La pianificazione finanziaria

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1 La pianificazione finanziaria 1.1 La funzione finanziaria Ricorrendo ad una metafora si potrebbe dire che l attività finanziaria in un azienda è come il sistema circolatorio nel corpo umano: se i flussi monetari si interrompono l attività aziendale si arresta, se non scorrono ordinatamente, l azienda soffre, se si ostruiscono in qualche punto, interi settori possono rimanere paralizzati. E importante perciò, tenere sempre sotto controllo lo stato di salute della finanza mediante appropriate analisi per farne la diagnosi tempestiva e poter predisporre in tempo le eventuali cure. Nelle aziende di grandi o di medie dimensioni esistono uno o più specialisti che si occupano a tempo pieno della funzione finanziaria; ciò perché, a causa delle complessità della sua gestione, occorrono competenze molto particolari senza le quali si possono commettere errori irreparabili nel processo decisionale. Il piccolo e medio imprenditore non prevede nel suo organico un manager finanziario per due ragioni: in primo luogo perché non ne potrebbe sostenere il costo; in secondo luogo perché le limitate dimensioni dell azienda non consentirebbero a questo tipo di professionista di esprimere al meglio la sua professionalità e, di conseguenza, non accetterebbe l incarico; se lo accettasse, il rischio di lasciarlo entro pochi mesi sarebbe altissimo. La soluzione potrebbe essere un supporto esterno sotto forma di prestazioni temporanee ad hoc, riguardanti, ad esempio, la stesura del Piano finanziario, la valutazione degli investimenti, l analisi del ricorso all indebitamento a medio e lungo termine, l ottimizzazione delle fonti di finanziamento, la formazione del personale interno alle analisi di routine. Il piccolo imprenditore è, spesso, solo di fronte alle decisioni finanziarie; la probabilità di errore e, quindi, il livello di rischio, è elevato. Tale probabilità dipende dalle conoscenze interne di azienda ed esterne di mercato che circondano il fenomeno finanziario. Infatti, l esperienza, da sola, non basta per prevedere, tenere sotto controllo e governare in modo efficace le innumerevoli variabili legate al mondo della finanza. Lo scopo che qui ci proponiamo è di esporre, con metodi semplificati e accessibili anche a non esperti, le tecniche della pianificazione finanziaria avendo cura di mettere in evidenza i parametri e gli indicatori essenziali che siano di valido aiuto nelle decisioni sia di breve sia di medio-lungo periodo. 1.2 La struttura finanziaria dell impresa Lo scopo dell impresa è di produrre beni e servizi e per fare ciò occorre investire. Per investire, occorre disporre di fonti di finanziamento; per attrarre i possessori di capitale ( di rischio e no) occorre dimostrare che l impresa produce ricchezza ed aumenta il suo valore nel tempo. 1

2 Questa dimostrazione avviene attraverso il sistema amministrativo e di controllo di gestione (i conti ) che l azienda periodicamente sottopone al giudizio degli interessati attraverso la pubblicazione dei bilanci annuali e dei report economici-finanziari periodici. Da tali documenti gli analisti traggono il giudizio sula situazione reddituale, patrimoniale e finanziaria dell azienda sino a giungere, con le necessarie ulteriori informazioni, a stabilire se l azienda stia creando valore o bruciando ricchezza. Base di partenza per l analista è l osservazione della struttura finanziaria che si deduce dal modello di stato patrimoniale finanziario, in Tavola 1. I mezzi propri sono costituiti dal Capitale netto, i mezzi di terzi (ovvero l indebitamento) più i mezzi propri rappresentano le fonti disponibili da investire nelle attività, o impieghi di capitale. Tavola 1 - La struttura dello stato patrimoniale finanziario. Capitale circolante Capitale fisso Attività correnti Cassa e banche Crediti Rimanenze Altre Passività correnti Banche c/c passivi Fornitori Altre + Attività Fisse Debiti a m/l termine Immob. Tecniche Mutui Immob. Finanz. Prestiti obblig.ri + Immob. Immateriali TFR Capitale Netto Capitale sociale Riserve Risultato d'esercizio = = Mezzi di terzi (indeb.) Mezzi propri Capitale investito Capitale acquisito 1.3 Rischio e redditività Un altro elemento da tenere in considerazione nelle riflessioni che precedono la costruzione del Piano finanziario, strumento centrale dell attività di pianificazione finanziaria, è il rischio connesso alla redditività o anche, capovolgendo i termini, la redditività in funzione del rischio. Rischio e redditività dipendono dalle decisioni in materia di strategie e politiche, più precisamente: scelta del settore in cui operare dimensioni dell impresa scelta delle modalità di indebitamento struttura tecnologica e scelta del tipo di impianti struttura della liquidità. 2

