Nel 2013 il prezzo del latte pagato
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- Bartolomeo Giordani
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1 inserto BOVINE DA LATTE L analisi dei prezzi e i costi di produzione in Europa ALBERTO MENGHI spa, Reggio Emilia Nel 2013 il prezzo del latte pagato dalle principali industrie lattiero-casearie europee ha raggiunto il livello record di quasi 38 per 100 kg di latte (Iva esclusa), superando di circa 11 il minimo toccato nel L informazione scaturisce dal confronto dei prezzi del latte nel vecchio continente condotto dal Dutch dairy board e dal sindacato di categoria olandese Lto, in collaborazione con Edf (European dairy farmers) di cui è partner scientifico in Italia. Questa situazione dimostra, ancora una volta, che il sistema delle quote latte non è in grado di immunizzare il mercato europeo dalle oscillazioni di quello mondiale e che quindi la scelta di abolirlo a partire dal 2015 non dovrebbe portare a contraccolpi particolari sui prezzi, che già erano fortemente volatili e continueranno ad esserlo. Ciò, però, non significa che l impatto del superamento delle quote sarà uniforme nei diversi Paesi europei. È infatti ipotizzabile che, nelle fasi cicliche di prezzi elevati, i Paesi più vocati per la produzione di latte della fascia nord europea nord della Francia, Belgio, Olanda, nord della Germania e Irlanda spingano in alto la propria produzione. Ne conseguirà, nella fase di prezzi bassi, un surplus di prodotto all interno dell Ue e i primi a risentirne saranno i Paesi del sud Europa, dove in genere i costi di produzione sono mediamente più elevati. Tale meccanismo, che in parte si verificava anche negli anni passati, viene facilitato dall asincronia temporale esistente tra le repentine variazioni dei prezzi e l offerta di prodotto; quest ultima, infatti, essendo legata al ciclo di vita delle bovine, ha tempi di adattamento ai mercati piuttosto lunghi. L unica barriera protettiva attualmente esistente per i produttori italiani è rappresentata dalla distanza geografica dai luoghi di produzione, che genera costi di trasporto per le industrie lattiero-casearie italiane. Un altro elemento di interessante riflessione è che probabilmente il prezzo del latte in Europa tra il 2009 e il 2013 ha raggiunto i picchi di massimo e di minimo e, all interno di questi picchi, il prezzo continuerà ad oscillare nei prossimi anni. Redditività 2013 Nonostante la situazione di prezzo buono verificatasi nel 2013, le aziende da latte europee non necessariamente hanno chiuso i propri bilanci con un profitto positivo. Analizzando infatti i dati raccolti nei 300 allevamenti soci Edf si vede quanto la realtà sia stata diversa. A fronte infatti di un costo totale medio di 49 /100 kg di latte, i ricavi totali aziendali sono stati in media di 43,9 /100 kg latte (con un prezzo del latte medio di 36,5 /100 kg), con una perdita di 5,1 /100 kg di latte (vedi il grafico 1 a pag. 55). I costi di produzione possono essere letti in diversi modi. Nella prima colonna il costo totale è aggregato per centri di costo. Nella seconda colonna in base alla divisione in costi espliciti oppure calcolati: in entrambi i casi il costo di produzione totale è identico. Nella ter- 54 ottobre 2014
2 za, si considera la composizione dei ricavi legati alla produzione del latte. Dalla differenza tra i ricavi totali (rappresentati dalla terza colonna verde) e il costo totale, si desume il profitto. Il margine lordo (o reddito familiare) si ottiene dalla differenza tra i ricavi totali, i costi espliciti e gli ammortamenti. Analizzando il campione nel suo complesso, è emerso che circa il 28% delle aziende esaminate nel 2013 ha chiuso in utile generando un profitto, il 15% ha chiuso in utile grazie alla presenza dei contributi pubblici, il restante 57% ha chiuso in perdita. Trattandosi di dati medi è comunque naturale che vi siano differenze all interno del campione (vedi il grafico 2, in basso). Le aziende sono suddivise a seconda dei risultati all interno di ogni Paese. I numeri di allevamenti per Paese sono troppo limitati per avere una rilevanza statistica: quindi possono essere utilizzati solo per dare indicazioni di massima. In molti Paesi il numero