sedi adeguate, la possibilità di consentire agli artiglieri che hanno indossato gli Alamari, di poter entrare nei ranghi dell Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna come soci ordinari, riconoscendo e valorizzando con questo i legami sorti durante il servizio e facendoli partecipare, di diritto, alle tante attività ed alle iniziative, a livello regionale e nazionale che l associazione stessa organizza. Analogo trattamento, ovviamente, potrebbe essere riservato anche ai militari delle altre Armi e Corpi che hanno indossato gli Alamari e che sono stati inquadrati nella Grande Unità conseguendo altrettanti meriti. Rocco Viglietta Gen.B. aus già C.te rgt. A. granatieri Condividiamo completamente l analisi fatta dall amico Viglietta e la richiesta che ha avanzato. Gli Alpini e i Paracadutisti già considerano gli artiglieri inquadrati nelle rispettive brigate, come facenti parte della loro stessa Specialità. Esiste, infatti un artiglieria paracadutisti e un artiglieria da montagna. Ci meravigliamo solo che, in tanti anni, non sia stato mai affrontato (o forse è stato affrontato con lunghe disquisizioni e non risolto come spesso avviene) un argomento così importante. Ma non è mai troppo tardi! Una piccola notazione a margine: nel Museo dei Granatieri e conservato l ultimo Stendardo del 13 reggimento del tempo di guerra. Forse, in altri tempi, il problema non si poneva nemmeno! ANTOR gennaio-marzo

8 Torino ricorda il centenario della nascita di Re Umberto II 29 novembre La Sezione di Torino ha voluto ricordare il centenario della nascita di S.M. Umberto di Savoia, che iniziò la sua carriera militare nel 1 reggimento Granatieri di Sardegna nella Caserma di Santa Croce in Gerusalemme, e che fu il primo Comandante della Brigata Granatieri in congedo, nel momento che l Associazione assunse un ordinamento militare. Su proposta ed in collaborazione dell associazione storico-culturale Croce Bianca, che dal 1994 si occupa della storia e cultura piemontese e si richiama alle tradizioni degli antichi stati sabaudi di terra ferma, si è organizzato un convegno ed una mostra dal titolo: Umberto di Savoia granatiere e fante. L iniziativa si prefiggeva di ricordare la figura di soldato di quello che fu definito, per la breve durata del suo regno, Il Re di maggio : prima giovane granatiere a Roma, poi alto ufficiale a Torino nel 91 e 92 reggimento di fanteria. Al convegno, svoltosi nel salone d onore di Palazzo Pralormo, sede del circolo ufficiali di presidio di Torino, reso disponibile dal Comandante del Comando RFC interregionale Nord generale di divisione Roberto Monatagna, sono intervenute circa 150 persone. Il Comune di Torio, che ancora una volta ha fornito il supporto tecnico all evento, era rappresentato dal Gonfalone cittadino, decorato di Medaglia d Oro al Valor Militare, accompagnato dall Assessore alla cultura. Erano presenti, inoltre, il Sindaco della Città di Susa, l Assessore alla cultura del Comune di Giaveno, ed altre autorità religiose, civili e militari. L Associazione era presente con le Colonnelle ed i Presidenti e molti granatieri delle sezioni di: Alba, Cuneo, Fossano, Grignasco e Mondovì. Il granatiere Gallo, Presidente del Centro regionale Piemonte, rappresentava il Presidente nazionale impossibilitato a partecipare di persona. I qualificati relatori che hanno sviluppato gli argomenti del convegno sono stati, nell ordine, il generale Guido Amoretti, il generale Oreste Bovio e il conte Alessandro Cremante Pastorello. Essi hanno interessato i presenti, oltre che per la loro competenza storica, an- 8 gennaio-marzo 2005

