E MArco MArsuLLO. Marcel Proust La strada di Swann

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2 re:books I nuovi scrittori CINQUE AutorI SBoccIATI NEGLI ULTIMI ANNI CHE CI AccoMPAGNANO, con LE Loro storie, IN QUESTI TEMPI SFASCIATI E DENSI. DALLA COMMEDIA AL NERO, FINO ALLA FIABA PostMODERNA, LE NARRAZIONI DI PAOLO PICCIRILLO, EMMANUELA CARBÈ, GIANNI TETTI, DAVIDE orecchio E MArco MArsuLLO. di Liborio Conca + Angelo Murtas «Noi siamo assai lenti a riconoscere nella fisionomia particolare d uno scrittore nuovo, il modello che nel nostro museo d idee generali porta il nome di grande talento. Proprio perché quella fisionomia è nuova, e non vi troviamo grande rassomiglianza con quello che chiamiamo talento. Diciamo piuttosto originalità, fascino, delicatezza, forza, e poi un giorno ci rendiamo conto che è proprio tutto questo il talento» Marcel Proust La strada di Swann Tanto per cominciare, è meglio dire cosa non si nasconde dietro questo pezzo: non l idea di voler creare/descrivere/inventare dal niente una scena, non il voler raggruppare scrittori giovani sotto una certa bandiera o fazione ideologica; questo è il compito dei critici di professione: in alcuni momenti dell anno - primavera-estate, preferibilmente - gli inserti culturali dei giornali ci campano, sconfinando a volte su blog o bacheche facebook. È un fenomeno circoscritto, ma piuttosto fulgido e tuttora in voga. Tantomeno vogliamo mettere in piedi la sezione lettere delle nuove proposte sanremesi. Anche perché, lo spiega bene Emmanuela Carbè - una delle scrittrici che abbiamo intervistato, il cui esordio, Mio salmone domestico si caratterizza per la capacità di suscitare nel lettore meraviglia e stupore; quello che, in definitiva, ci aspettiamo da un libro - ci vuole un editto per stabilire quali siano gli scrittori giovani. Molto più semplicemente ci siamo guardati intorno, abbiamo letto tanto, e adesso proponiamo una selezione di autori italiani con all attivo uno-due libri, tra i più interessanti venuti fuori degli ultimi anni. Di quelli, come si dice, da tenere d occhio. Di quelli che vi consigliamo di leggere. Di quelli a cui potreste tranquillamente ricorrere in un paio di occasioni. Ovvero a) nel caso dovessero chiedervi hai letto qualcosa di bello, di recente?, oppure b) se la discussione con i vostri amici dovesse virare su una frase del genere In Italia non pubblicano mai niente di buono. Ci sarebbe, infine, una terza occasione, quella del vostro amico con il romanzo nel cassetto: ecco, un buon consiglio da offrirgli sarebbe di leggere qualcuno tra questi libri prima di chiedersi perché il suo manoscritto continua a essere rifiutato dalla quasi totalità del mondo editoriale italiano. Gli scrittori che abbiamo intervistato - e quelli che abbiamo ricordato nella lista che chiude queste pagine - non sono, come è ovvio, tutti uguali; ciascuno di loro ha seguito un percorso differente: nelle modalità d esordio, nel percorso di scrittura. E sono diversi anche nelle possibilità di diventare davvero grandi autori. Proprio perché non volevamo attenerci a un rigido criterio ideologico (eccetto uno, a volerlo considerare tale: buone letture, spunti interessanti, squarci che si aprono improvvisi nelle narrazioni) non abbiamo avuto preclusioni di registro. Ci siamo mossi dalla commedia (Marco Marsullo) alle narrazioni più sofisticate (Davide Orecchio, Emmanuela Carbè), fino al nero (Gianni Tetti e Paolo Piccirillo, su registri molto diversi). Considerateli pure i nostri magnifici cinque, nelle loro diversità. LC

