Dicembre 2004 Anno VIII - n 23

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1 Periodico di cultura venatoria e gestione faunistico - ambientale del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana - Poste Italiane S.p.A. Spedizione in A.P. - 70% - DCB Bergamo - codice ISSN Dicembre 2004 Anno VIII - n 23 COMPRENSORIO ALPINO VALLE BREMBANA

2 Periodico di cultura venatoria e gestione faunistico ambientale del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana Direttore Responsabile Piergiacomo Oberti Coordinatori Flavio Galizzi, Elena Traini Redazione Luigi Capitanio Flavio Galizzi Elena Traini Il Comitato di Gestione Grafica, impaginazione Ferrari Grafiche Hanno collaborato Tiziano Ambrosi, Claudio Betta, Felicino Camozzi, Luigi Capitanio, Sergio Facchini, Gigi Foti, Alessandra Gaffuri, Flavio Galizzi, P. Lanfranchi, Giovanni Locatelli, Gianfranco Milesi, Alberto Mora, Piergiacomo Oberti, Luca Pellicioli, Romano Pesenti, Luigi Poleni, Elena Traini, V. M. Tranquillo, Diego Vassalli, Massimo Vitali il Comitato di Gestione Direzione e Redazione Piazza Brembana (BG) Piazzetta Alpini Tel - Fax : cacciavb@virgilio.it Fotocomposizione e Stampa Ferrari Grafiche - Clusone Editore Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana Registrazione presso il Tribunale di Bergamo, n 29 del 16/07/97 Rivista dei Soci del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana La rivista si avvale della collaborazione di tutti i Soci, con scritti e materiale grafico e foto - grafico, senza impegni da parte della Redazione, che si riserva di vagliare ed eventualmente modi - ficare quanto pervenuto, e tratterrà il materiale nel proprio archivio. La riproduzione anche parziale è vietata, salvo il consenso degli autori e del Comitato di Gestione. In copertina: Il riporto Foto di Elena Traini SOMMARIO Editoriale 3 Attualita Osservazioni al Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Naturale Regionale delle Orobie Bergamasche 4 Lettere 8 Commissioni di lavoro Ungulati 9 Tipica 10 Capanno 11 Lepre 12 Stanziale ripopolabile 12 Gestione e cultura venatoria INTERVISTA ALL ASSESSORE PROVINCIALE LUIGI PISONI La Redazione 13 CAPITALISMO E CAPITALISTI Gigi Foti 15 INTERVISTA AL CONSIGLIERE REGIONALE PIETRO MACCONI La Redazione 17 QUEL TESORO DI UN GALLO FORCELLO La Redazione 19 SERATA SULLA BIOLOGIA E GLI ASPETTI SANITARI DEGLI UNGULATI SELVATICI DELLE OROBIE Luca Pellicioli 20 CORSI PER ASPIRANTI CACCIATORI Luigi Capitanio 21 IL BRUCH NON C È PIÙ Elena Traini 22 INSERTO SPECIALE: INTERAZIONI SANITARIE TRA OVINI E CAMOSCI NELLE ALPI ORIBIE Autori Vari 23 TROFEO SALADINI PILASTRI 2004 Alberto Mora 31 Rubriche Appunti di biologia animale Accorgimenti per insegnare a bambini e adulti a giocare con cani e gatti Tiziano Ambrosi 32 Per saperne di più La Rabbia Giovanni Locatelli 35 Armi e balistica Botta e risposta (Seconda parte) Sergio Facchini 36 Letti per voi Luigi Capitanio 43 Racconto Apertura... e le cotorne del Ger Romano Pesenti 44 Spigolature culinarie Camoscio in salmì 46 Informazioni e scadenze La Redazione 47 L angolo della poesia Preghiera del cacciatore di montagna Claudio Betta 50 IV di copertina: Fagiano di monte 2

3 La scadenza del Consiglio Provinciale della scorsa primavera è coincisa anche con la conclusione del secondo mandato dei Comitati di Gestione dei Comprensori Alpini, pertanto è imminente la nomina dei nuovi componenti che saranno chiamati a reggere le sorti del Comprensorio nei prossimi quattro anni. Dopo circa dieci anni di partecipazione alla gestione della caccia, per libera scelta, e nella convinzione di essermi sempre costantemente impegnato per il bene della caccia, non farò più parte del nuovo direttivo. Una decisione presa serenamente nonostante le manifestazioni di riconoscenza che provenivano dalla mia Associazione e dai tanti Amici cacciatori che mi invitavano a proseguire questa esperienza. È gratificante sentire la fiducia delle persone con cui ho lavorato con passione, per cercare in ogni circostanza di migliorare la soddisfazione venatoria di noi tutti cacciatori di montagna, anche se il più delle volte non è stato facile destreggiarsi in un contesto che mutava rapidamente, e di solito non a nostro favore. Ma con costanza e dove le norme lo consentivano, si è introdotto un modo di gestire molto diverso del passato, che indubbiamente ha portato a miglioramenti. Forse sarebbe limitativo fermarsi solo ad analizzare dati statistici comparativi, che per altro già vengono pubblicati sulla nostra rivista; ritengo che, senza trionfalismi, confermano il buon operato del Comitato nel gestire la Fauna Alpina. Ritengo altrettanto meritevoli di considerazione tutte le azioni e iniziative promosse dal Comprensorio per riqualificare e rivalutare la nostra categoria verso il mondo che ci circonda, per ottenere credibilità e uscire da una posizione marginale, molto insidiosa per il proseguimento dell attività venatoria. Il merito di tutto questo va riconosciuto a tutta la squadra del Comitato che negli anni ha saputo tenersi unita, e ha saputo coinvolgere un crescente numero di Soci a collaborare attivamente. Ai nuovi gestori lasciamo un Comprensorio sano e vitale, in cui si sono tracciate alcune linee-guida con l obbiettivo primario di conoscere e salvaguardare la selvaggina, evitando fin dove possibile di propendere per soluzioni politiche anziché tecniche, perché questo era l impegno preso con i cacciatori brembani fin dalla nascita del Comprensorio. Mi auguro pertanto che questo stile venga mantenuto anche in futuro. Attualmente si stanno materializzando alcune grosse incognite che potrebbero condizionare pesantemente il futuro della caccia in Zona Alpi: il Parco delle Orobie Bergamasche di istituzione Regionale e le Zone S.I.C. (Siti di Interesse Comunitario) di istituzione Europea. Queste, se attuate con le modalità di cui siamo a conoscenza, porterebbero certamente ad una drastica riduzione sia del territorio cacciabile che delle specie da prelevare, relegando il cacciatore a poco più di un semplice passeggiatore della montagna. Sono certo che il nuovo Comitato avrà la volontà e le capacità di affrontare questi scottanti problemi e trovare un giusto equilibrio per soddisfare le legittime aspirazioni del cacciatore. Alla Redazione e a tutti i Collaboratori della nostra magnifica rivista un grazie con stima. A tutti i Soci e simpatizzanti un cordiale augurio di Buone Feste. Piergiacomo Oberti S. Torriani 3