3 Il rischio e la redditività sono determinanti nella valutazione dell impresa. Per fare un esempio, supponiamo che due aziende Alfa e Beta, abbiano un obiettivo di utile di ; Alfa opera in un settore a basso rischio, Beta in uno ad alto livello di rischio. Qual è la valutazione dal punto di vista dell investitore del capitale di rischio? A parità di reddito (10.000) l azienda Alfa ha un maggior valore dell azienda Beta. Immaginiamo che l ipotetico investitore valuti Alfa e Beta ; di conseguenza la redditività di Alfa è del 6,7% (10.000/ *100) e quella di Beta del 10% (10000/100000*100). E corretto che il maggior rischio venga premiato con un maggior profitto. L investitore si trova, dunque, di fronte ad una scelta. Investire in un impresa a basso livello di rischio e percepire un reddito minore oppure rischiare di più per avere un reddito più elevato. La decisione spetterà solo a lui. Da questa breve descrizione si può agevolmente dedurre che rischio e redditività condizionano le scelte di finanziamento. E certamente una sfida per chi deve elaborare un Piano finanziario come lo è la combinazione (mix) ottimale fra mezzi propri e mezzi di terzi, poiché egli sa che rischio, redditività e mix sono le variabili dalle quali dipende il grado di attrattività dell impresa nei confronti dei possessori di capitale. 1.4 L analisi del bilancio Se è vero che la pianificazione finanziaria riguarda il futuro, è altrettanto vero che i dati storici costituiscono la base di partenza per proiettare l attività imprenditoriale nel tempo. L analisi dei valori di bilancio degli ultimi anni aiuta il pianificatore a definirne l andamento futuro, almeno nelle linee di tendenza. I valori iscritti in bilancio, infatti, rappresentano il livello di realizzazione degli obiettivi degli anni passati: vendite, costi, redditività, indebitamento, liquidità, durata media dei crediti, rotazione delle rimanenze, Gli obiettivi degli anni a venire sono definiti in termini di incremento, decremento o consolidamento dei risultati degli anni precedenti. È importante, perciò, analizzare in profondità i valori di bilancio, singoli ed aggregati, al fine di individuarne la corretta formazione, elemento indispensabile per non commettere errori irreparabili nel prendere decisioni che riguardano lo sviluppo dell attività imprenditoriale. Rimandiamo al nostro documento sull Analisi del bilancio gestionale per gli ulteriori approfondimenti. 1.5 Che cos è la pianificazione finanziaria Per rispondere a questa domanda occorre prima stabilire qual è il ruolo della finanza aziendale. Esso è duplice: 1) il ruolo tradizionale riguarda il controllo della situazione di cassa e il reperimento dei mezzi finanziari adeguati alle esigenze aziendali; 2) il ruolo innovativo si occupa: della gestione degli investimenti: dove, quanto e come investire; 3