9 che con dirette esperienze personali legate alla figura di Umberto II. In chiusura, il granatiere Pier Andrea Ferro ha letto un intervento del granatiere Antonino Torre,che per motivi di salute non era presente, sullo specifico argomento del Re granatiere. Particolarmente apprezzata, a giudicare dal lungo applauso che ha seguito la sua lettura, la lettera fatta pervenire dal colonnello Massimo Meinero, 91 comandante del 1 reggimento Granatieri. Al termine degli interventi, a solennizzare l evento e per ringraziare della partecipazione S.A.R. Maria Gabriella di Savoia, il Presidente della Sezione di Torino Valter Costamagna ha donato all illustre ospite il rosso bavero associativo con i bianchi Alamari e la tessera d iscrizione all Associazione ricordando, ancora, quando il suo augusto genitore indossò gli Alamari. La principessa ha voluto subito indossare il bavero, particolarmente intonato all elegante tailleur nero, portandolo con regale fierezza per l intera serata. Il Presidente regionale Sebastiano Gallo Le ha poi consegnato l attestato, fatto pervenire dal Presidente nazionale - generale Mario Buscemi, ed il granatiere Ferro ha fatto omaggio a S.A.R. di uno dei suoi preziosi soldatini raffigurante Umberto, ufficiale di fanteria, accanto ad un carro armato dell epoca. La serata si è poi conclusa con una cena di gala, sempre nel circolo ufficiali, alla quale hanno partecipato 80 fra granatieri e soci del Gruppo Croce Bianca che la principessa ha voluto salutare e conoscere uno ad uno. I molti visitatori che hanno visitato la mostra, che restata aperta fino al 3 dicembre, hanno potuto ammirare originali ed inedite fotografie scattate nel periodo di presenza a Torino del principe ereditario ( ) e della sua salita al Colle dell Assietta del 19 luglio 1940 avvenuta alla presenza del reggimento Granatieri; cimeli della collezione privata di Pier Andrea Ferro accostati a diorami da lui appositamente composti in tema con i cimeli stessi, quadri del pittore torinese Massimo Alfano e lavori eseguiti dai ragazzi della scuola media B. Giuliano di Susa, seguiti con costante impegno dai professori, granatiere Giancarlo Sibille e sua gentile signora. Valter Costamagna I Granatieri piemontesi già in precedenza, il 25 settembre 2004 a Racconigi, avevano partecipato ad un altra celebrazione del centenario della nascita di Re Umberto II, avvenuta alla presenza di Vittorio Emanuele di Savoia. Alla cerimonia era presente la Colonnella della Sezione di Torino, portata dall inossidabile Alfiere Paolo Girardi, mentre al granatiere Pier Andrea Ferro Vice presidente del Centro regionale Piemonte - è spettato il compito di portare, su un cuscino, il cappello da Maresciallo d Italia appartenuto a Re Umberto. gennaio-marzo

10 Il raduno del IV Btg a quaranta anni dalla sua costituzione Breve, ma intensa è stata la vita del IV Battaglione Meccanizzato di Civitavecchia. Dal 1963 al 1974, nella ventosa oasi della caserma De Carolis, una generazione di granatieri ha vissuto un esperienza militare particolare, forse per il relativo isolamento nel quale si trovava rispetto al resto del Reggimento, forse per l impiego specialistico sui carri armati, più probabilmente per lo spirito trasfusole da comandanti di eccezionale carisma. E questo spirito è rimasto intatto anche dopo oltre quarant anni nei granatieri che lo scorso 4 dicembre si sono ritrovati nella città laziale, rispettando un impegno e accorrendo ad un invito. L impegno fu quello assunto a Cuneo in occasione del raduno nazionale del 2002: quello di ritrovarci a Civitavecchia per un incontro tutto nostro; l invito è stato quello fatto dalla nuova sezione