il Redentore Il Pane del Villaggio

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1 Modena, settembre 2015 anno 15 numero 4 il Redentore Il Pane del Villaggio MIA CARA PARROCCHIA, Giornalino della Parrocchia di Gesù Redentore, Viale Leonardo da Vinci, Modena Segreteria lunedì - sabato Tel info@gesuredentore.it - il Vangelo in questo periodo estivo ha spesso annunciato che il pane che dà vita al mondo è Gesù, nutrimento e forza del cammino. Lui viene dal Padre e nello Spirito ci associa a sé per aiutarci a credere e sperimentare la sua forza. Occorre fare come quando si ama qualcuno: si sceglie e, dopo, si ha una grandissima gioia. Papa Francesco annuncia e mostra spesso la misericordia e ne fa il principale strumento di evangelizzazione in questa epoca che appare confusa, conosce infedeltà e inadeguatezze, ma anche una fede radicata. Con il prossimo Giubileo, vuole accompagnare le persone normali, con le loro ferite e contraddizioni. A ottobre, nel II tempo del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, dopo tanta consultazione che ha coinvolto anche Modena e la nostra comunità, deciderà come compete al suo ministero come sostenere le famiglie, in particolare quelle ferite. La chiesa italiana si riunirà a Firenze a novembre per il con-vegno decennale, dedicandosi all umano. Il 9 settembre tu, parrocchia, compi 14 anni e ricordi che il Signore ti ha accompagnato in tante scelte. Lui te le ha proposte e tu le hai attuate con fede. Negli stessi giorni te ne viene proposta un altra: il cambio di parroco. Il Signore mi ha infatti chiesto un passo indietro, il dare spazio a un nuovo pastore, e uno avanti, fare un anno sabbatico. Le persone che meglio mi conoscono, fra cui ringrazio p. Lorenzo, Fabrizio e suor Loretta, mi hanno sostenuto. Il vescovo Castellucci è stato generoso con me e ho intravisto in lui una visuale e un atteggiamento che lasciano immaginare un rapporto fecondo, come e più di Lanfranchi e Cocchi, con te. Anche per questo è bene che andiamo in tanti ad accoglierlo il 13 settembre in piazza Grande! Cerca di mantenere la sicurezza delle cose importanti e chiedi a chi diventerà parroco (e magari cappellano) gli aiuti che chiedevi a me, soprattutto in ambito spirituale. Da sicurezza ai bambini. ll Consiglio pastorale indica alcune cose a cui tiene di più, in cui chiederà continuità. Sono quattro cose che anch io apprezzo di più e per sostenere le quali vi chiedo di dare la vostra disponibilità al più presto ai diaconi e ai responsabili. L incontro e il servizio come accoglienza della città: carità nel territorio, oratorio, prossimità di zona e convivialità, concerti, tutela dei beni culturali, asilo dei nonni. La cura della liturgia e la spiritualità: decoro e pulizie della chiesa, compiti attivi, spiritualità basata sull eucaristia, conoscenza dei luoghi liturgici. Formarsi nell ascolto della parola di Dio e testimoniare la vita nuova che lei sostiene: catechesi unitaria della comunità, lettura in ogni incontro di ogni età, preghiera fervente almeno una volta alla settimana in famiglia. Casa della carità: servizi alla casa e agli ospiti, relazione con diverse vocazioni, dispensa degli alimenti. Sono contento e riconoscente per avervi conosciu-to; mi dispiace per aver dato poco a tanti; per aver visitato poco gli ammalati; per aver avuto sempre tante cose da fare. Saluto in particolare i genitori e i nonni con cui sono entrato in contatto con la catechesi dei ragazzi, che incoraggio ad andare avanti con gioia. Il prossimo sia un anno di grazia del Signore per tutti noi! Cara parrocchia, molti collaboratori si sono fatti responsabili e si mettono a disposizione con una grande generosità. Hanno doni di grazia con cui si mettono a servizio, sono cristiani e sono capaci di sostenerti. Aiutali, perché in questo periodo faranno fatica e avranno bisogno di incoraggiamento. Faccio mie con ansia le parole di Gesù: chi avrà dato anche solo un bicchiere d acqua a questi miei fratelli, non perderà la sua ricompensa! Siamo al tempo della sagra di Gesù Redentore, dedicata al dare da mangiare in modo sostenibile e fraterno. E un appuntamento pieno di luce e di presenze ogni anno, è importante che ci riuniamo, che preghiamo e operiamo concordi. Il motivo per cui sono stato in mezzo a voi è la fede in Dio, la nostra fede cristiana di persone che cercano e, non trovando abbastanza, chiedono, bussano, discutono, si uniscono ad altri. Questa ricerca costa fatica ma è il sostegno maggiore delle nostre famiglie. La fiducia nella sua azione infatti dà speranza a tanti e forza nelle prove. La nostra parrocchia ha grande consistenza per-sonale e visiva, accoglie persone in ricerca, fa prevalere la parola di Dio, il pellegrinaggio della fede. Noi diamo testimonianza alla croce, alla risurrezione, alla vita nello Spirito in modo non mimetico ma profetico rispetto alle attese. Noi sentiamo che i poveri capiscono meglio degli altri che il Signore viene. La nostra vocazione, come dice la prima pietra della nostra chiesa, è offrire la nostra casa a loro per aprirla a tutti. Personalmente ho sempre sentito che siamo come una città rifugio di peccatori perdonati che ringraziano sempre. La nostra casa fa da luogo di sosta dai ritmi e dall esibizione civile, propone a tutti il ritiro della meditazione e la relazione della carità. Il silenzio visivo permette il raccoglimento, suggerisce il ritiro dalle logiche retributive, la misericordia. Questa comunità e questa casa sono per te, Villaggio del Redentore, qui trovi l aiuto ad affidarti alle sue mani. Nella tua vita lui si inserisce ogni giorno fedelmente per stimolarti a camminare in avanti accogliendo nuovi volti e avendo cuore per i deboli. Lasciati sostenere da Gesù, il pane della tua vita. Marco Pongiluppi

2 Il saluto a don Marco il Redentore - settembre pagina 2 Il Consiglio pastorale avvia la fase 2 di GR In previsione della partenza di don Marco, il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è riunito il 6 agosto per riflettere insieme sui punti cardine che caratterizzano la nostra comunità e per preparare una descrizione dettagliata delle attività pastorali da presentare al futuro parroco. In questo momento di grande cambiamento, il desiderio è innanzitutto quello di restare uniti e saldi nella fede: a questo proposito il Consiglio Pastorale desidera condividere con tutta la comunità la seguente riflessione ispirata dal Vangelo di Matteo. «Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia. Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo. All udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: Alzatevi e non temete» (Mt 17, 4-7) La notizia della partenza di Don Marco ci fa provare la tentazione di chiuderci in una condizione già sperimentata e tranquillizzante e la paura di essere coinvolti in un evento nuovo, che sfugge alla nostra possibilità di controllo. Siamo consapevoli del passaggio critico per la nostra comunità, che è nata nel 2001 dell unificazione delle due precedenti parrocchie e che solo sette anni fa si è ritrovata intorno alla nuova chiesa di Gesù Redentore sotto la guida di don Marco. Con lui si è sviluppata fino a diventare non solo la parrocchia più grande della città, ma anche fra le più articolate e complesse della diocesi, caratterizzata da un rapporto forte ed intenso con il territorio e la vita sociale della città. Ancor più che per questo, il Consiglio Pastorale esprime gratitudine sincera e sentita per l attenzione e l impegno assicurati da don Marco primariamente in ordine alla crescita spirituale, all educazione, al senso di relazione e alla for- mazione nella carità dei credenti di ogni età e provenienza a lui affidati. Sappiamo di dover chiedere e dare perdono per le fatiche e i limiti di questi anni preziosi; sappiamo soprattutto di dover lodare il Signore per il bene che ci ha fatto sperimentare. Ora è tempo di rinnovamento e di ricchezze ancora inesplorate. Siamo chiamati ad accogliere contemporaneamente il nuovo parroco e, insieme con tutta la Chiesa di Modena, il nuovo vescovo: non saranno interlocutori sconosciuti perché condividiamo già la realtà più profonda, la nostra convinzione di fede. Invitiamo la comunità ad affidare nelle mani di Dio le scelte e il percorso compiuti fin qui e, nella certezza che la Parola sarà luce nel nostro futuro cammino, confermiamo a comunione nella preghiera e la volontà ad essere sostegno fraterno a chi sarà nostra guida. La nostra comunità invita alla messa di ringraziamento che si terrà giovedì 10 settembre alle 21 e alla messa della festa che si terrà domenica 13 alle nella chiesa di Gesù Redentore. il Consiglio pastorale Saluto di don Marco ai collaboratori e agli amici L avvicendamento è normale nella vita, nelle diocesi, nelle parrocchie, negli incarichi parrocchiali. Per la prassi dell avvicendamento abbiamo fra noi validi aiuti come p. Lorenzo e Fabrizio, che sanno tutto di questa transizione, e i diaconi, che sono per me non solo collaboratori ma fratelli. Da tempo ho dei pensieri sui miei limiti e i miei peccati, ho bisogno di una relazione più viva con il Signore; ho anche pensieri che riguardano la parrocchia e il suo bisogno di una fase due. Ne avevo già parlato col vescovo Antonio a gennaio 2014, e mi aveva detto di aspettare. Per un anno e mezzo ho raccolto tanti fattori che compongono il quadro e ho chiesto al Signore dei lumi. Quando mi è sembrato di ricevere dal Signore un segno, ho chiesto al vescovo eletto Erio e questi ha accettato. Insomma, ho chiesto di ripartire e il vescovo ha accettato che lasci la nostra comunità. Voi conoscete le cose che abbiamo fatto in questi anni. E stato un lavoro gravoso e, allo stesso tempo, siamo grati al Signore. Anch io ce ne ho messo e ho dentro di me un ringraziamento consistente, per i collaboratori, gli amici e le persone semplici. Sono stanco e sento che voi avete bisogno di uno con maggior forza e spirito di missione. Ho detto sì l 11 giugno, il giorno in cui il vescovo Erio ha fatto la prima comparsa in diocesi, e in cui partiva una famiglia della casa della carità. Cambiamenti bruschi li hanno vissuti suor Simona, la cui eredità a Camerano si sta sfarinando, suor Loretta, don Fabrizio che ha lasciato il seminario, Lorenzo che ha accettato di dover chiudere le riviste per cui ha tanto operato con sacrificio. Siamo tutti accompagnati a una condizione nuova, con un dolore e col bisogno di imparare. Quella di partire e di lasciar partire è la condizione di tanti della casa della carità, della chiesa, di chi emigra e si priva della rete familiare. Vorremmo essere poveri come loro, e avere il Signore vicino come loro. Un giorno la morte, la partenza che impressiona tanto ma che è normale e fiduciosa. Il Vescovo aspetterà il proprio ingresso il 13 settembre e appena possibile nominerà il parroco. Per i motivi che vi ho detto non andrò subito in un altra parrocchia ma in una comunità in cui ai preti è possibile riprendersi fisicamente e spiritualmente, in un luogo di ritiro e di sostegno. Non so dove esattamente ma non sarò solo. Quanto alla parrocchia ho un primo pensiero relativo alla relazione con la diocesi. Occorre uscire dalla fase della fondazione ed entrare in una fase più normale, in cui le osservazioni diminuiscano perché non c è più un artefice a cui attribuire tutte le responsabilità e si vede chi viene come uno che prende su i pesi e le condizioni che ha ereditato. Il secondo pensiero per voi è che abbiamo parlato della responsabilizzazione dei laici non a caso. Chiedetevi: come dare a me stesso una condizione spirituale e relazionale serena e impegnata nella fede? Come dare il mio apporto alla mia seconda famiglia? Forse la linea indicata da don Erio di dare responsabilità a piccole comunità, di famiglie o di collaboratori, è buona. Chiedetegli di spiegarvi. Il terzo pensiero per voi è che nelle prossime settimane è necessario capire insieme che cosa stiamo vivendo, quali doni stiamo lasciando alla prossima stagione parrocchiale e quali difetti sopportiamo. Potremo così indicare cosa è importante continuare, cosa si può fare in modo diverso e che cosa invece bisogna proprio cambiare. Lo potremo fare nelle prime riunioni del nuovo anno pastorale. Il primo pensiero per me è che ho bisogno di un tempo di stacco, dove recuperare energie e dove pregare, e che per questo non basta un mese di vacanza o una settimana di esercizi ma è necessario un tempo significativo. Lo dico in modo chiaro perché questo può risultare strano. Ho bisogno di reimparare a stare con Lui e a focalizzare insieme che cosa più vale, e andrò in una comunità dove si fa questo. Il secondo pensiero su di me è che ho vissuto per molti anni quasi unicamente nella prospettiva del servizio parrocchiale, e che SOMMARIO Pag. 1 Pag. 2-3 Pag. 4 Pag. 5-6 Pag. 7 Pag. 8 Il Pane del Villaggio Il saluto di don Marco Accogliamo il vescovo Erio Campeggi Vita della Chiesa Voi stessi date loro da mangiare Pag. 9 Sagra di Gesù Redentore 8-13 settembre 2015 Pag Pag. 12 Pag. 13 Pag. 14 Pag. 15 Pag. 16 Pazienze di chiesa Un tema dibattuto Concerti Vita diocesana Verso la sagra La sagra del Villaggio e i suoi momenti ho bisogno di vedere meglio la diocesi della parrocchia e il Signore più della chiesa. Quindi cercherò di essere prete senza titolo, senza ruolo, affidato al Signore e umile, in mezzo alla gente anche se distante. Mi aspetto che sia un impoverimento personale, un esperienza di deserto e di fede. Il terzo pensiero su di me è che non sarà bene che torni per qualche momento sentito un battesimo, un matrimonio o un funerale Saremmo molto contenti subito ma poi nascerebbe il desiderio di altri momenti. Per lo stesso motivo, non sarà bene che ascolti i vostri problemi o la confessione, e tanto meno che parli con voi della parrocchia o di quello che fa il nuovo parroco. Non staccherei mai. Sarà un tempo lungo il giusto ed è bene che io calmi la paura dell abbandono o del troppo nuovo. Anche voi calmate la paura e abbiate fede, state uniti e familiarizzate con il nuovo parroco. Avrà dei doni per voi da parte del Signore e indicherà cose nuove. Abbiate obbedienza e collaborazione. Sarà in pena, si troverà con un carico pesante e vario Accoglietelo, offritegli serenità. Saranno con voi almeno per un bel periodo, Fabrizio e Lorenzo: persone e preti che tutti ci invidiano, per il tempo che danno ai colloqui, la visione della chiesa e dei segni dei tempi, la pazienza e l umiltà con cui hanno condiviso, senza mai accennare a far meglio di chi tirava, la capacità di giudicare fenomeni complessi semplificando. I responsabili dei gruppi hanno sempre operato con concordia e non dovrebbero proprio ora cambiare. La comunità delle suore è pronta a riprendere la propria presenza e i tanti servizi, in particolare quella festa di donna e di consacrata che è suor Simona. Il Consiglio pastorale è un altra risorsa molto sicura: sia vicino alla comunità reale e dia impulsi ai gruppi operativi in modo che serpeggi a ogni livello un desiderio di bene, di unità e di fede in Gesù. Don Marco

