ORGANISMO UNITARIO DELL AVVOCATURA ITALIANA. Responsabile: Claudio Rao (tel. 06/

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1 Ufficio stampa Rassegna stampa 27 novembre 2012 Responsabile: Claudio Rao (tel. 06/

2 SOMMARIO Pag. 3 MEDIACONCILIAZIONE: Comunicato stampa Corte Costituzionale Pag. 4 MEDIACONCILIAZIONE: Grande soddisfazione per l avvocatura per l inammissibilità degli emendamenti al Dl sviluppo per la reintroduzione della obbligatorietà della mediaconciliazione - comunicato stampa OUA Pag. 5 MEDIACONCILIAZIONE: Conciliazione al Taglio ai costi e ai tempi (Il Sole 24 Ore) Pag. 7 GEOGRAFIA GIUDIZIARIA: Ordinanza giudice del Tribunale di Pinerolo conclusioni Pag. 8 UNIVERSITA : Toga e tocco via dagli atenei, la tesi di laurea diventa mini (La Repubblica) Pag. 9 DIFFAMAZIONE: Il Senato boccia le legge sulla cella per i giornalisti (Il Corriere della Sera) Pag.10 DIFFAMAZIONE: Ddl diffamazione, Senato boccia l'articolo 1 sul carcere per i giornalisti (Repubblica.it) Pag.11 DIFFAMAZIONE: Diffamazione sul binario morto (Il Sole 24 Ore) Pag.13 CARCERI: Pene alternative, da oggi ddl al vaglio della Camera (Avvenire) Pag.14 CARCERI: Carceri: ddl misure alternative domani in Aula Camera, verso voto (Adnkronos) Pag.15 CARCERI: Penalisti pronti a protesta, verbali a mano contro giusto processo (Adnkronos) Pag.16 FISCO: Il Delega, oggi il voto di fiducia - Braccio di ferro sulle agenzie (Il Sole 24 Ore) Pag.17 FISCO: Niente raddoppio dei tempi con denunce strumentali (Italia Oggi) Pag.18 CONDOMINIO: Più facili le «ecodelibere» (Il Sole 24 Ore) Pag.20 PROFESSIONI: In Banca dai commercialisti (Italia Oggi) Pag.21 PROFESSIONI: Senz'albo, legge al rush finale (Italia Oggi) Pag.23 PROFESSIONI: Due ministri dai consulenti (Italia Oggi) Pag.24 PROFESSIONI: I consulenti guardano al futuro di Marina Calderone - Presidente dell'ordine dei consulenti del lavoro (Italia Oggi) Pag.25 PROFESSIONI: Le linee guida ufficiali «ingessano» i medici (Il Sole 24 Ore) Pag.26 PROFESSIONI: Sganga replica alle contestazioni (Il Sole 24 Ore) Pag.27 CODICE DELLA STRADA: Il Dpr anti-prestanome scatterà solo a febbraio (Il Sole 24 Ore) Pag.28 CONGRESSO FORENSE: Mr. Smith va a Bari di Fabio Sportelli - avvocato in Venezia ( Pag.30 GEOGRAFIA GIUDIZIARIA: Verbale di presentazione dei promotori di una proposta di iniziativa popolare Pag.40 MEDIACONCILIAZIONE: Disapplicazione dell obbligatorietà della mediaconciliazione Pag.44 MEDIACONCILIAZIONE: Memoria resa dalla Commissione Europea in relazione alla procedura introdotta con la ordinanza del Giudice di Pace di Mercato San Severino: conclusioni 2

3 Corte Costituzionale Ufficio Stampa Mediazione civile La Corte costituzionale ha dichiarato la illegittimità costituzionale, per eccesso di delega legislativa, del d.lgs. 4 marzo 2010, n.28 nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione. dal Palazzo della Consulta, 24 ottobre

4 COMUNICATO STAMPA GIUSTIZIA, SODDISFAZIONE DELL AVVOCATURA PER L INAMMISSIBILITÀ DEGLI EMENDAMENTI AL DL SVILUPPO PER LA REINTRODUZIONE DELL OBBLIGATORIETÀ ALLA MEDIAZIONE PER L'OUA E' STATO SVENTATO L ULTIMO COLPO DI MANO, TUTELATA LA DECISIONE DELLA CONSULTA CHE HA BOCCIATO L OBBLIGATORIETÀ DELLA MEDIAZIONE. L OUA HA INOLTRE CHIESTO DA TEMPO AL MINISTRO SEVERINO CHE SI APRA UN CONFRONTO CON L AVVOCATURA PER TROVARE SOLUZIONI RAGIONEVOLI PER IMPLEMENTARE UNA MEDIACONCILIAZIONE VOLONTARIA E DI QUALITÀ, ANCHE PARTENDO DALLE DECISIONI DEL RECENTE CONGRESSO FORENSE DI BARI L Organismo Unitario dell Avvocatura (Oua) ha espresso soddisfazione per la dichiarazione di inammissibilità degli emendamenti al Dl Sviluppo che proponevano la reintroduzione dell obbligatorietà della mediazione, già bocciata dalla Consulta dopo un ricorso presentato dall Oua e da diversi ordini forensi. Per l Oua è stato sventato l ultimo colpo di mano delle lobby della privatizzazione della macchina giudiziaria, è stata così tutelata la decisione della Consulta che aveva bocciato l obbligatorietà della mediazione. Un istituto che ha chiari profili di incostituzionalità non solo per l eccesso di delega, ma anche ma anche per l'onerosità della stesso, per la mancanza di indipendenza delle camere di conciliazione private, per l inidoneità di gran parte dei mediatori, per la speculazione che si è scatenata nel settore, per gli ostacoli all'accesso libero del cittadino alla giustizia, per le gravi ripercussioni sul giudizio successivo, anche considerato che nel 90% dei casi la parte non compare o la conciliazione ha insuccesso. Questo meccanismo, obbligatorio e costoso, unico in Europa, è, oltretutto, ancora sub judice della Corte di Giustizia Europea. Una decisione di segno opposto del Parlamento sarebbe stato un vero e proprio abuso. L'Oua chiede, quindi, che si riparta, invece, dalle decisioni del Congresso Forense di Bari, tenutosi questo fine settimana per trovare soluzioni ragionevoli per implementare davvero una media-conciliazione volontaria e di qualità. Infine un invito rivolto al Ministro Severino affinché si apra urgentemente un confronto con l avvocatura. Roma, 27 novembre