4 della gestione dei finanziamenti: dove, quanto e come reperire le risorse finanziarie; della ricerca della dimensione ottimale (mix) fra mezzi di terzi e mezzi propri al fine di garantire un adeguata remunerazione del capitale di rischio. Dal mix dipende il costo del finanziamento e il relativo rischio e, quindi, il valore dell azienda. Poiché investimenti e connessi finanziamenti abbracciano un periodo temporale che va al di là dell esercizio annuale, è ovvio che lo sguardo dell imprenditore deve proiettarsi nel medio-lungo periodo. Tale proiezione richiede riflessioni e valutazioni su ciò che potrà accadere nei prossimi tre-cinque anni; riflessioni e valutazioni dovranno essere tradotte in termini quantitativi e monetari (volumi, costi e ricavi, immobilizzazioni e rimanenze, crediti e debiti, entrate e uscite di cassa, capitale proprio), ordinatamente esposti in modelli predefiniti secondo le tecniche della programmazione pluriennale. Dobbiamo finanziarci mettendo da parte utili o ricorrendo all indebitamento? In quest ultima ipotesi, quale tipo di indebitamento: mutuo, prestito obbligazionario, altre forme di prestiti? In che valuta? Possiamo chiedere aumenti di capitale a pagamento? Gli azionisti, i soci, sarebbero disponibili? Sono soddisfatti dei dividendi sinora percepiti? I finanziatori istituzionali (banche, istituti di medio credito) ci concederanno i finanziamenti richiesti? Probabilmente sì, se presenteremo un Piano finanziario attendibile; l esistenza del Piano predispone favorevolmente i soci a rinunciare ai dividendi per qualche anno per essere successivamente ricompensati in misura tale da non rimpiangere il loro sacrificio. Esistono, inoltre, i tempi tecnici, a volte piuttosto lunghi, per realizzare gli investimenti e, soprattutto, per ottenere i finanziamenti! Sono, quelle elencate, ragioni più che sufficienti per indurre l imprenditore a predisporre le cose in anticipo, molto in anticipo, se non vuole correre il rischio di cadere nei classici errori delle decisioni affrettate con le note conseguenze negative in termini economici, finanziari, organizzativi. Le considerazioni appena fatte portano a definire la pianificazione finanziaria come strumento per la proiezione dello sviluppo dell impresa nel tempo, visto sotto l aspetto degli investimenti (impiego dei fondi che sono o potranno essere disponibili) e sotto quello dei finanziamenti (fonti dei fondi da impiegare). Lo scopo ultimo è di accrescere il valore dell impresa in modo da attrarre gli investitori di capitale di rischio. Per avvicinare il lettore che non abbia familiarità con la pianificazione finanziaria, proponiamo nella Tavola 2 un esercizio di costruzione di uno stato patrimoniale prospettico con estensione triennale, quale primo approccio alla logica e alla tecnica di costruzione di un Piano a medio/lungo termine. Lo scopo è di verificare se, alla fine del terzo anno, una volta realizzate le operazioni di gestione pianificate, l azienda avrà disponibilità monetarie o dovrà ricorrere ad ulteriori finanziamenti. Le informazioni di partenza sono volutamente grossolane, basate si dati storici e previsioni di massima, utili, comunque, allo scopo didattico che ci proponiamo con questa esercitazione. 4

5 Tavola 2: La costruzione dello stato patrimoniale prospettico; un esempio (in migliaia di ) Dall esame dei bilanci degli ultimi tre anni della società Lambda, si ricavano le seguenti informazioni: 1) relazione fra le macroclassi dei valori di conto e i ricavi delle vendite: Attività correnti: 30% Attività fisse: 38% Debiti v/fornitori: 20% Debiti diversi: 3% Debiti a m/l termine: 15% Utile: 5% 2) Le vendite dell ultimo esercizio ammontano a Il Direttore vendite prevede un incremento del 10% all anno per i prossimi tre anni. 3) Si prevede di distribuire nel triennio dividendi per complessivi Sulla base di queste informazioni ci chiediamo: quale sarà la situazione finanziaria della Lambda alla fine del triennio? Avrà un surplus di cassa o la necessità di un ulteriore finanziamento? Vendite Ul. Es. Anno 1 Anno 2 Anno 3 Ricavi di vendita Utile netto 5% Utile cumulato Stato patrimoniale prospettico Ul. Es. Fine Anno 3 Cassa & Banche c/c 0 0 Attività correnti Attività fisse Capitale impiegato (investito) Banche c/c passivi 600 Debiti v/fornitori Debiti diversi Totale passività correnti Debiti a m/l termine Capitale sociale Utile netto Distribuzione dividendi -700 Capitale acquisito Fabbisogno finanziario 373 Alla fine del terzo anno la Lambda avrà bisogno di un ulteriore finanziamento per La costruzione del Piano finanziario La costruzione di un Piano finanziario comporta l osservanza di alcune regole di elaborazione che rispecchiano la logica dei processi di programmazione temporale. 5