3 Il saluto a don Marco il Redentore - settembre pagina 3 La saggezza di un pastore Don Marco mi ha comunicato la scelta di lasciare la parrocchia nel suo solito stile diretto, semplice, essenziale tanto da anestetizzare temporaneamente la tristezza di una tale comunicazione, è sempre stato bravo, anche a parole! Si conclude un periodo in cui lui è stato parroco nella mia parrocchia, quella della mia famiglia e quella nella quale il vescovo mi ha inviato come diacono a servire la comunità collaborando con il sacerdote, proprio lui. Sicuramente non termina il rapporto di amicizia e collaborazione con un sacerdote che ha coinvolto nella vita della comunità, una vita di fede, tutta quanta la mia famiglia, ed è stato un esempio servo fedele verso la comunità che gli è stata affidata. Insieme alle famiglie della Casa della Carità ci ha sostenuto per provare a vivere un periodo insieme agli ospiti della casa e dopo i nostri timori iniziali come sposi, insieme ai nostri figli possiamo soltanto dire che è stata un esperienza entusiasmante e arricchente. Grazie don Marco! Fra i tanti momenti vissuti con don Marco non dimenticherò mai quelli passati nella casa della Carità. Il lavoro, la famiglia ed i vari impegni extra familiari, mi portano ad una vita un po frenetica. E frenetici sono spesso stati gli incontri con il don: c è da organizzare questo, c è da preparare quello, come stai?... Nella casa della Carità della nostra parrocchia i ritmi non cambiano, ci sono sempre svariate incombenze: cose da sistemare, relazioni da approfondire o da ricucire. Ma la casa, in quanto tale, la si vive proprio come una casa, anche se un bel po più grande ed affollata; con tutti quei momenti di convivialità semplice che si respirano in famiglia. E don Marco qui diventa un fratello, e per i figli lo zio Marco. I suoi giochi con i più piccoli, la relazione amichevole con i più cresciuti, ma anche il consiglio o il rimprovero al momento giusto, che visto che viene non dal papà o dalla mamma viene ascoltata diversamente, e fa un buon effetto. Le chiacchiere a tavola o sotto il portico. I film guardati e commentati insieme. Le serate di karaoke, e non ditelo a nessuno, le partite di hockey in sala con le scope. A dirlo non sembra vero, ma un parroco lo si può vivere anche così. La persona che nell eucarestia ci spezza il Pane della Vita, e ci aiuta a camminare e a discernere nella fede non è staccato dalla vita di ogni giorno, come spesso si pensa. E un fratello, uno zio, un collega, insomma un compagno di cammino come tanti, ed il viverlo così ti fa avvicinare di più anche al mistero di Dio incarnato e fatto Uomo. E capire che non si può essere cristiani solo alla domenica, ma occorre esserlo sempre, per vivere in pienezza l amore di Cristo. Ringrazio quindi il Signore per questa preziosa opportunità che mi ha donato e che dona ogni giorno alle famiglie della parrocchia coinvolte ed agli ospiti stessi della casa. Andrea Frascaroli Oltre a questi mesi vissuti insieme, nell appartamento a fianco, a pranzo, nelle cene, nelle feste della Casa, ha invitato il sottoscritto insieme a mia moglie Silvia, unitamente ad altri sposi (era poi lui che faceva tutto) per animare gli incontri in preparazione al matrimonio. Quanti dei ragazzi dopo aver partecipato ai suoi incontri, non conoscendolo prima, uscendo hanno chiesto a che ora diceva messa! In effetti molti giovani sposi e anche l Equipe Notre Dame che seguiva come consigliere spirituale penso possano tranquillamente riconoscergli una saggezza circa la vita coniugale veramente profonda, capace di incrociare il vissuto di questo tempo e rendere ragione del Vangelo nell ambito coniugale. Potrei riportare tanti altri momenti di collaborazione ma due aspetti ritengo importante sottolineare. Una primo aspetto degno di essere citato riguarda il tentativo di unire. Sono tante le situazioni in cui si può ritrovare questo atteggiamento. Spesso ha chiesto un servizio per la comunità a tutta la famiglia o agli sposi insieme. Ancora negli ultimi anni ha sostenuto le domeniche comunitarie nelle quali tutta la comunità si riuniva intorno alla Parola. Secondariamente ha sempre creduto che la Chiesa è tale perché lo Spirito prende per mano i consacrati ma soprattutto i laici. Ha sempre coinvolto laici, già presenti da tempo nella comunità ma anche nuovi, attingendo sempre ragione dalla partecipazione all Eucarestia, a vivere una vita di servizio principalmente rivolta ai poveri. Ci si potrebbe chiedere dove riesca a trovare tanta forza per chiamare e a fare direttamente in prima persona tante attività? Chi frequenta la vita della comunità nei giorni feriali sa bene che non manca un appuntamento con la liturgia delle ore alla mattina e alla sera, presiede personalmente l eucarestia anche nei giorni feriali tante volte in forma molto familiare. Forse è la cosa più scontata del mondo, parlando di un sacerdote, ma la sua voglia di stare nella vita delle persone lo ha sempre coinvolto in maniera importante portando tante preoccupazioni L Ac parrocchiale e il passaggio di consegne di non leggero peso. Come diacono mi sento di ringraziarlo per avermi fatto conoscere la ricchezza dei poveri e la gioia del servizio ad una comunità. Qualunque comunità riceverà don Marco come dono, dopo averlo conosciuto, si renderà conto del suo valore. Caro don Marco grazie, seguendo l invito di Gesù Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po» (Mc 6,31) ritemprati e ricordati La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse perché spinga degli operai nella sua mèsse (Lc 10-2) e con le stesse parole di San Francesco ti auguro di poter continuare Beato quel religioso che non ha giocondità e letizia se non nelle santissime parole e opere del Signore e, mediante queste, conduce gli uomini all amore di Dio con gaudio e letizia. (Am XX; FF 170) Andrea Pioppi Dio non ha paura della diversità, noi uomini invece più di qualche volta sì. Siamo spaventati da chi non ci somiglia e ci appare altro da noi, così coltiviamo il desiderio di essere circondati da persone con le quali collaboriamo molto bene e ci intendiamo al volo. Se al lavoro arriva un nuovo collega inizia più o meno consapevolmente, anche tra i più ben disposti, la radiografia del nuovo arrivato. Quale sarà il suo modo di interpretare il ruolo? Come porterà avanti il suo compito? Presto si sperimenta se ci sono motivi di concordanza o di attrito. In famiglia quando arriva un fratellino o una sorellina, i figli già presenti si chiedono quale spazio resterà per noi con questo nuovo venuto? Se la famiglia è numerosa si è più abituati a condividere gli spazi, se invece è piccola paradossalmente sembra che si faccia più fatica a trovare lo spazio per il nuovo, per uno diverso da me. La parrocchia di Gesù Redentore è una famiglia piuttosto numerosa. Pur non essendo un insieme indistinto di presenze diverse, ha al suo interno una pluralità di singoli e di associazioni che vi operano. E una condizione che ci espone al rischio della competizione reciproca rispetto a chi svolga meglio lo stesso compito o rispetto a chi sia più indispensabile di altri. L Azione Cattolica è una di queste realtà presenti nella nostra parrocchia. Essa ha per statuto l impegno a far fermentare e servire la comunità ecclesiale accanto alle altre forme associate e a tutte le forze vive della comunità ed accoglie con aperta disponibilità la guida dei pastori. Sappiamo però che anche le parole più sagge non si realizzano spontaneamente, ma procedono grazie alle gambe delle persone che cercano di realizzarle. La comunità di Gesù Redentore, ancora giovane nella sua composizione e in una condizione di particolare delicatezza dovuta alla sua origine, frutto dell unione di due comunità vicine, ma distinte e diverse, deve affrontare non pochi trabocchetti sulla strada dell unità e della collaborazione e non è difficile riconoscersi tutti fratelli nelle dichiarazioni e nelle finalità generali, per scoprirsi invece in antagonismo nelle scelte puntuali. Si sa che il diavolo si nasconde nei dettagli. In questi anni, dal mio piccolo e parziale punto di osservazione, mi sento di dire che, come associazione, abbiamo trovato un contesto che ha dialogato con franchezza e trasparenza, nel rispetto della specificità del metodo associativo che si esplica soprattutto nella formazione dei suoi associati in special modo nella catechesi verso bambini e ragazzi, ma non solo. Non è raro trovare chiusure o spinte all omologazione in nome della comune identità parrocchiale, mentre nella comunità di Gesù Redentore si sperimenta la compresenza di più associazioni che convivono e collaborano, grazie alle scelte che il parroco ha voluto e promosso con il consiglio pastorale. Siamo alle porte di un grande duplice cambiamento per la partenza del nostro pastore parrocchiale che ha guidato la confluenza delle due precedenti comunità ed ha iniziato il percorso che sta formando e dando identità alla nuova. Siamo all ingresso del nuovo pastore diocesano che dovrà conoscere la grande comunità che il Signore gli ha affidato e darà anche a noi un nuovo parroco. Ci anima la speranza di progredire, con i nuovi pastori, verso la costruzione di una comunità di Gesù Redentore dove insieme alla collaborazione cresca un legame di amicizia fraterna e la parrocchia sia sempre più assemblea unita nella preghiera e nella carità, affinchè da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri. Cercando, con l aiuto di Dio, di essere fedeli a questo monito di Gesù ripreso nel nostro statuto, noi soci di Ac rinnoviamo la disponibilità alla collaborazione, alla crescita della comunione tra laici, clero e vescovi. Luca Sartori