di aziende che generano profitti è inferiore rispetto alle aziende in attivo. Un elemento interessante è che in un Paese come la Repubblica Ceca le aziende del campione, che sono a carattere capitalistico con salariati, generano tutte degli utili, altrimenti difficilmente potrebbero restare sul mercato. All opposto nessuno degli allevamenti che seguono il metodo biologico (Org) ha generato profitti e solo poche eccezioni hanno chiuso i bilanci in positivo, peraltro grazie ai sussidi pubblici. Nel grafico sono riportati anche i risultati di alcuni Paesi extra-europei che partecipano all indagine (Canada, Svizzera e Ucraina). Da mangimi ed energia i rialzi più consistenti Più in generale, i costi di produzione a campione costante sono aumentati in un anno del 2,9%. Nel 2013 solo un limitato numero di aziende è stato in grado di ridurre i costi, mentre la maggior parte di esse ha registrato un incremento: si tratta anche in questo caso di una media che vede la crescita dei costi prevalere sulle riduzioni generate dagli aumenti di produttività. Le voci di costo con i rialzi più ottobre 2014 consistenti sono: l alimentazione zootecnica, i mangimi, l energia e i contoterzisti. Per quanto riguarda il costo totale medio, nel 2013 è stato pari a 49 /100 kg di latte, ma si rilevano importanti differenze all interno dei diversi Paesi (vedi il grafico 3 a pag. 56). I costi di produzione più bassi, come consuetudine, si osservano in Irlanda e Regno Unito, dove i sistemi di allevamento sono più legati al pascolo. Anche la Germania e il Portogallo hanno un costo totale inferiore ai 40 /100 kg. Negli altri Paesi europei il range è concentrato tra i 40 e i 50 /100 kg di latte. Questo dato è importante, perché essendo il campione Edf composto da aziende mediamente orientate al futuro e quindi piuttosto avanzate, è probabile che i dati medi di rilevanza statistica dei Paesi interessati possano essere mediamente più elevati. Il range più frequente ci dice anche che è possibile produrre latte in Italia a livelli di costo non troppo lontani da quelli dei competitors europei. Un altra osservazione è che l incremento dei co- Graf. 1 - Costi di produzione e ricavi nel campione di aziende (Fonte Edf-) Graf. 2 - aziende in profitto o in perdita nelle nazioni dell indagine (Fonte Edf-) 55
3 inserto BOVINE DA LATTE Fotolia Graf.3 - Costi di produzione e prezzo del latte nei Paesi Edf ( /100 kg di latte Ecm) (Fonte Edf-) sti di produzione verificatosi negli ultimi anni nelle aziende da latte europee le rende piuttosto vulnerabili, visto che anche in un periodo di prezzo del latte record solo in un paio di nazioni (Irlanda e Repubblica Ceca) il prezzo è stato nettamente superiore ai costi di produzione. Nel grafico 3 si evidenzia, inoltre, il margine lordo, e cioè lo spazio esistente tra il pallino rosso e quello verde che ci dice per ogni 100 kg di latte quanti soldi restano in tasca all allevatore una volta pagate le spese dirette (costi espliciti) e la manodopera familiare. In questo caso si nota che oltre a Irlanda e Repubblica Ceca l Olanda ha un margine migliore legato probabilmente a una buona efficienza tecnica e a un ottima produttività. Tutti gli altri allevamenti hanno margini molto risicati e un calo repentino del prezzo come quello attuale può creare difficoltà in molte aziende. Il confronto internazionale sui costi è effettuato nell ambito del progetto regionale Zootecnia da latte di precisione. Riprendendo il discorso sulle previsioni di prezzo del latte compreso tra il picco minimo e quello massimo raggiunto dal 2009 al 2013, le aziende europee dovrebbero cercare di contenere i costi di produzione tra i 30 e i 40 /100 kg, mentre quelle italiane (con un prezzo mediamente superiore del 10%) dovrebbero stare tra i 33 e i 44 /100 kg. Se questi nel nostro Paese superassero i 44, le aziende potrebbero continuare la propria attività solo grazie ai ricavi della carne e ai contributi Pac e in alcuni casi, qualora anche questi ricavi non bastassero, grazie ad altre attività integrative, come ad esempio la produzione di energia da impianti fotovoltaici e biogas. Anche in questo caso, l analisi dell Edf ha evidenziato la particolare difficoltà e il rischio di sopravvivenza delle aziende biologiche che hanno un costo di produzione decisamente più alto degli altri e un prezzo del latte che non riesce a coprire nemmeno gli ammortamenti e parte dei costi calcolati. 56 ottobre 2014