6 Il Piano deve essere necessariamente esteso ad un arco di tempo che va dai 3 ai 5 anni e, in certe condizioni ambientali, anche oltre. Ciò significa che durante il periodo di validità potrà sorgere l esigenza di apportare modifiche in funzione dell evolversi della situazione dell azienda e del mercato. Le strategie e le politiche inizialmente potranno subire cambiamenti attraverso le opportune revisioni e/o aggiornamenti delle variabili-chiave. Le variabili da considerare sono le stesse del Piano strategico e, precisamente: andamento della domanda (mercato), volumi di vendita, volumi di produzione, livello della capacità produttiva, investimenti (nuovi, ampliamento o rinnovamento di impianti esistenti, ricerca e sviluppo), finanziamenti, livello di reddito atteso (ROE, ROI). Il Piano finanziario si sovrappone al Piano strategico, laddove esista 1. Mentre quest ultimo rappresenta gli obiettivi di sviluppo dell impresa in termini di mercati, prodotti, tecnologie, sistemi organizzativi, il Piano finanziario definisce l aspetto economico, patrimoniale e finanziario degli obiettivi da raggiungere in una visione complessivamente considerata in funzione della redditività attesa. Il Piano finanziario parte con la focalizzazione sulla dimensione del valore degli investimenti da effettuare nei vari periodi compresi nel Piano; si passa, quindi, all indicazione delle fonti di finanziamento e alla definizione del fabbisogno dei fondi necessari per gli investimenti che saranno via via programmati. Il coordinamento temporale dei programmi dei singoli investimenti, con i corrispondenti fabbisogni di fondi, è fondamentale per armonizzare i flussi finanziari in entrata e in uscita, onde evitare possibili squilibri nella gestione della liquidità. Si intende sottolineare che il criterio da seguire è quello di operare, sia a livello di pianificazione sia a livello di realizzazione, in maniera tale che i flussi monetari in entrata (fonti) siano in anticipo rispetto ai flussi monetari in uscita (impieghi), Tavola 3. Tavola 3 La collocazione temporale di fonti e impieghi T1 T2 T3 T4 T5 Tempi degli investimenti Tempi dei finanziamenti Occorre, inoltre, mettere in atto alcuni principi: 1) Il principio della barriera, secondo il quale per gli impieghi in capitale fisso (immobilizzazioni tecniche, finanziarie e immateriali) devono essere pianificate coperture con fondi a medio-lungo termine (mutui, prestiti obbligazionari, altri prestiti a m-l termine, aumenti di capitale a pagamento); mentre per gli impieghi in capitale circolante corrente-( crediti e rimanenze) devono essere pianificate coperture con fonti temporanee di liquidità (debiti correnti, fornitori diversi, anticipazioni bancarie su SBF o su fatture). 1 Piano finanziario e Piano strategico: l assenza del Pano strategico non deve costituire elemento di scoraggiamento per l elaborazione di un Piano finanziario. Anche se basato su stime non affinate delle variabili di lungo periodo, costituisce pur sempre un utile strumento di navigazione non a vista. A volte, può essere sufficiente la proiezione ad un solo anno (Budget) mediante la costruzione di un conto economico e di uno stato patrimoniale prospettico. 6

7 2) Il principio del mix, che consiste nel ricercare la giusta proporzione fra mezzi di terzi (indebitamento complessivo) e mezzi propri (capitale netto) al fine di: - equilibrare la struttura finanziaria dell impresa onde evitare un eccessivo indebitamento; - ottimizzare il rapporto fra mezzi di terzi e mezzi propri per garantire ai possessori del capitale di rischio (soci) una soddisfacente remunerazione (dividendi); Riteniamo interessante dimostrare con un esempio, in Tavola 4, come cambia la redditività al variare dei mezzi di terzi e/o dei mezzi propri, cioè della composizione (mix) del capitale investito (mezzi terzi + mezzi propri). Dall analisi della Tavola 4, si deduce che se il ROI è > del costo del denaro (ROD), l imprenditore ha convenienza ad indebitarsi perché, ferme restando le altre condizioni, così facendo accresce la redditività dei mezzi propri (effetto leva positivo). Quando, al contrario, il costo del denaro è > del ROI, è opportuno ridurre l indebitamento per evitare la caduta del ROE; la leva agirà in senso negativo. Tavola 4 La redditività dei mezzi propri e del capitale investito al variare dell indebitamento Caso A Caso B Caso C % indebitamento 0% 50% 75% Mezzi di terzi Mezzi propri Capitale investito Reddito operativo Redd.tà del Cap.investito =ROI 15% 10% 5% 15% 10% 5% 15% 10% 5% Oneri finanziari Costo dell'indebitamento 0% 0% 0% 10% 10% 10% 10% 10% 10% Risultato ante imposte Redd. tà del mezzi propri=roe 15% 10% 5% 20% 10% 0% 30% 10% -10% Nel caso A l'azienda non ha indebitamento in quanto si finanzia solo con mezzi propri e perciò non paga oneri finanziari. Il ROE si riduce proporzionalmente alla diminuzione del ROI. Nel caso B l'azienda si finanzia per metà con l'indebitamento e per metà con i mezzi propri. Gli oneri finanziari sono al 10%; il ROE è alto quando è elevato il ROI. Qundo il costo dell'indebitamento supera il ROI, caso C, il ROE è negativo e lo diventa sempre più man mano che sia abbassa il ROI. In compenso, è molto elevato quando il ROI è alto. E' l'effetto della leva finanziaria, uno dei principi più affascinanti per l'analista finanziario; ogni volta che il costo del debito è inferiore alla redditività da esso prodotta, la scelta di indebitamento provoca un aumento della redditività netta. E tale aumento sarà tanto maggiore quanto maggiore sarà il rapporto di indebitamento, Caso E, F. in altre parole, in quest'ultimo caso il debito "crea" ricchezza, grazie alla capacità dell'impresa di generare all'interno redditività superiori al costo del debito medesimo. In pratica, se ROI>ROD (Costo dell'indebitamento), segue che ROE>ROI e che ROE è tanto maggiore di ROI quanto maggiore sarà il rapporto debiti/patrimonio netto; ROE=ROI+( ROI-ROD)*Debiti finanziari/patrimonio Netto Occorre, in ogni caso, fare attenzione all aspetto finanziario dell effetto leva: un indebitamento troppo elevato evidenzia uno squilibrio che può provocare grave danni a medio-lungo termine. Caso D Caso E Caso F % indebitamento 0% 50% 75% Mezzi di terzi Mezzi propri Capitale investito Reddito operativo Redd.tà del Cap.investito =ROI 3,3% 13,3% 16,7% 3,3% 13,3% 16,7% 3,3% 13,3% 16,7% Oneri finanziari Costo dell'indebitamento 0% 0% 0% 10% 10% 10% 10% 10% 10% Risultato ante imposte Redd. tà del mezzi propri=roe 3,3% 13,3% 16,7% -3,3% 16,7% 23,3% -10,0% 20,0% 30,0% 7