civitavecchiese del Presidente Andriani e del Segretario Malizia. La giornata dei circa 300 granatieri giunti da ogni parte d Italia Ritossa da Trieste, Scarso da Modica i più lontani è cominciata un po presto, alle 8,30, al Duomo di Civitavecchia, con la Santa Messa officiata dal Cappellano della Scuola di Guerra, don Alfio Spampinato, cui è seguita la deposizione di una corona d alloro all antistante Monumento ai Caduti. Gli onori militari sono stati resi da un picchetto di granatieri del 1 reggimento. Giovanile ed esuberante è stato l intervento, nel corso della Messa, dell ultra novantenne don Centioni, che molti di noi ricordano per il suo modo spiccio e sbrigativo nel convocare, al grido: mussulmani, tutti a messa!, riferendosi ai granatieri in sede, ed officiare la funzione domenicale nel refettorio della De Carolis. E seguito poi il trasferimento alla nostra cara, vecchia, caserma. Più nostalgica che allegra, l atmosfera all adunata nel piazzale, un po per una certa inclemenza del tempo, un po per l inevitabile formalismo imposto dalla presenza di alte autorità civili e militari quali: il Ministro granatiere Stanca (43 Corso AUC), il Sindaco di Civitavecchia De Sio e l Assessore Palassini, entrambi granatieri, il Presidente della nostra Associazione Buscemi, il Comandante del 1 rgt. Massimo Meinero. Da questo elenco formale manca il decano di tutti i Granatieri d Italia, il Generale di Corpo d Armata Michele Corrado, non perché non fosse presente, ma perché, per le sue ben note doti di umanità e per l atmosfera del luogo, era tornato ad essere il giovanissimo tenente, comandante della 13a. ai tempi del Ten. Col. Chiti. Quando, insieme con Caccamo, Pistolesi, Né e D Antuono, il nostro generale di Dio, scomparso due settimane prima, è stato ricordato, dalla nostalgia si è passati al dolore e al ricordo, ed a coloro che lo ebbero come Comandante è sembrato di rivederlo vero Lapiccirella? aggirarsi per le camerate e per i viali, sempre prodigo di insegnamenti, di consigli e, talvolta, di salutari, paradossali ne è testimone Colangelo punizioni. La formalità dei ringraziamenti e dei saluti alle autorità si è svolta, prima del pranzo, nel piazzale della Bandiera. Al ministro Lucio Stanca è stato donato, da parte del Col. Meinero, un Berrettone di Pelo. Nell impossibilità di nominare tutti gli ufficiali e i sottufficiali del IV presenti, una giusta eccezione è stata fatta per il più che novantenne maresciallo Bellovino, mitico minutomanutentore, sul cui passato guerresco in Africa Settentrionale giravano per la caserma storie entusiasmanti. Un ringraziamento particolare è stato rivolto al Col. Castelli, comandante dell 11 Reggimento Trasmissioni, per aver messo a nostra disposizione la De Carolis. Dagli appunti di Andriani e nostri, scusandoci per qualche sicura ed inevitabile omissione, citiamo, in ordine sparso e senza titoli o gradi, ufficiali e sottufficiali presenti: De Domenico, Falconi, Rotolo, Cocumazzi, Sacco, Ristagno, Barba, Tamburini, Guidoni, Lombardi, Conti, Bongiorni, Torre, Caruso, Saveriano, Vozzolo, Pratico, Bancale. Meritano una particolare citazione i granatieri di Enrico Mezzenzana, i 40 legnanesi che il bollino ce l hanno tatuato sul cuore dal lontano1978 e che oggi hanno provveduto anche a confermarlo sulla tessera associativa. Michele Corrado s era ripromesso, al termine del pranzo, di ritrovarci, all aperto, per una rimpatriata ed un abbraccio finale; purtroppo il tempo, definitivamente guastatosi, non lo ha consentito. L occasione è soltanto rimandata al 17 e 18 settembre prossimi; a Jesi dove, nel corso del 28 Raduno Nazionale i ragazzi del IV di Civitavecchia sfileranno ancora una volta - con i loro commilitoni del 1, del 2 e del 3 - carichi del loro entusiasmo, della loro allegria e dei loro ricordi. Claudio Conti 10 gennaio-marzo 2005