4 Accogliamo il vescovo Erio il Redentore - settembre pagina 4

5 Campeggi il Redentore - settembre pagina 5 Gruppo Famiglie, sui monti tra amicizia e condivisione Anche quest anno abbiamo partecipato al campo famiglie che si è svolto a Vermiglio in Val di Sole dal 23 al 30 agosto. Dopo i primi giorni di pioggia, l allegra brigata di 27 valorosi parrocchiani montanari è stata deliziata da un sole splendente e ha potuto passeggiare su e giù per i monti. È stata una bella esperienza di vacanza, amicizia e condivisione: abbiamo visitato musei, castelli, raggiunto rifugi a 2300 metri d altezza e passeggiato in prati e boschi con spirito di fraternità. Tra momenti di preghiera, pranzi al sacco e partite a carte, il gruppo ha consolidato belle amicizie nuove e vecchie pur essendo molto eterogeneo: dal più piccolo di 11 mesi al più grande di 77 anni. Ringraziando il Signore per questa piacevole esperienza, ci auguriamo di essere ancora più numerosi il prossimo anno, tra giovani, single e famiglie. Un saluto a tutti dal Campo Famiglie Vermiglio Lupetti, missione compiuta al campo di Febbio Dal 26 Luglio al 2 agosto, a Febbio (Re), si sono tenute le vacanze di Branco dei Lupetti di Gesù Redentore. Il Branco Waingunga ha superato una nuova importante prova: sconfiggere la Strega Yadis. Affiancati dal saggio Lanas e assieme ai tre fratelli, Lucy, Kalos e Markus, ogni lupetto ha sfidato il rischio di glaciazione delle terre di Valyria. Il gruppo di 18 di dieci anni ha anche raggiunto a piedi il rifugio Battisti sul monte Cusna, rientrando a Febbio il giorno seguente. Tra giochi d acqua sul telo saponato (nonostante la pioggia imminente!), percorsi ad ostacoli colpiti da gavettoni, giochi serali e notturni, spostandosi con le torce elettriche anche per le vie del paese, e riflessioni sull importanza di crescere per diventare grandi, ciascuno ha dato del proprio meglio per completare il campo. Nonostante le tante impegnative attività, non sono mancati anche momenti particolari: una notte all osservatorio astronomico per vedere le stelle e i pianeti con un potente telescopio, giochi attorno al fuoco e laboratori di espressione. Tra botteghe culinarie e tornei di giochi a squadre ecco arrivare anche Baloo, don Marco, per un saluto e un momento di riflessione condivisa. È stata una bellissima esperienza che ha rinnovato l unione del Branco. Osimo, beati noi giovani per questa esperienza Che belle le Marche! E ancor più bello un gruppo di modenesi in terra dorica. Siamo partiti domenica 26 luglio per Osimo, ospiti del convento dei frati minori che nel santuario conservano il corpo di san Giuseppe da Copertino. Ci ha colpito molto la sua storia, la sua vita e, anche se abbiamo scherzato un po sul volo di san Giuseppe, che andava in estasi a contatto con l eucaristia, abbiamo apprezzato molto la sua storia, soprattutto il suo percorso scolastico, tanto da essere chiamato patrono degli studenti. Dentro al bellissimo chiostro ci sono stati dei momenti di preghiera e riflessione bellissimi. Siamo partiti poi per Portonovo, nel mare incantevole ai piedi del monte Conero. Seduti sugli scogli ecco la prima beatitudine: beati i poveri in Spirito. In seguito abbiamo passeggiato sul monte Conero e visitato la città di Ancona. Dall incantevole stile romanico del duomo di san Ciriaco al Passetto. Martedì abbiamo ascoltato i primi testimoni: la comunità Cenacolo a Loreto dove Miguel e Francesco ci hanno sconvolto con il racconto semplice e prezioso della loro storia. E ci hanno guidato in un momento di preghiera molto toccante. Poi abbiamo visitato il santuario della Beata Vergine di Loreto, uno dei santuari mariani più grandi d Italia. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Il giorno dopo ci siamo fatti un bagno a Numana, e stare lì tutti insieme tra bagno, chitarra, canti e giochi è stato davvero piacevole. Giovedì un altra giornata intensa che a me ha fatto un po commuovere. Il mattino, dopo la preghiera, abbiamo fatto visita ad un particolare castello nelle terre di Leopardi, l antica bottega amanuense. E poi finalmente a Camerano, amata terra in cui ho vissuto per nove anni. Visita alla cantina Strologo e incontro con la comunità Il focolare che accoglie i malati di AIDS. Bellissima la testimonianza di Franco e Sabatino per la loro forza e il loro coraggio e perché sono stati loro a dare a noi tanta speranza. Poi la cena al centro giovanile dove ci hanno accolto tanti giovani ed educatori. È stato proprio un bello scambio! Venerdì un tempo di deserto per fermarci a pregare, per far risuonare nel cuore tutte le cose viste e sentite, poi Recanati e serata finale tutti insieme. Sabato conclusione con l eucaristia nella cripta, davanti alla tomba del santo e nel pomeriggio il ritorno, anche se non si vorrebbe mai che finissero queste esperienze. In campeggio si crea un clima così bello ed unico, libero ed intenso, perché si sente davvero di condividere la vita e che le parole del Vangelo sono parte di noi. Beati noi giovani se avremo il coraggio di essere autentici, se non ci lasciamo andare al compromesso, ma cerchiamo la pace e difendiamo la giustizia. Beati noi quando ci fanno fare queste esperienze. Beati noi se sapremo condividerle con tanti altri amici. Sr. Simona Mazzetti

6 Campeggi il Redentore - settembre pagina 6 Acr medie: un passaggio ai Giovanissimi Anche quest anno una decina di ragazzi della parrocchia hanno partecipato al campo diocesano dell Azione Cattolica Ragazzi a Gaiato. È stata una bella esperienza, durante la quale i ragazzi hanno approfondito il tema della comunicazione con attività, i giochi, i laboratori sui linguaggi e i momenti di preghiera che hanno consentito a tutti di mettersi in gioco, partecipare e scoprire che Gesù è l amico che può esserci da esempio per comunicare con gli altri in modo efficace, trasparente ed accogliente. Come ogni anno non sono mancati i giochi notturni, la gita, i momenti di preghiera quotidiani e tante occasioni per stare insieme divertendosi. E poi i più grandi (8 ragazzi di terza media con un rinforzo arrivato da Modena per l occasione) hanno fatto il passaggio dall Acr ai Giovanissimi, un momento significativo che segna il passare dall Acr, appunto, al settore giovani di Ac. Il passaggio è stato molto suggestivo, i ragazzi hanno attraversato un percorso che li ha portati a entrare nel nuovo settore, accolti da Giovanissimi più grandi. Anche la nostra parrocchia, dunque, da quest anno ha un gruppo Giovanissimi di Ac! Velon, meno WhatsApp, più Vangelo Una bellissima casa in mezzo alle montagne; degli animatori fantastici; ottima cucina e bellissime riflessioni: come fa a non venire bene un campeggio così! La settimana di campeggio a Velon è stata per noi, ragazzi di 1a e 2a superiore, una bellissima esperienza. Siamo stati guidati dai nostri bravissimi animatori e da suor Simona in un tema che ci ha fatto pensare: Beati voi.... Beati voi quando piangete, quando vi appassionate alla giustizia, quando cercate la pace, quando tenete puro il vostro cuore. Abbiamo capito che il Vangelo non è distante dalla nostra vita, ma è parte di essa e che vivere le beatitudini significa vivere la vita da cristiani senza paura e senza vergogna. Bello il clima di amicizia che si è instaurato tra di noi, che ci ha permesso di sentirci liberi di aprirci agli altri e di riflettere su diversi temi utili alla nostra crescita. Siamo stati contenti che si siano aggiunti al gruppo nuovi amici che hanno subito legato con tutti. Le bellissime passeggiate, in particolare quella al rifugio Denza a 2300 metri, ci hanno messo a contatto con l immensità del creato e hanno accresciuto i legami tra noi. Belli i giochi notturni, i canti, le ortiche, le vesciche, il barbecue. Ogni sera prima di dormire ascoltavamo la storia di un santo o un personaggio famoso con alcune sue frasi. A metà campeggio abbiamo avuto la visita di don Marco e l incontro con il gruppo del campo famiglie e insieme abbiamo celebrato l Eucaristia in mezzo al creato. Queste occasioni sono davvero una fortuna per noi, perché ci stacchiamo un po dalla vita quotidiana e ci rendiamo conto di quanto sia bello stare insieme agli altri davvero, senza bisogno di messaggi su WhatsApp. Non vediamo l ora di ricominciare a ottobre! Acr elementari: tra misteri e risate A Villa Immacolata non ci si ferma un momento. Al campo diocesano Acr delle elementari (in tutto circa 70 ragazzi da diverse parrocchie) c erano anche una quindicina di bambini della nostra parrocchia, tra Acr e catechismo, accompagnati da due educatori Acr. E stato un campo ricco e molto affascinante, con il mistero da scoprire (il brano evangelico dei discepoli di Emmaus, nascosto tra anagrammi e indizi vari) e con il tema della comunicazione tra di noi e con il Signore a fare da sfondo. Ma chi meglio dei ragazzi può dire come è stato il campo? Ecco una carrellata di risposte degli stessi ragazzi del Redentore. Riccardo e Andrea spiegano che il campo è bello perchè ci si diverte e si sta con gli altri; Marco perché è difficile scoprire il mistero del campo (ma, aggiunge, ce l abbiamo fatta!). Per Giacomo il top è la gita, stare con gli amici e i giochi, anche per Davide e Riccardo gli amici sono al primo posto, mentre per l altro Davide è bello per tutto! Matteo, Antonio e Simone sottolineano il divertimento, a Stefania è piaciuto tutto, mentre Stella ha trovato nuovi amici. E per l assistente don Fabio il campo è stato bello perchè: C era della bella gente, è dell Acr, ed è stato bello lavorare, giocare e pregare insieme. Già, la preghiera con la messa quotidiana è stata la nota in più per rendere indimenticabile questa esperienza.

