E L INDIFFERENZA CHE UCCIDE

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1 Anno II - Numero Martedì 9 luglio 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 IL PAPA DA LAMPEDUSA CONDANNA LA CULTURA DEL BENESSERE E LE IPOCRISIE E L INDIFFERENZA CHE UCCIDE Diecimila persone, compresi tanti immigrati, hanno accolto il Pontefice nella sua prima visita pastorale fuori Roma di Igor Traboni Una visita per risvegliare le coscienze. Così Papa Francesco si è espresso ieri durante l omelia della Messa celebrata davanti a 10mila persone, punto culminante della breve ma intensa visita a Lampedusa. Le coscienze dei cristiani, ma anche quelle istituzionali (Bergoglio aveva detto chiaramente che non voleva politici tra i piedi durante la prima uscita pastorale fuori Roma) e della Chiesa (anche qui il gesto esemplare di farsi accompagnare sull altare solo da don Stefano, il povero prete di Lampedusa che lo aveva invitato nella sua parrocchia isolana). E poi altre parole forti, come nello stile del Papa venuto da lontano. Così chiare che a nessuno ora è consentito tirarlo per la giacchetta: ''Quando alcune settimane fa ho appreso la notizia, che tante volte si è ripetuta, di immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte, il pensiero mi è tornato come una spina nel cuore che porta sofferenza. Ho sentito che dovevo venire qui a pregare. Perché ciò che è accaduto non si ripeta più''. E quello che è accaduto, ha aggiunto il Papa indicando la colpa ma di conseguenza anche il possibile rimedio, è successo perché abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna. La globalizzazione dell'indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere. La cultura del benessere rende insensibili alle grida degli altri, fa vivere in bolle di sapone. Una situazione che porta all'indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell'indifferenza''. "Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli o sorelle? - ha quindi chiesto Papa Francesco facendo riferimento alla storia di Caino e Abele - Nessuno: tutti noi rispondiamo così. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: dove è il sangue del tuo fratello che grida fino a me? Abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna. Ci siamo abituati alla sofferenza dell'altro. Siamo caduti nell atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell altare, di cui parla Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo poverino, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci sentiamo a posto. Ritorna la figura dell'innominato di Manzoni: la globalizzazione dell'indifferenza ci rende tutti 'innominati', responsabili senza nome e senza volto''. Un altro dotto riferimento, usato per far capire bene come stanno le cose e rendere al meglio l idea, il Papa lo ha fatto prendendo spunto da Lopez de Vega, autore meno conosciuto ma altrettanto calzante: ''C'è una commedia che narra come gli abitanti della città di Fuente Ovejuna, uccidano il governatore perché è un tiranno. E lo fanno in modo che non si sappia chi ha compiuto l'esecuzione. Quando il giudice del re chiede: 'Chi ha ucciso il governatore? tutti rispondono: 'Tutti e nessuno, signore'. Anche oggi questa domanda emerge con forza: chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle?''. Con il suo linguaggio franco e immediato, Bergoglio ha quindi aggiunto: "Tanti di noi, mi includo anch'io, siamo disorientati, non siamo piu' attenti al mondo in cui viviamo, non siamo piu' capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. Una visita altamente pastorale, anche se immancabilmente arriveranno letture politiche di comodo, che il Papa ha voluto suggellare in una doppia maniera: ancora a Lampedusa, ringraziando la semplice gente dell isola e della vicina Linosa per l accoglienza agli immigrati. E quindi a Roma, con una piccola utilitaria e non più con il classico elicottero voluta per rientrare da Ciampino in Vaticano. L ESERCITO SPARA: DECINE DI MORTI STRAGE A IL CAIRO di Federcio Campoli La situazione si fa sempre più tragica al Cairo. I Fratelli Musulmani non cedono neanche un metro, e l esercito non ha intenzione di concedere spazi. Ancora presidi e sit-in sono sorti per le strade della capitale egiziana. Ma i militari hanno risposto aprendo il fuoco sulla folla. Ieri, è approdato sul web un video, in cui si sentono distintamente delle raffiche di mitraglia durante un corteo. Subito dopo, si vedono alcuni uomini trasportare un ragazzo ferito alla testa e ricoperto di sangue. Le immagini finali mostrano alcuni cecchini sui tetti. Forse, questa volta l esercito ha calcato la mano. Sparare sulla folla, che in quel momento non stava neanche creando particolari problemi, non ha mai una giustificazione. Purtroppo, non si è trattato di un episodio isolato. A fine giornata i morti hanno superato la soglia dei 50. Più di 400 i feriti. Ma per i militanti islamici le cifre sarebbero molto più alte. Parlano di 77 morti, tra cui otto donne e due neonati. Intanto, il ministro dell Interno, il premio Nobel per la Pace El Baradei, ha invitato alla calma. Le Forze Armate, che si erano proposte come portatrici di libertà, hanno ordinato ai militanti della Fratellanza Musulmana di smobilitare i sit-in. Una decisione che sicuramente non farà piacere agli attivisti pro-morsi. Poi, i militari promettono che i manifestanti non saranno arrestati. Un altra delle tante contraddizioni. Esattamente come quando, dopo aver dato l ultimatum a Morsi, l esercito disse di non avere intenzione di fare un golpe. Nonostante ciò, si diceva comunque pronto a sospendere la costituzione. Gli scontri più violenti sono avvenuti in prossimità della sede della Guardia Repubblicana. Le FFAA accusano, però, i terroristi che, armati, avrebbero tentato di fare irruzione nell edificio. Anche un ufficiale dell esercito è rimasto ucciso negli scontri e oltre 40 soldati sono rimasti feriti. La situazione non si placa. Dopo gli spari sulla folla, le autorità hanno perquisito la sede del Partito di Morsi, Libertà e Giustizia. Secondo alcune testimonianze, all interno della struttura sarebbero state ritrovate armi da fuoco, usate in alcune manifestazioni di piazza contro l ex Capo di Stato. Intanto, si fa strada il nome del socialdemocratico Ziad Bahaa El Din come nuovo premier. Si tratta dell ex capo dell authority finanziaria di Hosni Mubarak. Una mossa che significherebbe un ulteriore passo indietro. IL PERNACCHIO Avete presente Massimo Giannini, il ricercatissimo (dalla Rai, naturalmente) vice-direttore di Repubblica? Quello che non ride mai perché è sempre molto compreso nella parte del fustigatore di tutto ciò che non è squisitamente di sinistra? Sì, quello con il pizzetto biondiccio alla Italo (orrore!) Balbo? Beh, sappiate che è stanco di fare il numero 2 di Ezio Mauro e ha deciso di diventare un numero 1. E per dimostrare di averne le qualità, ieri si è esibito in una dottissima disquisizione, facendo sfoggio di un lessico sopraffino. Leggere per credere. Occupandosi di quelle che definisce Le baruffe chiozzotte tra i pattisti RCS, sull editoriale vergato (perché lui verga, mica scrive come i giornalisti qualsiasi) per il supplemento Affari e Finanza, compone questa perla: Generali e Mediobanca celebrano l epicedio del vecchio catoplebismo e celebrano l epinicio del moderno capitalismo. Bello, vero? Ma quant è bravo e colto Massimo Giannini? A questo punto, per noi qualsiasi solo il pernacchio di Eduardo De Filippo può vendicarci. G.P. Patrimonio di An: vogliamo che sia fatta luce sui misteri della fondazione Tirate fuori la verità sul tesoretto di Francesco Storace Politica Governo rischia tutto sull Imu e sull Iva Cristina Di Giorgi a pag. 2 Èstupefacente il silenzio dei membri - scarsi come numero per la verità, ma "padroni" di ingentissime risorse economiche - della fondazione Alleanza nazionale di fronte alla domanda di trasparenza. Eppure vengono dalla nostra stessa storia. Noi non abbiamo il privilegio di far parte della fondazione, non siamo considerati storia di Alleanza nazionale, nonostante tutti conoscano quanto forte sia stato il nostro legame con quel partito. Ne fanno parte però quelli che hanno già deciso di traslocare nella Forza Italia di secondo conio che Berlusconi si appresta a varare. E non se ne vergognano. Costoro amministreranno il patrimonio rappresentato dai sacrifici personali di quanti diedero i propri beni al MSI e ad AN. Perché ne devono decidere la destinazione quanti non credono più alla destra, rifugiandosi nel calderone berlusconiano? Essi sono pro quota anche detentori del simbolo che fu di Alleanza nazionale: a che titolo possono vietarne l'utilizzo a chi vuole ancora usarlo? Non è più ammessa la competizione con Forza Italia? A Potenza è esplosa una polemica, con tanto di intercettazioni, sul tesoretto della fondazione, centinaia di milioni di Attualità Boldrini la zarina snobba anche la Fiat Micol Paglia a pag. 3 Cronaca Violenti e ricchi, è allarme nomadi Ugo Cataluddi a pag. 8 euro tra contanti e beni immobili. Un mercato indegno, con promesse di lasciti. Non ho letto un solo comunicato del consiglio di amministrazione. Neppure per annunciare di costituirsi parte civile in caso di processo. Ho chiesto anche la pubblicazione online di ogni euro speso dall'istituzione della fondazione ad oggi, in omaggio ai principi di verità e trasparenza che di AN erano cardine. Nemmeno una parola. A tacere sono ancora quelli che applaudivano Almirante quando inneggiava ai "carabinieri missini". Che cosa avete da nascondere? Per quanto deve andare avanti questa commedia? Chi impedisce di usare quelle risorse per le loro finalità? Se non si risponde alle domande su come vengono utilizzati quei soldi, è evidente che ci deve essere qualcosa che non quadra. Qualche sapientone se ne esce ogni tanto dicendo che i beni vanno dati allo Stato. Niente di più sbagliato, non stiamo parlando di patrimoni mafiosi, si deve solo vergognare chi parla così del sacrificio di tante persone che si sono privati dei loro averi per la buona battaglia. Sabato a Orvieto daremo un'indicazione di prima finalizzazione di quelle risorse. E non intendiamo fermarci. Lavoro Edilizia in piazza per non morire Bruno Rossi a pag. 9 REGIONE LAZIO Zingaretti come un prestigiatore Non c è un euro? Macché, ecco pronti 800 milioni. Il disco rotto della sinistra sulla pubblica amministrazione nella Regione Lazio si è improvvisamente riparato e l ente promette 800 milioni a Ignazio Marino, via Comune di Roma. Chi è l autore del gioco di prestigio? Naturalmente Nicola Zingaretti, che si è incontrato con il neo-sindaco portando in dote una cifra ai limiti del sensazionale, aprendo il cordone per salvare (almeno parzialmente) il compagno dalle emergenze rifiuti e trasporti. Altrettanto naturale è stata però la domanda che il capo dell opposizione al consiglio regionale ha voluto porre: quale è la copertura finanziaria di un operazione del genere? Ai posteri l ardua sentenza Robert Vignola a pagina 7

2 2 Attualità L equilibrio dell Esecutivo dipende soprattutto dal tributo sulla casa, senza dimenticare l Iva Imu sì, no, forse: scontro totale. E il Governo trema Si cerca un accordo sul destino della tassa, ma le posizioni sono piuttosto lontane di Cristina DI Giorgi Al di là dell incertezza sul suo destino (quanto a importi, condizioni, scadenze non si sa infatti ancora nulla di preciso), la famigerata Imposta Municipale Unica è in queste ore divenuta ago della bilancia nel già precario equilibrio dell attuale compagine governativa. Se infatti il ministero dell Economia invoca una più o meno reale decisione collegiale sulla questione, dal canto suo il Pdl impone di non fare passi indietro per quanto riguarda l abolizione dell Imu, per lo meno sulle prime case. Le coperture vanno trovate tuona la Gelmini (Pdl) con buona pace del ministro Saccomanni e del Fmi. Le fa eco la collega di partito Prestigiacomo, secondo cui non si può venire meno a questo impegno. Posizioni nette e precise dunque. Delle quali il governo sembra essere consapevole, anche se ancora non è stato in grado di dare una risposta chiara su come affrontare la questione. Secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Franceschini l Imu sulla prima casa sarà abolita, ma non per tutti. Sappiamo che per il Pdl è una priorità dichiara quindi si farà, ma in modo ragionevole. Si potrebbe concordare con coloro che, all interno del Pd, propongono una rimodulazione complessiva dell Imu stessa, da attuarsi mediante un trattamento fiscale differenziato per ciascun immobile posseduto oltre la prima casa. Assai più opinabili invece le dichiarazioni di Fassino (Pd), che afferma che il problema non è l abrogazione o meno dell Imu ma l individuazione delle risorse che ne sostituiranno il gettito nelle casse dei Comuni che hanno già pagato un prezzo altissimo rispetto ad altre amministrazioni statali in questi anni di spending review conclude il sindaco di Torino. Come se i contribuenti non avessero pagato un prezzo altrettanto alto. Interviene nel dibattito anche il viceministro dell Economia Stefano Fassina (Pd) che chiede collaborazione al Pdl per trovare un compromesso, onde evitare che gli equilibri su cui si poggia il governo crollino miseramente. Il Pdl attacca il ministro dell Economia per far dimenticare agli italiani i loro errori del passato, compresa l Imu sulla prima casa, che sono stati proprio loro a promettere all Europa dichiara Fassina. Alla faccia della ricerca di un accordo. Le fondamenta dell esecutivo si rivelano dunque alquanto precarie. C è solo da augurarsi che a pagare non siano sempre gli stessi. Cioè i cittadini. Congresso Pd entro la fine dell anno. Ma le regole ancora non ci sono Il congresso del Pd si svolgerà entro l'anno, anche se in puro stile lettiano e dunque tentennatorio la data delle primarie non è stata ancora stabilita e sarà decisa nella Direzione che a fine mese discuterà e approverà le regole congressuali. Lo ha deciso ieri la Commissione Congresso. La stessa Commissione ha rinviato alla prossima riunione, giovedì prossimo, la discussione sul nodo della distinzione tra segretario e candidato premier. "Affronteremo questa delicata questione e anche la natura degli organismi del partito perché manca un organismo intermedio rappresentativo tra la segreteria e la direzione di 200 componenti. ha detto il segretario Epifani. Ne parleremo ma per quel che mi riguarda sono favorevole a primarie aperte, ha aggiunto Epifani ribadendo il suo favore ad aprire alla partecipazione per le primarie che eleggeranno il nuovo segretario del Pd. PAROLE AL VENTO E DELIRI IN LIBERTÀ DA SANTORIANI DOC E GRILLINI Gli elettori del Pdl vanno a prostitute Giulia Innocenzi, la raccomandatissima di Servizio Pubblico, apre alle case chiuse e prende di mira i simpatizzanti del Cav I rivoluzionari omicidi di Falcone e Borsellino Questa la gravissima dichiarazione del deputato Sibilia (M5S) che arriva addirittura a paragonare le stragi al Restitution Day di Federico Colosimo Giulia Innocenzi Come la maggior parte dei suoi coetanei, Giulia Innocenzi, classe 1984, ama raccontare sui social network tutto quello che fa. In vacanza in Emilia Romagna, e in evidente crisi di astinenza televisiva è la factotum di Michele Santoro a Servizio