11 ALAMARI CON LE STELLETTE Il 33 Rgt. Acqui ha un nuovo Comandante Avvicendamento al vertice degli Artiglieri con Bianchi Alamari L Aquila, 12 novembre Nello scenario solenne, storico e suggestivo, rappresentato dal sagrato della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, alla presenza di tutto il Reggimento schierato in armi. si è svolta la cerimonia di cambio del comandante del 33 reggimento Artiglieria terrestre Acqui, che costituisce la componente di supporto di fuoco della brigata Granatieri di Sardegna. I momenti salienti della cerimonia sono stati sottolineati dalla Musica d Ordinanza del 1 Granatieri giunta appositamente da Roma. Il colonnello Antonio Romeo ha ceduto il comando, per naturale avvicendamento, al colonnello Giuseppe Finanza. La cerimonia, svoltasi alla presenza delle massime autorità civili e militari del capoluogo abruzzese, è stata presieduta dal comandante della Brigata, generale Massimiliano Del Casale. Con un discorso asciutto ma denso di riferimenti spirituali, Romeo ha salutato i suoi Artiglieri rivolgendo parole di ringraziamento anche nei confronti dei colleghi Comandanti degli altri Reggimenti della Granatieri, colonnelli Morace e Meinero, e dei comandanti della Brigata, generali Giovanni Garassino e Massimiliano Del Casale. Il periodo di comando del colonnello Romeo ha visto il 33 Artiglieria impegnato in molteplici e diversificate attività addestrative, operative e di cooperazione civile-militare. Gli Artiglieri, infatti, hanno contribuito a sostenere, con un impegno di lunghi mesi di servizio impeccabile, l onere dell Operazione Domino, agendo in Umbria, Lazio, Marche ed Abruzzo. Nel marzo 2004, presso il Poligono di Monte Romano, hanno effettuato, inoltre, gli addestramenti tipici delle unità dell Arma dotta, culminati con la Scuola di Tiro nella quale hanno brillantemente utilizzato i potenti e precisi obici montati sul veicolo corazzato cingolato M109L. Emozionanti, in fine, sono stati i numerosi incontri con la cittadinanza aquilana, avvenuti in occasione dei Giuramenti solenni dei VFA, delle cerimonie patriottiche tenute nelle festività civili e durante le visite effettuate dalle numerose scolaresche alla Caserma Pasquali. Il solenne passaggio della gloriosa Bandiera del 33 Acqui ha sancito il momento del cambio. Dopo questo intenso periodo trascorso in Abruzzo, il colonnello Romeo va a ricoprire un nuovo incarico presso lo Stato Maggiore dell Esercito. A lui subentra, come detto, il colonnello Finanza che ha appena lasciato l incarico di Capo di Stato Maggiore della Brigata Granatieri di Sardegna. Per Finanza è un gradito ritorno nella Regione che gli ha dato i natali e nel Reggimento dove, nel grado di tenente colonnello, ha già comandato il gruppo. Ad entrambi gli ufficiali, giungano i migliori auguri di sempre maggiori fortune da parte di tutti i Granatieri in servizio ed in congedo. miccia gennaio-marzo