7 Vita della Chiesa Verso il diaconato Con il corso sul Vangelo di Giovanni ho terminato nel maggio scorso il percorso di formazione al diaconato iniziato nel settembre 2011; terminare con il quarto Vangelo non è stata cosa programmata, è successo un po per caso, ma si è rivelata importante perchè ancora più che nei vangeli sinottici la conoscenza di Gesù e la rivelazione di Dio quasi obbligano a prendere posizione, le due prospettive del credere e del non credere appaiono molto distanti e quella del credere consente di vedere nuove tutte le cose. Uno dei brani da incorniciare è la domanda che Gesù rivolge alla sorella di Lazzaro, Marta, quando le dice: Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno; Credi questo? Ho ascoltato nella mia vita tante volte questa domanda, ho compiuto da poco 57 anni, l ho ascoltata nei vari periodi della mia vita e la risposta è cambiata più volte; in certi momenti mi sono fermato alla domanda e pensavo fosse troppo difficile rispondere, da un po di tempo, leggendola e rileggendola, anche per riuscire a superare il colloquio d esame con Don Giacomo Morandi i primi di settembre, ho pensato che in realtà l aiuto decisivo per rispondere alla domanda credi tu questo? non sono state le esperienze che ho fatto nel tempo, come ad esempio il servizio al centro residenziale per disabili gravi Charitas oppure nel cammino iniziato ormai da più di quindici anni nel movimento di spiritualità famigliare Equipes Notre Dame, oppure le tante relazioni con persone di fede a partire da quelle famigliari, ma le esperienze decisive sono state quelle vissute nella comunità parrocchiale, e quindi le celebrazioni, le confessioni, le relazioni, i funerali, i servizi, insomma tutto quello che ho vissuto e vivo nella nostra comunità; nella nostra comunità ho trovato, non senza a volte qualche dubbio e incertezza, la chiave per tradurre nella mia quotidianità quello che Gesù dice di se: Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Tutte le comunità parrocchiali penso siano il luogo privilegiato per raggiungere e mantenere quella lucidità necessaria per interpretare la nostra vita, per ascoltare il nostro cuore, per non smettere di sperare, per capire le cose che accadono e per ritrovare la certezza del mondo futuro; e lo sono perchè si ritrovano alla luce e nell ascolto della Parola di Dio, nella preghiera, nella fatica ma anche nella gioia di vivere cercando di avere gli stessi sentimenti di Gesù. Per me è anche il momento dei ringraziamenti, e oltre a tutta la comunità parrocchiale che ho sentito vicina in questi quattro anni, un grazie particolare ai diaconi Andrea Pioppi, Andrea Frascaroli, Giuseppe Berselli e Roberto Falavigna e un grazie ancora più grande a don Marco che rimarrà sempre il primo mio riferimento per il mio servizio alla comunità e alla Chiesa. Ermanno Lotti Rassegna di film Testimoni Il terzo film del cineforum dedicato a figure di testimoni cristiani del 900 è stato fra i più emozionanti quanto volutamente piano nella sceneggiatura. Per questo sono emerse più nitide le motivazioni con cui le persone ritratte hanno amato fino in fondo. Ne presentiamo un esempio qualificante Uomini di Dio (di Xavier Beauvois, 2010) La cattura e il massacro dei nostri sette fratelli monaci ha reso ineludibile questa domanda che molti ci pongono: bisogna perseverare fino al martirio? Per la verità i monaci stessi s erano posti tale domanda, in particolare dopo l assassinio dei nostri primi fratelli e sorelle. Ed avevano risposto chiaramente che non potevano desiderare che un algerino fosse responsabile della loro morte. La domanda: Bisogna perseverare fino al martirio? è mal formulata. Converrà piuttosto dire: Ci sono situazioni in cui bisogna perseverare accettando il rischio di essere in prima persona vittime di questa violenza ingiusta che può fare della nostra morte una testimonianza, un martirio? Ci sono dei cristiani uccisi da musulmani a causa dell idea che questi ultimi si fanno dell Islam. Altri musulmani, invece, si sentono più vicini alle vittime cristiane e ai loro amici che agli assassini musulmani. Gli ultimi attentati, in Egitto, contro cristiani copti hanno suscitato le stesse reazioni. Ormai, quello che diventa più importante non è prima di tutto sapere a quale religione ci si riferisce, ma soprattutto come si comprende la religione. Se si tratta di una religione del rispetto dell altro, di un rispetto che esprime la fedeltà a Dio e alla sua volontà, noi ci riconosciamo vicini e diventiamo vicini. Non siamo qui sul terreno di quella religione in spirito e verità che Gesù annunciava alla Samaritana? HENRI TEISSIER, arcivescovo di Algeri il Redentore - settembre pagina 7 Francesco: «Voglio che la beatificazione di Dehon finisca bene» Udienza ai dehoniani: «Si deve studiare una situazione storica con l ermeneutica di quel tempo, non con il tempo di adesso» IACOPO SCARAMUZZI Vaticaninsider.it 5/06/2015 «Voglio che finisca bene questo processo di beatificazione»: così Papa Francesco al capitolo generale dei sacerdoti del Sacro cuore di Gesù (dehoniani), a proposito del processo di beatificazione del fondatore di questo ordine religioso, Leon Gustav Dehon. Dichiarato venerabile da Giovanni Paolo II nel 1997, la causa di beatificazione di Dehon fu rinviata nel 2005, e poi durante il regno di Benedetto XVI, a causa delle accuse di antisemitismo mosse ad un suo scritto. Francesco ha lasciato da parte il discorso che aveva preparato («I discorsi sono noiosi»), ed ha pronunciato un discorso a braccio, iniziando da un ricordo del passato del dehoniano e vescovo argentino Virginio Domingo Bressanelli: «Preferisco dire due o tre cose della mia esperienza in Argentina», ha detto Bergoglio. «La mia esperienza è stata di un amico che faceva il maestro di novizi era stato eletto per venire al capitolo generale, io ero rettore della facoltà in quel tempo, lui era vicino, ed ha detto: No, preferisco che mandate un altro, io rimango nascosto. E questo amico nascosto ha ricevuto una telefonata che era stato eletto superiore generale! Povero Virginio, che non voleva, ha fatto 12 anni da superiore generale. Poi è tornato per lavorare anche con i giovani, i formandi, e un giorno gli hanno detto che il nunzio lo chiamava e lui ha detto: Dite che non sono qui e si è nascosto un altra volta. Alla fine il nunzio mi ha chiamato per trovarlo: Lei sa dov è. Io sapevo, e ho detto: Non so, cercherò, ma poi ho detto a Virginio: Ti chiama il nunzio, e lui: Ma io non voglio ed è finito vescovo e vicepresidente della conferenza episcopale, bravo! Ho conosciuto tanti bravi confessori uomini di misericordia, dehoniani ha proseguito il Papa mi piace questo motto: la misericordia in comunità per andare al mondo, alla gente. Uscire da se stessi come, permettetemi di dire, il quasi beato Dehon!», ha proseguito Bergoglio tra le risate dei presenti. E ha continuato in riferimento ai problemi della causa di beatificazione un problema dell ermeneutica: si deve studiare una situazione storica con l ermeneutica di quel tempo, non con il tempo di adesso. Lui aveva chiesto la grazia dell umiliazione e si vede che Dio gliel ha data dopo la morte. Ma lui è stato un grande intercessore, e una cosa di Dehon che mi ha colpito tanto sempre è quella preghiera che raccomandava di fare davanti al santissimo sacramento, tutti i giorni, per la Chiesa, l unità della chiesa, uscire ma pregare. Ma padre potrebbe dire qualcuno c è tanto lavoro, è una perdita di tempo : perdete il tempo lì ha continuato il Papa è un buon modo di perdere il tempo. Con misericordia». «Il mondo ha proseguito il Papa è ferito, ha bisogno delle carezze di Dio. Edonismo, odio, volere il potere: il mondo è ammalato, ci sono tante malattie. Il Signore vi chiede a voi: carezze di misericordia, anche nel confessionale, siate misericordiosi. Signore Gesù, diciamo nell atto penitenziale della messa, tu che sei venuto a perdonare e non a condannare abbi pietà di noi: Gesù non si spaventava dei peccatori ma andava a pranzo con loro. Misericordia e non sacrificio, mi piace tanto questo che voi avete scelto come motto della vostra congregazione e preghiamo il Signore perché i religiosi che diano la testimonianza della misericordia, alla fine è quello che conta trovare Gesù, essere guarito da Gesù, perdonato da Gesù. Forse ha proseguito il Papa qualcuno di voi penserebbe: ma se il papa sapesse le cose grosse che io ho fatto... Tutti siamo peccatori, non abbiate paura se qualcuno di voi ha fatto cose grosse, la festa che farà il signore quando vi ritroverà sarà grossa, una festa della misericordia. Fate la trasmissione della misericordia. Pregate per me nell umiltà, anche nell umiliazione come il vostro fondatore vi ha chiesto. Voglio che finisca bene questo processo di beatificazione Io prego per voi. Vi incito a pregare la madre della misericordia, pregate per me».

8 Voi stessi date loro da mangiare il Redentore - settembre pagina 8 Vuoi fare la tua parte? Le tue offerte puoi farle nelle celebrazioni, direttamente in segreteria, con un mandato periodico o un bonifico Offerte alla Parrocchia con causale attività parrocchiali : Attività religiose, formative, di servizio al territorio: Chiesa in particolare B.P.V. IBAN: IT 54S BANCO POSTA IBAN IT 15 S Bonifico a ns. Associazioni deducibile per persone fisiche: Attività educative e aggregative: Oratorio in particolare c/c UNICREDIT IBAN IT36E int. Ass. Maria Immacolata, causale Progetti caritativi Attività caritative: Casa della Carità in particolare c/c BPER IBANIT36U int. La Balena di Giona causale Progetti aggregativi Stand 10 compleanno Dispensa degli alimenti Oggetti d arte, Cucito-ricamo, Libri e fiori Argomenti della Sagra e dell anno pastorale Come gli altri anni abbiamo progettato la sagra in sintonia con la verifica e la programmazione dell anno pastorale. Valorizziamo l anno santo della misericordia, il riuso e la condivisione del cibo, l enciclica sul creato. L anno sulla misericordia, a 50 anni dalla fine del Vaticano II e come compimento dei sinodi sulle famiglie, veicolerà le opere di misericordia corporale e spirituale. Abbiamo connesso questo con l uscita della enciclica del papa sul creato e con il tema dell alimentazione che rifiuta gli sprechi, promuove il riuso e la convivialità. Daremo merito al 10 compleanno della Dispensa degli alimenti, che ci mette in relazione con molte famiglie che mancano del cibo. Cosa è per noi permettere nella sagra un esperienza di misericordia e convivialità? Proviamo a pensarci e a partecipare, chiamiamo tanti a cooperare! Tre giorni formativa Martedì 8 pellegrinaggio a Porta aperta, ore 21 partenza dal sagrato; ore sosta alla ferrovia di Via San Cataldo, testimonianza sul Vangelo della misericordia sperimentato alla mensa Mercoledì 9 ore 21 incontro in salone con GIANMARCO MARZOCCHINI (Caritas Reggio Emilia) su Il cibo fra risorsa e spreco ; 10 anniversario della Dispensa degli alimenti Giovedì 10 ore 21 in chiesa messa degli operatori pastorali e dei giovani, con saluto a don Marco al termine del suo servizio di 14 anni Veglia Il pane della misericordia sabato 12 settembre Insieme di momenti di preghiera e riflessione, con vari linguaggi e partecipazione attiva, preparati dai gruppi dei campeggi, in chiesa, in clima di ascolto. Il cibo fra spreco e salvaguardia della terra è il tema fondamentale. Temi associati: la terra e i suoi doni, lo spreco, la cultura dello scarto, produttori di poveri, la civiltà dell opulenza e i disturbi alimentari, la convivialità, la misericordia che si impegna perchè tutti abbiano di che sostenersi. Testi dall enciclica Laudato si.