Pubblico la giovane giornalista, collezionista di brutte figure, su facebook compie l ennesima gaffe: Di ritorno da una pedalata Riccione Rimini, dove ho contato una trentina di prostitute. Chissà quanti i clienti (magari molti elettori del Pdl). Meglio legalizzare, riaprire le case chiuse e tirare su qualche miliardino di entrate fiscali. Ma la maggioranza dei politici - come la popolazione che rappresenta - è troppo ipocrita per approvare una misura del genere. La prescelta a inseguire tutti e tutto con un microfono in mano, per portare fieno in cascina e per emulare il suo capo, prende di mira gli elettori del centrodestra. Ennesima gaffe. Non fa riferimento, però, a quelli del Pd, di Scelta Civica o di M5s, per esempio. Limitandosi a puntare il dito contro una categoria ben precisa: i fedelissimi del Cav. Come il suo dante causa si mostra accecata dall odio verso gli azzurri. Con il solito tono saccente. Da quando le telecamere di Servizio Pubblico si sono spente, la Innocenzi non fa altro che parlare a sproposito. Dispensando consigli a tutti. Anche a Laura Boldrini, Presidente della Camera. Per la raccomandatissima Giulia, la zarina non si sarebbe dovuta limitare a rifiutare l invito di Sergio Marchionne a inaugurare uno stabilimento Fiat, ma si sarebbe dovuta recare lì spontaneamente per insultare l amministratore delegato di persona. Qualche settimana fa, invece, si è lamentata perché nessuno è intervenuto a difenderla da un aggressione subita in strada: sempre in sella a una bicicletta. E su quelle due ruote che la Innocenzi tira fuori il peggio di sé. La domanda, lecita, è perché, in Emilia Romagna, terra rossa per eccellenza, a prostitute ci dovrebbero andare solo quei pochissimi elettori del Pdl e non le centinaia di migliaia del Pd o di Sel, per esempio? Quando si dice fare di tutta l erba un fascio. Ecco, questa è proprio la volta buona. L astinenza video crea brutti scherzi. di Micol Paglia Carlo Sibilia Certe volte basta guardare in faccia le persone per capire che dalla loro bocca non uscirà nulla di buono (e questo senza scadere in nostalgie filolombrosiane). Carlo Sibilia conferma questa teoria. Al deputato del MoVimento 5 stelle potrebbe essersi inceppato il filtro che noi tutti abbiamo e che impedisce di esternare ogni baggianata ci passi per la testa. Parlando del "Restitution Day" infatti, il giovane pentastellato lo ha definito "l'evento più rivoluzionario dagli omicidi di Falcone e Borsellino". Molto bene. Anzi, molto male. Dunque, secondo la mente eccelsa di Sibilia, far saltare in aria con un centinaio di chili di tritolo due magistrati antimafia sarebbe un atto rivoluzionario. Ora, tralasciando il motivo di questa esternazione (e cioè la giornata in cui i grillini si troveranno a dover restituire la diaria da parlamentari), sarebbe appena il caso di precisare un paio di aspetti. Anzitutto che gli attentati di Capaci e di via D'Amelio sono state due delle più drammatiche tragedie dell'italia repubblicana. Ferite aperte, nè più ne meno della strage di Piazza Fontana o della bomba alla Stazione di Bologna. E chiunque voglia interpretare le morti di Borsellino, Falcone e degli uomini delle loro scorte in chiave differente, dovrebbe essere obbligato a tacere. Mettere poi a paragone gli omicidi di due eroi italiani con una mossa di politica demagogica come il "Restitution day", è francamente qualcosa di più che una canagliata. D'altra parte queste sono le conseguenze dell'aver messo in Parlamento la "gente comune". E' probabile che neppure Mario Borghezio si sarebbe reso protagonista di un'esternazione così inadeguata e vergognosa. Sdegno unanime è arrivato dal web. Buona parte dell'elettorato a 5 stelle ha chiesto le dimissioni di Sibilia: vergogna!, vattene! i commenti più teneri. Alcuni sperano anche in un intervento di Laura Boldrini. Ma staremo a vedere. Certo è che se il deputato decidesse di ritirarsi a vita privata (magari andando a fare compagnia al calciatore Fabrizio Miccoli) sprofondando nell oblio della memoria, non farebbe davvero un soldo di danno. Anzi, sarebbe una importante vittoria per il Paese intero. Lorenzin: Crea confusione e illusioni e non si sa per quali malattie potrebbe essere efficace Il ministro boccia il metodo Stamina I pazienti non devono pensare a Stamina come un metodo di cura perché non lo è. Sbaglia chi, in deroga alle norme vigenti e alla sospensione del Tar per quanto riguarda gli ospedali di Brescia, continua ad autorizzare pazienti a sottoporsi a delle cure che non sono tali. E' un grande errore che crea soprattutto confusione e illusioni nella fascia di popolazione affetta da malattie rare o incurabili". Lo ha dichiarato ieri il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervenendo su Radio Rai 1 ai microfoni della trasmissione 'Prima di Tutto'. "Quello del professor Vannoni, che non è un medico ma il padre di questo protocollo (ma non è lui che l'ha inventato), è un trattamento - ha aggiunto il ministro - che deve essere ancora soggetto a sperimentazione. E che non è ancora evidenziato per quali malattie potrebbe essere eventualmente efficace. E quindi non è una cura". Il protocollo Stamina sara' presentato, dopo vari rinvii visto che la presentazione stessa era già prevista per le scorse settimane, a inizio agosto da Davide Vannoni, il presidente di Stamina foundation, al ministero della Salute perche' venga sperimentato.

3 di Micol Paglia Ve lo ricordate quel vecchio film di Federico Fellini intitolato i Vitelloni? Ecco, c è una scena di quella pellicola che ha fatto la storia del cinema italiano. Alberto Sordi passa in macchina davanti a degli operai che stanno riasfaltando la strada. E, nel superarli, urla lavoratoriiiiiiiii.prrrr. Pernacchia e gesto dell ombrello. Inequivocabile presa per i fondelli. Tutta questa lunga premessa serve a dare l idea di come debbano essersi sentiti i dipendenti della Fiat di Atessa (in provincia di Chieti) dopo il gran rifiuto di Laura Boldrini di visitare lo stabilimento. L invito era stato formulato direttamente dall Ad Stefano Marchionne il 28 di giugno. La Presidente della Camera, che sta studiando (con ottimi risultati) per diventare zarina di Montecitorio, ha sdegnosamente declinato l invito dopo una settimana. Adducendo come motivazione impegni istituzionali in agenda, precedentemente presi. Ora, sia ben chiaro, quella subita dagli operai di Atessa non è poi una grossa sconfitta. Continueranno a lavorare e, soprattutto, a condurre regolarmente la loro esistenza pur non avendo conosciuto Laura Boldrini. Il problema, infatti, è un altro. Anzi, sono due. Il primo riguarda il fatto che la titolare di Montecitorio, ricoprendo la terza carica della Repubblica, ha l obbligo istituzionale di recarsi in fabbrica ed incontrare gli operai. A maggior ragione quando si tratta di stabilimenti Fiat che sono, in assoluto, il centro nevralgico della produzione industriale italiana. Se poi l invito proviene direttamente dal numero uno della casa automobilistica, il rifiuto è ancora più pesante. Si sa, Stefano Marchionne è nella top 10 degli italiani più antipatici dell universo mondo (non deve preoccuparsi la Boldrini, in classifica c è anche lei ) ma questo non è di certo un buon motivo per rifiutare di visitare la fabbrica di Atessa. Secondo, e ben più rilevante, problema riguarda un precedente grosso come una casa e che vede la zarina Laura protagonista. La Boldrini infatti ha ricevuto non più tardi di qualche giorno fa- una nutrita delegazione di metalmeccanici della Fiom (un sindacato rosso, Laura Boldrini ma talmente rosso da far sembrare la Cgil un gruppo di pericolosi moderati), guidati dal loro leader Maurizio Landini. Ricapitolando, quindi, la Boldrini disdegna gli operai della Val di Sangro ma accoglie a braccia aperte un sindacato che in Fiat ha una rappresentatività molto limitata e non è sottoscrittore di nessun contratto nazionale (sono parole di Marchionne). Ovviamente, non serve nemmeno dirlo, i compagni di Sel -così come i grillini- hanno plaudito alla decisione della Boldrini di non recarsi ad Atessa. Allora, qui c è qualche cosa che non torna. Da che mondo è mondo la sinistra (lasciamo perdere i 3 pentastellati che non sanno neppure dove stiano di casa le politiche sociali ed i problemi degli operai), schieramento di cui per avventura fa parte anche la Presidente della Camera, combatte per i diritti dei lavoratori. È dalla loro parte e per le loro battaglie riempie le piazze. O, almeno, così era una volta. Oggi come oggi non è più così. Ad essere presi in considerazione sono solo i sindacati che fanno casino. La Fiom batte i piedi a terra, dice sempre di no e non tratta, proprio come un adolescente viziato. E tutti le vanno intorno per tentare di ottenere il suo beneplacito. Da Nichi Vendola, ex Rifondazione Comunista (quindi un compagno di quelli duri e puri, da pugno chiuso e fazzoletto rosso, in lacrime al funerale di Enrico Berlinguer), al Partito Democratico (accozzaglia informe di post sessantottini nostalgici della falce e martello così come di ex liberali in cerca d autore). Degli operai, quelli che trascorrono 8-10 ore al giorno ad una pressa, o in catena di montaggio sì, esistono ancora, checché se ne dica- non interessa più a nessuno. Ora, se il menefreghismo nei confronti dei lavoratori proviene dai signor nessuno della politica, poco male. Ma quando i rappresentanti delle Istituzioni si rendono protagonisti di questo tipo di mancanze, la cosa assume una certa gravità. Dovrebbe stare più attenta Laura Boldrini. Perché forse non conosce come va a finire quella scena de i Vitelloni. La macchina con a bordo quello sbruffone di Sordi si blocca. E lui, insieme ai suoi amici, devono mettersi a correre, inseguiti da un orda inferocita di operai. Donna avvisata, mezza salvata. Attualità Plauso unanime della sinistra per la decisione, ma non erano loro i difensori dei lavoratori? La zarina Laura disdegna gli operai Fiat Riceve una delegazione della Fiom però declina l invito di Marchionne a visitare lo stabilimento di Atessa Il vescovo di Nola davanti ai cancelli dell industria di Pomigliano e l azienda lo critica Altro che don Camillo e Peppone La solita Cgil difende a spada tratta il presule, che intanto accetta di andare in fabbrica Il Lingotto ora più vicino al rientro in Confindustria Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria Qui ero seduto di fianco a lui, il rapporto personale con Marchionne è ottimo, però in questo momento non stiamo assolutamente parlando di alcun rientro". Cosi' il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, ha risposto ai cronisti, nel corso dell assemblea degli industriali di Torino, che gli chiedevano se all'orizzonte potrebbe esserci un rientro di Fiat in Confindustria. "Se Fiat decidera' di rientrare lo farà autonomamente, noi non esercitiamo pressioni". Squinzi ha ricordato che "Confindustria e' un'istituzione a cui si aderisce se si e' convinti, noi non forziamo nessuno. E' un'associazione aperta a tutti quelli che fanno gli imprenditori, in particolare quelli che fanno manifattura". ''Credo che nel patto sulla rappresentanza che abbiamo sottoscritto con tutte le parti sociali ci sia la possibilita' di evitare per il futuro questo tipo di sentenza'', ha poi aggiunto Giorgio Squinzi, a proposito della sentenza della Consulta sull'articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori. ''Io non sono un giurista. Credo che prima bisognerebbe vedere il dispositivo della sentenza. Si potra' fare una riflessione dopo avere conosciuto esattamente i dettagli''. Tra i presenti, anche il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, che ha detto tra l altro: "La Fiat rappresenta un patrimonio e asset del Paese, non qualcosa di staccato o indifferente, va benvoluto, aiutato in ogni modo. C'e' piena disponibilita' del Governo, se siamo tutti d'accordo cominciamo ad agire ognuno nel proprio ambito, a collaborare attivamente. Tempo da perdere non c'è. Ho incontrato Sergio Marchionne e John Elkann i quali mi hanno assicurato la piena volonta' dell'azienda di mantenere in Italia produzione e investimento. Io ho dato la piena disponibilita' mia e del governo a collaborare attivamente'', ha aggiunto Zanonato. di Igor Traboni Non accenna a placarsi la polemica tra la Fiat e il vescovo di Nola (nella cu Diocesi ricade lo stabilimento di Pomigliano) Beniamino De Palma. Uno scontro nato dopo la presenza del presule ai cancelli di Pomigliano per la protesta contro i sabato al lavoro. Per la Fiat con quel gesto il vescovo di si e' messo ''dalla parte dei violenti e prevaricatori''. Da qui l'invito a visitare lo stabilimento con i ''3.200 lavoratori degni quanto gli altri della sua solidarietà, arrivato dal direttore della fabbrica campana, Giuseppe Figliuolo. Immediate le reazioni, anche da parte sindacale. ''Il Vescovo - dice il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni - deve usare la virtu' del discernimento perche' la posizione della Chiesa e' molto importante. Quella della Chiesa e' una posizione di equilibrio che guarda a tutti''. Subito d'accordo con il vescovo, visto che stavolta fa comodo assumere le posizioni della Chiesa, la Cgil che giudica un ''attacco gratuito, volgare e mistificatorio'' la lettera inviata dalla Fiat al vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma. D accordo con la posizione del vescovo anche alcune associazioni cattoliche vicine alla sinistra, ad iniziare dall Azione Cattolica. Intanto ieri lo stesso Depalma ha provato a rasserenare gli animi, accettando l'invito del direttore dello stabilimento della Fiat di Pomigliano, Giuseppe Figliuolo. "Non e' mia intenzione aprire polemiche a distanza sui singoli aspetti sollevati, credo anzi che solo le relazioni personali, faccia a faccia, possano chiarire le diverse posizioni e consentire di superare pregiudizi ed equivoci", ha detto il prelato. Sperando di avere, con la visita, "l'opportunita' di un confronto franco e diretto. La Chiesa non conosce la parola 'contro', ne' tantomeno, nelle vicende sociali, assume posizioni pregiudiziali a favore dell'una o dell'altra parte. Siamo tutti sulla stessa barca, e' questa la mia ferma consapevolezza. Ma un vescovo, un pastore, non e' un dirigente di un'azienda: quando vede e sente uomini gridare, ha l'obbligo morale di andare a vedere e sentire con i suoi occhi e con le sue orecchie. Non puo' girare la faccia, non puo' fare calcoli prudenziali, non puo' pensare al proprio tornaconto". "Credo che oggi, in questo tempo cosi' difficile, i complici dei violenti siano tutti coloro che stanno rinchiusi nei loro fortini sperando che la burrasca passi senza bagnarli - conclude il vescovo di Nola - La Chiesa ha una sola preoccupazione: che le famiglie non perdano il salario. E proprio perche' conosco la complessita' dei problemi, ho spesso incoraggiato le organizzazioni dei lavoratori a dare credito e fiducia ai piani dell'azienda". Sulla vicenda è intervenuto anche l ad di Fiat, Sergio Marchionne: Lo stanno esponendo ad una situazione difficile". Cosi Marchionne nel corso Don Camillo e Peppone di un colloquio privato con l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, a proposito del vescovo di Nola. Una affermazione a cui l'arcivescovo di Torino ha risposto: "mi dispiace".