3 Paolo Piccirillo di angelo murtas Paolo Piccirillo, classe 1987, con il suo ultimo romanzo è stato finalista al premio Strega. La terra del sacerdote (Neri Pozza) è la storia di un vecchio sacerdote, burbero, della sua terra che non dà frutti, e di un immigrata dell Europa dell Est a cui è chiesto di ripagare il passaggio in Italia in modo atroce. Ci sono dei forti legami tra il tuo primo romanzo (Zoo col semaforo) e il secondo. Tutti e due tana di un realismo in filigrana e di uno sguardo attento a certi meccanismi sociali della provincia italiana. Nell ultimo c è però stata una evoluzione, una maturazione. Cos è accaduto nel mezzo? È molto difficile per me rispondere a questa domanda. Perché più che a fare il critico (letterario) di me stesso, tendo ad essere l editor, del mio essere scrittore. Tendo perciò a correggermi, a migliorare la mia scrittura, più che ad analizzarla. Va da sé che questo atteggiamento mi porta a essere molto concentrato sul romanzo che sto scrivendo più che sui romanzi che ho scritto o scriverò. Non riesco perciò a tracciare una linea stilistica della mia scrittura, diciamo così. Non riesco a individuarne i cambiamenti. Quello che posso dire è che rispetto al mio primo romanzo ho voluto con questo staccarmi dal mio territorio, dal casertano, e cercare di essere, nei luoghi, astratto. Per mettermi alla prova. La terra del sacerdote è un ritratto duro e impietoso della provincia italiana. Mi è parso però di trovare nella tua scrittura, nonostante tutto, la traccia per un forte senso della vita e della bellezza. Mi è venuto in mente Kusturica. Grazie per aver citato uno dei miei autori preferiti: credo che Kusturica lavori molto in me quando scrivo, anche se magari a prima vista non sembrerebbe. Da lui, oltre alla certezza che la rabbia può nascondersi ovunque, anche nella felicità, nel folklore e nell amore, ho appreso l esistenza della lucida follia. I miei pazzi sono come i suoi: vivono in un mondo con altre regole, che spesso a fine storia diventano regole molto più reali, oneste e ragionevoli del mondo normale. È una specie di mondo capovolto, che però funziona di più. I personaggi della Terra del sacerdote paiono tutti andare incontro a un destino di sconfitta, rassegnati. Solo Agapito, austero e anaffettivo per gran parte del romanzo, libera un umanità inattesa. Come mai tutta questa aridità dei sentimenti? Perché l aridità esiste, è dietro l angolo, bastano un paio di delusioni forti e diventiamo aridi. Poi ci vuole tanto coraggio per tornare indietro, affrontare quelle delusioni, e migliorarsi. Il mio protagonista, Agapito, essendo istintivamente coraggioso, alla fine ci riesce. Ogni romanzo racconta una lotta, io ho raccontato questa: la battaglia contro la sterilità dei sentimenti. Ovviamente la realtà è ancora peggio di come la descrivo io, ma dato che non credo che la letteratura debba essere consolatoria cercherò sempre di non sottrarmi alla bruttezza, al nero che ci circonda: la sfida è colorare proprio il nero. Ultimamente un amico scrittore, Marco Ciriello, ha detto la più bella cosa che qualcuno abbia mai espresso sul mio stile. Dice che io sto prendendo le misure del male. È vero, e me lo sento nelle mani per quello che è: un lavoro. Quali sono le letture che più ti hanno influenzato? Cortazar, Calvino e Pasolini sono gli autori che più mi hanno formato. Poi non posso non menzionare Ágota Kristof. Sembra di sfogliare carne umana, quando si leggono le sue storie. Come è stata l esperienza con il concorso più celebre d Italia? Il premio Strega è stata un esperienza più che positiva per me. Ha fatto circolare ancora di più il mio nome, e dato che io punto a diventare uno scrittore popolare (nell accezione più nobile del termine), è ovvio che essere in finale allo Strega mi ha fatto capire che sono sulla strada giusta. In più ho fatto delle scoperte umane e letterarie davvero di un certo livello. Mi riferisco, tra gli altri, a due bravissimi autori come Magini e Munforte che se non fosse stato per lo Strega difficilmente avrei letto, come forse non avrei consciuto di persona Gipi, che umanamente non ha nulla da invidiare alla sua maestria.