5 IL SOLE 24 ORE Giustizia. Oggi il voto sulla nuova proposta per non far morire l'istituto Conciliazione al Taglio ai costi e ai tempi Incontro filtro entro 30 giorni Tariffe più lievi Obbligo di legale Tre anni di sperimentazione. Riduzione delle materie interessate, Taglio dei tempi della procedura. Abbassamento dei costi. Si muove su queste direttrici l'ultimo tentativo di salvare la conciliazione dopo la sentenza della Corte costituzionale, di cui si attendono ancora le motivazioni, che ha bocciato l'obbligatorietà sotto il profilo dell'eccesso di delega. Il tutto affidato a un emendamento al decreto sviluppo che sarà votato oggi. L'originaria proposta di correzione è stata riformulata e arricchita di nuovi contenuti e ora su alcuni punti non sembra troppo distante dalla mozione approvata sabato dal Congresso nazionale forense di Bari. L'emendamento prevede innanzitutto un periodo ragionevole per testare la conciliazione (che resta come condizione di procedibilità): sino al 2015, prima di approdare in giudizio nelle controversie per alcune materie, dovrà essere intrapreso un tentativo di accordo tra le parti con l'ausilio di professionisti adeguatamente preparati. Ristretto l'elenco delle materie rispetto alla versione originaria, con l'eliminazione di quelle dotate di un elevato tasso di complessità: è il caso della divisioni e successioni, dei patti di famiglia e della diffamazione a mezzo stampa). Come pure a essere accorciata, anzi dimezzata, è la durata della procedura che passerebbe da 4 a 2 mesi. Nelle intenzioni dei proponenti la disciplina della mediazione dovrebbe migliorare, permettendo alle parti di verificare le concrete possibilità di raggiungere un accordo con un investimento contenuto, in proporzione, di tempo e denaro. Infatti il primo incontro tra parti e mediatore dovrà avvenire entro 30 giorni e non più mesi, tagliando del 75% rispetto ai 4 mesi precedenti. Determinante in questo senso, ma anche per ridurre i costi, è l'obbligatorietà di un incontro filtro e non di un vero e proprio procedimento di mediazione. Se al primo incontro la procedura si conclude senza che sia stato raggiunto un accordo allora l'importo massimo complessivo dell'indennità da corrispondere al mediatore, per ciascuna parte e comprendendo le spese di avvio del procedimento, è di 80 euro per le liti di valore sino a euro; di 120 euro per le liti di valore sino a euro; di 200 euro per le liti sino a euro; di 350 euro per le controversie sino a euro e di 500 euro le cause di importo superiore. Riduzione dei tempi e dei costi dovrebbero essere funzionali, nel progetto dei proponenti, agli interessi anche dei mediatori che potranno concentrare sforzi e risorse sui casi per i quali, dopo il primo incontro, sono più elevate le possibilità di successo. Inoltre, visto che le parti possono mettere termine alla procedura anticipatamente, gli enti di mediazione dovrebbero essere stimolati a mettere in campo da subito i loro migliori professionisti con l'obiettivo di raggiungere un accordo in tempi 5

6 rapidissimi. Il primo incontro, cioè, a differenza di quello attuale che vede almeno una delle parti, il più delle volte, rimanere contumace, dovrebbe spingere alle migliori dimostrazioni di competenza da parte degli enti. Lo stimolo dovrebbe essere quello a convincere le parti a sedersi al tavolo di mediazione, aumentando in maniera sensibile il tasso di successo che oggi è attorno al 50% quando le parti accettano di incontrarsi. Obbligatoria l'assistenza legale quando il mediatore formula la proposta. L'emendamento dovrebbe poi permettere di superare l'impasse che si è venuta a creare in attesa del deposito della pronuncia della Corte costituzionale. Impasse che non è stata senza conseguenze, visto che l'operatività della mediazione è crollata di oltre il 90% anche per effetto delle indicazioni del ministero della Giustizia che ha imposto a tutti gli organismi di conciliazione di comunicare alle parti il verdetto di illegittimità dell'obbligatorietà. Il ministro della Giustizia Paola Severino per ora non ha preso una posizione netta, ma ieri da Piacenza, ha parlato di verifica delle possibilità di reintroduzione delle mediazione a tempo e con finalità di taglio del contenzioso. E sabato scorso il congresso degli avvocati aveva approvato una mozione presentata dal leader dell'anf Ester Perifano che chiedeva, tra l'altro, la riduzione delle materie interessate dalla conciliazione (tra cui proprio quelle tagliate dall'emendamento), la gratuità della conciliazione o almeno l'abbattimento dei costi con una maggiore libertà nella determinazione dell'ammontare da corrispondere. Giovanni Negri I punti chiave 01 I COSTI. Quando, all'esito del primo incontro con il mediatore, la procedura si conclude con un mancato accordo, l'importo massimo complessivo delle indennità di mediazione per ciascuna parte, comprensivo delle spese di avvio del procedimento, è di 80 euro, per le liti di valore sino a euro; di 120 euro, per le liti di valore sino a euro; di 200 euro, per le liti sino a euro; di 350 euro, per le liti di valore sino a euro, e di 500 euro per le liti di valore superiore 02 I TEMPI. Introdotta una riduzione dei tempi della conciliazione, che resta come condizione di procedibilità. La durata massima del procedimento passa da quattro a due mesi. Si istituisce un incontro filtro da svolgere entro 30 giorni al quale le parti possono partecipare e all'esito del quale non è necessario avviare un tentativo completo di mediazione. L'incontro può, cioè, concludersi anche con un nulla di fatto e una presa d'atto del mancato accordo. Gli enti dovranno allora mettere a disposizione le migliori risorse per arrivare a un esito positivo in tempi strettissimi 6

7 7 ORDINANZA GIUDICE PINEROLO conclusioni - La non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale I dubbi circa il contrasto con la Costituzione delle norme fin qui esaminate sono dunque consistenti e la segnalazione dei vizi incostituzionali, all'esito della delibazione che precede, non appare pretestuosa. Le questioni sollevate non sono pertanto manifestamente infondate. - La rilevanza Le questioni sollevate non sono solo teoriche, essendovi un'evidente relazione tra le norme denunciate e l'esito della controversia: il dubbio di costituzionalità investe infatti l'individuazione del giudice (il tribunale di Torino ovvero quello di Pinerolo) che dovrà pronunciarsi sulle domande proposte dall'attrice. Infatti, come emerge dalla sintesi del processo, l'udienza di precisazione delle conclusioni (la cui data non può che rispettare il calendario di definizione delle cause, secondo la sequenza cronologica di iscrizione a n:olo, in osservanza del già richiamato "Programma Strasburgo") si svolgerà in un tempo in cui Tribunale di Pinerolo (se le norme per le quali viene introdotto questo giudizio incidentale fossero legittime) sarà stato soppresso; come statuisce l'art. 11, secondo comma, del decreto legislativo n. 155/2012,"... Le disposizioni di cui agli artt. l, 2, 3,4, 5, e 7 acquistano efficacia decorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto" e cioè dodici mesi dal 13 settembre Ne consegue che sulle domande proposte da nei confronti di non si può decidere indipendentemente dalla risoluzione delle questioni di legittimità costituzionale sollevate, che si pongono in rapporto di pregiudizialità con la fase conclusiva della causa. p.q.m. I ) revoca l'ordinanza del 22 ottobre 2012, con la quale e stata fissata l'udienza di precisazione delle conclusioni definitive; 2) dichiara rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'alt. l. secondo comma, della legge n. 148 del 14 settembre 20l1 (in Gazzetta Ufficiale n. 216 del 16 settembre 2011), con la quale e stato convertito, con modificazioni, il decreto-legge n. 138 del 13 agosto 2011, per contrasto con gli artt. 70, 72, primo e quarto comma, e'77, secondo comma, della Costituzione; 3) dichiara rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 1 del decreto legislativo n. 155 del 7 settembre 2012 (in Gazzetta Ufficiale n. 213 del 12 settembre 2012), limitatamente all'inclusione del Tribunale di Pinerolo nell'elenco della tabella A), per contrasto con gli artt. 3, 24,25, primo comma, 76 e 97, primo comma, della Costituzione; 4) sospende il processo e dispone la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale: 5) dispone che, a cura del Cancelliere, questa ordinanza sia notificata alle parti ed al Presidente del Consiglio dei Ministri e comunicata ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Pinerolo, l6 novembre 2012 Archivia Il giudice Rosanna Musa