4 OSSERVAZIONI AL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL PARCO NATURALE REGIONALE DELLE OROBIE BERGAMASCHE Attualita La legislazione vigente (Nazionale, Regionale e Provinciale) detta precise norme per la salvaguardia della Fauna selvatica. In particolare il Piano Faunistico-Venatorio della Provincia di Bergamo (approvato dal Consiglio provinciale con deliberazione n 77 del ), ha individuato un territorio destinato alla conservazione faunistica (istituendo definitivamente le Oasi di Protezione e altri Istituti di conservazione) fino alla copertura del 20% del TASP nella Zona Alpi (L.N. n 157/1992, art. 10; L.R. n 26/1993, art. 24), nel quale è vietata l attività venatoria. Il Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.) del Parco, propone l estensione del Parco di ettari con l obiettivo primario (v. pag. 70) di applicare il divieto venatorio, in quanto...territorio (il Parco Naturale), i cui principali connotati risultano quelli di un area da sottoporre a un divieto di tipo venatorio e soprattutto mirato alle...specie oggetto di caccia... per un intervento stabile e duraturo di conservazione. Con questi presupposti vengono minati i principi dettati comunque dalla Legge sulla conservazione della Fauna selvatica tramite un oculata gestione venatoria (L.N. n 157/1992; L.R. n 26/1993; Piano Faunistico-Venatorio della Provincia di Bergamo, 2000). Non si capisce bene come sarà attuato il divieto di caccia in quanto: le Norme tecniche di attuazione Capo II I regimi di tutela, art. 22, B.1. (v. pag. 156), prevedono: E vietato l esercizio venatorio nella zona definita Parco Naturale dove sono consentiti esclusivamente abbattimenti sanitari e selettivi......viene demandato all Ente gestore del Parco (e ad un ipotetico Piano di Settore Faunistico, se adottato) che assume il coordinamento della gestione faunistica, impartisce direttive e prescrizioni vincolanti ed esprime parere preventivo sui piani faunistico-venatori (v. pag. 162). E risaputo che la salvaguardia della fauna selvatica non avviene attraverso la chiusura dell attività venatoria, ma attraverso una gestione integrata del territorio (attività agrosilvo-pastorali, turismo nelle più svariate forme, impianti sciistici, viabilità, infrastrutture, caccia,...) e soprattutto con la sensibilizzazione, l approvazione e la partecipazione attiva della popolazione e nel ri- 4

5 spetto delle tradizioni locali (anche venatorie) A questo proposito la componente venatoria non è mai stata sentita (le consultazioni sono state riservate esclusivamente ai Comuni v. pag. 15). Nel P.T.C. del Parco, per il Gallo cedrone, si legge quanto segue (v. pag. 78): Nonostante la caccia a questo tetraonide sia vietata da decenni e non si registrino da anni azioni di bracconaggio, la situazione...appare alquanto precaria.... A dimostrazione che il problema della sopravvivenza di questa specie non è legata al divieto venatorio. Bocca M. (1986 e 1987) in Val d Aosta ed Ellison L.N. et al. (1984 e 1985) in Francia, hanno rilevato che non vi sono differenze significative per le popolazioni di Fagiano di monte che vivono in aree cacciate e in aree protette se non sulla densità di maschi. Questi autori inoltre sostengono che un corretto prelievo venatorio può essere sopportato abbastanza bene da popolazioni che vivono in un habitat sufficiente a garantire le proprie esigenze biologiche. Questo aspetto è stato rilevato anche nell indagine scientifica sui Galliformi alpini della Val Brembana, condotta dal dott. Ivano Artuso (responsabile scientifico della ricerca) e dalla Università di Udine, Dipartimento di Scienze delle Produzioni Animali (referente dott. Stefano Filacorda). Alcuni dati preliminari vengono riportati in allegato. Si evidenzia che, pur avendo dati variabili da parametro a parametro, da anno a anno, da specie a specie (Forcello, Coturnice), non si riscontrano differenze statisticamente significative tra territorio cacciato e territorio protetto, se non alcuni parametri tendenzialmente più favorevoli nelle aree cacciate per entrambe le specie. L unica differenza statisticamente più favorevole per le aree protette è sul numero totale di maschi di Forcello censiti in primavera. I risultati confermano inoltre una tenuta dei riproduttori (censimenti primaverili) dal 1996 e un buon successo riproduttivo degli ultimi anni (censimenti estivi) e pertanto una generale tendenza della tenuta delle popolazioni di Forcello e di Coturnice. Anche i dati degli abbattimenti dal 1995, confermano questa tendenza. Per contro, in alcuni siti rilevati, le densità non sono a livelli ottimali, in quanto l habitat non è più, estensivamente, idoneo. A questo aspetto, meramente tecnico, si aggiunga anche quello della sensibilizzazione e della crescita tecnico-culturale che il Progetto Galliformi alpini della Val Brembana ha determinato nel cacciatore e nella gestione di queste specie. Si fa notare che la scelta, coraggiosa e lungimirante, di effettuare e di finanziare il Progetto di ricerca, è stata esclusivamente del Comitato Tecnico di Gestione del Comprensorio della Val Brembana. Le seguenti 3 specie, Pernice bianca, Lepre alpina e Stambecco, definite nel P.T.C. del Parco (v. pag. 70) di rilevante interesse faunistico-venatorio e, come tali, meritevoli di interventi mirati di una tutela a lungo termine, sono, in Val Brembana, protette da tempo. Lo Stambecco è protetto dalle normative nazionali e regionali; in Val Brembana gli ultimi abbattimenti di Lepre alpina sono avvenuti nel 1994 con 25 capi, mentre per la Pernice bianca sono avvenuti nel 1991 con 4 capi; nonostante il divieto dell attività venatoria, la situazione delle popolazioni di queste due ultime specie pare non sia migliorata. In altre province italiane (Bolzano e Trento), dove vi è una spiccata e riconosciuta sensibilità alla protezione dell ambiente e delle specie selvatiche, nei Parchi Naturali la caccia non è vietata, ma tenuta sotto controllo. Per esempio nel Parco Naturale Adamello Brenta (Trentino) è consentita la caccia al Fagiano di monte nella presente stagione venatoria 2004 (v. in allegato: Prescrizioni tecniche 2004/2005 per l esercizio della caccia in Provincia di Trento, art. 2, comma 2.2). In Alto Adige sono stati effettuati abbattimenti di Stambecco (ai sensi dell art 4, comma 4, della Legge Provinciale sulla Caccia del n.14, modificata con Legge Provinciale del 28 novembre 1996, n. 23 e con Legge provinciale dell 11 febbraio 2000, n. 4) nei Parchi naturali, ed inoltre, dal 1997, abbattimenti di Cervo all interno del Parco Nazionale dello Stelvio. In Svizzera, nelle aree protette, si attua il controllo venatorio del Cervo e dello Stambecco. In Austria la pratica venatoria nei Parchi Nazionali è consentita. I recuperi ambientali a fini faunistici dovrebbero rappresentare uno degli strumenti più coerenti di gestione faunistica, così come indicato dall Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (Genghini M., 1994) ed effettuato ormai in molte località italiane e straniere. Il Comprensorio Venatorio della Valle Brembana, tramite gli orientamenti tecnici predisposti dal Progetto Galliformi, dal 1997 ha effettuato, in alcune loca- 5