4 re:books Emmanuela Carbè di Liborio Conca Mio salmone domestico nasce su Lumicino, un blog che hai curato a partire dal Cosa ricordi di quel periodo? Più che un blog avevo costruito una discarica, con pochi colori, senza link e immagini, senza commenti. Volevo che fosse brutto, come se alla mancanza di una cura estetica corrispondesse la poca importanza di salmone; come dire sì, il salmone esiste, e mi piace che esista, ma non diamogli troppa importanza. Tra i libri pubblicati negli ultimi mesi, Mio salmone domestico (Laterza) di Emmanuela Carbè si è ritagliato uno spazio tutto suo: grazie alla levità della scrittura, sospesa su toni fiabeschi e calviniani, e grazie alla potenza che si nasconde dietro un universo apparentemente fragile. A ipnotizzare il lettore è la magia che scaturisce dalla scrittura preziosa, musicale, capace di sgusciare continuamente in equilibrio tra giochi linguistici e invenzioni sintattiche. Compaiono nel titolo del tuo libro, e sono evidentemente due parole chiave: Salmone e Domestico. La seconda rimanda a una dimensione, in un certo modo (almeno apparentemente) protetta. E poi un salmone... cosa ti ha portato a questa combinazione di elementi, a raccontare una storia di questo genere? Inizialmente il suono, avevo fatto un tentativo con mia carpa domestica ma onestamente stonava moltissimo. Mio salmone domestico produce un suono che mi piace, e che mi ha fatto compagnia per molti anni con il suo ritmo musicale. Nel tuo stile convivono un umorismo sottile e una scrittura altrettanto lieve, ricca di giochi linguistici. Italo Calvino immagino sia stato una fonte d ispirazione: sbaglio? E quali sono le tue letture abituali, gli scrittori che preferisci? Sono rimasta colpita da Vanni Santoni che parlando del libro ha fatto riferimento a L incantevole Creamy e Magica Emi: io non so come abbia fatto ma ha citato i miei due cartoni animati preferiti. Nel libro ci sono sì Calvino (soprattutto lui), Wallace, Montale, Cecchi, ma salmone domestico è suo malgrado ogm e nasce nell epoca di Bim Bum Bam. Adesso sul comodino ci sono i taccuini di Marina Cveateva, Di calcio non si parla di Francesca Serafini e Siete solo invidiosi del mio zaino a razzo di Tom Gauld. Ti è mai sembrato che il salmone sfuggisse dalle tue mani, mentre scrivevi? Sì, è stata una persecuzione durata quasi dieci anni. Ogni volta che cercavo di scrivere un racconto, salmone finiva sempre per inserirsi. In un modo o nell altro compariva e mandava avanti la storia a modo suo. Dietro ciascuno dei personaggi che si succedono nel libro c è un idea: quella dietro il Giovane scrittore non è esattamente un inno a un certo tipo di letterati di professione, per così dire. Ci vuole un editto che stabilisca chi è giovane e chi no. Io mi sento poco giovane e poco scrittore, eppure mi chiamano giovane scrittrice, etichetta omologante che non ha nemmeno lo scopo, se mai fosse necessario, di riunire una generazione: se è giovane scrittore chi pubblica libri da vent anni (se non prima) a quarant anni (se non dopo), a che cosa serve la categoria? Dicono che lo stile è tutto, oppure che la trama è tutto. Da che parte stai? So che a questo punto, considerando che salmone è più un linguaggio che un animale, dovrei tifare per lo stile. Ma la parola testo deriva da textus, cioè tessuto, trama. Anche se salmone non è un thriller è comunque un testo, una trama. Me la cavo rispondendo che non mi schiero. Il mondo del tuo libro appare delicato, fragile: parli di rotoli di seta. Lo stratagemma del contratto con il lettore che apre il racconto è un modo per proteggere questa delicatezza? Non ci avevo pensato in questi termini ma credo che tu abbia ragione. Ero molto spaventata prima di pubblicare questo libro. Mi sentivo come un re nudo che stava per finire in libreria. Chiunque scrive è a suo modo un re nudo, si spera un po meno arrogante e tonto di quello della fiaba. Ma se la scrittura non servisse a farci immaginare i vestiti d oro allora perché dovremmo scrivere?