4 4 Focus Nonostante da più fronti arrivino moniti per la salvaguardia dell ambiente, il Paese non sembra recepire il messaggio La raccolta differenziata, cruccio del tricolore Dal confronto europeo si esce sconfitti: i Comuni ricevono per i rifiuti da riciclare cifre inferiori alla media comunitaria di Francesca Ceccarelli Un dossier di Esper (Ente di studio per la pianificazione ecosostenibile dei rifiuti)ha realizzato per conto dell Associazione Comuni Virtuosi un indagine sull intero sistema italiano di raccolta e riciclo dei contenitori (barattoli di vetro e plastica, ma anche brik di cartone, lattine di alluminio, scatole in legno e acciaio). Un sistema controllato dal consorzio nazionale Conai, ente privato senza scopo di lucro nato con il decreto Ronchi del Esper ha passato al setaccio le relazioni di bilancio consuntivo 2012 del Conai e dei 6 consorzi di filiera che vi aderiscono: risultati altamente discutibili. Su 813 milioni di euro di ricavo complessivo nel 2011, solo 298 milioni sono stati riconosciuti ai comuni. Appena il 37 per cento dichiara Ezio Orzes, uno dei curatori della ricerca e assessore all ambiente di Ponte alle Alpi dove la raccolta differenziata è al 90 per cento quando in Francia la stessa quota supera il 92, contribuendo così a migliorare il servizio offerto dagli enti locali ai cittadini. Perché così poco in Italia? E dove va a finire il resto?. Secondo i dati raccolti un comune italiano che consegna ai centri Conai una tonnellata di carta ottiene un assegno da 42 euro, contro i 179 della Francia, i 108 del Belgio, i 135 del Portogallo. Numeri discordanti e non spiegabili. Stessa disparità per la plastica: 291 euro a tonnellata in Italia, 596 in Francia, addirittura 782 in Portogallo. Idem per l alluminio: 443 euro da noi, 605 in Belgio. Un po meglio con il vetro: 39 euro a tonnellata, 38 euro in Francia (ma 47 in Portogallo). Stano a queste stime è facile capire l insuccesso della differenziata in Italia: un sindaco che investe risorse pubbliche nell organizzazione della raccolta differenziata vede rientrare meno soldi che il collega francese, portoghese o belga. Eppure il sistema consortile Conai, è uno dei più efficaci a livello internazionale: l anno scorso su 11 milioni di tonnellate di imballaggi finiti nel cestino ne sono stati riciclati 7,1 milioni, il 63,9 per cento. Le filiere del riciclo di carta, vetro, acciaio, legno, alluminio e plastica si alimentano economicamente con la vendita all asta di una parte dei materiali (nel 2011 il ricavo è stato di 221 milioni di euro) e con i contributi ambientali, i cosiddetti Cac, che ogni produttore o importatore di merce imballata deve versare per legge al Conai (592 milioni di euro nel 2011). I contributi dovrebbero servire per disincentivare la produzione di contenitori inquinanti spiega ancora Orzes invece quelli in vigore in Italia sono i più bassi d Europa, quattro volte inferiori rispetto alla media. Anche in questo caso l Italia ne esce sconfitta: in Francia per una tonnellata di carta e cartone prodotta si versano 160 euro, in Italia appena 6; per l alluminio il contributo medio nella Ue è di 174 euro a tonnellata, da noi 45 euro. E chiaro che qualche cosa è andata LIFE+ NATURA E BIODIVERSITÀ L Italia alla carica del green Un paese sempre più eco-sostenibile: è questo lo scopo dei nuovi progetti europei in via di attuazione. Ben 52 saranno finanziati: 38 nella categoria Politica e governance ambientali, 12 in Natura e biodiversita' e 2 nella categoria Informazione e comunicazione, per un totale di 106,2 milioni di euro. Si chiamano LIFE+ Natura e biodiversita' e hanno lo scopo di migliorare lo stato di conservazione delle specie e degli habitat in pericolo. L'investimento complessivo è di 247,4 milioni di euro a cui vanno aggiunti circa 139,3 milioni dell Ue. La maggior parte di essi (82) rientra nella categoria ''Natura'' e concorre ad attuare le direttive Uccelli e/o Habitat e la rete Natura Gli altri 10 sono progetti pilota che vertono su aspetti legati alla biodiversita' (categoria di progetti LIFE+ ''Biodiversita'''). Ci sono poi i progetti LIFE+ Politica e governance ambientali, storta nel sistema Conai: nel 2012 diversi comuni hanno scelto di non rinnovare la convenzione e di gestire direttamente il riciclo degli imballaggi, soprattutto quelli di legno e carta che su tutti hanno un grande valore sul mercato delle materie prime. Ben 225mila che contribuiscono a migliorare le politiche con idee, tecnologie, metodi e strumenti innovativi. Circa 146 progetti che per un investimento totale di 298,5 milioni di euro. L'apporto dell'ue è fissato a 136,8 milioni. Infine i progetti LIFE+ Informazione e comunicazione che puntano a dare maggiore spazio all ambiente nell ambito della comunicazione. Ben 10 le iniziative che verranno portate a termine da varie organizzazioni pubbliche e private operanti sul fronte della natura e/o dell'ambiente. Nove gli Stati membri coinvolti che hanno investito un totale di 10,5 milioni di euro, meta' del quale (5,2 milioni circa) coperto dall'ue. Natura e biodiversità le questioni trattate da quattro dei 10 progetti, mentre gli altri sei vertono sui cambiamenti climatici, l'efficienza delle risorse e la prevenzione dell'inquinamento nelle zone costiere. F.Ce. utilizzatori (aziende, punti-vendita, enti) sono usciti dal consorzio e nel contempo di sono state 20 mila nuove adesioni. Arriva allora una proposta da Gianluca FIoretti, presidente dell Associazione comuni virtuosi: Ora che l Anci dovrà rinegoziare l accordo quadriennale con Conai dice noi facciamo una proposta: triplicare i contributi Cac riducendo al contempo i costi operativi del sistema Conai. Solo così impegnarsi nella raccolta differenziata diventerà davvero conveniente.