12 Lo giurate voi? LO GIURO! Protagonisti della solenne cerimonia i VFA del 10 Blocco 2004 Caserma Gandin, 19 novembre Un cielo plumbeo e carico di pioggia ha accolto più di duemila parenti e amici dei Granatieri del 1 Reggimento, del 10 blocco 2004 Volontari a Ferma Annuale, che si accingevano a prestare il loro Giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana. I giovani Granatieri, inquadrati nella 5a Compagnia fucilieri Gaeta di stanza a Spoleto e posti agli ordini del capitano Rauso, dopo un primo periodo d addestramento e formazione, sostenuto nella Caserma Garibaldi della bella Città umbra, si sono spostati a Roma per effettuare la cerimonia del Giuramento. Infatti, anche se operano a Spoleto, questi giovanotti fanno parte, a tutti gli effetti, del 1 Reggimento Granatieri di Sardegna che custodisce la propria Bandiera nella sede di Roma. Come di consueto, di fronte alle tribune stipate di spettatori, si è schierato il Reggimento in armi. La novità di questa cerimonia è stato che il personale anziano indossava la Grande Uniforme Speciale (G.S.U.), ovvero l uniforme con il colbacco Il tenente colonnello Emiliani, Comandante del Battaglione, ha condotto le Compagnie sul piazzale antistante il campo sportivo. La Musica d Ordinanza, condotta dal 1 Mar. Morlungo, segnava con le sue marce, i vari momenti della cerimonia. Il Col. Meinero, con il caratteristico piumetto bianco applicato al colbacco - detto aigrette perché composto da piume d airone seguito dalla Colonnella, segni spettanti al Comandante del Reggimento, ha assunto il comando dello schieramento. Il Reggimento ha poi reso gli onori al Medagliere dell Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna ed alla Bandiera del 1 Granatieri. A questo punto, tutto era pronto per accogliere il generale Del Casale, Comandante della Brigata, Granatiere tra Granatieri, che dopo la rassegna dei reparti, ha letto un breve ma significativo discorso con il quale ha spronato i giovani Granatieri ad inserirsi, con grinta e dedizione, senza troppi timori reverenziali, nel consolidato solco delle trisecolari tradizioni della Specialità. Causa l impetuoso vento che imperversava sul piazzale, il Col. Meinero è stato costretto a chiudere la cartella posta sul leggio per evitare che i fogli volassero via e, così, ha recitato a memoria il testo del Giuramento. Alla sua perentoria domanda: Lo giurate voi? Dai giovani petti dei Granatieri è esploso un fragoroso: LO GIURO! Al canto dell Inno Nazionale, intonato dai neo-granatieri, si sono uniti tutti gli spettatori che, al loro arrivo in Caserma, avevano ricevuto il testo contenuto in una cartolina-ricordo della cerimonia. La Preghiera per la Patria, letta dal Cappellano Militare Don Leonardo, ha suggellato il patto spirituale e morale appena assunto dai VFA del 10 Blocco Prima dello sfilamento finale, il generale Del Casale ha voluto consegnare a due anziani VFA del 10 Blocco 2003 un tangibile e pubblico riconoscimento per il gesto d eroismo compiuto nello sventare, pur essendo disarmati, una rapina a mano armata tentata da un pluripregiudicato ai danni dell albergo in cui erano ospitati, riuscendo a catturare il bandito fino al momento dell arrivo della Polizia. Al caporale scelto Emilio Battiato da Acirelae ed al granatiere Andrea Gibilaro da Agrigento, il Comandante della Brigata ha consegnato la riproduzione dello stemma araldico del 1 Granatieri sul cui retro era stata applicata la motivazione dell Encomio concesso dal generale CA Luigi Colaneri, Comandante del 2 FOD, con un allocuzione nella quale ha sottolineato che il gesto eroico dei due granatieri si ricollocava nel solco delle tradizioni del Corpo e che il loro esempio doveva essere seguito da tutti gli altri commilitoni.gli scroscianti applausi dei presenti hanno segnato la fine del discorso. è seguito poi lo sfilamento in parata che è stata la migliore espressione dell esuberanza dei Granatieri che, passando di fronte al loro Comandante di Brigata, hanno lanciato forte al cielo il grido: Primo. Emanuel 12 gennaio-marzo 2005