6 lità, interventi di miglioramento ambientale volti soprattutto al recupero dei pascoli, delle loro strutture e della loro viabilità d accesso (sfalcio e decespugliamento del pascolo, semina, canalizzazione acque sorgive, vasche di raccolta, ripristino pozze e sentieri, ristrutturazione casera e baite). Tutto questo è stato realizzato mediante l intervento finanziario del Comprensorio, ma soprattutto grazie all opera volontaria di molti cacciatori che hanno messo a disposizione tempo e lavoro. Se con il Parco venisse chiusa la caccia, inevitabilmente verrebbe perso questo prezioso contributo volontario per la salvaguardia dell ambiente e della fauna. Con ciò non si vuole sottrarre l attenzione alla situazione attuale delle specie più sensibili (come ad esempio i Galliformi alpini), che meritano sicuramente tutta l attenzione e un oculata gestione globale di tipo faunistico/venatorio, ambientale e antropica. La serena convivenza tra cacciatore e fauna selvatica è possibile; lo dimostra in modo inconfutabile la crescita di tutte le popolazioni di Ungulati presenti in Val Brembana, a partire dal dopo guerra ad oggi. Questa tendenza si sta verificando in tutta Italia (Alpi e Appennini) anche dove la pressione venatoria è molto elevata. Viene condiviso e rappresenta la sommatoria d intenti auspicabile per la salvaguardia delle specie, dell habitat e delle tradizioni delle popolazioni locali, quanto indicato di seguito:... In sintesi la caccia va intesa come gestione del patrimonio faunistico, non può quindi configurarsi se non come prelievo calcolato rispetto ad un patrimonio di entità nota. Ciò conduce a disporre sul territorio appropriati istituti, a realizzare accertamenti delle consistenze, ad attuare conseguenti piani di abbattimento, tendenti al raggiungimento delle massime capacità faunistiche ambientali, come previsto dalla Legge n 157. Un ottica questa, non staticamente protezionistica, ma positivamente conservazionistica,...in tale visione si inserisce anche l opportunità di una sempre più qualificata preparazione del cacciatore, oltre che per la gestione degli Ungulati, anche per la selvaggina tipica alpina...(piano Faunistico-Venatorio della Provincia di Bergamo v. pag. c della premessa);... Un errore non marginale è costituito dagli eccessi farisaici contro i cacciatori, demonizzati a priori come forze sociali spregevoli, anche se molta protezione della natura può voler dire, in un paese equilibrato e corretto, anche molta caccia, senza che ciò significhi nè crudeltà, nè estinzione delle specie da proteggere...(da: Il malessere dei Parchi articolo di Eugenio Turri del 1996, citato dal PTC del Parco a pag. 8 e 9). Nel piano Territoriale di Coordinamento non viene menzionata la possibilità di cacciare i migratori (sasselli, bottacci, cesene, beccacce, ecc) specie appartenenti alla cultura e tradizione venatoria delle valli bergamasche, pertanto alla luce di quanto suddetto, non si ha nessuna certezza se e come si potrà esercitare l attività venatoria, ma tutto viene demandato alle future decisioni di chi gestirà il Parco. Nell ipotesi di istituzione del parco, l attività venatoria deve continuare ad essere gestita con le attuali modalità perciò non si ravvisa alcuna necessità di introdurre sul territorio brembano ulteriori limitazioni, vincoli e/o divieti in aggiunta a quelli già previsti dalle norme statali, regionali e provinciali in materia venatoria e protezione faunistica. Si auspica che questo documento rappresenti un valido strumento per le Amministrazioni, qualora vengano chiamate a formulare osservazioni o proposte in merito alla stesura del Piano Territoriale di Coordinamento. 6

7 BIBLIOGRAFIA CITATA - Bocca M., Situazione delle popolazioni valdostane di Pernice bianca, Fagiano di monte e Coturnice e problemi di gestione venatoria. In: Dessi Fulgheri e T. Mingozzi (red.). Atti Seminario Biologia Galliformi. Arcavacata, Cosenza 1985: pp Bocca M., 1987 Studio sulle popolazioni valdostane del Fagiano di monte Tetrao tetrix. Reg. Aut. Valle d Aosta Assessorato Agr. For. E Ambiente Com. Reg della Val d Aosta. Aosta: pp Ellison L.N. et al., 1984 Le Tetras lire (Lyrurus tetrix). Dynamique des populations, chasseet biotope de reproduction dans les Alpes francaises. Office National de la Chasse, Paris :pp Ellison L. N., Magnani Y., 1985 Elements de dynamique de popolatione du Tetras lire (Lyrurus tetrix) dans les Alpes francaises. Gibier Faune Sauvage, 2 (4): pp Genghini M., 1994 I miglioramenti ambientali a fini faunistici. Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. Documenti Tecnici n. 16. Nota 811/2004 Università degli Studi di Udine. Stralcio Progetto Galliformi Alpini Prescrizioni Tecniche 2004/2005 Provincia di Trento. 7

8 TROVANDOCI DI FRONTE AL PROBLEMA PAR- CO, E ALLE SUE POSSIBILI INTERFERENZE, AN- CHE PESANTI, SULLA CACCIA, E NELLA NECES- SITÀ DI OFFRIRE IL NOSTRO CONTRIBUTO ALLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI DELLA VALLE, INTERPELLATE DAGLI ORGANISMI REGIONALI PER ESPRIMERE UN PARERE SUL PIANO TER- RITORIALE DI COORDINAMENTO DEL PARCO REGIONALE DELLE OROBIE BERGAMASCHE, ABBIAMO INVIATO AI SINDACI QUESTA LETTERA, CON ALLEGATE LE NOSTRE OSSERVAZIONI, CHE RIPORTIAMO INTEGRALMENTE ALLA PAGINA SE- GUENTE, DEDICATA ALL ATTUALITA Ai Sigg. Sindaci Comuni del C.A.V.B. loro sedi Al Presidente Piero Busi Comunità Montana Via Tondini n PIAZZA BREMBANA Prot. n. 346/OP/ar Piazza Brembana, Il Comprensorio Alpino Valle Brembana, è una struttura associativa istituita con Legge Regionale che persegue scopi di programmazione dell esercizio venatorio e di gestione e protezione della fauna Selvatica. Le principali attività del Comprensorio sono improntate ad una corretta gestione della fauna selvatica, tutela delle produzioni agricole, valorizzazione e ricomposizione di habitat idonei al mantenimento della fauna selvatica, tutela dell ambiente e del territorio di propria competenza (di circa ettari). Il Comprensorio Alpino è retto da un Comitato Tecnico che è composto da 12 rappresentanti di varie associazioni Venatorie e protezionistiche, ed Enti Pubblici Provincia e Comunità Montana. Nell anno in corso il Comprensorio Alpino Valle Brembana, registra cacciatori iscritti che praticano le varie forme e specializzazioni di caccia. In questa ottica di ente Gestore della caccia programmata sul territorio, e con l esperienza acquisita in questi anni di gestione dell attività venatoria, il Comitato Tecnico del Comprensorio Alpino sottopone alla Vostra cortese attenzione alcune osservazioni e considerazioni relative alla attività venatoria qualora venisse istituito il Parco delle Orobie. Riteniamo anche importante informare che il Comprensorio Alpino per una corretta tutela e gestione della Tipica Fauna Alpina, in modo particolare quella autoctona, si avvale da anni della qualificata collaborazione di eminenti studiosi come il Dott. Stefano Filacorda biologo ricercatore dell Università di Udine e del Prof. Ivano Artuso studioso ricercatore e responsabile del Progetto Galliformi, che consiste in una approfondita ricerca scientifica condotta sul nostro territorio per valutare lo sviluppo, la consistenza e lo stato di salute della Coturnice, del Gallo Forcello e della Pernice Bianca. E con spirito costruttivo e di collaborazione che sottoponiamo quindi alla Vostra attenzione queste osservazioni con l auspicio che Vi facciate interpreti presso le opportune sedi, delle nostre istanze volte al mantenimento di una corretta attività venatoria all interno del Parco delle Orobie, nel rispetto di una tradizione secolare che si tramanda da generazioni. Rimaniamo a disposizione per fornire ogni eventuale ulteriore chiarimento e l occasione ci è gradita per inviare Distinti saluti. Il Presidente Piergiacomo Oberti 8