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10 REPUBBLICA.IT Ddl diffamazione, Senato boccia l'articolo 1 sul carcere per i giornalisti Con 123 voti contrari, 29 favorevoli e 9 astenuti respinto il cuore del provvedimento, che prevedeva la detenzione per l'autore di un articolo diffamatorio ma non per il direttore della testata. Il Pdl, come annunciato, non ha partecipato al voto. Gasparri polemico sull'ordine di arresto per Sallusti. Vita (Pd): Morte annunciata di una porcata ROMA - L'Aula del Senato ha bocciato con voto segreto l'articolo 1 del ddl sulla diffamazione a mezzo stampa, con 123 voti contrari, 29 favorevoli e 9 astenuti. Un voto che affossa definitivamente il provvedimento, di cui l'articolo - che prevede il carcere fino ad un anno per i giornalisti ma non per il direttore della testata - rappresenta il cuore. Alla luce del voto il presidente del Senato, Renato Schifani, ha sospeso la prosecuzione dell'esame del testo. Alla votazione non ha partecipato il Pdl. Durante le dichiarazioni di voto il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri aveva invitato il suo gruppo a non votare per l'articolo 1 del provvedimento. Gasparri ha a lungo polemizzato sulla scelta del voto segreto e sull'ordine di arresto destinato oggi al direttore del Giornale Alessandro Sallusti. "Chi ha voluto il carcere se ne assumerà la responsabilità. Abbiamo difeso - ha detto - un principio di libertà". Da Fabrizio Cicchitto arriva un appello a ritrovare un'intesa: "recuperiamo l'accordo sulla diffamazione, elaborato e poi saltato in parlamento, e mettiamo fine al più presto a una situazione assurda e paradossale che da troppe settimane tiene banco e che sta offrendo dell'italia uno spettacolo non degno di un paese democratico e civile quale il nostro dovrebbe essere", dice il capogruppo Pdl alla Camera dei deputati. Il senatore del Pd Vincenzo Vita tira un sospiro di sollievo. Il caso è chiuso, dice, "grazie anche a una bella manciata di senatori della destra che ha votato contro l'articolo 1 del provvedimento. Abbiamo vinto, perché decaduto l'articolo 1 decade tutto". Per Vita si tratta della "morte annunciata e non accidentale di una porcata. Finalmente di questa brutta storia non sentiremo più parlare". Per l'idv è finalmente finito l'accanimento terapeutico per una "pessima proposta di legge": proposta incostituzionale che prevedeva il carcere per i giornalisti ma non per il direttore responsabile concorrente nello stesso reato", ha detto il responsabile Giustizia dell'italia dei valori, Luigi Li Gotti. Il no di Palazzo Madama riabilita il Parlamento, commenta il presidente dei senatori dell'udc, Gianpiero D'Alia, per cui "immaginare il carcere per i giornalisti era un inutile segnale intimidatorio", mentre anche Francesco Rutelli esprime grande soddisfazione per la bocciatura dell'articolo 1 del ddl. Contro il "ddl Sallusti" Fnsi e Fieg avevano presentato un appello congiunto. Era stato indetto uno sciopero dei giornalisti per la giornata di oggi, poi rinviato dopo l'appello del presidente del Senato Schifani ad attendere l'esito della votazione a Palazzo Madama. E' contento Franco Siddi, presidente del Fnsi: "non si risolve il nodo del carcere per i giornalisti visto che si torna verso la legge precedente, ma almeno si evita che il rimedio sia ingiusto e peggiore del male", sottolinea. Il presidente dell'ordine dei giornalisti Enzo Iacopino è "grato a chi ha votato per mandare a morte una legge assurda, anche se resta la preoccupazione per ciò che avverrà, dal momento che rimane la vecchia legge". Ci piacerebbe - aggiunge Iacopino - che fra una legge a favore delle banche e una per le assicuzazioni se ne facesse anche una per garantire ai cittadini il diritto a un'informazione libera". 10