5 Gianni Tetti di Liborio Conca Quali sono stati i tuoi primi passi da scrittore? Mio nonno era un grande appassionato di archeologia, lo vedevo come una sorta di Indiana Jones. Nelle giornate di primavera, portava noi nipoti in gita nei siti archeologici della zona. Alla fine ci chiedeva di scrivere un resoconto della giornata. Mi divertivo così tanto a scriverli che i miei resoconti diventavano spesso dei racconti western o storie di animali parlanti e coraggiosissimi. Avevo 10 o 11 anni, ed è stato lì che ho pensato di voler fare lo scrittore. Sardegna a tinte nere in Mette pioggia (NEO), seconda prova di Gianni Tetti dopo l esordio con la raccolta di racconti I cani là fuori. Indagando sul male che si propaga di individuo in individuo, Mette pioggia si innesta su uno scenario di provincia popolato da personaggi che hanno la forza di penetrare il nostro immaginario. Nelle tue storie spesso prevalgono le tinte cupe, se non nere; c è molta violenza. L uomo è un animale, preda di istinti e pulsioni. La violenza è insita nella sua natura. Ogni essere umano ha il suo lato oscuro, un nucleo nero che tiene ben nascosto per convenzione sociale. Mi piace scrivere di questo, mi piace quando il lato oscuro viene fuori e prende il sopravvento, è in quel momento che le cose diventano interessanti, per chi deve raccontare intendo. Per questo, se dovessi dare una definizione alla mia letteratura, la definirei nera, né più e né meno. L aggettivo nera si può abbinare anche con la parola commedia. Mi interessano tutti i lati del nero, mi piace anche far ridere. Il tuo stile si caratterizza per la prevalenza di frasi brevi, secche, che si abbattono sul lettore: scrivi così naturalmente oppure è una scelta stilistica precisa? In generale mi piacciono gli scrittori secchi, decisi, che vanno subito al dunque. Naturalmente mi sono orientato verso uno stile del genere. Ma non è stato così facile arrivare allo stile di Mette pioggia. Volevo che fosse la mia voce, il mio modo di esprimermi, che ricalcasse il mio modo di rapportarmi con gli altri. Per cui ho fatto una scelta stilistica precisa, alla ricerca del modo di scrivere che mi veniva più naturale. Mi sembra che tu abbia un legame molto forte, non solo geografico, per così dire, con la tua terra... La Sardegna è anche un modo di pensare, di rapportarsi col mondo e interagire con gli altri, di connettersi con la propria memoria personale, familiare e collettiva, fatta di storie epiche, meschine, favole spaventose e dicerie sussurrate. Tutto quello che racconto è ambientato in Sardegna perché è il luogo che conosco meglio. Non parlo esclusivamente di conoscenza geografica o storica, ma soprattutto di conoscenza affettiva, sentimentale. Ovviamente è tutto rapportato col mio tempo, la mia generazione, il melting pot di input che ogni giorno ingurgitiamo. Un altra caratteristica della tua scrittura è la presenza di creature animali. Da ragazzino vivevo in campagna ed ero circondato da animali, domestici e non. Ora non immagino una storia in cui gli animali non abbiano un loro ruolo. E poi anche l uomo è una creatura animale e condivide questa terra con le altre creature, per cui mi sembra sempre molto naturale che nelle mie storie ci siano anche altri animali oltre l uomo e mi risulta strano il contrario. Leggi molta narrativa italiana? Quali sono gli autori che preferisci? Cogli un essenza comune tra i libri migliori pubblicati negli ultimi dieci anni? Ultimamente sì, prima leggevo molti più americani e inglesi. Le mie preferenza variano nel tempo, direi che in questo periodo preferisco Cesare Pavese, Niccolò Ammaniti, Gipi e Sergio Atzeni. Premesso che non saprei individuare i migliori libri pubblicati negli ultimi dieci anni se non attraverso un atto di arbitraria e totale soggettività, penso che se c è un essenza comune, sia da ricercare nell incomunicabilità dell era della comunicazione, nella molteplicità di punti di vista e nel relativismo esasperato che ne consegue.

