CAPITOLO PRIMO La famiglia multigenerazionale

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1 Premessa Questa ricerca nasce da un mio desiderio di approfondire il tema della relazione intergenerazionale. In particolare il mio interesse si è focalizzato sull aspetto della relazione tra nonni e nipoti giovani adulti. L interesse per tale argomento è stato stimolato, oltre che dal fatto che esso è ancora oggi poco studiato, soprattutto nel contesto italiano, anche dal fatto che il rapporto tra i nonni e i nipoti è andato evolvendosi, negli ultimi decenni, assumendo delle forme nuove rispetto al passato. Da un lato, infatti, il prolungamento della vita media, il miglioramento delle condizioni di salute degli anziani e in generale una più elevata qualità della vita, hanno permesso ai nonni una partecipazione più attiva alla vita dei propri nipoti, dalle prime fasi di vita fino al loro ingresso nell età adulta. Dall altro lato la sempre più crescente tendenza dei giovani ad allungare la propria permanenza in seno alla famiglia di origine, ampiamente documentata in letteratura, e rimandando la propria uscita di casa, genera un assetto relazionale, tra i giovani stessi e i propri nonni, nuovo sotto uno svariato numero di aspetti emotivi, supportivi, comunicazionali E qui che nasce il presente lavoro. Esso si articola in quattro capitoli. Nel primo ho cercato di fornire un quadro esauriente sulla famiglia multigenerazionale, secondo prospettive di carattere demografico e di carattere sociologico. Nel secondo capitolo ho invece privilegiato l aspetto psicosociale, ponendo particolare attenzione sui legami tra le generazioni e la famiglia nelle fasi di vita del ciclo familiare. Quest ultimo aspetto si focalizza sulla famiglia lunga del giovane adulto, sulla famiglia con anziani e sulla generazione di mezzo, che riveste un ruolo molto importante nella relazione tra nonno e nipote. Nel terzo capitolo ho passato in rassegna le tematiche più importanti sul grandparenting, soffermandomi sugli aspetti dell identità, sulla letteratura classica sull argomento, sulle più recenti correnti di pensiero e sulle variabili più studiate. Nell ultima parte di questo capitolo ho voluto approfondire la letteratura esistente sulla relazione tra nonni e nipoti giovani adulti. Infine, nell ultimo capitolo ho presentato una ricerca condotta su un gruppo di nipoti e di nonni, ai quali ho somministrato uno strumento di tipo quantitativo e qualitativo, finalizzato allo studio della relazione intergenerazionale.