11 IL SOLE 24 ORE Ddl Sallusti. Dopo il rifiuto da parte del Pd di ritirare il voto segreto il Pdl esce dall'aula del Senato Diffamazione sul binario morto Non passa il carcere fino a un anno - Fnsi: accolto l'appello, ora riforma equilibrata Il Senato ha bocciato ieri l'articolo 1 della riforma della diffamazione: 123 no (Pd, Udc, Idv e Api), 9 astenuti (che a Palazzo Madama valgono come voti contrari) e solo 29 sì (tra cui la Lega). Il Pdl non ha partecipato al voto. Abortisce così l'iter della riforma, iniziato poco più di due mesi fa con l'obiettivo di eliminare la reclusione per i giornalisti condannati per diffamazione, e scongiurare il carcere per il direttore del Giornale Alessandro Sallusti (condannato in via definitiva a 14 mesi). La votazione di ieri è iniziata con l'appello al Pd, da parte del Pdl, di ritirare la loro richiesta di voto segreto sull'articolo 1 (il cuore della riforma, con l'esclusione del carcere per i direttori che partecipano al reato o responsabili per omesso controllo sul giornalista diffamatore). Ufficialmente la richiesta era stata motivata per far assumere a ciascuno «le proprie responsabilità» di fronte al voto contrario al testo, bocciatura che di fatto rende possibile l'arresto di Sallusti, seppur ai domiciliari. In realtà più di un senatore ammette che nel Pdl c'era una forte opposizione al testo, tra chi considerava l'ipotesi carcere fino a un anno come troppo blanda e chi invece la considerava troppo severa. Opposizione che sarebbe esplosa con il voto segreto. Di fonte al rifiuto del Pd, il Pdl ha deciso di non partecipare al voto, per non rendersi «responsabile» di mandare in carcere Sallusti. Poco prima del voto, il relatore Filippo Berselli (Pdl) ha chiamato in causa il Governo, invitandolo a «muoversi con urgenza», per evitare il «danno d'immagine» al paese derivante dai domiciliari per il direttore del Giornale. In questi due mesi si è assistito a un gioco dell'oca: prima un testo che eliminava il carcere e stabiliva solo una multa massima di 100mila euro; poi la sanzione è stata abbassata a 50mila euro; quindi si è reintrodotto il carcere, con la possibilità del giudice di infliggere la reclusione fino a un anno; infine l'opzione carcere fino a un anno è stata esclusa solo per i direttori «partecipi» del reato (mantenendo come pena massima solo una multa fino a 50mila euro). Con la bocciatura di ieri, restano in vigore le norme attuali: per i giornalisti condannati per diffamazione la pena massima è il carcere fino a sei anni. Chi ha votato contro l'articolo 1 «si è assunto la responsabilità di mantenere il carcere fino a 6 anni per i giornalisti», ha sottolineato il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. Il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ha chiesto di «recuperare l'intesa» raggiunta in parlamento. Appello a una intesa condiviso anche dal segretario del Pdl Angelino Alfano. Il Pd, tuttavia, ha votato contro non perché volesse il carcere più severo per i giornalisti, ma perché il carcere voleva eliminarlo del tutto. «Basta così» ha detto Anna Finocchiaro, presidente dei senatori democratici: «Nella prossima legislatura si potrà ripensare questo tema, eliminare il carcere per il reato di diffamazione e poi trovare un sistema per equilibrare la libertà di informazione con il diritto alla dignità dei singoli». Anche il sindacato dei giornalisti (Fnsi) è soddisfatto: «La grande iniziativa 11

12 unitaria di Fieg (l'associazione degli editori, ndr) e Fnsi ha evidenziato come si fosse arrivato a un punto ad alto rischio. Non si risolve il nodo del carcere, ma si evita che il rimedio sia peggiore del male. Continueremo l'azione» per una riforma equilibrata. Andrea Marini A confronto LE MODIFICHE BOCCIATE No al carcere per il direttore. Se c'è una condanna per diffamazione per l'attribuzione di un fatto specifico il giornalista autore dell'articolo incriminato andrà in carcere fino a un anno. Il direttore, in concorso di reato con il cronista, verrà punito con una multa tra 5mila e 50mila euro. Nel caso di solo «omesso controllo», la multa cala dai 2 ai 20mila euro. Se l'autore dell'articolo diffamatorio resta ignoto o non è identificabile o è stato sospeso o radiato dall'ordine, al direttore si applicherà la pena dai 3 ai 30mila euro Rettifica senza commento. La rettifica deve essere pubblicata, entro il limite di 30 righe, senza commento e con lo stesso rilievo della notizia diffamatoria. La pubblicazione garantisce uno sconto sulla pena fino a 2/3 LA NORMA ATTUALE Carcere fino a 6 anni. Nel caso di diffamazione a mezzo stampa, consistente nell'attribuzione di un fatto determinato, si applica la pena della reclusione da uno fino a sei anni, più una multa. Nel caso in cui il direttore omette di esercitare sul contenuto del periodico il controllo necessario ad impedire i reati di diffamazione, è punito «a titolo di colpa» con la pena stabilita per tale reato, diminuita in misura «non eccedente a un terzo» Rettifica in 30 righe. Le rettifiche devono essere pubblicate in 30 righe, «con le medesime caratteristiche tipografiche, per la parte che si riferisce direttamente alle affermazioni contestate». Non c'è il divieto di commento né l'obbligo dello stesso rilievo della notizia diffamatoria Archivia 12

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14 ADNKRONOS Carceri: ddl misure alternative domani in Aula Camera, verso voto DETENZIONE DOMICILIARE E 'MESSA ALLA PROVA' I DUE PUNTI PRINCIPALI Roma, 26 nov. - (Adnkronos) - E' stato un impegno assunto con forza dal ministro della Giustizia, Paola Severino, fin dal suo insediamento, un anno fa: affrontare l'emergenza carceri. E dopo il decreto da lei stessa battezzato 'salva carceri', il primo atto del governo in materia di giustizia, riprende domani in Aula alla Camera l'esame, in vista del voto, del disegno di legge sulle misure alternative, ideale compimento del progetto del Guardasigilli, per fare in modo che il carcere diventi davvero, il piu' possibile, solo l'extrema ratio. Nonostante i tempi stretti, e l''ingorgo' di leggi da licenziare tra Camera e Senato, il ministro non ha perso occasione per ribadire, nelle scorse settimane, la sua ferma intenzione di arrivare all'approvazione definitiva del ddl entro la fine della legislatura, insieme con il rifinanziamento della legge per il lavoro in carcere. Due sono i punti importanti contenuti nel ddl: l'utilizzo degli arresti domiciliari come pena che il giudice puo' irrogare direttamente, per determinati reati, gia' al momento della sentenza, allo stesso modo della carcerazione o della sanzione amministrativa; e la 'messa in prova', senza l'ingresso in carcere, istituto utilizzato con buoni risultati per la giustizia minorile, che puo' dare luogo alla sospensione del processo e all'estinzione del resto. La sospensione del processo e' rimessa a una richiesta dell'imputato, che non puo' andare oltre la dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado. Consiste in una serie di prestazioni, tra le quali un'attivita' lavorativa di pubblica utilita' (presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato), il cui esito positivo determina l'estinzione del reato. Le due novita' sono previste per delitti che non destano allarme sociale, con pene edittali fino a 4 anni di reclusione. Il ddl contiene anche la misura della sospensione del processo per gli irreperibili. (Sin/Zn/Adnkronos) 26-NOV-12 17:55 14

15 ADNKRONOS Penalisti pronti a protesta, verbali a mano contro giusto processo CI OPPORREMO A CELEBRAZIONE SENZA DOCUMENTAZIONE INTEGRALE Roma, 27 nov. - (Adnkronos) - Gli avvocati penalisti sono pronti a iniziative di protesta contro l'ipotesi che si debba tornare a scrivere a mano i verbali nei processi, sulla base di una circolare ai Tribunali del ministero della Giustizia, che ha suggerito la verbalizzazione a mano in attesa di fondi da destinare alle ditte che hanno in appalto il servizio di registrazione e trascrizione. La paventata sospensione del servizio di stenotipia, denuncia l'unione camere penali in una nota, ''costituirebbe un inaccettabile passo indietro nell'attuazione del giusto processo, poiche' il dibattimento e' il luogo in cui si forma la prova e soltanto la stenotipia o la registrazione con relativa trascrizione dell'istruttoria dibattimentale possono garantire uno standard accettabile di qualita' della giurisdizione''. Gli avvocati penalisti non possono ''consentire che la mancanza di fondi produca conseguenze sui processi'' e, riservandosi di decidere comunque iniziative di protesta, si opporranno comunque alla loro celebrazione ''formulando, come gia' avvenuto in passato, eccezioni fondate sulla norma del codice che inderogabilmente prevede la documentazione integrale, salvo casi eccezionali e riguardanti singoli procedimenti''.) (Sin/Opr/Adnkronos) 27-NOV-12 13:14 15