5 5 Anniversari 9 luglio 1872: tutti i giornali raccontano il ritrovamento dell esploratore scozzese ad opera di Henry Stanley, avvenuto il 10 novembre 1871 Doctor Livingstone, I presume I resoconti dei quotidiani dell epoca sulla vicenda, 141 anni dopo. Un viaggio nell Africa Nera che sembra un romanzo di Emma Moriconi Era il 9 luglio 1872 quando le testate di tutto il mondo riportavano la notizia del ritrovamento dell'esploratore scozzese David Livingstone, scomparso in Africa durante una missione. "Ho potuto constatare che le acque del Nilo discendono da un vasto altipiano posto tra il 10 e il 12 grado di latitudine sud i corsi d'acqua che vi nascono sono innumerevoli; e starei per dire che per contarli ci vorrebbe quasi la vita di un uomo. Il disegno a volo d'uccello di certe parti di questo altipiano somiglierebbe ai rilievi di ghiaccio che si formano d'inverno sui vetri. Tutte codeste sorgenti partono da uno stagno, nel punto più alto d'una vallata poco profonda". Sembra un romanzo di Kipling. E invece è un passaggio tratto da una delle lettere che Livingstone scrisse tra il 1870 e il Lo ritroviamo, insieme ad altri spezzoni, in un' ingiallita seconda pagina de "La Perseveranza", quotidiano milanese, datata martedì 13 agosto Dobbiamo fare attenzione a maneggiarla, tanto è delicata: sembra uscita da una macchina del tempo, l'inchiostro appena sbiadito, la carta spessa e a tratti logorata dagli anni. Livingstone non aveva più dato notizie di sé dal 1866: dopo aver scoperto i Laghi di Mwern e di Bangweulu e aver risalito il corso del Lualaba, era rimasto isolato nella regione dei Grandi Laghi e privo dei mezzi di comunicazione. Venne dato per disperso fino al 1871, quando fu appunto raggiunto da Henry Stanley. Il ritrovamento era avvenuto, in verità, il 10 novembre del 1871, ma la notizia giunse al mondo civilizzato solo alcuni mesi più tardi. Anche perché Stanley aveva deciso, nel frattempo, di proseguire con il suo nuovo amico l'esplorazione delle rive settentrionali del lago. Livingstone, l esploratore missionario La storia di David Livingstone comincia a Blantyre, in Scozia, nel Nato in una famiglia umile, riesce a laurearsi in medicina. A soli 27 anni, nel 1840, si reca come missionario in Africa del Sud e pochi anni dopo si sposa. Dal 1840 al 1849 esplora tutta la regione del Bechuanaland e attraversa per primo il deserto del Kalahari fino al lago Ngami. Tra il 1851 e il 1852 raggiunge per primo lo Zambesi e inizia la traversata dell'africa. Nel 1854 giunge a Luanda, in Angola e, durante il viaggio di ritorno, scopre le cascate dello Zambesi: sarà lui a battezzarle "Cascate Vittoria" in onore della Regina. Nel 1856 torna in Inghilterra e nel 1858 intraprende una nuova spedizione in Africa per conto del governo inglese. Nel 1859 scopre il lago di Niassa ed esplora l'altopiano dei Grandi Laghi. Nel 1862 sua moglie, che lo seguiva nelle imprese esplorative, muore. Ma Livingstone non si ferma e, dopo numerose scoperte, dell'esploratore scozzese si perdono le tracce. I festeggiamenti per Stanley La Gazzetta di Milano di "sabbato" 17 agosto 1872 (si, sabato, sul quotidiano di oltre un secolo fa è scritto proprio con due "b"): una colonna è dedicata, a pagina 2, al resoconto di un banchetto organizzato in onore di Stanley dai giornalisti londinesi. Henry Morton Stanley, infatti, era diventato celebre grazie al ritrovamento di Livingstone, e trattato con tutti gli onori, oltre che ampiamente ricompensato in termini economici. "Il signor Stanley rammentò aver egli ricevuto, nel profondo di una notte, da James Gordon Bennet, proprietario del New York Herald, l'ordine di andare in traccia di Livingstone, ed essere partito subito il domani di buon mattino. Al suo arrivo a Zanzibar, ebbe dal dottore Kirk informazioni assai scoraggianti, ma per questo non indietreggiò all'adempimento della sua missione, essendo formali le istruzioni ch'egli aveva ricevute. Il primo giorno di felicità ch'egli ebbe in Africa, fu quello in cui gli si diede di Livingstone un'informazione certa. Da quel giorno era tracciata la sua direzione. Egli non errò più nell'avventura: sapeva dove rintracciare "l'uomo bianco", morto o vivo, e malgrado le sinistre predizioni che gli si erano fatte alla sua partenza dalle coste di Zanzibar". L incontro tra Stanley e Livingstone del 10 novembre 1871 Alcuni quotidiani del luglio 1872 L incontro Per raggiungere il villaggio dove due Africani gli avevano detto trovarsi "l'uomo bianco molto vecchio e malato", Stanley impiega una settimana. La peggiore di tutto il viaggio, racconterà. Costretto ad avanzare di notte, con poche e brevi soste, dopo giorni di cammino finalmente arriva nei pressi di Ujiji, Stanley e Livingstone si raccontano le difficoltà del loro avvenire nella zona del lago Tanganica. Qui incontra un uomo negro che in inglese gli urla: "Come state, signore?". "Salve, chi diavolo sei?" gli risponde Stanley. "Il servo del dottor Livingstone" ribatte l'uomo, e poi corre via verso il villaggio. Stanley lo segue e giunge davanti ad una capanna di fango. L'incontro tra i due è passato alla storia: siamo in epoca vittoriana, e non ci si può certo lasciar andare ad esternazioni di gioia e tripudio! e neppure di stupore. Stanley esordisce con una frase che è diventata celeberrima: "Doctor Livingstone, I presume ". Fredda, educata, in una parola: vittoriana. Stanley racconterà poi: "Sarei corso da lui, ma ero intimorito dalla presenza di una tale folla. Lo avrei abbracciato, ma non sapevo come mi avrebbe ricevuto; così feci ciò che codardia morale e falso orgoglio suggerivano essere la cosa migliore: camminai decisamente verso di lui, mi tolsi il cappello, e dissi: "Dr. Livingstone, I presume?" Il dialogo tra i due è sempre formale: "Conoscete il New York Herald?", chiede Stanley. "Oh, chi non conosce quello spregevole giornale!" risponde Livingstone. Stanley riferirà, in un articolo pubblicato nell'agosto 1872, che la risposta fu "Oh, chi non conosce quel giornale?", estromettendo l'aggettivo "spregevole" e guadagnandosi così un'altra benemerenza dal suo editore. Le nostre ricerche sui passi di Livingstone e Stanley ci portano ad avere tra le mani una vecchia copia del quotidiano La Lombardia di martedì 9 luglio 1872, che riferisce il sunto dei dispacci di Stanley riportato dal Times dell epoca: Poche ore dopo - scrive i due nuovi amici, assisi sopra una pelle di capra, e separati dagli Arabi, poterono liberamente dare sfogo alle loro reciproche congratulazioni, raccontandosi a vicenda le difficoltà del loro avvenire. La stessa cronaca la ritroviamo in lingua francese sul Journal des Débats Politiques et Littéraires, edition des departemens, sempre della stessa data. Livingstone però non si lascia riportare in Inghilterra. Piuttosto, è Stanley che si lascia trascinare in un altro viaggio. La separazione I due si separano solo il 14 marzo, quando trattenere l'emozione alla maniera vittoriana diventa impossibile e la commozione prende il sopravvento. Stanley riparte, lascia per sempre dietro di sé l'esploratore che aveva impiegato due anni a trovare, e si avvia in Patria. "Lo guardai a lungo - annotò - per imprimermi i suoi tratti nella memoria". Durante il viaggio di ritorno, ad Aden Stanley riceve un telegramma di Bennet: "Siete famoso quanto Livingstone, avete scoperto lo scopritore. Accettate i miei ringraziamenti e quelli del mondo intero". E' il suo momento di gloria: torna dalla sua missione da vincitore, riporta a casa i diari di Livingstone e numerose carte geografiche, riceve encomi e fama, e anche molto denaro. Ma soprattutto scopre la passione per l'esplorazione, tanto da tornare in Africa nel 1874 e da rimanervi fino al 1877, per continuare l'opera evangelizzatrice di Livingstone. Che, nel frattempo, il 1 maggio 1873 era morto. Vi torna anche per motivi politici, a dire il vero. Oltre alla passione per i territori misteriosi e sconosciuti del continente nero, c'erano anche ragioni economiche legate all'imperialismo europeo a riportare Stanley laggiù. Tuttavia è grazie a lui che furono rilevate le sorgenti del Nilo e che fu dimostrata la navigabilità del fiume Congo sino al mare. Henry Morton Stanley era nato il 10 giugno 1840 nel Galles con il nome di James Rowlands. Era rimasto orfano a sette anni e condotto in orfanotrofio, da dove era fuggito nel 1856 per raggiungere New Orleans. Qui era stato adottato da un commerciante da cui aveva preso il nome con cui, poi, era diventato famoso. Nel 1867 era diventato giornalista e aveva cominciato a lavorare come inviato speciale del New York Herald. La vicenda di Livingstone e Stanley è stata raccontata nella pellicola di Simon Langton Terre Proibite: in cerca di Livingstone del Una città dello Zambia, posta a circa 10 km dalle Cascate Vittoria sul fiume Zambesi, porta il nome dell esploratore che all Africa aveva dedicato tutta la sua vita: Livingstone, che possiede anche un museo dedicato a lui.

6 6 Esteri Da difensore di Morsi a golpista. La storia del Ministro della Difesa che governa, di fatto, l Egitto Generale Al-Sisi, il vero signore delle piramidi Musulmano fervente, ma cresciuto in Gran Bretagna e Usa. La sua formazione militare, molto occidentale, ha giocato un ruolo fondamentale nel Paese di Federico Campoli Lo stato di caos in cui versa l Egitto ha molti responsabili. Oltre ai soliti noti, tra questi spicca un nome. Quello del generale Abdel Fattah Al-Sisi. E stato lui a dare l ultimatum all ex presidente Mohamed Morsi. Ma non era un ribelle, nè un contestatore. Prima del golpe, non si era mai esposto né a favore, né contro Morsi. Non aveva preso le parti di nessuno. E ancora non è del tutto chiaro se la mossa di destituire il Capo di Stato sia stata a favore del popolo o dell esercito. Abdel Al-Sisi ha avuto un ruolo di primo piano nella transizione politica che ha portato all elezione di Morsi. E stato lui a spingere per il prepensionamento di Mohamed Hussein Tantawi, gerarca di Hosni Mubarak. Allora era capo dei servizi segreti. La mossa gli ha garantito la nomina a Capo del Consiglio Supremo delle Forze Armate, nonché di Ministro della Difesa. Insomma, si è rivelato il braccio destro dei Fratelli Musulmani. Anche la sua formazione personale, in quanto fervente religioso, sembrava avvicinarlo ideologicamente alla coalizione dell ex presidente. Ma la sua storia ha qualcosa di diverso dagli altri. Per lo meno, dagli altri politici. Al Sisi, 59 anni, ha, infatti, potuto fare affidamento su una solida formazione militare, costruita a fasi alterne tra l Egitto, l Europa e gli Stati Uniti. In particolare, è stato ospite presso il Joint Command and Staff College in Gran Bretagna nel 1992, quando di anni ne aveva solo 38, per poi ritornare in Egitto nel Ma il suo soggiorno nel Paese natale non è durato molto. Nel 2006 è entrato a far parte dello Us Army War College. Non bisogna, però, pensare che Al-Sisi sia il solo dei vertici militari ad aver ricevuto una simile formazione. Anzi, andando a spulciare i nomi degli alti gradi, effettivamente, non se ne trova uno cresciuto esclusivamente in casa. Si può notare che gli Stati Uniti siano il loro comune denominatore. Tornato di nuovo in Egitto, ha dovuto aspettare solo 5 anni. Il tempo che cada Mubarak, di mettere fuori gioco Tantawi ed ecco lì che arriva ad occupare i posti in prima fila del governo del Paese. E non si parla solo di cariche prettamente politiche, ovviamente. In Egitto, essere Capo di Stato Maggiore, significa controllare degli interessi economici che arrivano a superare il 40% del Pil. Senza parlare dei miliardi di dollari che escono dalle casse del Pentagono, per approdare in quelle dell esercito egiziano. E, nonostante il Paese continui a versare in una spaventosa crisi economica, Morsi si è sempre guardato bene dal toccare gli aspetti economici dell esercito. A quanto pare, non gli è servito a molto. Anche perchè gli interessi dei militari vanno molto oltre quelli monetari. E necessario tenere conto della vicinanza di Morsi ad Hamas. Scomoda per Usa e Israele. Al contrario, durante l era di Mubarak, l esercito egiziano ha collaborato a stretto contatto con l intelligence di Tel Aviv per combattere i fondamentalisti nel Sinai. Dunque, non c è da stupirsi se la prima mossa dei militari, subito dopo l emanazione dell ultimatum a Morsi, sia stata quella di bloccare i tunnel per la Striscia. Al Sisi continua a giocare un ruolo fondamentale. Come ne uscirà il Paese è ancora difficile dirlo. Ma, sicuramente, le Forze Armate continueranno ad avere l egemonia per molto tempo ancora. Salvo imprevisti. Francia: asilo politico ad un attivista Femen di Carola Parisi La Francia avrebbe concesso lo status di rifugiata a una delle leader del gruppo femminista Femen. L'ucraina Inna Shevchenko, aveva presentato domanda nel febbraio scorso, quando era scappata dal suo paese per rifugiarsi a Parigi. In piena notte, approfittando dell oscurità, si era calata di nascosto dal balcone di casa ed era fuggita eludendo la sorveglianza dei servizi segreti ucraini, che la controllavano 24 ore su 24. L'ufficio francese di protezione di rifugiati e apolidi (Ofpra), responsabile per questo tipo di pratiche, non ha confermato l'informazione, spiegando che si tratta di procedure "confidenziali". Ma la Shevchenko ha già divulgato la notizia ad agenzie di stampa francesi. L'ottenimento dello status di rifugiata, ha spiegato la Shevchenko, è un elemento "strategico" per lei e per le Femen, perché "per sviluppare il