2 CAPITOLO PRIMO La famiglia multigenerazionale 1.1 Il quadro demografico della realtà familiare 1. Gli indicatori demografici Per cogliere lo scenario su cui si muove la famiglia, è certamente utile, nonché necessario, soffermarsi su una breve analisi delle tendenze demografiche che caratterizzano, in modo particolare, il contesto italiano. Alcuni indicatori, in modo specifico, rispondono all esigenza di pervenire ad un profilo che renda evidente la peculiarità della famiglia del suo essere un luogo intergenerazionale. Il primo indicatore disponibile è il tasso di fecondità che, dopo aver avuto un progressivo aumento nel corso degli anni cinquanta, fino all esplosione del baby boom (1964), ha cominciato una vorticosa discesa, iniziata nella seconda metà degli anni sessanta, che ha provocato un dimezzamento dei valori, che da una media nazionale di 2,7 figli per ogni donna nel 1964 raggiungono 1,18 nel 1995, mentre il valore relativo al 2000 è 1,25 (dato provvisorio ISTAT). Tale valore colloca l Italia ad un livello più basso nel panorama mondiale della fecondità e, stando alla pura estrapolazione dei comportamenti attuali, la popolazione italiana potrebbe subire, nell arco di cinquant anni, una vera rivoluzione strutturale (Blangiardo, 1991). Il valore attuale complessivo del nostro Paese si trova notevolmente al di sotto della soglia di 2,1 figli per ogni donna, che assicura la stabilità della popolazione nel lungo periodo. Questo dato acquista un peso particolare se si pensa che la dilatazione di questo fenomeno produrrà uno sconvolgimento tra le differenti classi d età, a favore delle fasce anziane. Dal 1995 la popolazione italiana sperimenta, infatti, per la prima volta nella storia, uno scambio intergenerazionale, per cui il numero dei ragazzi con meno di 14 anni viene superato dal numero degli ultra-sessantenni (maggiori di 65 anni = 16% della popolazione; minori di 14 anni = 15%). L indice di vecchiaia, determinato dal rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione fino a 14 anni di età, per 100, a livello nazionale, è in continuo aumento: da un valore di 38,9 del 1961 ha raggiunto nel 2001 il valore di 127,0 (dato stimato ISTAT), e si prevede, in meno di un decennio, un incremento dell indice tale da raggiungere il valore di 146,5 (previsioni ISTAT per il 2010). Focalizzando l attenzione sulla realtà della Sardegna, il cui indice di vecchiaia (dato ISTAT del 1998) è pari a 100,9, si può notare una disomogeneità dello stesso indice tra le province. Infatti, mentre nella provincia di Cagliari l indice di vecchiaia assume il valore di 95,1, nella provincia di Oristano raggiunge il valore di 122,0; nelle province di Sassari e Nuoro l indice di vecchiaia assume valori intermedi, rispettivamente 100,5 e 105,7. Gli andamenti del tasso di fecondità si sono differenziati a livello territoriale; infatti nell Italia settentrionale e centrale, anche durante il periodo del baby boom, una natalità superiore ai due figli per ogni donna è stata una rarità, mentre nelle regioni del 1

3 Sud il tasso, che in passato era superiore a tre figli, è calato al di sotto del livello di sostituzione. In Sardegna il numero di figli per donna in età feconda (dato ISTAT del 1996) è pari a 1,0, valore che ben rappresenta la realtà delle singole province. Il calo delle nascite è riconducibile ad un altro indicatore demografico, ossia il tasso della nuzialità, in quanto il matrimonio viene ancora oggi considerato, in Italia, il luogo naturale della filiazione. Il tasso della nuzialità, come quello della natalità, ha subìto un marcato calo, sia numericamente sia per una sempre più evidente fragilità dell unione coniugale. Gli elementi che, in sintesi, paiono connotare i comportamenti delle nuove generazioni adulte possono essere identificate nei seguenti: - rinvio della nascita del primogenito, testimoniato dal calo della fecondità nei primi anni del matrimonio; - innalzamento generale dell età delle donne alla nascita del primo figlio; - calo delle nascite di ordine superiore a 2. Tra i fenomeni emergenti merita certamente un attenta considerazione il diffondersi della presenza del figlio unico all interno della famiglia. Mentre sono stati analizzati puntualmente i vantaggi che tale scelta può far derivare, non è stata offerta una dettagliata analisi dei limiti e degli effetti negativi che, anche a lungo termine, possono essere causati. Oltre alla possibilità, per il figlio, di fare esperienza della fratria come palestra sociale, e per i genitori di sperimentare la relazione con un figlio maschio e con una figlia femmina, la scelta del figlio unico si ripercuote nel vuoto relazionale del futuro dei genitori, e degli stessi figli, nell ultima fase della vita. Si pensi, per esempio, al fatto che sul figlio unico grava interamente la cura dei genitori anziani, sia a livello materiale che psicologico. Inoltre, al figlio unico che affronta la fase anziana nella sua stessa vita viene a mancare quella relazione tra fratelli che, dalle ricerche condotte, sembra assumere un importanza sempre maggiore nel corso degli anni. I fratelli assumono, infatti, una particolare funzione nella condivisione dei ricordi che, come osserva Goetting (1986), arricchiscono e rendono meno solitaria o spoglia la vita degli anziani. Un esame attento di alcuni indicatori demografici, tra cui l età al primo matrimonio, l età alla nascita del primo e dell ultimo figlio, e l aumento della durata della vita media, permette di cogliere, in particolare nel passaggio da una generazione ad un altra, i cambiamenti di alcune fasi del ciclo vitale della famiglia, soprattutto nella modificazione dei suoi ritmi e delle sue cadenze. Il ciclo di vita di una famiglia può essere così descritto: - fase iniziale breve, dalla costituzione della coppia alla nascita dei figli; si ha un aumento dell età media al matrimonio; la coppia rimane per un breve intervallo senza figli e tende a concentrare la nascita dei figli nei primi anni di matrimonio; - fase centrale prolungata, dove la fase educativa centrale con figli dell età scolare si estende fino al periodo in cui vi è la compresenza di due generazioni adulte; il fenomeno dell adolescenza prolungata ha reso necessario la suddivisione di questa fase in due periodi: la famiglia con adolescenti e la famiglia con giovani adulti; - fase di coppia anziana, che attualmente risulta più estesa a motivo della combinazione dell allungamento dell età media e della concentrazione delle poche nascite; tutto ciò rende possibile una nuova lunga stagione per la coppia; 2