16 IL SOLE 24 ORE Palazzo Madama. Forcing sull'accorpamento del Territorio e dei Monopoli Delega, oggi il voto di fiducia - Braccio di ferro sulle agenzie Riforma del catasto, nuova tassazione del reddito d'impresa con l'arrivo dell'iri, codificazione dell'abuso del diritto, tassazione ambientale e semplificazioni fiscali ancora ostaggio dell'accorpamento delle agenzie fiscali. Da una parte il Parlamento che non molla la presa e prova a sterilizzare il piano di riduzione dei costi dell'amministrazione finanziaria utilizzando come arma di ricatto il via libera alla delega fiscale firmata Grilli. Dall'altra il Governo deciso a contrastare ogni tentativo di annacquamento nell'attuazione della spending review dell'economia e delle agenzie fiscali targata sempre dal titolare del dicastero di Via XX Settembre. Il rischio vero è che a pagare le conseguenze delle resistenze corporative saranno i contribuenti che, di fronte a logiche antiche di difesa di territori e competenze ormai acquisite nell'ultimo decennio con l'arrivo delle agenzie fiscali, si potrebbero vedere azzerati i possibili benefici promessi dal Governo con l'attuazione della delega. L'epilogo del braccio di ferro tra Parlamento e Governo lo conosceremo soltanto oggi quando il Governo porrà la questione di fiducia sul disegno di legge di riforma del sistema tributario. Ma così come è già accaduto in occasione del primo via libera di Montecitorio alla delega fiscale, il testo su cui l'esecutivo chiederà la fiducia ai senatori non conterrà la norma approvata (con il parere contrario del Governo) la scorsa settimana dalla commissione Finanze con cui si vuole congelare per sei mesi il piano di accorpamento delle Agenzie fiscali. Dal canto suo la maggioranza ha già annunciato che non accetterà di buon grado il nuovo sgarbo "parlamentare" sulla stesura finale della delega fiscale. E per vedere se i "mal di pancia" saranno comunque debellati, il primo banco di prova sarà il voto dell'aula di Palazzo Madama sulla questione pregiudiziale al Ddl chiesto dalla Lega. Sulle fusioni dell'agenzia del Territorio in quella delle Entrate e dei Monopoli nelle Dogane, il Governo tiene dunque la barra a dritta e procede spedito verso la piena attuazione dell'operazione di contenimento dei costi che entrerà nel vivo il prossimo 1 dicembre per completarsi entro la fine dell'anno. Non a caso lo stesso ministro Grilli ha prima firmato e poi ottenuto "a stretto giro" la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei decreti ministeriali che disciplinano e regolano le partite contabili delle due fusioni. Al netto della norma sulle agenzie fiscali il testo che uscirà oggi dal Senato recepisce le modifiche approvate in Commissione con il parere favorevole del Governo. Prima di tutto il tempo a disposizione per l'attuazione: si passa dai 9 ai 7 mesi. C'è poi il capitolo del contrasto di interessi, con il mandato all'esecutivo di individuare misure per favorire l'emersione nei settori in cui nero e sommerso sono più elevati. Tra questi, potrebbe rientrare anche la detraibilità di scontrini e fatture. Anche se, oltre alle difficoltà di ordine politico legate al futuro della delega, ci sono anche gli effetti negativi sul di gettito sull'effettiva emersione di "nero" necessaria a finanziarla (si veda il Sole 24 Ore di ieri). La commissione Finanze di Palazzo Madama ha anche introdotto un articolo sulla carbon tax: un prelievo finalizzato a «preservare e garantire l'equilibrio ambientale e a rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici, anche in funzione del contenuto di carbonio». Il maggior gettito dovrebbe andare a ridurre la tassazione sui redditi (in particolare quelli da lavoro), a finanziare le tecnologie a basso contenuto di carbonio e a ridelineare gli incentivi alle fonti rinnovabili. Marco Mobili 16

17 ITALIA OGGI Riprende oggi al senato l'iter legislativo del provvedimento Delega fiscale, si riparte La riorganizzazione delle Agenzie resta il nodo Riprende oggi il cammino della delega fiscale in senato. E resta il rebus legato all'accorpamento delle Agenzie del territorio (con le Entrate) e dei Monopoli (con le Dogane). Almeno fino a quando il governo non renderà noto il testo sul quale, con ogni probabilità, verrà posta la questione di fiducia. La scorsa settimana, infatti, in commissione finanze l'esecutivo è stato battuto all'unanimità sul processo di fusione. La riorganizzazione, dettata dalla spending review e attuata attraverso due decreti del mineconomia già registrati dalla Corte dei conti, dovrebbe partire tra pochi giorni. Cioè dal 1 dicembre (si veda ItaliaOggi del 16 novembre 2012). I senatori della VI commissione, però, hanno preso più tempo, stabilendo uno slittamento a giugno 2013, in attesa di verificare meglio gli effettivi risparmi che l'operazione porterebbe alle casse pubbliche. Come già avvenuto in prima lettura alla camera, tuttavia, con il maxiemendamento il governo potrebbe decidere di restare fermo sulla propria linea e di elidere dal testo la modifica relativa alle agenzie fiscali. Non dovrebbe cambiare nulla, invece, riguardo al c.d. «contrasto di interessi»: la commissione ha introdotto la delega all'esecutivo a mettere a punto meccanismi di detrazione dall'irpef di scontrini e ricevute, per combattere la microevasione al dettaglio (si veda ItaliaOggi del 22 novembre scorso). Sul punto il sottosegretario al Mef, Vieri Ceriani, ha già mostrato perplessità, pur fornendo parere favorevole dopo la riformulazione dell'emendamento. Oggi, intanto, si inizierà con l'esame di una questione pregiudiziale presentata da alcuni senatori della Lega Nord (primo firmatario Federico Bricolo) che denuncia l'illegittimità del ddl delega: sia perché in contrasto con gli articoli 76 e 81 della Costituzione sia perché «in ragione dell'approssimarsi della naturale scadenza della legislatura si valuta che il termine indicato è insufficiente per l'esercizio della delega». Valerio Stroppa 17