movimento abbiamo bisogno di un luogo, di un Paese". Il gruppo di 'neo-femministe' ucraine, divenute celebri per le loro proteste a seno nudo in luoghi ad alto valore simbolico, aveva già scelto Parigi come nuova sede nel settembre scorso, creando in un quartiere popolare della capitale francese il suo primo "centro di training" per nuove militanti. Inna Shevchenko, 23 anni, era diventata una osservata speciale da quando, a metà agosto, aveva segato una croce dedicata alle vittime dello stalinismo nel pieno centro di Kiev: un gesto di solidarietà nei confronti delle tre rocker della band Pussy Riot, poi condannate a due anni di reclusione per una preghiera punk anti Putin nella cattedrale di Mosca. Francia Nizza, il sindaco chiama alla rivolta contro gli zingari Christian Estrosi Il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, del partito di centro destra Ump, torna a far parlare di sé. Dopo le frasi choc sul riavvicinamento della città all Italia, il primo cittadino affronta con decisione le questioni rom e Islam. In una recente intervista, Estrosi ha, infatti, condannato i comportamenti criminali degli zingari e ha chiamato i sindaci francesi alla rivolta, invitando a combattere a modo suo il fenomeno degli accampamenti illegali. Abbiamo tutti i mezzi per farlo dice. Subito è esplosa la polemica. Il deputato socialista Rihan Cypel ha accusato il sindaco di Nizza di aver incitato ai pogrom. Pronta la risposta del primo cittadino. Io parlo di agire contro quella delinquenza che priva dell altrui proprietà e Cypel parla di pogrom. Uno scivolone del Partito socialista dichiara via Twitter. Evidentemente, la frase sull agire a modo suo deve aver suscitato più di qualche incomprensione. E vero che Estrosi promette dei provvedimenti radicali contro gli accampamenti abusivi, come quello di staccare elettricità, acqua corrente e di voler imporre una multa di 620mila euro. Se non pagheranno sequestreremo i loro veicoli dice il sindaco. Ma di violenza non è stata fatta menzione. In realtà, quello che ha scatenato le parole del sindaco di Nizza, sembra essere stata una visita fatta ad un accampamento di nomadi. L insediamento, infatti, è posizionato in un campo di calcio della città. Ovviamente è abusivo. Estrosi si è presentato personalmente degli abitanti del posto. Prima ha chiesto loro di spostare i veicoli, poi, visto il netto rifiuto, ha annunciato che, innanzitutto, avrebbe fatto installare delle telecamere di controllo dalla polizia. Le associazioni rom hanno annunciato querele per istigazione all odio. Ma Estrosi va avanti nell intento di domare i nomadi. Ma il primo cittadino di Nizza non si ferma alla questione rom. Le dichiarazioni rilasciate sull Islam, identificata come religione incompatibile con la democrazia, sono state oggetto di polemica e scandalo. F.Ca. Eurosky Tower. Entrare in casa e uscire dal solito. Il relax ha una nuova casa. 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7 7 Italia DA ROMA E DAL LAZIO Si dimette il capo della polizia municipale Buttarelli, contrario ai vigili spaventapasseri dell abusivismo Marino e la ricerca del nome perduto Ora è caccia al sostituto, sicuramente un esterno. Il neo-sindaco punta a un ex prefetto con la sua stessa idea di sicurezza, ed intanto non si è deciso neanche per l interim di Carola Parisi Si aspettava un nome che però non è arrivato. Non è facile da credere, visto i tempi lunghissimi (formazione della Giunta e presidenti di Commissione) della nuova gestione Marino. Una domenica all insegna del nubifragio che non ha risparmiato una delle prime tempeste politiche sul nuovo sindaco della Capitale. Serve un nome ed alla svelta (se possibile) che sostituisca il capo della polizia municipale di Roma Carlo Buttarelli. Ragioni personali, è questa la motivazione ufficiale delle sue dimissioni. Una decisione radicale, che sembra essere legata allo scontro sull'abusivismo con il neosindaco Ignazio Marino. Nei giorni scorsi, infatti, la notizia di una lite tra i due, aveva messo in discussione il ruolo dell ormai ex capo della polizia municipale di Roma. Il primo cittadino avrebbe fatto pressioni per cominciare al più presto ad eliminare gli abusivi dalle piazze del centro storico. L operazione avrebbe comportato l impiego di 300 agenti in più per un costo di un milione e 200mila euro di straordinari. E le unità in più dovevano essere rosicchiate qua e la ai gruppi periferici della Municipale. Togliere alle periferie per curare l immagine del centro, dove il neo-sindaco si diletta a passeggiare in sella alla sua bicicletta. Dopo diverse ricognizioni, Marino avrebbe preteso provvedimenti tempestivi dall ormai ex comandante Buttarelli. La nota del Campidoglio. Marino - si legge in una nota del Campidoglio - questo pomeriggio ha ricevuto una lettera di dimissioni firmata dal Comandante generale del Corpo di Polizia di Roma Capitale. Nella lettera, datata 7 luglio, il Comandante manifesta la sua Sanità, bando trasparente ma dietro s intravvede il Pd Sinistri particolari dietro la nuova guida sanitaria regionale. Sinistri perché i criteri di esperienza, professionalità e grande competenza di cui ci si riempie la bocca ultimamente a viale Cristoforo Colombo sembrano cozzare con una realtà dura, che dalla Provincia di Roma in tempi recentissimi (ed anche in settori diversi dalla sanità) è stata importata immediatamente dopo il voto. Tutto merito del bando pubblico per la nomina dei dirigenti sanitari, notizia cui le grancasse regionali hanno dato enorme rilievo ma che rischia di essere soltanto la facciata dietro la quale nascondere i soliti meccanismi della vecchia politica. Un raggio di luce in tal senso viene gettato sull intera vicenda dal vice presidente del consiglio regionale, Francesco Storace. Gli zelanti cantori di Nicola Zingaretti, con una faccia tosta incredibile, esaltano il cosiddetto nuovo corso della regione Lazio per le prossime nomine nella sanità regionale. Alcuni di costoro, esaltati, gasati, fumati, arrivano a scrivere che la decisione di Zingaretti di promuovere un bando pubblico via web per scegliere i prossimi direttori delle Asl e affidare la decisione all'agenas, l'agenzia nazionale di sanità, è una specie di rivoluzione. Abbiamo trovato la soluzione e non lo sapevamo. I partiti finalmente spariscono dalla sanità. Peccato che non è vero. Il presidente dell'agenas si chiama Giovanni Bissoni, è compagno di provata fede e fa politica dalla culla. Nel suo paese, a Cesenatico, ha fatto il sindaco, il vicesindaco e l'assessore. Poi, nel 1990, è diventato consigliere regionale dell'emilia Romagna, nel '93 capogruppo del Pds, e poi dal '95 al 2009 (quattordici anni!) assessore alla sanità per essere poi nominato prima all'agenzia del farmaco (Aifa) e poi finalmente presidente dell'agenas. Dopo la cabina di regia sulle politiche per la salute affidata all'ex consigliere regionale del Pd Alessio D'Amato, ora Bissoni. Almeno Zingaretti metta a tacere i suoi aficionados. La sanità laziale resta politicissima. R.V. Nella foto, l ex capo della polizia municipale di Roma Carlo Buttarelli di Robert Vignola e d accordo, sì. Ma ora bisognerà vedere se il matrimonio D amore tra Regione Lazio e Roma Capitale resisterà alla crisi economica, che come d altronde noto è tra i più duri banchi di prova per ogni coppia che si rispetti. Fatto sta che, inevitabilmente, il summit tra Nicola Zingaretti e Ignazio Marino avvenuto ieri all aula Giulio Cesare è stato definito storico dalla solita stampa romana accondiscendente, non parca di particolari, non avendo mancato di spiegare che gli assessori regionali sono giunti in Campidoglio con un pullman e hanno preso posto tra i banchi dell'opposizione. Passando ai contenuti, si sa che politiche di bilancio, trasporto pubblico, mobilità, rifiuti e turismo sono stati i temi al centro del confronto. Ma che, guarda caso, del tema dei rifiuti non si è discusso per rispetto di un iter stabilito a livello ministeriale. Tra le priorità individuate dalle due giunte quella di un ufficio per i fondi europei, con la valorizzazione di quello della Regione Lazio a Bruxelles, che dovrà attivare gli strumenti per attrarre fondi europei nella capitale. Poi le dichiarazioni. Nicola Zingaretti ha annunciato: "La Regione Lazio devolverà intenzione di rassegnare le proprie dimissioni per ragioni personali. La dichiarazione di Marino: Ho immediatamente cercato il Comandante Buttarelli, per ringraziarlo del lavoro svolto. Nelle prossime ore assumerò le conseguenti iniziative, nell'interesse dei cittadini e dello stesso Corpo di Polizia, ha commentato il sindaco di Roma. Prossime ore? Diciamo prossimi giorni (e chissà quanti). Toto nomi. L identikit del successore di Buttarelli c è già: un esterno al corpo dei vigili e all amministrazione, dotato dell autorevolezza che i tempi richiedono, oltre che di una visione della sicurezza compatibile con quella del sindaco (insomma uno di loro). In attesa di trovare la persona giusta l Amministrazione Marino affiderà l incarico a interim a uno dei vice comandanti, come previsto dal regolamento della polizia municipale. La scelta dovrebbe ricadere su Antonio Di Maggio, vigile di stile fortemente interventista (forse troppo, dicono nel centrosinistra), che ha prevalso su Donatella Scafati, la quale avrebbe il profilo perfetto per questa amministrazione, ma è indagata, con accuse ancora tutte da dimostrare, per la vicenda del concorso dei vigili. In cima alla lista ci sarebbe il nome di Luca Odevaine, ex vicecapo di gabinetto di Veltroni. presto a Roma Capitale 800 milioni, grazie al fatto che è stata la prima, tra le altre, ad accedere ai fondi stanziati dallo Stato per pagare i debiti della pubblica amministrazione; Roma Capitale avrà subito 800 milioni di euro che la Regione devolverà al Comune come prima tranche dell'enorme debito di 1,1 miliardi di euro vantato dal Campidoglio. Approfitto per ringraziare Roma Capitale perché l'accordo sul debito è stato sottoscritto con i Comuni e le Province del Lazio grazie al fatto che Roma ha rinunciato a 45 milioni di euro, cifra di cui beneficeranno in questa prima fase altre Province e Comuni. E' il segno di un'amministrazione che vuole svolgere la sua funzione di capitale facendosi carico delle esigenze del territorio circostante". Sul trasporto, Zingaretti ha osservato: "Abbiamo ereditato rispetto al Tpl un debito di 750 milioni che di anno in anno venivano spostati al futuro. La cifra destinata a Roma per ora è pari a zero sul tpl. Ci siamo impegnati a devolvere entro l'anno almeno mln di euro sulla competenza. Il rispetto di questo impegno è legato agli esiti del piano di rientro sulla sanità, sul quale siamo ottimisti, ma lo stanziamento dipende da una condizione che stiamo costruendo. Lasciare Roma senza contributo Ma la sua sarebbe una nomina troppo politica. Una cosa è certa: il successore di Buttarelli non avrà vita facile, dovrà rinsaldare da una parte il legame con i cittadini, dall altra quello interno al corpo di polizia. Sul suo tavolo ci sono già dossier complicati: non soltanto l abusivismo, ma anche la riorganizzazione dei gruppi che ancora non si sono adeguati all accorpamento dei municipi. Le reazioni. Marino parte con il piede sbagliato. Con le dimissioni annunciate del Comandante Buttarelli il Sindaco Marino parte col piede sbagliato nella gestione del Corpo della Polizia Locale di Roma. Lo afferma in una nota Stefano Giannini segretario romano del Sulpl (Sindacato unitario lavoratori polizia locale): Il Sindaco Marino perde sicuramente la possibilità di avvalersi di una figura di spiccata efficienza e riconosciuta professionalità e confidiamo che possa trovare le motivazioni giuste per convincere Buttarelli a restare. Di certo non vorremmo finire come i colleghi della polizia Provinciale di Roma diretti da un esterno nominato per i suoi trascorsi politici e non invece per essere un appartenente al Corpo formato e selezionato. Dopo la caduta in bici e le dimissioni di Buttarelli, al sindaco Marino consegneremo una bottiglietta di acqua benedetta. E forse ci vuole proprio. SUMMIT AL CAMPIDOGLIO: ROBOANTI ANNUNCI, TRISTE REALTÀ Troppa grazia, San Nicola Il presidente della Regione promette 800 milioni per Roma Capitale Storace si chiede: Dove conta di trovare i soldi, se non c è un euro? è un fatto grave. I fondi per il tpl andranno direttamente a Roma Capitale sulla base di un accordo". Zingaretti ha poi concluso: "Ci sono due istituzioni diverse, ma un sindaco, un presidente di Regione e due Giunte che formano un'unica squadra per il bene dei cittadini. Ci sarà poco spazio per la politica degli annunci e tanto spazio per un metodo di lavoro per cambiare le cose. Sarà durissima, c'è una situazione economica e sociale drammatica e questo richiede un di più di buonsenso da parte della politica: noi ci stiamo". A rompere l idilliaco quadretto di un futuro radioso da raggiungere calpestando un tappeto di fiori e rose (rigorosamente senza spine) ci prova il capo dell opposizione consiliare alla Regione Lazio, Francesco Storace. Che in maniera meno pomposa, ma assai più graffiante, si interroga sulla provenienza degli 800 milioni promessi da Zingaretti a Marino. Ovviamente chiederemo domani in conferenza dei capigruppo della Pisana che Zingaretti venga a riferire sugli impegni che ha assunto con Marino e sulle relative coperture. Finora ci hanno raccontato che il Lazio era pieno di debiti, ora i quattrini si trovano facile. È Zingaretti o Silvan?.