9 Commissioni La caccia sta per terminare, anche se ancora non è possibile esprimere valutazioni generali sulla stagione venatoria, almeno per quanto riguarda la caccia al capriolo le prime impressioni sono già ben definite. Ed è di questo che si scrive. Il piano di prelievo, come da alcuni anni a questa parte, viene concordato in sede di Commissione con gli Agenti di Polizia Provinciale dopo una valutazione dei censimenti, e più in generale sulla tendenza di crescita o di diminuzione della consistenza di caprioli. Purtroppo da ormai due anni la popolazione di caprioli presente nel comprensorio mostra segni di sofferenza, riscontrabile in una costante contrazione numerica; in modo ancor più preoccupante questi campanelli d allarme si sono accentuati attraverso il ritrovamento di numerosi caprioli deceduti durante il fine inverno e gli inizi della primavera. Nonostante queste difficoltà il piano di prelievo discusso in Commissione aveva trovato l approvazione di tutti i convenuti, Vigilanza compresa. La riunione per la stesura del piano di prelievo è stata anche l occasione per analizzare le cause dei numerosi ritrovamenti, decessi non sempre comprensibili visto che in alcuni casi le condizioni fisiche non erano tanto scadenti da giustificarne la morte. Come riferito nel precedente numero della rivista, le cause maggiori di queste perdite erano state attribuite alle anomali precipitazioni nevose di primavera, accentuate anche da un crescente randagismo soprattutto nelle vicinanze delle abitazioni. In quell occasione si era tracciato pertanto un profilo della situazione reale che, per quanto preoccupante, non si poteva certamente definire drammatica. Oggi ci apprestiamo a completare il quadro sulla valutazione qualitativa dei caprioli prelevati, un elemento conoscitivo in più, soprattutto in riferimento al peso dei capi portati alla verifica che, come ogni anno, è da noi considerato una specie di cartina di tornasole. Rispetto alle ultime quattro stagioni, dove il valore ponderale dei caprioli aveva registrato un leggero ma costante incremento, quest anno il peso medio segna invece un inversione di tendenza abbastanza significativa, soprattutto nei soggetti giovani, che denunciano anche un aumento di infestazioni parassitarie generalizzato. Ci auguriamo che questa tendenza negativa sia solo causata dal tardivo rinnovo vegetativo dovuto al prolungato inverno, e non una generale scadenza qualitativa della popolazione. È noto comunque che l alta capacità riproduttiva della specie solitamente rimpiazza in breve tempo le perdite subite, a patto però che la qualità dei riproduttori sia elevata. Dal canto nostro, come sempre, l impegno di analizzare a fondo la situazione per decidere al meglio nelle scelte di programma. La scadenza del mandato che coinvolge la Commissione Ungulati non consente, per ovvie ragioni, di programmare la stagione dei censimenti al capriolo in modo da pubblicare il calendario delle uscite già in questa edizione del giornalino. Siamo comunque fiduciosi che questa programmazione, vista la necessità di approfondire la conoscenza della materia, sia una delle priorità che i membri del prossimo direttivo andranno a soddisfare. Invitiamo pertanto tutti i cacciatori di ungulati a mantenere un frequente contatto con il responsabile del proprio settore per il calendario dei censimenti primaverili. A nome di tutta la Commissione Vi auguro Buone Feste. Luigi Capitanio 9

10 ABBATTIMENTI AVIFAUNA TIPICA ALPINA 2004 avifauna tipica alpina La stagione 2004 di caccia all Avifauna Tipica Alpina si è chiusa dopo 7 giornate, tre in più rispetto al 2003, dal 03 Ottobre al 24 Ottobre, per il completamento dei piani di prelievo che autorizzavano complessivamente 55 Forcelli e 30 Coturnici, quantità emersa dai censimenti che rispecchiano le indicazioni scientifiche laddove indicano che un Piano sostenibile per le specie di galliformi alpini non può eccedere il 15-20% delle consistenze tardo estive. Gli abbattimenti di Forcelli (55), distribuiti su 7 giornate, sono stati esattamente pari al piano autorizzato, mentre per la Coturnice il prelievo dopo tre giornate si è fermato a 29, cioè un capo in meno rispetto al numero massimo consentito. Da una prima analisi dei dati, emergono delle indicazioni positive relative al rapporto tra soggetti giovani e adulti: - per il forcello un abbattimento di giovani pari al 76% - per la coturnice dell 85%. Dati perfettamente in linea con le nostre aspettative. Da evidenziare che la partecipazione ai censimenti estivi è stata poco sentita, infatti si è riscontrato un notevole calo del numero di uscite per cacciatore, specialmente in alcuni settori. Più territorio si copre, più aumentano le probabilità di censire, e di conseguenza aumenta la possibilità di poter chiedere un piano di prelievo maggiore e allungare magari di qualche giornata la caccia al forcello e coturnice; cerchiamo in futuro di ricordarcelo. PIAZZA BREMBANA gallo forcello coturnice DATA specie Juv. Ad. Juv. Ad. 3-ott-04 gallo forcello 3 0 coturnice ott-04 gallo forcello 3 0 coturnice ott-04 gallo forcello 1 3 coturnice ott-04 gallo forcello ott-04 gallo forcello ott-04 gallo forcello ott-04 gallo forcello 3 0 gallo forcello coturnice DATA specie Juv. Ad. Juv. Ad. 3-ott-04 gallo forcello 5 0 coturnice ott-04 gallo forcello 7 1 coturnice ott-04 gallo forcello 4 1 coturnice ott-04 gallo forcello ott-04 gallo forcello ott-04 gallo forcello 24-ott-04 gallo forcello 2 1 SERINA gallo forcello coturnice DATA specie Juv. Ad. Juv. Ad. 3-ott-04 gallo forcello 2 0 coturnice ott-04 gallo forcello 4 1 coturnice ott-04 gallo forcello 1 1 coturnice ott-04 gallo forcello ott-04 gallo forcello ott-04 gallo forcello ott-04 gallo forcello 0 0 TOTALI gallo forcello coturnice DATA specie Juv. Ad. TOT. Juv. Ad. TOT. 3-ott-04 gallo forcello coturnice ott-04 gallo forcello coturnice ott-04 gallo forcello coturnice ott-04 gallo forcello ott-04 gallo forcello ott-04 gallo forcello ott-04 gallo forcello Piergiacomo Oberti 10