8 1.7 Gli strumenti per la costruzione del Piano finanziario Gli strumenti per la costruzione del Piano sono: 1) la definizione del tipo e del volume degli investimenti da effettuare durante il periodo del piano (3-5 anni); 2) la definizione del fabbisogno dei finanziamenti necessari e la relativa copertura in termini di mezzi propri e di mezzi di terzi; 3) il budget annuale di cassa per la definizione del fabbisogno di liquidità durante i singoli periodi del Piano; 4) Il Rendiconto finanziario. Alla fine il Piano finanziario risulterà strutturato in tre componenti, Tavola 5: 1) La componente reddituale derivante dal budget del conto economico proiettato ai periodi futuri: 2) La componente patrimoniale derivante dallo stato patrimoniale prospettico; 3) Il rendiconto finanziario; 4) Il quadro degli indici. Tavola 5- Un modello per la costruzione del piano finanziario Conto economico: Ricavi Costi Risultato Stato patrimoniale prospettico: Attività Passività (Mezzi di terzi) Cap. netto (Mezzi propri) Rendiconto finanziario: Fonti Impieghi Variazione posizione finanziaria Indici: Liquidità Rotazione Indebitamento Redditività La tecnica della pianificazione pluriennale prevede che gli obiettivi del primo anno del piano coincidano con quelli del budget annuale. Alla fine del primo anno, rilevati i risultati effettivi, si verifica la congruenza con gli obiettivi del secondo ano del piano e si apportano i necessari aggiustamenti agli obiettivi con l elaborazione del budget del nuovo anno. Alla fine di ogni anno si aggiungerà, in coda al piano, un altro anno. 8