8 8 Roma Situazione incandescente: continuano i roghi dolosi ai moduli abitativi I nomadi? Violenti e ricchi, i carabinieri lanciano l allarme Auto di lusso e immobili di pregio nelle disponibilità di un 55enne bosniaco che controlla anche molti degli alloggi dell insediamento di Castel Romano Vita nei campi La guerra tra etnie inaugurata con incendi nei giorni scorsi non accenna ad esaurirsi. E mentre l esodo verso Roma continua, se n è già andato in fumo un milione di euro di Ugo Cataluddi Via Condotti Non è passato nemmeno un mese dal giorno dell insediamento di Ignazio Marino in Campidoglio, che già la situazione nomadi sembra esser fuori controllo. Non si contano più infatti gli incendi ai container del campo autorizzato di Castel Romano. Da quando, come previsto dal Piano Nomadi della giunta Alemanno, gli sgomberati di Tor de Cenci si sono riversati in massa nell insediamento di via Pontina, è iniziata una vera e propria faida tra l etnia serba, già occupante del campo, e quella bosniaca, di gran lunga numericamente superiore alla prima. Sono più di 15 infatti i moduli andati distrutti, che hanno costretto uomini, donne e bambini, tutti di origine serba, ad andare a cercare alloggi altrove. Il risultato? Una decina di nuovi accampamenti abusivi sparsi per alcune zone della città, per lo più centrali, con relativo aumento di degrado e microcriminalità. In pratica tutto ciò che la precedente amministrazione voleva evitare e per il quale ha messo in campo un ingente sforzo umano ed economico. Ma è proprio sulle spalle del passato governo capitolino che ricadono molte delle responsabilità. Tra le mancanze del discusso piano vi è infatti, quella di non aver tenuto conto degli effetti nocivi che Bus resta incastrato, danni al cornicione In Italia ancora non ci arrivano, tantomeno a Roma: le zone d attrazione e ad alta densità turistica non possono essere attraversate da veicoli, men che meno da giganti bus. L esempio lampante di questa asserzione viene dalla cronaca di Domenica scorsa quando nel pomeriggio un torpedone, a pochi metri dalle scalinate di piazza di Spagna girando in via dei Condotti è restato incastrato. Il bus stracolmo di turisti ha ignorato i divieti, quindi, nel vano tentativo di fare marcia indietro ha trascinato con sé pezzi di cornicione. Il tutto è accaduto sotto gli occhi di decine di romani dediti all apertura dei magri saldi e dei turisti restati letteralmente a bocca aperta. Come è possibile che circolino in tali zone mezzi di trasporto del genere? A Roma sì. Immediato l intervento dei vigili che hanno prestato soccorso al bus e senza discutere imposto una salatissima multa. Ma la capitale non è nuova a eventi del genere: lo scorso 30 giugno un altro pullman è rimasto bloccato a Monti, in via Leonina. Ma chi si prende la briga di assumersi la responsabilità? Gli amministratori della Capitale si riempiono la bocca di belle parole ma poi coi fatti latitano: la piaga dei bus turistici è antica e mai risolta. In tutto il Centro storico è un continuo circolare indiscriminato a danno dell ambiente, dei cittadini e dei beni culturali. F.Ce. scaturiscono mischiando diversi gruppi etnici, storicamente contrapposti, come i due citati. La palla passa ora a Marino, cui spetta il difficile compito di gestire la delicata situazione, liberandosi magari di quell aura di stucchevole buonismo verso la categoria, che lo accompagna sin dalle prime battute della campagna elettorale. I cittadini romani non sentono infatti il bisogno di una politica accondiscendente sul tema, ma di regole da applicare e da far rispettare, per la salvaguardia dei romani ma anche degli stessi rom, o per lo meno per quella parte che si esime dal delinquere. Avrà molto da lavorare quindi il chirurgo dem, perché qualche contromisura va necessariamente attuata, specialmente alla luce dei nuovi elementi fatti emergere dai carabinieri della compagnia Roma Eur, dopo la serie di incidenti a Castel Romano. Gli incendi, tutti di origine dolosa, sarebbero infatti imputabili ai capo famiglia, che usavano i vari alloggi come merce di scambio per loschi affari. I nomadi infatti traevano guadagno subaffittando i vari moduli abitativi e per tale ragione ne volevano impedire il ripopolamento. I profitti nati dalla seguente attività erano inoltre solo una minima parte di quelli totali. I carabinieri hanno infatti reso noto agli uffici comunali, la presenza di famiglie rom più che benestanti. Ad alcune di loro sarebbero riconducibili auto di lusso (si parla di Porsche, Ferrari e Bmw), e addirittura alcuni immobili di notevole valore economico, come una villetta in piazza Meucci, di proprietà di un 55 enne di origini bosniache. Molti degli alloggi del campo di Castel Romano sarebbero destinati a quest uomo. Su quest ultimo e su molti altri beneficiari delle più svariate ricchezze, penderebbero precedenti penali per droga e decreti di espulsione dall Italia mai attuati. Impossibile quindi non fare uno più uno per capire da dove possa provenire tanta floridità economica. Come impossibile non iniziare seriamente a chiedersi quanto sia giusto, utile ed opportuno, continuare con le politiche permissive che di fatto hanno permesso tutto questo, e dalle quali sono scaturiti impegni economici stratosferici da parte del Comune, che spesso ha sottratto risorse ai cittadini romani davvero bisognosi, per destinarli ai rom. Condannabili non in quanto rom, ma in quanto finti poveri, evasori e truffatori. E per i quali sarebbe necessario avviare i primi provvedimenti di espulsione. Risale a circa un milione di euro la cifra impiegata fino ad ora dal comune di Roma, per riparare i danni causati dagli incendi. A questa bisogna aggiungere il buco di spesa causato dalle bollette (acqua, gas etc) mai pagate dagli abitanti dei campi, e 2,5 milioni annui spesi per i vigilantes utilizzati nei vari campi. Per non infierire, tralasciamo quanto costerà sbaraccare tutti i campi che si stanno formando giorno dopo giorno in ogni angolo della città. Ammesso che il buon Marino decida effettivamente di sbaraccarli. Tor de Schiavi Stuprata dal cugino dopo la discoteca Una serata che doveva essere di divertimento e che termina, in un quadro di degrado e di squallore, in un brutale stupro. Proprio così: un altra violenza sessuale, dopo la discoteca, nella notte di Roma. Un uomo di 33 anni, cittadino romeno, ha portato la cugina, connazionale ancora minorenne, in un locale in zona Tor de Schiavi, a Roma, poi all'uscita si è diretto verso un prato nelle vicinanze e, dopo averle chiuso la bocca con una mano, l'ha costretta a un rapporto. La giovane è riuscita ad allontanarsi ed è' stata notata dagli agenti del Reparto Volanti ai quali ha raccontato quanto le era accaduto. Le successive indagini hanno portato i poliziotti a rintracciare l'aggressore a Lunghezza, dove vive con la moglie e due figli minori; lo hanno atteso sotto casa e quando lui li ha visti ha iniziato a scappare ma, inseguito, è stato bloccato. In tasca gli hanno trovato il cellulare della ragazza, sottratto poco prima della violenza per impedirle di chiedere aiuto. Accompagnato negli uffici del commissariato 'Prenestino', è stato sottoposto al fermo di polizia giudiziaria e condotto in carcere. Dovrà rispondere di violenza sessuale, sequestro di persona e rapina ai danni di minore. G.L. Capocotta Droga a fiumi sulla spiaggia per nudisti nota per essere la Èspiaggia per nudisti più prossima a Roma. Ma, si sa, il circolo della trasgressione spesso si avviluppa su se stesso, e trasgressione chiama altre trasgressione. Così tra le dune, paesaggistiche e anatomiche, della spiaggia di Capocotta era stata avviata una proficua, ma ben poco naturista, attività di spaccio. Le forze dell ordine hanno così deciso di vederci chiaro e il bilancio è di tutto riguardo: ventisei misure cautelari da notificare e più di 50 perquisizioni. È questo il risultato dell operazione antidroga, condotta dai carabinieri della Compagnia di Pomezia, che ha consentito di smantellare un attività di spaccio di stupefacenti che interessava il litorale sud di Roma. Uno dei principali luoghi di vendita erano appunto le dune di Capocotta, dove la droga veniva nascosta in sacchetti tra la vegetazione ed in alcuni casi sotto la sabbia. Gli spacciatori, per eludere i controlli delle forze dell'ordine, oltre all'impiego di vedette, avevano adottato una procedura articolata di cessione dello stupefacente con vari passaggi tra le dune, per cercare, in caso di intervento dei carabinieri, di salvare di volta in volta lo stupefacente o il denaro. I pusher venivano inoltre riforniti, diverse volte al giorno, da altri soggetti che disponevano di quantitativi superiori di droga nascosti a Campo Ascolano. Nel corso dell attività di indagine sono stati recuperati oltre 20 kg di sostanze stupefacenti tra hashish, marijuana, cocaina ed eroina, nonché una pistola con matricola abrasa e denaro contante provento dell attività di spaccio. Oltre centocinquanta sono stati, invece, i clienti identificati e segnalati al Prefetto dai Carabinieri quali assuntori. V.B. Camorra Sequestri da record al clan Mallardo Nuovo scacco matto alla camorra: in ginocchio il clan Mallardo. Venti giorni fa 65 milioni di euro, adesso altri 50. La seconda parte dell operazione Bad brothers ha puntato il cuore dell impero economico costruito dalla malavita organizzata nel litorale pontino. I militari della Guardia di Finanza, su mandato della Procura di Roma, hanno sequestrato beni mobili e immobili. In tutta Italia. Partendo dal Lazio e passando poi per Campania, Sicilia e Calabria. Congelate 175 auto e moto, uno stabilimento balneare, una barca e 112 case. E ancora: quote societarie e azioni. Il 19 giugno i sigilli erano scattati nei confronti di Domenico, Giovanni e Vittorio Emanuele Dell Aquila. Adesso è toccato ai fratelli Michele, Giuliano e Luigi Ascione, che per conto del clan Mallardo avrebbero formato una cellula economica nel territorio del basso Lazio. Secondo il Procuratore Capo di Roma, Giuseppe Pignatone, i pregiudicati, avrebbero costituito, con i capobastone Francesco e Giuseppe Mallardo, un pactum sceleris (un accordo criminoso ndr). Fin dagli anni 80, investendo il denaro sporco frutto di proventi illeciti nel circuito economico legale: prima attraverso concessionarie d auto, poi in società di costruzioni e di intermediazione immobiliare. Così i due boss, grazie ai legami con i bad brothers, alle intimidazioni e alle estorsioni, sarebbero riusciti ad acquisire il controllo di appalti e forniture pubbliche e del commercio all ingrosso. Il Tribunale di Latina sezione misure di prevenzione ha quindi disposto il sequestro di cinque società, uno stabilimento balneare (il Thaiti Club, a Fondi) e 112 immobili a Napoli, Cosenza e Formia (tra cui il complesso di villette Parco Belvedere ). Beni che, se le ipotesi dell accusa dovessero essere confermate, verranno confiscati e acquisiti al patrimonio dello Stato. Federico Colosimo Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel Fax redazione@ilgiornaleditalia.org Direttore responsabile Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web Per la pubblicità su Il Giornale d Italia rivolgersi al Responsabile Marketing Daniele Belli tel mail: daniele.belli@hotmail.it

9 9 Dall Italia Una distesa di caschi gialli a simboleggiare i posti di lavoro persi Collera contro le vessazioni Edilizia di nuovo in piazza Contro chi impedisce il rilancio si schierano i presidenti di Assimpredil Ance e Confindustria, Claudio De Albertis e Giorgio Squinzi: È necessario cambiare La crisi del mattone Il mondo delle costruzioni torna a denunciare le problematiche di un settore messo con le spalle al muro non solo dalle difficoltà economiche ma anche dalle complicazioni burocratiche Sono tornati a Piazza Affari, seppellendo il selciato con i caschetti gialli dei posti di lavoro persi, una distesa colorata ma angosciante per ciò che simboleggia, adagiata sotto il dito medio di Cattelan. Sono i costruttori che si sono riuniti ieri per una nuova 'Giornata della collera', rivolta in particolare contro le vessazioni, dopo la precedente, analoga manifestazione che si è svolta il 13 febbraio scorso. Alla giornata della collera è intervenuto anche Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil Ance, che racconta: "Oggi sono stati letti 100 cavilli della burocrazia italiana. Noi abbiamo creato un sito per tutti i cittadini, dove ognuno può dare una chiave di lettura per la sburocratizzazione. Bisogna tagliare i costi della burocrazia per eliminare vincoli e liberare risorse per lo sviluppo e la competitività delle imprese, tenuto conto che la semplificazione è una riforma a costo zero. Il mercato -ha proseguito De Albertis- ha bisogno di regole certe per crescere: gli investimenti sono congelati perché mai come ora non vi è certezza del diritto e vi è ancora meno certezza dell'azione amministrativa". "Dal 13 febbraio a oggi la crisi non si è fermata -ha detto De Albertis- I nuovi dati, rispetto a quelli denunciati nella 'giornata della collera' di febbraio dicono che i posti di lavoro persi nelle costruzioni dall'inizio della crisi sono arrivati a E se si considerano anche i settori collegati alle costruzioni arriviamo a ". "Un altro dato impressionante -ha proseguito- è che le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate sono passate dai 40 milioni del 2008 ai 140 del 2012, e nei primi 4 mesi di quest'anno è cresciuta ulteriormente del 26% rispetto allo scorso anno". La manifestazione ha avuto anche il sostegno del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. ''La situazione è veramente difficile -ha sottolineato Squinzi- e i dati sono sempre in recessione da nove trimestri. Non riusciamo a vedere la luce in fondo al tunnel nonostante le dichiarazioni ottimistiche del ministro Saccomanni ma solo un debole lumicino peraltro non determinato da noi ma dalla situazione economica internazionale''. ''Trovo giustissima questa manifestazione -ha detto Squinziperché le vessazioni sono ciò che ci impediscono di ripartire. Negli Stati Uniti la ripresa è ripartita proprio dal settore delle costruzioni ma noi non abbiamo avuto la bolla immobiliare come negli Usa e in Spagna dove il settore ha rappresentato anche il 27% del Pil. Da noi siamo nella media europea tra l'11 e il 13%. Se non si è riusciti a ripartire è a causa delle complicazioni burocratiche e normative -ha proseguito Squinzi- ed è per questo che abbiamo bisogno di semplificazione. Questo