6 re:books Davide Orecchio di Angelo Murtas Considerato uno dei più brillanti tra i nostri autori contemporanei, Davide Orecchio ha da poco pubblicato Stati di grazia (Il Saggiatore), il suo secondo lavoro. Un romanzo eccezionale fatto di storie che si intrecciano, di sopraffazione e di fuga, ambientato tra l Italia e l Argentina di Videla. Dal linguaggio ricchissimo, dalla prosa complessa e incalzante. Ma di una complessità che non si pone mai come ostacolo, che anzi seduce e invoglia alla lettura. È una prosa che nasce spontanea (magari dopo anni di tentativi e perfezionamento) o è una prosa costruita, che viene fuori da un attento lavoro di editing personale e di riscrittura? Tutte e due le cose insieme. Ho sottoposto ampie sezioni del libro a numerose, direi cicliche revisioni. Questo dipende dal fatto che iniziai a scriverlo molti anni fa, e col tempo la mia prosa inevitabilmente è cambiata. Di alcuni brani più recenti, invece, la prima stesura grosso modo funzionava già (forse mi è riuscito più facile ottenere lo stile che cercavo). Va detto, però, che alcuni tra gli aspetti più tipici del libro (gli elenchi, l uso del participio passato in funzione di reggente del periodo, le inserzioni di passi in lingua inglese ecc.) erano lì sin dall inizio. La tua prima opera, Città distrutte, era una raccolta di biografie infedeli in cui percorrevi la strada, molto vicina a quella tracciata da Sebald, riuscitissima, della ricostruzione storica attraverso personaggi di finzione. C era questo gioco di depistaggio, di storie mai accadute (o meglio ispirate) ma minuziosamente documentate. In Stati di grazia, invece, la Storia è al servizio della trama, dei personaggi. L uso della Storia è quello più classico della letteratura. Sembra un passaggio inevitabile dal mestiere dello storico a quello del romanziere. È stato così? Come gestisci le due cose? Come la tua formazione di storico ti ha aiutato? Sì, è come dici. In Stati di grazia le fonti non entrano nella narrazione (salvo rare eccezioni, e si tratta comunque di fonti d invenzione). Anche la scrittura non si meticcia quasi mai con un linguaggio saggistico. Se vogliamo, è un libro più tradizionale rispetto a Città distrutte (dove era più evidente il duello tra l urgenza della ricostruzione e la voce letteraria): misura le sue forze, o debolezze, sul piano della lingua, della storia, dell intreccio ecc. La mia formazione può avermi aiutato, probabilmente, nella fase dello studio. Ma Stati di grazia non è un romanzo storico, né pretende di dare un ritratto oggettivo, meno che mai completo, del contesto nel quale si svolgono le vicende. È un romanzo che nasce dall empatia per le storie che racconta, e la traduce in un ritrarre soggettivo, iperrealistico, quasi poetico; un lavoro molto personale. I protagonisti di Stati di grazia paiono tutti sopraffatti dagli eventi - sociali, politici. È la Storia a svelare i destini dei singoli. A un certo punto mi sono reso conto che i pentimenti dei protagonisti, mai totali, hanno poco a che fare con il peso delle scelte individuali, ma sono indirizzati, costretti, dalla Storia. Paride Sanchis può essere un esempio di sopraffazione degli eventi sull uomo? Paride Sanchis, assieme agli altri personaggi, è il frutto della mia visione pessimistica del Novecento, dei rapporti di forza tra esseri umani in qualsiasi epoca, del lavoro servile. Credo, temo di aver scritto un libro senza speranza, il che riguarda il mio modo di vedere le condizioni materiali dell esistenza, più che la Storia. Qual è il lavoro di documentazione che sta a monte della stesura di un opera come Stati di grazia e, soprattutto, di Città distrutte? E perché proprio l Argentina? Libri, materiali audiovisivi, testimonianze, convegni, articoli, naturalmente Internet. Quanto all Argentina, la risposta è la stessa di sopra: empatia. Quali sono le tue maggiori fonti di ispirazione? L uso della storia come territorio per allenare e concretare l invenzione letteraria ha la sua tradizione e i suoi padri nella linea genealogica Borges - Kiš - Sebald - Bolaño. Quelli sono i punti di riferimento. Mentre in Italia, per lingua e stile, mi vengono in mente due opere che stanno agli antipodi, che in un certo senso delimitano (o disegnano) l orizzonte della nostra letteratura contemporanea del secolo scorso e le sue possibilità ancora presenti: i Sillabari di Parise e Horcynus Orca di D Arrigo.