11 capanno Ci stiamo avviando lentamente, ma inesorabilmente, a conclusione di una stagione venatoria che se per certi aspetti è da ricordare, per altri è meglio dimenticare in fretta, ma che in ogni caso dovrebbe portarci a riflettere in futuro sul reale impegno di taluni amici dei cacciatori e anche di noi stessi, capaci come siamo di mugugnare al bar o nelle piazze di paese, ma quando dobbiamo far sentire le nostre ragioni affondiamo la testa nelle spalle e ci vergogniamo di farci vedere in giro. Vediamo comunque di analizzare gradualmente questa annata venatoria, iniziata in sordina e all insegna del bel tempo, con ancora nella mente la scorsa stagione che ci aveva regalato un passo straordinario di Tordi Bottacci e, che invece ci ha lasciato con un po di amaro in bocca perché abbiamo assistito ad un transito sulle nostre vallate piuttosto scarso sia di questa specie che di merli. Nel frattempo la meteorologia ci ha messo lo zampino, perché la tanto agognata acqua alla fine è arrivata e praticamente ci ha dato un mese di ottobre all insegna del brutto tempo, anche se ci ha regalato un passo sostenuto di Fringuelli e Peppole. I Sasselli, che una volta ristabilitosi il tempo si sperava risollevassero le sorti di una stagione mediocre, per la maggior parte dei migratoristi hanno rappresentato solo una speranza, purtroppo rimasta tale a conferma del detto che chi vive sperando muore... Per fortuna siamo tuttora interessati da uno straordinario passo di Viscarde, tale da essere paragonato a quello dei Bottacci dello scorso anno, ma a differenza di quest ultimi, che avevano coinvolto e divertito tutti i cacciatori migratoristi, questo bellissimo turdide è appannaggio dei più fortunati che hanno i loro appostamenti situati a quote più elevate rispetto alla maggior parte dei capannisti, che però non mollano sperando che magari la neve dia loro una mano facendole abbassare a quote più basse. Esaurito questo argomento, che però rappresenta l essenza del nostro essere cacciatori, vediamo perché sarebbe opportuno dimenticare questa stagione venatoria, la cui dolente nota è rappresentata dalla sconcertante farsa riguardante l apertura e la chiusura dei roccoli, che già a suo tempo la Regione Lombardia aveva autorizzato riducendone dapprima il numero portandoli dai 24 dello scorso anno ai 19 di quest anno, senza contare, ed è ancora più grave, la diminuzione dei presicci catturabili nonostante la richiesta della Provincia di poterne avere un più elevato numero da conferire ai capannisti. Ora, se è scontato che da parte delle organizzazioni ambientaliste ci si aspettino i soliti attacchi e i classici bastoni tra le ruote, non è altrettanto scontato che, da parte degli organi competenti del governo regionale, vi sia una superficialità tale da consentire a chiunque di impugnare delle delibere regionali annullandone l efficacia. Se, come per le cacce in deroga si fosse adottata una legge apposita, ci saremmo sì aspettati i soliti attacchi e i classici bastoni tra le ruote, senza successo, ma nessuno si aspettava che, da parte degli organi competenti, ci fosse una superficialità tale da consentire a chiunque di impugnare delle delibere regionali annullandone l efficacia. Se si fosse adottata un legge apposita forse non avremmo assistito a questo balletto indecoroso e irritante, per il quale purtroppo ancora una volta chi ci ha rimesso siamo stati noi cacciatori capannisti. È evidente che di fronte a questi fatti, anche il ruolo della nostra Commissione, come del resto di altre componenti il mondo venatorio, rischia di essere del tutto svuotato di ogni suo significato, ma nonostante questo il nostro impegno non è mai venuto meno, continuando mensilmente a trovarci, quanto meno per scambiarci impressioni, e per quanto è nelle nostre possibilità per valutare eventuali prese di posizione da adottare affinché si possa migliorare il modo di realizzare con soddisfazione la nostra passione. Avviandoci al termine del mandato, colgo l occasione per ringraziare tutti i componenti della nostra Commissione per l impegno profuso nell espletamento del ruolo per cui siamo stati chiamati, sperando magari di poter continuare a collaborare anche in futuro. Credo a questo proposito di poter estendere a chiunque sia interessato l invito a dare la propria disponibilità per entrare a far parte in futuro della Commissione stessa, dando così modo di arricchirla con nuove esperienze e contributi. In occasione delle prossime Festività Natalizie, non mi rimane che augurare a tutti i cacciatori e alle loro famiglie i più sinceri auguri perché possano trascorrerle serenamente, rallegrate magari da un bel piatto di polenta e osèi. Felicino Camozzi E.Traini 4 11

12 lepre Nell approssimarsi della fine della stagione venatoria è doveroso stilare un primo bilancio di quello che è stata la stagione di ripopolamento e quella venatoria. Nell ultima commissione, vari commissari hanno fatto notare lamentele da parte di molti cacciatori a riguardo di una diminuzione di lepri sul territorio del C.A. Le valutazioni fatte dalla commissione hanno portato a individuare alcune cause che possono aver causato questo calo: 1- La stagione invernale che si è protratta fino alla 1 decade di maggio con abbondanti nevicate, così da determinare il ritardo delle nascite dei leprotti e la probabile perdita della prima fase di riproduzione; 2- l aumento constatato dai rilevamenti notturni in collaborazione con la Polizia provinciale dei nocivi presenti sul territorio; 3- il minor numero di lepri lanciate rispetto agli altri anni, considerato l alto costo di ogni capo acquistato per il ripopolamento per la stagione A fronte di questo, la Commissione, valutati i preventivi presentati dalle varie ditte ha proposto al C.T.G l acquisto di n 100 lepri dalla ditta Boggero Luigi fornitrice di lepri d allevamento, considerato che la stessa, negli anni precedenti ci ha sempre fornito lepri di buona qualità con un riscontro maggiore come presenza sul territorio. La commissione lepre è ormai giunta alla scadenza del proprio mandato, per cui mi sento in dovere di ringraziare tutti i commissari per la collaborazione data in questo periodo di lavoro, che spero abbia portato soddisfazione a tutti i segugisti. Un ringraziamento particolare ai componenti del C.T.G per la disponibilità e l attenzione dimostrata nei nostri confronti e di tutti i segugisti. Un augurio sincero di buon lavoro ai componenti del C.T.G che verranno nominati prossimamente. Siamo ormai vicini alle feste natalizie quindi colgo l occasione per augurare a tutti i cacciatori e alle loro famiglie Buone Feste Milesi Gianfranco stanziale ripopolabile Il 30 ottobre, con la distribuzione della selvaggina ripopolabile, si è concluso il piano di lanci di quest anno. Per la prima volta sono stai effettuati, speriamo con successo, due lanci pronta caccia, come deciso dall assemblea dei cacciatori che praticano questa forma di caccia. La commissione spera di aver interpretato nel migliore dei modi le attese dei cacciatori, anche se qualche disguido potrà essersi creato (cose che possono capitare), ma che sicuramente non è stato fatto in malafede; purtroppo è molto difficile accontentare le esigenze di tutti. Ad ogni modo siamo disponibili ad accogliere suggerimenti e proposte per il prossimo anno, per poter ulteriormente migliorare la gestione di questo tipo di caccia. Ringraziamo tutti quelli che a vario titolo hanno collaborato e ci auguriamo di aver il loro impegno anche per il futuro lavoro, che sicuramente non mancherà. Un augurio a tutti. Luigi Poleni 12

13 INTERVISTA ALL ASSESSORE PROVINCIALE ALL AGRICOLTURA, CACCIA E PESCA LUIGI PISONI La Redazione AVVIANDOSI PER IL NOSTRO COMPRENSORIO, E PER L ASSESSORATO PROVINCIALE ALLA CACCIA, UN NUOVO MANDATO AMMINI- STRATIVO, LA REDAZIONE HA RITENUTO IMPORTANTE REALIZZARE UN INTERVISTA CON L ASSESSORE LUIGI PISONI, CHE NEI PROSSIMI CINQUE ANNI SVOLGERÀ, O MEGLIO CONTI- NUERÀ A SVOLGERE, LE FUNZIONI DI ASSESSORE ALLA CACCIA. VE LA PROPONIAMO PER INTERO, RINGRA- ZIANDO L ASSESSORE, A NOME DI TUTTI I SOCI, PER LA SUA DISPONIBILITÀ. D.: Le elezioni di primavera hanno riconfermato la squadra che governerà per i prossimi cinque anni la nostra Provincia, e Lei è stato scelto di nuovo come Assessore all Agricoltura Caccia e Pesca. Una riconferma che la onora e di cui ci compiacciamo. Non serve qui ribadire come i cacciatori si sono dimostrati amici di questa Amministrazione, confermando una loro sostanziale adesione ai progetti sviluppati in questi ultimi anni e fiducia negli indirizzi per il futuro. Pensa di poter formulare delle linee guida generali che caratterizzeranno il suo nuovo mandato? R.: Naturalmente il programma di ogni mandato amministrativo non può essere la fotocopia di quello precedente, anche perché il quadro normativo e la situazione faunistica sono in rapida evoluzione, pertanto è necessario un rapido e costante aggiornamento delle linee guida. Occorre innanzitutto proseguire nell opera di sdoganamento dell immagine del cacciatore affinché anche dal punto di vista sociologico si possa riscontrare una diversa percezione del mondo venatorio da parte dell opinione pubblica. In concreto occorre approfondire le sinergie dei CA e ATC con le istituzioni che si occupano di pianificazione del territorio, nonché con le istituzioni che si occupano della sanità del bestiame domestico e selvatico. Nel precedente mandato erano ancora in embrione istituti come i parchi naturali, le Zone di Protezione Speciale e i Siti di Interesse Comunitario che nei prossimi anni condizioneranno sempre più l uso del territorio a fini faunistico-venatori e richiederanno da parte dei dirigenti del mondo venatorio un approccio molto più approfondito. Invito questi ultimi a leggere la sfida della gestione faunistico-venatoria non solo sulla base delle disposizioni legislative in materia di caccia, ma anche, e soprattutto nei prossimi anni, sulla base della normativa riguardante le aree protette. Ad ogni buon conto, anticipo sin d ora che l avvio di questo mio secondo mandato sarà occupato anche dal rinnovo del Piano Faunistico Venatorio Provinciale. D.: Anche il nostro Comprensorio Alpino è in attesa delle nomine dei rappresentanti dei cacciatori all interno del Comitato di gestione, che la nuova legge affida, da quest anno, alle indicazioni delle Associazioni venatorie provinciali più rappresentative. Riteniamo che il ruolo della 13 Nick Edel