18 Archivia IL SOLE 24 ORE Condominio. Sulle opere per il risparmio energetico la riforma richiede solo la maggioranza semplice Più facili le «ecodelibere» Se c'è la certificazione di un tecnico basta un terzo dei millesimi Nella riforma del condominio, c'è una particolare attenzione agli interventi volti al contenimento del consumo energetico, per renderli più facili. Il nuovo testo dell'articolo 1120, comma 2, numero 2 del Codice Civile prevede le innovazioni che hanno ad oggetto le opere per il contenimento del consumo energetico degli edifici. Questi interventi, visti gli interessi che vanno oltre al risparmio economico dei condòmini-cittadini, sono agevolati da una maggioranza ridotta rispetto a quella prevista nel comma 1 del medesimo articolo per le innovazioni così come conosciute sino ad oggi: è sufficiente il quorum indicato dall'articolo 1136 comma 2 del Codice sia in prima sia in seconda convocazione, cioè la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore (i millesimi) dell'edificio. D'altro canto, lo stesso legislatore è contemporaneamente intervenuto sulla legge 10/1991, modificando l'articolo 26, comma 2. La nuova formulazione della norma prevede ora che per gli interventi sugli edifici e sugli impianti volti al contenimento del consumo energetico ed all'utilizzazione delle fonti di energia, individuati attraverso un attestato di certificazione energetica o una diagnosi energetica realizzata da un tecnico abilitato, le pertinenti decisioni condominiali sono valide se adottate con la maggioranza degli intervenuti, con un numero di voti che rappresenti almeno un terzo del valore dell'edificio, richiamando, così, la maggioranza prevista per l'assemblea riunita in seconda convocazione di cui all'articolo 1136 comma 3 del Codice civile. Apparentemente le due norme disciplinano gli stessi interventi, ma con due maggioranze differenti. In realtà vi è una differenza sostanziale che va a precisare maggiormente l'attenzione del legislatore su questi temi, riguardo ai quali l'italia quale è sottoscrittrice del protocollo di Kyoto. Infatti, la maggioranza ancor più agevolata prevista dalla legge 10/1991 richiede a differenza dell'articolo 1120, comma 2 numero 2 che la deliberazione sia fondata su un attestato di certificazione energetica (Ace) oppure su una diagnosi energetica. Questi strumenti consentono infatti ai condòmini di effettuare una scelta attenta e ponderata sugli interventi che vanno a deliberare, avendo ben noto lo stato dell'edificio e degli impianti e i vantaggi che le opere oggetto della discussione riusciranno a garantire. Nella stessa riforma, il legislatore è intervenuto anche sul comma 5 del medesimo articolo 26 della legge 10/1991, andando a specificare (finalmente) qual è la maggioranza necessaria per le innovazioni relative all'adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore e per il conseguente riparto degli oneri di riscaldamento in base al consumo effettivamente registrato. In questi casi, la nuova formulazione prevede che l'assemblea delibera con le maggioranze previste dal secondo comma dell'articolo 1120 del Codice civile: maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell'edificio. 18

19 La materia è di grande attualità, posto che due Regioni (il Piemonte e la Lombardia) hanno previsto l'obbligatorietà dell'adozione di questi sistemi. Nelle altre regioni trova applicazione il Dpr 2 aprile 2009 n. 59, l'adozione di tali sistemi è obbligatoria solo in caso di ristrutturazione o di nuova installazione dell'impianto termico. Si può porre, però, un problema nel caso in cui l'assemblea sia stata convocata per deliberare interventi di riqualificazione della centrale termica sulla base di un attestato di certificazione energetica o di una diagnosi energetica ai sensi della legge 10/1991, articolo 26, comma 2 e, contestualmente, l'adozione dei sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore. In questo caso, sarebbero richieste due maggioranze diverse (rispettivamente quelle contenute nei commi 3 e 2 dell'articolo 1136 del Codice civile). Saranno pertanto necessarie due distinte deliberazioni. Edoardo Riccio Archivia 19

20 ITALIA OGGI L'istituto di credito, già autorizzato dalla Consob, operativo dalla primavera 2013 In Banca dai commercialisti Al fianco dei professionisti e delle aziende da loro assistite Scalda i motori la Banca dei Commercialisti (BdC): aprirà, infatti, i battenti «in primavera» l'istituto di credito per fornire da un lato sostegno alle piccole e medie imprese con un corposo ventaglio di attività di consulenza per lo sviluppo del business e, dall'altro, proponendo servizi finanziari e d'investimento ai professionisti e alle società legate agli studi. Iniziativa per la quale è in corso una campagna di collocamento delle quote (la minima individuale è di 2 mila 500 euro e il capitale sarà per il 60% riservato agli iscritti all'albo unico dei commercialisti ed esperti contabili, alle loro Casse previdenziali ed ai tirocinanti, mentre la restante percentuale sarà a disposizione di tutti), e che si prefigge di colmare una lacuna: «Il sistema creditizio italiano non si è mai occupato dei servizi alle aziende, salvo recentemente». Nel contempo, racconta a ItaliaOggi il direttore dell'organismo, Giuseppe Russo, «i commercialisti devono recuperare terreno, dotandosi prima possibile di una strategia che eviti la marginalizzazione del loro ruolo di supporto nei confronti degli imprenditori». A questi ultimi, la banca di categoria ( fornirà assistenza per far decollare la produzione, però non concederà credito per cassa o firma, né verrà gestita attraverso modelli «standard», ovvero non si insedierà in immobili in luoghi «di prestigio», non si doterà di una rete di sportelli sul territorio e non investirà in pubblicità per farsi conoscere. Prestiti (a breve termine), raccolta di depositi, piani di pagamento personalizzati sulle esigenze degli studi (F24, conti dedicati previdenziali e fiscali ecc.) e custodia dei titoli abbinata al «trading online» (la negoziazione attraverso internet, ndr) sono tutti, invece, destinati ad una clientela di commercialisti, società ad essi connesse, collaboratori e familiari degli iscritti all'albo. «L'idea è di utilizzare la conoscenza dei professionisti per governare i rischi dell'impresa: in sintesi, l'uovo di Colombo della banca tradizionale è proprio il patrimonio di esperienze, affinate a contatto col tessuto produttivo, che, così, si potranno massimizzare», prosegue. E, al di là dell'ambito strettamente fiscale, contabile e giuslavorista, Russo ritiene che «la nuova domanda di servizi «corporate» riguarderà questioni a maggior valore aggiunto come la finanza, l'organizzazione, la condizione del mercato, le scelte assicurative, le operazioni straordinarie e il «risk management». Il tutto raccordato» spiega «per ottimizzare l'uso delle risorse» e prevenire le avvisaglie di fallimento, prima che sfocino in una vera e propria crisi interna all'azienda. Rilevanti, inoltre, i vantaggi per gli studi: si va dall'incremento del fatturato e dalla diversificazione delle fonti dei ricavi al mantenimento o decremento dei costi fissi, alla concessione di crediti a condizioni vantaggiose, fino all'organizzazione di corsi di formazione. Simona D'Alessio 20