7 Marco MARSULLO di Liborio Conca Dopo aver ambientato il suo primo romanzo su un campo da calcio - Atletico minaccia football club, ottenendo gli elogi, tra gli altri, di Gianni Mura - Marco Marsullo, considerato una delle promesse della nuova commedia italiana - è del , ha scelto di imbastire una nuova scoppiettante storia (L audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfuggirono alle miserabili monache, Einaudi) in una casa di cura, popolata da quattro vecchi immediatamente memorabili; vecchi che in fondo lo sono solo per la carta di identità. Scrivi commedie, senza sbracare; direi commedie eleganti, se si può usare questo aggettivo - anche se alcuni dei tuoi personaggi non lo sono per niente. Come riesci a tenere questo equilibrio? Sia in ambito cinematografico sia in quello letterario, lo spazio per la commedia si è andato via via restringendo. Soprattutto in Italia. All estero, per dire, ci sono gli americani e Nick Hornby, con la sua formula a base di musica, pallone ed ex fidanzate. Anche al cinema, come accennavo, a parte qualche eccezione - penso a un film passato ingiustamente sotto silenzio come Non pensarci - il fenomeno è lo stesso. Uno dei miei riferimenti più alti è Mario Monicelli. Quando scrivo commedie, guardo prima all umanità e in seguito alle battute; e comunque credo che il segreto di una commedia ben equilibrata sia di aggiungere sempre un tocco di malinconia. Hai sempre scritto cose divertenti? Per adesso sento che la mia cifra stilistica sia questa: sono a mio agio con la commedia. Ho iniziato con un piccolissimo editore di Chieti, il primo a credere nella mia fantasia mi hanno pubblicato questo libro, quasi illeggibile. A questo proposito: per uno scrittore esordiente, magari persino dotato, quale pensi sia la strada migliore? L invio del manoscritto, un concorso, un agente che mi dici di Masterpiece, l hai visto? Le strade sono tante: ogni scrittore ha un esperienza diversa. Io consiglio l invio di un manoscritto. Ha funzionato con il mio primissimo esordio e anche con Einaudi. Penso sia la strada più pura, il modo in cui può scattare una scintilla, che sia in un lettore o in un editor. Resto fermamente contrario all editoria a pagamento. Riguardo Masterpiece: non l ho seguita bene, ma mi è sembrato che sia stata una trasmissione televisiva in tutti i sensi. A un certo punto andavano avanti i personaggi più fruibili per il pubblico. Quanto c è di spontaneo nella tua scrittura, e quanto lavori sulle singole frasi, sul lessico? Il clima che si respira nelle mie storie è spontaneo, i personaggi vengono fuori abbastanza semplicemente. Sulle frasi singole svolgo un lavoro maniacale. Prima di andare oltre leggo e rileggo a oltranza quello che ho scritto prima, fino a consumarmi gli occhi. In fase di editing, se possibile, la cura per il dettaglio si fa ancora più stringente. Nei tuoi romanzi mi sembra ci sia un lavoro molto importante sui nomi dei personaggi: quanto contano? I nomi sono fondamentali; nel nome di un personaggio si racchiude il suo destino, è come fosse una loro carta d identità. Cosa ti piace, e cosa meno, della narrativa italiana contemporanea? Che mi dici di un autore come Ammaniti? Anche quando non me lo chiedono, cito sempre Ammaniti come uno dei miei autori preferiti. In generale, penso che la narrativa italiana si stia riprendendo. Personalmente ne leggo molta. Diego De Silva, Aldo Nove (ho adorato La vita oscena). Tra i nuovi ti cito Davide Morganti, Paolo Piccirillo e Marco Ciriello. Tu, come Piccirillo e altri, avete in comune la provenienza campana. Pensi che ci sia qualcosa che vi lega? Penso di sì: e penso che sia un filo che ci lega e che paradossalmente ci allontana dalla Campania. Nascere e vivere in queste terre è uno stato d animo; è come se si creasse uno stato di appartenenza e allo stesso tempo di rigetto. Raccontare la nostra terra è quasi superfluo, perché noi ce la raccontiamo nei personaggi, nei modi di dire, in una singola frase. È come se avessimo un senso di allontanamento da una cosa che è troppo più grande di noi.