14 Provincia dovrà essere sempre più importante ed incisivo, e Lei si troverà ad essere il garante di nuovi equilibri, più complessi e delicati, anche nei confronti dei cacciatori, che di fatto sono stati esautorati del diritto di nominare direttamente i loro rappresentanti, in particolare di quelli non rappresentati. Come pensa di svolgere tale ruolo? R.: Faccio innanzitutto rilevare che le vigenti disposizioni regionali in materia riconoscono la Nick Edel rappresentatività nei comprensori alpini non solo delle associazioni riconosciute a livello nazionale, ma anche di quelli associazioni minoritarie presenti in maniera organizzata sul territorio del Comprensorio Alpino. Il ruolo della Provincia deve andare ben oltre quello di garante degli equilibri tra le diverse associazioni venatorie, ma deve garantire soprattutto un prelievo sostenibile della fauna selvatica che, non dimentichiamolo mai, è patrimonio dell intera collettività. Ad ogni buon conto un comitato di gestione affiatato e fortemente responsabile dei propri compiti è il miglior interlocutore anche per l ente che rappresento, invito però attraverso questo giornale il mondo venatorio a non dissipare le proprie energie in contrasti e contenziosi tra associazioni, che possono solo aprire spazi a quella parte della società che si professa radicalmente contraria alla caccia. D.: I Comprensori Alpini sono Enti di Gestione che, per la specificità del patrimonio faunistico loro affidato, rivestono un importanza straordinaria, sia per la unicità della fauna tipica che devono gestire, rara e preziosa, sia per l ambiente unico e dall equilibrio delicato in cui si svolge l attività venatoria. Il lungo percorso di crescita e le esperienze diverse maturate in questi anni di gestione sembrerebbero poter ipotizzare di permettere una maggior responsabilità diretta dei Comprensori stessi e dei Comitati di gestione, in particolare riguardo ai regolamenti e alla gestione diretta di molte competenze venatorie. Come pensa di conciliare l esigenza di un coordinamento provinciale forte e condiviso nelle sue linee essenziali, con l esigenza, altrettanto legittima, di lasciare un più ampio campo di sperimentazione e di libertà di azione ai Comitati di gestione? R.: I compiti dei comitati di gestione sono quelli declinati nella vigente normativa regionale, inoltre il loro status giuridico prevalentemente a carattere privato non sembra lasciare spazi a potestà regolamentare in materia di caccia, che rimangono interamente di competenza della Provincia. Tuttavia al fine di allargare la raccolta di tutti i pareri e tutte le proposte necessarie ad una condivisa formulazione dei regolamenti provinciali, ho voluto istituire la Conferenza faunistico-venatoria, tavolo di confronto diretto tra organi di gestione dei Comprensori Alpini, degli Ambiti Territoriali di Caccia dei dirigenti delle associazioni venatorie, cinofile, agricole e degli uffici provinciali. D.: La questione Parco pesa come un macigno sulla testa dei cacciatori dei Comprensori alpini. Alla disponibilità dimostrata a suo tempo dai cacciatori, dietro precise assicurazioni e garanzie, si vengono a sovrapporre oggi nuovi e pesanti vincoli conseguenti a disposizioni sovranazionali, a cui francamente nessuno aveva mai accennato. Quale è il grado di attenzione e il livello di intervento che la Provincia è in grado di svolgere in difesa dei cacciatori? D.: Richiamo quanto già risposto alla prima domanda. Trattandosi di un argomento al centro del mio nuovo programma ritengo che occorra favorire con ogni mezzo nuovi tavoli di confronto tra enti parco, organi gestori di aree protette e mondo venatorio. Che, ripeto, deve maggiormente approfondire attraverso i suoi rappresentanti le diverse normative che sottendono la pianificazione delle aree protette. D.: Quale augurio vuole rivolgere ai nostri millecento Soci e ai membri del nuovo Comitato di Gestione che presto inizierà il suo mandato? R.: Il principale augurio è quello di averli ancora come interlocutori diretti per la gestione di un patrimonio faunistico di primissimo livello nell arco alpino italiano, e contemporaneamente auguro loro di conservare la compattezza necessaria per raccogliere le nuove sfide che la cultura metropolitana, più di prima, lancia al mondo rurale e alpino nel suo complesso. Naturalmente non può mancare un caloroso in bocca al lupo a tutti gli amici lettori di Caccia in Valle Brembana. 14

15 CAPITALISMO E CAPITALISTI Gigi Foti Dove i due sostantivi non si riferiscono al capitale in quanto bene economico in generale ma al patrimonio dell avifauna pregiata del nostro Comprensorio e a quanti dei Soci sono coinvolti nella sua gestione. Quattro chiacchiere con il presidente della Commissione Avifauna, Atos Curti, e il presidente del Comprensorio, Piergiacomo Oberti. Capitalismo e capitalisti in funzione del patrimonio dell avifauna pregiata del Comprensorio. Guardiamone la storia. Che è anche la storia di 15 Soci della Commissione Avifauna che, da sette anni, in silenzio hanno lavorato per gestire e ricostruire il patrimonio dal poco che era restato fino al momento dell inizio dell avventura Comprensorio. Quando ci siamo insediati dice Atos Curti, presidente della Commissione stessa abbiamo ereditato una situazione a livello bassissimo, a rischio addirittura di non poter mai più aprire la caccia alla tipica. Il perché è presto detto. Non c erano dati sufficienti e sicuri e i pochi erano approssimativi. La prima scelta fatta dalla Commissione fu quella di nominare una sottocommissione di sette persone, rappresentanti ognuna il proprio settore, con l obiettivo di gestire quel poco vitale e quindi di iniziare a ricostruire il patrimonio. Di qui a individuare i mezzi con cui procedere, il passo fu breve. Si dovettero individuare nuove tipologie di censimenti da effettuare su grande parte del territorio e non come prima quando venivano svolti in limate zone campione e quasi tutte ad alta vocazione spiega ancora Curti. Contemporaneamente fu attuata anche la fortunata (diciamo così ) combinazione dell introduzione delle cacce di specializzazione che portò anche ad abbassare a circa 200 il numero degli abilitati alla tipica dai 500 che erano. Inoltre fu presa la scelta coraggiosa, ma tecnica, di sospendere la caccia appunto per mancanza di dati certi sullo stato di salute della nostra avifauna. Scelta che è stata capita dopo sottolinea il presidente Piergiacomo Oberti, cacciatore di tipica Ricordiamoci che, da quei dati dei censimenti che allora erano provinciali, ciascun cacciatore avrebbe avuto allora un quarto di capo Così ecco, con l anno successivo, la scelta di un nuovo modello di gestione. Abbiamo fatto come si dovrebbe fare con ogni patrimonio ben gestito, dal più piccolo al più grande, e cioè prelevando soltanto i frutti dell anno in corso prosegue il presidente Contemporaneamente abbiamo adottato censimenti allargati, fino a coprire il 65% del territorio vocato. In più, per rendere consapevoli gli appassionati di queste cacce, li abbiamo coinvolti tutti, costringendoli, nei censimenti. Una scelta tecnica obbligata per avvicinare culturalmente i cacciatori al selvatico e non soltanto alla sua caccia. Certamente una scelta scomoda e molto contestata riprende Oberti ma di fronte a un male balordo, ci vuole un medico forte Si poteva anche sbagliare, ma la cosa più semplice da capire era che bisognava accertare quanto c era in banca e di quanto questo capitale poteva crescere per prelevarne gli interessi. Nulla di nuovo, comunque. Il modo di distribuire i cacciatori per i censimenti, quanto la mentalità di prelievo degli interessi sul capitale fauna, l abbiamo preso dalla caccia di selezione agli ungulati che avviene, in tutte le sue manifestazioni, per settori e verifiche degli abbattimenti. E, di pari passo con gli interventi sul campo, è stato ingaggiato uno studioso del settore, Ivano Artuso, che ha avuto l incarico di elaborare tutti 15