9 Ad esempio, se si elabora un piano triennale per il 20x1, 20x2 e 20x3, il 20x1 sarà il budget dell anno; alla fine del 20x1 si aggiusteranno gli obiettivi del 20x2 che diventerà il budget del 20x2; s eliminerà il 20x1 e si aggiungerà il 20x4. Il Piano diventa, così, scorrevole. La Tavola 6 riporta un esempio di sviluppo di un Piano triennale. Si è partiti dalle informazioni di base sugli obiettivi di volumi, prezzi, costi, investimenti, finanziamenti, durata media dei crediti e dei debiti commerciali, dividendi, ecc. Si è elaborato il conto economico dopo avere predeterminato il costo dei prodotti venduti. Successivamente, è stato costruito lo stato patrimoniale prospettico, quindi il rendiconto finanziario e gli indici. Se il Piano sarà attuato e gli obiettivi saranno raggiunti, l impresa, dopo avere effettuato investimenti per , migliorerebbe la sua redditività e sarebbe molto più solida la sua struttura finanziaria; i flussi netti di cassa passerebbero da a e si ridurrebbe l indebitamento. Il tutto consentirebbe di distribuire, negli ultimi due anni, dividendi per complessivi Come il lettore potrà constatare scorrendo l elaborato dello stato patrimoniale, si parte dai risultati conseguiti nell anno (o periodo) precedente quello d inizio del Piano; in pratica, dai valori del bilancio con le stime a chiusura. Con essi si mettono a confronto quelli del primo anno del Piano; quelli del secondo anno con il primo e quelli del terzo con secondo. L operazione consente di mettere in rilievo le variazioni dei singoli valori da un anno all altro. Le variazioni così evidenziate confluiscono nel prospetto del rendiconto finanziario per determinare i flussi di cassa, le variazioni avvenute nel capitale circolante netto ed, infine, per specificare come si siano generate le fonti di finanziamento e come siano state impiegate: Fonti e Impieghi, ovviamente, devono pareggiare. Il Piano di cui alla Tavola 6 è un elaborazione basata, solo per ragioni esemplificative, sulle proiezioni dei valori delle variabili gestionali determinanti. I procedimenti di indicizzazione non sono in genere affidabili (in particolare nella costruzione dei sistemi di pianificazione e controllo) perché basati su considerazioni di carattere generale. Pur essendo utili nella valutazione della possibile dinamica futura dei fenomeni ambientali, diventano pericolosi allorché vengano disinvoltamente applicati nell elaborazione degli obiettivi interni aziendali. E buona pratica, perciò, costruire il Piano con linee di proiezioni oggettive, basate cioè su elementi fondati, nel limite del possibile, facendo ricorso a riferimenti metodologici come quelli di seguito indicati. Tavola 6 - Lo sviluppo del piano triennale L esempio, per ovvie ragioni di tipo espositivo, riguarda il caso di un azienda monoprodotto. Se l azienda ha più prodotti, occorre elaborare il costo del venduto e il conto economico per ciascun prodotto (o per linea di prodotto) e costruire, per semplice somma, il conto economico complessivo. 9

10 Informazioni per la costruzione del Piano: obiettivi di vendita: n di pezzi per il 1 anno con un incremento, nei due anni successivi, del 10% rispetto all anno precedente; livello rimanenze di prodotti finiti: 5% del volume di vendita; prezzo unitario di vendita: 5 il 1 anno con un incremento, nei due anni successivi, del 3% all anno; tempi unitari std di manodopera diretta: 1,7 minuti primi; costo unitario manodopera: 30 con un incremento, rispetto all anno precedente, del 3% nel 2 e 3 anno; costo unitario delle materie prime: 1,1 con un incremento, sull anno precedente, del 2% sul 2 e 3 anno; std unitario energie: kwh 0,46 costo std unitario energie: 0,022 al kwh il 1 anno, 0,0225 il 2 e 0,00023 il 3 anno; costi commerciali diretti: 5% dei ricavi di vendita; spese generali: all anno; ammortamento delle immobilizzazioni iniziali: per ciascuno dei 3 anni; oneri finanziari iniziali: solo 1 anno; nuovi investimenti: nel 2 anno ammortizzabili in 10 anni; nuovo prestito a m/l termine: nel 2 anno con oneri finanziari di il 2 anno e il 3 anno; Imposte sul reddito: 48% del risultato ante imposte, contestuale aumento dei debiti diversi; crediti netti: 35,5% dei ricavi di vendita 1 anno, 35% 2 anno, 34% 3 anno; rimanenze di materie prime: 8% del valore (costo) delle materie prime impiegate nella produzione; rimanenze semilavorati: ¼ del valore delle rimanenze di prodotti finiti; rimanenze di prodotti finiti: valutate al costo unitario diretto di produzione; debiti v/fornitori: 60% del valore (costo) delle materie prime impiegate più le rimanenze di m.p. più il 2% della metà dei costi fissi; dividendi: vengono distribuiti dividendi per nel 2 anno e nel 3 anno; accantonamento per TFR: anno, anno, anno; cassa e banche: valore di conto dato dalla differenza tra il totale delle attività e della passività dello stato patrimoniale. 10