8 re:books Dieci autori e i loro scritti Sono troppe le uscite librarie per scommettere di non aver trascurato qualcosa di importante, ma su un punto possiamo essere certi: da questi bei libri non resterete delusi. Quei bravi ragazzi Marco CirIELLo Per favore non dite niente / Chiarelettere Marco, ex calciatore di buon curriculum finisce per diventare allenatore. Quando si ritrova ad affrontare la malattia di sua moglie, scoprendo il dolore, si rivela un uomo sensibile e per niente banale. Marco MAGIni Come fossi solo / Giunti I terribili fatti di Srebrenica vengono rievocati seguendo tre voci: un magistrato spagnolo, un casco blu olandese e un soldato serbo-croato. Il racconto polifonico di un massacro, il tentativo di fare i conti con il passato. Matteo Marchesini Atti mancati / Voland Un trentenne, a Bologna, tra il lavoro di giornalista e l ambizione di scrivere un romanzo. La città, i suoi bar e le sue piazze: e un gruppo di personaggi decisivi che ruotano intorno al protagonista. claudio Panzavolta L ultima estate al bagno delfino / Isbn Tra gli anni ottanta e novanta un gruppo di amici trascorre le sue vacanza in uno lido sulla riviera romagnola. L estate del 1998 è cruciale nello sviluppo delle loro vite, tra amicizie, innamoramenti, tragedie. LetIZIA PEZZALI L età lirica / Baldini Castoldi Dalai Una storia di sentimenti, ai tempi dell adolescenza, narrata con impeto kunderiano. Nella vita di Mario, alla vigilia degli esami di maturità, si affaccia un ragazzo di cenere, Adrian, dal fascino ambiguo. ELIsa Ruotolo Ovunque, proteggici / Nottetempo Nell ordinaria vita di Lorenzo Girosa, cinquantenne, spunta dal passato un segreto che sembrava ormai cancellato nell oscurità della memoria. Dalla sua villa Girosa ripercorre la storia della sua famiglia, rievocando fallimenti e speranze. StEFAno sgambati Gli eroi imperfetti / minimum fax Giallo e suggestioni letterarie raffinate nell esordio di Stefano Sgambati. Durante un gioco della verità emerge dal fondo del Tevere, in cui è nascosta, una verità che scompagina gli equilibri dei protagonisti. Francesco targhetta Perciò veniamo bene nelle fotografie / Isbn Padova: nel suo romanzo in versi, Targhetta ritrae - come in un susseguirsi di istantanee - la sua generazione, tra lavori insoddisfacenti, ambizioni frustrate, bevute in piazza. E lo fa con straordinaria verve. VirginIA virilli Le ossa del Gabibbo / Feltrinelli La malattia di una madre vista con gli occhi di sua figlia, in un romanzo che tiene insieme toni da commedia e momenti commoventi: sullo sfondo, il racconto sulla vita quotidiana nell Italia di questi anni. Paolo Zardi Il signor Bovary / Intermezzi In un racconto lungo dal tono serrato, Paolo Zardi si sofferma su un quadretto familiare dal formato in apparenza perfetto: tra i villini del Nord Est, un direttore di banca prova a dare un nuovo impulso alla sua piatta esistenza.