4 - Fase di vita in solitudine, in particolare per le donne. Alcuni mutamenti demografici, soprattutto quelli relativi alla bassissima fecondità e mortalità, hanno contribuito a creare non solo nuovi modelli familiari, ma anche nuovi rapporti intergenerazionali all interno della famiglia stessa: il cambiamento nelle proporzioni tra le fasce generazionali di bambini, giovani, adulti e anziani, sono contemporaneamente causa ed effetto delle diverse relazioni e dei diversi comportamenti che fra esse e in esse sono instaurati (Golini e Silvestrini, 1995). La fase di procreazione, nella quale la coppia è impegnata all inizio della vita familiare, tende a ridursi sotto il profilo temporale e ad essere caratterizzata da una differenza tra le età dei figli più breve. La fase del nido vuoto si estende: ciò produce, anche a livello psicologico, nuovi spazi sia per l individuo sia per la coppia di mezza età, e si fa più graduale il trascorrere della vecchiaia. E interessante osservare come in una famiglia in cui tra l età del primo figlio e quella dell ultimo ci sono quindici-vent anni di differenza (modello di famiglia frequente del passato), la fase di vuoto generazionale risulta, sostanzialmente, inesistente poiché, all uscita di casa dell ultimo figlio, era già presente una giovane generazione, cioè i figli dei primi figli. Oggi si è in presenza, invece, di un fenomeno per cui i giovani adulti tendono a protrarre il periodo di permanenza nelle loro famiglie di origine e a procrastinare il progetto generativo; tutto ciò genera una fase di discontinuità nella quale possono essere presenti nella stessa abitazione e nucleo familiare, per un intervallo di tempo alquanto lungo, due generazioni adulte. Le relazioni tra gli adulti diventano cruciali, proprio perché il ciclo di vita si allunga nella fase adulto/anziana. E presente, infatti, una duplicità di fenomeni significativi in tal senso: i giovani adulti prolungano la loro permanenza nella famiglia d origine e la fase anziana della famiglia assiste ad un suo dilatarsi in senso temporale. Oggi l asse di scambio si concentra tra e all interno delle generazioni adulte, in cui si manifestano nuove dinamiche di differenziazioni in questo tipo di relazioni. 2. Nonni e nipoti: le principali caratteristiche demografiche Un secolo fa la durata della vita media rendeva difficile che una persona potesse veder nascere tutti i suoi nipoti e li vedesse crescere; le condizioni odierne rendono radicalmente nuovo il rapporto tra le generazioni e permettono agli anziani di intrattenere rapporti prolungati con i loro nipoti. Del resto, le aumentate necessità di cura dei bambini in una società complessa fanno sì che i nonni (e in particolare le nonne) si trovino spesso a svolgere un ruolo importante nella vita quotidiana dell infanzia. In Italia i nonni sono 10 milioni e 819 mila, cioè il 38,4% della popolazione con più di 40 anni e la quota di nonni sulla popolazione, ovviamente, aumenta al crescere dell età; le donne sono più degli uomini (su 100 nonni, 40 sono maschi e 60 sono femmine), sia per la maggiore durata media della vita femminile, sia perché le donne diventano nonne in età più giovane. 3