9 il Redentore - settembre pagina 9 Sagra di Gesù Redentore 8-13 settembre 2015 Tre giorni festiva Venerdì 11 pomeriggio tornei, ore apertura stand e ristorazione ore 21 CANTAPARROCCHIA; dilettanti in concorso con canzoni e brani musicali (iscrizioni obbligatorie nei giorni precedenti) Sabato 12 laboratori di cucina del riuso (vedi nel box Convivialità) pomeriggio tornei, ore apertura stand e ristorazione, cena con piatti preparati dai laboratori di cucina del riuso ore 21 VEGLIA IL PANE DELLA MISERICORDIA, con le voci parrocchiali di ogni età sul cibo come risorsa della fraternità universale Domenica 13 ore messa della festa, ore 17 in duomo ingresso del vescovo Erio Castellucci (non c è la messa delle 19) dalle 20 finali tornei, apertura stand e ristorazione ore SPETTACOLO DEL GRUPPO TERRA DI DANZA Convivialità sagra 2015 Venerdì 11 settembre CENA DALLE Servizio al tavolo di primi a scelta: Penne allo scoglio a 10, Tortellini in brodo e alla panna fatti in casa a 8, Lasagne a 7, Formaggi e marmellate fatte in casa a 4. Self al Bar di Patate fritte, Bensone fatto in casa, Gelato della gelateria Slurp di Via Trento Triste Sabato 12 settembre LABORATORI DI PIATTI DEL RIUSO DALLE 10.30: la cucina senza sprechi che valorizza quello che facevano le nostre nonne in particolare i cereali e le verdure, presenti anche nella cucina etnica. ISOLA 1: I PRIMI (cucina della casa della carità, V. Leonardo 220) - Maltagliati con fagioli con ritagli di pasta avanzata da tortellini e lasagne, e legumi; Passatelli in brodo composti di elementi poveri che, amalgamati, danno tanto; Cous cous vegetariano trasmesso dal Magreb al mondo e basato su cereali e verdure ISOLA 2: I SECONDI (cucina opere parrocchiali, V. Leonardo 270) - Polpette preparate coi lessi del brodo, odori a km zero; Hummus con crostini e verdure crude: hummus è l insieme di ceci e sesamo; Frittate con verdure ISOLA 3: Il DOLCE (sala atrio opere parrocchiali, V. Leonardo 270): Torta con pane che riutilizza il pane. Crostate fatte in casa. CENA DALLE con portate preparate nei Laboratori di piatti del riuso Self con Buono di 10 per assaggi liberi e un piatto cad. in ognuna delle tre isole. Possibilità di un secondo passaggio con nuovo buono di 10 ISOLA 1: I PRIMI - Maltagliati con legumi; Passatelli; Cous cous vegetariano ISOLA 2: I SECONDI - Polpette; Hummus con crostini e verdure; Frittate con verdure ISOLA 3: I DOLCI - Torta con pane; Crostate Self al Bar di Bevande, Patate fritte, Gelato della gelateria Slurp di Via Trento Triste Domenica 13 settembre CENA DALLE 20 Servizio al tavolo di Gnocco fritto con affettati, Crescentine con affettati, lardo, Nutella Take away di Piadina con salsiccia e cipolla, o stracchino e rucola Self al Bar di Bevande, Patate fritte, Bensone fatto in casa, Gelato Slurp di Via Trento Triste Ogni sera: un piatto senza glutine

10 Pazienze di chiesa il Redentore - settembre pagina 10 Le radici della comunità e della casa di Gesù Redentore: speranza, cultura solidale, fecondità Artigiani e cittadini Maria Immacolata e San Giuseppe Artigiano erano le due comunità che si unificarono per dar vita alla nostra parrocchia di Gesù Redentore. Appartenevano alla stessa periferia e avevano simili priorità pastorali. Avendo bisogno di costruire, decisero per un solo centro, e con questi motivi: desiderio di unità e missione efficace, necessità di non moltiplicare per due buona parte delle spese, e possibilità del sito di Via Leonardo. Si sono soppesati dei problemi molto chiari: possibilità di perdere la dimensione medio-piccola, il radicamento territoriale e la biografia particolare. Si è focalizzata una serie di opportunità: maggiore pluralità di racconti di fede, più diffuse risorse pastorali e dimensioni adeguati dei gruppi giovanili. La parrocchia di Gesù Redentore nacque nel 2001 in una festosa messa all aperto in Via Leonardo. Il vescovo Cocchi chiese di andare incontro a persone e gruppi nuovi, non accontentarsi di unire le parrocchie precedenti e diventare la prima di una nuova pastorale missionaria. Due assemblee parrocchiali del 2007 con decisioni meditate e unanimi decretarono l abbandono delle chiesette che ancora servivano alle due comunità, perché tenerle aperte diminuiva l effetto unente dell eucaristia. Tali assemblee credettero che la storia continuava nelle persone, che quegli ambienti erano un seme che portava frutto, che il Signore chiamava al servizio verso una città più complessa e un tempo nuovo. Il senso della missione della comunità e della sua casa è nascosto nelle origini del Villaggio Artigiano e del Villaggio Giardino, con cui il Comune controllò spinte espansionistiche e logiche commerciali. Nel primo, dal 54, si crearono luoghi di lavoro alternativi alla grande industria, poi il resto del Villaggio. Nel secondo, vent anni dopo, un apprezzato disegno urbanistico intorno a una piazza pedonale, pose le basi di una rete di residenze, cui si aggiunsero, quaranta e cinquant anni più tardi, i comparti Galilei, Serra Pignedoli e Cattaneo. Intelligente investimento sulle competenze degli artigiani prima e dei cittadini dopo: la politica municipale tutelò una vita serena e le sue attitudini comunicative. Il Piano Regolatore Generale codificò negli anni 80 il territorio fino a creare il comparto Leonardo-Newton tutto a servizi, e si innestò qui il centro religioso. I valori che hanno caratterizzato l origine e lo sviluppo dei Villaggi furono speranza e gioia, impresa e innovazione, che portò a eccellenze riconosciute e brand di valore mondiale. Si gustavano solidarietà sociale e ospitalità, relazione e cooperazione, consistenza delle famiglie, educazione dei giovani. Si soffrirono se-gnali di chiusura e scontri ideologici, degrado e diminuita percezione del reale (Pasolini). San Giuseppe Artigiano e Maria Immacolata La parrocchia di San Giuseppe Artigiano dal 64 si incluse volutamente nel tessuto sociale, con preti che vivevano insieme e lavora- vano nelle fabbriche. Ambiva una comunità riconciliata con i lontani e una chiesa povera. Una decisa tensione di metanoia portava gli incontri nelle case e nei centri civici e faceva pre-ferire una forma lieve di struttura. Si operò una scelta più laica e conforme la vita della gente, e si creò la Comunità cristiana di Base del Villaggio Artigiano. A San Giuseppe e a Maria Immacolata il lavoro di base precedette e proseguì queste scelte, contando su laici responsabili di settori, esperienze popolari e legame con la diocesi. Le due parrocchie erano sensibili esperienze di comunità in città, che si manifestava con molte famiglie attrici di servizio e testimonianza, e una quantità di giovani. Nel 75 a Modena si registrò però un dimezzamento della curva demografica, primo forte segnale di crisi, al quale si aggiunse lo sfi-lacciamento della responsabilità sociale (Cipolla). E (anche), la nostra, una storia di missione cristiana, collegamento delle costruzioni con l ethos e la coscienza empirica di sé. San Giuseppe si trovava al centro del quartiere artigianale popolato e comprendeva una chiesa, un fabbricato con saloncino, poche aule e un campetto. Canonica e altre aule erano in una palazzina attigua. La chiesa in facciata aveva un campaniletto a vela con un unica campana (Pirondini); a lato una croce di vetro verde. All ingresso fonte battesimale e spazi per la comunicazione. L aula disposta in lunghezza guardava a sud, dove il presbiterio alzato su tre gradini aveva leggio, altare e sede in massello di legno dal disegno essenziale. Il tabernacolo era a muro. La dimensione personale era assicurata da marcate frontalità e vicinanza. A est una finestra faceva entrare luce nelle celebrazioni mattutine, un piccolo anticipo della nuova chiesa. A lato un Battesimo di Gesù di Allara (1994), due statue raffiguranti San Giuseppe artigiano con Gesù adolescente e Maria col Bambino e, nella parete fondale, un Crocifisso di Ortisei. La chiesa di Via Cannizzaro constava in un capannone agricolo su due piani, il superiore dedicato alla liturgia, con finestre dei lati lunghi che lasciavano in-travvedere la vegetazione, anticipando l orto degli ulivi della nuova chiesa. All ingresso si trovavano confessionale, piccola sagrestia, spazio di comunicazione, fonte. La disposizione longitudinale guardava a nord al presbiterio che comprendeva ambone, sede e tabernacolo d arte povera, e un tavolo recente come altare. A nord, guardava la gente di Maria Immacolata e a sud quella di San Giuseppe Artigiano! Anche nella chiesa di Via Cannizzaro c erano celebrazioni calde e intesa immediata. Dietro e al fianco dell altare, Crocifisso e piccola Madonna col Bambino in legno della Val Gardena. Nella nuova chiesa è stato posto il tabernacolo. Con i banchi delle due chiese è stata creata la sagrestia del Redentore, e nelle liturgie vengono utilizzate la croce e il leggio di S. Giuseppe. Il Crocifisso di Maria è al Sacro Cuore del quartiere Sacca, altare e ambone a San Pio X, mentre sono fra noi le statue.

11 Pazienze di chiesa il Redentore - settembre pagina 11 Costruzione e attese della gente La chiesa locale, con la scelta forte del nuovo insediamento, ha voluto impegnarsi per rispondere ai bisogni e al fervore indicati. E stato il suo principale intervento degli ultimi decenni, e manifesta la sua passione per la popolazione. Ha fatto suo il metodo, l ingegno e le risorse della Cei, ha sostenuto la parrocchia, ha coinvolto la città e il mondo del credito. Il concorso di progettazione gestito dalla Cei nel 2001 coinvolse nove studi: Macchitelli Guidetti, Fontana-Dettori e Portoghesi (segnalati da noi), Archea, Bagliani Roncarolo, Canella, Luzi, Scacchetti e Galantino, scelti dalla Cei. Sono studi di cui alcuni noti per le loro competenze databili anni 60, alcuni alla seconda o terza chiesa. Il giudizio sul progetto vincitore, quello di Mauro Galantino, fu motivato dalla Cei con originalità della ricerca, gestione della luce e relazione con la città. Il dato positivo del concorso nazionale è la garanzia di alto livello di competenza e la libertà di dialogo fra committenza, studi e viceversa. Ulteriore stimolo la paternità della diocesi sull appalto e il coinvolgimento della città, che alleggerisce la parrocchia. Nel 2005 il Consiglio economico diocesano e il Collegio dei consultori decretarono: dimensioni dell intervento adatte alla popolazione, disegno architettonico e progetto liturgico idonei, rapporto qualità prezzo congruo, risorse individuate sufficienti. La diocesi scelse per noi e insieme a noi, consapevolmente, con spe-ranza, coscienza della missione cristiana, volontà di costruire, come nelle radici ricordate, in cui sono i nostri inizi, per le generazioni a venire. La progettazione ha occupato quattro anni perché la committenza ha stimolato l architetto con argomenti molteplici. La consultazione di diocesi e parrocchia ha comportato incrementi del 30% delle opere parrocchiali. La disposizione liturgica ha recepito la tradizione antica ed europea della chiesa. Difetti: rischio di dispersione, fatica limitante il servizio normale, sofferenza e poca attenzione ai giovani. Si posò la prima pietra e si aprì il cantiere nel La notte di Natale 2007 fu un esplosione di gioia. Così la dedicazione del 4 maggio 2008, quando il sindaco Pighi inaugurò le opere parrocchiali, il vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena Giusti la Casa della carità. Galantino, l architetto, Betti, Tediosi e Nigro dell impresa CG2, gli ingegneri Tavoni e Sandelewski, e l artista van Zelm aprirono il portone della nuova casa. Fu il giorno benedetto in cui Benito Cocchi unse l altare. Si sentiva grande gioia, sfida di Vangelo, unità nell eucaristia! Oggi la comunità riprende le sfide lanciate dalla città che non smette di bussare, affrontando l oblio delle biografie e gli affronti di indifferenza e dimissione. Intenzionalità socializzanti e penalizzanti fanno domande non piccole al presente e al futuro; bisogna rinvigorire la vocazione iniziale di lavorare e risiedere insieme e occorre una nuova scossa di comprensione. Dell essere comunità esistono pratiche e parole ma mancano una cultura e una spiritualità. Nel volontariato, nella scuola, nella convivialità, nello sport sono tanti i gesti e i tempi di comunità, ma non si va più in là di tanto nella strutturazione di percorsi nuovi. La fiducia poi non porta il frutto sperabile di una forma che unisca. Forse una chiesa che parla di Gesù fa parte di una mobilitazione delle coscienze che è necessaria. Forse anche una riflessione pacata è necessaria, per recuperare la scandalosa forza rivoluzionaria del passato (Pasolini): siamo degni dei nostri padri e delle nostre madri! Marco Pongiluppi Confidenze Volto del culto e facciate A destra della facciata della chiesa si può riconoscere la tettoia del luogo del battesimo, clericali il muro che nasconde la fontana dell acqua Incontro un e prete il corpo a cui della parlo cappella, della parrocchia con la segreta (non molto segreta) fino all edificio speranza di invogliarlo a venire al mio posto. Lui si mostra interessato non poco e apprezza che gli parli con toni molto positivi di Gesù Redentore. Le sue parole: La sai vendere bene! Il dialogo va poi a dei sentito dire che lui riporta, e non è un chiacchierone. Mi chiede: E vero che il centro parrocchiale costa 500 euro al giorno? Gli dico sì, ma riusciamo, con tanti aiuti, e non abbiamo un debito, a parte un mutuo che stiamo pagando regolarmente. Dentro mi passa un articolo di giornale che ad arte aveva raccontato che appunto la parrocchia costa 500 euro al giorno. In realtà vagli a spiegare che il costo è di 400 euro al giorno e che distribuito sul numero di abitanti costiamo meno di altre parrocchie della città. Lui ha creduto alla cosa più importante, che il costo lo sosteniamo. Lui chiede poi se a distanza di alcuni anni è stata buona la scelta di unificare due parrocchie medie e farne una sola. Anche qua mi passano nelle orecchie le discussioni fatte un secolo fa. Le valutazioni furono fatte in assemblee e consigli della parrocchia e della diocesi, che arrivarono a scelte unanimi o con forti maggioranze, e si registrò anche nel popolo di Dio un adesione fiduciosa. Rispondo al mio amico: Sì, è stata una scelta giusta, siamo una comunità unita, se non facevamo così adesso avremmo due chiese distanti un km. Quanto alla grandezza della parrocchia osservo che è la dimensione media delle unità pa-storali, le future parrocchie e che i preti che esercitano il ministero in diverse comunità hanno problemi maggiori. Ma è quando gli parlo dei collaboratori, del fatto che molti sono formati con qualità, dell integrazione con le associazioni, che il mio amico sorride. Vedo dagli occhi che anche per lui i laici sono una forza e una consolazione. E così, gli dico: La comunità parrocchiale vive davvero uno spirito familiare. Un prete che arriva, se volesse guidare ogni servizio ne sarebbe sommerso, ma se si mette dentro e sente la famiglia dei collaboratori come una famiglia affiatata, molte cose vanno avanti con i responsabili laici e il prete fa solo il formatore. Come ha scritto Beppe sulla Gazzetta, i laici sono corresponsabili e devono fare la loro parte per dare continuità. Essi daranno un aiuto al futuro della parrocchia (e del territorio) aiutando il parroco a perseguire le priorità. Il mio amico si rende disponibile a venire se il Vescovo glielo chiederà ma dov è si trova bene e c è da pochi anni. Non mi è andata bene e, pensando anche ad altri preti, le conversazioni d agosto, le confidenze clericali, terminano con delle domande: non è che possiamo raccontare con gioia la nostra storia a chi non la conosce? Non è che siamo chiamati alla speranza invece che a contare gli sforzi? Il calciomercato proseguirà per un po sul nome dell allenatore, nome decisivo per noi, ma non è che sia importante anche la rosa dei giocatori? Perché, deciso il regista, quello che conta è la squadra! Marco