11 Informazioni: Anno 1 Anno 2 Anno 3 Volume di vendita (n. Pezzi) Rimanenze prodotti finiti (N.Pezzi ) Volume della produzione (N. Pezzi) Ore di manodopera diretta (N.) Consumo energia (kwh) Prezzo di vendita unitario 5,00 5,15 5,30 Costo manodopera diretta 30,00 30,90 31,83 Costo materie prime 1,10 1,12 1,14 Costo energia 0,22 0,23 0,23 Costi diretti commerciali (in % sui ricavi vendita) 5% 5% 5% Spese generali Nuovi investimenti Ammortamenti su immobilizzazioni esistenti Aliquota per nuovi ammortamenti 10% 10% Oneri finanziari Nuovi prestiti Oneri finanziari su nuovi prestiti Imposte 48% 48% 48% Crediti netti 35,5% dei ricavi 35% dei ricavi 34% dei ricavi Rimanenze di materie prime 8% del costo delle mp 8% del costo delle mp 8% del costo delle mp Rimanenze di semilavorati 1/4 delle riman. di pf. 1/4 delle riman. di pf. 1/4 delle riman. di pf. Rimanenze di prodotti finiti costo unit. dir. di prod. costo unit. dir. di prod. costo unit. dir. di prod. Debiti v/fornitori 60% m.p. + rimanenze+2% sul 50% dei costi fissi 60% m.p. + rimanenze+2% sul 50% dei costi fissi 60% m.p. + rimanenze+2% sul 50% dei costi fissi Dividendi TRF Cassa e banche Diff. fra attività e passività Diff. fra attività e passività Diff. fra attività e passività Calcolo del costo di produzione: Anno 1 Anno 2 Anno 3 manodopera diretta materie prime energia Costo diretto di produzione Costo unitario di produzione 2,05 2,10 2,15 Conto economico Ricavi di vendita Costo dei prodotti venduti: costi diretti di produzione costi diretti commerciali Margine di contribuzione ai costi fissi Costi fissi: spese generali ammortamenti Risultato operativo Oneri finanziari Risultato ante imposte Imposte Risultato netto

12 Stato patrimoniale prospettico Anno precedente Anno 1 Anno 2 Anno 3 ATTIVITA' Cassa e banche Crediti netti Rimanenze: materie prime prodotti finiti semilavorati Totale Attività Correnti Immobilizzazioni tecniche lorde (F.do ammortamento) Attività Fisse nette TOTALE ATTIVITA' (CAPITALE INVESTITO) PASSIVITA' Banche c/c passivi Debiti v/fornitori Debiti diversi Totale Passivo Corrente Debiti a m/l termine: mutuo prestiti a medio termine TFR Totale mezzi di terzi Mezzi propri: capitale sociale riserve risultato netto d'esercizio (al netto dei div.di) Mezzi propri Mezzi propri + Mezzi terzi Rendiconto finanziario Anno 1 Anno 2 Anno 3 Risultato d'esercizio F F F Ammortamenti F F F Acc.to TFR F F F Flussi generati dalla gestione reddituale F F F Variazione crediti I I I Variazione rimanenze I I I Variazione fornitori I F F Variazione debiti diversi F F f Flussi generati dalla gestione operativa F F F Variazione mutui F I Variazione prestiti variazione capitale sociale Flussi generati da attività finanziarie F I Variazioni per acquisto immobilizz I - Variazione per dividendi I I Flussi generati da attività strategica I I Flussi totali F F F Posizione finanziaria iniziale Posizione finanziaria finale Variazione pos.finanziaria=flussi totali Esiste, infine, un altro metodo che possono impiegare coloro che desiderino costruire un piano finanziario a prescindere dalle tecniche di budgeting; é il metodo contabile o contabile-matematico. Esso è basato sulla possibilità di derivare la dimensione del capitale investito a dei mezzi di terzi una volta fissato l obiettivo di ROI, il capitale proprio iniziale, il saggio di dividendo, il costo dell indebitamento (incidenza % degli oneri finanziari sui mezzi di terzi), la stima dell incidenza degli oneri e proventi straordinari e l aliquota delle imposte. Il modello di sviluppo di un Piano finanziario applicando il metodo appena suggerito è illustrato nella Tavola 7. Come funziona? 12