4 Benessere e produttività: le strutture per l allevamento ambiente d allevamento definito come l insieme dei fattori esterni che possono interagire con l animale, in- L fluenzandone l aspetto psico-fisico, il metabolismo, il comportamento e la produzione è di grande rilevanza per il benessere e per la salute degli animali ed è il principale tema su cui concentrano l attenzione le norme europee sull animal welfare. Dal benessere dipende anche la produttività degli animali e, di conseguenza, il risultato economico dell azienda. Secondo l autorevole parere dell Efsa (2009), i rischi per la salute e il benessere dei bovini possono fare riferimento alle seguenti aree: problemi riproduttivi e metabolici, problemi relativi alla mammella, agli arti e di locomozione. E infine problemi comportamentali o legati a paura e dolore. Per prevenire queste difficoltà all interno dell allevamento è necessario ribaltare la visione definendo i bisogni (needs) del bovino; quelli più rilevanti, indicati nel Rapporto scientifico Efsa 1143/2009, sono: fare esercizio, mangiare, bere, riposare e dormire; esplorare l ambiente e avere appropriate interazioni sociali; avere normali comportamenti di cura del corpo e di evacuazione (feci e urine); respirare aria di buona qualità; avere un appropriato ambiente termico (temperatura, umidità, ventosità); minimizzare il rischio di malattie ed evitare agenti chimici o biologici dannosi; evitare dolore, lesioni ed esperienze negative (paura). Numerosi sono i fattori che possono influenzare il livello di benessere degli animali allevati e, di conseguenza, la loro capacità produttiva. Fra quelli afferenti alla stalla, si possono distinguere due macroaree: edificio e controllo ambientale; stabulazione e arredo interno/esterno. Nel primo gruppo si devono certamente ricordare la forma e le caratteristiche del tetto, il tipo di tamponamenti perimetrali, l orientamento, la ventilazione, il raffrescamento, mentre al PAOLO ROSSI spa, Reggio Emilia Moderna stalla per vacche da latte: in evidenza il tetto a due falde ad elevata pendenza, gli sporti di copertura e l assenza di tamponamenti fissi ottobre
5 inserto BOVINE DA LATTE Stalla per vacche da latte di elevata larghezza, con salti di falda nella copertura secondo gruppo appartengono la forma di stabulazione, la distribuzione interna delle diverse aree funzionali (layout), le caratteristiche di zona di riposo, di alimentazione, le aree di esercizio e di mungitura, i pavimenti, le attrezzature, le mangiatoie e gli impianti di abbeverata. Di seguito vengono illustrati alcuni importanti aspetti relativi alla prima macroarea. L edificio La stalla libera moderna deve essere molto aperta, perché solo in questo modo si possono garantire quelle ampie superfici di ventilazione necessarie nei periodi più critici dell anno (estate). Quindi, le strutture portanti da preferirsi sono quelle a telaio, cioè con pilastri e travi, che non pongono vincoli per le aperture di ventilazione e permettono l utilizzo di tamponamenti perimetrali più economici. L edificio dovrebbe avere un altezza in gronda compresa fra 3,5 e 4,5 m, perché così si migliorano le condizioni ambientali durante la stagione calda e si risparmia nei costi di costruzione. Un altezza eccessiva, infatti, può comportare l ingresso del calore estivo nelle aree di stabulazione, con situazioni deleterie dal punto di vista del benessere; inoltre, ci può essere incompatibilità con le disposizioni dei regolamenti edilizi comunali relative alle altezze massime degli edifici. L elemento più rilevante dell edificio è sicuramente il tetto che ha la funzione di proteggere gli animali, gli alimenti, gli impianti e le attrezzature dagli agenti atmosferici. Se ben realizzato, permette condizioni microclimatiche interne il più possibile vicine a quelle ottimali per gli animali. Il tetto della stalla dovrebbe essere preferibilmente del tipo a due falde a pendenza costante, con abbondanti sporti di gronda (almeno 2 m) e con adeguata fessura di colmo (foto a pag. 57). Nelle strutture molto larghe (oltre i m) può essere conveniente la predisposizione di salti di falda (foto sopra), per 58 ottobre 2014