5 N di nonni di 40 anni e più (in migliaia) per 100 persone di 40 anni e più N di nonni di 65 anni e più (in migliaia) per 100 persone di 65 anni e più Maschi , ,2 Femmine , ,3 Totale , ,8 Tab. 1: Nonni per sesso Metà delle donne da 55 a 64 anni sono nonne, contro il 37,9% degli uomini, ma nelle età più anziane le differenze di genere tendono a diminuire. Oltre i 74 anni di età solo un quarto dei maschi e delle femmine non ha nipoti. CLASSE D ETA Maschi Femmine Totale anni 4,6 10,8 7, ,9 51,5 45, ,7 69,0 68,0 75 e più 76,5 74,6 75,3 Tab. 2: Nonni per sesso e classe di età (per 100 persone dello stesso sesso e classe di età) La distribuzione dei nonni sul territorio nazionale non è omogenea. Rispetto alle altre ripartizioni territoriali al Sud i nonni sono di più (41,7% contro il 34,3% del Nord-ovest) e più giovani: ben il 40% dei nonni residenti nel sud ha meno di 65 anni, contro il 32,8% dei nonni del Nord-ovest. RIPARTIZIONE nonni per 100 persone di 40 anni e più nonni per 100 persone di 65 anni e più Nord-ovest 34,3 66,5 Nord-est 38,7 70,8 Centro 40,3 72,5 Sud 41,7 75,0 Isole 38,2 70,4 Totale 38,4 70,8 Tab. 3: Nonni per ripartizione territoriale (per 100 persone della stessa ripartizione) 4

6 RIPARTIZIONE nonni con meno di 65 anni per 100 nonni nonni con 65 anni e più per 100 nonni Totale Nord-ovest 32,8 67,1 100,0 Nord-est 34,5 65,4 100,0 Centro 35,0 65,1 100,0 Sud 40,0 60,0 100,0 Isole 38,5 61,4 100,0 Totale 35,9 64,1 100,0 Tab.. 4: Nonni per ripartizione territoriale e grandi classi di età A livello regionale, la quota più elevata di nonni si registra nel Molise, Abruzzo e Calabria (sopra il 45%), mentre in Campania si registra la quota maggiore di nonni più giovani con meno di 65 anni (42,8% dei nonni). La metà dei nonni ha 1 o 2 nipoti, mentre solo un quarto ha 5 nipoti o più. Inoltre, i nonni del Nord e quelli residenti al Sud hanno un numero di nipoti diverso. La maggioranza dei nonni del Sud ha 4 nipoti o più, mentre la maggioranza dei nonni del Centro-Nord ne ha 1 o al più 2. Il numero di nipoti risente degli effetti delle diverse scelte riproduttive effettuate dalla generazione dei nonni e da quella dei loro genitori nelle varie aree del paese. Numero di nipoti RIPARTIZIONE e più Totale Nord-ovest 30,6 31,8 13,6 9,8 14,2 100,0 Nord-est 32,7 26,2 15,6 10,2 15,3 100,0 Centro 26,0 27,8 16,8 12,3 17,1 100,0 Sud 15,6 19,0 13,7 12,6 39,1 100,0 Isole 16,7 21,8 14,7 12,1 34,7 100,0 Totale 25,0 25,7 14,8 11,3 23,2 100,0 Tab. 5: Nonni per numero di nipoti e per ripartizione territoriale (per 100 nonni della stessa ripartizione territoriale) 5