13 Raduno dei Granatieri dei Battaglioni Controcarro I reduci dai Fronti Russo ed Africano affratellati attorno al monumento realizzato da Padre Chiti Roma, Caserma Gandin, 11 dicembre Il colonnello Meinero, già comandante della Cp. c/c a Civitavecchia, quest anno ha deciso di accomunare nella celebrazione della Battaglia del Fiume Don (1942) il ricordo di tutti i Granatieri che hanno militato nei Reparti destinati alla distruzione dei carri armati nemici. Primi fra tutti, i Reduci dal Fronte dell Africa Settentrionale, quei valorosi e combattivi ragazzoni del IV Btg. c/c e 21 a Cp. c/c autocarrata. Grazie a loro, i Bianchi Alamari furono presenti, dal 1942 al 1943, anche sui più cruenti campi di battaglia in terra nord-africana: El Alamein, Tobruk e Takrouna. In una bella mattina invernale i Reduci dai Fronti Russo e Africano si sono incontrati con i più giovani Granatieri che hanno militato nel IV meccanizzato e nella 32 a Compagnia Controcarri. Sono intervenuti quattro reduci dal Fronte Russo, capeggiati dal mitico granatiere Quattrini e tre reduci dal Fronte Africano: il generale Ludovico Tartaglia, il granatiere Franco Saraceni e il granatiere Sergio Micheli. Tra i radunisti c era anche il figlio e la nipote del compianto generale Caccamo. Erano presenti, inoltre, l Ispettore Logistico dell Esercito, il granatiere generale C.A. Michele Corrado, il generale C.A. Raffaele Simone, il Presidente Nazionale dell ANGS, generale C.A. Mario Buscemi, i generali dei Granatieri Di Nardo, Benvenuti, Sorvillo, Canarile e un folto numero di Granatieri in congedo ed in servizio accompagnati dai loro famigliari. Fra questi ultimi, da notare, il capitano Frigiola, già Comandante della 32 a Cp. c/c ed attualmente in servizio al 9 rgt. Fanteria e appositamente giunto da Bari. Da sottolineare il numeroso nucleo di Ufficiali e Sottufficiali che militarono nella Compagnia c/c autonoma in Borgata Aurelia ed i Soci dell ANGS della Sezione di Roma e del Lazio. La Santa Messa, nella Cappella San Martino, è stata officiata da Don Leonardo, Cappellano del Comando Brigata. Ai lati dell altare erano schierati quattro giovani Granatieri che, suddivisi a coppie, indossavano le uniformi dei loro commilitoni all epoca degli eventi bellici sui due citati Fronti. Uno, in divisa coloniale, sorreggeva il Labaro del IV Btg. voluto dal suo mitico comandante, colonnello Gervasoni. Durante il rito religioso, il granatiere Quattrini ha ricordato i Granatieri anticarro andati a avanti ed ha poi efficacemente tratteggiato, in modo vivido ed accorato, le figure del generale Caccamo, di Padre Chiti recentemente scomparsi. La Preghiera del Granatiere, letta dal 91 Comandante del Reggimento, ha segue a pagina 14 gennaio-marzo

14 concluso la parte religiosa dell incontro. All uscita dalla Chiesa, i radunisti hanno trovato già schierato il picchetto d onore costituito dai Granatieri che oggi militano nella 32 a Cp. c/c, reparto inquadrato nel 1 Granatieri, attualmente comandata dal capitano Carmelo Zinna. Il primo atto della parte militare del raduno si è incentrato sullo scoprimento della targa dedicata al IV Btg. autocarrato c/c fatta approntare dal colonnello Meinero con l approvazione di Del Casale. I tre reduci dell Africa Settentrionale hanno proceduto allo scoprimento di una lapide su cui sono state incise le frasi Vissero nella virtù, vivono nella memoria, vivranno nella gloria, una cartina dei luoghi in cui si sviluppò l epopea del reparto, e si staglia una granata in cui è stata inserita una sfera di vetro riempita con la sabbia del deserto africano. La commozione ha attanagliato le menti ed i cuori dei presenti. Sancito con questo atto il simbolico gemellaggio tra i