6 aumentare le superfici di entrata/uscita dell aria. È bene che il tetto sia coibentato, per limitare il surriscaldamento dell intradosso della copertura (cioè della superficie rivolta verso l interno) in seguito all azione della radiazione solare estiva. Ciò consente di ridurre fortemente l irraggiamento della struttura sugli animali, che altrimenti peggiorerebbe in modo rilevante le condizioni termiche dell ambiente d allevamento. I tamponamenti laterali della stalla devono essere di tipo mobile, realizzati con reti frangivento, teli plastici, tavole di legno o semplicemente con pile di rotoballe o balloni parallelepipedi (foto in basso), da poter rimuovere durante la stagione calda, per favorire il ricambio d aria nell ambiente interno. I tamponamenti di testata possono essere fissi, meglio se del tipo ventilante, cioè con parti piene alternate a fessure di varia foggia. Il controllo ambientale Lo stato di benessere degli animali è condizionato in modo rilevante dal microclima della stalla, cioè dall azione combinata della temperatura, dell umidità e della velocità dell aria. Inoltre, la temperatura agisce anche per la sua quota radiante, derivante dal riscaldamento (o dal raffreddamento) degli elementi di chiusura dell edificio. Le azioni fondamentali da considerare in materia di controllo ambientale sono: l orientamento dell edificio, la ventilazione naturale, l ombreggiamento e il raffrescamento. Per quanto riguarda il primo aspetto, è sicuramente preferibile, l orientamento est-ovest (testate della stalla rivolte a est e a ovest), perché si limita l esposizione alla radiazione solare del tetto e dei tamponamenti. Peraltro, bisogna anche considerare che il sole estivo più problematico è quello di ovest, che tende ad entrare in profondità nell ambiente interno della stalla, creando situazioni di disagio per le bovine; è quindi preferibile disporre verso ovest una testata della stalla, perché questa potrà essere chiusa con elementi fissi o mobili, senza limitazione della ventilazione dell ambiente. Se invece ci si trovasse con un lato lungo rivolto a ovest (cioè con l edificio orientato nord-sud), si dovrebbe sicuramente agire con dei frangisole per evitare l irraggiamento diretto delle aree di stabulazione durante il pomeriggio, ma così facendo si limiterebbe il ricambio d aria proprio nel periodo dell anno che richiede la massima ventilazione. ottobre 2014 La ventilazione La ventilazione delle stalle è certamente la più importante azione di controllo ambientale, grazie alla quale è possibile creare e mantenere un ambiente idoneo alla vita e al benessere degli animali. Apporta ossigeno e allontana gas tossici e polveri, elimina il vapore acqueo in eccesso, asporta il calore sensibile e mitiga l effetto dell irraggiamento in estate. Una stalla per vacche da latte è sempre ventilata in modo naturale, cioè mediante l azione combinata di fenomeni fisici naturali dipendenti dalla forza ascensionale termica dell aria e dal vento. Nel primo caso (effetto camino) il ricambio d aria è favorito dalla differenza di temperatura fra interno ed esterno e dalla differenza di quota fra ingressi e uscite dell aria; per questo è conveniente realizzare tetti con elevata pendenza delle falde (25-35%), in modo da collocare la fessura di colmo (cupolino) molto più in alto rispetto all asse mediano che attraversa orizzontalmente le pareti laterali. Per la seconda modalità (effetto vento), importantissima nel periodo estivo, è necessario avere ampie aperture sui due lati lunghi, al fine di garantire elevate portate d aria necessarie nella stagione calda. Una superficie di ingresso dell aria di 1 m 2 su un lato e un analoga superficie d uscita sul lato opposto consentono, nell ipotesi di una velocità dell aria di 0,5 m/s, una portata di ventilazione di m 3 /h, maggiore della portata estiva di m 3 /h richiesta per una vacca di 700 kg che produce 32 kg/d di latte. Tamponamento in rete frangivento mobile in stalla per bovine da latte 59
Il controllo ambientale nelle stalle per vacche da latte
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