16 i dati dei censimenti e da questo lavoro trarne utili indicazioni. Piano piano, negli anni i piani di abbattimento sono andati crescendo riprende Atos Curti e oggi i 170 cacciatori di avifauna possono vantare mezzo capo a testa da quel quarto di pochi anni prima. La proporzione potrebbe far sorridere ma, provate voi a far crescere galli, cotorne e bianche sul territorio libero Insomma si stava avviando di buon passo la ricostruzione di un pregiatissimo patrimonio naturale. Ovviamente lo studio intrapreso ci ha fatti arrivare alla ricerca genetica delle varie specie, alla conoscenza delle patologie parassitarie prosegue Curti per poi pervenire ai diversi rimedi e all istituzione del centro di verifica dei capi abbattuti. Prima di questa nostra rivoluzione l importante era mandare a caccia la gente: ma non importava niente se quelle cotorne abbattute avevano i vermi E siamo persino arrivati a chiudere un anno la caccia alle cotorne il primo giorno perché i primi capi abbattuti erano soltanto dei vecchi. Non c erano giovani e quindi niente interessi da prelevare! Insomma, con l attuazione del centro di verifica il cacciatore ha in mano il capo abbattuto e dice dove è stato abbattuto, sa che cos è, se presenta patologie e inoltre permette alla ricerca genetica di capire gli spostamenti delle popolazioni all interno del Comprensorio. Ma prima di tutto questo, il cacciatore cosa faceva? Compilava una semplice cartolina con indicazioni assai vaghe. Oggi siamo a un buon livello scientifico. Una Commissione che si impegna a tutto campo per la gestione di una fauna selvatica davvero preziosa per tutti e sempre a rischio. Una Commissione che non ha lavorato e non lavora per la gloria conclude Oberti Questa forse è la sua vera pecca poiché non ha fatto sapere a tutto campo la bontà e i risultati del proprio lavoro, confermati dai dati in crescendo dei censimenti e dalle inevitabili discussioni anche con il Comitato Tecnico di Gestione, di norma quando c è un unica unità d intenti. 16

17 INTERVISTA AL CONSIGLIERE REGIONALE PIETRO MACCONI La Redazione IN OCCASIONE DELLA BATTUTA DI CACCIA AL CAMOSCIO SUL MONTE VENTUROSA CON GLI AMICI GIANNI, ANGELO E FAUSTO, SI È TENU- TA UNA TAVOLA ROTONDA (NELLA BAITA DEL FAUSTO, DAVANTI AD UN PIATTO DI PASTA AL SUGO IMPROVVISATO DA ANGELO, CARNE E BUON VINO,) CON ALCUNE DOMANDE DA PARTE DEL CONSIGLIERE PROVINCIALE KIKO BONZI AL CONS. REGIONALE PIETRO MACCONI SUI SEGUENTI ARGOMENTI: SPECIE IN DEROGA, ROCCOLI, DIVIETI CAC- CIA ZONE PROTEZIONE SPECIALE, SITI D IM- PORTANZA COMUNITARIA, PARCO!! VE LA PROPONIAMO PER INTERO, RINGRA- ZIANDOLI PER L IMPEGNO. D.: Quest anno finalmente le cacce in deroga si sono potute effettuare senza intoppi giudiziari, non è stato così per i roccoli che sono stati chiusi per disposizioni del TAR per ben due volte nella stagione, con grave danno per le cacce tradizionali. Per quali ragioni? R.: Le associazioni anticaccia non potendosi sfogare, come al solito, sulle deroghe che, dopo la delega alle Regioni da parte dello Stato avvenuta nel 2003, ora si possono programmare con leggi non appellabili in giudizio, si sono fiondate sull unica possibilità rimasta: la Delibera di Giunta che stabilisce la quantità di richiami catturabili ed il numero di roccoli che si possono utilizzare a tal fine. Come al solito si sono trovati giudici disposti ad accettare le loro tesi. Le presunte ragioni addotte nel giudizio sono simili in tutti e due i casi; in particolare nel secondo si è motivata la chiusura con la tesi che per le Province di Bergamo e Brescia, non avendo eseguito un inventario reale dei richiami da sostituire, cioè cacciatore per cacciatore, casa per casa, ma avendone stimato le necessità su basi statistiche, quindi teoriche, le quantità di cattura richieste avrebbero potuto essere sovrastimate, per cui si dovevano sospendere le catture. Il commento lo lascio a voi, ma di fronte a simili ragionamenti vien voglia di..beh, è meglio lasciar perdere. Quello che emerge da simili situazioni è l incapacità del giudice a comprendere che tali sentenze sono un forte incentivo alla illegalità e alla ribellione che erode la credibilità di politica e giustizia. D.: Ma perché non avete fatto, anche per i roccoli, una legge come per le deroghe? R.: Ci sono diverse ragioni: la più importante delle quali deriva dal fatto che avendo l Unione Europea abolito, a suo tempo, la caccia con le reti, questo tipo di attività può essere autorizzata solo in deroga e non deve essere finalizzata direttamente all attività venatoria. Non essendo attività diretta di caccia, non è competenza primaria della Regione; ricade nelle competenze statali perché si tratta di materia che riguarda l ambiente e la conserva- Rudy Dolci

18 Pietro Macconi sul monte Venturosa con gli amici Gianni, Fausto e Kiko zione delle specie selvatiche, competenza che è rimasta in capo allo Stato anche dopo la modifica del Titolo V della Costituzione. Abbiamo comunque pensato alla possibilità di legiferare in tal senso, ed è già stato abbozzato, nei suoi contenuti essenziali, un progetto di legge, ma rimangono da definire i limiti delle competenze fra Stato e Regione. Stiamo lavorando con il Ministro all Ambiente, On. Matteoli, per trovare un accordo che ci permetta di approvare una legge specifica prima della fine della legislatura. D.: Ci auguriamo che ciò sia possibile. Cambiando argomento, sui giornali provinciali si è tornati in questi giorni a parlare di Parco: che cosa succede in Regione al riguardo? R.: Ad oggi la questione è in fase di stallo, quindi non vi sono particolari novità ma, come ho avuto modo di dire più volte, ribadisco, anche in questa occasione, la mia intenzione di non dare corso all attivazione del Parco almeno sino a quando non sia stata modificata la legge quadro sulle aree protette (l.r.86/83), che è 18 all attenzione della commissione, e non siano state introdotte variazioni che stabiliscano fondi certi per la loro gestione e vengano in essa coinvolte le associazioni venatorie, a garanzia della continuità di gestione del territorio da parte dei cacciatori che hanno dimostrato, in questo, grande capacità, competenza e senso di responsabilità. Per meglio verificare l andamento legislativo della questione dei Parchi, sono entrato, come rappresentante esclusivo del mio Gruppo, nella VI Commissione consiliare Ambiente e Protezione Civile. Allo stato delle cose credo difficile che, in questo scorcio di legislatura ormai prossima alle elezioni regionali di Aprile, si possa concludere questa partita ma, nel caso, sarò lì a verificare che tutto si volga secondo le nostre attese. Nel frattempo sto lavorando, di concerto con l Assessore Beccalossi, per far sì che cada anche l ipotetica possibilità predisposta dall allora Ministro Ronchi, di proibire la caccia all interno delle Zone di Protezione Speciale e dei Siti d Interesse Comunitario. Questa facoltà, che era stata riservata allo Stato, deve essere cancellata. Il Ministro Matteoli ha già preparato, anche su nostra sollecitazione, una bozza di Decreto Legislativo per abrogare le disposizione dell ex Ministro Ronchi e delegare tutta la regolamentazione della materia alle Regioni. Benché non vi siano pericoli imminenti, l abolizione del vecchio decreto e l approvazione del nuovo con delega alle Regioni, ci renderebbe tutti più tranquilli. D.: Molte le attese che, sulla base dell esperienza passata, troveranno sicuramente una soluzione positiva. RingraziandoLa per il suo impegno, Le auguriamo, da parte nostra e dei nostri lettori, Buon Natale e Buon Anno. R.: Il mio impegno in questa direzione sarà totale. Ricambio gli auguri con affetto riformulando i miei complimenti al Vostro periodico che leggo sempre con interesse; è un ottima occasione di approfondimento e di svago. Auguri a tutti!