12 Un tema dibattuto il Redentore - settembre pagina 12 Gender e dintorni La teoria del gender (di genere) entra di prepotenza nella sensibilità pastorale. Una nuova sfida per la morale cristiana e per la sua antropologia. Per alcuni, l ultima battaglia antimoderna da vincere, la riemersione, trainata dai fatti, dei rimossi «principi non negoziabili». La tensione tra sfida e battaglia, fra confronto e scontro, fra dialogo e attestazione attraversa in merito la coscienza ecclesiale oggi e nel prossimo futuro. Nelle sue formulazioni più estreme la teoria afferma la separazione fra sesso biologico e genere sessuale. Il genere non avrebbe più una base biologica, ma sarebbe pura costruzione storico-culturale. Maschi e femmine non si nasce, ma si diventa, con possibilità plurime che Facebook ha numerato fino a 56 opzioni di genere. Le conseguenze sull identità personale, sui processi formativi, sulla famiglia, sulla fecondità e sulle relazioni sociali sono facilmente intuibili. Ultima battaglia antimoderna? La questione esce dalle accademie ed entra nel dibattito internazionale (e da qui nelle Chiese) con la conferenza dell ONU a Pechino nel 1995, quarta conferenza sulla donna. Già allora la Santa Sede, in una dichiarazione pubblica, dissentiva da un interpretazione dell identità sessuale adattabile indefinitivamente, come anche da un determinismo biologico incapace di alimentare le legittime richieste di riscatto e di libertà per le donne. Il termine gender viene accettato, a condizione che sia vincolato alla differenza biologica di sesso e alla relazione tra uomo e donna. ( ) Benedetto XVI vi accenna negli auguri alla curia romana nel dicembre del 2008 e vi ritorna nel 2012: «Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l uomo deve accettare e riempiere personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente, è evidente. L uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela». Con Francesco cambiano sia la collocazione che le forme argomentative, ma non la distanza. Ne parla come di una possibile «colonizzazione ideologica» nella conferenza stampa in volo dalle Filippine (19 gennaio 2015), e come «sbaglio della mente umana» nel discorso a Napoli il 23 marzo Ma non è interessato a guerre frontali di principio: «Non ho mai compreso l espressione valori non negoziabili. I valori sono valori e basta» (Corriere della sera, 5 marzo 2014); «Non possiamo insistere solo sulle questioni legate (alla morale). Io non ho parlato molto di queste cose e questo mi è stato rimproverato. Ma, quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa del resto lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa» (Civiltà Cattolica, 19 settembre 2013). In Evangelii gaudium ricorda la gerarchia delle verità e la estende anche nell ambito della morale (nn ). Leggi e scuola In termini molto preoccupati, la questione riemerge in alcuni episcopati. È il caso di quello spagnolo che, nel 2012 (La verità dell amore umano), dice: «Il nucleo centrale di questa ideologia è il dogma pseudoscientifico secondo il quale l essere umano nasce sessualmente neutro. A partire da questa affermazione sostengono una separazione assoluta tra il sesso e il genere». E cioè un nichilismo assoluto e una cultura di morte (cf. Regno-doc. 1,2013,32 ss.). Non meno severi i vescovi portoghesi (A proposito di ideologia di genere, novembre 2013): «È una posizione radicalmente opposta alla visione biblica e cristiana di persona e di sessualità umana»; nega la differenza sessuale iscritta nel corpo, rifiuta la complementarietà fra i sessi, dissocia la sessualità dalla procreazione, sovrappone la fecondità intenzionale a quella biologica, decostruisce la matrice eterosessuale della società. In Italia prendono posizione i vescovi del Triveneto (febbraio 2014) e il vescovo di Reggio Emilia (aprile 2014). Diventa un riferimento abituale negli interventi del card. A. Bagnasco, presidente della CEI. Parlando al Consiglio permanente (marzo 2014) la indica come «lettura ideologica del genere», «una vera e propria dittatura»; un «cavallo di Troia» per «scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell umano» (maggio 2014); «Si vuole colonizzare le menti dei bambini e dei ragazzi con una visione antropologica distorta» (gennaio 2015); sì alla non discriminazione e al superamento di ogni forma di bullismo e di omofobia, ma la parità di genere persegue altro, «mira, in realtà, a introdurre nelle scuole quella teoria in base alla quale la femminilità e la mascolinità non sarebbero determinate fondamentalmente dal sesso, ma dalla cultura» (maggio 2015). Si capisce come, in Italia, la questione abbia trovato una prima verifica a livello di strumenti didattici e a livello di proposte di legge come quella che andrà in discussione sulle unioni civili e le convivenze. Scuola-educazione e legislazione sono i due ambiti di verifica più generalmente esperiti. Plausibilità e criticità Le origini degli studi di genere si collocano sul versante femminista e sono motivati dalla condivisibile necessità di non sottostimare la dimensione sociale che dà accesso all identità sessuale. Ma questo dato di partenza originale si è radicalizzato in una visione volta a ridurre la dimensione simbolica della sessualità a puro gioco normativo. Una parte delle militanti della prima ora insistono ancora sulla differenza femminile, mentre le loro eredi rifiutano la differenza sessuale come un elemento inevitabilmente connesso con l esercizio del potere (maschile) e quindi da destrutturare e ridefinire. Nelle sue forme più radicali, per la teoria di genere il travestito è la verità di tutti, l immagine effettiva della cangiante identità di ciascuno. Tutti noi non facciamo che travestirci, ed è il gioco del travestito a farcelo capire. Il sesso biologico quanto il genere (storico-civile) sono un prodotto sociale. Il concetto di natura non viene formalmente negato, ma ignorato e considerato non operativo. Un percorso culturale che viene in genere scandito in tre tappe. La prima è la ricerca sulla parità di genere, con la rivendicazione dell uguaglianza fra maschile e femminile, alla scoperta della peculiarità dell essere donna. La seconda tappa è la costruzione del genere: il genere non è più un dato di natura, ma è costruito dalla società e dalla sua cultura. Il genere va fatto, non ereditato. La terza tappa è la decostruzione del genere. L essere maschi o femmine va lasciato alla libera determinazione dell individuo. È l indicazione offerta da J. Butler, secondo cui l individuo deve disfare il genere impostogli dalla società al fine di poterlo reinventare. Le possibilità offerte dalla chirurgia e dagli artifici cibernetici aprirebbero lo scenario post-umano. Vi è un tratto significativo di queste ricerche che un credente può apprezzare, in particolare nella comprensione del rilievo della cultura sociale e della simbolica culturale in ordine all identità e all esercizio della sessualità. Come anche in ordine alla valorizzazione del ruolo delle donne e alla purificazione circa gli stereotipi e i pregiudizi verso l omosessualità. Al contrario, la pretesa che il genere possa essere affidato per intero alla cultura o alla scelta, annullando la dimensione della diversità e della relazionalità, non può essere condivisa per le gravi conseguenze che innesta nella vita degli uomini e delle donne e per l incompatibilità rispetto al deposito biblico e dogmatico della Chiesa. Il corpo umano rimane originariamente ed essenzialmente un corpo sessuato. Gli uomini e le donne sono uguali in dignità e valore, ma differenti nel modo di accogliere la realtà e interpretarla. Eresia manichea Quando la teoria di genere esce dalle aule accademiche e dalle ipotesi di scuola e diventa programma educativo o legge civile, si aprono le discussioni e le contrapposizioni. ( ) Il necessario confronto culturale, etico e civile deve alimentare, non erodere, l anima evangelica della Chiesa. Tenendo presente che la teoria di genere intercetta un esigenza di uguaglianza, rispetto e autonomia personali non necessariamente negativi. La sua forza di ideologia non è paragonabile alla reinterpretazione complessiva del sapere da parte dell illuminismo, né alla mobilitazione storica delle masse delle rivoluzioni del 900. Non sta, quindi, nella dimensione teoretica o di concezione generale della vita, ma trova subitanea compatibilità nella debolezza di una politica dell immediato, che falsamente riconosce nella sessualità l ultimo spazio per un gioco dei possibili per l esercizio della libertà, non comprendendo la contraddizione fra individualismo-nichilismo trainato dal gender con la funzione propria di un progetto collettivo e di una visione condivisa del futuro. La forza della teoria di genere sta, in ultima istanza, nella funzionalità rispetto alla cultura civile della globalizzazione occidentale, a quello che si potrebbe chiamare il capitalismo tecno-nichilista (Mauro Magatti), cioè un modello di accumulazione economica che, in questa fase storica, fa dipendere la crescita sempre più direttamente dalla capacità di innovazione tecnica e che, di conseguenza, necessita di una cultura nichilista (cioè non resistente) per disporre liberamente di qualsiasi significato in modo da non avere ostacoli di sorta al suo pieno dispiegamento. Una spirale nichilista che non ha l aspetto aggressivo di un potere minaccioso, ma quello sorridente di chi smonta e sminuisce il patrimonio simbolico senza mai farsi carico di alimentarlo. La sfida è assai più ampia della teoria di genere. Alla dimensione antropologica si aggiungono il giudizio storico-civile e la difesa della politica come sapere e come prassi. Di Padre Lorenzo Prezzi, da Settimana 22/2015, p. 1 e 16