21 ITALIA OGGI Nuovo step a Montecitorio per il ddl Senz'albo, legge al rush finale Riforma dei senz'albo al rush finale. È previsto per oggi, infatti, l'avvio dei lavori, in commissione Attività produttive della Camera, sul disegno di legge che disciplina le professioni non regolamentate, già approvato in prima lettura da Montecitorio e Palazzo Madama. E la partita si giocherà tutta in due settimane. Perché successivamente il Parlamento sarà intasato dalla legge di stabilità. Per questo, le professioni non ordinistiche sperano che gli emendamenti al ddl (da presentare entro oggi alle 19) vengano respinti e il testo possa passare in sede legislativa. Iter che, secondo quanto afferma Giorgio Berloffa, presidente di Cna Professioni, ha già avuto il benestare della conferenza dei capigruppo. Decisivi saranno però i pareri vincolanti delle commissioni Bilancio, Giustizia e Affari costituzionali. «Siamo moderatamente ottimisti», afferma Berloffa, «d'altra parte la commissione Bilancio della Camera si era già espressa favorevolmente a gennaio su questa legge e il testo non è stato modificato in modo da giustificare un cambio di rotta. Come Cna stiamo lavorando però moltissimo con le commissioni affinché la legge vada in legislativa». «Anche perché», continua il presidente di Cna Professioni, «abbiamo 15 giorni di tempo per l'approvazione definitiva, poi arriverà la Finanziaria e non ci sarà più spazio per la nostra legge». Ricordiamo che al riforma dei senz'albo (C B) è arrivata alla Camera in terza lettura dopo l'approvazione di Montecitorio prima e del Senato il 15 novembre scorso. In particolare a Palazzo Madama è stato introdotto un emendamento che sostituisce la parola «professione» con «servizio intellettuale», e il termine «professionista» con «prestatore di servizio». Gabriele Ventura 21

22 ITALIA OGGI Il 29 e il 30 novembre appuntamento presso l'auditorium della Conciliazione di Roma Due ministri dai consulenti Elsa Fornero e Paola Severino al congresso di categoria Sarà aperto dai ministri Severino e Fornero il Congresso straordinario dei consulenti del lavoro, in programma il 29 e 30 novembre all'auditorium della Conciliazione di Roma. Due giorni che vedranno riuniti dirigenti territoriali e semplici iscritti, esperti e meno esperti, rappresentanti di organismi istituzionali e sindacali, tutti assieme per disegnare la professione del domani. In discussione ci saranno non solo i contenuti degli strumenti regolamentari necessari per dare attuazione alle novità normative, ma anche se non principalmente i percorsi futuri da seguire per dare sostegno alle attività dei giovani iscritti. Una popolazione di nuovi consulenti del lavoro che è lievitata in modo esponenziale negli ultimi dieci anni con gli iscritti che sono passati da 18 mila a 28 mila apportando così alla categoria dei consulenti del lavoro forze fresche che meritano attenzione e rispetto. Una popolazione declinata per lo più al femminile che ha a disposizione le tante e nuove attribuzioni acquisite in questi ultimi anni per poter esercitare nel modo più attuale e moderno la professione. E poi spazio anche all'attualità tecnica e politica con l'intervento del viceministro del Lavoro Martone, nonché degli ex ministri Damiano, Maroni e Sacconi che si confronteranno su temi legati all'occupazione e allo sviluppo. 22

23 ITALIA OGGI Si terrà a Roma giovedì e venerdì prossimo il congresso straordinario della categoria I consulenti guardano al futuro Due giorni per mettere a fuoco le sfide della professione di Marina Calderone - Presidente dell'ordine dei consulenti del lavoro «VERSO IL FUTURO» è il titolo del Congresso straordinario dei consulenti del lavoro. Un titolo scritto in maiuscolo per sottolineare, ancora una volta che non siamo uomini e donne che hanno paura del Cambiamento. In esso vediamo nuove opportunità per i nostri iscritti, nuovi modi di intensificare e migliorare la Comunicazione del valore delle nostre idee e del nostro lavoro, nel rispetto delle Regole che stanno alla base dall'ordinamento professionale, con la consapevolezza che è la Deontologia delle nostre azioni a differenziarci da chi non è professionista, confidando ancora una volta nel nostro essere Comunità unita, forte e rispettosa delle differenze di genere quali valori autentici del nostro stare insieme, pronti a fare della Solidarietà il collante tra le varie generazioni che compongono la nostra Professione, certi che attraverso una rinnovata consapevolezza del nostro stare insieme, potremo scrivere un nuovo ed esaltante capitolo della nostra storia umana e professionale, all'insegna della Qualità della nostra formazione su cui, ancora una volta, poggerà la Fiducia che gli italiani hanno in noi. Buon Congresso a Tutti! CAMBIAMENTO La metafora del cambiamento che oggi si rende opportuno è un rappresentata da un percorso da compiere, una strada da percorrere per costruire giorno dopo giorno il futuro che auspichiamo per ognuno di noi e per la categoria. Rappresenta un'occasione molto importante, perché è proprio nel cambiamento che si cresce realmente e si aggiorna la professionalità in modo coerente con le esigenze espresse dal mercato. Possiamo dire che il cambiamento è indispensabile per riuscire davvero ad essere se possibile un passo avanti al momento in corso. Nell'attuale scenario complesso e caotico una professionalità competente nel proporre soluzioni attuali ed efficienti e nell'affiancare aziende e dipendenti nel loro rapporto spesso difficile attraverso il lavoro e verso la previdenza rappresenta un valore da non dimenticare, ma da accrescere e promuovere costantemente. Il Cno ha operato e sta lavorando per rendere tangibile e valorizzare verso la Politica, la Pubblica amministrazione e il Mercato il ruolo del consulente del lavoro e il valore che ogni consulente sta offrendo al paese nell'aiutare imprese a lavoratori ad affrontare, gestire e superarela crisi OPPORTUNITÀ Il cambio di paradigma in corso è una realtà inoppugnabile; è importante e conviene prenderne atto consapevolmente e trasformare la difficoltà in opportunità, sapendo di poter contare su solide basi sulle quali innestare nuove occasioni di crescita professionale e di business. Nella complessità il mercato esprime nuovi bisogni e si apre la possibilità concreta di offrire servizi innovativi in ambito giuslavoristico, previdenziale, fiscale e dell'incontro tra domanda e offerta di lavoro. COMUNICAZIONE Rappresentare adeguatamente la qualità e la professionalità, farla comprendere ed apprezzare al mercato, agli attori socioeconomici ed alle persone comuni è essenziale per valorizzare la professione del consulente del lavoro e il servizio immateriale che questi realizza. A livello individuale e collettivo va proseguito e 23