7 E così che nel Mezzogiorno la quota di nonni che ha cinque o più nipoti si attesta sul 35-40%, mentre è intorno al 15% nelle ripartizioni del Nord dove, al contrario, sono più del 30% i nonni di un solo nipote. In sintesi, si può affermare che, nelle diverse aree del paese, non è diversa solo la probabilità che ha una persona di diventare nonno, ma soprattutto il numero di nipoti che un nonno può aspettarsi di veder nascere. Dal punto di vista del livello di istruzione e della condizione professionale, si rileva che i nonni sono per oltre i tre quarti persone con titolo di studio molto basso, nella condizione di pensionati o casalinghe. Sono le nonne le meno istruite: quelle con licenza elementare e senza titolo rappresentano più dell 80%. Nel dettaglio: TITOLO DI STUDIO Maschi Femmine Totale Laurea, diploma 12,4 6,9 9,1 Licenza media 17,9 12,5 14,6 Elementare, nessun titolo 69,7 80,6 76,3 Totale 100,0 100,0 100,0 Tab. 6: Nonni per sesso e titolo di studio (composizione percentuale) CONDIZIONE NELLA PROFESSIONE Maschi Femmine Totale Occupati 17,9 6,1 10,9 Ritirati dal lavoro 76,8 38,4 53,7 Casalinghe -- 45,7 27,4 Altra condizione 5,3 9,8 8,0 Totale 100,0 100,0 100,0 Tab. 7: Nonni per sesso e condizione nella professione (composizione percentuale) Il contesto familiare in cui i nonni sono inseriti è diverso per gli uomini e per le donne; infatti, ad oltre l 87% di nonni maschi che vive in coppia (con figli o senza figli), corrisponde il 57% di nonne nella stessa situazione. Per contro, una nonna su quattro vive da sola, contro l 8,4% dei nonni. Infine, l 8,6% delle nonne vive con figli, come unico genitore, e il 9,2% come membro aggregato ad un nucleo familiare. Per i maschi, queste ultime percentuali sono pari rispettivamente a 2,8% e 2,2%. 6

8 Riassumendo: CONTESTO FAMILIARE Coppia senza figli Maschi Femmine Totale 56,2 36, Coppia con figli 31,1 20, Monogenitore 2,1 8,6 6.0 Single 8,4 25, Membro aggregato a nucleo familiare 2,2 9,2 6.4 Totale 100,0 100,0 100,0 Tab. 8: Nonni per sesso e contesto familiare in cui sono inseriti (composizione percentuale) La convivenza tra nonni e nipoti è una situazione oggi non frequente, ma che, soprattutto in alcune aree del paese, presenta ancora una certa rilevanza. RIPARTIZIONE Vivono con tutti i nipoti Vivono con alcuni dei nipoti Non vivono con i nipoti Totale Nord-ovest 3,4 4,4 92,2 100,0 Nord-est 4,3 6,7 89,0 100,0 Centro 5,8 6,7 87,5 100,0 Sud 2,9 6,0 91,1 100,0 Isole 2,9 3,5 93,6 100,0 Totale 3,9 5,6 90,5 100,0 TAV. 9. Nonni per convivenza con i nipoti e ripartizione territoriale (per 100 nonni della stessa ripartizione territoriale) Come si può notare, nel complesso la coabitazione delle generazioni risulta attualmente modesta; si registra comunque che quasi il 10% dei nonni abita nella stessa casa con almeno un nipote. La ripartizione territoriale in cui la convivenza è più frequente è il Centro, seguita dal Nord-Est, mentre nelle Isole se ne rileva la quota minore. 7

9 Convivono di più con i nipoti i nonni più anziani: il 15,5% dei nonni con almeno 75 anni. Inoltre, ad eccezione della classe di età 40-54, sono le nonne a vivere più spesso insieme ai nipoti (in complesso l 11,2% contro il 7,1%). NONNI CONVIVENTI Maschi Femmine Totale ,6 7,7 8, ,1 7,6 7, ,3 9,0 7,4 75 e più 10,2 18,6 15,5 Totale 7,1 11,2 9,5 Tab. 10: Nonni che vivono con almeno un nipote per sesso e classe di età (per 100 nonni dello stesso sesso e classe di età) Anche quando non vivono insieme, nonni e nipoti spesso abitano vicini: oltre il 44% dei nonni ha almeno un nipote che abita nel raggio di un chilometro. I rapporti tra nonni e nipoti risultano essere piuttosto continui e si mantengono anche al crescere dell età dei nipoti. La frequenza con cui nonni e nipoti che non abitano insieme si vedono o si sentono telefonicamente tende ad essere elevata e si accentua nel caso di nipoti più piccoli: nel 77,8% dei casi i nonni si vedono con i nipoti con meno di 14 anni almeno qualche volta alla settimana e il 57,6% si sente telefonicamente con la stessa frequenza. RIPARTIZIONE Vedono i nipoti qualche volta a settimana Sentono i nipoti al telefono qualche volta a settimana Nord-ovest 71,9 54,2 Nord-est 68,1 47,5 Centro 69,5 53,5 Sud 73,0 53,2 Isole 73,7 56,0 Totale 71,1 52,7 Tab. 11: Nonni che vedono o sentono al telefono almeno un nipote qualche volta la settimana, per ripartizione territoriale (per 100 nonni della stessa ripartizione territoriale) 8