13 Concerti il Redentore - settembre pagina 13 Un gruppo a sostegno dei concerti Eco della Parola nella città Pochi di voi sanno chi io sia, e ciò mi rassicura. Sono agnostico, quindi, ben difficilmente mi si troverà a frequentare luoghi di culto o, tanto meno, funzioni di carattere religioso. Eppure, qui, a Gesù Redentore ho trovato persone, in primo luogo il vostro parroco Marco, che si sono dimostrate degne della massima fi-ducia e per le quali è valsa la pena accettare la scommessa, difficile, di realizzare un centro culturale musicale di alta scuola, mai tentato prima nella nostra città. Un particolare ringraziamento a Riccardo Castagnetti, guida artistica, ad Alessandro Manni che ha offerto i Vespri di ottima qualità, alla casa della carità che ha ospitato gli artisti internazionali, a Patrizia, Luciano, a Gian Paolo, a Isabella e Luciana che si sono occupate della segreteria. Intorno alla rassegna Eco della Parola nella città sono nate tante collaborazioni con enti e figure prestigiose della cultura musicale modenese, quali Amici della musica, le Corali Gazzotti e Puccini, Formiginese e Pancaldi. Il mio modesto impegno sarebbe stato inefficace senza l aiuto di Andrea Colombini, Luigi Contini, Roberto Goldoni e il costante sostegno economico di BPER banca, ha cercato di valorizzare il vostro organo, e mi ha portato, via via, a credere nella validità del progetto. Esso richiede, oggi in particolare, uno sforzo economico non indifferente, per mantenere alto il livello culturale invitando prestigiosi artisti e concertisti, e per riportare lo strumento, tramite una meticolosa (e costosa) manutenzione, a un corretto funzionamento. L annuncio di Marco di abbandonare Gesù Redentore, potrebbe portare a significativi cambiamenti: sarebbe un vero danno alla cultura della nostra città se si dovesse inter- rompere questa alchimia che ha portato, a costo zero per la comunità parrocchiale, a creare un nutrito gruppo di ascoltatori attenti e assidui, che hanno potuto fruire, gratuitamente, dell arte che solo la musica d organo, interpretata da grandi artisti, può dare. Ora, chi verrà dopo Marco, dovrà, tra i tanti fardelli non semplici, decidere se e quanto fatto finora potrà continuare. Ognuno di voi può agevolare la scelta, fa-cendosi sentire e offrendo collaborazione. Il nuovo parroco avrà bisogno di tanti singoli importanti aiuti e consigli, per poter soppesare anche i concerti. Non ritirate la vostra grande disponibilità! Roberto Fantoni Programma dei concerti concordati per il ottobre concerto di JÖRG ABBING O. Messiaen Méditations sur le Mystère de la S. Trinité 8 novembre vespro di RICCARDO CASTAGNETTI 22 novembre concerto di AMICI DELLA MUSICA e CORO GAZZOTTI (collaborazione) J. S. Bach Messa in sol minore 6 dicembre vespro di ALESSANDRO MANNI 20 dicembre concerto del CORO PUCCINI Interpreti a Gesù Redentore Interprete N. Interprete N. Interprete N. Interprete N. J. Abbing 3 Altrevoci Ens. 1 C. Astronio 1 J. Bate 1 A. Berardi 2 F. Caporali 2 R. Castagnetti 8 M. Cesari 1 Coro Gazzotti 4 Coro Pancaldi 3 Coro Formigine 2 Coro Ruda 1 Coro Puccini 5 F. Dillon 1 G. Donati 1 Z. Ferjencikova 2 Fil. Diazzi 1 F. Filidei 2 F. Finotti 2 T. Flury 1 M. Fracassi 2 R. Goldoni 1 A. Grebovic 1 S. Guaitoli 1 J. Guillou 3 B. Haas 1 Y. Hekimova 5 F.Iannella 1 IDML Reggio E. 1 P. Iotti 2 M. Limone 1 M. Lo Muscio 1 C. Longobardi 1 C. Luciani 1 G. Maccaroni 1 M. Malagoli 3 A. Manara 1 A. Manni 14 S.VMaso 1 W.Matesic 2 C.Molinari 1 Mutinae Plectri 1 V. Ninci 1 K. e V. Nikitine 1 Ologramma 1 A. Pedrazzi 1 A. Perin 1 F. Provvisionato 1 K. Schnorr 1 Sc. C. Bazzano 1 Scivias Ens. 2 D. Tocci 1 A. Toschi 1 M. Verdicchio 2 E. Walhain 1 E. A.Warden 1 T. Interpreti coinvolti: 61

14 Vita diocesana il Redentore - settembre pagina 14 Il Giubileo della Misercordia La sintesi dell intervento di mons. Franco Giulio Brambilla alla due giorni pastorale Il nostro tempo, attraversato da fantasmi di paura e di morte, ha bisogno di una ventata di speranza e di vita nuova. La vita dell uomo pasquale è possibile solo se ascolta il Vangelo della Misericordia. Così mons, Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e vice presidente della Cei per il Nord Italia, ha introdotto la sua articolata relazione nella prima serata della due giorni pastorale, giovedì 11 giugno, trattando del Giubileo della misericordia. Di seguito, una sintesi del suo intervento, consultabile in versione integrale sul sito e nella versione digitale di Nostro Tempo. Gesù, entra nella sinagoga di Nazareth, si alza per leggere il rotolo che gli viene messo tra le mani. Ascoltiamolo: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e a proclamare l anno di grazia del Signore (Lc 4,18-19). Sulla bocca di Gesù, l anno giubilare ha una sola faccia: è un anno di misericordia, di grazia, di consolazione, di prossimità, di tenerezza, di rinnovamento. Ma facciamo attenzione: non è un anno meno impegnativo, quasi che la misericordia sia senza la giustizia, sia un colpo di spugna sulle nostre cattiverie. Ricevere la grazia, la misericordia e la bellezza di Dio non vuol dire condonare tutto e pensare che ogni cosa sia perdonata a buon prezzo. Il Giubileo della misericordia vuol dire trasformare la chiesa, la famiglia e l umanità. Tutti sanno intuitivamente che passare dall uomo vecchio all uomo nuovo è un opera di Dio e non una possibilità nostra: o meglio è un opera della misericordia di Dio che cambia il nostro cuore e il nostro agire. Non basta essere solo un po più buoni, bisogna lasciarsi travolgere dal Vangelo della grazia e della misericordia. L annuncio della Misericordia Gesù va, cammina, continua ad andare per la Galilea, per compiere la cosa essenziale, proclamare il Vangelo di Dio. Il suo annuncio è qualificato dal genitivo di Dio. Chiediamoci: il Vangelo è fatto di dottrine, di valori morali o è fatto da una Persona? Il vangelo è una Persona che si traduce anche in dottrine e comportamenti morali. Il tempo è compiuto ed È vicino il regno di Dio : significa che è un tempo che ci raggiunge anche oggi, ogni volta che accogliamo il messaggio di Gesù, ogni volta che ci lasciamo toccare dalla sua misericordia. E il tempo in cui Dio si fa vicino a noi. Ecco il Giubileo della Misericordia: dobbiamo vivere quest anno di grazia come un tempo pieno, ricolmato da una nuova presenza che sfiora con la mano della sua tenerezza le nostre miserie, paure, solitudini, esclusioni, soprattutto i segni di morte che hanno lacerato in questi ultimi tempi il nostro paese e il mondo intero, per donare vita, forza e fiducia. Convertitevi e Credete al Vangelo. L annuncio della pienezza del tempo e della prossimità del regno di Dio è un fatto del passato che perdura nel presente. Le conseguenze sono sempre disponibili per ogni persona, perché quell evento del passato ci raggiunge nel presente e si fa contemporaneo. Significa cambiare strada, rinnovare non solo le idee, ma la mentalità e i comportamenti pratici. Nel Giubileo della misericordia, papa Francesco ci chiama a molte conversioni, al cambiamento d inveterati costumi, per aiutare le nostre comunità ad andare in uscita. Questa espressione non deve diventare un nuovo slogan: apriamo gli ambienti ammuffiti delle nostre case e parrocchie, molti ci guardano, non possiamo permetterci il lusso di continuare come prima. Il Giubileo della Misericordia porterà frutto se produrrà una rinnovata sequela. Seguire Gesù è soprattutto una maturazione psichica e sociale, un cambio di vita. Si rimane sempre figli del padre e della madre, ma si diventa figli grandi. L eloquenza della Misericordia Il Giubileo della Misericordia dovrà essere declinato nell eloquenza dei gesti. Questo Giubileo straordinario caratterizzato dalla misericordia intende riportare al centro in modo nuovo la questione della fede, anzi la centralità del primato di Dio, ricollegandosi all intuizione zampillante del Vaticano II (il Giubileo aprirà la Porta Santa a 50 anni dalla chiusura del Concilio - 8 dicembre 1965) espressa dalle memorabili parole di papa Giovanni nella Gaudet Mater Ecclesia: «Sempre la Chiesa si è opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati con la massima severità. Ora tuttavia, la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità». Questo stile risuona in modo insistente nelle parole di Papa Francesco a non aver paura della tenerezza di Dio. Mi sembra opportuno concentrarci su tre aspetti che riguardano esplicitamente la spiritualità, la pastorale e la prassi (personale e sociale) del tema della misericordia, commentando la beatitudine della misericordia, la via della misericordia e le opere della misericordia. La beatitudine della Misericordia Seguendo una probabile struttura delle beatitudini di Matteo, la beatitudine dei misericordiosi starebbe in parallelo con quella degli operatori di pace che fanno da corona alla beatitudine centrale: quella dei puri di cuore che vedranno Dio. I misericordiosi e pacificatori sono come i compagni di viaggio che rendono il cuore trasparente per accedere al mistero santo di Dio, al suo volto misericordioso. Misericordia e perdono si richiamano. Il Giubileo ha come fine l uomo riconciliato, l uomo nuovo, il culto spirituale, la vita nella carità. Lo dice, in sintesi, Papa Francesco nella Bolla di Indizione del Giubileo, Misericordiae vulnus: È sulla stessa lunghezza d onda che si deve orientare l amore misericordioso dei cristiani. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri. La via della Misericordia Se la preghiera e la vita spirituale sono l ossigeno della misericordia, la via per raggiungerla è la riconciliazione. Il Giubileo della misericordia ha al centro la riscoperta della riconciliazione, sia nel sacramento della confessione, sia nella pratica della penitenza e nel dono dell indulgenza. La consapevolezza che accompagna il Nuovo Testamento e la tradizione della Chiesa è che Dio è misericordioso e chiama a conversione anche i battezzati peccatori. La cura del fratello, però, non è solo un fatto interno alla Chiesa, ma è in se stessa annuncio della riconciliazione offerta a tutti gli uomini. Il mistero di Dio è iniziativa di misericordia per tutti, senza alcuna preclusione, e il senso ultimo del discernimento della Chiesa è di condurre alla salvezza e alla gioia. Le opere della Misericordia Infine, il cammino di riconciliazione si esprime e richiede le opere della misericordia. Il siate misericordiosi è, dunque, una prospettiva personale, ecclesiale e sociale e si esprime nelle classiche opere di misericordia corporale (dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, ospitare i forestieri, visitare i malati, liberare i prigionieri, seppellire i morti) e spirituale (istruire gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, consolare gli afflitti, correggere i peccatori, perdonare chi ha offeso, sopportare le persone moleste, pregare per tutti). Le opere della misericordia esprimono per così dire una morale della vita buona e riguardano soprattutto le omissioni dell agire morale e le indicazioni del bene possibile. Se, dunque, le opere di misericordia corporale toccano la sfera della vita pratica, dei suoi bisogni primari e delle sue situazioni di sofferenza limite, le opere di misericordia spirituale riguardano la crescita della persona e la riconciliazione delle relazioni fino alla preghiera per tutti, con un atteggiamento che colloca il nostro agire sotto lo sguardo della divina misericordia. Il Giubileo della misericordia dovrà trovare operatori forti e coraggiosi della misericordia, perché portino soccorso a questa fatica di vivere. Papa Francesco a tanto ci sprona: «In questo Anno Santo, potremo fare l esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica ( ). Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell amicizia e della fraternità».