24 potenziato l'impegno nel rappresentare il valore della categoria nel suo insieme e la valenza del lavoro del singolo professionista. L'impegno deve essere corale, per unire macro e micro, comunicando un'immagine univoca, efficace e coerente con lo status sociale e professionale che il consulente del lavoro e l'intera categoria hanno saputo conquistare sul campo e che viene ampiamente riconosciuto dai principali interlocutori economici e sociali del nostro Paese. La consapevolezza dei traguardi maturati, la rilevanza delle conquiste raggiunte, la determinazione nel crescere e nel migliorare ulteriormente ci debbono aiutare a comunicare con orgoglio ed entusiasmo un modo di essere, prima che di lavorare. QUALITÀ Migliaia di storie di Cdl fatte di umanità e competenza rappresentano radici solide e testimoniano la qualità ed il valore di una professione che ha fatto del rapporto fiduciario e della terzietà il proprio carattere distintivo. Aggiornamento continuo, trasparenza, forte senso etico e trasparenza nei rapporti sono un binomio imprescindibile e un faro costante nell'agire dei consulenti e dei consigli provinciali DEONTOLOGIA È una caratteristica distintiva unica e importante, una certificazione di qualità, in un periodo che ha visto venire progressivamente meno il grado di fiducia reciproca e l'affidabilità dei soggetti che interagiscono sul mercato. Il senso di una comunità professionale che si autogestisce in modo autonomo, responsabile e innovativo è una risposta attuale e responsabile coerente con le aspettative che emergono dal sistema paese COMUNITÀ Il futuro quotidiano è fatto di scambi, di informazioni, di sinergie, di relazioni: va letto decisamente in chiave di comunità, di rete, di sistema. Le istituzioni di categoria sono impegnate a costruire sistema e moltissimi singoli professionisti e studi sono da tempo impegnati in network professionali. Questa chiave di lettura della complessità attuale permette di fare emergere molte nuove opportunità rese disponibili da un dialogo costruttivo, strutturato, stabile e altamente qualificato: una ricchezza inestimabile assolutamente da valorizzare per i membri e verso il mercato SOLIDARIETÀ Non esiste comunità senza solidarietà, reciprocità, condivisione. Solidarietà e sussidiarietà sono fondamentali indici di maturità e senso di responsabilità di una comunità. Un sistema solidale vicino al singolo professionista, flessibile e moderno, che affianchi nell'affrontare le scelte e il cambiamento e aiuti a guardare con fiducia il futuro, sapendo di poter contare su una rete di protezione, invisibile ma solida e presente, coerente con le diverse esigenze personali e lavorative che connotano la vita di un libero professionista. REGOLE La nostra comunità professionale è una galassia viva e articolata che si rivolge ad una vasta platea di interlocutori. Si comprende l'importanza di condividere le regole e di poter disporre di un valido, ampio ed articolato ventaglio di strumenti di riferimento per le carriera individuali, supporto allo sviluppo della professionalità, accompagnamento alla crescita degli studi. 24

25 IL SOLE 24 ORE Professionisti. La responsabilità del medico Le linee guida ufficiali «ingessano» i medici Tra le novità del decreto Balduzzi sulla sanità destinate a far più discutere, c'è quella sulla responsabilità del medico, prima da molti ritenuto troppo severo. Ora il primo comma dell'articolo 3, per tutti gli eventi avversi per il paziente in cui risulti che il medico si è attenuto a «linee guida e buone pratiche ospedaliere», limita la responsabilità del professionista ai soli casi di dolo o colpa grave. Dovrebbero andare esenti da ogni conseguenza legale tutti gli atti medici che, pur connotati da colpa (ma di grado inferiore o lieve), siano comunque stati posti in essere nel rispetto di linee guida e buone pratiche ospedaliere. Un allentamento dovuto all'abnorme inflazione dei giu-dizi contro i medici e alla conseguente pratica della medicina difensiva (ricoveri super-flui, esami utili più a tutelare il sanitario, la fuga dai malati e dalle specializzazioni cliniche più "a rischio"). Un'emergenza sociale, con pesanti ricadute sulla qualità dei servizi e un costo per la comunità stimato in oltre 14 miliardi all'anno. Non era dunque più differibile l'intervento del Governo,per alleggerire la posizione dei medici (scoraggiando il crescente malcostume della cause avviate a casaccio e incentivare anche i sanitari ad aggiornarsi e aderire alle prassi meglio accreditate nella comunità scientifica. Ma è dubbio che lo strumento utilizzato sia effettivamente idoneo: pur ponendo una corretta questione di principio, la norma forse poco coraggiosa potrebbe rimanere una semplice enunciazione. In primo luogo, perché una regola non dissimile era stata da tempo recepita (in quanto in parte ovvia) dalla giurisprudenza. In secondo luogo, l'enfasi posta sulle linee guida non è del tutto scevra da possibili controindicazioni: il vertiginoso progresso della scienza le rende presto superate, oltre al fatto che la medicina ha ampi margini di imprevedibilità legati al singolo caso. Tra l'altro, potrebbero essere condannati medici "coraggiosi" che decidano in coscienza di non avvalersi del rassicurante ombrello delle linee guida ufficiali. C'è poi un'ulteriore considerazione di fondo. Se è vero che l'applicazione delle linee guida salva il medico in caso di colpa lieve, è anche vero che quest'ultima categoria trova ormai un'applicazione così sporadica da parte della magistratura da risultare pressoché degradata a ipotesi di scuola. L'impressione è dunque che il volonteroso intervento del nostro legislatore, pur avendo come vedremo un'indubbia valenza simbolica, consolidando anche un trend interpretativo da tempo ormai avviato, non aggiunga molto in termini di novità. I mali che il Governo ha voluto sconfiggere vanno quindi forse affrontati (anche) con altre armi. Con severi meccanismi processuali e sostanziali che disincentivino il ricorso a cause temerarie, con una più organica e coraggiosa revisione del regime della responsabilità medica, con il ricorso a meccanismi di assicurazione obbligatoria delle strutture sanitarie, con la gestione diretta e preventiva da parte di queste degli eventi di possibile malpractice. Ma ciò di cui soprattutto si sente il bisogno è il ripristino di una corretta relazione tra medico e paziente, oggi ingessata dalla reciproca diffidenza. A questo, oltre che gli strumenti di cui si è detto, potrà contribuire anche un atteggiamento più misurato dell'informazione, con il ripudio dei sensazionalismi che spesso hanno offuscato la comune percezione dei problemi del sistema sanitario. Caricare i medici di colpe che essi spesso non hanno non è stata e non è la soluzione. E di ciò sembra consapevole anche il nostro legislatore che, risolutiva o meno che sia la misura adottata a fine ottobre, segna comunque una prima timida ma significativa rottura di continuità con il passato. Proiettando così ragionevole ottimismo anche verso possibili e più incisivi sviluppi futuri. Andrea Ferrario 25

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