13 Si indichino i ricavi delle vendite (V) pari al 100%; quindi la % dei costi variabili (Cv) sui ricavi, ad esempio il 65%; si definisca, inoltre, il limite dei costi fissi (Cf) ad esempio il 15%. Per differenza si ottiene il margine di contribuzione (Mc), quindi quella del reddito operativo (Ro); (1) %V-%Cv=%Mc-%Cf=%Ro. Si fissi l obiettivo dei Ricavi (V) supponiamo 1000, e l obiettivo di ROI del 25%. Domanda: date queste condizioni, quale deve essere la dimensione del capitale investito (Ci)? Inserite le variabili di cui alla (1) e l obiettivo dei ricavi nel modello A per la costruzione del conto economico, si ottengono i risultati in valori assoluti dei costi variabili (nel Caso 650), del margine di contribuzione (350), dei costi fissi (150), e del reddito operativo (200). Quest ultimo è essenziale per i successivi calcoli. Lo scopo della (1) è proprio quello di derivare il reddito operativo. Dal reddito operativo di ottiene il capitale investito partendo dalla formula del ROI: ROI=Ro/Ci, da cui Ci=Ro/ROI, nell esempio 200/0,25= 800. Sottraendo dal Ci i mezzi propri, nel caso =400, pari al 50% del capitale investito, si ottengono i mezzi di terzi (Mt=Ci-Mp), nel Caso =400. A questo punto occorre completare la colonna Variabili del modello B di sviluppo inserendo le seguenti informazioni: -l entità dei mezzi propri aziendali (capitale sociale più riserve, che è nota perché si ricava dallo stato patrimoniale precedente (nel Caso, posto =400); - il saggio d di dividendo (nel Caso, 20%); - l incidenza i degli oneri finanziari (nel caso, 10% sui mezzi di terzi); - l incidenza della gestione straordinaria (Gs) calcolata in % sul Ci (nel Caso, 1%); -il rapporto fra mezzi di terzi e mezzi propri (nel Caso 1); - l aliquota t di imposte (nel caso 50%); Queste ultime indicazioni consentono di completare il Modello del conto economico e di ottenere il reddito netto (84). Applicando ad esso il saggio d di dividendo si ottiene l importo dei dividendi (17) e quindi le riserve (84-17=67) che, aggiunte ai mezzi propri iniziali danno i mezzi propri finali (467). Il ROE si ottiene direttamente facendo il rapporto fra reddito netto e mezzi propri medi (iniziali + finali/2): nel Caso, 84/( )/2= 19,4%. Ripetendo le operazioni sopra descritte sull obiettivo dei ricavi degli anni successivi (secondo, terzo, ecc.), si disporrà di tutti gli elementi necessari per costruire il Piano finanziario. Una considerazione finale: come i pianificatori ben sanno, il Piano a medio/lungo termine non è qualcosa d immutabile in un mondo in continuo movimento. Non è un documento rigido, ma va adattato ai cambiamenti di mercato e di ambiente. Non ha radici, non è un come un albero attaccato al suolo. 13

14 Somiglia, piuttosto, ad un imbarcazione sospinta dalle onde la cui chiglia deve seguirne il movimento e l evoluzione, talvolta tempestosa; l approdo dipende dall abilità del timoniere. Tavola 7 Un modello di sviluppo di un Piano finanziario A - Modello per la costruzione derivata del conto economico V Cv MC Cf Ro Of Gs Rai I Rn 4% su mezzi terzi 1% su Ci 50% su Rai 100% 65% 35% max 15% 20% B- Modello per la derivazione dei valori patrimoniali Ricavi delle vendite Variabili Ros=Ro/V 20% 20% 20% 20% Ob.vo ROI=Ro/Ci 25% 25% 25% 25% Ci=Ro/ROI Mezzi propri iniziali Reddito netto d (saggio di dividendo) 20% 20% 20% 20% Dividendi Riserve Mezzi propri finali Mezzi di terzi Indic. Of 10% Indic. Gs +/- 1% Mt/Mp ROE 19,5% 19,5% 19,2% Conto economico Ricavi di vendita Costo variabile del venduto Margine di contribuzione Costi fissi Risultato operativo Oneri finanziari netti Oneri straordinari netti Reddito ante imposte Imposte Reddito netto Anno 1 Anno 2 Anno % % % % % % % % % % % % % % % -40-4% % % 8 1% 9 1% 11 1% % % % 84 8% 99 9% 114 9% 84 8% 99 9% 114 9% Stato patrimoniale prospettico - sintetico Impieghi Anno 1 Anno 2 Anno 3 Capitale investito Cassa e Banche Totale Fonti Mezzi di terzi Mezzi propri finali Totale ROI (su Ci medio) 23,0% 23,3% 25,0% ROE (su Mp medi) 19,4% 19,5% 19,2% 14

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