governo perlomeno ci sta ascoltando e dando qualche segnale di attenzione. La scorsa settimana abbiamo proposto un primo pacchetto di semplificazione che il governo ha dimostrato di aver recepito ma il cammino è ancora molto, molto lungo''. ''Oggi abbiamo il dovere di protestare contro le vessazioni che affliggono il mondo delle costruzioni anche perché -ha concluso Squinziil settore può essere quello che può far ripartire il Paese ma non può confrontarsi giorno dopo giorno con vessazioni di ogni tipo''. Successivamente Squinzi è anche intervenuto dal palco dell assemblea dell Unione Industriali di Torino. "Incontreremo i presidenti delle commissioni anche per far passare i messaggi della nostra visione su tutte le istituzioni, e sono tantissime, che dobbiamo affrontare nei prossimi mesi. Quindi sarà un dialogo. Come sempre la mia è una Confindustria che dialoga, che né urla, né impone. Noi vogliamo dialogare", ha spiegato. ''Il nostro difetto più pericoloso è una propensione quasi naturale a conservare lo status quo. Aggrapparsi ad un precario presente in attesa del ritorno del passato è un comportamento suicida''. Secondo Squinzi, ''per essere competitiva l'italia ha bisogno di un cambio di passo. Fisco, giustizia, burocrazia, tutto è da riformare e mi fermo qui per carità di patria, una patria a cui vogliamo e vorremo sempre bene nonostante tutto, ma la seconda potenza industriale europea, la settima mondiale, ha bisogno di un cambio di passo e di cultura se non vuole rischiare di essere estromessa dalla competizione economica internazionale'', ha sottolineato. ''Il Paese - ha proseguito - ha un gran bisogno di un buon governo, di una stagione di real politik''. Questo ''richiede istituzioni salde, buona politica e governo, richiede idee chiare senza fermarsi alle convenienze elettorali di parte''. Bruno Rossi Milano - Pisapia stanzia 43mila euro per l associazione di sinistra Finanze comunali al verde ma i soldi per l Arci ci sono La crisi si fa sentire, e pesantemente, anche per quanto riguarda l economia dei comuni. Non fa eccezione Milano, in trepidante attesa di conoscere quanto grave è il buco di bilancio e come la giunta Pisapia lo farà scontare ai meneghini. Che dovranno fare probabilmente a meno di servizi, sussidi e quant altro, oltre a vedersi aumentare tariffe e tasse. Una situazione difficile dunque. Che dovrebbe servire a ridisegnare razionalmente priorità e spesa pubblica. Dovrebbe. Pisapia e i suoi non sembrano infatti programmare la loro gestione sulla base di questi principi. Nonostante la crisi infatti, sono previsti stanziamenti di fondi per il Festival di cultura gay e per le attività dell Arci. Stando a quanto dichiarano gli esponenti del centrodestra, fin troppo spesso la borsa pubblica apre i cordoni per finanziare attività di più o meno chiara rilevanza culturale. Ultimo caso la convenzione firmata proprio dal Comune con l Arci per la realizzazione di Consigli di zona per ragazzi. Costo dell operazione: 437mila euro, di cui circa 43mila provenienti dalle casse comunali. Come dire: se sei di sinistra o extracomunitario, i soldi nella Milano di Pisapia si trovano. Se sei di destra, o più semplicemente italiano, devi arrangiarti. C.D.G. Bolzano Ancora un colpo di scena in Procura Caso Schwazer, indagato anche il professor Ronconi Caso Schwazer, ennesimo colpo di scena. La Procura di Bolzano ha iscritto nel registro degli indagati anche il professor Francesco Conconi, ex rettore dell Università di Ferrara e attualmente direttore del Centro Studi Biomedici Applicati allo Sport dello stesso ateneo, il primo in Italia a introdurre le emotrasfusioni. Nel mirino degli inquirenti, alcune mail sospette tra il medico romagnolo e il corridore altoatesino che, nel 2006, si recò nel suo studio privato per effettuare alcuni test biomeccanici. Un incontro che, secondo Marco Bonarrigo, giornalista e autore del libro Il dottor Mito, Conconi avrebbe cercato di far passare attentamente sotto silenzio. Bonarrigo ha gettato nuove ombre sulla figura di Schwazer, sostenendo che il suo ingresso nel mondo del doping risale a ben prima del 2012, anno del presunto viaggio solitario in Turchia alla ricerca delle provette magiche. E per la precisione all autunno del 2006, a Ferrara. Conconi, nel mondo accademico, è considerato un personaggio di grande rilievo. La sua carriera, però, è stata già macchiata da un inchiesta che lo portò, nel 2004, a essere giudicato colpevole per reati legati al doping. Il Tribunale di Ferrara ha dichiarato di non doversi procedere nei suoi confronti (e degli altri due imputati) solo per intervenuta prescrizione. Federico Colosimo A MEDA L ENNESIMO DRAMMA DELLA DISPERAZIONE Non ho neppure i soldi per fumare giovane disoccupato si suicida Il giovane non voleva gravare sulla famiglia, accanto al corpo una lettera in cui chiedeva perdono ai familiari e a Dio Non sopportava più di non riuscire a trovare un lavoro e di gravare su una famiglia schiacciata dai problemi economici. Per questo si è ucciso, si è sparato un colpo di pistola alla testa. Non ha neppure ventisette anni l ultima vittima della crisi, li avrebbe compiuti proprio ieri. Ma non è riuscito a spegnere le candeline. Domenica mattina ha scelto di mettere fine alla sua vita; una vita di tanti, troppi sacrifici. Il giovane non sopportava più di sentirsi un fallito, non riusciva a trovare un lavoro e quindi non era in grado di mantenersi economicamente in autonomia. Ai genitori lo ripeteva spesso: Mi vergogno di fare questa vita. Non ho neppure i soldi per comprarmi le sigarette. Domenica ha aspettato di essere solo nella casa che divideva con i suoi genitori a Meda (Monza e Brianza). Erano le nove, quando la madre l ha svegliato per dirgli che usciva a fare la spesa, il padre, muratore disoccupato da due anni, era uscito presto per incontrare il cognato in un bar di Milano. Prima di andarsene la donna gli ha lasciato sul tavolo della cucina cinque euro per comprare le sigarette. Lui, quei soldi non li ha neppure toccati. È rimasto disteso sul letto, ha impugnato una pistola e ha fatto fuoco: un colpo alla testa. A fare la macabra scoperta è stata la madre. Quando, intorno alle 11, è rincasata e ha trovato la porta chiusa si è insospettita. Ha suonato il campanello, me nessuna risposta. Preoccupata ha telefonato al genero che pochi minuti dopo ha sfondato la porta del piccolo appartamento. Marco l hanno trovato riverso sul letto, accanto a lui la pistola e la lettera con cui chiedeva perdono a tutti, anche a Dio, per il gesto disperato. Inutili i soccorsi, il giovane era già morto. Sul posto sono giunti i carabinieri che hanno cercato di far chiarezza su cosa lo abbia spinto al gesto (da chiarire anche come il 26enne si sia procurato la pistola). A fare capire il disagio che il giovane stava attraversando, sono le parole raccontate dai familiari, in particolare è emerso che la gente che lo frequentava lo vedeva preoccupato e depresso da tempo, cioè da quando aveva smesso di lavorare come muratore senza più riuscire a trovare una nuova occupazione (il settore dell edilizia è uno di quelli che sono stati più penalizzati dalla crisi a livello occupazionale). Da molto continuava a ripetere di non riuscire a trovare niente e di non avere nemmeno i soldi per le sigarette. Non posso continuare a vivere sulle spalle dei miei, che già fanno fatica a tirare la fine del mese, aveva confidato qualche giorno fa a uno zio, dopo che era sfumata una delle tante ricerche di un posto di lavoro. Ora è quello stesso zio a gridare la sua rabbia. Non si può spingere un ragazzo di 26 anni a togliersi la vita perché non trova lavoro afferma con gli occhi lucidi Questo è un omicidio di Stato e qualcuno dovrà rispondere della sua morte. Barbara Fruch

10 10 Dall Italia Da Nord a Sud si moltiplicano i centri scommesse e i locali adibiti al gioco d azzardo Slot machine, la quantità che fa la differenzae La rivista Wired Italia lancia l allarme: in continuo aumento il numero di ludopatici. E lo Stato ci guadagna... di Francesca Ceccarelli Esistono dati allarmanti sul gioco d azzardo, e stavolta a lanciarli è la rivista Wired Italia. Non ci sono mezzi termini: dove ci sono più slot machine, si gioca e si perde di più. Con il benestare delle casse dell erario che si rimpinzano con un relativo costo economico e sociale, soprattutto a livello locale. Per capire meglio la situazione va osservato il fenomeno attraverso focus localizzati: in Abruzzo ad esempio ogni cittadino spende la metà di uno stipendio medio nel gioco ogni anno ( 776 euro), il 5% del reddito procapite regionale. Ed è proprio questa regione ad avere il più alto tasso di concentrazione di esercizi con slot machine. L inchiesta della rivista mostra i dati ufficiali raccolti attraverso la modalità di data journalism (inchiesta basata sull incrocio di dati) mettendo in risalto il legame che intercorre tra la distribuzione nelle regioni, nelle province e nei comuni dei luoghi che ospitano le macchinette e il loro impatto sul reddito e la salute dei residenti. Non se la passano bene nemmeno dalle parti di Massa e Carrara: la città toscana infatti è prima tra le province: un mini-casinò ogni 100mila abitanti. Sono i mini-casinò (cioè i luoghi dedicati esclusivamente all'azzardo, non i bar con i videopoker per capirsi)la vera piaga sociale: la forte concentrazione di queste strutture dovrebbe essere il vero campanello di allarme e spingere a una riflessione sui costi sociali, visto che si sta diffondendo un impoverimento generale e una grave dipendenza dei giovani, sempre più legati alle slot. Molte le città che stanno prendendo provvedimenti, come se all improvviso avessero aperto gli occhi e capito che il gioco non vale la candela. A Genova, per esempio, il comune ha varato lo scorso marzo un regolamento contro la proliferazione delle slot machine stabilendo distanze minime da scuole, parchi e altri luoghi sensibili; stessa cosa, l anno prima, aveva fatto l amministrazione comunale di Trento che aveva preso provvedimenti analoghi. E proprio Genova e Trento sono i due capoluoghi che guidano, rispettivamente, la classifica delle città grandi (più di 200mila abitanti) e medie (almeno 100mila) per quanto riguarda la concentrazione dei cosiddetti mini-casinò, in gergo " esercizi dedicati. Si è disposti a fare qualsiasi cosa pur di tentare di bloccare il fenomeno del gioco d azzardo compulsivo: secondo l Agenzia delle dogane e dei monopoli (Aams) gli apparecchi da intrattenimento incassano più della metà dei soldi riversati dagli italiani nel gioco d azzardo legalizzato con 48,7 miliardi di euro su 87 nel Addirittura le giocate degli italiani sono aumentate di quasi dieci volte dal 2004 a oggi. Nonostante poi i mini-casinò rappresentino appena delle attività, il loro impatto sul territorio è ben più alto. Un altra regione con la maglia nera è il Molise, dove c è il più alto tasso di mini-casinò per popolazione (7,3 ogni 100mila abitanti): proprio qui la cifra procapite giocata dai molisani alle slot ogni anno (750 euro nei primi 10 mesi del 2012, secondo i dati Aams) rappresenta il 4,93% del loro reddito procapite (dati Istat 2011). Quindi l equazione Più mini-casinò per abitante ci sono in una regione, più alta è la cifra pro-capite giocata e lo confermano anche dati Istat 2011 al riguardo. Sembra immune dalla fascinazione della slot la Sicilia: la regione è penultima per concentrazione di mini-casinò e addirittura ultima per euro giocati in macchinette in proporzione al reddito. Spiega Simone Sarti, sociologo dell Università degli Studi di Milano La correlazione tra concentrazione e incidenza sul reddito è corretta. Sarebbe però utile fare indagini a campione sul reddito di chi gioca. Purtroppo non è facile in questo periodo trovare finanziamenti per questo tipo di lavori. Ma il disagio non si ferma qui: la diffusione delle macchinette sembra strettamente legata al rischio di contrarre patologie legate all azzardo, in particolare tra i giovani. A confermare questa tendenza anche i dati della European School Project on Alcohol and Other Drugs, la più accurata indagine sulle dipendenze giovanili. Relativamente a questo aspetto la peggiore realtà è quella della Calabria: la regione detiene il record per questo tipo di locali (quasi 30 ogni 100mila persone) e registra la più alta incidenza di giovani giocatori problematici o a rischio (4,7%). Merito invece alla Liguria dove ci sono 6,8 sale giochi con slot machine ogni 100mila persone e solo 2,5% di giovani in difficoltà. Ma il gioco d azzardo porta denaro e questo è un aspetto che di certo non viene sottovalutato dalle casse dello Stato che nella sua indeterminatezza agisce in maniera del tutto controversa. Se da un lato si fa paladino della legalità e dall altra non disdegna gli introiti provenienti da tale settore. Secondo la Corte dei Conti l erario nel 2012 ha incassato più di 4,5 miliardi di euro dalle slot machine. Cifre da capogiro certo, ma valgono le vite rovinate dei giovani italiani? AVEZZANO - A DIPINGERE IL COMUNE CI PENSANO I DIPENDENTI In tempo di crisi arriva il restauro fai-da-te I soldi non ci sono? Allora si pensano soluzioni alternative. E questo quanto ha fatto il Sindaco di Avezzano coi suoi assessori mettendo mano al portafoglio e pagando di tasca propria l'acquisto dei materiali necessari a ritinteggiare gli uffici del Comune. A fare da imbianchini i dipendenti del settore IV armati di pennelli, spugnette e carta vetrata. Oggetto del lavoro le pareti dell'ufficio anagrafe e stato civile ritinteggiata al di fuori dell'orario di lavoro dagli stessi dipendenti. Pranzo al sacco per gli operosi dipendenti che hanno potuto godere anche del dolce gentilmente offerto dall'assessore al patrimonio, Gino Di Cicco. Il tutto per un costo complessivo di 370 euro, grazie al volontariato, a fronte di una spesa quantificabile in circa 10 mila euro se affidata all'esterno. Non abbiamo fatto nulla di speciale - commentano i protagonisti - ma visto che il 2013 è l'anno europeo dei cittadini abbiamo voluto dare il nostro piccolo contributo al miglioramento degli uffici pubblici dove lavoriamo per renderli ancor più accoglienti per i cittadini. Lo stesso l'assessore Di Cicco, competente in materia commenta: L'iniziativa ha un valore simbolico e pratico, poichè dimostra l'alto senso civico e lo spirito di collaborazione dei dipendenti e del dirigente del settore IV che hanno voluto donare un pò del loro tempo libero alla collettività avezzanese. F.Ce.