Granatieri di Russia e d Africa, gli animi si sono predisposti a rendere omaggio ai Caduti. Il comandante del Picchetto ha ordinato il presentat arm e la corona d alloro ha attraversato il piazzale fra due ali di radunisti irrigiditi sull attenti. Il generale Del Casale, accompagnato da Quattrini, ha deposto la corona ai piedi dell antica colonna romana che, ergendosi sopra un elegante basamento marmoreo recante i simboli dei tre Reggimenti Granatieri, rappresenta il monumento ai Caduti voluto da Padre Chiti. Il silenzio suonato dal trombettiere ha idealmente unito in un unica schiera tutti i Granatieri che in 345 anni di vita della Specialità hanno onorato, in pace e in guerra, i Bianchi Alamari. Lo spirito austero della cerimonia si è poi sciolto in uno più festoso quando, nei saloni del Circolo Ufficiali, è stato servito l aperitivo. L atmosfera si è fatta ancora più intima e cameratesca durante la consumazione del rancio. E stata veramente una bella giornata granatieresca e allora, Granatieri giovani e più giovani delle Unità Controcarro, alla prossima chiamata per il Raduno del 10 dicembre 2005 non avete alternative, l unica risposta non potrà che essere PRESENTE! emanuel Messa di preparazione al Santo Natale al Museo Storico Con una tradizione ormai consolidata da lungo tempo e grazie alla disponibilità di Don Leonardo, Cappellano della Brigata, il personale del nostro Museo, insieme a quello del vicino Museo della Fanteria e della Presidenza Nazionale dell Associazione, ha assistito alla Messa di preparazione al Natale celebrata nella Cappella del Sacrario che ricorda i Granatieri Caduti. Quest anno, insieme al personale in servizio presso i due musei e ai molti familiari, era presente al rito il colonnello della Guardia di Finanza Enrico Brayda, amorevolmente accompagnato dai suoi due figlioli. L anziano ufficiale è il fratello della nostra Medaglia d Argento al Valore Militare, sottotenente in s.p.e. Emiliano Brayda che perse la vita, da valoroso, sul Fronte Croato nell ultima guerra. Uno dei figli, funzionario della Polizia di Stato, che fra l altro ha il nome dell eroico zio il quale era collega di reparto del Maestro Sgarzi, è quello che ha donato al Museo importanti ricordi del giovane sottotenente immolatosi per la Patria. Di lui già avemmo modo di parlare in un numero precedente della rivista. Al termine del rito religioso, i conv e n u t i hanno avuto modo di scambiarsi gli auguri natalizi durante il rinfresco ottimamente organizzato, come sempre, dal tenente colonnello nei bersaglieri Antonio Mancinetti, Direttore del Museo della Fanteria. La celebrazione delle Messe in occasione del Natale e della Pasqua è un modo per rendere più vivo il Museo e per confermare che esso, anche sotto l aspetto religioso, può essere veramente ritenuto la casa dei Granatieri. Ricordo del Generale Chiti Per iniziativa di suoi ex subalterni (Corrado, Conti, Torre), in una sala del nostro Museo storico è stata collocata una vetrinetta che ricorda il compianto generale Chiti. In essa, pregevolmente realizzata dallo Stabilimento Armi leggere di Terni, sono stati collocati alcuni effetti personali (saio, cordone, sandali, occhiali e breviario) appartenuti a fra Gianfranco e fatti pervenire dalla Signora Franca Pettinelli che, assieme ai suoi congiunti, ha assistito il nostro Assistente Spirituale fino agli ultimi attimi della sua vita. Tutti gli oggetti sono sovrastati da un profilo in terra cotta del frate realizzato dal granatiere Conti che, con l occasione, ha reso palese una sua non nota abilità. 14 gennaio-marzo 2005

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