19 QUEL TESORO DI UN GALLO FORCELLO Attenti a starnare questo straordinario uccello: oltre al piacere di una caccia particolare anche se faticosa, vi riserva infatti la sorpresa di un pugno di pietre quasi preziose che nasconde nello stomaco. E c è chi ne fa addirittura dei gioielli La Redazione DALLE INDICAZIONI DEL NOSTRO SOCIO FER- NANDO GERVASONI, GIGI FOTI HA PRESO SPUNTO PER SCRIVERE UN ARTICOLO PER LA RI- VISTA DIANA, GIÀ PUBBLICATO L ANNO SCOR- SO. PROPONIAMO QUESTA PARTE PER L INTE- RESSE E LA CURIOSITÀ DELL ARGOMENTO. (.) qualcuno, con le pietruzze che trova nello stomaco dei galli forcelli, ci adorna addirittura orecchini, anelli e spille per signore e sigorine. Queste pietruzze translucide, a ben guardarle, sembrano delle autentiche pietre dure dai più svariati colori tanto da apparire come granati, diaspri, corniole, ametiste, tormaline e via di dicendo. E alcune non sono neppure tanto piccole, tanto che bene incastonate nell oro o nell argento fanno la loro bella figura. E noto che moltissimi volatili, anche le comunissime galline, ingeriscano granelli di pietra per aiutarsi nella digestione ma non sapevamo che questi granelli, in alcuni casi come appunto nei forcelli, possano trasformarsi in così particolari pietre dure. Lo stesso Giuliano P. Salvini scriveva nel suo classico Tetraonidi e coturnici (tipi di Olimpia, Firenze 1967) che, nello stomaco di un gallo maschio dell annata aveva trovato pietruzze bianche per un totale di 14, 1 grammi. In quello di un gallo adulto, sempre maschio, un bel solitario, le pietre erano addiritturasettanta, di colore bianco e marrone mentre in un vecchio ucciso a novembre erano numerose selci bianche oltre a schegge di legno. Nel ventriglio di una pernice bianca invece c erano trenta grani di sabbia di granito grossi come miglio per 6,2 grammi di peso. Le pietruzze che invece vediamo in queste immagini sono state trovate nello stomaco di galli abbattuti sulle Alpi bergamasche e hanno la particolarità di essere multicolore e tutte di buona grandezza. Tanto che finiranno per ornare qualche piccolo gioiello venatorio Esperto di queste cose è Gotfried Hepsgartner, di Lutago, in Valle Aurina, pieno Alto Adige, imbalsamatore di professione. La sua specialità o meglio la sua passione sono proprio i galli. I tetraonidi in particolare possiedono uno stomaco trituratore, il ventriglio insomma, dalle pareti muscolose e molto spesse dice capaci di triturare una grande varietà di cibo grossolano grazie anche alla presenza delle pietruzze che ingeriscono di volta in volta. Insomma, come una sorta di betoniera, il ventriglio mescola e rimescola assieme al cibo queste pietruzze che vengono così pulite, molate fino a diventare lucide, preziose. Ovviamente la colorazione dipende dal tipo di minerale che viene inghiottito aggiunge Hepsgartner e, comunque, in ogni animale c è almeno una trentina di queste pietre del diametro di quattro, cinque millimetri fra le quali, alcune quasi sempre molto belle. Più grosse le trovo ovviamente nel gallo cedrone che caccio in Austria, Russia e da altre parti nel nord dell Europa. Le più belle quindi finiscono per abbellire orecchini e altri particolari gioielli. Allora, facciamo attenzione adesso quando abbiamo la buona sorte di mettere nel carniere un gallo forcello: mentre lo starnate, abbiate cura del ventriglio, apritelo con un coltello affilato e portate alla luce quello che potrebbe apparire come un piccolo tesoro coloratissimo. E comunque uno dei tanti tesori che la caccia offre a chi davvero sa godere di una giornata assieme al proprio cane, fra i rododendri e mirtilli, alla ricerca di un vecchio gallo solitario. 19 E. Traini

20 SERATA SULLA BIOLOGIA E GLI ASPETTI SANITARI DEGLI UNGULATI SELVATICI DELLE ALPI OROBIE Luca Pellicioli Le nostre montagne sono fatte di sentieri da percorrere, di pareti da scalare, di rifugi nei quali far riposare il nostro corpo e la nostra mente. Ma in montagna e sulle montagne vivono anche e soprattutto, animali selvatici da osservare, rispettare e riconoscere. Con queste premesse la Commissione Culturale del CAI di Bergamo, in collaborazione con l assessorato agricoltura caccia e pesca della Provincia di Bergamo, ha organizzato e ospitato nella serata del 18 Novembre un incontro tematico dal titolo Gli ungulati selvatici sulle Prealpi Orobie, situazione attuale e dinamica delle popolazioni. Adriano Nosari, neopresidente della Sezione Provinciale del CAI ha introdotto la serata, sottolineando l importanza di momenti di riflessione e coinvolgimento trasversale tra i vari Enti presenti sul territorio. Di seguito la serata è entrata nel vivo con la presentazione e la discussione delle relazioni da parte dei relatori invitati. Nell ordine sono intervenuti Giacomo Moroni (Responsabile servizio faunistico Provincia di Bergamo) che ha presentato gli aspetti legati alla consistenza, alla biologia e al riconoscimento delle diverse specie di ungulati selvatici presenti sul territorio Orobico. Di seguito è intervenuto il Dott. Luca Pellicioli (Veterinario, Dottorando Dipav, Università degli Studi di Milano) che dopo un introduzione sui cambiamenti della montagna degli ultimi decenni, ha illustrato le principali patologie degli ungulati selvatici e le modalità di impostazione e svolgimento di un corretto monitoraggio sanitario. A concluso la serie degli interventi previsti la Dott.ssa Alessandra Gaffuri (Veterinario Dirigente, Istituto Zooprofilattico Sperimentale, Sezione di Bergamo) che ha illustrato i più significativi risultati del lavoro di monitoraggio sanitario, svolto sul territorio della Provincia di Bergamo in questi ultimi anni. Un lavoro certamente affascinante ed interessante con importanti risvolti scientifici, dai quali nascono preziose indicazioni gestionali. Una bella e piacevole serata dove più realtà Istituzionali si sono unite sotto il comune denominatore montagna. Ed è proprio questo ciò di cui oggi ha bisogno la montagna, di trasversalità, di integrazione di competenze e professionalità diverse e di linee politiche comuni per istruire, far conoscere e garantire un futuro al popolo della montagna. 20

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

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