11 11 Cultura Anne Tyler e Jeanette Winterson sono al lavoro su La Bisbetica Domata e Racconto d Inverno. Ma il progetto riguarda tutte le opere teatrali del grande drammaturgo Riscrivere Shakespeare, la scommessa di Hogarth L eternità del mito trascende il Rinascimento: quelle opere, che seppero parlare al pubblico del suo tempo, raccolgono le stesse entusiastiche approvazioni dalle platee di oggi di Emma Moriconi William Shakespeare rivive nella penna degli scrittori contemporanei. Il progetto è di Random House, attraverso la collana Hogarth. Anne Tyler, premio Pulitzer, riscriverà La Bisbetica Domata e Jeanette Winterson si cimenterà con il Racconto d'inverno. Data prevista per la stampa dei due volumi è il 2016, anno in cui si celebreranno i 400 anni dalla morte del drammaturgo e commediografo inglese. Pare che l intenzione sia quella di fare lo stesso lavoro con tutte le opere teatrali di Shakespeare. Ha detto la Winterson: ''Tutti hanno testi-talismano. Io ho lavorato con Winter's Tale in un modo o nell'altro per molti anni e adesso ho un opportunità incredibile: lavorarci direttamente''. Random House ha ritenuto così di proseguire sulla strada già intrapresa di far riscrivere classici da autori di oggi: Val McDermid, Joanna Trollope e Curtis Sittenfield sono infatti al lavoro su Jane Austin. L auspicio della casa editrice è di rendere Shakespeare ''più vivo per i lettori contemporanei ''. Per questo, ha spiegato la direttrice di Hogarth Clara Farmer, ''abbiamo deciso di lasciare tutto all'immaginazione degli autori. Abbiamo discusso con loro come seguire lo spirito dei testi teatrali. Però vogliamo che facciano come Shakespeare, che a volte ha totalmente stravolto la storia a cui si è ispirato''. Shakespeare, per essere vivo per i lettori contemporanei, a dire il vero, probabilmente basta a se stesso. Nel senso che il genio, quando ha vibrato la sua penna sui fogli, ha compiuto sempre un opera perfetta. Lo era allora, e lo è oggi. Attualissimo ed unico. Non superabile, non discutibile. Sommo ed ineguagliabile. Riscrivere Shakespeare non è certo impossibile, ma bisogna essere penne di livello. Non tanto in termini di mera trama, seppure anche negli intrecci il buon William è stato un maestro. Piuttosto nell evocazione delle emozioni, nella poesia che trascende i fatti, nell estrinsecazione delle parole che fluiscono magicamente e sembrano trascinare in una dimensione parallela. Persino nelle traduzioni dalla lingua originale, spesso, si corre il rischio di perdere un elevata percentuale di intenzione, di magia, di poesia. Però l intento della Random House è senza dubbio interessante. Non per rendere Shakespeare vivo ai lettori contemporanei, ma perché sicuramente un autore dei nostri giorni può fare tesoro dell esperienza letteraria shakespeariana e rivisitarla, perché no, in termini attuali o diversi. Non sarebbe la prima volta: basti pensare alle vicende dell intramontabile Romeo e Giulietta, che ha vissuto rivisitazioni ed interpretazioni a non finire. Alcune molto interessanti. Altre decisamente meno, perché tese ad essere originali ad ogni costo. L esperienza di West Side Story, per esempio, è eccellente. Come pure è interessante il Romeo+Giulietta di Luhrmann, sebbene per meriti diversi. In tutti i casi in cui Shakespeare è uno spunto, ed è rispettato, il risultato è positivo. Una dimostrazione può essere ricercata nel Romeo e Giulietta di Armando Punzo di qualche anno fa: Punzo non consente a Mercuzio di morire trafitto dalla spada di Tebaldo, ma perpetua la figura di questo personaggio eccezionale, non mancando in nessun modo, non toccando la poetica shakespeariana ma anzi, se possibile, esaltandola. E abilità rara. Come fu per la riscrittura de La Tempesta, in napoletano del 600, di Eduardo: un opera d arte. Quando invece si tenta di snaturarlo fino all inverosimile, il fiasco è assicurato. Perché la legge dello stupire a tutti i costi, quando si ha a che fare con i giganti della storia, non paga. Ne è un esempio il Romeo e Giulietta di Patroni Griffi: erano gli anni 90 e il regista li volle nudi sulla scena. Pensava forse di stupire, di essere originale. Forse tentò di essere particolarmente rivoluzionario e dunque interessante anche quando mise in bocca ai personaggi un gergo moderno e anche un po sboccato, risultando volgare e fuori contesto. Se nel linguaggio moderno nessuno darebbe del villano a Romeo, non si può pensare di apostrofarlo come stronzo. O meglio: non si può pensare di adoperare un linguaggio così forzato se si vuole mettere in scena Shakespeare. In ogni caso, le opere del genio della drammaturgia, se consegnate alla Tyler e alla Winterson, sono certamente in ottime mani. ''Questa sarà una serie coerente e completa'', ha aggiunto la Farmer: ''Stiamo parlando con molti scrittori e saremmo felici di sentire altre persone interessate. Ci serve qualcuno che affronti le tragedie''. Sherlock Holmes immortale: al primo posto nella classifica del gradimento per i booklovers di Libreriamo Il giallo non passa di moda La figura del detective è sempre molto amata, riscuote successo e piace un po a tutti. La passione per l indagine e per lo studio della natura umana è intramontabile Storica fusione di due dei più grandi colossi del settore L unione fa la forza, anche nell editoria Penguin e Random House hanno deciso di affrontare la crisi fondendo le due società La passione per la letteratura non muore mai. Specialmente per quella gialla. Il social book magazine per la promozione della letteratura Libreriamo, diretto da Saro Trovato e composto da circa 1200 persone che leggono almeno un libro al mese, ha stilato una top ten dei detective del coinvolgente genere: al primo posto si è piazzato il noto Sherlock Holmes. Il personaggio, abile ed intuitivo, coraggioso e mai convenzionale, nato dalla fantasia di Sir Arthur Conan Doyle, continua ad appassionare. Lo vota ben il 79% degli appassionati. Elementare, verrebbe da dire. Seguito da Maigret di SImenon, che prende il secondo posto con il 71%, e da Salvo Montalbano di Camilleri (reso celebre anche dalla televisione nell interpretazione di Zingaretti), con il 67%. Miss Marple, la splendida creatura di Agatha Christie, ottiene solo il 60%, pur rimanendo un icona dell investigazione oltre che della simpatia. Al quinto posto Robert Langdon, di Dan Brown, con il 56%, mentre al sesto posto troviamo Hercule Poirot, sempre della Christie, con il 47%. Segue Philip Marlowedi Chandler al 41% e l'avvocato Guerrieri di Carofiglio al 36%. Auguste Dupin, il primo detective della storia della letteratura, creato da Edgar Allan Poe si attesta al 31% del gradimento. Chiude la top ten l ispettore Coliandro di Carlo Lucarelli con il 26%. E.M. Un nuovo protagonista del mondo della carta stampata si fa avanti: dalle proprie ceneri rinascono a nuova vita i due colossi Random House e Penguin. Dalla fusione dei due colossi nasce così Penguin Random House. Da oggi è ufficialmente la più grande casa editrice al mondo. Lo ha reso noto la multinazionale tedesca Bertelsmann,che dal 1998 è proprietaria di Random House, e che della joint-venture possiede il 53% delle azioni. A Pearson, proprietaria di Penguin, va il restante 47% della nuova casa editrice, che comprenderà le consociate in tutto il mondo. Fa eccezione la sezione tedesca di Random House: al momento resta fuori per garantire un certo equilibrio azionario, anche se non è escluso che entri nel gruppo in futuro. A capo del nuovo colosso c è il manager Markus Dohle, che dovrà essere abile nel dirigere il lavoro di 11mila persone per un volume d affari stimato in 3 miliardi di euro. Tutto è iniziato con il libro 178 anni fa,- ha dichiarato oggi dalla centrale Bertelsmann di Guetersloh il presidente del gruppo tedesco, Thomas Rabe. Dal primo luglio ha proseguito - siamo alla guida della più grande casa editrice al mondo. Questo non è un giorno normale per noi. Con la fusione Bertelsmann si è poi assicurata la possibilità di nominare l amministratore delegato e la maggioranza nel consiglio di vigilanza: due carte essenziali per una gestione ad hoc. In questo modo possiamo prendere quasi tutte le decisioni anche senza Pearson, ha considerato Rabe,anche se restano comunque molto importanti le scelte condivise. La nuova casa editrice attualmente è rappresentata in 23 Paesi e ogni anno sforna sul mercato oltre 15mila titoli grazie alle sue 250 consociate. Penguin Random House ha sotto contratto attualmente più di 70 premi Nobel, tra cui Gunter Grass, Orhan Pamuk e Mo Yan. Tra gli autori di bestseller spiccano i nomi di Dan Brown, Patricia Cornwell, Ken Follet, John Updike e John Grisham. F.Ce.

12 Dopo 26 anni, nel torneo baby, un italiano torna sul trono Quinzinuovo Federer giovane, ha conquistato Wimbledon Il tennista di Porto San Giorgio, 17 anni, sconfigge tutti senza cedere un solo set in ben sei incontri di Federico Colosimo Gianluigi Quinzi, il nuovo campione di Wimbledon junior Vince solo chi è convinto di poterlo fare. Il tennis italiano ha un nuovo fenomeno. Gianluigi Quinzi, 17 anni compiuti a febbraio, è il nuovo campione di Wimbledon junior. L azzurro, testa di serie n.5, ha sconfitto in finale il coreano Hyeon Chung con il punteggio di 7-5, 7-6 in 1h e 45 di gioco e si è portato a casa un titolo insperato. Con una cavalcata impeccabile, senza cedere neppure un solo set in ben sei incontri. L Italia torna così nell albo d oro del torneo londinese, versione baby, a 26 anni dal trionfo di Diego Nargiso. L atleta di Porto San Giorgio (Marche), classe 1996, succede nell albo d oro della più prestigiosa contesa al mondo a giocatori del calibro di Ivan Lendl (1978), Stefan Edberg (1983), Roger Federer (1998) e Gael Monfils (2004). C è una qualità che accomuna Quinzi a tutti o quasi i campioni eccellenti di Wimbledon junior: il talento. Puro, evidente, lampante. Questo, sicuramente, non può bastare se non supportato adeguatamente da fisico, mente e umiltà. Ma è incredibilmente fondamentale averlo. Agevola le cose, riesce a farti superare i momenti più difficili. Perché la qualità, alla distanza, nei grandi incontri, trionfa sempre. Il mancino estroso è un pozzo di bravura. Ha fatto fuori i suoi avversari, uno per uno. E non ha lasciato briciole, speranze. A niente e a nessuno. Gli sfidanti e la platea inglese sono rimasti attoniti di fronte a questo meraviglioso campioncino. E giovane, sì, ma lo conoscono già tutti. Quinzi è il potenziale fenomeno che l Italia aspetta da una vita, quello capace di tenere incollata alla televisione la gente comune, anche i non appassionati. Non succedeva dai tempi di Adriano Panatta, un mito ancora oggi. Lui lo sa, ma non vuole pensarci. La strada da percorrere è ancora molto lunga. Tortuosa, tutta in salita. Il marchigiano cresce, giorno dopo giorno. Fa passi da gigante e non si fa mai trovare impreparato. Come tutti i giovani della sua età, però, ama sognare: Voglio vincere uno Slam - ammette e se continuo così, posso farcela. Giovane, estroso, mancino e con uno splendido rovescio a due mani. Grintoso, mai arrendevole e conscio delle sue incredibili qualità. Lui, è Gianluigi Quinzi. Un talento, statene certi. 12 A TRADIRE IL CORRIDORE UN MALORE O UNA DISTRAZIONE, NON LA VELOCITÀ Tragedia nel motorally, Maurizio Zucchetti, pilota bresciano, cade in un fosso e muore di Paolo Signorelli L a passione per la moto, per la velocità e per il rischio. Questo era Maurizio Zucchetti, il pilota bresciano di motorally che ha perso la vita domenica a San Severino Marche (MC), durante la quinta prova del campionato italiano. Uno sport pericoloso quello del rally su due ruote. Con insidie continue dovute alle superfici del terreno irregolari. Ma alla passione non si comanda. La follia prevale spesso sulla logica e sulla razionalità. A tradire fatalmente Maurizio, però, non è stata la velocità. Al momento della caduta andava piano, pianissimo. Cinque km orari. Sembra incredibile ma è così. Durante la gara, in un tratto dissestato e in forte pendenza, è uscito di strada ed è caduto in un piccolo fosso, in un canale di terriccio per la precisione. Un incidente banale e per certi versi assurdo. Il perché della caduta ancora non si conosce. Un malore o una distrazione le ipotesi più accreditate. La cosa certa è che a togliergli la vita è stata la sua moto che, prima si è impennata, poi gli è piombata addosso non lasciandogli scampo. La stessa moto che Maurizio amava più di ogni altra cosa. Subito sono arrivati i soccorsi. Il primo ad intervenire è stato Fabio Franceschini, suo amico e medico chirurgo, anche lui in pista. Ma i tentativi di Maurizio Zucchetti Sport rianimarlo sono stati tutti inutili. Il corridore brianzolo è morto sul colpo. La gara è stata interrotta subito appresa la notizia. Maurizio Zucchetti aveva 53 anni. Era nato ad Erbusco il 16 ottobre del All interno del circuito era un pilota molto conosciuto. Amava il rally, lo praticava fin dai primi anni Ottanta. Un mondo, quello delle moto, che lo aveva portato a correre anche gare importanti come la Dakar e il Rally di Tunisia. Negli ultimo periodo si era un po defilato dal mondo delle corse per stare più vicino alla moglie Monica e alla figlia Giulia. Che lo hanno accompagnato anche durante la gara di San Severino. La sua ultima gara.

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