10 Il contributo alla cura dei nipoti Il 58% dei nonni - pari a circa 6 milioni 275mila persone - ha almeno un nipote con meno di 14 anni. Questa percentuale diminuisce con il crescere dell età: l 84,5% dei nonni fino a 65 anni ha un nipotino, contro il 20,1% dei nonni di 75 anni e più. Rispetto alla popolazione complessiva di nonni, quelli che hanno nipoti "piccoli" sono più giovani, presentano livelli di istruzione più elevati e sono più spesso impegnati nel mondo del lavoro (il 10,9% è laureato e il 17,7% è diplomato, contro rispettivamente il 9,1% e il 14,6% della popolazione totale dei nonni; il 15,3% è occupato, contro il 10,9%). La maggioranza dei nonni che ha nipoti fino a 14 anni contribuisce in qualche modo alla loro cura. Infatti, complessivamente, l 84,2% di questi nonni si prende cura dei nipoti almeno in qualche occasione. In effetti, solo i nonni molto anziani (oltre i 75 anni) mostrano un coinvolgimento minore, seguiti da quelli della fascia di età più giovane (40-54 anni), tra i quali va considerato che è maggiore la quota degli occupati. Inoltre, le nonne sono più spesso partecipi della vita quotidiana dei nipotini: solo il 13% delle nonne non si occupa mai di loro, contro il 18,8% dei nonni. I tipi di contributo dati dai nonni non conviventi alla cura dei nipoti sotto i 14 anni sono molti e diversi. I nonni in maggioranza contribuiscono alla cura dei nipoti in modo non continuativo. Il tipo prevalente di contributo è fornito per impegni occasionali dei genitori, seguito dalla cura prestata mentre i genitori lavorano. La principali occasioni di coinvolgimento sono indicate nella tabella seguente: TIPO DI CURA Maschi Femmine Non curano mai 18,8 13,0 Mentre i genitori lavorano Impegni occasionali dei genitori Tempo libero dei genitori Periodi di vacanza Quando il bambino è malato In caso di emergenze Altro Tab. 12: Nonni di nipoti con meno di 14 anni per sesso e tipologia di cura fornita (per 100 nonni con le stesse caratteristiche) 9

11 TIP0 DI CURA anni anni anni 75 anni e più Non curano mai 17,3 13,8 14,7 26,6 Mentre i genitori lavorano Impegni occasionali dei genitori Tempo libero dei genitori Periodi di vacanza Quando il bambino è malato In caso di emergenze Altro Tab. 13: Nonni di nipoti con meno di 14 anni per classe di età e tipologia di cura fornita (per 100 nonni con le stesse caratteristiche) TIPO DI CURA Laurea o diploma Media Elementare o nessun titolo Non curano mai 17,4 14,5 15,8 Mentre i genitori lavorano Impegni occasionali dei genitori Tempo libero dei genitori Periodi di vacanza Quando il bambino è malato In caso di emergenze Altro Tab. 14: Nonni di nipoti con meno di 14 anni per titolo di studio e tipologia di cura fornita (per 100 nonni con le stesse caratteristiche) La partecipazione dei nonni alla cura dei nipoti varia principalmente in funzione del loro sesso e della loro età, ma anche a seconda del titolo di studio. 10

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