15 Verso la sagra il Redentore - settembre pagina 15 Cibo bene comune Nel corso dello scorso anno pastorale siamo stati come attività caritative sollecitati a riflettere sul valore del cibo come bene comune, dalla campagna Una sola famiglia umana, cibo per tutti che ha fra i promotori la Caritas italiana oltre a molti altri organismi e l esposizione universale EXPO 2015 a Milano. La campagna Una sola famiglia umana, cibo per tutti è la versione italiana dell omonima mobilitazione One Human Family. Food for All lanciata a livello internazionale dal Papa e da Caritas Internationalis il 10 dicembre 2013.La Campagna vuole promuovere un cambiamento nel modello di sviluppo a partire dagli stili di vita di ciascuno, con un impegno anche a livello politico affinché tutte le persone, in Italia, in Europa e nel mondo, abbiano accesso al bene comune costituito da un cibo sano, nutriente, giusto. Un cibo prodotto secondo criteri di sostenibilità ambientale e di giustizia nel rispetto della dignità delle persone, contro un sistema che genera fame e spreco assieme, che specula su un bene essenziale come il cibo, che genera violenza e guerra tra comunità. Si tratta di questioni che ci interpellano direttamente in questi tempi di crisi, che sembrano aver ridisegnato anche i confini della povertà e della vulnerabilità: non sono soltanto i paesi poveri a richiedere attenzione; i segni della deprivazione e della sofferenza sono ben presenti nel nostro mondo, assieme ai paradossali sintomi dello spreco e della dissipazione. L esposizione universale di Milano EXPO 2015 ha come tema Nutrire il pianeta, energia per la vita. In essa sono chiamate in causa le tecnologie, l innovazione, la cultura, le tradizioni e la creatività legati al settore dell alimentazione e del cibo. L asse principale è il diritto inalienabile ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti gli abitanti della Terra La preoccupazione per la qualità del cibo in un mondo sempre più popolato (si calcola che nel 2050 gli abitanti della Terra saranno 9 miliardi) si accompagna a scenari di un aumento dei rischi per la quantità globale dei cibi disponibili in virtù dello sfruttamento intensivo e non sostenibile delle risorse naturali del pianeta. Expo Milano 2015 è l occasione per riflettere e confrontarsi sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro mondo: se da una parte c è ancora chi soffre la fame (circa 870 milioni di persone denutrite nel biennio ), dall altra c è chi muore per disturbi di salute legati a un alimentazione scorretta e troppo cibo (circa 2,8 milioni di decessi per malattie legate a obesità o sovrappeso). Inoltre ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate. Per questo motivo servono scelte politiche consapevoli, stili di vita sostenibili e, anche attraverso l utilizzo di tecnologie all avanguardia, sarà possibile trovare un equilibrio tra disponibilità e consumo delle risorse. Questi temi così importanti e così cristiani ci hanno stimolato a riflettere su come tradurli in esperienze concrete e così abbiamo riflettuto che il cibo è già importante nelle nostre azioni caritative: da 10 anni ad esempio il progetto della Dispensa degli alimenti mette al centro la condivisione del cibo con chi si trova in difficoltà economica, riducendo lo spreco attraverso la distribuzione dei beni a fine vita di scaffale della Grande distribuzione o a fine giornata dei forni e promuovendo una raccolta mensile in chiesa dando la possibilità ad ognuno di fare il gesto della condivisione. Ci siamo domandati se queste riflessioni si potevano ulteriormente sviluppare. E nata così l idea di realizzare un ricettario con i volontari e le nonne del diurno che raccogliesse alcune ricette di piatti preparati con gli avanzi, per rinforzare il messaggio di non sprecare il cibo. Avevamo letto che, all interno di EXPO, la Caritas ambrosiana avrebbe realizzato il refettorio ambrosiano, rivolto ai poveri, nel quale ogni giorno grandi chef avrebbero proposto piatti realizzati con gli avanzi raccolti a fine giornata dai padiglioni. Chi meglio degli anziani conosce il valore del cibo, l importanza di non sprecarlo e per questo conosce ricette di cibi che si preparavano proprio per non buttare via nulla? Abbiamo pensato ad un patrimonio da valorizzare e da fare conoscere a chi è più giovane. Le nonne sono state una fonte preziosa e si sono ritrovate a parlarne, perché fa parte del loro vissuto, con meno beni di quello attuale, ma ricco di molti valori. Abbiamo pensato poi di valorizzare queste ricette all interno della sagra 2015, proponendo dei laboratori di cucina nei quali fare concretamente vedere come si realizzano queste ricette. E un modo semplice per diffondere questi messaggi. Nella serata del sabato questi piatti verranno proposti nel menù. Infine mercoledì 9 settembre Gianmarco Marzocchini, già direttore della Caritas di Reggio Emilia, porterà una riflessione sul tema generale Il cibo fra risorsa e spreco, per affrontare la tematica del cibo da diverse angolature: dalla fame al recupero delle eccedenze passando per il tema centrale del diritto al cibo. 10 anni della Dispensa degli alimenti Nella sagra 2015 dedicata al cibo tra risorsa e spreco ricordiamo un compleanno importante per le attività caritative della parrocchia: 10 anni della Dispensa degli alimenti. Ormai 10 anni fa, giugno 2005, la grande distribuzione organizzata venne a proporci il progetto Brutti ma Buoni. Si trattava di ricevere, in quanto onlus, i beni alimentari al termine della vita di scaffale, ma non ancora scaduti, per distribuirli a famiglie bisognose. Non sapevamo bene cosa questo avrebbe comportato, ma con buona dose di coraggio siamo partiti. I volontari come trovarli? Quali locali utilizzare? Ma soprattutto i poveri chi erano? A queste domande abbiamo piano piano dato risposta, mettendo in fila uno dietro l altro i problemi e cercando di trovare le soluzioni possibili. E stato fondamentale, come lo è in ogni progetto, costruire il progetto scaldandosi il cuore, il resto è venuto di conseguenza: tanta gente ha aderito e i poveri hanno bussato sempre più numerosi alla porta, uscendo dall anonimato dei nostri condomini e delle nostre strade. I locali pur molto piccoli ci hanno ugualmente consentito di accogliere. Senza dubbio è stato ed è ancora uno dei progetti più significativi e riusciti della parrocchia e proprio per questo è importante ripercorrerne il significato. Prima di tutto la condivisione, il gesto della condivisione: preparare una sportina di alimenti e sapere che la stiamo preparando per i poveri ci fa capire che è possibile fare qualcosa per gli altri; contrastare lo spreco di beni tipico della nostra società: nei negozi per vendere si devono approntare quantità enormi di alimenti che poi rischiano di essere buttati nella spazzatura se invenduti. Conoscere tante persone: i volontari con i quali si condivide il turno in un clima di gioia e di fatica anche, i poveri che ci sembrano subito tutti uguali ma dei quali piano piano cominciamo a riconoscere le fisionomie e poi i nomi e a volte un pezzetto della loro storia. Toccare con mano la provvidenza sotto forma di storie che si aprono ad una maggiore integrazione nella parrocchia, bambini accolti all oratorio e al centro estivo, poveri che diventano volontari e allora porsi la domanda: ma quale differenza c è fra noi? Poi scoprire che da loro impariamo ad accettare i nostri limiti e alla fine del turno sentire il cuore alleggerito dai pesi della quotidianità. Il significato che ha per ognuno dei volontari si deve propagare alla parrocchia: la parrocchia non è un ente assistenziale, promuove in ambito caritativo dei segni che non si devono fermare ai luoghi dove si svolgono ma devono servire a sensibilizzare la comunità. La raccolta della prima domenica del mese attraverso il cesto che viene messo all ingresso della chiesa è un ponte tra la comunità e la dispensa degli alimenti: è un modo per aiutare a raccogliere i beni necessari ma è soprattutto un modo per educare al gesto della condivisione e per darci la consapevolezza che fra noi, vicino a noi vivono persone che in questa fase della loro storia si trovano nel bisogno materiale per i motivi più diversi. Un cesto traboccante di pannolini, latte, pasta è un segno visibile di tutto questo e ogni prima domenica lo mettiamo idealmente davanti all altare dove si celebra la Eucarestia. E un segno per il territorio, compreso anche da chi non frequenta la chiesa. Per questo promuoviamo la raccolta alcune volte all anno davanti ai supermercati della zona e per questo diffondiamo la raccolta mettendo un invito nelle cassette della posta o consegnandolo ai vicini di casa. Un territorio accogliente e sensibile favorisce la integrazione e può aiutare a creare reti di sostegno che sono quelle che mancano molto spesso a sostegno di situazioni di vulnerabilità sociale. Non siamo i soli che fanno distribuzione alimentare; per la parrocchia deve avere un significato pastorale che va oltre il gesto. E una porta per conoscere chi ha bisogno e per iniziare un percorso di integrazione il più possibile nella normalità. Per concludere non possiamo che dire grazie veramente di cuore a tutti coloro che hanno reso possibile questo progetto, primo fra tutti don Marco, poi i 50 volontari ed infine le tante famiglie. Maria Rita Fontana

16 il Redentore - settembre pagina 16 La sagra del Villaggio e i suoi momenti Le nostre Celebrazioni ORARIO ABITUALE DELLE LITURGIE Da Lunedì a Venerdì lodi 7.30, vespro Lunedì Eucaristia Martedì 9.00 e lectio divina Mercoledì 9.00 Eucaristia Giovedì 9.00 adorazione; Eucaristia Venerdì 9.00 mistagogia; Casa carità Cognento Eucaristia Sabato 8.30 lodi, Confessioni, vespro, rosario, Eucaristia Domenica 9.00 lodi, Confessioni, 9.30, 11 e 19 Eucaristia, vespro, rosario ORARIO CONFESSIONI Sabato don Marco in ufficio Domenica don Fabrizio e p. Lorenzo in chiesa Su appuntamento accordandosi con i preti: don Marco don.marco@gesuredentore.it don Fabrizio fabrizio.rino@tiscali.it p. Lorenzo lorenzo.prezzi@dehoniane.it Sagra di Gesù Redentore 8-13 settembre 2015 Modena, via Leonardo da Vinci Martedì 8 ore 21 dal sagrato in bicicletta, pellegrinaggio a Porta aperta Mercoledì 9 ore 21 incontro con Gianmarco Marzocchini (Caritas Reggio E.) e 10 anniversario della Dispensa degli alimenti Giovedì 10 ore 21 messa con saluto a don Marco Venerdì 11 dalle cena con primi: scoglio, tortellini, lasagne, o con formaggi e marmellate ore 21 Cantaparrocchia Sabato 12 ore laboratori di cucina del riuso dalle cena con piatti del riuso: Maltagliati con legumi o Passatelli o Cous cous; Polpette o Hummus o Frittate con verdure; Torta con pane o Crostate ore 21 Veglia Il Pane della misericordia Domenica 13 ore messa della festa, ore 17 ingresso del Vescovo in duomo (non c è la messa delle 19) dalle 20 cena con gnocco, crescentine, piadine ore spettacolo di Terra di Danza Ogni sera Stand di libri, oggetti d arte, fiori e cucito-ricamo Bar e gelati Slurp; tornei del Memorial Giuly VOI STESSI DATE LORO DA MANGIARE! Eventi del periodo 20 settembre anno catechistico Come gli altri anni domenica 20 alle la messa unica della mattina, con l inizio dell anno catechistico. A seguire le iscrizioni dei ragazzi ai percorsi di fede della catechesi, dell oratorio, dell Acr e degli scout Agesci. Cinque per mille Casa della carità, sportello di ascolto e dispensa degli alimenti, asilo e domeniche dei nonni attività caritative dell associazione di volontariato Maria Immacolata! Oratorio e training, campeggi e centro estivo, concerti e attività culturali... attività di cultura e aggregazione dell associazione p. s. La Balena di Giona. Puoi fare molto con il 5 per Cod. Fisc.: ottobre voti definitivi delle suore Sabato 3 ottobre alle ore 16 suor M. Theofila e suor M. Ina faranno la professione perpetua nella nostra chiesa. Un momento di grande valore personale, molto significativo per la comunità delle Serve di Maria di Galeazza alla quale appartengono, e per la nostra comunità che la ha viste all opera in tanti servizi. Continuiamo a stare insieme nell oratorio! Cari ragazzi e ragazze da 6 a 14 anni, dopo tutte le giornate passate insieme quest estate, dall inizio delle scuole, continuiamo a incontrarci nell oratorio!

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